40. One bite and all your dreams will come true
ho anticipato un po',
buona lettura 🦋
♠️ JAMES POV ♠️
Gli incubi.
Mi accontenterei di fare dei fottutissimi incubi, pur di avere qualcosa da ricordare al mattino. Questo però non accade mai, ho come l'impressione di non esserne in grado. Durante la notte mio corpo dorme, mentre la mia mente viene risucchiata in un vuoto che dura ore ed ore. Otto, a volte dieci, a volte tre, a volte solo due ore.
Poi mi sveglio, ma oltre a quel rumore che mi perseguita anche nel sonno, non rimane nient'altro, solo sensazioni troppo sbiadite per poterle ricordare.
Ho sete
Poi quella luce accecante
Edward Edward Edward
La mia voce che lo ripete fino a quando non perdo i sensi
Qualcuno sta bussando al vetro
Ed è sempre quel frastuono, attutito e incessante, a svegliarmi.
Apro gli occhi, la prima cosa che faccio è tastarmi il viso. Sono asciutto. Con le dita cerco quelle goccioline bollenti che mi tratteggiavano la fronte e le guance, ma non esistono più.
Mi isso di scatto da quel letto sgualcito, sorprendendo mio fratello impalato sull'uscio della porta, sta fissarmi senza levarsi dalla faccia quell'espressione apatica.
«Cazzo, Jasper!»
Finisco per guardare tutto ciò che mi sta intorno, con la testa confusa e il corpo accaldato.
«Che succede?» domando poi, strofinandomi i capelli arruffati.
Non ottengo risposta, perciò mi sollevo dal letto a fatica. Ho tutti i muscoli ancora indolenziti dagli allenamenti estenuanti di quest'ultimo periodo. Tendo le braccia verso l'alto per sgranchirmi, intanto comincio a fare mente locale di tutto ciò che mi aspetta oggi.
Devo andare a scuola, devo chiamare Will per chiedergli com'è andata la prima notte passata da solo. Gli allenamenti alle cinque. E ho ventitré fottute notifiche sul cellulare. Lo lancio sul materasso senza neanche degnarlo di un'occhiata, poi mi infilo un paio di pantaloni della tuta.
«Hai preparato la colazione, vero?»
Jasper annuisce. I suoi occhi sono di un blu così vivido, che non posso fare a meno di domandarmi se anche i miei fossero come i suoi, una volta.
«Dai andiamo, sto morendo di fame.» biascico dandogli una spinta affettuosa sulla schiena.
Seguo Jasper in cucina, ma ben presto i miei occhi finiscono sul culo di una ragazza mezza svestita.
E questa chi cazzo è?
Non ne ho memoria, ma se è qui me la sarò sicuramente scopata ieri notte.
I lunghi capelli biondi scivolano giù dalle spalle fino alla schiena, si sta versando il caffè appoggiata alla cucina e le sue gambe affusolate e scoperte rapiscono la mia attenzione. Senza neanche pensarci due volte, mi avvicino a lei. Ovvio, cos'altro dovrei fare? Non conosco il suo odore, né porta i miei vestiti addosso.
Lei si volta di scatto e quando la guardo in viso mi accorgo che è molto più grande di come appariva vista da dietro. Avrà venticinque anni.
«Sarah!» Sento la voce di mio padre arrivare perentoria dal corridoio.
Ah certo, ora è tutto chiaro
«Sei ancora qui?» si acciglia lui, aggiustandosi la cravatta con aria imbarazzata. É già vestito per andare a lavoro e come sempre non veda l'ora di scappare da questa fottutissima casa.
«É ancora qui e come puoi ben vedere, è pure in mutande.»
Lei sgrana gli occhi nell'udirmi pronunciare quella frase, poi si ferma ad osservarmi per qualche istante, lasciando fluire gli occhi scuri sul mio torace scoperto, per poi scendere al bordo dei pantaloni della tuta.
«E tu chi saresti?» domanda la ragazza con aria infastidita serrando la bocca gonfia di botox in una linea dritta.
Sogghigno poco prima di rubarle la tazza fumante dalle mani.
«É mio figlio, lascialo perdere. Ti riporto a casa.»
Lei resta perplessa ancora qualche secondo, ma alla fine decide seguire i consigli di mio padre.
Le faccio un "ciao" con la mano, mentre lei si allontana a passi veloci, innervosita dalla mia presenza.
«Bene... bene...»
«Non voglio sentire i tuoi commenti, James. Non davanti a tuo fratello.»
«É proprio vero, la mela non cade mai lontana dall'albero...»
«James.» lo sento abbozzare un rimprovero inefficace.
«Jordan.»
«Ho troppe cose per la testa oggi, pensaci tu.» dice poi, indicando Jasper.
«Tanto tu non hai niente da fare, no?»
Lo guardo di storto.
Ma ho tipo... La scuola?
I compiti?
Gli allenamenti?
Una festa da organizzare?
William?
Fanculo Jordan.
Annuisco focalizzandomi su Jasper che divora il suo pancake in rigoroso silenzio, con il viso oscurato dall'ombra del cappuccio. È completamente perso nel suo mondo, penso abbia chiuso ogni contatto con la realtà quando ho cominciato a fare le mie solite battutine del cazzo.
«Andiamo a scuola insieme oggi. E tu mi indicherai ad uno ad uno, quali sono i cretini che osano infastidirti.» annuncio guardandolo attentamente.
Avrei detto "coglioni" ma qualche ragazzina rompipalle un giorno mi ha suggerito di non dire troppe parolacce davanti a Jasper.
Lui solleva lo sguardo dal piatto per dedicarmi un mezzo sorriso. Piccolo, ma pur sempre un sorriso.
🦋JUNE POV🦋
Arrivo in classe in perfetto orario e mi fiondo nel banco più isolato dell'aula. Non ce l'ho con Jackson o Marvin, ma voglio stare il più lontano possibile da James.
In questo periodo non sto facendo nulla di tutto quello che June White farebbe solitamente, basti pensare che sono piena di verifiche ed interrogazioni, ma invece che studiare...passo il mio tempo a fare ciò che non dovrei. E non sto dicendo che la colpa sia la sua, è sicuramente mia dato che mi sto lasciando distrarre in continuazione, trascurando ampiamente gli impegni scolastici.
E se non ho ancora portato a casa una serie di insufficienze, è solo questione di tempo, meglio mettermi sotto, prima che accada l'irreparabile.
Assorta nei miei pensieri recupero il libro di inglese dallo zaino, quando mi accorgo che davanti a me ho Poppy e Amelia in carne ed ossa.
Ed entrambe stanno girate con gli occhi piantati sulla mia figura.
«Ciao June.»
«Ciao.» mormoro un saluto generico rivolgendomi anche a Brian, che mi squadra di sottecchi dal banco di fianco al loro.
«Come stai?»
Borbotto un "bene", intimidita dalle loro occhiate pressanti.
E poi adesso cos'altro dovrei dire?
Sono successe così tante cose negli ultimi giorni. L'ultima volta che ho parlato con Amelia non è stata propriamente carina nei miei confronti, ma a pensarci bene, mi chiedo se loro lo siano mai state per davvero.
Mi hanno mentito riguardo alla festa di Tiffany, mi hanno usata per sbarazzarsi di Taylor con la storia delle cheerleader e mi hanno convinta a fare da corriere quando ho dovuto recuperare quelle pillole da James...
«Abbiamo saputo di Will, sta bene adesso?» domanda Amelia incasellando i suoi specchi affilati nei miei.
«Sì.»
«Stai tanto con loro ultimamente...»
È il turno di Poppy questa volta, che mi incalza con un mezzo broncio e poco dopo poco indica Tiffany, che è appena apparsa sulla soglia della porta per parlare con Jackson.
C'è una nota lontanamente malinconica nelle sue parole, sembra quasi che Poppy sia dispiaciuta, ma forse è solo la mia immaginazione.
«Novità, June?»
Scrollo le spalle con poca convinzione dinnanzi alla richiesta di Amelia.
«No.»
«Vi siete lasciati, vero?»
«Beh sì.»
«Ah ecco perché...»
Poppy si fa scappare una delle sue solite frasi, causando un'occhiata rigida da parte della mora.
«Cosa?» domando controvoglia.
Non ho voglia di pensare a Will e James in questo momento, vorrei concentrarmi sulla lezione di inglese che sta per cominciare, ma d'altronde...capisco anche il loro interessamento. É da tanto che non parliamo.
«Abbiamo saputo che ieri Ari è andata a trovarlo.»
L'affermazione mi arriva sussurrata e proviene dalla bocca di Amelia.
«Ah.»
I miei occhi slittano rapidi sulla figura di Brian che pare totalmente disinteressato alla discussione. Sicuramente non ha udito una parola, sennò non se ne starebbe così beato e tranquillo.
James ha detto che è stato lui a colpirlo, eppure Brian addosso non ha la benché minima traccia che lasci pensare che recentemente sia stato coinvolto in una rissa.
Sta ripassando inglese con aria imbronciata, i bicipiti fasciati dalla camicia bianca della divisa si contraggono ogni volta che gira le pagine del libro, mentre di tanto in tanto con la mano rimbocca i capelli scuri. Questi non avrebbero bisogno di una sistemata perché stanno già perfettamente in posa, la sua nocca destra è leggermente ammaccata e conserva qualche arrossamento in superficie.
Ma in quell'esatto istante Brian solleva gli occhi color smeraldo beccandomi in pieno. Distolgo subito lo sguardo, tornando sulle ragazze.
Che figuraccia June, sempre la solita
«E James?» chiede Poppy ad un certo punto.
«Cosa?»
James cosa?
«Lo odi ancora?»
Amelia mi fissa intensamente dopo aver fatto quella domanda pungente.
«É arrivato il prof.»
Brian prova a cambiare argomento, poi si volta nella mia direzione.
«Verrai alla festa di Halloween, June?» chiede corrucciando le sopracciglia folte.
«Non credo.» mi limito a dire, senza però riuscire a nascondere la mia voce leggermente imbarazzata.
«June stai scherzando?»
Poppy esibisce una faccia sconvolta, spalancando occhi e bocca, prima di proseguire verso Amelia. «Non può dire sul serio!»
E invece sì, dico sul serio...pensa un po'
«Da cosa vi vestite?»
«La mia idea di Katherine ed Elena, me l'ha abolita subito.» confessa Poppy con voce mesta.
«Ma se non ci somigliamo, che senso ha?» si ribella Amelia. «Comunque andiamo sul classico, Principesse Disney. Versione horror.»
«Oh.»
Mi esce un verso indefinito dalla bocca. Non amo le cose macabre.
«E dai! Almeno vieni alla festa.» insiste Poppy facendomi gli occhi dolci.
Il mio sguardo le oltrepassa, cascando su Brian che solleva le spalle.
«Cenerentola e Jasmine vogliono che venga anche tu. Puoi anche non travestirti se non ti va.» aggiunge lui senza mai sorridere neanche per sbaglio.
«Noi comunque ne abbiamo uno in più!»
Poppy sembrava non aspettasse altro. Ad un certo punto inizia a sussurrare sottovoce ma non abbastanza, perché io riesco a sentire tutto. «Quello di Cappuccetto Rosso di Ari! Tanto non viene più con noi.»
Sì certo, come se mi entrasse la taglia di Ari
«No, direi di no.» taglia corto Amelia con voce secca.
«Anche perché sicuramente non mi andrà.»
«No, non dico per quello.»
Amelia mi mostra sul cellulare la foto di un vestito a dir poco audace e non adatto alla sottoscritta.
Un travestimento per una festa non dovrebbe essere un modo per conciarsi in maniera divertente? Quella mi sembra una scusa per svestirsi e basta.
«No, non metterei mai questa roba... è troppo...»
«Da Ari.» sbotta Amelia con voce tagliente.
Mi spiace che abbiano litigato, però io me ne taglio fuori da questi commenti meschini.
«No, non volevo dire questo. Ad Ari starebbe benissimo, ma è troppo appariscente per me.»
Faccio il mio appunto sotto agli occhi di una Poppy che, non appena vede James entrare in aula, sembra colpita da un lampo di genio.
«Ho un'idea! Perché non...»
No, non dirlo...
«Biancaneve!» esclama lei facendo ridere Amelia.
«Tutto ragazze, ma Biancaneve no.» borbotto con il broncio.
Intanto combatto con tutta me stessa per non cadere nella tentazione di guardare dall'altra parte della classe.
«Ti aiutiamo noi! Io ho una gonna gialla e la parrucca. Basta metterci un reggiseno blu e hai fatto il tuo travestimento.»
Amelia continua a ridere annuendo.
«Reggiseno? Voi siete pazze.»
«Lascia perdere quello che dice Poppy, è meglio se ci penso io. Vieni da me oggi.» taglia corto Amelia con il suo solito modo di fare dispotico.
«Piuttosto che vestirmi da Biancaneve passo la serata con mia madre, io ve lo dico.»
Le ragazze ovviamente non mi stanno più dando retta, ma continuano a parlottare tra loro finché il prof non comincia a spiegare.
Sono già stata da Amelia, ma questa è come la prima volta. James mi aveva fatto capire quanto fosse contrario al fatto che mettessi piede in quella casa, forse è per questo che ora mi guardo intorno con aria sospetta, come se stessi cercando indizi o risposte a quella domanda. Domanda che è sempre la stessa: cosa lega James e Amelia? O forse dovrei dire... James e Brian?
L'enorme villa e il suo arredamento curato nei minimi dettagli, descrivono l'immagine di una famiglia benestante. Le foto appese alle pareti non sono molte, ma quelle che riesco a vedere passando in soggiorno, ritraggono solo Brian e Amelia, a volte affiancati da loro madre, ma del padre non vi è traccia.
«Ragazze... davvero, non è il caso. Non preoccupatevi per me.»
Siamo in camera di Amelia, dove da circa mezz'ora provo a convincerle a non perdere troppo tempo con il mio travestimento.
«Guarda che non dobbiamo fare niente di che, è tutto riciclo. Questa è la mia gonna di quando mi sono vestita da ape Maya a carnevale.»
Poppy mi porge un tutù giallo limone che mi fa sanguinare gli occhi.
