Love me tender

"Allora, Richie, come va con Lori Beth?" chiese Ralph, sfregandosi i palmi tra di loro e ridacchiando leggermente tra sé e sé. Diede una leggera gomitata a Potsie, anch'esso desideroso di sapere.

Richie si strinse nelle spalle, facendo girare la cannuccia dentro al frappé al cioccolato che aveva ordinato. Erano seduti allo stesso tavolo, da Arnold's, come ormai facevano da anni. Conoscevano quel posto a memoria, era la loro seconda casa. Tutti sapevano che probabilmente prima o poi si sarebbero allontanati da Milwaukee, ma ai tre ragazzi piaceva pensare che in quel particolare locale il tempo era fermo e niente sarebbe cambiato, che loro sarebbero rimasti sempre e solo Richie, Potsie e Ralph, che si incontravano per parlare di ragazze mentre mangiavano un hamburger e bevevano un frappé o un cioccolato caldo.

"Bene" rispose semplicemente, portandosi la cannuccia alle labbra. I suoi amici si guardarono e arricciarono il naso prima di tornare a fissare lo sguardo su di lui.

"Oh, avanti! Lo sai cosa vogliamo sapere" Weber si sporse sul tavolo, incrociando le dita e con un sorriso curioso in volto.

Già, ormai Richie stava da mesi con Lori Beth, capiva benissimo cosa intendevano. Era anche comprensibile che pensassero che ormai fossero andati oltre. Ma Richie non ci era riuscito. Ci aveva provato, una volta. Avevano la casa libera, i suoi genitori erano andati fuori al cinema e Joanie era a dormire a casa di una sua amica. Si erano chiusi in camera del ragazzo, per scongiurare qualsiasi eventualità, e avevano iniziato a baciarsi in modo più languido e con più carezze. Ma semplicemente non aveva funzionato. Quanto si era sentito in imbarazzo... Aveva sentito il volto arrossarsi più dei capelli di Ralph. Lori Beth era stata meravigliosa, aveva liquidato tutto con una leggera risata e aveva cambiato subito argomento. Aveva fatto finta che non fosse successo nulla. Ma a Richie era rimasto il dubbio. La amava, ne era sicuro. Allora perché non funzionava? C'era qualcosa che non andava nel suo corpo? E dire che quelle rare volte che ci aveva provato da solo...

"Ehi, pivelli" Richie sentì il cuscino del divanetto abbassarsi di fianco a lui sotto il peso dello stivale di Fonzie. Il ragazzo si sentì terribilmente rilassato, leggero. Lo aveva appena tirato fuori da una delle situazioni più imbarazzanti della sua vita, non aveva certo voglia di dire ai suoi amici che aveva fatto cilecca. "Cunningham, nel mio ufficio"

Mentre lo diceva, il moro indicò la porta del bagno col pollice e si voltò con fare teatrale, facendo volteggiare anche la testa. Tirò un pugno al jukebox prima di sparire dietro alla porta, dalla quale corsero via un paio di ragazzi dopo pochi secondi. Partirono immediatamente le note di Love me tender, al che molte coppie si strinsero l'un l'altra e iniziarono a ballare lentamente, come cullati dalla voce calda e dolce di Elvis Presley. Richie sbatté leggermente le mani sul tavolo e guardò i suoi amici come a scusarsi per non aver risposto alla loro domanda e si diresse verso il bagno, evitando i ballerini. Si passò una mano sul viso, prima di spingere la porta e raggiungere l'amico, che si stava sistemando i capelli con un pettine davanti allo specchio.

"Di cosa dovevi parlarmi?" chiese semplicemente, infilando le mani nelle tasche dei jeans.

Non sentì arrivare risposta dall'altro, allora si avvicinò. Aggrottò le sopracciglia. Non capiva cosa stesse succedendo. Perché Fonzie non parlava? Prima lo chiamava lì e poi stava in silenzio. Non lo capiva. Lo vide voltarsi e scansarlo malamente, andando a controllare che il cubicolo fosse vuoto e poi che nessuno si stesse avvicinando al bagno. Richie continuava a non capire. Doveva essere qualcosa di grave se Arthur Fonzarelli era così nervoso.

