27. Trust is a dangerous game



Che stupida

Sento le gambe tremare.
Probabilmente potrei svenire da un momento all'altro, la pressione cala così rapidamente che vedo grigio per pochi secondi.

-Se provi a urlare ti taglio la lingua. Hai capito?-

Annuisco quando il tizio ripete le parole con voce intimidatoria.
Farei qualsiasi cosa purché mi tolga dal viso quelle mani sudaticce, l'odore acre di fumo mi attanaglia la bocca dello stomaco, provocandomi un senso di nausea.
Così faccio cenno di sì con la testa, stavolta con più convinzione, tant'è che lui finalmente allontana la mano lasciandomi libera di voltarmi e guardarlo in faccia.
Non è Austin.
È un uomo che non ho mai visto prima. Di sicuro gli somiglia.
Stessa barba incolta e rossiccia.

Non uso il cervello in modo razionale in questo momento, la paura mi rende un insieme di impulsi sconnessi.
Abbasso lo sguardo sulle mie cosce scoperte poi lo faccio.
Una ginocchiata in mezzo alla gambe al tizio che urla piegandosi in due.

Scappo più veloce che posso ma una figura scura esce dal pick-up parcheggiato e mi blocca prontamente.

-Ti fai picchiare da una bambina?-

La voce tetra di Austin mi fa trasalire.
Eccolo. Figuriamoci se non c'era anche lui.

-Lasciami!- urlo a squarciagola quando sento la sua presa farsi più stretta intorno alle mie braccia.
Il suo corpo aderisce alla mia schiena e io provo a dimenarmi ma lui è troppo forte, devo gridare e chiamare aiuto.

-Adesso facciamo così...-

Lo vedo estrarre un coltello dalle tasche del giubbotto sgualcito e a quel punto non fiato più.

-Tu chiudi bocca o ti giuro che ti lascio il segno.-

Pigia lama gelida sulla mia guancia provocandomi dei piccoli singhiozzi.

-Ma che cazzo fai Ethan? Ha detto che non devi torcerle un capello.-

-Chiudi il becco Tom.- abbaia Austin al suo complice.

-Okay sto zitta.- biascico tra i denti, tremando come una foglia.

Il mio aggressore però comincia a ridere.

-Ti fai battere da una liceale? Seriamente?-

-Mi ha tirato un calcio nei coglioni la stronza!- ulula l'altro.

Austin finalmente allontana quel coltello, ma con il viso si accosta più del dovuto a me.

-Chi se lo aspettava da un angioletto come te eh?-

Tento di allungare il collo per evitare il contatto ed il solletico provocatomi dalla sua barba ispida che sfrega contro la mia pelle sensibile.

Strizzo gli occhi per il terrore, poi dico la prima cosa che mi viene in mente.

-Per forza, lui ha detto che voleva uccidermi!-

L'espressione di Austin cambia repentinamente. Si scansa dal mio viso e punta il suo amico con rabbia.

-Ha detto che non dobbiamo farle niente, ma che cazzo ti è saltato in mente? Lo vuoi capire o no che dobbiamo eseguire degli ordini?-

I due cominciano ad attaccarsi tra loro con battutine scarne, ma è quanto basta per distrarsi da me.
Austin mi sta ancora trattenendo dal braccio, così infilo la mano libera nella tasca posteriore dei pantaloncini per estrarre il cellulare con la massima cautela.

Okay devo distrarli ancora.

-Lui ha detto che voleva farmi del male! E l'avrebbe fatto anche senza di te, ha aggiunto!-

-Ma perché fai sempre così!? Non riesci mai ad eseguire due ordini del cazzo?-

Okay ora stanno ufficialmente litigando, così compongo il codice di sblocco del telefono con la mano dietro alla schiena.
Merda. Ho il Face ID impostato, devo far scorrere due volte e poi comporre il pin. Ci riprovo sforzandomi a riprodurre quei movimenti meccanici che svolgo quotidianamente, solo che farli senza guardare risulta molto più difficile.

-Dobbiamo fare quello che dice lui? Sempre? Se volessi spassarmela con lei?-

Oddio ma questo che sta dicendo?!

Apro la prima icona verde. L'ultima chat è di mia madre, la penultima è di William. Devo chiamarlo.

O forse è meglio non metterlo nei guai? Magari chiamo James...

- Quella volta hai mandato tu tutto a puttane, non io!-

No, non se ne parla.
Non posso chiamare James, devo chiamare Will.

Sto perdendo tempo, maledizione.
Austin mi afferra nuovamente dal braccio.

-E chi te lo vieta di fartela? Ma non siamo venuti qui per questo.-

Oddio.
Devo chiamare Will. Ora.

-Sì ma lui ha detto che voleva tagliarmi la gola! E ha anche detto che tu non hai le palle! Puoi anche non credermi, ma sappi che l'ha detto.-

Le mie parole innescano un'altra lite, intanto tendo il collo all'indietro per sbirciare nello schermo del cellulare.
Devo chiamare qualcuno al più presto, questa è la mia unica occasione.
Così scorro un po' più in basso tra le chat.
Vedo con la coda dell'occhio l'immagine profilo di James.
Che io sia maledetta.
Non so perché lo faccio, chiamo lui.

-Io sarei quello senza palle Ethan?-

Butto nuovamente un occhio dietro alla schiena.
La chiamata è cominciata, devo dire qualcosa.

-Austin perché sei venuto qui, fuori da casa mia?-

Lui mi guarda stranito quando pronuncio quelle parole.

-Sei qui con la tua macchina e con lui.. con Tom, giusto?-

-Che cazzo dici bambinetta. Chiudi quella bocca. Come fai a sapere i nostri nomi?-

Questo dovrebbe bastare per James. Penso abbia capito. Ributto il telefono in tasca.

-L'ha detto lui.- dico indicando Tom.
- Ha detto "Austin non è in grado di fare una cosa del genere da solo!"-

-Non è vero. Sta ragazzina è una fottuta bugiarda! Non ho detto un cazzo io!-

- Io ti conosco non è la prima volta che dici una cosa del genere.-

-Senti Ethan carichiamola in macchina e portiamola al club.- dice Tom afferrandomi in malo modo, Austin invece mi trattiene dall'altro braccio.