«Perché avresti dovuto vestirti da...»
Ah, lasciamo perdere.
«Vi risparmio il lavoro. Non mi ci vesto Biancaneve, mi dispiace.»
Amelia sbuffa mettendosi a cercare qualcosa nell'armadio, Poppy invece mi scruta confusa.
«E perché James Hunter ti prende in giro con quel nomignolo, vero?»
Sì ovvio.
«No, ma che c'entra...»
«Questo è il mio corsetto.»
Amelia mi indica un bustino blu elettrico così piccolo che penso non mi ci entrerebbe neanche un braccio lì dentro.
«Ditemi la verità. Volete farmi soffocare?»
«No... vorremmo solo ti divertissi una sera. Anche con noi.» mormora Poppy sottovoce, mentre Amelia scoppia a ridere.
«Mamma mia June, sei la donna ideale di mio fratello non te ne va mai bene una!»
Non ho ben capito se è una battuta o un insulto, forse perché la gonna da ape Maya mi sta accecando la vista e annebbiando il cervello, con quel giallo così acceso.
«Questa gonna è troppo corta. Il massimo che metto è quella della divisa.»
Il viso di Poppy s'illumina, mentre i suoi occhi chiari vengono attraversati da un lampo improvviso.
«Uh! Ho un'idea!»
«Un'altra? Tanto te la boccia di nuovo.» sospira Amelia con fare cinico, sollevando gli occhi al soffitto.
Poppy ne esce con una specie di borsone dal quale comincia ad estrarre oggetti e vestiti, neanche fosse Mary Poppins.
Prende una lunga parrucca castana e me la porge. «Provala.» mi invita con un sorriso.
Osservo quell'ammasso di capelli finti per qualche istante, finché non mi decido ad infilarmelo in testa. Costringo la mia crocchia bionda dentro alla parrucca dalla lunga chioma color nocciola.
«Taa daan!»
«Che travestimento è? June White che è stata dal parrucchiere e si è fatta castana?»
«Vuoi dire June White con una marmotta in testa...» mi lamento io scrutandomi di sottecchi allo specchio appeso alla parete.
Poppy corre a prendere la divisa di Amelia e me la spiattella davanti al corpo.
«Olivia Rodrigo! Non vedi?» indica il mio riflesso, poi allarga le braccia come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.
«Ma non è un vero travestimento mettersi la divisa da cheerleader.»
si lamenta Amelia, scettica.
«Vero, ma viste le alternative...Sempre meglio che farla venire in felpa e pantaloncini della tuta.» bisbiglia Poppy coprendosi la bocca con la mano.
«No, sai che ti dico? Va bene, metterò dei leggins e...»
«Perché devi sabotare l'outfit, June! Ovviamente questa è Olivia Rodrigo versione Halloween, dopo aver fatto fuori Joshua Basset. Quindi ti ci vuole una bella dose di sangue finto, sia sulla faccia che sul vestito!»
«Uh anche un coltello, non ci avevi pensato Poppy?» la prende in giro Amelia.
«Io non vado in giro con un coltello!»
Loro battibeccano senza neanche più starmi ad ascoltare.
«Sentite... Devo fare pipì.»
Metto fine alle discussioni precipitandomi in corridoio in cerca del bagno. A differenza della camera di Amelia, dove le voci femminili si accavallavano di continuo, qui c'è uno strano silenzio. Inquietante.
Proseguo lenta tra quelle mura spoglie e sconosciute, finché non mi ritrovo davanti ad una stanza che ha tutta l'aria di essere uno studio. È inevitabile, decido di trattenere la pipì ancora un po'.
La porta è socchiusa, perciò mi basta poco per spingerla e avere la visuale completa di quella stanza ignota.
Una grossa scrivania dal sapore inglese troneggia al centro dell'ambiente, mentre un divano in pelle color cognac resta posizionato sullo sfondo, come a voler lasciare tutto lo spazio alla grossa parete che mi si staglia davanti. Riconoscimenti e certificati esibiti insieme a foto e titoli di studio, incastonati in cornici dall'aspetto pregiato. Riconosco gli stemmi di rinomate università.
La signora Hood è un avvocato importante, questo già lo sapevo, ma non credevo così tanto importante...
I miei occhi slittano rapidi tra le fotografie, assorbendo più immagini possibili.
É il sindaco di Los Angeles quello? Addirittura?
Sulla scrivania pile ordinate di riviste di finanza e titoli di giornali locali che riportano il suo nome.
«Sicura di non esserti persa?»
«O mio dio!»
Salto su terrorizzata quando la voce bassa e suadente di Brian mi coglie alla sprovvista. Mi volto per ricevere la sua occhiata di disappunto.
«June.»
Se ne sta a guardarmi con le mani nelle tasche dei pantaloni.
E ha già capito.
«Mi dispiace non volevo...»
«Curiosare?»
«Okay sì, volevo. Scusa. Ma la porta era aperta.»
Lui mi fissa con due occhi stretti.
«Scusa.» ripeto mortificata.
Perché mi faccio sempre queste figure con Brian?!
Inaspettatamente però, la sua espressione si ammansisce.
«Cos'è che vuoi sapere?»
Troppe cose per riassumerle tutte senza farmi un'altra figuraccia.
«Mi dispiace davvero... Mi sono lasciata trasportare da tutti questi riconoscimenti.»
«Già.»
«Mi hanno incuriosita le foto di tua madre, conosce davvero tutti quei personaggi famosi...?»
Lui non risponde, ma si unisce a me e per qualche istante restiamo entrambi con il naso all'insù, verso il muro.
«Tutto bene Brian?»
A parte la ficcanaso che va curiosando per casa tua come una ladra.
«Tutto okay.» risponde con tono freddo e apatico.
«Senti, se ho detto o fatto qualcosa...»
«No, è che non me lo chiede mai nessuno» mi interrompe bruscamente, lasciandomi ad ascoltare le sue parole sussurrate.
«E quando te lo chiedono, sei sicuro di dire la verità?»
Brian dapprima si acciglia, poi sembra incupirsi di più a seguito della mia domanda.
Mannaggia, con Brian devo seriamente fare attenzione a come parlo.
«Hai fatto pace con le ragazze?»
E senza troppi sforzi, vira la discussione, riportandomi con l'attenzione ad un argomento abbastanza scottante.
«Ci credi che non lo so ancora?»
«Mia sorella sa essere una bella spina nel fianco a volte...»
«Già.»
Lo vedo guardare il cellulare, i miei occhi cascano pesanti sul suo schermo, che illuminandosi dà vita alla foto di una Ari sorridente.
«Secondo te ora stanno insieme?» chiede increspando la fronte.
Dobbiamo seriamente parlare di Will e Ari, adesso?
«Non ne so nulla Brian, ma... dovresti fregartene.»
«Facile a dirsi. Tu te ne freghi, June?»
Mi aspettavo tristezza, invece scorgo una vena di curiosità nelle sue iridi brillanti.
«Will è un amico per me.» spiego senza filtri.
E poi la sua proposta inattesa.
«Andiamoci insieme, domani.»
Mi viene istintivo sbarrare gli occhi, inclinare la testa e rivolgergli uno sguardo incredulo.
«Intendi...»
No, hai capito male June
«Sì. Andiamoci insieme.»
La voce di Brian, solitamente bassa e pacata, per un attimo appare quasi insicura, segno che non è abituato a lasciarsi andare a proposte dettate dalla pancia.
«Dico... alla festa. Ci vuole un'ora per raggiungere la location e credimi, è meglio se non ti fai accompagnare in un posto del genere da tua madre...»
Di certo è fuori discussione farmi accompagnare da lei, ma la cosa sulla quale stavo ancora riflettendo era se andarci o meno a questa maledetta festa. Ora che ci penso però...
Perché no?
«Va bene.» annuisco buttando il mio azzurro nelle sue iridi smeraldo.
«Adesso andiamo. Non c'è niente da vedere qui.»
Brian mi fa strada fuori dall'ufficio, poi chiude la porta dando un giro di chiave, infine mi rivolge un'ultima occhiata, così fredda che mi dà i brividi.
Il giorno seguente la scuola è in subbuglio per via della festa.
Abbiamo appena finito educazione fisica e per colpa di mia madre devo fare una delle cose che odio di più al mondo. Spogliarmi. Qui. A scuola.
Pretende che vada con lei a pranzo e vuole che ci vada direttamente dopo le lezioni perché poi nel pomeriggio terrà uno dei suoi corsi. Perciò, a meno che io non voglia uscire sudata e con i capelli impresentabili, devo a tutti i costi farmi la doccia negli spogliatoi.
Per fortuna il mio teatrino passa totalmente inosservato: mi chiudo in bagno, mi tolgo pantaloncini, reggiseno e t-shirt sportiva, poi mi avvolgo con l'asciugamano e mi infilo in doccia tutta imbaccucata, liberandomene all'ultimo. Dopo aver fatto la doccia esco con l'asciugamano, raccolgo gli indumenti che mi servono dalla borsa e mi infilo di nuovo in bagno per vestirmi. Facile no?
Ho tutto il tragitto sotto controllo, quello che però non avevo previsto è che ad un certo punto la porta dello spogliatoio si spalanca con un tonfo più deciso del dovuto.
Per poco non inciampo su me stessa quando vedo la figura di James fare la sua apparizione sulla soglia.
«Non guardo, non guardo!»
Finge di mettersi una mano davanti agli occhi mentre sul viso gli si disegna un sorrisetto sghembo. Deve aver appena fatto la doccia perché ha i capelli voluminosi, ma umidi.
«Jamie!» lo rimprovera una ragazza, ridendo.
Lui distoglie la mano dagli occhi restituendole l'occhiata maliziosa.
Le ragazze sono tutte mezze svestire, ma nessuna sembra imbarazzarsi sul serio.
«Niente di nuovo, in ogni caso.» annuncia lui con tono arrogante.
Dimostra la sua solita sfacciataggine nel sentirsi a suo agio in uno spogliatoio femminile, luogo in cui non dovrebbe trovarcisi. Si muove lentamente con il suo corpo avvolto da una felpa nera e un paio di pantaloncini sportivi.
Amelia gli volta le spalle non appena lo vede arrivare, lui non la considera minimamente, mentre Ari non gli toglie gli occhi di dosso.
Saluta Poppy con un sorriso, ma è Taylor la sua preda.
La bionda sta a guardarsi allo specchio ritoccandosi le labbra sottili con il burro cacao.
«Jamie senti...»
Lei si volta a ricevere le attenzioni di James e la sua voce trema appena quando lo sente sopraggiungere con passo pesante. Taylor è una ragazza spavalda e sicura di sé, ma non ora. Adesso sta indietreggiando con gli occhi sbarrati.
«Senti il cazzo, chiudi quella bocca e ascoltami bene.»
Lo vedo restringere i suoi occhi blu a due fessure sottili che svettano sotto ai capelli leggermente spettinati, mentre con la mano l'afferra dal mento.
In un attimo tutta l'interezza del volto di Taylor sta nella mano di James, che si avvicina di più a lei, perforandola con un'occhiata intimidatoria, prima di conficcarle il naso nella guancia.
Non so che mi prende, ma compio un piccolo passo, istintivo, forse perché per un attimo penso che le stia facendo del male. Il mio buonsenso mi dice sempre di proteggere i più deboli, sì, ma al momento questo si rimette subito a tacere, qualcosa mi suggerisce che forse Taylor non è del tutto innocente.
«Se pensi di giocare con me ti sbagli di grosso.» la minaccia lui con voce roca.
Poi le dice qualcosa nell'orecchio, qualcosa che non mi è dato sapere.
Taylor a quel punto chiude gli occhi, abbandonandosi con una lentezza dolorosa e piacevole allo stesso tempo.
Sembra la stia minacciando sì, ma la sua reazione è innegabile: le piace il modo in cui lui le si avvicina.
Riesco a sentire il profumo di James da qui, ma il tocco caldo che le imprime sulla pelle, quello posso solo immaginarlo.
Abbasso immediatamente lo sguardo e mi stringo nel mio asciugamano, quando lui la lascia andare e mi sfila davanti senza neanche notarmi.
Come un'incosciente sollevo gli occhi nella sua direzione, lui è ormai di schiena, ma non avevo previsto che si sarebbe voltato a guardarmi. Mi lancia un'occhiata ruvida che mi fa trasalire. Non sta puntando me, ma l'asciugamano che mi avvolge il corpo. Sento la pelle bruciare, il suo sguardo di sfida è penetrante, così intenso che potrei giurare mi stia promettendo qualcosa di proibito.
♦️JACKSON POV♦️
E alla fine arriva il tanto atteso giorno di Halloween. Sembra un giorno come un altro, perché siamo nel corridoio di scuola e June White sta prendendo per il culo Marvin.
«Ma chi?»
«Te l'ho appena detto, June!» ripete lui con aria incredula.
«Boh non so chi sia questo Connell.» insiste lei.
«Un ragazzo che gioca con noi a football. Guarda che lo conosci, vi siete già parlati.»
«Io non conosco nessun Connell.» esclama James.
Eccolo. Arriva pure l'altro a darle man forte. James apre il suo armadietto, mentre Marvin mi guarda come a dire "Che problemi hanno questi due?"
«Ma che cazzo dici, James?»
«Lasciali perdere.»
Rivolgo a Marvin uno scrollo di testa, mentre lui solleva le spalle senza capire.
«Ah aspetta, parlavi di Corbell?» chiede James ad un certo punto, causando in June una risata dal tono innocente.
Lei però si ricompone subito, sembra non voglia dare a vedere l'effetto che le fa.
«E chiamalo con il suo nome allora.» aggiunge lei trattenendo un sorrisetto infantile.
Per un breve istante quei due si sorridono in quella maniera complice, poi però lei si morde il labbro e si fa di nuovo seria.
Ci prova a nasconderlo, ma è del tutto inutile. Lui la fa ridere. E lei questa cosa non la sopporta. Sembra sempre trattenuta con tutto e tutti, ma la risata sincera, quella non la può trattenere ed è proprio ciò che le dà più fastidio. Quello che lui le suscita è istintivo, incontrollabile.