"Fonzie, si può sapere che diav—" si zittì di colpo. L'altro lo aveva tirato per la manica per portarlo alla sua altezza e aveva premuto con velocità e maestria le labbra contro le sue. Non fu un bacio particolarmente lungo, durò solo qualche secondo, ma a Richie bastò per capire perché tutte le ragazze bramassero le sue labbra. Fu il maggiore a spingerlo via, con la stessa risolutezza con cui lo aveva tirato a sé. Richie era ancora più confuso, aveva così tante domande in testa ma non riusciva a formularne di sensate.

"Perché?" fu l'unica cosa che riuscì a dire e si stupì di non aver balbettato pateticamente. Come faceva a sembrare così tranquillo anche in quel momento? Oh, quanto lo odiava! Era come se non fosse successo nulla per lui, come sempre.

"Ero curioso" rispose l'altro semplicemente, sistemandosi il colletto della giacca di pelle.

"Curioso?"

"Sì, curioso. Che c'è, un uomo non può più essere curioso di questi tempi?" lo guardò negli occhi, abbassandosi leggermente sulle gambe e allargando le braccia, come era solito fare. Strinse poi il colletto della maglia di Richie in un pugno e gli puntò un dito che gli sfiorava la punta del naso. "Non lo dovrai dire a nessuno, chiaro?" Richie annuì piano, deglutendo. Non poteva evitarlo, lo metteva sempre in soggezione. Fonzie si concesse un sorriso e gli diede una leggera pacca sulla guancia. "Bravo ragazzo".

Lo lasciò libero e uscì fischiettando. Richie si appoggiò al muro e si passò le dita sulle labbra. Cosa diavolo era appena successo? Non credeva minimamente alla storia della curiosità, erano tutte balle e lo capiva benissimo. Conosceva da abbastanza tempo Fonzie per capire che c'era altro sotto. Ma non era del tutto sicuro di voler capire cosa. Doveva già capire com'era successo tutto quello e perché quel bacio di pochi secondi gli aveva dato sensazioni nettamente diverse da quelle che provava con Lori Beth, non aveva certo tempo di stare dietro ai problemi dell'altro.

**

"Papà, posso parlarti?"

Howard alzò la testa dal giornale e guardò il figlio. Annuì piano e piegò il quotidiano, facendo segno al ragazzo di sedersi. Richie si accomodò sulla sedia di fianco a lui, tormentandosi le mani. Rimase in silenzio. Il signor Cunningham sospirò e roteò gli occhi.

"Richard, se devi parlarmi, parla. Non sono ancora in grado di leggerti la mente, sai?" lo ammonì bonariamente. Il ragazzo accennò un sorriso nervoso e si grattò una tempia.

"Sì, hai ragione. Beh, ecco..." incrociò le dita sul tavolo e si passò la lingua sulle labbra. Non poteva di certo dirgli quello che era successo realmente, non lo avrebbe accettato. Già faceva fatica ad accettarlo lui stesso.

"Richard..."

"Sì, papà! Cosa... Cosa dovrei fare se, per sbaglio, avessi baciato un'altra persona?" sputò fuori velocemente, osando alzare la testa solo alla fine. Vide un susseguirsi di emozioni negli occhi del padre, vedeva chiaramente che era anche un po' deluso. Ma appena incrociò quelli impauriti, pieni di dubbi del figlio, lo sguardo del padre che risolve sempre i problemi di suo figlio dominò su tutti gli altri.

"Premettendo che hai fatto una cosa assolutamente sbagliata... Dovresti dirlo a Lori Beth. È la tua fidanzata e ha diritto a sapere la verità"

"Lo so. Ma come faccio a dirglielo? Non posso guardarla negli occhi e dirle che ho baciato un'altra persona... Non ci riesco"

Howard si passò una mano sul viso, sospirando. Poggiò poi quella opposta su quelle del figlio, sorridendogli.