-No! Dobbiamo aspettare qui.-

Okay ora però mi state facendo male...

-Me la porto un attimo dentro allora. Voglio vedere che ha lì sotto.- ghigna in modo inquietante l'altro tizio, provando a sollevarmi la felpa.

-Non toccarmi!-

-Atteniamoci al piano porca troia lo vuoi capire o no che non decidi tu?!-

Che piano?
Ma poi sti due cosa stanno aspettando?
Non capisco.
O forse...

I loro occhi si illuminano quando in fondo alla via silenziosa dei fari rischiarano la strada.
Oh, no.. non dirmi che è proprio questo che volevano.
È una trappola?

Mi copro lo sguardo con la mano, quando James fa stridere i freni con una brusca frenata.
Si scaraventa fuori dall'auto come una furia, è spettinato e sudato, non ha neanche una maglia addosso. Sembra si sia buttato in macchina senza darsi il tempo di prepararsi.

-Piano piano principe azzurro. Non c'è fretta.- dice Tom frenando la corsa di James con un gesto di mano.

-La principessa non è in pericolo.- ridacchia Austin. - O meglio, non ancora...-

James non lo guarda neanche, sta fissando me con le sue iridi scure e sottili.

-Stai bene?-

Annuisco mentre la presa di Austin si fa più serrata. Mi stringe al suo petto mentre la lama gelida striscia sulla mia gola facendomi perdere un battito.

James muove due passi indietro, poi solleva le mani.

-Hai visto come è stato facile Tom? Avevo ragione io o no?-

-Sì fratello.- mugugna l'altro.

-Avevamo un dubbio e così ce lo siamo tolto.-

Non ci posso credere... era una trappola e io ce l'ho fatto appena fatto cadere.

-Cosa volete da lei?-

-Conosci i punti deboli dei tuoi nemici e sarai già a buon punto.- annuncia Austin provocando un'espressione di sgomento sul volto di James.

-Che cazzo volete da lei?!- urla con più rabbia questa volta.

-Sta calmo...Da lei niente, fratellino.- dice Tom.

-Vediamo come si comporta d'ora in poi il piccolo Edward e magari.. la lasceremo in pace.-

La voce del mio aggressore mi fa sussultare. Forse perché non accenna a spostare quella dannata lama dalla mia gola.

-Non me ne frega un cazzo di lei. Potete anche lasciarla andare o farle quello che vi pare!-

James ringhia un soffio di sfida.
Sento il mio cuore fermarsi.
Poi la risata sadica di Austin.

-Ah davvero? Anche se faccio così?-

Continua a tenermi immobile con il braccio avvolto intorno ai fianchi, mentre con una mano scivola sotto alla mia felpa.

-No!-

L'esclamazione di James causa una risata da parte dei due che non mostrano un minimo di pietà.

-Dai, va bene. Dimmi che cazzo devo fare.- ansima James ormai senza fiato.

Il coltello gelido sfrega contro la pelle calda della mia pancia. Chiudo gli occhi terrorizzata quando sento la punta salire per insinuarsi sotto al reggiseno.
E a quel punto non rispondo più di me stessa.

-James!- urlo con voce spezzata dal terrore.

Sento il pianto fermarmisi in gola e la mia pelle raggelarsi completamente.
Non sta succedendo davvero.
Non può essere.
Fino a ieri la cosa più entusiasmante era l'uscita di una nuova stagione della mia serie preferita su Netflix.
E ora cosa diavolo mi sta succedendo??

James si avventa su di noi senza rifletterci neanche per un attimo, Austin è costretto a lanciarmi a terra per fronteggiarlo.

-Vedi come è facile con i ragazzini Tom? Sono accecati dagli ormoni. Questo si farebbe anche accoltellare per una scopata.- grugnisce rabbioso puntando il coltello alla gola di James che lo guarda a testa alta come se lo stesse sfidando a farlo per davvero.

Sento una lacrima far capolino mentre mi massaggio il gomito che prende a sanguinare per l'impatto con l'asfalto.
Sii forte June, è solo un graffio.

-Lasciala un pace. Veditela con me.- sputa James mentre Austin gli si avvicina minacciosamente al viso.

-Non provare mai più a prendermi per il culo come hai fatto l'altra mattina. Continua a fare quello che stai facendo e smettila di venire a rompere il cazzo a casa mia. Tanto non te la ridaremo mai.-

-Perché?-

-È l'unica prova che abbiamo e che al momento giusto ti metterà nella merda, se proverai a tradirci.-

Non riesco a riprendere fiato, non finché Austin non gli toglie quel coltello dalla gola.

-Sto facendo tutto ciò che mi chiedete.- ringhia James a denti serrati.

-Avevamo un patto.-

-E io lo sto rispettando, cazzo.- insiste lui senza paura.

-No, tu stai cerando di venire in casa nostra e fotterci.-

Era prevedibile.
Austin sa tutto dell'altro giorno.
Siamo stati proprio stupidi e lui aveva ragione.
Ecco perché ci troviamo in questo guaio ora.

-La pistola non è mia.-

Le parole di James fendono l'aria tesa, caricandola ancora di più di ansia.

-Stai scherzando!?-

La brusca reazione di Austin mi fa sobbalzare. Sembra voglia mettere le mani addosso a James da un momento all'altro.

-No. Non sto scherzando.-

Perché dirglielo proprio ora per scatenare gli animi già di per sé infiammati?

-Sei proprio un coglione come tuo padre.-

Cosa c'entra adesso Jordan?

Vedo Tom prendere il telefono per chiamare qualcuno.

-Ci hai fatto fare il lavoro sporco con un'arma che non era neanche tua?-

Lavoro sporco?

-Non ci credo...-

Ciò che James ha appena confessato sembra essere più importante di me, infatti quei due non mi calcolano più.

-Merda..-

Loro iniziano a confabulare in modo fitto e incomprensibile, quindi James mi fa un cenno con il capo intimandomi di correre da lui.
Mi sollevo in piedi e corro rimbalzando sul suo petto, mentre lui mi acciuffa con entrambe le mani in una presa salda.