«Smettila.» lo ammonisce allontanando il pacchetto che tiene in mano, quando James prova a rubarle un biscotto.
«Mangiati le tue stupide barrette proteiche e non rompermi.»
«Dammi un fottuto biscotto White.»
«No!» La vedo voltargli le spalle per rivolgersi a Marvin.
«Ma sono con le scaglie di cioccolato?» domanda quest'ultimo incuriosito.
«Tieni, assaggia.»
Lei ne passa uno a Marvin sotto agli occhi taglienti di James.
«Sei proprio stronza.»
Già e a te piace
«Ci vediamo in classe, Marvin e Jackson.» sibila lei prima di scuotere la testa di capelli biondi e allontanarsi nel corridoio.
James curva leggermente il capo osservandola andare via.
«Le stai guardando il culo?»
«Ma secondo te?» sbuffa lui serrando le labbra nervosamente.
«Secondo me sì.»
«Certo che no. Ho visto di molto meglio.»
«Le stai guardando il culo.» ridacchio insieme a Marvin.
«Sta zitto Jax.»
Mi lascio andare ad un'altra risatina derisoria, so che gli do sui nervi quando faccio così.
«Che c'é?» chiede poi con tono scocciato, sbattendo l'anta dell'armadietto.
«Uh. Niente. James, sono fottuto, Hunter.»
Lui mi guarda dall'alto al basso con un'occhiata così gelida da farmi pentire all'istante di ciò che ho appena detto.
Sibilo un sospiro, poi traccio la sua figura di un'occhiata più attenta.
James esibisce fondamentalmente due espressioni facciali: quella incazzata e quella divertita, oserei dire compiaciuta.
Non ci sono tante vie di mezzo e ora è decisamente infastidito dalle mie insinuazioni. Una sigaretta spenta trova subito spazio tra le sue labbra carnose, mentre con le dita ornate di anelli metallici si tormenta i capelli un po' più ribelli del solito.
La sua sagoma nervosa non sembra fatta per la divisa della scuola. La giacca non la mette mai, la cravatta gli sta sempre a penzoloni intorno al collo e la camicia che gli calza alla perfezione in vita, comincia a tendersi un po' troppo intorno alle spalle.
«Che cazzo c'è adesso?»
«Sto pensando... alla partita di Domenica.»
Giustifico il mio silenzio con la prima cazzata che mi viene in mente.
No, non è vero.
Più lo guardo e più penso a quello che è successo tra me e James.
Il bacio.
Al mio corpo è piaciuto, ma al mio cuore no.
E in un attimo è come se tutte quelle aspettative fossero andate in frantumi. James è perfetto, la sua bocca era dannatamente piacevole, la lingua sapeva esattamente cosa fare per mandarmi fuori di testa, però... perché non mi ha fatto provare ciò che Blaze è in grado di farmi sentire, anche solo sfiorandomi?
«Che fine hai fatto ieri Jax?»
La voce bassa e rauca di James mi impone di mettere a freno tutti quei pensieri proibiti.
«Sono stato tutto il pomeriggio con Will, prima che arrivassi tu.»
«Non parlo di ieri pomeriggio, ma di ieri sera.»
In quel momento Blaze ci passa di fianco, catturando le nostre attenzioni all'unisono.
James fa una giravolta su sé stesso e comincia a camminargli davanti, impedendogli di proseguire oltre.
«Blaze...»
«Che cosa vuoi Hunter?»
Blaze solleva le sopracciglia e lo rimira impaurito. Spero solo non sia eccitazione quella che si impossessa delle sue iridi grigie.
«Cosa dovrei volere da te?» lo sbeffeggia James con un ghigno ricurvo.
«Io non...»
«Rilassati, Blaze... Ti è caduto questo.»
Vedo James porgergli il segnalibro che gli è scivolato sul pavimento, mentre io non mi perdo un passo.
Non ho bisogno di allungare il collo, sono il più alto nel corridoio.
Ma non geloso.
Non sono geloso.
Se però Blaze fosse il mio ragazzo, non mi piacerebbe la maniera in cui guarda James.
Non mi piace affatto.
James si lecca labbra, incatenando gli occhi di Blaze alla sua bocca rosea con quel semplice gesto.
Non c'è niente tra di loro. Mi ripeto scacciando quel pensiero che fa capolino ogni volta che si guardano. Non c'è mai stato niente.
Difficile da credere però.
Mi chiedo cosa direbbe James se sapesse come gli nascondo i miei incontri furtivi con Blaze.
E cosa direbbero gli altri?
I miei compagni di classe, ma sopratutto quelli di football...
Perché James può parlare a Blaze in quel modo, potrebbe anche baciarlo nel corridoio della scuola, ma una volta negli spogliatoi maschili, nessuno lo appellerebbe con nomignoli dispregiativi come accade con me.
Lui può fare quello che gli pare, può scopare chi gli pare, tanto il ruolo da maschio alfa non glielo leverà mai nessuno. Forse perché il suo nome è sulla bocca di tutto il genere femminile della scuola, ha soddisfatto troppe ragazze perché gli altri mettano in dubbio la sua virilità.
Ma io...
Il preside Manor passa accanto a noi nell'istante in cui Blaze si ferma davanti all'armadietto per riporre i suoi libri.
James non si discosta da Blaze neanche per un secondo, anzi, giurerei che lo stia pressando ancora più volentieri, davanti agli occhi del padre.
«A parole tue, Blaze.»
Sento le vene ribollire di rabbia. E a darmi fastidio non è il sorrisetto compiaciuto che James gli rivolge, ma il fatto che Blaze sia così agitato in sua presenza. Tanto che gli casca un libro dalle mani.
«Ti ho già detto di non urlarlo ai quattro venti, lo sai che mio padre non vuole feste in casa.»
Stanno parlando di Halloween.
«È una cazzo di baracca abbandonata, non la facciamo mica a casa tua.»
James lo fa apposta, solleva la voce richiamando gli sguardi del preside che, poco distante da loro, sta chiacchierando con due studentesse.
La casa in cui si terrà la festa è di Blaze e lui ha dato l'okay, ma resta il fatto che suo padre non ne sa nulla, dato che ci andremo di nascosto.
«Lo so ma è la casa al lago e lui...»
«Pensi che me ne fotta qualcosa di quello che vuole tuo padre?»
E James lo dice a due passi dalle orecchie del preside.
Vi è un attimo di gelo, finché quest'ultimo non si allontana a passi lenti nel corriodio, volgendo un'ultima occhiata di ghiaccio a James.
Il preside lo odia, questo è ovvio, ma non ho ancora capito perché non ci ha espulsi dopo aver scoperto che siamo stati noi ad aggredirlo.
Sono ancora immerso nelle mie elucubrazioni mentali, quando anche James molla la presa con Blaze e torna da noi.
«Siamo in ritardo, il coach ci prenderà a calci in culo. MARVIN.» scandisce James con voce dura, rivolgendosi al nostro amico.
Marvin si è fermato sulla porta dell'aula di chimica a parlare con June e Poppy.
«Da quando ti preoccupi di arrivare in orario agli allenamenti?»
«Da quando tu rompi il cazzo, muoviti.» lo rimprovera James.
«Solo non capisco perché farla in un posto così, in mezzo al nulla... Ha l'aria di essere un luogo così raccapricciante...»
June sta provando ad estorcere informazioni a Poppy, nella speranza che questa la rassicuri dicendole che la festa non sarà poi così macabra e spaventosa.
«Non possiamo farla qui in zona, stiamo nascondendo le tracce perché se ci scopre il coach siamo fottuti. Non potremmo avere distrazioni prima partite importanti.» s'intromette Marvin.
«Ah già immagino. Voi che non potete avere distrazioni...» replica June sarcastica, piantando i suoi occhi chiari in quelli di James.
Mi chiedo da quando abbiano tutta questa grande complicità, senza neanche parlarsi.
«Però lo facciamo ogni anno, poi porta bene.» spiega Marvin.
«Io lo non so... troppe feste ultimamente...» aggiunge lei storcendo le labbra.
«Ne spari di cazzate, ultimamente.»
James la redarguisce giocherellando con la punta della lingua intorno al filtro della sigaretta.
«Già, peccato che non ti riguardino le mie cazzate.» ribatte lei con voce quasi sprezzante.
«Ciao June.»
L'arrivo di Brian zittisce tutti all'istante.
«Hei.» Lei gli sorride, dimenticandosi di Poppy e Marvin in un secondo.
«Allora stasera passo alle nove.»
James assottiglia gli occhi a due lamine taglienti, poi compie un giro intorno alla sagoma di Brian con atteggiamento predatorio, neanche dovesse attaccarlo da un momento all'altro.
Per un attimo immagino il peggio, ma quando Brian si allontana a passo lento, tiro finalmente un sospiro di sollievo.
James afferra Marvin dalla spalla.
«Andiamo.» dice trascinandoselo via.
Non so perché, ma qualcosa mi dice che la serata non finirà bene.
Oggi nessuno ha voglia di affrontare gli allenamenti, siamo già tutti con la testa alla festa di questa sera, sopratutto Connell e i suoi amici. Quando giungiamo negli spogliatoi la prima cosa che sentiamo è la voce grossa di quest'ultimo, che rimbomba tra gli armadi metallici.
Parla sempre e solo di una cosa.
«Avete presente... Gli angeli? Ecco, lei è così.»
Sta descrivendo una ragazza.
È un chiodo fisso per lui.
Solo che ne sta descrivendo l'aspetto fisico e non le gesta a letto, ciò significa che non è una di quelle che si è già scopato.
«Chi sarebbe questo angelo?» domanda Marvin sollevando le sopracciglia in un'espressione quasi ingenua.
«La ragazza nuova.»
«Sì certo, proprio un angelo. Aspetta di scoprire come ama tirare calci nelle palle.» specifico io, iniziando a sbottonarmi la camicia.
quindi sta attento stronzo
Connell però si acciglia subito.
Devo aver solleticato la sua curiosità perché mi si presenta davanti allargando il petto per farsi più grosso, anche se in ogni caso mi arriva al mento.
«E tu come lo sai Jax? Sai anche come sono fatte le vagine adesso?»
È una battuta per nulla felice, alla quale nessuno sta ridendo. Tranne lui ovviamente.
«Dicevi? Ripeti che non ho sentito che cazzo avevi da dire.»
James entra nello spogliatoio e arriva come un treno a togliere via tutte le attenzioni appena impresse su di me.
Connell lo scruta divertito.
«Un angelo ho detto.»
«Ma che cazzo, dici.» taglia corto James mordendosi l'interno della guancia.
«Beh solo all'aspetto, mica in tutti i sensi...» sorride Connell con aria maliziosa, rivelando intenzioni facilmente fraintendibili.
«Aspetta, vuoi dire...»
James si interrompe e prende a massaggiarsi il mento, fingendo di pensare.
Glielo leggo in faccia, sta per dire la cazzata che manderà Connell su tutte le furie.
«Intendi dire esattamente come tua sorella , oppure...?»
«Tu pensa a stare lontano da mia sorella.» sbraita l'altro alzando la voce.
James si sbottona la camicia sotto allo sguardo duro di Connell che gli arriva davanti allargando le spalle, come per intimorirlo.
«Ci proverò...ma non garantisco per lei, Connell. Però nel caso dovesse succedere qualcosa, sarò discreto e non te lo farò sapere, tranquillo.»
James sorride come un bambino, mentre nello spogliatoio si solleva qualche risatina, creando un brusio di sottofondo.
Vedo la mascella squadrata di Connell compiere una morsa più stretta, ma a James poco importa. Di certo non ha paura di lui.
«Oppure no, oppure se preferisci... posso sempre prendere ispirazione da te, che dici? Ti farebbe piacere?» continua a provocarlo a testa alta.
Connell non mi fa pena, è solo uno stronzo.
Le ragazze che ci stanno insieme non so che problema abbiano, credo siano stupide. E non solo perché vanno a letto con uno come lui, ma anche perché gli mandano foto che lui poi ama esibire con suoi amici.
«Non mettere le tue manacce addosso a mia sorella.»
«Dici che lei è una di quelle che viene bene in foto o...?»
Connell afferra James dal tessuto della camicia, per poi sbatterlo contro l'armadio di metallo.
Il rumore sordo che riecheggia nello spogliatoio mi fa trasalire.
«James, ti giuro che...»
«Ehi, calmiamoci.»
Provo a sedare le acque e così fa un altro ragazzo, mentre entrambi proviamo a dividerli, ma in quell'instante arriva il coach con la sua solita aria incazzata.
«Hunter, fuori. Devo parlarti.»
James non accenna a togliersi dalla faccia il suo sorrisetto divertito, lo esibisce davanti al viso infuriato di Connell, ma alla fine quest'ultimo è costretto a lasciarlo andare con un grugnito nervoso.
Per Connell esistono ragazze serie A, come sua sorella, che è intoccabile e poi esistono quelle che si scopa, che tratta come oggetti da buttare e deridere il giorno seguente con i suoi amici.
«Comunque a me sembrava tutto fuorché un angelo, alla festa da te. June ti ha dato il due di picche più volte.»
A dirlo è Marvin, quando ormai James è uscito dagli spogliatoi.
Se c'è una cosa che Connell non sopporta, è essere punto nel suo stupido orgoglio maschile.
E da un lato non lo biasimo, anch'io con Blaze faccio lo stronzo, forse perché lui sa farmi provare una debolezza che non avevo mai provato. Proteggermi e mantenere le distanza da lui sembra essere l'unica maniera per non sentirmi un fallimento per la mia famiglia.
«Cazzate me la farò.» sento dire a Connell.
«Ti conviene andarci piano con lei. Se non gli piaci, lasciala perdere.» aggiunge Marvin, fissandolo con le labbra strette.
«Perché?» sogghigna un amico dell'idiota.
«Si infatti, perché? Jackson, toglimi una curiosità... lei sta ancora con Cooper?»
Connell mi è di nuovo davanti con il suo petto rigonfio, frutto di iniezioni di steroidi.
«Non credo, no.»
«A posto. Consideratela già scopata allora.» conclude poi, facendo scoppiare a ridere tutti i suoi amici.
