39. Strawberries & Cigarettes



JUNE POV

«E questo chi diavolo è adesso?»

«Ma con chi ce l'hai mamma?»

Sto facendo i compiti, ma l'immagine di mia madre in versione stalker che sbircia affacciata alla finestra, mi distrae.

«C'è un ragazzo qui davanti a casa.»

Will è all'ospedale, James lo riconosce lontano un miglio... Perciò chi diavolo è questo?

«É grande e grosso, June.»

«Biondo?»

«Biondissimo.»

«Cosa ci fa Jackson qui?»

Il mio pensiero enunciato ad alta voce fa trasalire mia madre.

«Chi diamine è questo Jackson ora?»

Non rispondo, ma mi alzo in piedi abbandonando i compiti sul tavolo.

«Quei due delinquenti che sono venuti qui durante la mostra non ti bastano?»

«Delinquenti? Sono di ottima famiglia. E... Come dire, tu ne sai qualcosa.»

«Lo sono di indole.» ribatte lei con una smorfia.

Fuori ha cominciato a piovigginare perciò decido di andare a cambiarmi.
Ho ancora la camicia della divisa addosso e un paio di pantaloncini del pigiama. Corro in camera a mettermi dei jeans, poi esco fuori.

«Che ci fai qui?» domando infilandomi in macchina di Jackson.

Lui mi squadra con attenzione prima di parlare.

«Will è tornato a casa.»

«O mio Dio. Che bella notizia.» esalo un sospiro di sollievo.
Sua madre l'aveva detto, ma non sapevo se fidarmi delle sue parole.

«Sono appena stato da lui, vuole vederti.»

«Davvero?»

Jackson annuisce.
«Sì, se vuoi ti accompagno.»

Il tergicristallo fa su e giù sparando la pioggerella via dal parabrezza.
Non so che dire.
Anche se una domanda c'è l'ho.

«E James?»

«Non è venuto a scuola.»

«Lo so, ma... Sta bene?»

«A modo suo.» lo sento dire sollevando le spalle.

«Va bene, dammi cinque minuti che parlo con quella pazza che ci sta sbirciando dalla finestra e arrivo.»

Dopo aver speso un quarto d'ora a convincere mia madre, finalmente sono in macchina con Jackson.

«Cos'è quella roba?» domando indicando un ammasso di stoffe colorate sul sedile posteriore.

«È il mio travestimento per Halloween, non sbirciare grazie.» replica lui tutto serio.

«Odio Halloween.» sbuffo io.

«Perché?»

«Non amo i film horror, mi fanno schifo i travestimenti spaventosi, e non sopporto quegli stupidi scherzi che si fanno ad Halloween.»

Jackson sorride divertito.

«Sei una fifona patentata, vero?»

Sì esatto.

Mi stringo nelle spalle.

«Allora non ti conviene venire alla nostra festa di Halloween.»

Bravo Jackson, non stai per niente solleticando la mia curiosità morbosa, no,no figurati

«Perché?» chiedo fingendomi disinteressata.

«Perché avresti tutte queste cose che odi e molto altro. E la location è la cosa più spaventosa. Hai presente il set di un film horror?»

Oddio

«Stai esagerando perché ci godi a vedere la mia faccia spaventata?» 
Incrocio le braccia al petto.

«A dirla tutta sì... Poi tutto dipende da quanto possa farti paura una baita abbandonata nel bosco...»

«Grazie Jackson. Ho sentito abbastanza. Non consideratemi proprio tra gli invitati, allora.»

Ridiamo per qualche istante poi torna il silenzio.

Non so che dire, Jackson è particolarmente assente. Potrei ringraziarlo dato che si è offerto di accompagnarmi da William, ma alla fine me ne esco con un'altra cosa.

«Non mi aspettavo che Will mi volesse vedere.»

«Lui è fatto così. Non sarà facile averci a che fare, ma quando cominci a capirlo, poi ci fai l'abitudine. Un giorno è innamorato di te, il giorno dopo non sa chi sei, poi torna di nuovo alla carica.»

È proprio come lo sta descrivendo Jackson. Il nostro rapporto è così, come posso darmi la colpa del suo atteggiamento?

«Grazie.» mormoro sottovoce prima di salutarlo, quando siamo ormai davanti casa di Will.

Jackson crederà che il mio grazie sia per il passaggio, ma in realtà è anche per quella frase. Sono bastate quelle parole a farmi capire cose che non riuscivo a comprendere a fondo.
I miei sensi di colpa cominciano lentamente a dissiparsi e non tenere sempre tutto dentro si sta rivelando un bene.
Di una cosa sono contenta: non ho fissato la piastra aspettando la lucina verde ieri sera, ma ho guardato il cellulare in attesa di un messaggio di James.
Che però non è arrivato.
Niente, il nulla, è sparito.

Ed ora eccolo qua, mi apre la porta in tutta la sua altezza guardandomi dall'alto.
La prima cosa noto è quel livido violaceo che gli contorna l'occhio sinistro, la seconda è il suo odore inconfondibile, profuma così tanto...come si fosse cosparso di bagnoschiuma.

«Ma che diavolo hai fatto?»

Lui non risponde, stringe le labbra gonfie, poi solleva le spalle larghe nascoste dalla felpa grigia che casca alla perfezione sul torace ampio.
Osservandolo con più attenzione però, mi accorgo che ha dei graffi sul collo, delle chiazze color porpora macchiano la sua pelle. Che siano... succhiotti?
Che schifo.

A primo impatto non si capisce se lo stato malconcio in cui si trova, sia causato dal sesso o dalla violenza.
Lui mi fissa con occhi spenti, come se non avesse addosso i segni di una lotta violenta o di una nottata sfrenata.
E ovviamente non risponde alla mia domanda. Non saprò mai cosa gli è capitato.

«James...»

«Ti eccita sentimelo dire?»

«Non sono fatti miei, okay. Ricevuto.» lo anticipo prima che se ne esca con qualche volgarità.

«Brava, vedo che finalmente hai capito.»

Sospiro, poi oltrepasso la porta tentando di non farmi mettere in soggezione dalla sua figura imponente.

Arrivo in camera e la prima cosa che faccio è abbracciare William, che sta seduto sul letto con una faccia cadaverica.
Evita accuratamente di menzionare la serata in cui si è sentito male e io decido di assecondarlo, lo ascolto annuendo quando parla di come la signora Cooper abbia acquistato uno dei quadri di mia madre.

James si butta sul letto con una mano dietro alla testa, si siede in modo scomposto allargando le gambe fasciate da un paio di pantaloncini sportivi, occupando tutto lo spazio disponibile.
Resto in piedi senza sapere bene quale sia il mio posto, mentre Will continua a parlare, ma è evidente che lo fa solo perché ci sono io. Probabilmente starebbe volentieri in silenzio, difatti passa la palla al suo amico appena ne ha l'occasione.

«Anche James si era appassionato alla mostra.»

«Sì come no. Una noia del cazzo.»

«Chi era la bionda con cui parlavi?»sento chiedere a Will.

«Boh. Una che lavora per Psyco April.»

«E che voleva da te?»

«Una botta. E anche bella forte.»

Afferro prontamente un cuscino e glielo scaravento addosso.

«Ma sta' zitto.»

Poi mi volto a guardare Will.

«Stai meglio, vero?»

«Sì. A dirla tutta, ho solo un po' fame.»

«Ma i tuoi genitori...»