-Cazzo White.- sussurra sul mio viso.

Ci guardiamo per qualche secondo, finché non mi rifugio dietro di lui, nascondendomi alle sue spalle. Sfioro con la guancia la sua schiena leggermente umida di sudore che emana un profumo eccitante e rassicurante al tempo stesso.

-Sali in macchina.- mi ordina deciso.

Il suo braccio è un fascio di nervi, sembra che la situazione sia più tesa del previsto.
E così mi infilo dentro all'auto e lascio la portiera socchiusa, voglio sentire che si dicono.

- Ne parliamo con papà, vediamo che ne pensa.- sento dire a Tom.

-Hunter se scopro che mi stai dicendo palle... la prossima non te la faccio passare liscia. Tantomeno a lei.- lo minaccia Austin inclinando la testa verso la macchina per cercare il mio sguardo.

Oddio ce l'ha ancora con me

-Andiamo Tom. Guarda in che stato è. Mi fa pena.- conclude poi indicando James che non può muovere un dito in questo momento.

I due si allontanano senza smettere di guardarci in cagnesco e io mi accorgo di stare tremando. Ancora.
Quando James entra in macchina restiamo a fissare il pick-up di Austin che abbandona il viale di casa mia.

-Di chi è la pistola?-

Lui affonda la testa nelle mani.

-Di Taylor.. Di suo padre.-

Merda.

-E hanno ucciso qualcuno con quella pistola, vero?-

James non risponde.
Ma certo che è così...
In che guaio si è andato a cacciare?

-Chi hanno ucciso con quella pistola?-

-Da quello che sentito stasera... ho paura di una cosa.-

La sua voce di solito profonda e decisa ha un accenno di paura.

- Cosa James?-

-Non l'hanno ucciso.-

-Chi?-

-Non l'hanno fatto, cazzo!- sbraita sferrando un pugno secco sul volante, sfogando la rabbia che però non sembra placarsi nonostante quel gesto violento.

-Entriamo dentro, sei troppo scosso per guidare.-

Lo guardo massaggiarsi la guancia più volte con fare agitato.

-Sei sicura? E tua madre?-

-È in viaggio con una amica. Sono da sola.-

Vedo la sua vena del collo gonfiarsi ancora.

- Cazzo. E ti avevo pure avvertita!- mi aggredisce con voce arrabbiata.

Vorrei seriamente mandarlo a quel paese, ma non è tempo di fare la bambina adesso... devo mettere da parte l'orgoglio.

- Per favore.- insisto con voce risoluta.

James mi guarda di sfuggita con la sua solita aria arrogante, poi però annuisce.

-Immagino che chiamare la polizia sia fuori discussione...- ipotizzo quando usciamo dalla macchina.

- Ma sei impazzita?- James mi paralizza con un'occhiataccia furente.

-Scusa. Dicevo tanto per dire...-

-Ma tua madre dov'è andata? Anche mio padre è andato via qualche giorno. Ha approfittato del fatto che Jasper è in gita.-

Cosa?!

-Non ci voglio credere! Quella bugiarda patologica mi ha mentito di nuovo! Non ci posso credere...- esclamo spalancando la porta d'ingresso.

Lui solleva le spalle come se la cosa non lo toccasse, intanto entriamo in casa dove piomba il silenzio più assoluto. Io sto ancora tremando, mentre James è bianco come un lenzuolo. Mi sfilo le scarpe da ginnastica, poi mi dirigo in cucina dove prendo un bicchiere e gli verso dell'acqua.

- Tieni.-

Si abbandona lentamente sullo schienale del divano e ne beve due lunghe sorsate, infine mi squadra sospettoso.

-Che intenzioni hai ragazzina?-

Forse si è accorto che non lo sto insultando, anzi, sto tentando di mostrarmi stranamente gentile.

Sposto lo sguardo a terra. -Allora puoi restare o no?- chiedo con un tono che risulta a tutti gli effetti seccato.

Non risponde ma continua a fissarmi.

E muoviti a dire di sì!

- Mmm...-

Sbuffo sollevando gli occhi al cielo.

-Vabbè vado a prenderti qualcosa... delle coperte.- bisbiglio sottovoce indicando il divano.

Non mi importa se ha da fare, se deve tornare a casa o andare da qualche ragazza. Adesso rimane qui. Non ci sto da sola stanotte.

- White.-

James mi richiama quando mi vede imboccare le scale per camera mia.

- Che vuoi?-

-Ne sei sicura?-

-Non me la sento di stare da sola. Non dopo stasera.- ammetto imbarazzata.

Poi però mi affretto a voltargli le spalle per paura di mostrargli la vulnerabilità nell' averglielo confessato in modo così sincero, senza presunzione.

Salgo le scale per raggiungere camera mia e mi metto a cercare dei lenzuoli nell'armadio.
Ma se le mie mani stanno frugando tra quella biancheria pulita, il mio cervello è rimasto in loop a qualche minuto fa.
E se mi avessero portata via?
Fin dove possono spingersi?
Ora sanno dove abito...

-Così questa è la tua camera.-

Compio un balzo nell'udire la sua voce graffiata che irrompe nei miei pensieri tutt'altro che allegri.

-Dio, ma tu mi fai prendere un colpo! Sì, è la mia camera...-

James si passa distrattamente una mano tra i capelli spettinati mentre gli occhi color indaco si piantano sul mio letto. Lo vedo mordersi il labbro.
E come faccio!? Come faccio a non pensare a ieri sera?

Lui curva le labbra in un ghigno, come se mi leggesse nel pensiero, infine mi guarda.

-Allora...-

-No.- blocco le sue parole sul nascere.

-Non sai neanche cosa volevo chiederti..- sussurra divertito.

Sì, certo come se non ti conoscessi

-Allora posso farmi un doccia qui?- chiede indicando il mio bagno.

-Ti ho detto no.-

Riprendo a frugare tra le lenzuola per distrarmi dal suo corpo che si avvicina pericolosamente al mio.

-Stavo per farmi piantare un fottutto coltello nella gola per te e tu non mi lasci neanche usare la doccia?-

Dapprima lo guardo in cagnesco, poi scrollo il capo in segno di dissenso.

