26. Wish I were Heather
non sono presenti scene esplicite ma viene citato un argomento delicato, spero di non urtare la sensibilità di nessuno
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-Io e Melissa andiamo in Canada per tre giorni.-
-Certo mamma, immagino che Melissa sia tutta bicipiti e pettorali..- mastico controvoglia.
Sono seduta al tavolo a fare colazione, ma vorrei affogarmici nei cereali piuttosto che stare ad ascoltare le bugie di mia madre.
-Non ci vado con Jordan, se è questo che stai insinuando...-
I miei occhi sfrecciano da destra e sinistra ad inseguire la sua figura snella che passa da salotto a cucina come una trottola.
Io alle sette del mattino riesco a malapena a sollevare il braccio per portarmi il cibo alla bocca, non capisco come faccia ad essere sempre così pimpante.
-June non mi piacciono le insinuazioni.- insiste lei.
-Allora, cara April, abbi il coraggio di dire la verità. E dire che non dovrebbe mancarti, alla tua veneranda età.-
Lei mi sta mirando con occhi furenti. Ecco come punzecchiarla nel vivo. Vuoi una reazione da mia madre? Dille che è vecchia.
-June non chiamarmi per nome! E poi te l'ho detto! Quel poco che c'è stato, è già finito.-
-Certo, certo...è finito nella sua camera da letto.- biascico con la bocca piena.
-Signorina!! Da quando l'educazione è diventata un optional in questa casa??- urla puntando i piedi come una bambina piccola.
-Da quando ti vedi con il padre di James Hunter!-
La guardo sollevare gli occhi al cielo, neanche fossi io quella che finge di non capire mai niente.
-L'altro giorno ero a casa sua, è vero. Ma abbiamo chiuso. Ho bisogno di tempo per me adesso.-
- Grande storia d'amore. Quattro giorni vero?-
-June!-
Il suo rimprovero mi scivola alle spalle, mi alzo lanciando con furia la scodella nel lavello.
-Okay. Fa come ti pare mamma.-
Aggroviglia una lunga ciocca di capelli tentando di posizionarla nello chignon.
- June!-
Il suo richiamo stavolta è quasi un grido.
- Devo andare a scuola.-
Non ho il passo particolarmente spedito, ma devo sempre rallentarlo un po' quando cammino di fianco a Blaze.
-Ho preso otto.- risponde lui quando gli chiedo com'è andato il compito di chimica che ho saltato, dato che ero con James e William a fare danni.
-E lo dici con quel tono?- lo rimprovero bonariamente.
-Beh mio padre mica si accontenta di un otto.-
Neanche io mi sarei accontentata di un sette, ma di un otto sì.
-Ho notato che tuo padre non c'è mai a scuola. Nelle altre scuole che ho frequentato i presidi erano super presenti, anzi...forse anche fin troppo.-
-Torna domani.- replica secco. Sembra l'argomento non gli vada molto a genio.
I nostri passi subiscono una brusca frenata quando ci avviciniamo agli armadietti.
James sta parlando con Taylor mentre lei gli aggiusta la cravatta intorno al colletto della camicia.
-Oh no...- sputo d'istinto.
-Cosa?- Blaze mi scruta con un'occhiata storta.
-Niente, volevo dire...devo andare in classe.-
- E non prendi i libri dall'armadietto?- domanda lui stranito.
- Ah, sì certo.-
Il mio sguardo si schianta al suolo nell'esatto momento in cui vedo James bloccare Taylor contro l'armadietto, immerge le dita costellate di anelli nei suoi lunghi capelli biondi per cominciare a baciarla. Per un attimo mi sembra di rivivere un dejà-vu, perché la scena è la stessa che ho visto a casa mia, con Tiffany. Niente di diverso.
-Hei tu.-
La voce di Taylor arriva squillante.
Sta parlando con me?
-Che vuoi?-
Mi nascondo dietro l'anta dell'armadietto di Blaze per evitare il suo sguardo pungente.
-Dirai al prof di teatro che non ti senti bene e non puoi venire alle prove.-
E questa da dove esce ora?
-Perché?- domando accigliata.
-Perché sì. Io sono Giulietta, tu sei solo una comparsa. Non è forse chiaro?-
Poi si volta verso James, sbattendo le ciglia folte in cerca di un consenso, mentre i lunghi capelli di seta le contornano le spalle.
- Giusto, Jamie?-
Cosa sarebbe questa? Una metafora? Mhm, non credo... Taylor non sarebbe mai così sottile.
James non la considera neanche, mi lancia un'occhiata fredda prima di estrarre un pacchetto di sigarette dall'armadietto.
-Vuoi tagliarmi fuori dalla recita, Taylor? Nessun problema. Il palco è tutto tuo. Divertitevi.-
Taglio corto il discorso per mettere fine a questa chiacchierata spiacevole, poi però mi viene in mente che William interpreterà Romeo. E di sicuro io non voglio vedere quella stronza baciare il ragazzo che mi piace.
-Ma Will ha accettato la parte.-
La mia ingenuità rimbomba per i corridoi, lei invece scoppia a ridere mostrando i denti perfetti racchiusi nella sua bocca color pesca.
-Will si presenta a metà delle prove. E poi non ricorderà mai tutte le battute a memoria.-
La voce di Taylor è così velenosa da farmi venire l'orticaria.
-Come ti pare. Io me ne tiro fuori.-bofonchio sottovoce.