«Così non sei d'aiuto, White.» mi ammonisce James con tono secco.

Will per qualche istante appare più perso del solito. Si sdraia sul letto e lancia lo sguardo al soffitto, dove lo tiene fisso senza più rimuoverlo.

«Dimmi, cosa posso fare Will.»

Voglio solo aiutarlo, mi chiedo se esista un modo dell'esterno per riuscire a farlo. I suoi occhi cerulei si fanno lucidi e mi sento improvvisamente di troppo.

«Perché non ti riposi? Io vado a vedere cosa c'è da mangiare, che dici? Magari ti preparo qualcosa?»

Will annuisce, poi torna ad ignorarmi.

«Tu non aiutarmi eh..»

Il mio rimprovero va verso James che se ne sta stravaccato con aria compiaciuta.

«Sto così comodo...»

«Hunter perché non puoi fare uno sforzo?»

«White perché ogni tanto non te ne vai a ...»

«James!.»

Lo richiama Will, prima che lui possa finire la frase.

Decido di non dargli ulteriormente corda ed esco dalla stanza, prima di cedere alla tentazione di prenderlo a sberle.

«La smetti di trattarla così?» sento dire a William.

«Come cazzo la dovrei trattare?»

«Ascolta, già mi sembra impossibile  che sia venuta qui dopo come l'ho trattata io. Non ti ci mettere pure tu.»

«E quindi che cazzo dovrei fare scusa?»

«Sii meno irascibile.»

Sento James borbottare qualcosa, poi esce fuori dalla camera sbattendo la porta.

«Che fai, mi aspetti?» chiede quando mi vede in corridoio.

«Anche se fosse?»

Il suo sguardo mi fa una radiografia rapida. Parte dalla mia camicia, scende ai jeans, per finire sulle mie Converse. Mi domando cosa frulli in quella testa.

«Posso chiederti una cosa, James?»

Lui rotea gli occhi soffitto.
«Se proprio devi.»

«È normale che Will stia così giù? È stato solo l'episodio di ieri o...»

«Sì è normale.»
Compie una lenta pausa, mentre scendiamo le scale.

«Se nei prossimi giorni esce da quel letto, consideralo un miracolo.»

Lo dice come fosse la prassi, come se ci fosse abituato.

«Ma i suoi genitori...»

«Di nuovo? Lo capisci che è sensibile ad ogni cosa e non puoi uscirtene con queste cazzate?»

Resto fissa a guardarlo.

«Ecco un altro motivo per cui non volevo ti avvicinassi a lui.»

Cerco di studiare la sua espressione facciale, ma non è affatto semplice dato che sembra perennemente infastidito.

«Ma che ho detto di male, scusa?»

«Non te ne accorgi, ma dici cose inopportune.» soffia recuperando un pacco di sigarette dalle tasche dei pantaloncini.

«Inopportune?! Senti, io vorrei solo aiutarlo. Avrei voluto parlare con sua madre. Non capisco che razza di genitore abbandona il figlio in questo modo.»

James mi fulmina senza battere ciglio, i suoi occhi si scuriscono così tanto che mi mordo la lingua. Ripenso subito alle parole di Jordan e mi maledico per aver parlato troppo.
Meglio cambiare discorso.

«Cosa possiamo fare per lui?»

«Niente, non c'è niente che puoi fare. Lui può passare intere giornate così. Puoi solo stargli vicino.»

Mi strofino la fronte nervosamente.

«Ma non capisco...»

«Non devi capire. Lo accetti e basta.» mi redarguisce James con voce cinica.

«Okay, allora perché non facciamo qualcosa per tirargli su il morale?»

Lo vedo osservarmi con aria diffidente.
«Tipo?»

«Perché non gli prepariamo una torta?»

«Ma perché spari sempre cazzate tu...»

Mi ritrovo a seguirlo per la casa, mentre lui scrolla la testa.

«E dai, James...»

«Cosa c'è di divertente?»

«Niente, però magari gli fa piacere, gli tira su il morale. È una coccola.»

Lui si volta di scatto, avanzando un passo verso di me.

«Perché tu ti esalti per cazzate del genere?»

Raddrizzo la schiena per fronteggiarlo, ma gli arrivo a malapena al mento.

«E tu per cosa ti esalti sentiamo? Quando rispondi male ai prof, quando bullizzi qualcuno nel corridoio di scuola? O quando vinci uno stupido match di football?»

«E il tuo cazzo di problema sarebbe...?»

Mi sembra sempre di essere sul punto di trovare una connessione con lui, ma non so perché, dopo poco la perdo. Ed è così anche questa volta, infatti James mi volta le spalle e sparisce.

«Dove vai?»

Che domanda stupida, dovrei saperlo.
Bruciarsi i neuroni è il suo sport preferito.

Così mi dirigo in cucina e apro il frigo priva di grandi speranze. Lo trovo quasi vuoto: un cestino di fragole, una panna spray e qualche bottiglia di Coca-Cola.

Inizio a curiosare nella dispensa, non c'è nulla che catturi il mio interesse, finché non m'imbatto un preparato per torte che potrebbe fare a caso mio. Non sarà buona come una torta fatta in casa, ma vista la situazione, possiamo farcela andare bene.
Mi dedico all'impasto seguendo le istruzioni, poi inforno e imposto il timer. Nella mezz'ora che serve per cuocere la base del dolce, inizio a tagliare le fragole.

«Oddio, ma sei impazzito?»

Alle mie spalle avverto un movimento che mi fa sobbalzare. Un'ombra si allunga verso le fragole disposte nel contenitore, riconosco immediatamente gli anelli di James.

Gli tiro uno schiaffetto leggero sul dorso della mano attraversata dalle vene, mentre lui non si scompone affatto.

«James, no.»

L'odore del tabacco è fresco, segno che ha appena fumato, ma non è comunque in grado di ricoprire il suo profumo intenso.

«Io dico di sì invece.» insiste appoggiando entrambe le mani sulla cucina, intrappolandomi con il suo corpo.

Il suo respiro di menta e fumo di sigaretta mi solletica il collo in un modo quasi piacevole, perciò decido di voltarmi verso di lui.
Siamo troppo vicini.

«E dai.» sussurro abbassando gli occhi sulla sua felpa grigia.

Lui però non sembra intenzionato a darmi ascolto, non so cos'abbia deciso di fare, so solo che si avvicina ancora di più.

«Smettila. Io dirò cose innoportune ma tu lo sei... Inopportuno.»

«Cosa starei facendo di così inopportuno, ragazzina?»

È solo un gioco per lui, ricordatelo June

«Lasciami finire.»

«No.» replica prima di compiere la sua mossa.

Con entrambe le mani mi afferra dai fianchi e neanche se fossi leggera come una piuma, mi solleva da terra per farmi sedere sul bancone. 

«Ascolta White...»

Il suo tono calmo mi mette sull'attenti.
Sembra voglia parlare seriamente.

Che succede?

«Che c'è?» chiedo cercando di nascondere un'espressione allarmata.

I suoi occhi intensificano lo sguardo, li percepisco come proiettili mentre cascano sulle mie gambe nascoste dai jeans e il mio cuore comincia improvvisamente a martellare.

«Se tu...»

O mio Dio... Perché ho quasi paura di ciò che sta per dire?

TIFFANY POV

«Tu dimmi come cazzo fanno a dormire la notte quelle che si sposano i vecchi, solo per soldi!»