Ci vuole un'ora di stradine di campagna per giungere sul luogo in cui si terrà la festa.
«Dove cazzo vai? Perché passi di qui?»
James si agita quando sfrecciamo davanti casa di June.
«Paura che la passiamo a prendere?» lo istigo io, stringendo il volante con entrambe le mani.
«Ma non dire cazzate... E poi perché dovremmo passare a prenderla?» domanda lui aggrottando la fronte come fosse confuso.
Nell'abitacolo dell'auto il suo buon profumo è così denso che mi stordisce, perciò decido di abbassare il finestrino per prendere una boccata d'aria fresca.
«Te la stavi facendo a casa di Connell e ora non vuoi darle un passaggio?»
«Non me la stavo facendo, che cazzo dici? E poi, anche se avessi voluto, sei arrivato tu Jax. Ricordi?»
Il suo tono è vagamente stizzito. Lo vedo sollevare di poco il labbro superiore, in un'espressione quasi riluttante.
«Scusa tanto se Will aveva deciso di perdere i sensi mentre stavi per farti June White!»
«Non ho fatto...niente alle spalle di Will.» lo sento dire con voce turbata.
«Non ho detto questo, infatti.» ribatto sospettoso.
Oh no, l'ha fatto.
«Comunque non passiamo a prenderla perché va con Brian.» asserisco dandogli un'occhiata veloce.
James ha l'aria stanca, non so cosa stia combinando ultimamente, ma ha la faccia di uno che sta dormendo poco.
Vorrei solo saldasse il suo debito con gli Austin e smettesse di vendere quella roba, almeno non l'avrebbe continuamente a disposizione per farsela.
Si sfila la giacca di pelle lanciandola sul sedile posteriore, poi si ficca un piccolo filtro tra le labbra carnose e con le dita si mette a riempire una cartina, sbriciolandovi dentro del tabacco.
«Niente travestimento in coordinato con Taylor?»
Lo vedo scrollare la testa.
«Il cappellaio e Alice si odiano troppo quest'anno?»
«Può fottersi quella stronza. Non me la nominare.»
Con la coda dell'occhio lo vedo spingere la punta della lingua avanti e indietro sulla cartina.
«Che c'è Jax?»
«Niente, stavo pensando che farà un po' freddo per i nostri travestimenti.»
Lui solleva le spalle disinteressato, poi accende la sigaretta.
«Sicuro che Marvin riesce a ricordarsi la strada, se viene in macchina da solo?» domando io massaggiandomi i capelli.
James restringe lo sguardo inspirando a fondo, poi alza il mento e lancia il fumo verso l'alto.
«Secondo te pensare di scopare con qualcuno è tradimento?»
E questa domanda da dove esce?
«Ti fai dei film mentali su di lei, James?»
«No, che cazzo dici... no.»
«Cos'avete fatto?» domando a questo punto, sapendo che James non sa mentire.
«Qualcosina.»
Okay non voglio sapere.
«È capitato di farlo... insieme.» spiega poi, indicando il telefono che tiene tra le mani.
«Non me lo aspettavo da June.» borbotto schiarendomi la voce.
«Non cominciare a recitare le tue prediche da prete improvvisato. Non ci siamo detti niente abbiamo solo... hmm... condiviso il momento. Ognuno a casa sua.»
«E sentiamo, questo magico momento lo avete condiviso mentre lei stava con Will?» domando senza nascondere l'ironia che si posa pungente su ogni mia parola.
«Eh.»
Lo vedo pensieroso, ma non so se a farlo stare così siano i sensi di colpa verso Will o quello che gli ricorda ciò che ha tra le mani.
«Perché vai in giro con quel telefono?»
«Non posso lasciarlo a casa se resto a dormire fuori.»
«Perché? É la prova che noi non abbiamo fatto niente di male.»
James deglutisce pesantemente, lo vedo da come il suo pomo slitta a fatica nel collo.
«No, è la prova che siamo stati gli ultimi a vederlo prima che sparisse, Jax. C'è un movente qua dentro.»
«Cazzo.»
«Non mi fido a lasciarlo a casa, non mi fido di Jordan. Non mi fido di nessuno.»
Mi chiedo se stia prendendo dei respiri tra quei tiri di sigaretta, così affannati e ravvicinati.
«Già questo lo so. Tutti si fidano di te, ma tu non ti fidi di nessuno.»
James lascia che la mia osservazione venga completamente ignorata, poi concentra lo sguardo spietato avanti a sè.
«Lo facciamo sparire. Stanotte.»
I suoi occhi blu sfavillano nel buio, non hanno un cenno di esitazione.
«Stai scherzando?»
«No. Dobbiamo solo ricordarci esattamente dove lo posizioniamo. Nel bosco non lo troverà mai nessuno.»
«E Brian?» chiedo infine, richiamando gli occhi di James che mi si stagliano addosso, nel buio.
«Lui è d'accordo.»
Quando giungiamo sul posto Marvin è già lì con altri ragazzi.
«Troppe principesse, io ve lo dico: sto per avere un risveglio spirituale.» ridacchia strofinandosi la nuca rasata, indicando Amelia e Poppy nei loro vestiti volutamente ridotti a brandelli.
«Chi è quella?» domanda un ragazzo già mezzo ubriaco avvicinandosi a noi.
Il suo dito punta verso June White che sta a braccia incrociate dentro alla divisa delle cheerleader, ogni tanto soleva le spalle, forse per il freddo.
«Una che non te la darà mai, non sprecarti a guardarle il culo.» ribatte James con voce tagliente, mentre i suoi occhi si posano sulla parrucca castana di June.
Il tizio resta imbambolato per qualche istante, lei intanto si volta di spalle per parlare con Brian e Blaze.
«Ehi, mi hai sentito? Ti ho detto di non guardarla, cazzo.»
James è particolarmente nervoso oggi, spero che Connell non faccia il coglione, sennò so già come andrà a finire la serata. Si è trattenuto finora, ma prima o poi scoppia, lo conosco bene.
«Perché non siete ancora vestiti voi due?»
Eccolo. La voce strafottente di Connell arriva chiara e limpida alle nostre spalle.
«Tra poco andiamo a cambiarci...» bofonchio mentre lui ha già messo gli occhi su June.
«E sopratutto... perché Biancaneve non è vestita da Biancaneve?»
Ci passa di fianco con con due bicchieri in mano e lo sguardo rivolto alle ragazze.
«Com'era la citazione? "Specchio specchio delle mie brame... Chi è la più stretta del reame?"»
James gli sopraggiunge davanti con una velocità tale da provocare un'onda d'urto che fa oscillare i bicchieri dai quali zampillano i cocktails.
«James...»
Prima che sganci un destro sul muso di Connell, provo a trattenerlo dal braccio. Sotto alla mia mano grande, sento slittare fasci di muscoli duri e nervi tesi.
«Anche se devo dire che vestita da cheerleader, la sfonderei ancora più volentieri. Tregua?»
Connell sogghigna porgendo da bere a James, che lo fissa con due occhi sottili e le labbra strette in una linea dura.
«Andiamo a scolarci qualcosa di forte. Molto forte. E poi ci cambiamo.» sento dire a James con un ringhio poco rassicurante.
È pieno di alcol e di ragazze, ovunque.
Mi chiedo come si sentano gli altri a passare inosservati, perché io e James non lo siamo affatto.
Sopratutto per il genere femminile.
Non che a me freghi qualcosa.
🦋JUNE POV🦋
«June allora? Non ci hai ancora detto cosa ne pensi dei nostri travestimenti!» esclama Blaze indicando Brian.
Sono entrambi particolarmente insicuri riguardo alle loro scelte, nonostante siano tutto fuorché originali. Brian è vestito completamente di nero, mentre esibisce un sorriso dipinto che gli squarcia il volto bianco da un lato all'altro della faccia.
«Non volete saperlo...»
«E dai June!»
Blaze è impaziente, io invece mi guardo intorno con apprensione.
L'immensa radura verde che circonda la casa è un ammasso di gente che beve, fuma e pomicia ovunque. Meno male che mia madre pensa che io sia a casa di Amelia a festeggiare, perché qui non è posto concepito per le menti dei genitori. Mia madre chiamerebbe l'FBI all'istante e farebbe ammanettare tutti. Me compresa.
«Lo so che detto da Olivia Rodrigo rattoppata all'ultimo minuto può risultare presuntuoso... Siete carini ma...»
«Oh oh, sta già buttando le mani avanti...» sento dire a Blaze che strizza gli occhi fingendosi impaurito per via del mio giudizio imminente.
«No, io dico sul serio... ci saranno altri dieci Tate Langdon versione Halloween, Brian. E quanto a te Blaze, altri venti Joker».
Poi siamo nel 2021 e che diamine
«Sono solo un genericissimo scheletro, non Tate Langdon!» si indigna Brian, neanche lo avessi paragonato ad un vero omicida di massa.
«Sì però intanto ci ha distrutto così» si lamenta Blaze sottovoce.
«Già, ma forse June ha altre aspettative, ora...»
Brian risulta tagliente quanto sua sorella quando ci si mette. Sembra offeso, ma io volevo solo dire che quei travestimenti sono così popolari, che questa sera farò difficoltà a ritrovarli nella confusione, qualora dovessi perdermeli. Questo posto è più scuro, spaventoso e rumoroso di come mi aspettassi.
«Ragazzi non volevo dire...»
Mi si incespicano le parole tra i denti, quando mi accorgo che cos'ha catturato l'attenzione di Brian.
Sta guardando in cagnesco le due figure possenti di James e Jackson che giungono sul luogo salutando chiunque, neanche fossero i re della festa. Non sono neanche travestiti, portano entrambi i pantaloni della tuta, Jackson indossa una felpa rossa, James una t-shirt blu scura e aderente. Il biondo però, ha sulle spalle un borsone semi trasparente che conterrà sicuramente i loro vestiti.
Quando i miei occhi finiscono sulle dita affusolate di James che regge la sigaretta portandosela alle labbra pronunciate, la mia spina dorsale viene irradiata da un lungo brivido che mi fa tremare.
Guardo la gonna della divisa che mi arriva ampiamente sopra al ginocchio.
Non lo farò avvicinare.
Non posso farlo avvicinare.
«Brian?»
«Sono qua. Paura di perderti?»
«Sinceramente? Sì.» rispondo tremando.
È buio, la musica è tartassante e spaventosa, i travestimenti lo sono ancora di più e ora che siamo all'ingresso, dei tizi vestiti da diavoli ci chiedono di indossare delle maschere nere.
«Ma perché?»
«Porca miseria ho già perso Blaze...»
«Dici che se l'è presa perché ho detto quelle cose sui vostri costumi?»
«Tieni, June. Devi mettere questa prima di entrare.»
«Ma poi non mi riconosce nessuno.»
Continuo a lamentarmi mentre fisso accigliata quella maschera nera che mi porge Brian.
«E tu non riconoscerai gli altri, la portano tutti.»
«É inquietante.»
«É tradizione» spiega lui con il suo solito tono calmo.
«Ed è Halloween» aggiunge poi quel diavolo all'ingresso, con voce da brivido.
Uno scossone mi scuote le membra e mi fa trasalire.
June non c'è niente di cui aver paura, è una stupida festa con le persone che conosci. Sono solo travestimenti.
«Hai visto Tiffany?» domando a Brian ad un certo punto.
Come se il pensiero di vedere una faccia amica, bastasse a rassicurarmi.
«Non si vede nessuno è questo il bello! Oooouhh!»
«Ahh!» urlo quando una Poppy già brilla mi viene addosso.
«Poppy mi hai fatto prendere un colpo!»
«Qui dentro c'è troppa gente ed è troppo buio, non troverò mai Blaze.» si lamenta Brian alle mie spalle, quando facciamo il nostro ingresso nella casa.
L'aria è calda e c'è un vago odore di frutta mescolato con il fumo. E poi è buio, dannatamente buio.
«Come le trovi le persone?» domando senza accorgermi che per via della troppa calca, in attimo ho perso sia Brian che Poppy.
«Usa un po' di fantasia. No?»
Devo aver avuto un'allucinazione.
Ho appena sentito la voce graffiata di James, in mezzo a quel trambusto di musica e voci sconosciute. Compio un giro su me stessa. Di Brian, Blaze e Poppy non c'è più l'ombra e le sagome nell'oscurità si mescolano diventando tutte uguali. Qualcuno però mi si avvicina nel buio.
Assottiglio lo sguardo per mettere meglio a fuoco. Il mio corpo è in tumulto.
Cosa diavolo ho davanti agli occhi?
Sotto alle luci intermittenti mi si disegna davanti una sagoma conosciuta. Porta anche lui la maschera che gli copre naso e occhi, ma tanto il mio sguardo non è rimasto sul suo viso a lungo, è già inciampato oltre.
Il mantello bianco ricade distrattamente sulla spalla destra, lasciando il resto del suo torace ampio e definito, completamente nudo. Lo stesso tessuto leggero avvolge i suoi fianchi come un asciugamano ridotto a brandelli.
«Ti conosco?» chiede il ragazzo vestito da Dio greco davanti a me.
Poi si avvicina affondando il naso nell'incavo del mio collo. Inspira il mio odore neanche fosse un leone pronto a nutrirsi della paura emanata dalla sua preda.
«Non lo so... io ti conosco?» domando di riflesso, tentando di ignorare il suo profumo conosciuto.
«A dirla tutta... non poi così a fondo.» sospira lui vicino ai miei capelli.
La maschera nera che indossa è identica alla mia e quando si avvicina al mio viso, la sua bocca rosea si allinea ai miei occhi rendendomi immediatamente assuefatta dalla visione di quelle labbra.
«Solo perché tu fai di tutto per non farti conoscere, a fondo.»
Mantengo il mento rivolto verso l'alto, dove incontro le due gemme dal colore blu luminoso che trapelano dalla maschera.
«Magari non hai trovato la via giusta per arrivarci, a fondo.» lo sento sussurrare sulla mia guancia.
«Magari no. Eppure eccoti qua. Con una scusa per stare mezzo svestito come al tuo solito.»