-No, questo è il mio bagno. Puoi fartela nella doccia che c'è al piano di sotto.-

-Ci sono andato a pisciare ed è un buco, non ci entro neanche lì dentro.- dice giocherellando con il laccetto dei pantaloncini.

-Senti Hunter io..-

Mi attira a sé con un gesto rapido, posa entrambe le mani sulle mie spalle facendomi perdere un battito.
E adesso che gli prende?

-Shh. Tregua per una sera. Ci sono cose più importanti dell'odio che provi per me.-

-Lo provi anche tu.- ribatto sollevando timidamente gli occhi nei suoi.

Si puntella il labbro inferiore con la lingua, prima di pizzicarlo languidamente con i denti.

- Che cosa provo...- mormora sottovoce.

Che cosa provi? Se vogliamo essere precisi, non mi ricordo più neanche come mi chiamo in questo momento...

- Ehm... l'odio. Per me.-

Solleva l'angolo della bocca in un mezzo sorrisetto che farebbe svenire qualsiasi ragazza della mia scuola.

-Io dormo sul divano. Non ti agitare Biancaneve.-

June ripigliati, davvero.

Te l'ha detto chiaro e tondo più volte. Gli fai schifo, era solo annoiato ieri.
E ti ha usata.

Sì okay...ma questo che importanza ha, se poi viene qui quando ho realmente bisogno di lui?

-Senti fa come vuoi. Se vuoi un asciugamano pulit...-

James indietreggia e senza distogliere lo sguardo dal mio si abbassa i pantaloncini come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-James!- gli urlo quando mi accorgo che è rimasto in boxer.

-Perché ti scandalizzi sempre per tutto, cazzo?-

Okay fuggi lontanissimo June, questo vuole prendersi gioco di te

- Senti io vado a ..-

Inizio a gesticolare nervosamente.
Sento il suo sguardo addosso e non ho il coraggio di guardarlo.

-Non ti stai dimenticando le coperte?- mi canzona lui con un tono divertito.

-Sì.- sbuffo afferrando delle lenzuola a caso.

-Se vai a farti una camomilla, la fai anche per me?- chiede ridendo.

Lo odio. Lui e le sue stupide fossette.

-Vedi di non fare troppo casino che mia madre non c'è. E se fai troppi schizzi nella doccia poi mi tocca pulire il vetro...-

-Bla bla bla. Parla ancora un po' e mi abbasso anche questo.- mi minaccia portandosi una mano sui boxer.

Il suo pollice scivola lentamente lungo il tessuto scuro e io mi sento avvampare.

La velocità con cui ho sceso le scale. Imbarazzante.
Neanche ci fossero le lasagne per cena.

Gli ho chiesto io di rimanere, ma ora la paura di restare di notte con lui sta diventando più forte del terrore che provo al pensiero che Austin possa tornare.
Verso l'acqua nel bollitore. Resto a fissare la lucina rossa mentre l'acqua comincia a scoppiettare.
Siamo due persone così diverse...
Io non riesco neanche a mettermi in costume davanti ai miei compagni di scuola. Incredibile.


-Dimmi solo che sei vestito lì sotto.-

Il mio rimprovero è più che lecito, dato che dopo qualche minuto lo vedo apparire in salotto con un accappatoio addosso. Rosa flamingo. Il mio.

-È carino. Solo un po' piccolo.- dice guardandosi.

Si scompiglia i capelli color cenere ancora umidi, sono più scuri da bagnati tanto da sembrare neri.

Cosa stavo facendo? Ah già

Verso l'acqua bollente nelle tazze, sono particolarmente tesa ma incapace di nasconderlo.

-Perché sei nervosa adesso?-

Taci

- Per quello che è successo stasera forse?? E perché anche in casi come questi, tu riesci sempre a prendermi per il culo.-

James non dice una parola, si siede sul divano mentre gli allungo una tazza bollente che sembra voler usare per scaldarsi le mani.
Mi aspettavo di venir presa in giro anche per la scelta della camomilla, invece mi spiazza con la sua voce profonda.

-Mi dispiace.-

Lo fisso negli occhi senza saper bene come rispondere.
Me lo sta dicendo con il mio accappatoio addosso, come posso prenderlo sul serio?

-In che senso James?-

-Per Austin. Per prima.-

Avverto una pressione angosciante attanagliarmi il petto.

-È che.. ora sanno dove abito.. La cosa mi destabilizza.-

-Non dovevamo andare al club l'altro giorno e tu stasera non dovevi tornare qui da sola. Dovevi venire da me, come ti ho detto io. Ma invece tu vuoi sempre fare di testa tua, cazzo. Sempre!-

Il suo tono serio mi confonde in questo momento. Sembra davvero...preoccupato?

-Senti avevi ragione per una volta, cosa vuoi? Una medaglia al merito? Sono già abbastanza spaventata, non ti ci mettere anche tu.-

-Ti hanno fatto male?- chiede indicando il braccio leggermente sbucciato.

-No. Ho tirato un calcio nelle palle a quel tizio, Tom.-

James scoppia a ridere.

-Quel coglione è Tom Austin, il fratello di Ethan. Con lui potevi sfoderare la tua arma segreta.-

-Sarebbe?-

-Il coltello del pane, no?-

-Haha simpatico. Poi parli tu che sei arrivato a mani vuote.-

Osservo le sue labbra carnose schiuse in un sorrisetto malizioso.

-Se tu sapessi cosa stavo facendo quando mi hai chiamato...non parleresti così. Ho mollato tutto il divertimento solo per venire qui. Da te.-

Non voglio sembrare ingrata, però non riesco a tapparmi la bocca davanti alle sue frecciatine.

-Hai ancora paura?- chiede cogliendomi di sorpresa.

-No tu?-

-Io non ho mai paura.- sostiene a testa alta.

Per quanto dal suo viso non trapelasse nessun timore, nel momento in cui affrontava quei due...io l'ho visto tremare.

-Ma non hai qualcosa metterti addosso?!- gli chiedo quando lancia il mio accappatoio sulla poltrona, restando con i boxer.