-Sì ma devi parlare con il prof. Tu digli che non ti senti bene, che sei impegnata con i tuoi amici sfigati o che hai da andare in psicoterapia.-
A questo punto ignorarla mi costa troppa fatica.
-E sentiamo perché dovrei andare in psicoterapia?-
Mi accanisco contro l'armadietto che non ne vuole sapere di aprirsi.
-Perché sei problematica, no? Mia madre è psicologa e qualcosa mi dice che ne hai bisogno.-
Blaze mi fa segno di tagliare corto, poi mi rivolge un cenno di saluto prima di allontanarsi.
-Cosa vorresti dire scusa?- Mi rivolgo a Taylor che mi fissa con due occhi sottili.
-Boh, tuo fratello non è morto qualche anno fa?-
Resto di ghiaccio.
Una pugnalata al petto avrebbe fatto meno male. Mi ero fidata di lui, come ha potuto raccontarlo a qualcuno?
A lei?
Sono ancora immobilizzata, ma Taylor mi ha già voltato le spalle per dare un bacio sulla guancia a James.
-A stasera. Non fare tardi Jamie.-
Improvvisamente diventa tutto buio.
Qualcuno mi ha appena messo le mani sugli occhi oscurandomi la vista.
-Will!-
Lui mi libera all'istante, così quando mi appare davanti posso finalmente sollevarmi in punta di piedi per raggiungere le sue labbra.
Le premo contro le mie, facendo mescolare le nostre lingue in un gioco delicato.
-Mi piace quando prendi l'iniziativa.- William sorride con un filo di imbarazzo.
Reprimo l'istinto di abbassare lo sguardo come un'imbranata, anche se ormai sono già diventata color aragosta.
Sento la presenza di due occhi scuri che ci stanno puntando.
James incastra una sigaretta tra le labbra senza smettere di osservarci affilando lo sguardo. Non capisco come faccia a non farsi problemi a fissare la gente in modo così sfacciato. Mi volto di scatto e comincio a sfogarmi contro l'armadietto dandogli dei colpi ripetuti.
-June?-
Will prova a richiamarmi mentre si fa carico dei libri che ci serviranno la prossima ora.
-Non ne vuole sapere di aprirsi.- bofonchio infastidita.
È difettoso dal primo giorno in cui ho messo piede qui dentro e non ho ancora capito come sbloccarlo.
-Di cosa parlavi con Taylor Heart?- chiede lui con occhi curiosi.
-Maledetto armadietto!- impreco nervosa quando la voce di James mi arriva dritta nelle orecchie.
-Will... E dagliela una mano per una volta.-
Il mio sguardo schizza rapido verso di lui, si inumidisce il labbro inferiore fissandomi negli occhi.
Stronzo.
Scommetto che mi prenderà in giro a vita per ieri sera.
E io stupida...a dargli pure corda.
William applica la sua magia alla serratura dell'armadietto che si spalanca con facilità sotto ai miei occhi increduli.
-Vieni da me oggi pomeriggio? Abbiamo tutti e tre il compito di chimica da recuperare.-
-Okay. Sarò da te alle sei Will.-
-Che fai prima?-
Che faccio prima? Bella domanda.
-Devo andare da Jasper... credo.- ribatto esitante.
- James dì a tuo padre che June oggi non c'è per le ripetizioni.-
James si blocca con lo sguardo assorto a mezz'aria, le labbra sporgenti leggermente socchiuse, mentre le dita affusolate massaggiano il mento con una lentezza esasperante.
-Che ripetizioni?-
Lo odio.
Will scoppia ridere dinnanzi alle parole dell'amico, mentre io sono troppo impegnata a fissarlo in cagnesco.
-Vedi? Risolta! Andiamo in classe June.-
Scrollo il capo e seguo i passi di Will, ma James mi blocca dal braccio nel momento in cui gli passo accanto.
-Jasper è via in questi giorni. Vedi di non presentarti a casa mia.- scandisce minaccioso.
- Dov'è andato?-
Lui solleva le spalle con fare disinteressato. -Non sono cazzi tuoi.-
Non so di preciso cosa io mi sia messa in testa con James, ma ho già capito che farò meglio a levarmelo il prima possibile.
-Jackson ha fatto prendere un colpo a tutti. Il suo trucco da Pennywise era fatto talmente bene che Marvin ha avuto incubi per una settimana.-
Sono seduta a gambe incrociate sul letto di Will a studiare, mentre lui è a fianco a me ad allietare il momento di studio con qualche aneddoto del passato.
James sta dritto in piedi, ha il libro aperto sulla scrivania ma non lo calcola neanche, preso com'è a stare al cellulare.
-Perché c'è anche lui? Non dovevamo studiare da soli?- protesto indicando la figura alta che si staglia vicina a noi, totalmente incurante delle nostre chiacchierate.
-Ti giuro che tra poco se ne va. Comunque è stato il miglior Halloween di sempre.-
Will continua con i suoi racconti, ma le risate cessano all'istante quando esamina James dall'alto al basso, infine glielo chiede.
-Dammi il tuo telefono un attimo.-
Stavolta riesce a catturare l'attenzione di James in un secondo.
-Perché?-
Solleva un sopracciglio, puntando i suoi occhi scuri su William che resta con un braccio disteso in attesa che l'amico gli consegni il cellulare.