«Sono sceso dall'Olimpo, ragazzina. Dovrei essere completamente nudo, ringrazia che ho questo straccio a coprirmi il...»
«James!» sussulto imbarazzata.
«Vedo che mi hai riconosciuto, finalmente.»
Abbasso la testa nascondendo un sorriso che provo a reprimere con tutte le forze.
«Fai così con tutte quelle che ti ritrovi davanti, vero?»
«Magari mi cambia poco chi ho davanti.»
È una provocazione la sua, ormai lo conosco. Si scompiglia i capelli castani con la mano, mentre le sue labbra si schiudono appena per inumidirsi con una passata veloce di lingua.
«Fantastico. È questo che dici alle ragazze per conquistarle? Che una vale l'altra?»
«Se preferisci pensare che sia il semplice "vuoi scopare?" a conquistarle...»
Sollevo gli occhi a lato, smuovendo il capo.
«No, non è quello.» ribatto istintivamente.
Il mio cuore manca un battito, quando con un braccio mi cinge la vita, attirandomi al suo corpo.
I nostri fianchi vanno in collisione.
«E dimmelo tu. Che cos'è, June?» sospira dall'alto.
Sento la durezza dei muscoli che fasciano le sue gambe lunghe, sfiorare le mie cosce lasciate scoperte dalla gonna.
Sei tu maledetto. Quello che fai, quello che dici, come lo dici.
Ma non lo ammetterò mai. Non lo farei neanche se fossi completamente ubriaca. Ed è assurdo perché anche se non lo sono, così mi ci sento davanti a lui.
Con un rapido movimento delle dita fa slittare la maschera verso l'alto e il mio sguardo viene risucchiato dai suoi occhi blu che luccicano nel buio, folgorandomi in pieno. Poi finisco a capitolare nella trappola che è la sua bocca gonfia e perfetta.
«Cambiato idea?» mi canzona divertito quando si capacita della mia debolezza.
Ho passato qualche secondo a fissare i suoi lineamenti perfetti sporcati dal sangue finto. E l'ho fatto senza aprire bocca, ma lui se n'è accorto.
Stronzo.
«Certo che no.»
«Non sembri convinta però.»
Storco la bocca in una smorfia odiosa, dedicandogliela a pieno.
«Lo sono. E poi, che vuoi adesso?»
«Nulla. Ma sappi che non sono paziente come credi.» bisbiglia stringendomi un po' di più, questa volta.
Tendo la schiena con rigidità, per evitare di sbilanciarmi troppo e finire con il naso dentro al suo petto largo e scoperto, che tralascia un profumo così buono che è impossibile da ignorare.
«Sei qui per parlare del fatto che ho rifiutato il tuo bacio?»
«Non proverò mai più a baciarti.» sentenzia dall'alto, senza battere ciglio.
E lo sta ammettendo con troppa calma, con troppo disinteresse... Non so perché, ma questo atteggiamento fa scaturire in me qualcosa di provocatorio.
«Non ci proverai più, quindi...»
«Certo che no.»
Lo dice con il mento verso l'alto, mostrandomi tutta la sua presunzione.
Presunzione alla quale rispondo sollevandomi in punta di piedi, fino a raggiungere il suo orecchio.
«Peccato, Jamie.» sussurro prima di voltargli le spalle.
Mi libero dalla sua presa ma quando sono ormai di schiena, lui mi afferra il polso con prontezza.
«No, aspetta. Tu non... Non fai così.»
La musica in sottofondo è ridotta ad un battito pulsante, così come lo è il mio cuore, quando lui sprofonda con quegli occhi blu nelle mie labbra. Neanche volesse strapparmele con la forza di quello sguardo.
«Così? Così come?» domando sollevando un sopracciglio con aria stupita.
«A che gioco stai giocando ragazzina?»
Si morde il labbro inferiore e mi basta quello a capire che la cosa lo intriga.
«I giochi li lascio fare a te. Sei tu l'esperto.»
James in tutta risposta mi inchioda con un'occhiata sottile che mi fa tremare.
«Ah sì? E tu cosa come fai a sapere in cosa sono esperto?»
In realtà non so neanche io cosa sto dicendo. Sono solo tremendamente confusa perché il mio cervello dice di non fare una cosa, ma poi mi ritrovo a volerla fare. Il suo profumo sa essere dannatamente convincente, è un'arma che unita al suo aspetto così perfetto, non fa che farmi sentire sopraffatta ogni volta che mi rivolge la parola. Forse però fargli credere che ho tutto sotto controllo, può darmi una mano a sentirmici sul serio.
«Non sono come te, i giochetti non mi interessano.» spiego decisa.
«Buono a sapersi. Quindi se ti propongo un gioco, tu non accetti. Giusto?»
Beh, ora non esageriamo...
Mi guardo in giro. Le facce non le vedo, ma so che ci sono. Non sento le voci. La musica è alta sì, ma non sento neanche più quella. Solo la mia curiosità martellante.
«Dimmi di cosa si tratta.»
James solleva le labbra, gli si forma un sorrisetto compiaciuto ai lati della bocca.
Il mio difetto più grande mi seppellirà viva prima o poi.
«Se ti allontani ora, nella mischia... Pensi che ci ritroveremo?»
Ho già perso Brian e Poppy in un secondo, perciò direi che è improbabile.
«C'è troppa gente...» mormoro facendo segno di no con la testa.
«Esatto. Perciò facciamo così, se a fine serata riesco a trovarti...»
Indietreggio all'istante.
«Tu sei pazzo, io non ti bacio per gioco!»
Le sue labbra ricurve lasciano intravedere i denti bianchi ed allineati quando scoppia a ridere, esibendo due fossette accentuate.
«E chi ha parlato di baciarsi, Biancaneve?»
Si lecca il labbro inferiore e dopo quel gesto è inevitabile pensare alla sua lingua. E a quel gusto dolce di fragola.
«Magari vuoi levare questa...»
Quando però si avvicina con quella bocca ad un soffio dalla mia, non connetto più.
«Cosa?»
«Tensione.» mi sussurra nell'orecchio con voce rauca e dolce allo stesso tempo.
Abbandono per un attimo la ragione e chiudo gli occhi.
«Non sento nessuna...»
«Non la senti?»
Nego scrollando il capo, ma non riesco più a parlare.
«Non resisti più, devi liberartene. Hai bisogno di me.»
James sta letteralmente spingendo dentro di me questo pensiero, rendendolo sempre un po' meno suo e un po' più mio.
«Parla per te.» rispondo raddrizzando le spalle.
Lo vedo curvare il capo, poi trascinare una mano tra i capelli volutamente scompigliati senza smettere di fissarmi.
«Oh certo che parlo anche per me.»
Deglutire si rivela più arduo del previsto, sento la gola secca e la bocca completamente anestetizzata.
«Non farò mai.» riesco a pronunciare.
«L'abbiamo già fatto una volta.» Lo vedo dare un colpetto di spalle verso l'alto.
«Non ricordo.»
«Certo, non ricordi. Dopo sei stata meglio, no?»
La sua voce suadente sta cominciando a farmi sentire in uno stato di ebbrezza che non avevo richiesto.
«Parla per te.» ripeto rigida come una cantilena.
«Io la tua foto l'ho cancellata, ragazzina...»
Poi si avvicina al mio orecchio come un serpente pronto a stordire la sua preda con il veleno delle sue parole.
«Tu invece?»
E sta cominciando a fare caldo.
Tanto caldo.
Avverto il bruciore espandersi intorno alle mie guance, proprio mentre mi volta le spalle con quel corpo fatto apposta per sembrare un Dio greco.
Resto leggermente confusa a fissare la sua schiena illuminata da fasci di luci intermittenti che si scambiano il ruolo con il buio più assoluto.
Poi però James sembra ripensarci, perché si volta ancora.
«In ogni caso...»
Lo vedo tornare indietro.
«Cosa?» domando ormai appesa a quello scambio di battute, come se ne fossi dipendente.
«La domanda rimane sempre la stessa.»
«Sei impazzito.»
«Beh tu immagina...»
Il suo sguardo traccia la lunghezza della parrucca che mi casca lungo le spalle, per poi rimbalzare sulle mie labbra. E io non credo di aver mai sentito così tanto caldo in vita mia.
«Levare questa tensione tutta di colpo, non sarebbe un sollievo?
Ti prende in giro, June. Ed è proprio uno stronzo
«Finiscila.»
Ma anche se fosse serio, non se ne parlerebbe. Né ora, né mai.
«Come vuoi.»
Si stringe nelle spalle, estrae un accendino da non so dove e comincia ad indietreggiare lentamente. Ma prima che possa scomparire tra la folla, mi affretto a richiamarlo.
«James, però dimmi una cosa.»
Isso la testa verso l'alto per incontrare i suoi occhi blu, lui è già pronto a guardarmi, come se conoscesse la domanda.
«Perché dovrei accettare?»
«Scoprilo da sola.» ribatte con la sua solita battuta svelta.
Io resto in silenzio, dandogli il tempo di contrattaccare.
«Ci stai davvero pensando, ragazzina?»
«Dio quanto ti odio...» mi lascio andare a quel piccolo lamento, causandogli un sorrisetto enigmatico.
«Ma secondo te ci penso? Secondo te voglio finire nell'infinita schiera delle tue "amiche? Te lo puoi scordare.»
James però sorride per la mia reazione spropositata, poi fa a slittare il pollice sull'accendino dando vita ad una piccola fiammella che avvicina al mio viso, per illuminare l'unione dei nostri profili.
«Cazzo, è proprio vero che mi vuoi...» sussurra fissandomi le labbra.
Le gambe iniziano a diventare pesanti, ma la testa è troppo leggera. Ho bisogno di un appiglio e non so come, ma anche lui sembra rendersene conto. Lo vedo indietreggiare fino ad un tavolo dove sono abbandonati zaini e bottiglie vuote. Vi si appoggia con la schiena, poi incrocia le braccia al petto, mettendo in mostra la sua fisicità esposta. Alcune ragazze gli passano accanto, dovrei essere stupida a non vedere gli occhi dolci e languidi che gli rivolgono.
«Ti senti meglio adesso che sei venuto qui con lo scopo di ingrandire il tuo ego? Sei pronto per grandi cose ora.» asserisco tesa, quando lo vedo seguire con lo sguardo le ragazze che ci oltrepassano.
Con le mani giocherella con l'accendino, poi torna ad osservare me.
«Puoi ben dirlo. Dipende però con chi mi va di farle, queste grandi cose...»
Resta inclinato su quel tavolo mentre io sono ormai senza fiato, pressata da sagome di corpi sconosciuti, che intorno a me ormai hanno perso bordi e confini. Sento le membra farsi sempre più fiacche e James come un predatore approfitta di quella debolezza per afferrami dal fianco e trascinarmi contro il suo corpo. La mia schiena si scontra contro il suo petto mentre il mio sedere finisce per sbattere rovinosamente contro i suoi fianchi.
«Tu... fai così con tutte.» mormoro con voce debole, quando avverto il suo respiro caldo e piacevole sulla spalla.
Mi sto agitando.
«Non ce la fai proprio a starmi vicino...»
No dio mio
«Certo che ce la faccio, è che non voglio.»
«E siccome lo faccio con tutte... non vuoi avvicinarti a me.»
«Beh, puoi biasimarmi?»
Posa delicatamente le labbra sulla mia spalla nuda, dove lo sento sorridere.
Il suo respiro di menta e sigaretta contro la mia pelle è una carezza piacevole che mi induce a chiudere gli occhi.
«E pensi basti questo... Credi che basterà non avvicinarti più a me, per fartela passare? O è paura di cosa direbbero gli altri? È questa ad essere più forte del tuo desiderio?»
Farmela passare? Ma quanta arroganza e presunzione sono racchiuse dentro a questo ragazzo?
Non so perché, ma la mia mente fugge veloce a quella sera in cui mi sono ritrovata tra lui e William .
June, concentrati non perdere il focus o uno come James ti mangia viva
«Non è così. Non mi piace perdere tempo con chi non mi dà valore. Non sapevo neanche chi fossi prima, sennò non ti avrei rivolto la parola.»
James sembra non credere ad una singola parola, perché non si sofferma neanche a rispondermi.
«Vuoi sapere una cosa?» Sussurra cogliendomi di sorpresa.
Il calore del suo respiro marchia il mio collo, scende tra le mie scapole e poi sempre più in basso.
«Io invece ti ho riconosciuta subito.»
La sua voce diventa così fluida che sembra miele. Mi si incastra un singulto al fondo della gola.
«Come hai fatto?»
«Mi piace il tuo profumo, te l'ho già detto, ragazzina.»
Sono di pietra, non posso cedere alle sue provocazioni. Non ora che ho resistito così tanto.
«Amelia mi aspetta, devo andare. Dovrei essere con loro.»
Mi sollevo da quella posizione, ma James mi circonda la vita con il braccio e con una presa possessiva mi attrae nuovamente contro di sé.
«Sei già esattamente dove dovresti essere.»
E questa volta ricasco addosso a lui, abbandonandomi completamente al suo volere, senza oppormi.
«Dimmi quello che hai da dire allora.» lo incito rigida come un ghiacciolo.
«Ti ricordi quella sera...»
«No.»
Con gli occhi punto qualcosa di indefinito davanti a me, nel buio, mentre lui se ne sta indisturbato dietro di me, con la punta del naso premuta sul mio collo.
«Non te la ricordi, ma a me pare di sì.»
«Che cosa ci sarebbe di così memorabile da ricordare, James?»
«Come ti ho fatta sentire.»
Una risatina nervosa lascia le mie labbra.
«Tu non hai fatto proprio nulla...»
«Sappi che quello non è niente.»
La sua voce, così bassa e profonda, sa essere piacevole come velluto morbido che mi accarezza la gola. Eppure le sue parole suonano come una minaccia forte e chiara, più simile ad una lama tagliente pronta a ferirmi fino a farmi sanguinare.
«Ora che William è fuori dai giochi, le cose si mettono in questo modo: se io voglio, tu non avrai scampo.» soffia sicuro di sè.
Sento il labbro inferiore cominciare a tremare. Forse è solo una mia impressione, o forse sta davvero passando alle maniere forti. Ha cambiato marcia, così, senza avvisare, tutt'ad un tratto.