Una lunga sessione di shopping sfrenato sembra non essere stata sufficiente a lenire il cattivo umore di Taylor, sta già inveendo contro qualcuno come al suo solito.

«Io mi sparerei nelle palle che non ho, piuttosto che farmi mantenere da un uomo.»

«Già.» annuisco osservando le mie dita strette intorno al volante.

Ho le unghie corte, quelle di Taylor invece sono perfette. Tutta la cura maniacale della sua persona è all'insegna della perfezione.

«Non siamo tagliate per fare le mogli.» continua poi, raccogliendosi i capelli in una crocchia bionda e spettinata.

«Io di sicuro no. Tu magari sì, che ne sai.» la provoco.

Lei sta seduta al posto del passeggero e sbuffa guardando fuori dal finestrino.

«Chissà se James metterà mai quella testa di cazzo a posto... »

La sua affermazione mi disorienta.
Ci spera per davvero?

«Guarda che resterai sola a vita se aspetti che uno come lui sia pronto per queste cose.»

«Ma guarda che lo so. Ovvio. Però...»

Nel linguaggio di Taylor, questo pensiero significa solo una cosa: all'apparenza me ne frego di James, ma in realtà ci sto sotto da fare schifo.

«Oddio tu sei pazza.» la prendo in giro.
«Non si legherà mai a te in quel modo.»

«E questo chi l'ha deciso? Tu che sei diventata la regina delle frasi fatte da quando frequenti quella santarellina del cazzo?»

Le mie labbra dapprima ricurve in un sorriso divertito, compiono la traiettoria opposta, arrendendosi ad un'espressione delusa.

«Perché c'è l'hai con lei adesso?»

«C'era un equilibrio. È arrivata lei e non si capisce più un cazzo.»

Corrugo la fronte, mentre Taylor continua.

«Brian e Ari si sono lasciati. Will e James per poco non si picchiano un giorno sì e l'altro anche. Tu sparisci dalla circolazione...»

«Ma che dici? Sei tu ad essere sparita, da quella sera...»

«Non so di cosa parli.» annuncia mantenendo la voce ferma e decisa.

La vedo intenta a fingere di sistemare le borse con gli acquisti appena fatti, per dissimulare un imbarazzo che solitamente non conosce.

«Ti è piaciuto?» incalzo senza vergogna.

«Cosa?»

La fisso quando siamo al semaforo rosso.

«Sai cosa.»

Taylor ricambia la mia occhiata con sguardo inorridito.

«Non è un argomento di cui parlare mentre siamo in macchina, Tiff. Comunque no, a te?»

«Sì.»

La mia ammissione fuori dai denti la fa agitare.

«Lo sai. L'ho fatto solo per fare contento Jamie.»

«Ti conosco da quando avevamo otto anni. Non sei il tipo da fare le cose per accontentare un ragazzo.»

«Beh magari volevo solo provare, non rompere.»

«Sii sincera almeno con me allora.»

«Tiff. Basta. Non sono come te.»

Lancia una lunga ciocca color miele  dietro alle spalle, poi torna a guardare fuori come se niente fosse.

«Cosa ci sarebbe di così sbagliato nell'essere come me?»

«Sai cosa pensavo??»

«Non mi hai risposto.» mi lamento sottovoce.

«Tu la conosci bene?»

Sollevo le spalle.
«Non poi così tanto.»

«Quelle così nascondono sempre qualcosa.»

«Tipo?»

«Non lo so ma lo scoprirò.»

«Stai parlando di June? Non nasconde niente.»

«Voglio trovare il punto debole di quella ragazzina...» si massaggia il labbro inferiore con un'espressione pensierosa.

«Vuoi sapere cos'ho scoperto di lei ultimamente? Che un ragazzo non le basta, ne vuole due.»

«Stai scherzando vero?» scoppio a ridere per l'assurdità dell'affermazione.

E se prima erano solo dei dubbi, quando ci fermiamo con l'auto davanti casa sua lei, lei mi mostra il cellulare.

«Ma sei impazzita, cazzo? Cosa te ne fai di questa roba?» sbotto indicando il video che ritrae June ballare insieme a William e James.

Ai miei occhi non c'è nulla di scandaloso in quel video, ma dipende sempre da come si vede la situazione, da chi la vede. E sopratutto, da come Taylor decide di usarlo. Anche un foglio innocuo può diventare un'arma pericolosa.

«Mica voglio diffonderlo.» si affretta a spiegare.

Avevo il dubbio che lo avesse fatto, ma ora ne ho la conferma. Ero andata da James con l'intenzione di parlargliene, ma visto che mi sembrava sufficientemente carico di preoccupazioni, avevo deciso di tacere.
Ora però devo dirglielo.

«E allora cancellalo.» le intimo tentando di mantenere la calma.

«Lui ha un conto in sospeso con la mia famiglia. Non voglio divulgarlo ma... mi può sempre tornare utile.»

Fa scoccare la lingua al palato poi mi guarda con aria di superiorità.

«Vuoi ricattarlo? A James non gliene frega un cazzo che tu abbia un video del genere. Secondo te non ha fatto ben di peggio davanti ad una videocamera?»

«Sì ma lei no. E da come l'ha difesa a casa di Poppy, qualcosa mi dice che se mettessi nella merda lei e William, lui impazzirebbe.»

«Senti vai.» le indico la portiera con aria stizzita.

«Le altre volte non sembrava ti desse così tanto fastidio, Tiff.»

«Sì perché ti comportavi così con Amelia o Ari...»

«Pensi che lei sia perfetta? Pensi che non farà passi falsi? »

«Tipo?! Ma di che stai parlando?» salto su ormai al limite della pazienza.

«Tipo calpestarmi i piedi, scoparsi James, farmi un torto, portarmi via la mia migliore amica. Scoparsi James. L'ho già detto?»

«Ora devo andare.» sputo risoluta.

Le indico casa sua, invitandola a lasciare la mia macchina al più presto.

«E cancella quel video o giuro che non ti rivolgo più la parola.»

All'apparenza sembro fredda, ma dentro il suo modo di fare mi distrugge. A volte mi chiedo se lei abbia un cuore, ma soprattutto, mi chiedo come mai io mi ostini a voler bene ad una persona del genere.

JUNE POV

«Cosa vuoi dirmi...?» domando incuneando lo sguardo a metà tra il suo petto ampio ed il collo.

Ci provo a mostrarmi distaccata e ad ignorare il buon profumo che emana la sua felpa, ma non ci riesco.

«Riguardo al sentirsi in colpa per Will...»

James si ferma per leccarsi il labbro inferiore. All'inizio pensavo lo facesse per sedurre le persone, ma ora che gliel'ho visto fare innumerevoli volte, ho capito che lo fa in modo naturale. Sembra che l'argomento gli causi della tensione.

«Se ci fosse qualcosa che non va... Me lo diresti?»

Senza rendermene conto, sto cominciando a trattenere il fiato.

«A te?» domando con aria perplessa.

«Sì. A me.»

Solleva le labbra rosee a lato, sembra stia per dire altro, poi si ferma.

«James ma che stai tramando?»

Le sue mani abbandonano i miei fianchi, scavallano la mia camicia per raggiungere i jeans. Manovra le mie gambe divaricandole appena per posizionarcisi in mezzo.
Il contatto con il suo corpo caldo mi fa sempre uno strano effetto. I miei occhi però, restano ipnotizzati dal movimento lento delle sue mani. I pollici compiono piccole traiettorie invisibili sul tessuto di jeans.
Non riesce ad esternare quello che vuole dire, ma con i gesti parla chiaro. Fin troppo.

