otto

"Voglio che tu viva per me."

Quell'affermazione lo scioccò. Ci mise qualche secondo ad elaborare quale fosse la richiesta della ragazza.

"Sei un'egoista, (T/n)!" Aveva perso parte della compostezza che lo caratterizzava. Era stato infastidito da quella frase.

"Lo so. Dammi pure dell'egoista. Ci sono insulti peggiori, non mi importa. Voglio solo che tu sopravviva." Spiegò (T/n). Il suo tono era gelido. Ray cercò un appiglio nei suoi occhi (c/o), ma non trovò altro che vuoto.

"Ti rendi conto dell'idiozia che hai detto? Ti sembro forse un oggetto? È la mia vita e posso decidere di non viverla, non sarai tu a scegliere per me."

(T/n) abbassò lo sguardo. Ray aveva alzato la voce facendo pentire la (c/c) di aver parlato.

Non voleva che si arrabbiasse né che la sua richiesta risultasse egoista, nonostante lei in primis se la considerasse tale. Era solo molto spaventata dal perderlo.

Non poteva scappare e abbandonarlo come se nulla fosse. Non ora che sapeva cosa accadesse ai bambini che venivano adottati. Un giorno sarebbe toccato a loro.

Aveva paura di proseguire e di cercare di dargli una motivazione valida che lo convincesse a scegliere di vivere. Un'altra parola e sarebbe scoppiata a piangere, ciò avrebbe significato una sconfitta totale contro il corvino.

"Non hai altro da dire?" Chiese Ray controllando nuovamente l'ora.

"Sei troppo importante... se tu morissi, io... sarei molto triste."

"Non sei convincente, (T/n), non sarà così che mi porterai fuori da questo luogo."

"Sei veramente odioso!" (T/n) si alzò in piedi, prima di allontanarsi in direzione dell'orfanotrofio, rivolse uno sguardo infastidito accompagnato da una linguaccia a Ray. Incrociò le braccia, e mantenendo uno sguardo imbronciato, se ne andò borbottando quanto Ray fosse infantile ed egocentrico.

Ray, che aveva sentito alcune delle lamentele della (c/c), la fissava allontanarsi con aria interrogativa e sospettando che in realtà quei borbottii non fosse riferiti a lui ma a sé stessa.

Sospirò rumorosamente, stanco a causa della discussione appena avuta e alla quale faticava a trovare un senso concreto.

Prese il libro che era solito tenere accanto a sé nei momenti che passava all'aria aperta nell'attesa che gli altri finissero di giocare. Non poté godersi a lungo il silenzio in quanto Don stava camminando verso la sua direzione accompagnato dalla piccola Connie, che lo seguiva trotterellando.

A giudicare dall'espressione insoddisfatta di Don, Ray suppose che fosse stato preso per primo e che ciò non gli aggradasse molto. Al contrario, Connie stringeva il suo peluche a forma di coniglietto sorridendo e affermando come si fosse divertita a giocare.

Osservando quella bambina che avrebbe ancora avuto tutta la vita davanti, Ray capì ulteriormente cosa incupisse maggiormente (T/n).

Ray era un umano e come tale era in grado di provare emozioni, che gli piacesse o meno non poteva cambiarlo.

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