-Per vedere le foto della festa dello scorso anno. Dai!-
-Che foto...-
La voce di James si spezza quando il suo sguardo sottile scivola su di me. Pensiamo entrambi alla stessa cosa.
Oh merda. Dimmi che l'ha cancellata.
- Di Halloween scorso, te l'ho detto.- continua Will, ignaro della tensione che si è appena creata nella stanza.
-Non le ho.-
-E dai, sì che le hai. Hai sempre lo stesso cellulare!-
-Non rompermi le palle Will, non le ho ti ho detto.-
William scoppia a ridere, ma io mi sento tesa come una corda di violino.
-Paura che leggiamo le tue chat con Taylor, Tiffany, Stacy, Bonnie o...come si chiamava la cugina di Marvin?Gliel'hai mai chiesto almeno prima di fartela?-
-Bravo Willy, continua a prendermi per il culo...-
Abbasso lo sguardo sul libro, quest'argomento mi mette parecchio a disagio.
-Fai copia in colla delle cose che scrivi?-
James accenna un ghigno ricurvo, stavolta lo fa guardandomi. -Chissà.-
Dio mio, quanto lo odio, ma che cosa mi è preso in quel momento?
Devo dirlo a Will.
O forse no?
Non è stato niente, non devo sentirmi in colpa.
-Abbiamo finito chimica. Ora lui se ne può anche andare, no?- borbotto sottovoce.
-Guarda che ti sento eh.- sputa James senza sollevare le iridi brillanti dallo schermo.
-E poi io chimica non l'ho ancora cominciata.-
Lo vedo con la coda dell'occhio, sta estraendo una bustina trasparente dalle tasche.
- James...-
Il rimprovero di Will inizialmente sembra non sortire alcun effetto, ma in realtà lui aveva già programmato di andarsene.
-Sì sì, me ne sto andando. Voi due insieme siete peggio di una mattonata sui coglioni.- conclude alla fine.
Decidiamo entrambi di ignorarlo scambiandoci un'occhiata complice, poi riponiamo i libri negli zaini e mentre Will mette a posto i suoi, la mia visuale viene occupata da James. Sfila la maglietta grigia lanciandola dove gli pare, si risistema la catenina che gli casca sul petto scolpito, infine mi punta con due occhi sottili.
Ed improvvisamente mi manca di nuovo il respiro.
Perché il mio corpo mi è così nemico? Ma cosa ho fatto di male?
Così decido di distogliere lo sguardo da quella visione proibita e mi sdraio sul letto fissando il soffitto, quando Will si distende di fianco a me.
- Dici che devo dipingerla tutta di bianco?- chiede indicando le pareti della stanza che ci circonda.
- No, beh....Se a te piace così, non devi cambiarla.-
William resta con il gomito puntato nel materasso, mentre il suo viso si avvicina al mio.
Le nostre lingue si incontrano in un bacio più dolce del solito, il sapore zuccherino dell'anguria che ha mangiato poco fa si mescola alla menta del mio chewing-gum.
Riapro gli occhi per un piccolo istante, solo per appurarmi che James se ne sia andato. Non lo voglio qui. Tantomeno se sto baciando William.
Riesco a cogliere l'ultima frazione di secondo in cui il suo sguardo è dentro al mio, poi ci volta le spalle ed esce dalla stanza.
Mi scappa un sorriso quando Will appoggia una mano sulla mia pancia, lo fa in modo così leggero da provocarmi il solletico.
-Ti piace?-
- Che cosa?- sussurro tra un risucchio e l'altro.
-Il mio modo.-
-Sì, tanto.-
Quando le nostre labbra finalmente si scollano, lo guardo attentamente.
Anzi, lo esamino.
William ha un viso così bello che osservarlo mi fa sentire le farfalle nel petto.
Sarebbe tutto perfetto con lui, se solo...non sapessi che esistesse quel qualcos'altro.
Non di più, certamente non di meglio, ma semplicemente diverso... come diversa è la maniera in cui mi fa sentire. Completamente diversa.
E come faccio ad essere sincera con Will o con me stessa, se rifiuto ciò che sento solo per paura di ammetterlo?
La verità è che Will mi prende di testa, mentre James... sebbene io lo odi, mi prende da un altra parte.
Non posso negarlo.
- Vuoi mangiare qualcosa?-
La proposta di Will è così allettante che mi fa dimenticare qualsiasi cosa.
-Sì perché no.- rispondo trattenendo l'entusiasmo di una che sta letteralmente morendo di fame.
Degli schiamazzi che provengono dal piano inferiore rapiscono la nostra curiosità.
-Oh no. James ha invitato mezza scuola.-
William si affaccia alla finestra indicando il giardino.
-Invita gente a casa tua senza il tuo permesso? Bell'amico.-
Lo osservo curvare i tratti del viso in un'espressione corrucciata che non gli si addice.
-A proposito di amici...Che è successo con Amelia?-
-Ma niente.. troppi segreti...-
-Oh..-
-Andiamo giù?- propongo nella speranza di racimolare qualcosa da mangiare.
Non mangio da tre ore, record mondiale.
-Dove?- chiede Will.
-Ehm.. non lo so.. in cucina. Poi se vuoi in piscina.-
-Ah... -
Will sembrava non aspettarsela questa proposta.
Che cos'ho detto di male, ora?
-Non mi va.- mormora abbassando gli occhi chiari al pavimento.
Oddio che figura. Perché non conto mai fino a dieci prima di parlare?