Il suo respiro mi solletica la guancia, mentre rimuove lentamente le ciocche di capelli che mi ricadono sul collo.
Chiudo gli occhi quando le sue labbra tiepide si avvicinano al mio orecchio.

«Hai un buon profumo, ragazzina.»

Il mio cervello sta diventando liquido e la sensazione di smarrimento peggiora quando le sue dita risalgono fino a giungere la parte più alta delle mie gambe. Se un attimo fa ero tranquilla perché indossavo i jeans invece che la gonna, ora comincio ad agitarmi.
La sensazione si fa più netta quando sfiora con i polpastrelli la zona prossima al mio interno coscia e non appena la pressione la sento proprio lì, dove mi brucia di più, sollevo la testa di scatto incontrando i suoi occhi che hanno un battito di ciglia.

E se lo avesse capito?

Se non l'aveva capito del tutto, gliel'ho appena fatto capire io.

«Non fare così, James.»

Non c'è niente di credibile nella mia richiesta, sono troppo spaventata per essere completamente lucida.
È colpa sua. La sua vicinanza.
Mi manda il cervello in poltiglia.

«Perché hai così paura quando mi avvicino?»

Sembra mi legga nella mente e la cosa mi fa attorcigliare lo stomaco.

«Te l'ho detto. Non mi fido di me stessa quando sto con te.»

«E sentiamo... stando con me, cosa avresti fatto di così sbagliato finora?»

Torna preponderante quella sensazione dei suoi muscoli in rilievo sotto alle mie mani. Perché ho toccato il suo corpo in quel modo ieri? Perché l'ho desiderato fare così tanto?

«Non lo so.» ammetto confusa.

«Quindi me lo diresti?»

Non capisco il motivo di questa farsa, adesso. C'è sicuramente qualcosa sotto.

«James non sono affari tuoi, non insistere.»

Mi chiudo a riccio, rimanendo sulla difensiva.

«Tu però insisteresti con me.»

Sollevo un sopracciglio involontariamente.

«Beh... lo dici sempre che sono una ficcanaso curiosa.»

«Allora magari siamo più simili di quando credi, Biancaneve.»

Allaccio i miei occhi ai suoi per un tempo indefinito. Cosa dovrei dire? Non lo so. Non so più nulla in questo momento. Starei in silenzio a guardarlo per ore, se non fosse che il cuore mi esplode nel petto quando mi sta così in prossimità del viso.

Per poco non sobbalzo quando sento suonare il citofono.
James mi lancia un'occhiataccia, poi va ad aprire alla porta e dopo poco vedo Tiffany entrare in cucina guardandosi intorno, come per studiare la situazione.

«Come sta Will?» la sento chiedere.

«Meglio.» bofonchia lui.

«June, ci sei anche tu!» esclama lei quando mi vede seduta sul bancone come una statuina.

In realtà sto tentando di regolarizzare il respiro. Che si fa di nuovo corto quando Tiffany si avvicina.

«Ciao.»

Ho la testa troppo altrove per decifrare le sue intenzioni.
Prima di raggiungere il mio viso però, lei si volta verso James che sta poggiato con il fianco contro la cucina e lo sguardo piantato su di noi.

«Jamie?»

«Che c'è?»

«Non hai altro da fare?»

«Altro meglio di questo dici? No.» sogghigna divertito prima di intascare il cellulare nei pantaloncini per fissarci intensamente.

«C'è una cosa di cui vorrei parlarvi.» annuncia Tiffany a quel punto.

James cambia faccia improvvisamente.
Non ho mai visto Tiffany così seria e probabilmente la cosa preoccupa anche lui.

«Che hai? È successo qualcosa?» chiede lui a bassa voce.

Tiffany resta dubbiosa per qualche istante, ma per James è già sufficiente.

«Andiamo a fumare.»

Le fa un cenno con il capo, ignorandomi completamente.

«Arrivo subito.» mi sussurra lei con il labiale.

Il trillo del timer mi riporta alla realtà.

Mi metto a sfornare la torta e intanto che si fredda, decido di andare al piano superiore a dare un'occhiata a Will che sta dormendo beato, vicino ad un comodino stracolmo di scatole di farmaci.

Il brontolio allo stomaco mi ricorda che ho saltato cena, perciò dopo poco torno di sotto, dove vedo Tiffany avvicinarsi alla porta d'ingresso.

«Vai già via?» La richiamo.

«Sì. Ero solo venuta a vedere come stava Will.»

«Ma avevi detto...»

«Niente, tu non preoccuparti.»

«James che succede?» domando voltandomi verso di lui questa volta.

Lui abbassa il cappuccio, si strofina la nuca poi porta le labbra gonfie all'infuori.

«Beh...»

James non sa mentire. E quando Tiffany si accorge che lui sta per parlare, si affretta a zittirlo.

«La risolvo io, June. Davvero.» taglia corto lei prima di andarsene.

Nulla di tutto ciò che ho appena udito, mi convince.

«Che succede James?»

«L'hai sentita la tua ragazza. La risolve lei.»

Perchè si diverte a provocare le persone in questo modo? Non lo capirò mai.

Divento viola di fronte a quell'affermazione, ma provo a distrarmi decorando la torta con le fragole.

«Oh no James ma che dici! Mica è la ma ragazza!» mi fa il verso.

«Finiscila.»

«Poi figurati se mi piace, ci mettiamo la lingua in bocca a vicenda così per noia, non per altro. Io sono una santa, mica mi eccito per queste cose.» prosegue ridacchiando.

«Come sei finito a parlare di questo? Ah già perché l'unico eccitato dalla cosa qui sei tu, pervertito.»

«E anche se fosse?» Sorride senza pudore.

Non ho ancora fatto quel discorso con me stessa. Non lo so se Tiffany mi piace sul serio, né se mi piacciono altre ragazze.

«Che hai adesso?» chiede quando mi vede pensierosa.

«Niente sono...»

«Confusa?» mi incalza facendo centro nei miei pensieri.

«Sì.»

Sto ancora finendo di decorare la torta quando James si avvicina a braccia incrociate. Si appoggia con la spalla contro la credenza poi mi studia dall'alto.

«Cosa c'è da essere confusi?»

Chi meglio lui di potrebbe capirmi?

«Non lo so. In vita mia ho baciato solo due persone, un ragazzo e una ragazza. Non lo so.» ripeto a me stessa.

«Cosa devi sapere?»

«Non so cosa voglio.»

«Perché devi saperlo? Che ti importa di saperlo?»

Corrucciata quanto basta, gli rivolgo un'occhiata obliqua. È ovvio che io voglia saperlo, mi sembra normale. Voglio poter sapere come reagirà il mio corpo, come reagirà il mio cervello, nelle varie circostanze...non lascio che le cose accadano istintivamente.

«Vuoi sempre controllare tutto. Questa non è una cosa che controlli...»

«Cosa intendi per "questa cosa"?» domando accigliata.

«L'attrazione tra due persone. O fra più di due persone...»

É lenta, ma la curva di un mezzo sorrisetto gli si rivela sulle labbra pronunciate, dandogli un'espressione quasi peccaminosa.
Lo fa apposta. Sa perfettamente quello che fa. Eppure a volte sembra gli venga naturale sedurre anche i muri.

«Sei esperto in materia.»