Compie un cenno veloce per dirmi di no.
Mi risistemo la t-shirt sui fianchi, poi mi sfilo la sua felpa grigia, dove nostri profumi si mescolano.

- Tieni allora.-

Lui la indossa senza dire una parola poi si alza in piedi.
Mi incuriosisco quando lo vedo osservare la parete del salotto con attenzione.

-È tuo fratello?-

Sta guardando la foto che decora il muro.  L'unica che mia madre mi ha concesso di tenere appesa.

-Hai detto a Taylor quello che ti ho raccontato?-

Non vorrei abbassarmi a chiedergli una cosa del genere, ma la questione mi ferisce troppo. Mi ero confidata dicendogli qualcosa che non avevano mai detto a nessun ragazzo... non una cosa da poco.
James si volta lanciandomi un'occhiata tagliente.

-Guarda che io non le ho detto un cazzo.-

-E dovrei crederti?-

-Beh non credermi, io ho la coscienza a posto. Non l'ho raccontato a nessuno.-

Lo vedo reclinare la testa con lentezza, quasi come se si vergognasse.

-Non l'ho detto neanche a Will.- conclude con tono fermo.

Di sicuro non è uno a cui fa piacere avere segreti con il suo migliore amico. Questo l'ho capito.
E se non l'ha detto neanche a Will, probabilmente dovrei fidarmi di ciò che dice.

-Si è lui.- annuisco con lo sguardo rivolto alla foto che mi ritrae sulla neve con mio fratello.

-Ti somiglia.-

-Mi somiglia molto.-

Parliamo come se fosse ancora qui e a me sale un forte nodo in gola.
James sembra accorgersene perché la sua espressione da strafottente menefreghista cambia in modo repentino.

-Sono serio quando dico che mi dispiace. Non avrei dovuto lasciare che venissero qui.-

Mi schiarisco la voce per scacciare via quella sensazione di impotenza.

-Non potevi saperlo, non è colpa tua.-rispondo senza neanche doverci pensare.

Lo guardo sedersi accanto a me e io ancora non mi capacito di come ci sia finito qui, con me. È pur sempre il bullo della scuola e sta in mutande a bere camomilla sul mio divano.

- Ho molte più colpe di quanto credi, White.- si lascia andare ad un sussurro rauco.

-Forse sono gli altri a farti credere che sia così.-

Lui corruga la fronte, dove le sopracciglia chiare si scuriscono dandogli un'espressione accigliata.

-Lo pensi davvero?- mi interroga con lo sguardo piantato sul muro.

-Sì.-

Sorseggio lentamente la camomilla mentre il silenzio piomba tra di noi, finché non lo sento sorridere.

- Che c'è ora James?-

-Non è giusto, cazzo.- dice poi ispezionando lo spazio intorno a sé con occhi curiosi.

-Cosa?-

-Tu hai visto me da piccolo e ti sei fatta pure una bella risata...ora voglio vedere te.-

Oh no

Indugio un po' nel rispondere perché mi vergogno e lui se ne accorge.

-Di certo non puoi essere peggio di come sei ora.- mi prende in giro.

-Ma fottiti.-

Tiro fuori un album dal mobile della tv. L'unico superstite. L'unico che abbiamo ancora. Mia madre soffre di qualcosa di completamente opposto alla sindrome dell'accumulo. Lei vuole liberarsi di tutto, sopratutto di oggetti e ricordi. Perciò tutte le nostre foto, le nostre memorie passate, sono frammentate e perse tra i numerosi traslochi e i nuovi inizi.
Torno a sedermi posandomi l'album di foto sulle ginocchia. Quando lo apro riconosco subito le mie foto dell'asilo.

James me lo ruba dalle mani con una velocità impressionante.

-Ti piacevano i biscotti eh.-

Sì okay, ero una grassottella bambina di campagna e allora?

-Mi piacciono ancora per tua informazione.- Lo guardo in malo modo.

-Scommetto che eri prepotente. Guardati, cazzo.-

Indica le mie guance paffute e la mia espressione arrabbiata contornata da un cespuglio biondo.
Sì, sembravo la baby boss di una mini gang.

-Lo ero. Se io e te ci fossimo incontrati all'asilo ci saremmo tirati i capelli.- sorrido tra i denti.

-Non che ora sia tanto diverso...- mormora scivolando con gli occhi sottili lungo le ciocche che mi ricadono sulle spalle.

Incrociamo lo sguardo.
Poi deglutisco rumorosamente. Mi fa sentire strana avercelo così vicino.
Prima mi fa arrabbiare e poi mi guarda in questo modo...
Mi fa sentire così... Speciale?

No. "È James." Le parole di Will e Amelia rimbombano nella mia testa.
Possibile faccia così con tutte?

June non sta facendo niente, ti sta solo guardando! SVEGLIAAA

James volta pagina e una foto di carnevale ci si presenta davanti. Ero davvero piccola. Non ne conservo neanche i ricordi.

-Se non vuoi, la smettiamo.- scandisce indicando la foto in cui appare anche mio fratello.

-Mia madre non vuole mai vederle. Specialmente queste di quando lui era più piccolo.-

Gli indico la foto e nel farlo sfioro inavvertitamente la sua mano.
James solleva il braccio di scatto, spaventato da quel contatto.

-Sei forte.- dice ad un certo punto.

Eh?

-Più di quanto credessi. Io non potrei accettarlo. Che succeda qualcosa a Jasper.-

Nelle sue iridi blu come la notte scorgo una purezza mai vista prima.

-Quando abbiamo saputo della malattia...La notizia è stata così scioccante che non sono riuscita neanche a piangere. Perlomeno non subito. Non riuscivo a reagire perché la rabbia era più forte del dolore. Non so perché mi succede, ma è così.-

James annuisce come se capisse perfettamente il concetto.

-Ognuno reagisce ai traumi in modo diverso.- aggiunge continuando a sfogliare le pagine dell'album di famiglia.

-Qui faceva la chemio.-

Con il dito punto una foto. Mi provoca ricordi e sensazioni che mi fanno rabbrividire.