-Ah già..-
E subito mi viene in mente che ci aveva provato, ma alla fine non me l'ha mai raccontato perché odia così tanto l'odore del cloro.
Lo vedo accomodarsi sul letto, rilascia un sospiro così profondo da farmi sentire a corto di fiato.
- Già.-
-Non dobbiamo parlarne per forza.- sussurro cercando il suo sguardo che mi evita accuratamente, disperdendosi sulle lenzuola leggermente stropicciate.
- Sai cosa? Io penso di sì. Dovremmo parlarne June.-
Un solco gli si disegna sulla fronte. Più profondo del solito, più indelebile. Eppure non è la prima volta che Will si apre con me. Mi chiedo solo se io mi meriti le sue confidenze.
Ripensandoci però, perché non dovrei? Ciò che è successo con James non c'entra nulla. La fiducia che Will ripone in me non dipende da quanti baci ci diamo o dal fatto che usciamo insieme. Anche se non ci frequentassimo e fossimo solamente amici, probabilmente io mi sentirei ugualmente così tanto legata a lui.
-Ti fa paura l'acqua?- azzardo un'ipotesi a casaccio, mentre un cipiglio più marcato gli si forma in viso.
-Cosa? No. No.- si affretta a dire, prima di mordere il lato del labbro superiore, lasciandomi in attesa.
-È quel maledetto odore. Mi dà ancora la nausea June.-
-Il cloro?-
-Il cloro.-
Gli concedo il suo tempo, anche se il respiro comincia a venirmi meno sul serio ora. Non so perché mi sto agitando. Fuori sono calma come ghiaccio, ma il mio stomaco sembra ospitare una gara di tumulti. E non è solo la fame, è il viso cupo di William a causarmi questa strana sensazione.
Lui mi ha parlato della scrittura, mi ha raccontato un po' dei suoi genitori, delle sue paure e dei suoi problemi. Ma questa volta sembra che il tempo si sia fermato. Forse ciò che è impresso nella sua mente fa così rumore da paralizzare tempo e spazio.
Sembra fermo in una bolla, come in attesa. Appeso nel tempo.
-Possiamo stare qui se vuoi. Anche senza parlare.- provo a rassicurarlo.
-È sbagliata, la maniera in cui mi sento.-
Corrugo le sopracciglia.
-E persino quando ripenso a quel pomeriggio, dovrei sentirmi in un modo. E invece...-
-Non c'è un manuale per le emozioni, Will. Qualsiasi sia il tuo stato d'animo...se lo provi, significa che è quello giusto per te.-
Reprime un singulto, di quelli che di solito intervallano un pianto. E messo così a caso, nel silenzio di quella stanza, mi spiazza.
- Will.. -
Gli stringo la mano sinistra che sembra priva di vita in questo momento.
-Io e James siamo molto diversi.- annuncia con occhi immersi nel vuoto.
-Per fortuna oserei dire.-
Lui curva le labbra per un attimo piccolissimo, perché poi l'espressione contrita ingoia il suo bel sorriso.
-Davvero in tutto.- aggiunge facendosi nuovamente serio. Più serio.
E questo cosa c'entra?
Sembra dover recuperare la voce in fondo alla gola per continuare a parlare.
-L'ho raccontata così poche volte che... Anzi, probabilmente non l'ho mai raccontata a nessuno.-
-Di cosa parli Will? Mi fai preoccupare davvero adesso.-
-Alle medie facevamo sei ore di nuoto a settimana.- esordisce con voce pacata.
E quindi?
-Okay...erano tante.-
-Gli altri le saltavano sempre. James preferiva la boxe, Jackson giocava a calcio...Ma io ero l'unico a cui piaceva particolarmente la disciplina del nuoto, così non perdevo mai una lezione. In più la piscina era vicino casa, quindi ci andavo in bici e...-
Il suo tono calmo si cristallizza per un secondo, giusto il tempo di dare voce al suo respiro spezzato.
-Un po' di anni fa... ci eravamo accordati per andare a vedere un incontro di boxe subito dopo la mia lezione di nuoto. James non stava nella pelle. Aveva preso i biglietti mesi prima..-
- Oh okay..-
Non capisco dove voglia arrivare. O meglio, non riesco ad immaginarmelo.
-James doveva aspettarmi fuori. La lezione era già finita da un quarto d'ora ma io non uscivo. Così lui invece che aspettare, impaziente come al solito, è entrato all'interno della struttura.-
-Ti sto ascoltando Will.-
-Ma lezione era già finita.- ripete come una cantilena.
Okay, la lezione era finita.. questo l'ho capito Will
Con il mento tremolante, i suoi occhi chiari crollano alla punta delle sue scarpe.
-Scusa. Pensavo fosse più semplice.-
-Va tutto bene Will.-
Circondo le sue spalle ferme in un abbraccio che però non trova corrispondenza.
-Mentirei se dicessi...che lo ricordo bene. Perché non lo ricordo bene. Affatto.-
Annuisco, discostandomi appena da lui. Vorrei lasciargli modo di parlare liberamente, ma Will sembra bloccato.
-Che cosa Will? Cosa non ricordi bene?-
Stringe entrambi i palmi tra le ginocchia, come se bastasse a nascondere il tremolio delle sue mani.
-Ricordo solo che ho raccolto l'asciugamano da terra. E più ci penso, più non so come ci fosse finito a terra.-
-Che asciugamano?- domando ingenuamente.