"Sii sincero. È il modo migliore. Lori Beth è una brava ragazza, capirà e ti perdonerà. Vedrai. Magari all'inizio si arrabbierà, ma alla fine tornerà da te. Tutte le donne tornano dal proprio uomo, è la normalità"

Richie accennò un sorriso. Non era poi così sicuro che lo volesse del tutto. Ringraziò suo padre e salì le scale, andando a chiudersi in camera sua. Si sdraiò sul letto con le braccia incrociate sotto la testa e sbuffò. Maledetto Fonzie. se non fosse stato per lui e la sua curiosità, a quest'ora lui... Lui non sarebbe così in preda ai dubbi. Voleva dimenticare quella scena in bagno, ma più ci provava, più gli veniva in mente. E più se la ricordava, più desiderava le labbra dell'uomo ancora premute sulle sue. Scosse violentemente la testa e si girò a pancia in giù con un leggero salto sul materasso che fece cigolare le molle. Affondò il viso in un cuscino, contro cui soffocò un urlo di rabbia e di esasperazione. Proprio a lui doveva capitare? Proprio lui doveva essere un... Un deviato?

Prese un grosso respiro. Non c'era bisogno di saltare a conclusioni affrettate. Non era per forza quello, poteva solo essere ancora un effetto della sorpresa. E allora perché sognava le mani di Fonzie che lo accarezzavano? Perché lui aveva preso il posto di Lori Beth nei suoi sogni? Non lo aveva detto a nessuno, nemmeno a Potsie e Ralph. Aveva deciso di mantenere la promessa fatta a Fonzie, anche perché aveva paura di essere pestato. Di sicuro sarebbe stato ammazzato di botte, e il suo amico non si sarebbe di certo scoperto per proteggerlo. Vero, lo aveva sempre fatto, poco importava se ne andava anche del suo onore. Lo aveva sempre protetto, come fa mamma oca con i suoi pulcini, ma era sicuro che in quel frangente non avrebbe osato alzare un dito. La sua vita sarebbe stata rovinata, e Richie non poteva assolutamente chiederglielo. Sarebbe stato egoista da parte sua. Eppure, una parte del suo essere, sperava che lo avrebbe fatto comunque. Forse in parte sperava che in quel bacio ci fosse qualcosa in più che mera curiosità. Era passato qualche giorno ormai e non si erano visti, nonostante Fonzie abitasse praticamente con loro. Forse lo stava evitando? Era molto probabile. Richie avrebbe voluto parlargli, chiarire ciò che era successo, ma non ne aveva la possibilità.

"Ah, ti odio, Arthur Fonzarelli!" urlò, lanciando il cuscino.

**

Giocava con i capelli scuri di Lori Beth, la sua mente era persa in mille pensieri. Non era riuscito a dirle niente. Ci aveva provato, ma davanti ai suoi occhi avevano iniziato a tremargli le ginocchia e non era riuscito a parlarle. Avevano guardato un film assieme, lei si era accoccolata al suo fianco come faceva spesso. Erano ancora in quella posizione. Una volta, Richie si sarebbe sentito estremamente in imbarazzo e avrebbe detto qualcosa di stupido, oppure avrebbe cercato di baciarla e, magari, passare oltre. Ma non quella volta. Continuava a vagare con i pensieri, che andavano inevitabilmente a finire a lui. Era possibile che un bacio così semplice lo avesse scombussolato così tanto? E poi... Proprio da un uomo. Fosse stato da una ragazza lo avrebbe capito. Ma da un uomo... Non aveva mai nemmeno preso in considerazione la possibilità di provare qualcosa che andasse oltre l'amicizia per Fonzie - o, per quello che valeva, per qualsiasi esponente di sesso maschile - e avrebbe voluto continuare a non farlo. Si sentiva male, sporco, fuori posto. In cuor suo sapeva che non era niente di male, ma c'era quella vocina nella sua testa che continuava a dirgli che era un malato.