-È assurdo. È cambiato tutto quando ha cominciato con i trattamenti, non facevano altro che renderlo stanco e debole eppure... lui aveva ripreso a sorridere. Come se sapesse che le cose non stavano funzionando. E che quelli sarebbero stati i suoi ultimi sorrisi.-

Vedo James sorridere di rimando quando incontra l'espressione divertita di mio fratello in una vecchia foto che lo ritrae sul letto d'ospedale.

-Sorrideva perché diceva che qualcuno doveva pur farlo nella nostra famiglia. A quel punto né io, né i miei genitori eravamo più in grado di farlo.
E ho iniziato a pentirmene seriamente verso gli ultimi giorni, quando ho capito che non c'era più niente da fare. Siamo stati egoisti, perché quei sorrisi li avrebbe voluti vedere... ma noi presi dalla egoismo di quel dolore, non ci siamo riusciti..-

Mi mordo la lingua ripetutamente, come se bastasse a frenare lo scoppiare di un pianto. Non voglio piangere davanti a lui.

-Forse in fondo credi che trattenere tutto e non piangere ti faccia apparire più forte.-

Mi stringo nelle spalle.

-Non lo so, faccio fatica ad esternare quello che provo.- ammetto con voce rotta.

-Quello che mostriamo agli altri non è mai ciò che sentiamo per davvero.-

La sua riflessione mi smuove qualcosa dentro, mi perdo a pensare dondolando appena il ginocchio che accidentalmente sfiora la sua gamba.
James si alza in piedi di scatto.

Che problemi ha ora?

Lo guardo rovistare nelle tasche dei pantaloncini in cerca di qualcosa.
È così imprevedibile, come faccio a fidarmi di lui? Gli ho appena raccontato del mio dolore. E se lui lo avesse detto a Taylor per davvero? Infondo non lo conosco...

-Posso fidarmi di te?- chiede ad un certo punto, spiazzandomi completamente.

Annuisco con le labbra sigillate.

-Anche dopo quello che hai visto e sentito questa sera, White?-

Il suo sguardo attento mi sta puntando.
Prendo una grossa boccata d'aria prima di rispondere, il suo profumo mi riempie i polmoni.

-Sì, certo. Non dirò niente a nessuno.- rispondo sottovoce.

- E io mi posso fidare di te?- lo interrogo di rimando.

-Dovresti guadagnartela la mia fiducia.-

La risposta non era quella che desideravo,ma se dice che non l'ha detto a nessuno... come faccio a non credergli?

-Quindi tu e Taylor non vi dite tutto?-

-Perché tu e William lo fate?-

Ahia

-Comunque no. Io e Taylor non siamo amici.-

- Non siete amici. E l'altro giorno hai detto che non è la tua ragazza..-

-Scopiamo. È fottutamente difficile da capire per te?-

Mi indispettisco, non sopporto la sua volgarità nel dire le cose.

-E poi perché tu ti sei confidata con me e non con Will?-

Sei troppo diretto, ma non sei poi così male ad ascoltare

-Non si è creata l'occasione. E poi Will ha sempre qualcosa da raccontare.-

-Tipo?- Corruga la fronte, il viso si modella in un'espressione seria.

E ora che faccio? Glielo dico o no?

-Mi ha detto del professore di nuoto.-

-Lo sapevo cazzo. Lo sapevo.-

Lo guardo immergere entrambe le mani nei capelli, tirandoli appena all'indietro.

-Che fine ha fatto?-

-Chiudi quella fottuta bocca.-

Mi si spezza il respiro.

-James, calmati...-

-Perché non lo chiedi ad Amelia o Brian eh? Chiedilo a loro. Voglio proprio vedere cos'hanno il coraggio di dirti.-

Si innervosisce così tanto che i suoi occhi sembrano cambiare colore.
Stava andando tutto bene fino a cinque secondi fa... che sta succedendo ora?

-Hai qualcosa per dormire?-

La sua domanda mi fa trasalire, non posso fingere di non vedere quanto sia diventato irascibile tutt'ad un tratto.

-Che intendi?-

-Tua madre non prende niente per dormire?-

-Credo di sì ma non...-

-In questo bagno? Dove li tiene i medicinali?-

Mi alzo in piedi pronta a cacciarlo di casa, se osa anche solo lontanamente frugare tra le cose di mia madre.

-James non scherzare. Ti sembra di stare in una fottuta farmacia?-

-Devo farmi una canna.- biascica cercando l'occorrente nelle tasche dei pantaloncini abbandonati sul divano.

-Cos'è non riesci a dormire altrimenti?- lo dico con tono quasi derisorio, ma quando incontro il suo sguardo mortalmente serio, capisco che non c'è niente di cui scherzare.

-Non se non spengo il cervello.-

Dopo aver spalancato la porta d'ingresso, si abbandona con una spalla contro lo stipite e comincia riempire una cartina. Lo vedo esaminare con lo sguardo la stradina buia che passa di fronte a casa.

- È meglio se resto ancora un po' qui fuori. Non si sa mai.-

-Non puoi passare la notte qui fuori, lo sai vero?-

Come fa a non avere freddo? Io sto gelando.
Non risponde, così mi avvicino a lui con cautela.

-Non ho ancora capito una cosa James.-

Vengo cullata da un brivido causato dell'aria fresca che entra dall'ingresso principale, mi solletica le braccia e i capelli.

-Sentiamo.-

-È Austin che deve aver paura di te o il contrario?-

-Dipende da come la metti.- sbotta infastidito.

-La metto che hai rotto due costole a Brian l'anno scorso.-

Lecca la cartina meticolosamente, poi solleva gli occhi al soffitto.

-E quindi? Che cazzo vuol dire?-

-Perché l'hai fatto?-

-Ho sbagliato.- confessa facendo slittare la canna tra le dita esperte.

-Quindi non ne avevi motivo?-

Mi siedo a braccia conserte sui gradini accanto a lui, sto reprimendo un altro brivido. Inizia a fare davvero freddo qui fuori.

-Non ho detto questo. Avevo tutti i motivi per farlo ma... ho sbagliato.-

-Te ne sei pentito? Vedo che il riformatorio ti ha fatto bene..-

James fa slittare la lingua tra i denti poi si avvicina al mio orecchio lasciandomi completamente disorientata con il suo modo di fare.

