Perfetta
Restavo ore ad osservarti mentre leggevi, senza mai annoiarmi. Certo, alcune volte leggevi ad alta voce ed io mi lasciavo cullare dal suo suono, magari tenendo gli occhi chiusi e immaginando la vicenda che leggevi prendere vita nella mia fantasia. Non sono mai stato un gran lettore e le cose non sono mai cambiate, eppure quando leggevi tu per me era anche meglio di vedere un film.
Ovviamente, non sempre mi dedicavi quei momenti, magari avresti voluto, ma le situazioni alcune volte potevano essere sfavorevoli. Come quel giorno, in cui io ero rimasto al telefono con Jordan a discutere e tu avevi deciso di lasciarmi i miei spazi, mettendoti a leggere sul terrazzino.
La chiamata con quello che è sempre stato il mio, cocciuto e insopportabile, miglior amico si era conclusa nel peggiore dei modi e il nervoso mi ribolliva nelle vene, dandomi la sensazione che dovessi esplodere da un momento all'altro. Fossi stato da solo, solamente una cosa mi avrebbe permesso di sfogarmi; ammazzarmi di esercizi fino a quando sarei rimasto senza fiato. Spesso prima di conoscerti lo facevo. Come ogni dipendente della palestra, avevo le chiavi di riserva e quando ero particolarmente irritato, anche in piena notte, andavo in quello che doveva essere il mio luogo di lavoro e mi allenavo senza un vero motivo.
Ora però c'eri tu. Il solo guardarti lì, assorta nel tuo romanzo della settimana, mi rilassava. Mi appoggiai alla ringhiera bianca con le mani, facendo scivolare lo sguardo sulla tua figura, dipinta dei colori arancio del sole al tramonto.
Eri la perfezione fatta a donna, sei sempre stata la perfezione fatta a donna. I miei occhi vagarono dalle tue adorabili lentiggini, alle labbra rosee che si muovevano appena nella lettura, un gesto che non riuscivi in nessun modo ad evitare anche quando leggevi nell'intimità della tua testa. La mia felpa bianca, che ovviamente ti stava larga il doppio e che ti copriva appena il sedere, proteggendolo dal metallo freddo della sedia da esterni, era l'unico indumento che indossavi, escludendo ovviamente l'intimo; il che mi faceva eccitare in maniera smisurata.
Ma la cosa che amavo di più guardare, la cosa che mi ha sempre colpito di te fin da subito, erano quei tuoi meravigliosi capelli rossi che in quel momento cadevano disordinati dentro il cappuccio dalla felpa e che per via del sole avevano assunto un colore ancora più intenso.
Fu istintivo, allungai una mano verso di essi e ne afferrai una ciocca, sentendo la loro morbidezza tra le dita; te li eri lavati quello stesso giorno, ne ero quasi sicuro. Se avessi avvicinato il naso avrei sentito il profumo inconfondibile di arancia e cannella del tuo shampoo.
Tu chiudesti il libro, inserendoci tra le pagine il piccolo cartoncino allungato con sopra stampata la foto di te con in braccio Milkshake; un segnalibro che mi era costato ben due sterline. Poi ti voltasti verso di me.
«Domani farà bel tempo.» dissi con un meraviglioso sorriso.
«Cosa te lo fa credere?» chiesi, lasciandoti andare i capelli.
«Red sky at night, shepherd's delight.» mi spiegasti tu, come se mi avessi letto nel pensiero e avessi capito il motivo per cui la tua incredibile chioma rossa mi avesse attirato più del solito.
«Sì, ma è solo un detto.» cercai di dire, ma tu scossi la testa.
«Il sole manda raggi contenenti tutti i colori ma poi, in base a ciò che incontrano, a noi appaiono di colori diversi e questo accade anche col tramonto. – spiegasti tu con una certa tranquillità e sicurezza – Quando i raggi del sole arrivano non diretti ma di striscio, il colore del giorno dipenderà da ciò che i raggi incontrano nel loro tragitto nell'atmosfera. Il vapore acqueo assorbe il colore rosso, dunque se i raggi del sole incontrano molto vapore acqueo, il cielo al tramonto non sarà rosso. Se durante il tragitto invece non incontrano vapore, il colore che arriva maggiormente è il rosso.»
«E da quando te ne intendi di eventi atmosferici?» continuai a domandare con un sorriso divertito.
«Me lo raccontava sempre mio nonno. – dicesti, per poi rimanere zitta per qualche secondo, come se stessi soppesando le parole, dandomi così la possibilità di ammirarti ancora un po' – Non so perché l'ho detto. Insomma è piuttosto stupido parlare del tempo, no?»
Io sollevai le spalle con un gesto non curante; parlare con te mi tranquillizzava, pure se i discorsi erano banali e sciocchi come quello.
«Allora Hurricane... Che vuoi fare domani?» ti domandai, sicuro che, con una possibile giornata di sole mi avresti proposto il nostro consueto picnic ad Hyde Park.
Angolo dell'autrice:
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
Prompt: Rosso di sera
Original Story: Fragment of Us
N° parole: 771
Rating: Verde
Lo ammetto, credevo non ce l'avrei fatta con questo writober, un po' perché è un periodo un po' incasinato, un po' perché ho scelto una lista di prompt diversa dal solito e credevo di non avere idee (diciamo che ero un po' stufa delle fan fiction e non avevo un fandom su cui volevo scrivere).
Comunque sia sono di nuovo qui a rompervi le scatole per il prossimo mese (almeno spero), partendo da questa one-shot su Peggy e Daniel che, per chi non li conoscesse sono i protagonisti di "Fragment of Us", storia che attualmente è in revisione ed ha solo due capitoli, ma che se c'è qualcuno che mi segue da tanto ricorderà che avevo scritto parecchio prima di decidere di cambiare stile. In ogni caso, per chi fosse interessato la trovate qui sul mio account.
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