Ma cosa avrebbe dato per sentire ancora il sapore di Fonzie, per avere ancora le sue labbra contro le proprie. Passò due dita sotto il mento di Lori Beth e le fece alzare il viso. La baciò velocemente, forse troppo, e con un impeto che non gli apparteneva.

"Richie, ma che fai?" rise la ragazza. Anche lei probabilmente si era accorta che qualcosa non andava. Richie scosse la testa, piano, con un leggerissimo sorriso.

"Niente, scusami" non poteva certo dirle che voleva vedere se si stava solo autosuggestionando. Ma era assolutamente certo che quello che provava quando baciava Lori Beth non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che aveva sentito durante quell'unico e breve bacio con Fonzie. Sospirò e si passò la lingua sulle labbra, preparandosi a parlare. Voleva dirle che aveva baciato un'altra persona, finalmente si era deciso. Ma lei lo precedette, alzandosi di colpo.

"Oh, dannazione! Guarda che ore sono! Dovrei essere già a casa! Scusami, Richie, devo scappare" si scusò velocemente, prendendo la borsa e mettendosi il giubbotto. Richie si alzò a sua volta, seguendola con più calma. Avrebbe mai trovato nuovamente il coraggio di parlarle? Aveva molti dubbi, ma avrebbe dovuto farlo prima o poi. Ed era sicuramente meglio prima.

"Figurati, non fa niente... È nuovo quello?" indicò il giubbotto col mento. Non lo aveva notato quando era arrivata, era in bagno a sistemarsi i capelli ed era stata sua madre ad accoglierla in casa. Lori Beth annuì e gli sorrise.

"Sì! Ti piace? È pelle vera. Me lo ha consigliato Fonzie, sai?" aggiunse con una leggera risata.

Richie per poco si strozzò con la saliva. Non lo capiva per niente. Però, ora che lo notava... Col giubbotto semi allacciato, la camicetta color panna e i pantaloni scuri poteva sembrare una versione femminile e più elegante di Fonzie. A che gioco stava giocando? Perché consigliava alla sua ragazza di vestirsi come lui? Cosa stava cercando di ottenere? Si stupì, però, di trovarla più bella in quella mise più che in tutte le altre. Strizzò gli occhi, forte. Ma cosa c'era che non andava nel suo cervello?!

"Ti... Ti sta benissimo, Lori Beth" balbettò alla fine, tentando di sorriderle in modo sincero. Lei si sporse per dargli un leggero bacio a stampo e uscì di casa.

Richie si passò le mani tra i capelli appena lei fu sparita e sbuffò. Doveva parlare con Fonzie, assolutamente. Quella situazione lo stava facendo andare fuori di senno, e sapeva che solo l'altro avrebbe potuto riportare un po' di senso in quella situazione.

**

Bussò alla porta dell'appartamentino di Fonzie e rimase fuori, le mani dietro la schiena. Dondolò da un piede all'altro, tormentandosi le dita e mordicchiandosi il labbro inferiore. Continuava a sentire il sapore delle labbra dell'altro e la loro consistenza. Erano terribilmente morbide, forse di più di quelle di qualsiasi ragazza che Richie avesse mai baciato in vita sua. Guardò in alto e vide il cielo, già scuro per l'ora tarda, completamente nuvoloso. Minacciava pioggia. Quando abbassò nuovamente lo sguardo, vide Fonzie avvicinarsi attraverso i vetri della porta, appena sotto la tendina fiorata dai colori tenui. La porta si aprì di scatto, l'uomo si appoggiò allo stipite e guardò il ragazzo con un sopracciglio alzato.

"Che vuoi, Cunningham?" gli chiese con un tono abbastanza basso.