«Di sicuro sono il più esperto del genere maschile e femminile che tu conosca.»

Non ha vergogna nel dirlo.
Mi chiedo come si possa essere così sfacciati e senza pudore.

«Scommetto che hai mille dubbi su di me...»

«Certo. Non mi hai mai detto nulla di te. Non so niente. A parte quello che lasci vedere.» proseguo disponendo le fragole in tondo sulla torta.

«Non esagerare come al tuo solito. Non parlo in generale, ragazzina. Dico in questo ambito.»

Da quando l'ho visto baciare un ragazzo, quella sera, il mio cervello ha cominciato a riempirsi di dubbi, questo è vero.

«Ah... beh sì. Avrei mille domande.»

Mi schiarisco la voce, senza distogliere lo sguardo da ciò che sto facendo.

«Dai, fammi sentire che ha da chiedere una come te.»

Non ci devo neanche pensare su.

«Che cosa ci fai con i ragazzi?»

La mia richiesta esce con una velocità disarmante.

Dio mio che figura

Sento le guance scaldarsi d'imbarazzo.
Lui invece sorride compiaciuto. Sembrava se l'aspettasse.

«Tu vuoi proprio farti male eh, Biancaneve.»

«Perché?»

Abbozza una lunga occhiata che segna tutto il mio corpo, poi si scolla dalla cucina e ovviamente non ci pensa neanche a rispondere.

Stronzo, l'ha fatto apposta.

Compie un giro intorno a me per cogliere una fragola dalla torta.
Se la porta sulla lingua, intrappolandola nella bocca socchiusa dove la risucchia senza distogliere gli occhi blu dai mei.

Okay non sono una santa, ma questi pensieri indecenti riesce a suscitarmeli con una facilità sconvolgente, forse una bravura innata. Riesco ad immaginare il gusto di quella fragola da qui.

«Certo che potevi impegnarti di più. Non ci metti neanche la panna?» chiede indicando la torta con faccia schifata.

Afferro la bomboletta spray, mi spruzzo la panna sulla mano per poi spalmagliela sulla guancia.

«Volevi la panna? Eccotela.»

James si strofina il lato del viso con il dorso della mano per rimuovere il piccolo disastro che gli ho buttato in faccia, poi mi ruba bomboletta spray dalle mani con un gesto felino.

«Questa me la paghi.» Lo vedo prendere la mira.

«No James! Mi sono lavata i capelli oggi pomeriggio, per favore no.»

E in un attimo fa l'unica cosa che non volevo facesse, mi riempie la testa di panna montata nonostante abbia provato a sottrarmi.

«Ti odio!» urlo lanciandomi verso la torta. Ho tutte le intenzioni di spalmargliela sul muso.

«No White, non lo faresti mai, non rovineresti la tua...»

Lo vedo sporgersi per guardarla con riluttanza.

«...orribile torta.»

«Farò questo sacrificio invece, perché la tua faccia da schiaffi merita troppo!»

Affondo una mano nella torta che si squarcia tra le mie dita. Prendo la mira ma James è troppo veloce a schivarla e il mio tentativo di colpirlo con la panna finisce male. Precisamente a terra. Sussulto quando sento le sue mani compiere una presa stretta intorno alla mia vita. Mi afferra con prepotenza portandomi verso di lui, i nostri fianchi sbattono rovinosamente nell'urto.

Curvo la testa all'indietro, quando tenendomi stretta a lui, solleva quell'arma infernale della bomboletta spray.
Sogghigna maliziosamente poi schiude le labbra carnose per parlare.
«Apri la bocca.» mi punta la bomboletta dall'alto.

«Sì, certo. Scordatelo.» ribatto mostrandogli il dito medio.

Lui in tutta risposta vi spruzza sopra un piccolo soffio di panna e in un attimo si appropria del mio dito portandoselo alla bocca.

«James ma che...»

Lo guardo succhiare le mie dita, e senza che me ne renda conto, il mio mento comincia a tremare.
La mia temperatura corporea sale alle stelle mentre una sensazione destabilizzante si sprigiona dentro di me, nel sentire la sua lingua calda slittare lungo la mia pelle.

«Ma sei...» deglutisco a fatica «...cretino?»

«Attenta che scivoli. Cretina.» mi fa il verso, indicando il pavimento che è ormai un tappeto di panna montata e  fragole smaciullate.

Mi asciugo il dito bagnato della sua saliva sui jeans, poi indietreggio di scatto per fuggire alla sua morsa, ma proprio quando sto per scivolare all'indietro, James mi afferra sorreggendomi, prima di attirarmi a sè in modo rude.

Oscillo contro il suo petto atterrando sulla felpa cosparsa di panna, così come lo sono i suoi capelli scompigliati.

James mi rivolge un ghigno poi china il capo verso di me, avvicinandosi pericolosamente al mio viso. Mi muore il respiro al fondo della gola, quando lo sento inclinare il volto sempre di più per giungere al mio collo, dove vi fa scivolare la lingua sopra, lentamente.

«Che stai...»

Vorrei non udirlo invece lo sento, un gemito di soddisfazione che emerge dalla sua bocca mentre con la punta della lingua segna la mia gola con lussuria.

«Cosa stai facendo...»

La mia voce stridula tradisce le emozioni contrastanti che è in grado di suscitarmi il suo tocco.

«Puoi chiamarli preliminari se vuoi.» asserisce prima di scoccare una leccata dura e decisa dietro al mio orecchio.

Sento le ginocchia cedere e uno strano calore comincia a propagarsi dal punto in cui ho sentito la sua lingua, fino al centro della mia pancia.

Ricomponiti e scaccia quella sensazione piacevole June mi dico tentando di mantenere un autocontrollo che a breve andrà a farsi benedire.

Di sicuro posso mascherarlo, ma non ignorarlo, il piacere che mi provocano le sue attenzioni. Non ho mai provato nulla del genere.

«Idiota.»

«Ti sto solo levando la panna di dosso.» si giustifica come se niente fosse, ripulendosi la bocca con il dorso della mano.

«Certo, perché la tua non è solo una scusa per buttare la lingua addosso alla gente, che schifo!»

Avanza nella mia direzione facendomi indietreggiare contro il muro.
Lo sento farsi spazio tra le mie gambe, il cavallo dei pantaloni della tuta punta proprio verso le mie zone intime, creando un contatto diretto che mi fa arrossire.

«Se volevo mettere la lingua da qualche parte, a quest'ora stavo con la testa proprio qui in mezzo, non trovi?»

Lo sento applicare volutamente una pressione più decisa contro di me, facendomi sentire come sarebbe indecente quell'unione tra i nostri corpi, se non ci fossero strati di vestiti a separaci.

«Perché devi sempre fare così?»

«Come?» domanda con voce roca.

Lo sa perfettamente, come.

I miei occhi scivolano sulla sua bocca rossa e pulsante. L'idea che possa baciarmi mi fa girare la testa.
L'idea che possa sentire la sua lingua contro la mia mi fa letteralmente mancare il fiato.

E se io sono in balia delle mie sensazioni, James sembra perfettamente a suo agio in questo momento: strofina il pollice sul mio labbro inferiore dove raccoglie un po' di panna, il suo sguardo oscilla pericolosamente dalla mia bocca alla mia camicia bianca, ormai completamente imbrattata.

Mi lascio distrarre da quel gioco di sguardi, mentre lui sta già compiendo la sua prossima mossa. Si avvicina al mio viso, la sua lingua calda lecca il mio labbro inferiore con un gesto eccitante e dolce allo stesso tempo.