-Tu pensi di aver capito tutto... ma non sai di cosa sono capace.- sussurra lentamente.

-Se sei così cattivo allora perché tutti ti amano?-

Osservo la fiammella dell'accendino illuminare il suo viso nella notte.

-Tu credi?-

-Sì ci credo. Will e Jackson farebbero qualsiasi cosa per te. Lo sai.-

Assottiglia lo sguardo mentre inspira la prima boccata di veleno.

-Anche Jasper stravede per te. Per non parlare delle ragazze..-

ops

Chiudo la bocca prima di aggiungere altro. Lui però mi guarda, chiaramente stuzzicato dalle mie parole.

-No, no... dai, parliamone. Sono fottutamente curioso adesso.-

-Beh, c'è poco da parlare. Lo sai...-

Perché deve sentirselo dire? Lo sa che tutta la scuola gli muore dietro..

-Cosa dovrei sapere? Che tutte vogliono solo una cosa da me?-

- Ma per favore... forse sei tu che non vuoi dare loro altro.-

Continua ad inspirare fumo con tale avidità da farlo sembrare ossigeno vitale.

-Quindi secondo te una ragazza cosa dovrebbe farci con uno come me?-

Sbuffo in una risata per la sciocchezza che ha appena pronunciato.

-Chi ti ha messo in testa che non dovresti meritarti altro?-

-Senti non cominciare con la psicanalisi del cazzo, eh. Io sarò anche incasinato ma loro non sono da meno.-

- Sì ma andandoci solo a letto cosa risolvi? Cosa ottieni?-

-Del fottuto divertimento, forse? Per dirla in modo non offensivo.-

-Sì ma è una cosa passeggera quel divertimento...-

-Non hai mai scopato White, non sai di che cazzo parli.-

Scrollo il capo.

-Ma tu cosa ne sai di cos'ho fatto io scusa?!-

Lui invece comincia a ridere mordendosi il labbro inferiore.

-Te lo si legge in faccia, cazzo.-

Ti odio.
A questo punto mi sento profondamente offesa, perciò me ne sto zitta.

-E poi... Che senso ha stare insieme a qualcuno se non provo niente?-

Io non fiato più.
Stronzo. Insensibile

-Voi ragazze siete così. Non ho ancora capito se mentite a voi stesse o solo agli altri.-

-Ma che c'entra scusa? Uno ci prova a costruire un rapporto che sia fondato su fiducia e rispetto, a prescindere dal sesso.-

-Stai parlando di amicizia, ragazzina. Lo sai vero?-

Il sentiero è pericoloso e James è più astuto di quanto voglia far credere.

-Beh? Molto meglio un rapporto che comincia in amicizia e può sfociare in amore... che uno fatto di soli rapporti fisici.- mi impunto con le mie idee, ma James mi guarda come fossi un'aliena.

- Quindi meglio prendersi in giro? Questo stai dicendo?-

- No, non ho detto questo. Se una persona ti piace ci stai insieme, punto. Che sia amore o meno poi si vedrà, no?-

- Ahhhhh!-

Inizia a ridere tossendo il fumo che gli è rimasto incastrato nei polmoni.

-Ora capisco, White. Guarda che io non parlavo di te eh.-

Divento improvvisamente bordeaux.

-La maggior parte dei rapporti umani è così. Tutti vogliono qualcosa e tutti cercano di prenderselo dall'altra persona. Cosa ti spinge ad avere relazioni umane? Te lo sei mai chiesta?-

Con quella domanda compie una piccola pausa dal fumo, lo vedo torturare il filtro della canna ormai a metà con movimenti ripetuti del pollice.

-L'uomo è un animale sociale, è normale che sia così.- ribatto stringendomi nelle spalle.

- Spesso è solo un dare e ricevere.-

-Quindi mi stai dicendo che l'amore, l'amicizia non sono altro che uno scambio?-

Lo osservo con un sopracciglio alzato, sono quasi scandalizzata dal suo cinismo.

-In teoria non dovrebbe essere così, ma in pratica lo è.-

-L'amore dovrebbe essere un sentimento incondizionato.-

-Ti sei risposta da sola. Dovrebbe. Ma ad esempio nel mio caso, non lo è.-

-Credi che le persone ti usino vero?-

-Puoi dimostrare il contrario?-

-Non posso parlare per gli altri ma ad esempio ... Prendi me. Io cosa ci ricaverei da... te?-

-Sai che avermi qui ti fa sentire al sicuro.-

Beccata.

-Cioè...?-

Lo guardo bruciare gli ultimi tiri con lo sguardo duro e la mascella contratta.

-Cioè che se quello stronzo di Austin prova di nuovo ad avvicinarsi a te, io lo ammazzo.-

Rimango senza fiato per qualche secondo.

-Tu non ci ricavi niente da questo però.-

Ora mi sta fissando.

-Pensaci James.-

-Magari appaghi il mio istinto di voler proteggere qualcuno.-

-Quindi tu proteggeresti chiunque, così tanto per?-

-Mai detto questo.-

- È allora perché con me lo fai?-

I nostri sguardi si accavallano per posarsi sulle rispettive labbra.

-Stai andando in una direzione pericolosa, ragazzina...-

-Come se a te non piacesse il pericolo...-

La mia voce è un sussurro languido.

James inclina la testa.
Si sta avvicinando.
Trattengo un altro respiro, non posso fare altrimenti.
Vuole davvero...?

-Cazzo se mi piace il pericolo. Ma questo è troppo, anche per uno come me.- soffia il fumo sulle mie labbra socchiuse, prima di tirarsi indietro.

Troppo? Sta parlando di tradire la fiducia di Will?
Ovvio non lo farebbe mai.
E neanche io lo farei.
Mi schiaffeggio mentalmente.
Ma perché mi va in poltiglia il cervello quando gli sto accanto?

-Comunque il tuo ragionamento fa acqua da tutte le parti. Io non ti ho dato niente in cambio.- lo correggo con convinzione.
Certo che detta così..