Richie guardò oltre la spalla del suo interlocutore, notando che c'era una ragazza seduta sul divano. Era bella, molto. Aveva i capelli biondi e impeccabili, probabilmente anche gli occhi azzurri. Indossava una camicetta e una gonna semplici ma allo stesso tempo sbarazzini ed estremamente femminili. Richie sentì qualcosa all'interno del petto, come se fosse gelosia. La ragazza aveva un viso bello e gentile, probabilmente era molto dolce, ma in quel momento lui la odiava. Avrebbe voluto prenderla e sbatterla fuori casa. Avrebbe potuto, no? Dopotutto era casa sua, Fonzie l'aveva solo affittata. Non era sua o cosa... No, non lo avrebbe mai fatto. Richard Cunningham non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Si passò una mano sugli occhi, stringendo la base del naso tra pollice e indice.

"Dobbiamo parlare, Fonzie. Da soli" si affrettò ad aggiungere. L'uomo lo osservò per qualche secondo, poi annuì, seguendo il movimento con tutto il corpo. Fece segno alla ragazza di avvicinarsi, che immediatamente obbedì.

"Ho bisogno, Margareth, che ora tu esca e non torni prima di un'oretta. Portati un ombrello, fatti un giro. Magari la signora Cunningham ha preparato un the, su vai" la sospinse via dopo averle piantato un leggero bacio a stampo. Fece entrare Richie e poi chiuse la porta. "Siediti"

"No, grazie, preferisco stare in piedi" disse, cercando di mantenere la calma. Cominciò a camminare per tutto il perimetro, nervoso. Non sapeva come iniziare il discorso, come parlargli. Erano giorni che non si vedevano e la prima cosa che gli avrebbe detto sarebbe stata riguardo quel bacio. Come poteva farlo?

"Senti, Cunningham, se ho mandato via Margareth solo per guardarti camminare..."

"Dovevo parlarti di quel bacio" lo interruppe. Un silenzio tombale piombò nel locale, non osavano nemmeno guardarsi negli occhi. Se ne vergognavano entrambi? Sicuro, ma nessuno dei due riusciva ad ammetterlo. Richie non riusciva ad ammettere di non essere riuscito a pensare ad altro. Non voleva pensasse che fosse uno di quelli. Nemmeno lui voleva crederci, continuava a negarlo nella sua mente.

"Te l'ho detto, ero curioso" ruppe il silenzio l'uomo, dopo qualche istante.

"Senti, Fonzie, non ci credo. Deve esserci un altro motivo, non si baciano le persone solo perché si è curiosi!" sbottò il ragazzo. Era arrabbiato? Sì, forse. Sentiva un ribollire nelle viscere, voleva urlare contro a Fonzie tutto quello che pensava, non gli faceva paura, non in quel momento. Avrebbe anche potuto picchiarlo, fare quello che voleva, ma voleva liberarsi da quel peso sul petto.

"Stai dicendo che sono un finocchio?" Fonzie si avvicinò ondeggiando a lui, indicandosi con un gesto quasi annoiato delle braccia. Richie indietreggiò di qualche passo e deglutì, cercando di negare. "No, no. Tu stai dicendo che Fonzie è un finocchio"

Quelle parole diedero vita ad un brevissimo dibattito fatto di frasi a metà, ripetitive e senza sbocco alcuno, finché si trovarono nuovamente uno incollato all'altro. Questa volta Richie non sapeva chi era stato ad iniziare, chi aveva attirato per primo l'altro a sé. Forse lo avevano fatto allo stesso momento, la rabbia di quella situazione li aveva portati a cercarsi in quella maniera inusuale. Era un bacio decisamente diverso da quello che si erano scambiati nel bagno di Arnold's. Quello era delicato, appena accennato. Questo era infuriato, violento. Fonzie lo aveva spinto contro il muro e con una mano gli tirava i capelli, mentre con l'altra lo strattonava per la camicia. Le mani di Richie invece stringevano la giacca di pelle dell'altro talmente forte da ferirsi le dita con la cerniera. Con autorità e prepotenza, diventò un bacio serio, di quelli che aveva scambiato solo qualche volta con Lori Beth. Sentì la lingua dell'uomo scivolare rabbiosa nella sua bocca, con fare esperto, come se si trattasse di una delle sue solite ragazze. Erano così vicini che Richie aveva paura che Fonzie potesse sentire il suo cuore battere come un martello dietro le costole, tanto da fargli male. Odiava sentirsi così, sentire le ginocchia molli e la testa leggera per un uomo. Lo spinse via, improvvisamente, e lo guardò con gli occhi spalancati. Lo vide passarsi le dita sugli angoli delle labbra e poi guardarlo, forse incredulo.