I nostri respiri s'intrecciano e quella tensione palpabile che c'è tra di noi cresce fino ad inondarmi il cervello e lo stomaco.
Una scarica di adrenalina mi attraversa dalla testa ai piedi come fossi stata appena colpita da un fulmine.

«Okay mi ero addormentato e ho cominciato a sentire un casino...»

William resta a bocca socchiusa per qualche secondo.

«Cazzo, Will.» sento James imprecare sottovoce, prima di allontanarsi da me.

La sua apparizione mi riporta improvvisamente alla realtà e mi ricorda anche che William non è affatto stupido.
Rimaniamo imbambolati senza sapere cosa dire, con facce probabilmente colpevoli. Io ho le guance rosse come il fuoco, credo di sentirmi la febbre, James invece sembra più confuso di me e si strofina una mano tra i capelli spettinati, senza dire niente.

Mi aspettavo qualsiasi reazione da parte di Will, ma non quella che finisce per avere. Afferra un pezzo di torta e lo lancia addosso a James prendendolo in pieno viso.

«Questo è per avermi svegliato.»

Will si arma nuovamente, ma stavolta James è preparato.

«E questo per il macello che hai combinato per terra.» annuncia sorridendo.

Inizia la lotta, io tento di starne fuori il più possibile anche perché sono un disastro, l'odore dolciastro della panna è così persistente che comincia quasi a darmi quasi fastidio. Mi sento ancora febbricitante ed indebolita per via del contatto di poco fa, sento il mio labbro inferiore bruciare ancora. Comincio a risucchiarlo con avidità sotto alla mia lingua, come per imprimere quel dolce gusto di fragola e zucchero, che James mi ha lasciato in bocca.

La cucina di Will è ormai un disastro,
James è così competitivo che non gli importa che il suo amico sia debilitato e sotto cure mediche, vuole vincere la battaglia fino alla fine.
E solo quando alla fine Will gli chiede una tregua, finalmente si placa.

«Stai bene Will?»

Le sue iridi cerulee mi restituiscono uno sguardo stanco, poi lo vedo curvare il capo con un leggero imbarazzo prima di parlare.

«Grazie, non so come ci sei riuscita.»

Non so a cosa si riferisca, spero al suo buonumore ritrovato.

«Sai come? Grazie alla torta, anche se qualcuno qui presente sosteneva fosse una cazzata.» esclamo dandogli qualche sbuffo sulla sua guancia, per liberarla dalle briciole.

«La fottuta torta ce l'hai tutta addosso, Biancaneve.»

Rabbrividisco quando avverto la presenza di James dietro di me, mi sfiora il collo con la punta delle dita per raccogliere della panna.

«Ne hai sopratutto tra i capelli.» costata Will fissandomi prima il reggiseno che si intravede dalla camicia ormai trasparente, poi la bocca.

Mi sento di nuovo tra due fuochi.

«Devo ripulirmi... e c'è un casino...» inizio a farfugliare imbarazzata.

«Sì, certo. Io ehm.. vado su a cambiarmi.»

William fa un cenno verso il piano superiore, prima di voltarci le spalle.

«Tranquillo, vai pure. Tanto ora ci pensa Jamie a ripulire tutto.» ribatto sogghignando.

«Ti fotti, White. Ma proprio per bene.» mi sussurra James all'orecchio mentre Will abbandona la cucina.

Mi discosto per guardarlo negli occhi, lui si morde il labbro divertito.

«Guarda in che stato sei, James.»

«Ha parlato quella che ha bisogno di una doccia.»

«Tu non sei da meno.» ribatto decisa.

«Già, per una volta ti do ragione White.»

James si sfila la felpa rapidamente, restando a petto nudo, poi solleva il mento in uno sguardo sfida.

«Tocca a te.»

Scoppio in una risata, di quelle nervose, imbarazzate, oserei dire.

«Secondo te mi spoglio nella cucina di Will?!»

Davanti a te che sei praticamente perfetto? Fossi pazza

«Ah già, non si fanno queste cosacce nella cucina di Will, hai ragione.» 

Usa quel tono canzonatorio mentre mi prende di peso sulla spalla.

Non spreco fiato ad urlargli di mettermi giù, gli sferro una raffica di pugni nella schiena facendogli probabilmente il solletico.

E lui non mi molla finché non arriviamo in bagno. Quando mi rimette a terra non posso fare a meno di guardarmi allo specchio. Sono a arrossata e spettinata.
Poi slitto con gli occhi nella sua direzione. James è vicino a me, tutto macchiato dalla testa ai piedi, ma resta comunque uno spettacolo per gli occhi.

In questo momento vorrei ricordarmi di quanto sia stronzo ed essere immune alla sua bellezza devastante, ma neanche una benda sugli occhi aiuterebbe. Perché ha quella voce e quel profumo. Il suo torace scoperto è un insieme sconosciuto di muscoli, mentre i suoi occhi sottili hanno una carica magnetica impossibile da ignorare. É un mix esplosivo che mette a dura prova la sanità mentale di qualsiasi persona dotata di ormoni.

Il mio sguardo deve essere durato un po' troppo, perché lui sogghigna poi si abbassa i pantaloncini, restando con un paio di boxer neri.

«Che avevi da dirti con Brian ieri in corridoio?»

E questa da dove esce?

«Scuuusa?»

«Hai capito benissimo, White.»

Lancia i pantaloni a terra e persino quel gesto risulta attraente.

«Che ti importa? Mica parliamo di te...» lo stuzzico mettendomi le mani sui fianchi.

Infatti parlavamo del compito da fare insieme e di altri noiosissimi argomenti scolastici, ma per una volta voglio essere io a provocarlo.

«Hmmm.. immagino detective Madeline come ficcherà il naso...» sospira assottigliando lo sguardo.

Ah, è questo il punto.
Ha terrore che io scopra qualcosa da Brian?

«Paura che lui possa dirmi la verità sul perché l'hai mandato all'ospedale, l'anno scorso?»

I suoi occhi si macchiano di un blu così profondo, che sembra in grado di risucchiarmi.

«Mi lavo per primo. Esci.» mi intima indicando la porta.

Devo aver toccato un tasto molto sensibile, perché James si adira all'istante. Passa dall'essere divertito e malizioso, all'essere scontroso e poco socievole.

«Non penso proprio, guarda come mi hai ridotto i capelli. Devo lavarli subito, la faccio prima io la doccia, poi tu.»

«Tu perché devi sempre parlare?» domanda arrivandomi davanti per sovrastarmi con la sua altezza.

«Perché se prima non avessi continuato a parlare...»

Oh no, meglio che sto zitta

«Cosa? Cosa ti avrei fatto, ragazzina?»

«Mi avresti...»

Inarca un sopracciglio, è chiaramente sorpreso dalla mia spavalderia.

«...Baciata?»

Lo dice, poi scoppia a ridere di gusto.

«Tu pensi seriamente che io vada in giro sbaciucchiare le persone?»

Mi indispettisce la sua presunzione, per questo non riesco a tenere la bocca chiusa con lui.

«Ah no? E cosa fai?»

«Togliti i jeans. Te lo mostro, Biancaneve.»

Con i suoi modi di fare da stronzo arrogante, mi fa solo venire voglia di fronteggiarlo ancora, ma poi quando sfodera la sua audacia mi lascia senza parole. E lui sa già che se vuole vincere con me, gli basta quella. Gli basta sfoggiare quella sicurezza che in lui è ben radicata e che in me è solo illusoria.