-Stavamo parlando, ero così assorto nel pianto che non mi sono neanche accorto che James fosse appena entrato nello spogliatoio.-
-Con chi? Will con chi stavi parlando?-
I suoi occhi hanno un battito di troppo, battito che gli provoca una singolare lucidità nelle iridi cristalline.
-Non so come James facesse a saperlo.-
Il suo racconto è così confuso che fatico a mettere insieme i pezzi.
- Lui era lì. Stavamo parlando.-
- Di cosa?-
-Ricordo che era davvero un brutto periodo per me...mi avevano appena diagnosticato il disturbo e non sapevo con chi confidarmi. Pensavo che quelli della mia età potessero prendermi in giro. Ad un certo punto è arrivato James e c'era sangue ovunque... sul pavimento... sulle sue mani...-
-Con chi ti sei confidato Will? Cosa c'entra James?-
William però non mi dà retta, segue un filo immaginario dal quale è difficile distoglierlo.
-Ha usato la chiave inglese. Quella della cassetta degli attrezzi che aveva trovato nell'ufficio.-
La chiave inglese.
Poppy mi ha detto qualcosa a riguardo. Sosteneva che James avesse quasi ucciso un uomo in quel modo.
-Era il tuo prof di nuoto?-
-James mi ha salvato la vita. Se non ci fosse stato lui..-
Vedo l'azzurro dei suoi occhi farsi improvvisamente più opaco.
-Io non sono James o Brian.-
Avverto una compressione al petto che non mi lascia libera di respirare. Ci provo più volte a recuperare ossigeno, ma sono in balia delle pulsazioni del cuore ormai martellanti.
-Will....l'hai detto ai tuoi?-
-No. È che io non.. Non avrei saputo cosa dire. Alla fine non mi ha fatto niente, June.-
-Solo perché James è arrivato prima. Solo per quello.- dico con voce rotta da un pianto che reprimo con tutte le forze.
Lui annuisce con aria spossata, mentre stritola le nocche tra le ginocchia fino a farle diventare bianche.
-Che è successo a quell'uomo? L'avete denunciato vero?-
-No. No...non potevamo.-
-Perché?-
Will reclina il capo con lentezza.
-Lui ha denunciato James?-
Gli sfioro uno spalla con la punta delle dita, il mio tocco è una piuma che prova ad accarezzare le sue fragilità.
-No June.-
-Perché no? Mi sembra così assurdo che...-
Maledizione. Sto facendo l'insensibile lo so, ma la rabbia in questo momento supera persino il dolore che sento.
-E poi è finita lì?-
-No. Da lì è cominciato tutto.-
Rabbrividisco.
C'è un gran silenzio intorno a noi, ma riesco a percepire il rumore dei suoi pensieri, mentre lo guardo grattare la punta delle dita contro la cover del cellulare.
-Non ho idea di come tu ti possa sentire e mi dispiace così tanto...-
-È come se il mio cervello avesse cancellato quell'attimo, c'è un buco temporale. Stavamo parlando e poi... il sangue per terra. James aveva quella chiavetta in mano..-
-Voleva ucciderlo?-
Mi stupisco della mia stessa domanda, ma a questo punto è più che lecita.
-Credo di sì. E se l'avesse fatto.. non me lo sarei mai perdonato. Mi sento in colpa per quello che è successo perché...-
Lo vedo stringere le labbra tremanti, come ad intrappolare una piccola lacrima che gli riga il viso.
-Will non è colpa tua. Tu non hai fatto niente.-
Le mie parole hanno un suono così insignificante che mi vergogno quasi a pronunciarle, ma Will sembra aggrapparcisi con tutte le forze.
-Mi sono confidato con la persona sbagliata.-
-No. Voleva approfittare di te, tu non ne hai colpe.- insisto io.
Striscio lenta il pollice sul suo zigomo, per raccogliergli la lacrima che macchia la sua pelle leggermente arrossata.
-Sì ma sono stato stupido, come ho fatto a non accorgermene? È tutta colpa mia June.-
-Cosa?-
-Tutto quello che è successo a James, dopo...-
Un tonfo mi fa trasalire.
-Oh scusate!!-
Tiffany fa irruzione con una bottiglia in mano e una ragazza dalla carnagione scura avvinghiata al suo corpo. Si stanno baciando, totalmente disinteressate a ciò che le circonda.
Mi alzo dal letto innervosita.
-Fuori!-
-Sta calma tesoro.- dice lei ridendo.
Indietreggio quando prova a sfiorarmi il viso con la mano. Continua a sghignazzare con l'altra ragazza, finché non spariscono dalla mia vista.
-Lo sapevo. Si stanno divertendo tutti e io ti obbligo a rimanere qui.- mormora Will con un soffio di voce.
-No, non scherzare. E poi lo chiami divertimento quello?- domando indicando la porta.
-Voglio restare qui con te Will.-
Lui mi rivolge un sorriso spento, poi si lecca le labbra ormai arse.
-Perché io...scenderei anche. Cioè mi piacerebbe.. è solo che evito sempre quella zona della casa.-
-Prenditi il tuo tempo, poi perché dovresti voler scendere comunque?-
-L'ultima volta che mi sono avvicinato ad una piscina è stato da Poppy, quando ho parlato con te. Ero così preso dal volerti fare le mie scuse.. ci tenevo così tanto, che ho scordato tutto.-
-Sì ma Will non devi forzarti a ...-
-Starti vicino mi fa quasi dimenticare tutto il resto.-
Un sorriso. Prima di felicità nell'udire le sue parole così sincere, poi una curva po' più amara, nel capire che forse io non sono al suo stesso livello in questo momento.