"Cunningham, che..."

"No! Ne ho abbastanza!" gli urlò contro, prima di correre fuori. Aveva iniziato a piovere a dirotto, ma a lui non importava. Scese gli scalini velocemente, rischiando di scivolare un paio di volte. Arrivò all'auto che era già zuppo, ma non gli importava. Ci salì e uscì dal vialetto, schiacciando all'impazzata sull'acceleratore. Quasi sentiva il borbottio di Fonzie che gli diceva di stare attento, ma lo ignorò e schiacciò ancora di più il piede sulla tavoletta. Voleva allontanarsi da lì, stare da solo.

Parcheggiò fuori dal parco e riprese fiato solo in quel momento. Faceva abbastanza freddo e poteva vedere una piccola nuvoletta di condensa formarsi ogni volta che espirava. Uscì, anche se era completamente sotto l'acqua e non aveva un ombrello con sé. Qualcuno avrebbe potuto vederlo, riconoscere l'auto e avvicinarsi per chiedersi cos'avesse. Magari Potsie o Ralph. Come avrebbe potuto spiegar loro che era lì a piangere come un pivello per... Per Fonzie?! Si addentrò nel parco e si sedette a terra sotto un albero. Sarebbe tornato a casa zuppo e sporco di terra, già sentiva le sgridate di sua madre. Ma in quel momento non gli importava. Non si curava di niente di quello che lo circondava, doveva comprendere quello che gli stava succedendo dentro.

Quel nuovo bacio lo aveva mandato ancora più in confusione. Decisamente non era stata la sorpresa del primo a farlo sentire in quel modo per tutti quei giorni. Si poggiò una mano sul petto. Odiava il suo cuore, quel cuore che batteva così forte per la persona sbagliata. Perché non poteva amare Lori Beth, provare quelle sensazioni con lei? Perché era così complicato? Non aveva mai pensato di poter essere una persona del genere, un disonore per la sua famiglia. Avrebbe costretto la sua ragazza a vivere un amore a metà. Le avrebbe voluto bene, certo, era una donna meravigliosa e sarebbe stata una moglie e madre perfetta. Ma... Ma non l'avrebbe mai amata come amava Fonzie. Si strinse la testa tra le mani. No, lui non amava Fonzie! Non era un deviato, un finocchio. Avrebbe vissuto una vita normale, con una moglie e dei figli che amava. Non avrebbe più dovuto pensare a tutto quello. Sbatté la testa contro il tronco. Ma a chi voleva darla a bere? Lui amava Fonzie. Era decisamente una checca, per quanto cercasse di negarlo. Poteva mentire quante volte voleva, ma in cuor suo sapeva che era lui che voleva al suo fianco, non una donna che lo rimpiazzasse.

Non sapeva più distinguere le sue lacrime dalle gocce di pioggia e sperava che gli scrosci non gli lavassero via il sapore dell'uomo dalle labbra, l'unico conforto che poteva avere in quel momento.

Passò la settimana seguente a letto con la febbre alta. Ovviamente si era beccato una bella lavata di capo da parte di Marion, uno sguardo di disappunto da parte di Howard e un abbonamento quotidiano per tutta la durata della malattia di prese in giro da parte di Joanie. A nessuno aveva raccontato il vero motivo per cui era uscito quella sera, nonostante il brutto tempo. Aveva raccontato una mezza verità, dicendo che era un periodo difficile e aveva bisogno di passare un po' di tempo da solo a pensare e non si era accorto della pioggia. Ovviamente sua sorella non ci aveva creduto nemmeno un po', ma non era riuscita a fargli altre domande, grazie a Dio.