«Certo, come no. E poi?»

Lui compie un giro intorno alla mia figura, si posiziona alle mie spalle, facendo scontrare il suo corpo contro il mio. Con gli occhi puntati nello specchio cerca il mio sguardo, già pronto ad accoglierlo.

«E poi il reggiseno...» mormora fissandomi la camicetta tutta inzaccherata.

«James..»

Sto boccheggiando. La tensione mi sta mangiando viva.
I suoi occhi bruciano man mano che scendono sempre più in basso lungo il mio corpo.

«E poi le mutande.»

Abbasso la testa, non reggo più la profondità del suo sguardo.

«Perché ti agiti? Sto scherzando, per me puoi farla anche vestita la doccia.» sogghigna compiaciuto per aver vinto questo piccolo round.

Siamo troppo vicini e i nostri sguardi restano incollati allo specchio sulle rispettive labbra, per minuti indefiniti, finché James non mi rivolge un sorriso con due fossette così accentuate che mi fa serrare lo stomaco.

«Ma se la doccia la fai con me, devi spogliarti.»

Sussulto al pensiero di come la sua lingua calda ha segnato il mio labbro inferiore, qualche minuto fa.
Vorrei lo facesse ancora.
Devo smetterla di guardarlo, adesso sa che ci sto pensando.
Ma come posso farne a meno se mi sta così vicino? Sento una strana elettricità tra di noi che non riesco a spiegare.

Mi giro verso James facendo combaciare i nostri sguardi, il mio viso si allinea perfettamente al suo addome.
Devo fare appello a tutte le mie forze per non chiudere gli occhi, da quanto è devastante quella sensazione di ebbrezza che provo nel respirare il suo profumo.

«Attenta.»

Il mio sguardo così attratto dalla sua bocca ricurva mi sta tradendo, ma è quando sfioro i suoi capelli con la punta delle dita che lui si inumidisce le labbra.

«Però se fai così non mi tratterrò ancora per molto, ragazzina.»

La sua mano calda coglie la mia guancia come un fiore delicato.
Mi sento stordita, le braccia mi si riempiono di brividi.
Lo voglio, ma non so se posso lasciarglielo fare.
Non mi fido di lui.

La curva magnetica delle sue labbra si fa più vicina, così prendo la mia decisione. Abbasso la testa per terminare quel momento di supplizio.

«È meglio se mi lasci da sola.»

Non so dove ho appena trovato la forza per respingerlo, ma James non se lo fa ripetere due volte.
La sua espressione divertita e al contempo soddisfatta cessa di esistere all'istante, si ricompone divenendo serio prima di quanto mi aspettassi.

«Vado a vedere come sta Will.» sputa con voce apatica.

Si volta e io resto allibita davanti alla visione della sua schiena massiccia cosparsa di segni ben visibili. I graffi in rilievo sulla pelle sottile richiamano subito la mia attenzione.

«Dio mio, ma che hai fatto?»

«Eh?»

«Chi te li ha fatti?»

Gli indico la schiena con un cenno del capo.

«Boh. Non lo so.» ammette senza un minimo di emozione.

«E... il livido sotto l'occhio?»

«Brian.»

«Ma perché?» chiedo sfiorandogli lo zigomo.

«Lo stai facendo di nuovo, White?»

Ma cosa?

«Ti sei presa una bella libertà ieri.»

Ah, il mio impacciato tentativo non è passato inosservato. Ottimo. Si ricorda anche lui di come ho tracciato il suo corpo, mentre ero in balia delle sensazioni causate dalla sua presenza.

«L'hai fatto anche tu a scuola, con me. Anzi lo fai sempre.» contrattacco sottolineando una verità conosciuta ad entrambi.

«Magari io ho un motivo per farlo. Il tuo qual è?»

Bella domanda

«Solitamente ti fai fare una richiesta scritta, prima di lasciarti toccare? Non lo sapevo.»

Sono sarcastica e sinceramente anche un po' incredula.
È assurdo, sembra che io sia l'unica che prova ad avvicinare e poi allontanare continuamente.

«Lasci che tutti si avvicinano a te. Non te ne accorgi neanche.» bofonchio ancora inorridita dalla visione di quei graffi profondi sulla sua schiena.

«Pensi che non me ne accorga?» sputa controvoglia.

«E allora perché lo fai? Perché lasci che tutti abbiamo un pezzo di te?»

«Non dovrei?»

«No, dovresti solo con chi lo merita.»

«Ricominci con le cazzate dell'altra sera, quando eravamo al telefono?»

Non so perché, ma siamo passati dall'essere in procinto di baciarci ad aggredirci senza filtri.

«Non sono affatto cazzate.» replico risentita.

«Come cazzo stiamo finito a parlare di nuovo di questo?!» domanda quasi infuriato.

Ho capito che c'è un limite che non devo valicare, è solo che ogni volta ho come la sensazione che me lo lasciasse fare...

Vedo i suoi occhi blu affilarsi a dismisura.

«James ...»

«Che vuoi?»

Non so cosa sia stato di preciso. Sembra che parlare di Brian lo faccia uscire di testa. E quando provo ad esporgli il mio punto di vista sulle relazioni, diventa ancora più cinico.

«Voglio solo dire.. abbi un po' più di amor proprio.»

«Sta' zitta.»

«Perché meriti di avercelo. E stare ogni notte con una persona diversa e farti fino a non capire più niente, non ti rende più felice. Almeno questo è quello che vedo io da fuori.»

Mi ridimensiono facendomi più piccola contro la porta. Mi ha appena detto di star fuori dalle sue cose e io me ne esco con queste storie. Forse dovrei lasciarlo perdere.

Lo guardo sorreggersi alla superficie del mobile del bagno, con le dita aggrappate al bordo, così strette intorno alla ceramica da sembrare quasi bianche.

«Io sono fatto così.»

La visione della sua figura massiccia ricurva sul lavandino mi destabilizza.
Sembra un bambino intrappolato in un corpo adulto che non gli appartiene.

«Non sei nato così.»

«Ma la vita sa essere bastarda  e convincente, non trovi?»

«James...»

Lui si volta e mi fulmina con uno sguardo così vuoto e carico di risentimento che mi fa trasalire.

«E poi fammi capire, nella tua fottuta psicoanalisi... io permetto a chiunque di avvicinarsi a me?»

«Sì.»

«Quindi mi faccio toccare da tutti e non da te? Che teoria del cazzo è questa?»

«Non volevo dire...»

«È questo che vuoi da me?»

Mi lancia addosso ancora una volta i suoi occhi spenti.

O mio dio, no.

«No. Anche perché...»

Lui compie qualche passo nella mia direzione e io indietreggio.

«Cosa?»

«Quando sei con me, sei diverso.»

«Ti scopo anche ora se ci tieni tanto. Così ti levi ogni dubbio e vedi che sono con te, come lo sono con tutte le altre.»

«Mi fai schifo quando ti comporti così!» sbotto senza riuscire più a guardarlo negli occhi.

«Io faccio schifo, ma tu non sei speciale come credi, ricordatelo.»

«Sei solo uno stronzo.»

E io ho fatto più che bene a non baciarti

«Pensi che non lo sappia?»

Mi scaravento verso la porta come una furia, voglio andarmene.

«June.»

«No. Lasciami.»