«Ma se prima hai detto che non ci avresti più riprovato...»
«Infatti ho detto se...»
Mi sta provocando, di nuovo.
«Ma non preoccuparti, non lo farei mai.»
Non chiederlo June, tappati la bocca
«Perché?»
Maledizione
«Perché...»
La mano destra che prima stava agganciata al tavolo, si appropria del mio ginocchio, per poi salire spaventosamente verso l'alto, tracciandomi la pelle con il suo tocco freddo.
«Sei vulnerabile.»
Trattengo il respiro.
«Sei inesperta....»
Abbasso lo sguardo, è troppo buio ma riesco a sentirla. La parte metallica dell'accendino che James stringe tra le dita, striscia sulla mia pelle bollente, percorrendo quel pericoloso sentiero verso l'alto.
«Una preda perfetta.» conclude posando le labbra sul mio orecchio, senza staccarle più da lì.
Perché mi vuole stordire con queste parole adesso? Che senso ha...?
Lo fa con tutti. Che spera di ottenere?
I miei pensieri si frantumano in mille pezzi e perdo completamente l'uso della ragione quando sento le sue dita avere la meglio sulla mia razionalità. Perché ha appena detto una cosa, ma sta facendo tutt'altro.
L'accendino incontra il bordo della gonna, vi giocherella un po', così, senza motivo, giusto per togliermi il fiato.
E quando James ferma la corsa con quella mano, riprende con la sinistra, proprio dove si era arrestato con la destra. Risale sempre più in alto tra le mie cosce.
June fermalo
«Grazie per avermi resa partecipe della tua mentalità da uomo delle caverne, ma ti avviso che non siamo nella preistoria e le cose si fanno in due.»
Tento di non dar troppo a vedere la mia debolezza in questo istante, ma è davvero difficile concentrarmi quando lui si comporta in questo modo. Il suo profumo è solo una piccola parte della tortura che ha messo in atto, perché questa diventa insostenibile quando le sue labbra si spingono sul lobo del mio orecchio e la sua lingua sfiora il mio collo, tracciandone i contorni sensibili.
«James...»
Non riesco a dire altro se non il suo nome, perché sono paralizzata tra la voglia di tirarmi indietro ed il desiderio di finire a fondo con lui.
«Cazzo, tu non mi fermi mai però...»
Vengo percorsa da un brivido, quando la punta del suo pollice si insinua tra le mie cosce, striscia lenta tra le mie gambe per andare così a fondo da sfiorare il cotone delle mie mutande. Con gli occhi sgranati, tento di riprendere fiato, ma questo sembra perdersi dentro ai miei polmoni, che si dimenticano di riempirsi e svuotarsi ad un ritmo regolare. James slitta il dito freddo dall'alto verso il basso, lentamente, una volta soltanto.
Colpisce la mia parte più calda e sensibile, provocandomi una contrazione voluttuosa nella pancia. Un calore inatteso si sprigiona nel mio petto, fino allo stomaco e al centro delle mie gambe.
Il suo polpastrello freddo segna il tessuto di cotone che però non è in grado di proteggere la mia zona intima che, troppo sensibile, avverte quel tocco come una carezza pulsante.
Ed è così inatteso e piacevole, che neanche mi accorgo di come con l'indice abbia raggiunto il mio interno coscia, dove segna per lungo la piccola cicatrice che si staglia sulla mia pelle.
Stringo le gambe di scatto, obbligandolo a far saltare via la sua mano da lì sotto.
«June.»
Mi tiro su repentinamente e mi volto a guardarlo con aria di sfida.
James ha gli occhi spossati e le guance arrossate, mentre il mio respiro è completamente impazzito.
«Tu devi finirla!» sibilo con il viso accaldato.
Lui però mi sta guardando con un'aria dannatamente strana.
«Tieni, June.»
Brian mi appare davanti e per poco non sobbalzo dalla paura, avevo dimenticato il suo volto tinto di bianco e quel dettaglio del sorriso inquietante che gli taglia la faccia.
«Hunter lasciala in pace. Non te lo chiedo due volte.» prorompe, quando ci vede in piedi, l'uno di fronte all'altro, con le facce confuse.
Ma né io né James sembriamo in grado di dare ascolto a qualcos'altro che non siano i nostri occhi in questo momento.
«Dimmi solo perché.»
James l'ha detto per davvero o me lo sto immaginando?
Ho il fiato corto, le gambe molli. Mi sento raggirata, voleva solo sapere.
Brian continua a fissare James che però non sembra udire le sue parole. Ma quando distolgo lo sguardo dai suoi occhi blu, il messaggio è più che chiaro. Voglio che se ne vada.
Mi sento così stupida.
Mi rivolgo Brian per ricevere il bicchiere che ha da pormi e quando torno a James, questo è già sparito, forse risucchiato dalla calca.
Ma poi quale persona sana di mente viene a farmi una proposta del genere?
Era tutta una messa in scena per ottenere quello che voleva, ovvero sapere.
Quale persona sana di mente è così determinata a voler scoprire se ho delle stupide cicatrici o meno...?
Cosa vuole da me?
♦️JACKSON POV♦️
Le relazioni sono un gran casino e ovviamente Blaze ce l'ha ancora con me per il nostro ultimo incontro negli spogliatoi.
Non c'è equilibrio, né perfezione o ordine nei rapporti umani. Sopratutto quando mi metto a fare lo stronzo come faccio con Blaze.
Ma come si fa a non essere egoisti e non ferire gli altri?
«Jackson. Sei tu?»
June sembra terrorizzata quando mi viene vicino, nonostante il mio travestimento da vichingo sia molto meno spaventoso rispetto a quelli degli altri.
«Che succede?»
Per un attimo mi preoccupo anch'io nel vedere la sua espressione. Ripenso subito alle parole di Connell.
«Niente ho appena perso Brian, porca miseria.» la sento lamentarsi, litigando con la parrucca castana che ha in testa.
«Che ci fai con lui, con Brian?» le chiedo guardandola dall'alto.
Vedo i suoi occhi attraversati da scintilla curiosa, poi si morde il labbro prima ancora di esternare la sua sete di sapere.
Tanto non ti direi niente.
«Che bevi?» le chiedo quando vedo che ha un bicchiere in mano.
«Coca Cola.»
«E...?»
Mi guarda come fossi impazzito tutt'ad un tratto.
«E nient'altro. Ovvio.»
«Ne avrei bisogno anch'io, ma senza aggiunte di alcol. Non posso bere» metto in chiaro, mentre lei mi fa un cenno.
«Vieni, ti faccio vedere.»
Poi si aggrappa stretta al mio braccio come se avesse paura di perdermi nella folla da un momento all'altro.
«É per il test antidroga, vero?» urla nel buio per farsi sentire.
«Già.»
«Ti sembra giusto?»
Con quella domanda mi causa un leggero increspamento sulla fronte.
«Lo facciamo una volta a testa, questa volta tocca a me rimanere pulito per gli altri.»
«Scommetto che a James non tocca mai...» insinua lei spostando la bocca a lato in un'espressione contrariata.
«No, è vero. Ma che c'entra?»
«I tuoi problemi non sono meno importanti dei suoi, Jackson.»
La frase di June mi fa trasalire. La guardo versarmi della Coca cola in un bicchiere di carta, ma prima di farlo strizza gli occhi controllando all'interno, come per assicurarsi che sia pulito.
In quel momento mi passano a fianco Bonnie e Stacy.
«E proprio quando credevi che Jackson non potesse diventare ancora più figo...»
Entrambe mi lucidano con un'occhiata bramosa da capo a piedi, soffermandosi sulla mia porzione di torace lasciata scoperta dal gilet color caffè, in finta pelle.
Sollevo lo sguardo al soffitto scuro per poi tornare su June.
Non è poi così male parlare con lei. Non mi vuole saltare addosso, non mi riempie di frecciatine, né mi provoca in continuazione come fanno normalmente le ragazze che frequenta James.
«Ciao bellezza. Perché sei al tavolo degli analcolici?»
Ma se lei si comporta in questo modo con tutti, non è abbastanza fortunata con gli altri, perché loro si atteggiano spesso e volentieri da emeriti stronzi con lei.
E Connell è solo uno di questi.
«Corbell perché tu ancora mi rivolgi la parola?»
«Avanti, che fai con la Coca cola? Tu sai divertii quando vuoi.»
Lei invece che ignorare quel viscido, risponde alla provocazione senza sapere in che guaio si sta andando a cacciare.
«Che vuoi dire?»
Alterno rapidamente gli occhi da lei a lui, che intanto sogghigna beffardo.
«Lo sanno tutti.»
June sbatte le palpebre con aria incredula.
«Scusami?»
«Ti hanno vista tutti.» continua lui con un mezzo ghigno sghembo.
La sua faccia cambia all'improvviso.
«Vista fare cosa?» chiede June, sbiancando in volto.
«Non lo sai?»
O mio Dio
«Andiamo, lascialo perdere... Va a farti un giro Connell» taglio corto prendendola dal polso.
«Di cosa parlava?» mi domanda lei mentre le faccio strada verso l'uscita.
Non lo so, ma ho un brutto presentimento.
«Straparlava come al suo solito... Accompagnami fuori.»
Ma tutti i miei tentativi di tranquillizzarla svaniscono, perché Connell ci segue per raggiungere il gruppetto dei suoi amici, che sta fuori a fumare. Si mettono a parlare a qualche metro da noi, finché ad un certo punto uno di questi tira fuori il cellulare, mostrandolo agli altri.
«Cento dollari a chi indovina chi è.»
Li sentiamo sghignazzare.
«Quello di spalle è Hunter, di sicuro. L'altro è William Cooper.» brontola un altro.
Connell gli strappa il cellulare dalle mani per guardare il video, mentre i suoi amici ridono e cominciano a fare commenti. È un crescendo, iniziano in modo leggero per poi finire a fare apprezzamenti osceni e volgari su di lei.
Merda
E non faccio in tempo a voltarmi per soppesare la reazione di June, che la vedo scappare via.
E ora che faccio?
Sta fuggendo verso il bosco e se glielo lasciassi fare e poi le succedesse qualcosa, James non me lo perdonerebbe mai.
«Che ti prende?»
Inizio a seguire a passo svelto la sua camminata che ci porta sempre più lontani dalla casa.
«Non hai sentito, Jax?»
Sta tremando, si toglie la parrucca lanciandola a terra con un gesto nervoso, poi si risistema la crocchia bionda e spettinata.
«Sì ma....»
«Non hai sentito che hanno detto su di me?»
E con voce rotta ricomincia a camminare.
«Loro non... non ti conoscono.» esclamo allargando le braccia.
«Già. Non mi conoscono, non sanno niente. Non sanno cosa mi piace fare. Non sanno qual è il mio libro preferito, alcuni di loro non sanno neanche come mi chiamo. È il mio corpo che bersagliano e si sentono in diritto di fare quei commenti!»
«June, per favore...»
Dirle di calmarsi non avrebbe senso, perché ha tutto il diritto di essere così fuori di sé.
«Mi dispiace.»
«Non possiamo fare un errore che veniamo etichettate a vita, voi potete fare tutto quello che vi pare e sarete sempre degli eroi!»
«Hai ragione e mi dispiace davvero, però fermati non possiamo andare da quella parte...»
Si blocca proprio dove l'erba comincia a diventare più fitta e mi lancia un'occhiata di sfida così aspra, che sembra cancellare qualsiasi paura che era nascosta nel suo sguardo di poco fa. Per un attimo potrei pensare che avrebbe persino il coraggio di affrontare quello stronzo di Connell, senza timore.
«Perché ora sei gentile con me?» chiede sollevando la testa verso l'alto, come a far allineare i nostri azzurri.
«Perché... Ehmmm....»
Ora le che le dico? Perché me l'ha chiesto James? Non me l'ha chiesto, sarebbe una bugia.
«Perché... Quegli stronzi farebbero lo stesso, anche con me.»
La mia confessione si libera nell'aria scura, dove un leggero scrosciare di sottofondo ci ricorda della vicinanza di un fiume.
June mi fissa allargando i suoi occhi, che si fanno più lucidi.
«Chi è stato?» domanda poi.
«Non ne ho idea, se vuoi provo a chiedere a James, ma... sappi che lo penso davvero. Tu non meriti tutto questo.»
La guardo sbattere le lunghe ciglia un paio di volte, quasi incredula per via delle mie parole inaspettate.
«Non sei come Ari.» aggiungo poi.
«Nessuno si merita un trattamento del genere, Jackson. Ne io, nè Ari. Nessuno.» sussurra trattenendo i singhiozzi a fatica.
«Torniamo indietro. Vuoi che ti accompagni a casa?»
È la prima cosa che mi viene da chiederle, nel vederla così scossa.
«Sì direi di sì.» si stringe nelle spalle, provando a scaldarsi gli avambracci con le mani, mentre ci incamminiamo nuovamente verso le luci ed il casino.
Ma come sì?
«Ci vuole un'ora per tornare... sei sicura che...»
«Sì ti prego.»
«Ma avevamo in programma di dormire qui stanotte.»
«Non lo so, non... non voglio stare da sola.» bisbiglia sottovoce.
La vedo guardare il cellulare, sta controllando se William le ha risposto al messaggio.
«Che dice Will?»
Mi mostra lo schermo.
Maledetto litio, sono a pezzi June non riesco a venire alla festa
«Senti, trovo James e gli dico di obbligare Connell a cancellare quel video, okay?»
«Perché pensi che l'abbia solo lui? Se lo saranno già passato tutti! E poi no, non voglio che James si metta nei casini per me. Lascia stare.» sostiene avvilita, chinando la testa.
Arresto la camminata all'improvviso, lei si volta.
«Riesci a pensare di proteggere James anche in una situazione come questa, dove sei tu la vittima?» le domando quando lei sta già scrollando le spalle.
«Tu non lo faresti?»
Già. E forse siamo più simili di quanto crediamo.
«Andiamo.»