Ricevette le visite dei suoi amici e di Lori Beth durante il periodo di convalescenza, ma di Fonzie nemmeno l'ombra. Lo stava nuovamente ignorando? Oppure anche lui stava cercando di capire cosa stesse succedendo dentro di lui? No, di sicuro per lui non voleva dire nulla, era solo un gioco. Richie sperava sempre di sbagliarsi, di scoprire che anche per l'altro voleva dire qualcosa, ma lo conosceva e sapeva che era tutto vano. Di sicuro non sarebbe stato così. Si trovò a pensare di essere fortunato ad essersi ammalato, perché almeno davano la colpa all'influenza se lo vedevano mogio.

Scese le scale grattandosi la testa, ancora avvolto nella sua vestaglia di flanella a scacchi rossi. Entrò in cucina e si versò un bicchiere di latte, reprimendo uno sbadiglio. Howard era al lavoro, mentre Marion e Joanie erano uscite per andare a fare un po' di spesa. Era rimasto da solo a casa, non senza moltissime raccomandazioni da parte di sua madre che, nonostante ormai stesse bene, si sentiva un po' in colpa a lasciarlo da solo.

Ormai aveva perso ogni speranza di poter parlare con Fonzie di quello che era successo. L'altro non si era fatto vivo e lui non aveva ancora il permesso di mettere il naso fuori casa per paura di una ricaduta, anche se non aveva più la febbre. Una volta aveva provato ad uscire solo per andare a prendere il giornale, ma sua madre lo aveva intercettato e fermato immediatamente, quasi prendendolo per il colletto. Aprì il frigorifero e si chinò a prendere il cartone del latte, versandosene un po' in un bicchiere di vetro alto. Ne bevve un sorso, prima di appoggiarlo sul bancone per poi rimettere via il cartone. Appena richiuse lo sportello del frigorifero, quasi sbatté il naso contro un petto avvolto da una maglietta bianca. Eccolo il groppo in gola non appena riconobbe l'odore di Fonzie. Non trovò il coraggio di alzare gli occhi su di lui, ma gli fece segno con la testa di seguirlo in sala.

Si sedette sul divano, mentre Fonzie si accomodava con un balzo, come suo solito, sulla poltrona. Richie continuò a bere il latte a piccoli sorsi, aspettando che fosse l'altro ad iniziare a parlare. Dopotutto, era lui a dovergli una spiegazione. Si passò la lingua sulle labbra e sospirò, appoggiando il bicchiere sul tavolino basso davanti a lui.

"Fonzie, perché sei qui?" chiese cercando di tenere la voce calma, di non fargli sentire che stava tremando. Per la felicità di vederlo finalmente o per rabbia mista a tristezza? Non riusciva a capirlo e quello lo mandava in bestia.

L'altro si sfregò le mani e sospirò, rimanendo ancora in silenzio. Richie non sopportava quella situazione, quel silenzio. Era estenuante e non sapeva come facesse Fonzie a sembrare così tranquillo.

"Oh, ecco... Volevo chiedere di non disturbarmi stasera. Sai, ho una ragazza che..."

"Non ci posso credere!" lo interruppe, quasi gridando, Richie. Si era alzato in piedi e aveva allargato le braccia, guardandolo con gli occhi spalancati. "Hai anche il coraggio di venirmelo a dire?! Dopo tutto quello che è successo?! Mi baci senza motivo e poi mi ignori, poi mi baci di nuovo e mi ignori ancora! È... È un circolo vizioso!" esclamò esasperato. Guardò l'altro, che stava semplicemente in silenzio, e sentì la rabbia ribollirgli nelle vene, come gli era successo pochissime volte in vita sua. "E non hai niente da dire?! Io ho passato tutto questo tempo a pensare a... A quello! Di essere un deviato, un malato! Non l'ho ancora accettato, non ho ancora accettato il fatto che quei due baci mi siano piaciuti più di quelli con la mia fidanzata. Non mi accetto io, Fonzie, perché tu mi hai mandato in confusione con la tua dannata curiosità! E soprattutto non accetto il fatto che ti ami!" finì senza fiato, guardandolo mentre cercava di incamerare aria nei polmoni.