«Non sopporto che qualcuno provi ad illudermi con queste cazzate.» sibila afferrandomi dalle braccia.

«Lasciami. Non voglio più ascoltarti.»

«Invece mi ascolti.»

«Tu accusi gli altri, ma sei tu quello ad aver paura.» sostengo il suo sguardo questa volta.

Sembra che nessuno gliel'abbia mai detto, ma io gliela leggo negli occhi la paura, anche se prova a nasconderla in tutti i modi.

«Io avrei paura? Guarda che quella che trema sei tu. Non mi posso neanche avvicinare, cazzo!»

Forse lui ha paura di me e io di lui.
Per ciò che rappresentiamo.
A me fa paura la perdita di controllo, il suo essere disinibito, l'essere totalmente opposto a me.
Lui detesta i sentimenti e il pensiero di legarsi a qualcuno.

«Ma allora cosa ti avvicini a fare, se poi non sopporti quello che dico?»

«Non è ovvio?» sussurra sollevando le spalle.

La sua reazione mi colpisce come un calcio in pieno stomaco.

Ma certo, che stupida. Come ho fatto a non pensarci prima? Ho sempre creduto di non essere alla sua altezza, di non piacergli. E probabilmente è così, ma questo non gli impedisce di aver voglia di volersi divertire anche con me.

«Va via. Devo farmi la doccia.» pronuncio a testa china.

E poi me ne vado a casa, non voglio stare con una persona del genere neanche un minuto di più.

«Puoi mettere la mia, a me non serve.» dice indicando la sua t-shirt pulita che poggia sul mobile del bagno, insieme ad altri vestiti.

«No grazie.» rispondo orgogliosa.

«Perché sei incazzata con me adesso?»

«Non lo sono. Puoi andartene?»

Lui annuisce e finalmente se ne va.

Non provo nulla per lui, non permetterei mai a me stessa di provare qualcosa per una persona così cinica e insensibile, eppure... ho come l'impressione che il mio cuore si sia appena spezzato in un milione di pezzi.





Alla fine, pur di non restare in mutande, ho dovuto mettere tutto il lavatrice, infilarmi la t-shirt di James e andare a recuperare dei pantaloni dall'armadio di William.

«Ho preso della pizza.» borbotta James quando torno in camera di William.

Sai che mi importa, spero che ti vada di traverso.

Probabilmente ha usato l'altro bagno perché noto che si è già lavato, ha le guance leggermente arrossate e i capelli sfatti.

Lo odi June

Il profumo di cibo mi inebria le narici, così quando Will me ne offre una fetta, decido che un po' di pizza me la merito, prima di andarmene via.

«Qualcuno ti ha invitata?» sento chiedere a James quando mi siedo sul letto vicino a loro.

«Sei un animale, non puoi mangiare sul tavolo?»

«E tu una rompi coglioni.»

«Potete smetterla cinque minuti?» s'intromette il povero Will.

Allungo mano verso il cartone ma mi arriva uno schiaffo deciso sulla mano prima che possa afferrare la pizza.

James sorride, poi torna a mangiare e a guardare uno stupidissimo film che non è altro che una sequela di raffiche di pistole ed inseguimenti in macchina.

«Possiamo vedere un film meno violento?» propongo mentre lui finge di guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa.

«Cos'è questo rumore fastidioso che sento Will?»

«Ti credi anche divertente... incredibile.» commento infastidita.

«Non devi tornare a casa? Mammina non ti cerca?»

Non reagire June

Resto ancora qualche istante sul letto insieme a loro, intanto che aspetto che mia madre mi risponda.
Sono riuscita a mangiare due misere fette di pizza e ho ancora lo stomaco che brontola.
Appoggio la testa contro i cuscini rilassandomi un po', quando mi accorgo che la mano di James ha scavalcato Will per raggiungermi.

Non farlo non farlo

Giocherella con i miei capelli facendomi sconsquassare stomaco.

Mi volto a guardarlo in cagnesco, ma lui mi fissa le labbra in un modo così intenso che mi sento di nuovo tremare.

L'avrebbe fatto. Può dire ciò che vuole, ma l'avrebbe fatto. Mi chiedo come sia possibile desiderare baciare qualcuno così tanto. Sopratutto qualcuno che odio così tanto.

Ma con me ha finito, non mi farò prendere in giro. Mai più.

E forte di questa convinzione, mi alzo in piedi. «Will io torno a casa.»

«Non lasciarmi da solo con lui» scherza Will, già mezzo assonnato.

«Lo so, ma mia madre...»

«Tranquilla, passi domani?»

«Non lo so. Vediamo se sarò ancora viva domani, dato che mi vedrà tornare a casa con i vostri vestiti.»

Lascio un bacio sulla guancia a William, poi esco da lì senza salutare nessun'altro.

«Dove vai?» chiede Will quando James si alza in piedi.

«A prendere una birra.»

«Sono finite.» spiega Will.

«A cercare un accendino.»

«Tieni.» glielo lancia addosso, privando James di qualsiasi motivo per seguirmi.

«A chiudere la porta e mettere l'allarme, sono già le undici.» ritenta James uscendo dalla stanza.

«Che vuoi adesso?» mi inacidisco quando sento i suoi passi veloci dietro ai miei.

«Va tutto bene, no?»

«È una domanda?»

Lui sorride, io un po' meno.
Accelero l'andatura per giungere alla porta il prima possibile, ma lui mi ferma dal braccio.

«Aspetta. Era davvero una domanda.»

«Va tutto bene.» farfuglio evitando il suo sguardo.

«Ti chiedo solo un favore.»

«Non sei nella posizione per chiedermi niente, James.»

Mi blocco, spalmata con le spalle allo stipite della porta, a guardare la sua espressione contratta.

«Non fare cazzate.»

Sento le sue labbra pronunciare quella frase, dandomi un leggero brivido.
E i brividi si intensificano quando si posiziona davanti a me, bloccandomi completamente il passaggio.
Abbandona entrambe le mani alle mie spalle intrappolandomi tra le sue braccia.

«James te lo chiedo anch'io un favore.» sussurro abbassando gli occhi.

«Dimmi.»

Mi osserva, questa volta è serio.
Siamo così vicini che sento il suo respiro di birra e menta.
Le nostre bocche sembrano completamente scollegate dalla nostra volontà, perché si cercano in continuazione, attratte da una carica magnetica inspiegabile.

«Non fare lo stronzo con me.»

Lo vedo scorrere lo sguardo lungo il mio collo, poi si sofferma sulla sua maglietta che mi copre il busto fino alle ginocchia. Si morde il labbro, mentre i suoi occhi vagano spenti su tutta la mia figura. Ho i capelli ancora umidi e la temperatura esterna mi fa tremare più di quanto non faccia la sua presenza.

James annuisce, poi abbassa capo.

«Allora... è meglio se te ne vai.»



🌹 sono in ritardo 🙏🏻

Spero il capitolo vi sia piaciuto, ho scritto anche di notte pur di pubblicare♥️

🍓so che non vi piace ma ho dovuto farlo, ho dovuto farli litigare in vista dei prossimi capitoli

🍓so che aspettate il bacio ma non sarebbe stato nella natura di June baciarlo adesso, per tanti motivi... la mancanza di fiducia, l'episodio appena accaduto a Will... eccetera

🍓accadranno un po' di cose nei prossimi capitoli ma avrò bisogno di tempo perché saranno
scene importanti

a prestissimo ♥️

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