-E ho passato anni a nascondermi da tutti per via dei miei problemi, da quando ci sei tu mi sento più forte. Ho meno paura.-
-James e Jackson ti sono sempre stati vicini. Vero?-
-Sono i miei migliori amici ma non hanno la tua sensibilità June. Con loro non posso parlare come con te, non posso farlo con nessun altro.-
-Voglio solo aiutarti. E se posso farlo nel superare la tua paura, ne sarei felice.-
Sigilliamo le parole con un abbraccio che dura a lungo, poi usciamo mano nella mano da camera sua.
-Sei sicuro?-
-Certo.. se potessi anche farmi un bagno, sarebbe stupendo.- sospira sorridendo.
-Oh no! Non ho il costume...- dico di getto, portandomi le mani alle guance.
- Okay vieni con me, giura di non spaventarti però.-
Le parole di Will mi incuriosiscono, così lo seguo nella cabina armadio dei suoi genitori. Un profumo conosciuto assale i miei sensi. Sembra ci sia appena stato James lì dentro.
-Ecco.-
Will apre un cassetto mostrandomene il contenuto.
- Vuoi rifilarmi il costume di tua madr...-
Poi però noto l'interno e capisco che non sono i vestiti della mamma di Will.
- Lo so che non è molto carina come cosa.. ma sono i vestiti delle ragazze che si porta James a casa.-
-cioè si porta le ragazze qui a casa tua?-
-Di che ti stupisci, scusa? È James!- esclama Will ridendo, facendomi tornare in mente la battuta di Amelia.
Ma certo. Ovvio. Sembro l'unica a non volerlo tenere bene a mente.
È James e non cambierà mai.
Lo sanno anche i muri.
-Sono puliti?- domando quasi schifata.
-Sì, la ragazza che si occupa delle pulizie viene a farmi il bucato due volte a settimana..anzi, dovrei richiamarla visto che ho un casino nella lavanderia.-
-Ho notato.-
-Okay pessima idea. Torniamo in camera.- biascica Will con tono leggermente deluso quando nota la mia riluttanza.
-No...sai che ti dico? Provo questo.- dico causandogli la ricomparsa di un piccolo sorriso ai lati della bocca.
- Okay. Mi vado a cambiare, ti aspetto fuori.-
Indosso il pezzo di sopra di un bikini sconosciuto, poi mi guardo nello specchio a figura intera.
Se avessi il sedere piccolo come quello di Amelia o Ari, la metterei anche la parte inferiore del costume.
Ma visto che non sono come loro...meglio lasciar perdere.
Appallottolo la mia t-shirt con tanto di reggiseno dentro e la poso sul letto di Will che si è già messo i pantaloncini del costume.
-Niente sotto?- chiede lui indicando i miei shorts.
-No, quella cosa era troppo indecente.- spiego mimando un filo con le dita.
Lui scoppia a ridere.
- Vedi che effetto mi fai June White?-
Le lacrime sembrano un ricordo lontano adesso.
- No ma non era una battuta! Io dico davvero, era praticamente un filo invisibile!-
E io sono grassa.
E poi ci vorrebbe una ceretta integrale.
E qualche cicatrice in meno nell'interno coscia.
Ma tutto questo meglio non dirglielo. Non farebbe affatto ridere.
- Pronto?-
William prende una grossa boccata d'aria, poi si scompiglia i capelli biondi che nascondono il suo sguardo timido e sorridente.
- Sì.-
E ovviamente non appena arriviamo al piano di sotto, maledico mentalmente James per il casino che imperversa nel giardino in questo preciso istante. Mi chiedo da dove sia sbucata tutta questa gente in così pochi minuti.
Io e Will ci sediamo con cautela sul bordo della piscina.
-Respira Will.- provo a tranquillizzarlo avvolgendogli un braccio con il mio.
-Sono patetico vero?.-
-No affatto. E se posso fare qualcosa..-
-Che dici se prendo da bere? Di sicuro aiuta.-
- Ehm.. non credo che..-
Lo guardo alzarsi in piedi.
È durato due secondi.
- E poi ho bisogno d'aria.- continua lui.
-Okay, andiamo.-
-No resta. Tu resta qui. Sei la mia scusa per tornare qua vicino all'acqua e non richiudermi in camera.-
Annuisco mentre lo guardo allontanarsi da me.
- Come vuoi..-
La piscina è stracolma di galleggianti dalle forme più disparate, c'è un po' di musica in sottofondo ma ancor più persistenti gli schiamazzi femminili.
Inutile dire che i più forti sono ovviamente tutti intorno a James.
Lo guardo, fermo nelle sue spalle larghe mentre parla muovendo le sue labbra carnose.
Porca miseria, non lo sopporto
Non lo sopporto proprio, ma è pur vero che quello che mi ha raccontato Will mette James in un'altra luce.
Avrebbe ucciso per lui.
È un buon amico, affidabile e... e chiaramente non posso negare ciò che stanno vedendo i miei occhi.
-Okay tu lecchi a destra e tu a sinistra.- lo sento dire con la sua voce profonda.
