Convocazione del Babbo
La notte polare era imminente, il che voleva dire che tutta la fabbrica e il villaggio erano in fermento. Mancava appena una settimana alla partenza e non si vedeva nessun elfo bighellonare o fare nulla. Tutti erano in preda a infornare biscotti, impastare bastoncini di zucchero, incartare giocattoli, smistare lettere e riempire calze.
«Ok Sweety, è il mio turno, puoi andare in pausa?» disse Gummy, sbucandole alle spalle e afferrandole l'ultima lettera dalle mani.
«Ma il mio turno finisce tra mezz'ora...» constatò la piccola elfa, osservando l'orologio intagliato della Sala Posta. Un piccolo capolavoro in legno dipinto che aveva ben cinque quadranti: quello centrale che mostrava l'ora come un qualsiasi orologio e gli altri che segnavano varie indicazioni, il preferito di Candy era sicuramente quello che mostrava i bambini che credevano in Babbo Natale, anche se in quell'ultimo periodo osservare quel quadrante le metteva una leggera tristezza.
«Il Babbo ha detto che ha bisogno di parlarti, quindi il tuo turno finisce ora.» le spiegò Gummy facendole l'occhiolino.
A quella notizia Sweety deglutì nervosamente. Il Babbo difficilmente convocava gli elfi nel suo ufficio, se doveva dar loro comunicazioni lo faceva tramite gli altoparlanti o attraverso Letty, l'unica elfa messaggera del villaggio. Se il Babbo convocava un elfo diverso da lei, i motivi erano due: o era successo qualcosa di grave che necessitava di una particolare abilità oppure l'elfo in questione aveva fatto qualcosa di estremamente sbagliato. Sweety non aveva nessuna abilità più spiccata rispetto agli altri, o almeno così lei credeva. Perciò era terrorizzata avesse chiesto di vederla per il secondo motivo, ma anche in quel caso, che errore aveva fatto? Insomma, sì, durante la primavera e l'estate si ritrovava spesso a sbuffare e lamentarsi della solita vita monotona al villaggio, ma appena iniziava il periodo di fabbricazione regali, in autunno, si metteva subito a lavoro e non le dispiaceva nemmeno così tanto farlo, anzi spesso si era dimostrata infaticabile, forse perché al contrario degli altri zucconi degli elfi, lei nei mesi di "ferie", se così si potevano chiamare, riposava, invece di continuare lavorare per nessuno.
«Chi te l'ha detto? Cosa vuole?» domandò di getto Sweety, cercando di mantenere il tono della sua voce calmo.
«L'ha detto all'altoparlante. – le rispose subito l'amico, ficcando una lettera in uno dei tubi che aveva di fronte, dopo averla letta – Sai che da qui non si sente niente.»
«SÌ, ma che...»
«Ha chiesto esplicitamente di te. Penso riguardi quello.» Gummy indicò proprio il quadrante dei bambini.
«L'orologio della magia?!» Sweety ancora non riusciva a capire, ed aggrottò il viso.
«Oh andiamo... Sei la miglior esperta e impicciona di esseri umani del villaggio. Credo voglia un tuo parere sul fatto che negli ultimi due anni i bambini siano diminuiti in modo così drastico.»
Ora, la parola drastico le sembrava un po' esagerato, insomma era vero che che era ben venti per cento di piccoli umani che non sembrava credere più alla magia del Natale, ma non le sembrava davvero possibile che il Babbo la stesse chiamando per quel motivo. O forse sì?
«Insomma, vai o no?» la spronò Gummy, battendole una mano sulla schiena, proprio in mezzo alle scapole e spingendola verso la porta.
«Va bene, va bene... Vado...» sbuffò lei, ancora poco convinta della sua convocazione.
Angolo dell'autrice:
"Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it"
Prompt: Notte Polare
Original Story: Profumo di Natale
N° parole: 541
Rating: Verde
Come ho già detto nella scorsa one-shot, mi sarei ritrovata a ripetere le originali. In realtà ad essere sincera me ne rimanevano proprio tre come i prompt da qui alla fine del mese, ma con il tema di oggi mi era impossibile trattare un argomento diverso da "Profumo di Natale" visto che la notte polare è una notte che dura più di ventiquattr'ore e che avviene solo il 21 dicembre al Polo Nord (e il 21 di giugno a Sud).
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