I nostri passi nel buio ci riconducono alla casa, dove fortunatamente il gruppetto di Connell si è disgregato. Alcuni di loro si sono spostati vicino ad un piccolo casottino in legno, dal quale fuoriesce del vapore.
Li udiamo parlottare a gran voce, finché non mi accorgo che c'è anche James lì con loro.
«Dicono che questo sei tu, Hunter.»
«Che cazzo state guardando?» si acciglia lui alzando la voce.
Vedo James strappare l'iphone dalle mani di uno dei migliori amici di Connell. Lo fa bruscamente, lasciando questo con una smorfia sul viso.
«No. Io non credo.» si affretta a dire.
«E invece sì. Ve la fate insieme?»
Il ragazzo punta il dito nella nostra direzione, rivelandogli la nostra presenza.
James osserva June con aria confusa, poi però si volta di scatto verso il ragazzo e la sua espressione facciale cambia all'improvviso. Lo afferra dal colletto della sua tunica da prete vampiro, strattonandolo vigorosamente.
«James.»
Accorro a fermarlo prima che faccia una cazzata.
«Ma che fai? Sei impazzito? Per così poco... lascia stare.»
Provo a trascinarlo via prendendolo da entrambe le spalle, ma è del tutto inutile perché non lo smuovo di un millimetro.
«Devo trovare Connell.» sputa lasciando andare il ragazzo con un gesto repentino che lo fa quasi cascare per terra.
Sollevo la testa tra la gente e ritrovo il vestito azzurrino di June, poco distante da noi. La vedo abbassare lo sguardo, sembra stia scoppiare a piangere da un momento all'altro.
E ora che cazzo faccio?
Poi guardo James che fissa con la mascella serrata quei ragazzi.
Non riesco a gestirli entrambi in questo momento.
«Vieni.» gli dico indicandogliela con un cenno del capo.
Così ci avviciniamo a June che indietreggia quando si vede arrivare addosso la figura ingombrante di James.
«Che hai?» le chiede lui senza mezzi termini.
James la sensibilità non sa neanche cosa sia.
«Lo sai cosa succede.» intervengo io quando noto che lei si è ammutolita del tutto.
«Forse è meglio se l'accompagno a casa.» dico sottovoce.
«Vuoi andare a casa?»
James continua a rivolgersi a lei, che però non sembra intenzionata a rispondergli.
Non lo guarda neanche, resta imbronciata con gli occhi bassi piantati sulle sue Converse bianche.
«Certo che voglio andarmene a casa.» ribatte ad un certo punto, facendo voltare entrambi nella sua traiettoria.
James le fa ombra con la sua sagoma, tanto da indurla ad inclinare il collo per incontrare il suo sguardo.
«No. Tu non ci vai.»
«Tu sei pazzo. Io ci vado, se voglio.»
«Non portarla da nessuna parte.» mi intima poi, ignorando le richieste di June.
Credo di essermi perso dei pezzi.
Mi ricorda un braccio di ferro quello tra i due, perché non vuole che lei torni a casa?
James s'impone davanti alla sua figura minuta, sovrastandola e avvicinandosi così tanto a lei, che sembra stia per baciarla da un momento all'altro.
«Pensi che tornando a casa le cose andranno meglio? Eh? Che così puoi fingere non sia successo niente?»
Lo conosco, probabilmente nella sua testa pensa di volerla aiutare, ma non si accorge di risultare troppo aggressivo.
«Stanno ridendo di me, non di te!» insorge lei tenendogli testa, nonostante gli arrivi a malapena al petto.
«E che cazzo te ne frega?»
June non la prende bene, la vedo sbuffare per poi voltarsi con l'intento di allontanarsi.
«White... È meglio se torni indietro.»
É ancora scossa e sì, e pensavo scoppiasse a piangere, qualsiasi ragazza l'avrebbe fatto, ma lei non lo fa.
«Lasciali ridere, non te ne deve fregare un cazzo. Non stavi facendo niente di male.»
James prova a farla ragionare, ma è del tutto inutile.
«La fai facile tu. A te faranno sempre un applauso. Io sarò ricaricata a vita per questo.»
«Mi spiace James, ma stavolta ha ragione June.» mi intrometto sperando di calmare le acque.
Lo vedo portarsi una sigaretta alla bocca, poi inizia a grattare gli incisivi intorno al filtro, mentre la segue con lo sguardo. «Dove cazzo stai andando?»
«Lasciami in pace.» sbotta June mollandoci lì come due idioti.
E lui si agita notevolmente vedendola andare via.
«Non mi seguire.» continua lei.
«Okay non ti seguo, ma perché non ti calmi un attimo...»
In lontananza vediamo arrivare Tiffany con alcune sue amiche e sembra notarla anche June, perché le va incontro, cascando dritta tra le braccia della mora.
«Cazzo.»
Sento James imprecare immergendo entrambe le mani nei capelli color cenere. Ormai sul suo viso non vi è quasi più traccia dei residui di sangue finto.
«Che sta succedendo, cos'è questa storia?» domando incrinando la voce.
«Non è niente.» James assottiglia lo sguardo piantandolo nel mio.
«Che vi prende, a te e a Will?»
«Abbiamo tutto sotto controllo.» lo sento biasciare mentre accende la sigaretta, muovendo nervosamente le dita.
«Non ho visto quel video, ma dai commenti non mi sembra che voi abbiate tutto sotto controllo.»
«Avanti Jax, non cominciare con questa parte da moralista del cazzo. Tu sei un santo? Davvero?»
La tensione cresce rapida, James è un maestro in questo.
«No, ma hanno ragione quando dicono che voi fate così. Con June potevi risparmiartelo.»
«Non abbiamo fatto un cazzo, non sarei mai andato fino in fondo. E poi scusa...»
Mi afferra dal gilet facendo scoccare un'occhiata scura lungo tutto il mio corpo.
«Correggimi se sbaglio, c'eri anche tu l'anno scorso, al mio compleanno, mentre stavo con Stacy e me la sbattevo davanti ai tuoi occhi.»
Un fremito mi percuote.
«Dio, mio. Eravamo ubriachi James...»
Merda, era strafatto pensavo se lo fosse dimenticato.
«Certo, ubriachi... mi pare tu non ti sia tirato indietro quando le ho detto di farti un lavoretto con la bocca...» Lo guardo sorridere amaramente.
«Finiscila. Qui non si tratta di moralismo.» borbotto tentando di nascondere la vergogna che mi suscita quel ricordo.
«Anche perché quella volta ti è piaciuto.»
Consuma la sigaretta con un'avidità quasi sofferente.
Sì certo, era proprio Stacy a piacermi...
Non la visione di te, tutto spettinato, nudo e sudato addosso a lei.
«James dacci un taglio. Non stai parlando di una delle tue amiche. È diventato un gioco quello tra di voi, una sfida, cosa?»
Con le labbra gonfie sbuffa annoiato, con gli occhi però, lo vedo cercare Connell.
«È pieno di ragazze che si vogliono solo divertire. Giocate con loro, non con lei. Che cosa ti ha fatto?»
«Stai diventando fottutamente noioso, Jax.»
James tenta di mantenere la sua aria da duro, ma con me non attacca.
«Te l'ha chiesto Will, vero? É una sfida, una scommessa?»
«Voleva solo gli dimostrassi che lei non conta un cazzo per me.»
«E ti piaceva l'idea di fartela con lui.»
«All'inizio sì e allora? Sono stato un coglione okay, ma volevo che Will si fidasse di me e non facesse cazzate, ma... alla fine è finito lo stesso per farne e io ho ferito lei. Qualsiasi cosa faccio non va mai bene, cazzo!»
«Dove vai adesso?» domando confuso.
James lancia la sigaretta a terra, la distrugge con la punta della scarpa poi mi fulmina con un'occhiata ferrea.
«Non farla avvicinare agli amici di Connell.»
«Beh sarà libera di...»
«Jax, non hai capito. Io non mi fido di lui, né dei suoi amici.»
«Stacci tu con lei, allora.»
Una ragazza eccessivamente truccata e vestita da strega con delle mutande al posto della gonna, si accosta a lui, gli parla nell'orecchio ma James non se ne accorge neanche.
«Non ci sto con lei, perché non mi vuole.»
«Non ti vuole, James? Sì, certo, immagino.»
Lui però non mi sta più dando retta.
«Sì okay, ma dove vai adesso?»
Lo guardo preoccupato, mentre si allontana a grosse falcate.
«Ad ammazzare Connell.»
🦋JUNE POV🦋
Tiffany mi accarezza la spalla per indurmi a calmarmi, non fa che provare a ridimensionare la questione, ma io non riesco a darmi pace.
«Era di questo che volevi parlare con James, a casa di Will. Vero?» la interrogo vedendola annuire amareggiata.
«Abbiamo litigato quando ho scoperto che aveva quel video.» prosegue poi, trattenendo un piccolo sospiro.
«Parli di Taylor?»
«Sì. Dovevamo venire a questa festa insieme, era da un anno che ne parlavamo. Malefica e Crudelia. Ma ciò che ha fatto è stato troppo June. Senza contare che mi ha giurato di non metterlo in giro.»
La vedo lanciare gli occhi nocciola nel vuoto, appare dubbiosa per qualche istante.
«Stai avendo dubbi sul fatto che possa essere stata lei, Tiff?»
Tiffany vede sempre il lato buono delle persone, ma dovrebbe imparare a capire che Taylor ne è sprovvista.
«Mi piacerebbe scoprire che non sia stata lei, sì.»
«Okay però... Potevi dirmelo.» esclamo di getto.
Almeno sarei stata preparata.
«Volevo proteggerti. James ha detto...»
«Cosa?»
Con la mano prende a tormentarsi la nuca nascosta dai capelli mossi. Non indossa alcun travestimento, solo un paio di jeans e una maglietta bianca ed aderente sotto alla giacca di pelle.
«Niente.»
Mi avvicino per incontrare al buio le sue iridi scure.
«Ora voglio saperlo.» insisto decisa.
«Ha detto di fare attenzione con te.»
Mi irrigidisco. Quello stronzo parla anche di me adesso? Con che diritto?
«In che senso?»
«Ha detto che sei forte, sì, ma... Non così tanto come vuoi far credere... perciò...»
Resto in silenzio a braccia conserte, con un cenno del capo la invito a continuare.
«"So che sembra forte ma puoi farle male sul serio." l'ho sentito dire a Will.»
Mi ritrovo a scuotere la testa in segno di diniego. È un insensibile, non può aver detto una cosa del genere.
«Vorrei solo tornare a casa.» sbuffo sottovoce.
La musica che proviene dalla casa è ancora alta, così come il vociferare tutto attorno a noi.
«No, June. Stai scherzando spero. Torni a casa e gliela dai vinta?»
«Non è una gara, Tiff e comunque avrei perso in partenza.» replico con una curva rovesciata al posto del sorriso.
«Seriamente? Se ti arrendi dai ragione a loro! Ma scusa, non hai più il diritto di ballare con chi ti pare?»
«Sì ma non capisci, l'hanno visto tutti.»
«L'hanno visto cinque deficienti. E non facevi niente di male, June. Non lasciare che condizionino la tua serata...»
Tiffany mi incita rimanere qui, ma le emozioni oggi sono state troppe. E tutte negative.
I miei occhi si allacciano alla figura di James, che in lontananza fuma insieme a Jackson.
O quasi tutte negative
È inutile soffermarmi sulla curva delicata del suo naso o sul taglio affilato dei suoi occhi, tanto finirei solo ad odiarlo di più. È una di quelle bellezze che ti pizzicano la bocca dello stomaco, così perfetto che provoca fastidio.
In questo istante però, le sopracciglia disegnano un cipiglio mentre la bocca contratta e gli occhi più affusolati del solito, indicano una cosa sola.
É decisamente adirato.
Inizia a strapparsi di dosso il mantello bianco con fare maldestro, restando solo in pantaloncini.
Mi giro istintivamente verso Jackson che che rimane con il bicchiere a mezz'aria e lo sguardo incatenato alla schiena possente dell'amico.
James con la sua fisicità e i suoi modi di fare, instilla la voglia di competizione nei ragazzi, questo è ovvio. Ma quello che sto imparando, è che è in grado di suscitare desiderio e lussuria nelle ragazze, come nei ragazzi, in egual misura.
Non so perché, ma rispenso a Blaze.
Mi chiedo se ci sia mai stato qualcosa tra di loro.
Vedo Tiffany guardarsi intorno con aria apprensiva.
«Taylor me l'aveva promesso...»
Sembra quasi non riuscire a credere a ciò che ha fatto la sua migliore amica.
«É stata lei, Tiff.» sentenzio secca.
«L'ha promesso anche a James... Mi fa solo strano... Lei non mentirebbe sia a me che a James.»
«È evidente che l'abbia fatto. James si è vendicato con lei alla festa di Poppy e lei avrà pensato a questa mossa meschina. La conosco da poco più di un mese, ma ho già capito com'è fatta.»
La confusione dipinta sul volto di Tiffany non sembra appianarsi, perciò annuisco quando la vedo allontanarsi dicendo: «Vado a chiedere a Bonnie e alle altre ragazze se hanno visto Taylor.»
Di rimanere da sola in quell'angolo buio di cortile, non se ne parla proprio, il bosco è a due passi da noi e io sto già tremando. Mi avvicino all'ingresso della casa, dove tra la folla vedo Jackson accovacciato sulle scale. Non appena mi vede, mi fa cenno di sedermi accanto a lui.
«Te l'ha detto lui di controllarmi?» gli domando prima di sedermi.
Lancio lo sguardo in giro, ma di James non c'è più traccia. Sembra vi sia più gente ora che quando siamo arrivati e la confusione regna sovrana.
«Di sicuro mi ha impedito di portarti a casa.»
«Scriverò a mia madre di venirmi a prendere. Non so neanche dove diavolo siamo...» mi lamento attivando lo schermo del telefono.
«Guarda che se la fai venire fin qui si perde, soprattutto se non conosce la strada. Vuoi farla perdere nel bosco?»
«Mhm... sai che mi stai dando proprio un'ottima idea, Jax?»
Scoppiamo a ridere all'unisono.
Ma poi me ne pento subito.
Con lui non dovrei fare battute del genere sui genitori, ma ormai è fatta.