Sta seduto sul bordo piscina, poco distante da a me, con un gelato in mano mentre impartisce istruzioni a due ragazze che stanno a mollo nell'acqua.
-Ma non avete imparato un cazzo?-
Una delle due avvicina la lingua al gelato e sta al gioco, l'altra scoppia a ridere.
-Non è difficile, dovete solo pratica per dopo.-
Sbuffo, lui però mi guarda.
-Fai vomitare.- dico a braccia conserte.
-Fai tanto la schifata però lo guardi lo spettacolo, eh.- ghigna verso di me.
-Certo, come perdermi lo spettacolo di uno che fa schifo a caratteri cubitali. Che bassezza.-
-Si chiama raffigurazione metaforica.- dice indicando il gelato.
Sollevo gli occhi al cielo.
-Chiamala con il suo nome, "iperbole". Hai presente quando esageri la descrizione della realtà, magari aggiungendoci dei centimetri?-
Scrolla il capo, senza levarsi quel sorrisetto malizioso.
-Cazzo ne sei proprio ossessionata eh.-
Sento qualche lamentela da parte delle ragazze, ma James non le considera minimamente. All'improvviso sembra abbia perso interesse per loro, come se stuzzicare me lo eccitasse di più.
-Quindi vuoi anche tu, giusto?- chiede indicando il cono gelato che regge il mano.
-Giusto.- rispondo senza esitazioni, causando stupore sul suo viso.
Mi alzo in piedi mentre lui toglie l'osso, o meglio il gelato, alle ragazze.
Me lo porge, così io lo afferro rapidamente e con un colpo di polso lo lascio cadere a terra. La panna si spiaccica causando un piccolo disastro sulle piastrelle che circondano la piscina.
-Oh scusa tanto Hunter.- assottiglio lo sguardo indicando il pavimento. -Perché non cominci tu a fare un po' di pratica adesso?-
James digrigna i denti e fa per alzarsi verso di me, ma Will arriva alle mie spalle con due bicchieri di coca cola.
Sorrido compiaciuta del fatto che non può dirmi nè farmi niente, così lui mi lancia un'ultima occhiata omicida e se ne va da Jackson.
JACKSON POV
-Ti sei ridotto a questo? Cos'è, la noia?-
James sta succhiando dalla cannuccia il fondo del cocktail con gli occhi sottili verso June White.
-Non so di che cazzo parli Jax.-
Lei sta parlando con Will accanto alla piscina, sembrano piuttosto complici.
-Ti sei fatto tutta la scuola ora non riesci a resistere all'unica che non te la dà?-
-Come sei elementare Jackson. Voglio solo capire cosa cazzo pensa di fare con Will.- sputa James mentre il fumo fuoriesce dalle sue labbra come una nuvola aromatica.
-Non dovresti intrometterti tra loro.-
Picchietta la sigaretta nel vuoto, poi mi fissa con la sua solita audacia.
-Sto parlando del fatto che lei l'ha trascinato qui in piscina. Come diavolo ha fatto?-
-Non ci stai prendendo troppo la mano con lei?-
- Ma sei duro a capire eh. Sto parlando di Will. Non me ne frega un cazzo di quella ragazzina bionda. E poi pensa per te.-
- Per me?!- domando accigliato.
-Dov'è la tua ragazza?- mi rimbecca prima che possa aggiungere altro.
-Che ragazza?-
-Appunto cazzo. Guardati! Non sei un po' sprecato?!- scoppia a ridere di gusto.
I miei occhi si incatenano alla sua mano che lascia un'impronta calda sul mio bicipite destro. La mia pelle bollente a contatto con il freddo dei suoi anelli crea un attrito che mi fa tremare.
E poi James mi ha appena fatto un complimento?
-Che cazzo vorresti dire scusa?- mi innervosisco facendo la voce grossa.
Mi indica due ragazze che mi fissano dall'altra parte della piscina.
-Che chiunque ti vorrebbe scopare Jax. Svegliati cazzo.-
A volte mi chiedo come faccia ad essere così, sembra sempre non conoscere limiti e non capire che esistono dei confini. Fisici. Reali.
Che non dovrebbe superare anche se siamo amici.
Né con le mani, né con le labbra.
A volte si spinge troppo vicino, come se non gli importasse del pudore. Lo fa con le ragazze, con i ragazzi, con chiunque. Altre volte invece, non lo si può neanche guardare che comincia a graffiare come un gatto ferito.
-Che vuoi dire con chiunque?- chiedo con tono quasi rabbioso.
Lui scoppia a ridere dinnanzi alla mia reazione.
-Ti sto prendendo per il culo perché ti incazzi ora?-
-Sei un coglione.-
-Ma che ho fatto?- esclama James prima di spalancare gli occhi verso una direzione ben precisa.
-Oh porca puttana.-
-Che c'è?- domando ignaro.
Ma poi vedo Austin fare il suo ingresso dal cancello principale di casa di Will.
James sbianca all'improvviso.
-Dove cazzo è sparito Will?- urla nervoso.
Gli faccio cenno di no con la testa perché non lo so, ma intanto lo vedo avventarsi su June White.
-Dai Biancaneve, tu vieni con me.-
-Cosa vuoi???-
Lui l'afferra dal braccio costringendola ad alzarsi in piedi.
- Hunter lasciami! Non toccarmi con le tue manacce!-
-C'è Austin. Non sei al sicuro qui.- le sussurra lui nell'orecchio facendola rabbrividire.