- Le ragazze si sdebitano sempre con me.-

Lo guardo fissarmi senza battere ciglio. Oddio è serio?

L'unica cosa certa è che sono appena diventata rossa come non mai e devo anche aver fatto una faccia buffa, perché lui scoppia a ridere con due fossette profonde.

-E rilassati Biancaneve. Guarda che non mi devi un cazzo.-

Lo vedo spostare la testa prima a sinistra poi a destra, il suo sguardo sfreccia lungo la strada ad ispezionarne ogni angolo.

-Comunque conoscendoli... non torneranno questa notte.-

La serata è stata così piena che mi sono quasi dimenticata di quei delinquenti. Fino ad un'ora fa ero terrorizzata, ma James è riuscito a farmi passare ogni paura, a modo suo.

Abbandono la testa sulla sua spalla rassicurante e proprio in quel momento le sue dita cominciano a giocherellare con i brandelli dei miei pantaloncini di jeans. Li attorciglia con il medio mentre il pollice cade distrattamente sulla mia pelle nuda.

-Però adesso...-

Resto in silenzio mentre lui approfondisce quel contatto, rendendolo ancora più intimo.
La sua mano calda avvolge la mia coscia scoperta. Con il pollice comincia a creare dei piccoli cerchi immaginari sulla mia pelle, regalandomi brividi inaspettati.

-...è meglio se vai a dormire.-

-James..-

Sollevo appena la testa per inciampare nei suoi occhi blu, per la prima volta così vicini.

-Fidati. Qui finisce male.- sibila con voce roca.

Mi sporgo verso di lui per lasciargli un bacio sulla guancia, ma prima che io possa raggiungerla James si volta dritto verso di me, mostrandomi le sue labbra disegnate ad un soffio dalle mie.

-Buonanotte ragazzina.-



Sono nel letto e la domanda che mi faccio è solo una.
Come faccio a dormire ora?
Prima William con quel racconto, poi quei due delinquenti, ora lui.
Non avevo mai visto James così scosso come quando Austin mi ha minacciata in quel modo. Rabbrividisco. Non riuscirò a chiudere occhio, già lo so. L'avvenimento mi ha terrorizzata e ho troppa paura che riaccada.

Scorrendo sul cellulare mi imbatto nella sua immagine profilo.
Ha la testa inclinata, mentre accende una sigaretta.
Indossa una camicia bianca che evidenzia il suo fisico allenato.
Perché l'involucro deve essere così crudelmente bello se poi il contenuto è così difficile da capire?

Apro la chat di Will.
Nessun nuovo messaggio.
Non so che pensare.
James ha parlato di amicizia.
E se fosse vero?
Mi tormento con questi pensieri, finché  non crollo in un sonno tormentato.




Il giorno seguente mi sveglio di soprassalto. Ho dormito così male che al risveglio sono ancora più stanca della sera precedente.
Scendo le scale controvoglia, quando il profumo di James sparso per il salotto  fa riaffiorare i ricordi di ieri sera.
I miei occhi hanno uno slancio verso il divano. Lui non c'è più.
La sua felpa è ancora qui però.







-Will.-

-Ciao.-

Un saluto freddo, neanche un'occhiata?

-Non mi hai più scritto ieri...-

-Tu l'hai fatto, June?-

Okay, dobbiamo assolutamente parlare.

-Will senti, nell'intervallo che dici se..-

-James mi ha detto di ieri sera.-

Quando William smette di badare ai libri nell'armadietto e si volta verso di me, noto la sua espressione dispiaciuta.

-Scusa se ti ho messa in pericolo.- sospira abbracciandomi.

Non è arrabbiato quindi?

Gli racconto dell'avvenimento spiacevole e provo un lieve senso di leggerezza, quasi sollievo, quando  Will pronuncia quelle parole.

-Mi ha detto che è rimasto a dormire da te.-

-Sì. Ha dormito sotto.. sul divano.-

-Non c'è bisogno che specifichi.-

Il ghiaccio si è appena cristallizzato nelle sue iridi chiare.
E io provo un chiaro senso di disagio.

-No, no. Certo, lo so...-

E per quanto entrambi siamo dispiaciuti e spaventati per la vicenda di Austin, lo avverto che tra noi si sta creando un po' di tensione. Forse dovremmo parlare. Forse dovrei dirgli perché non ho chiamato lui ma il suo migliore amico.

-Will... dopo quello che mi hai raccontato ieri sera eri un po' turbato e io non volevo farti preoccupare ancora... per quello ho chiamato James e...-

-Dove cazzo è Marvin? Perché non è a scuola?-

La voce grossa di Jackson rimbomba per il corridoio.

-Che succede?-

Will cambia immediatamente espressione quando il suo amico gli si avvicina all'orecchio. Gli sussurra qualcosa.

Poi una voce dall'auto parlante.

-Hunter e Cooper nell'ufficio del preside. Subito.-

-Cazzo!- urla Jackson stringendo i pugni, mentre con i denti tortura il piercing al labbro.

-Che succede?-

-Il preside è... è tornato il preside.- borbotta Will a testa bassa.

-Senti vengo anch'io. Vado prima che James faccia casini.- annuncia Jackson allontanandosi.

-Che avete fatto Will?-

E la mia preoccupazione appena accennata si amplifica quando vedo William sudare freddo. Si copre il viso con entrambe le mani, poi mi guarda.

-Siamo nella merda.-

-Will ma... che cosa succede?-

-No, June. Questa volta devi starne fuori. Davvero .-




🦋 Seeee credici 🦋

🦋 Che dite del capitolo? Io ovviamente non sono per nulla soddisfatta, ma siccome volevo pubblicarlo a tutti i costi ho deciso di lasciarlo così!

🦋 Quanto tarderà ad arrivare la gelosia di Will?

🦋 Nel prossimo capitolo succedono cose e ci sarà un po' di tutto. Flashback, qualche rivelazione in più,  gelosia, avvicinamenti, kit del pronto soccorso, ansia a tremila.... insomma... bello intenso 🔥

🦋 Ricordate di stellinare sempre, ci vediamo settimana prossima ❤️❤️❤️

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