«Non sei poi così male come sembri White.»
«Grazie tante Jackson, tu sei proprio come sembri però.» lo prendo in giro, mentre un sorriso si disegna sulle labbra gonfie traforate dal piercing.
Jackson non ride mai.
Ora che ci penso... non so nulla di lui.
A parte ciò che mi ha detto Amelia, ovvero che i suoi genitori sono morti in un incidente d'auto sulla stessa strada che percorrevano per andarlo a recuperare ad una festa.
«Tua madre è davvero così rompi palle?» chiede poi accendendosi una sigaretta.
«Vivere con mia madre è un'agonia. Ha pretese per ogni cosa. Invece con i nonni? Com'è?»
«Non è come avere dei genitori.» ribatte espirando il fumo nel buio.
«Mi dispiace.»
Abbassa la testa di capelli dorati e io percepisco il suo senso di colpa da qui. Forse ripensandoci, è vero, non siamo poi così diversi io e Jackson.
«Ho saputo di tuo fratello.»
«Già. Viva la privacy proprio...» borbotto tra me e me.
«Detto da te White.» mi rimbecca lui.
Non so perché, ma torno a sorridere.
«Che c'è?» chiede quando mi scopre a fissarlo.
«Perché mi odi?»
La domanda mi esce istintiva.
Lo guardo sollevare un sopracciglio biondo, anch'esso perforato dal piercing,
«Io ti odio?»
«Sì, mi odi.»
Scrolla le spalle enormi nascoste da un gilet che dovrebbe richiamare quello di un eroe vichingo cattivo e spaventoso. Di tutto ciò però, Jackson ha solo la stazza.
«È perché mai dovrei odiarti White?»
«Perché mai...? mhm...fammici pensare...»
Il mio tono ironico non passa inosservato, Jackson assottiglia lo sguardo ma ben presto lo rivolge poco distante. Blaze si avvicina a noi, ma sta osservando un punto preciso nel cortile.
C'è del trambusto nei pressi del piccolo casottino in legno.
«Cosa c'è laggiù?»
«Una sauna.» sospira incrociando lo sguardo di Blaze per un secondo.
«Esci» sentiamo urlare in lontananza.
È James.
«Ehi Hunter non hai freddo così? Siamo quasi a novembre...» lo canzonano gli altri.
In un attimo il vociferare intorno a noi si affievolisce, per lasciare spazio alle voci di James e degli altri, che giungono fino a qui.
«Esci ti ho detto.»
«Entra tu James, troppo caldo per te qua dentro?»
Connell e i suoi amici ridacchiano causando ancora più astio e confusione.
James fa il suo ingresso dentro quel casottino in legno, sparendo dalle nostre viste. Non riusciamo più a sentire cosa si dicono, ma Jackson si alza con un movimento improvviso.
La velocità con la quale si tira in piedi mi fa trasalire.
«È uno stupido litigio tra ragazzi ubriachi, che sarà mai?» provo a minimizzare aggrottando la fronte in un'espressione confusa.
«Merda.» ringhia il biondo, tra i denti.
«Stupido litigio? Non ne sarei così convinto» sento borbottare Blaze quando Jackson ha ormai raggiunto gli amici di Connell.
«Jackson, rilassati... è uno scherzetto innocente...» dice uno dei ragazzi quando io e Blaze ci avviciniamo insieme ad altri curiosi.
Ma ciò che accade poco dopo mi lascia a bocca aperta. La porta del casottino si spalanca e la sagoma grossa e massiccia di Connell schizza via alla velocità della luce. Lo vedo cascare all'indietro, finendo con la schiena sul prato, perde l'equilibrio e in un attimo James gli è addosso.
E la furia di James, non l'avevo prevista.
«Ma che cosa sta succedendo....» balbetto tra me e me, mentre sento le spalle tremare.
Quando poi torno con gli occhi su Connell, il suo viso ha ormai cominciato a rassomigliare ad un ammasso di rivoli di sangue.
«Qualcuno non dovrebbe fermarlo?»
La mia domanda si perde nella folla, James intanto seguita ad accanirsi su Connell senza rivelare la benché minima intenzione di fermarsi.
Jackson prova ad accorciare le distanze con l'amico, ma non sembra esserci modo per stoppare la sua voglia di massacrare Connell. Sembra che questo stia per perdere i sensi, finché non mi accorgo della sagoma sottile di Amelia, che cammina spedita nel buio.
«James!»
Eccola. Amelia.
La prima che ho conosciuto insieme a Brian, eppure quella che capisco meno di tutte.
«James.»
Non avevo mai visto James veramente arrabbiato. C'è qualcosa di disumano nel suo sguardo, è come se tutto quello che avevo imparato su di lui finora, si fosse di distrutto di colpo.
Ed è proprio quello che sta facendo, distruggendo la faccia di quel ragazzo.
Non è rimasto nulla di quello che conoscevo di lui, solo un'espressione d'acciaio e il vuoto negli occhi.
«James non ne vale la pena, ma che cazzo fai?» sento dire a Marvin.
«Andiamo.» ripete Amelia con voce calma.
Devo essermi persa qualcosa, perché lui solleva la testa e la sua ira furibonda sembra svanire, lasciando spazio solo al vuoto più totale che riempie sue iridi scure.
Amelia è l'unica in grado di tranquillizzarlo. James ha ancora il respiro corto e gli occhi spenti, mentre si guarda le mani sporche di sangue.
Lei e Jackson lo portano via, intanto gli amici di Connell aiutano quest'ultimo a rialzarsi.
Sono sotto shock, ipnotizzata dalla sagoma di Connell completamente immersa nel sangue. Non sembra in grado di camminare, non riesce neanche a parlare, i suoi amici lo aiutano ma tutti gli altri tornano alle loro cose come se nulla fosse.
Con lo sguardo cerco tra la folla un qualcosa che mi faccia capire cos'è appena accaduto, ma finisco per incontrare la figura di James, che sparisce nel buio dentro alla casa, insieme ad Amelia. Non riesco ancora a credere ai miei occhi. Pensavo di conoscerlo, ma a questo punto mi rendo conto che non so nulla di lui e per quanto Connell l'abbia fatta grossa, le cose non si risolvono così, con la violenza.
E James a quanto pare non sembra conoscere altri linguaggi, è prigioniero di qualcosa che non riesco a decifrare.
«Blaze per favore, dimmi che diavolo sta succedendo.»
«Niente di che. Sono cose all'ordine del giorno.»
Blaze si lascia andare a quel commento, però per me è poco convincente.
«Cosa la rissa? O la delusione nei tuoi occhi?»
Lui solleva un sopracciglio, sorpreso della mia provocazione.
«Che vuoi dire?» chiede con diffidenza.
Ha già capito che non sono stupida e gli occhi li ho anch'io per vedere che Jackson si sarebbe buttato nel fuoco per il suo migliore amico, mentre quando Blaze gli passa a fianco, lui lo calcola a malapena.
«Non è così semplice June.»
«Dovrebbe esserlo.»
«Già.»
«Però puoi dirmi che cosa è appena successo?» domando indicando i ragazzi.
«Il solito, te l'ho detto. Prima fanno tutti a gara per avere le sue attenzioni, poi non vedono l'ora di sparargli addosso, ma alla fine sgomitano per curargli le ferite.»
Blaze sta guardando Jackson che è tornato indietro per indagare sulle condizioni in cui è riverso Connell.
«Trova qualcuno che faccia per te ciò che farebbe Jackson per James e sei a posto, ragazza.»
Le parole di Blaze mi portano ad annuire.
«Credi che James sappia di Jackson?»
«No, non sa nulla. Lo so di per certo.» risponde trapelando una sicurezza atipica per Blaze.
Mi assale di nuovo quella sensazione. Quella per cui sono convinta che sia successo qualcosa tra James e Blaze.
«A volte ho come l'impressione finga di non saperlo, perché ci gioca su. Ma lo fa con tutti, di sicuro non sa di me e Jackson.»
Blaze deve aver bevuto qualche bicchiere di troppo, sennò immagino che non si sarebbe lasciato andare ad una confessione del genere.
«June c'è troppo testosterone qua fuori, troviamoci un posto migliore.»
«Che succede?» domando quando vedo Tiffany avvicinarsi di nuovo, questa volta con aria preoccupata.
«Volevo sapere se c'era Taylor dietro a tutto questo, ma non l'ho trovata. Mi sa che è già andata via. Voi restate qui a dormire?»
Blaze annuisce.
«Brian è completamente sparito, vado a sentire che vuole fare.»
«Tu June?»
Seguo Tiffany all'interno dell'abitazione e i miei occhi si perdono in tutto ciò che mi circonda: dopo la rissa tutti tornano alle loro attività immorali.
C'è troppa droga, troppo alcool e troppa gente con gli ormoni impazziti.
Non è questo il posto per me.
Riusciamo a raggiungere una zona della casa un po' meno chiassosa, dove delle scalinate in legno scricchiolano sotto ai passi pensanti delle persone che le percorrono. Tra queste scorgo la schiena massiccia e ricurva di James che sale le scale insieme ad una ragazza.
Amelia.
Era nascosto tra le pieghe del mio orgoglio, il sentimento che ho provato per lei, quando l'ha portato via.
Forse invidia, forse gelosia, forse solo delusione.
«Possiamo rimanere a dormire qui se vuoi. Tua madre ti lascia dormire fuori?»
«Se sono da Amelia o Poppy sì.» rispondo alla domanda di Tiffany.
«Okay e se dormi con me ?»
L'audacia della ragazza che mi trovo di fronte mi strappa via dalle immagini terrificanti alle quali ho assistito poco fa.
Per qualche istante mi perdo a fissare i suoi occhi vividi.
«Beh... Non hai il magico potere di mettermi incinta, quindi direi che per anche per April non ci sono problemi.» ammetto, facendola scoppiare a ridere.
Ma io non sto ridendo, sto solo morendo di curiosità. Vorrei essere una mosca, per ronzare in quella stanza al piano superiore e sapere cosa si stanno dicendo Amelia e James.
«Che c'è June?»
Tiffany si avvicina a me muovendo i fianchi, invitandomi a ballare con lei, ma io resto di ghiaccio.
«Non lo so. Non voglio che la gente mi guardi adesso.»
«Ormai si sono già dimenticati di ciò che hanno visto. Hai notato che è appena scoppiata una rissa? Ti preoccupi troppo di ciò che pensa la gente.»
«Okay ma non voglio dare spettacolo Tiff.»
«Ti dà fastidio perché io me ne frego di ciò che pensano gli altri?»
«No, anzi....»
Non voglio offenderla, ma non sono come lei. Vorrei, ma non lo sono.
Non sono capace di fregarmene.
«Preferirei parlare.»
Lei stringe le spalle, poi si fa seria.
«Okay. Dimmi tutto.»
«Sei stata con tante ragazze?»
«Un paio.» ribatte velocemente.
«Oh.»
Poi inclina di poco il collo, intensificando lo sguardo.
«Okay forse... Un paio in più di un paio.»
«Ah»
La sua fronte si accartoccia appena dinnanzi alla mia freddezza.
«Troppe?»
«No. Non lo so, cioè...»
E prima che io possa dire altro, Tiffany infilza le dita nell'elastico che regge la mia crocchia spettinata, facendola sciogliere dolcemente, per poi guardarla scivolare sulle mie spalle.
È che Tiffany mi piace, ma sento ancora pungere lo stomaco per ciò che ho visto prima, vorrei non facesse così male.
«Non voglio più stare qui.» confesso con la voce tremolante.
«Neanche io. Vieni.»
Non voglio dividere la camera con altre persone e fortunatamente Tiffany sembra del mio stesso avviso.
«Ho già parlato con Blaze, se ci chiudiamo dentro alla camera dei suoi genitori, non verrà nessuno.» la sento dire mentre mi prende per mano per farmi strada al piano superiore.
Non è stato rumoroso, solo pressante, quel ronzio che è arrivato alle mie orecchie quando siamo salite di sopra.
Si è aperta la porta di una camera buia, rivelando la sagoma di James poggiata allo stipite. Si è infilato una sigaretta in bocca, mentre se ne stava a fissarmi con un paio di boxer e gli occhi vacui.
Ma è quello che ho visto passando lì davanti ad avermi fatto più male.
Amelia, distesa sul suo stesso letto, a dormire.
ma che simpaticissima la nostra Amelia 😑
🖤 che ne pensate del capitolo?
spero non l'abbiate trovato noioso e vi sia piaciuto... ovviamente non è finita qui 👀
🖤 che cosa accadrà nel prossimo?
🖤L'unico spoiler che posso fare è che sarà un bel capitolo🦋
🖤e che verrà spiegato più nel dettaglio perché James ha aggredito Connell
✨un po' di spiegazioni alle cose che alcune di voi non hanno capito, nei capitoli precedenti✨
🦋 quando James e June sono in macchina dopo l'ospedale e lui le dice di uscire, è perché vorrebbe baciarla
🦋 durante i primi capitoli, tutte le sparizioni di James in bagno non sono collegate a niente di 🌶, bensì alla sua dipendenza con sostanze
🦋 quando Jackson nomina Molly, si riferisce ad una droga, non è il nome in codice per Amelia haha (che verrebbe chiamata con il suo nome, Amelia)
🦋 perché June la chiamano Biancaneve se è bionda?
perché in inglese da White a Snow White è un attimo
🦋 nel capitolo 14
James non chiama June "piccola" come alcune hanno capito, viene interrotto mentre sta per insultarla pesantemente✨
🦋 per quanto riguarda pillole magiche, medicinali astrusi ecc... sappiate che tutto ciò che viene citato nel libro non è inventato.
nelle mie storie tento sempre di non fare nomi di farmaci, marche di sigarette o di alcolici, per non esibire/romanticizzare ulteriormente atteggiamenti sbagliati
se avete altri dubbi fatemi sapere🖤
🦋non perdetevi il prossimo capitolo e abbiate fiducia.... tutte le vostre sofferenze stanno per terminare 🙏🏻 🦋
seguitemi su Instagram per gli aggiornamenti sulla storia stefaniasbooks
A presto🖤
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