Rimasero in silenzio per un po', un silenzio tombale tra i due. Il ragazzo non si sarebbe mai aspettato di dire una cosa del genere, e nemmeno l'uomo di sentirlo. Era stata una grande sorpresa per entrambi, forse di più per Richie, che aveva sentito quelle parole uscire dalla sua bocca come se fosse stato un estraneo con la sua stessa voce a pronunciarle. Si passò la lingua sulle labbra, nervoso.

"Già, io ti amo, Fonzie" aggiunse a voce bassa, quasi come se lo stesse dicendo a se stesso. Dirlo ad alta voce gli dava una concretezza che prima non aveva, come se solo ora si rendesse conto che era vero e non si era immaginato tutto. Che quel sentimento era presente ed era molto diverso da quello che provava verso Lori Beth, che sarebbe dovuta essere la persona che amava di più al mondo. E invece era nulla rispetto a ciò che sentiva quando guardava l'uomo seduto sulla sua poltrona, i suoi capelli sempre perfetti – ma anche quando era spettinato era terribilmente affascinante – e il suo stile ribelle.

Fonzie si alzò di scatto dopo qualche istante. Aveva un'espressione turbata in volto e si passava l'indice e il pollice sugli angoli della bocca. Non credeva di averlo mai visto così tanto nervoso, quasi poteva vedere gli ingranaggi girare nella sua testa e quasi riusciva a sentirne il rumore meccanico. Era confuso anche lui? A Richie non era mai venuto in mente che avrebbe potuto turbare anche Arthur, credeva che per lui fosse tutto naturale.

"Mi ami..." soppesò le parole, come se stesse riflettendo su ogni lettera. "Non è possibile. Insomma... Io amo le ragazze. Amo i loro corpi, le loro curve" simulò una silhouette femminile con le mani "Le loro labbra. Il loro profumo, i loro capelli, i... Le..." sospirò con un verso esasperato e si lasciò cadere sul divano, di fianco a Richie. "Ma a chi voglio darla a bere, io amo Richard Cunningham" si girò per guardarlo negli occhi. Il ragazzo aveva un'espressione esterrefatta in volto e lo fissava immobile, senza riuscire a muovere un muscolo. "Non ti ho mentito, ti ho baciato perché ero curioso. Ma non ero curioso di baciare un uomo, volevo baciare... Te. In particolare" borbottò.

Richie si passò una mano sul viso e sospirò, abbassando le spalle. Era una situazione così strana, non sapeva nemmeno lui come avrebbe dovuto finire quella storia. In realtà non voleva che finisse, voleva continuare a vederlo anche se di nascosto, a toccare quelle labbra sapendo di essere l'unico uomo a poterlo fare. Voleva sentire il suo odore su di sé e stargli sempre accanto. Avrebbe voluto poter vivere tutto quello davanti a tutti, ma se era lui il primo a non accettarsi, come poteva pretendere che gli altri lo avrebbero fatto?

"Non ci sarà possibile stare insieme, lo sai vero...?" mormorò Richie, quasi senza pensarci. Fonzie annuì piano, i pollici nelle tasche dei jeans.

"Vero... Però non ci impedisce di fare questo quando non c'è nessuno" si sporse verso di lui, passandogli una mano sul fianco. Poggiò piano le labbra sulle sue, entrambi sorridevano. Si separarono leggermente con un dolce schiocco di labbra. Richie annuì ripetutamente con piccolissimi cenni del capo.

"Già" ridacchiò e gli passò le braccia attorno, accarezzandogli la schiena mentre l'altro si piegava nuovamente su di lui. Si baciarono nuovamente, dolcemente, e in quel momento per Richie andava tutto bene. Era felice con sé stesso e si sentiva amato.

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