4. Ean

Averla rivista su quel treno mi fece sentire bene, soddisfatto, piacevolmente sorpreso. Non credevo di aver fatto colpo su di lei. Io non ricevevo mai attenzioni dalle donne che mi piacevano, ero troppo diverso, troppo particolare, troppo complicato. Ma lei...lei sembrava essere così simile a me. Ebbi una cotta per Tosca, non durata tanto a lungo, perché quando scoprii che si era trasferita all'estero, ero convinto di non rivederla più. Avrei voluto dimenticarla, ma lei era troppo bella, dolce, intellligente per farlo, mi piaceva troppo, e io ero un semplice uomo con le sue debolezze, che non faceva innamorare di sé le donne. Non mi piacevo e non avevo fiducia in me stesso; dovetti lavorare anni sulla mia autostima, era necessario scavare in profondità nella mia anima per capire quale problema avessi, e purtroppo lo scoprii solo troppo tardi.

A trentacinque anni cominciai ad andare dallo psicologo, un uomo sulla cinquantina, capelli e barba bianchi e occhi castani, doveva essere stato un bell'uomo da giovane. Iniziai le mie sedute e vidi piano piano dei miglioramenti forse dovuti anche al fatto che cominciai a meditare quotidianamente e fare ipnoterapia con lui.

Tosca lentamente svanì dai miei pensieri e prese posto una ragazza che conobbi anni prima sul Cammino di Santiago: Star. Era musicista e artista come me. Ci avvicinammo, suonando e cantando insieme vari pezzi. Ci vedevamo poco, viveva a Londra perché studiava alla Academy of Music; veniva a trovarmi tre volte all'anno, pernottava a casa mia e trascorrevamo il tempo insieme,  a fare musica o rilassarci nella natura, distesi su un telo sull'erba ricoperta di margheritine. Passavo del bel tempo libero con lei, ci capivamo e ci amavamo a modo nostro, tuttavia non eravamo in una relazione e non stavamo insieme, ma a me stava bene così, era ciò che volevo. Inizialmente non provai nulla per lei, poi però una sera bevemmo forse troppo, da eliminare le inibizioni e finimmo per sdraiarci al letto l'uno accanto all'altra e cominciammo a baciarci, a toccarci, una scia di brividi mai provati prima percorse il mio corpo per la prima volta. Persi la verginità con lei, avevo vent'anni.

Iniziammo una "relazione" composta da arte e sesso, un bel e intenso miscuglio di scosse elettriche per l'anima. Fu bello, ma cominciammo anche a conoscerci meglio e scoprii che eravamo troppo simili, troppo lunatici entrambi e impauriti dall'amore. Ero innamorato, ma non lo ammisi mai a me stesso e lei non mostrò mai il più minimo interesse d'amore nei miei confronti. Forse provava anche lei qualcosa ma non me lo disse mai. L'ultima volta che la vidi mi disse di essersi innamorata di un altro ragazzo, d'alltronde lei aveva già trent'anni non provai nulla, forse una lieve gelosia di poco conto. Eravamo semplicemente amis amants io e lei, niente di più. Forse era diventata la mia migliore amica, questo sì, anzi sicuramente, ci rivelavamo i più profondi segreti nascosti nella nostra anima.

Litigammo spesso per le più futili questioni, poi un giorno smise di rispondere ai miei messaggi e alle mie chiamate; non capii mai il motivo. Non ci risentimmo più. Sparì dalla mia vita come se ne va una nuvola dal cielo, trascinata via dal vento. Probabilmente si era sposata o aveva avuto un figlio, è così che va la vita, le persone vanno e vengono, lei se ne andò.Tornò il sole quando ripresi in mano le redini della mia vita e trovai la mia nuova passione: il ballo swing. Cominciai a danzare, danzare e danzare, perché era divenuto il mio nuovo amore, forse l'unico. Amare d'altronde non significa dedicarsi a qualcosa o qualcuno con tutto se stesso? Ballare era l'unico modo di sentirmi veramente libero. Tutte quelle relazioni a legare, incastrare le persone. Non ci si poteva semplicemente amare? Senza dover definire un rapporto, senza contestualizzarlo. Io volevo provare qualcosa senza sentirmi obbligato dalla regola, desideravo innamorarmi di più ragazze e perché no, farci l'amore con più di una. 

Io volevo un amore libero, forse utopico.

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