Dovrei essere cieco per non vedere che James le sta ad un soffio dalle labbra e lei ha dilatato le pupille come vedesse qualcosa di divino.
Di solito non mi dà fastidio, le tratta tutte nello stesso modo. Ma stavolta...
Cazzo se fa male.
Basta devo andarmene.
Entro in casa in cerca di una birra e mi imbatto in una sagoma conosciuta.
Porta un golfino grigio e un paio di jeans leggermente strappati.
Ma guarda chi c'è...Blaze Manor con la sua faccia da finto sofferente. È sempre triste, non lo sopporto.
Gliene darei tante...
Stringo i pugni avvicinandomi a lui.
-Dove cazzo eri finito ieri?- lo aggredisco senza motivo.
Lui non ne può nulla se sono nervoso in questo momento, ma è più forte di me.
-Come se ti interessasse davvero...- mi provoca guardandomi le labbra.
-Ti ho fatto una cazzo di domanda. Dov'eri?-
-Di sicuro non ero a strusciarmi addosso a Stacy come un patetico senza palle.-
L'afferro dal colletto della giacca facendolo sussultare. Sta tremando.
Mi lecco il labbro insistendo con la lingua sul piercing.
-Ti spacco la faccia se provi a dirlo ancora.-
Lo spingo nel corridoio, dove lui approfitta del buio per farsi prendere da un coraggio che solitamente gli manca.
-È la fottuta verità. Cos'è...paura che i tuoi amichetti si preoccupino per te se non fate a gara a chi se ne fa di più? Sei il loro disonore Jax?-
Le cose sono due: o gli tiro un pugno o gli dico come stanno davvero le cose.
Mollo immediatamente la presa sotto al suo sguardo deluso.
-Non mi sono fatto proprio nessuno.- biascico con così poca voce che fatico io stesso ad udirmi.
Blaze si appoggia ad un vecchio mobiletto di legno, poi mi rivolge un sorrisetto audace.
-Scommetto che neanche ti si rizza con una ragazza.-
Non fa che provocarmi e lo sa che sono uno che si infiamma facilmente.
Stavolta lo agguanto con foga dai fianchi per farlo girare di spalle e mi basta poco per piegarlo a novanta sulla superficie del mobile.
-Chiudi quella bocca del cazzo o ti giuro che ti faccio male.-
Premo il mio corpo contro quello di Blaze che non oppone resistenza, resta immobile sotto di me.
Mi chiedo come faccia non lamentarsi con addosso tutto il peso del mio metro e novanta. Lo sto letteralmente schiacciando.
Cazzo mi sono appena eccitato, cosa c'è che non va in me?
Mi sollevo di scatto sciogliendo quel contatto proibito.
-Che aspetti? Rialzati sfigato.- gli ordino risistemandomi il cavallo dei jeans con un gesto rapido.
Blaze però resta immobile in quella posizione, facendomi ribollire il sangue nelle vene.
Solleva solo la testa che spingo prontamente contro la superficie di legno, premendo l'interezza della mia mano sulla sua guancia accaldata.
-Pensi davvero che voglia scopare con te, eh?- soffio adirato per la reazione che sta avendo il mio corpo a contatto con il suo.
-No penso che tu hai il terrore di cosa possano pensare quegli stronzi dei tuoi amici. Ti frega solo di quello. La tua felicità non ha importanza?- lo dice a fatica, sotto al palmo con il quale lo tengo immobile.
-Non sono cazzi tuoi Blaze e poi..-
Delle voci conosciute mi fanno trasalire.
Le sente anche Blaze perché si alza in piedi come una molla.
Ci schiacciamo contro il muro che rasenta le scale che conducono al piano superiore.
-Perché James è con June?- mi chiede
Blaze sgranando gli occhi grigi.
Siamo entrambi confusi, ma lui di più.
-E io che cazzo ne so?- sibilo con rabbia mentre i nostri respiri sono così vicini che riesco a sentire i suoi battiti accelerati.
-Jax che cazzo di storia è questa?
Perché stanno andando in camera da letto insieme? Tu sai qualcosa?-
Maledetto Blaze. Ha il potere di farmi incazzare anche in situazioni come questa. Baciami e chiudi quella fottuta bocca.
-Ma che cazzo dici, non stanno andando...-
Continuo a sbirciare. Stanno solo percorrendo le scale in silenzio.
-No? Davvero?- continua a sussurrare sottovoce vicino al mio orecchio, finché non li vediamo sparire al piano superiore.
-Senti non c'è niente tra loro. James è fatto così. Vuole sempre il giocattolino nuovo. Anche quando eravamo piccoli faceva i capricci per avere le nostre cose, ma dopo averci giocato per cinque minuti... poi finiva che le buttava via.-
-È così che fa con le ragazze, ma sarà meglio non lo faccia con June. Siete tutti uguali dio mio!-
-Blaze!! Ma dove..-
- Lasciami perdere.- urla lui allontanandosi.
- Torna qui...- sibilo sottovoce.
Cazzo.
JUNE POV
-Datti una fottuta mossa.-
-Non dirmi cosa devo fare e sopratutto non con quel tono!-
James mi fa strada per il retro di casa di Will, finché non si ferma a guardarmi con occhi serrati.
- Principessa di sto cazzo, riesci a muovere il tuo bel culo, prima che quel coglione di Austin ti veda qui?-
Scrollo il capo in segno di disapprovazione.
-Questa la chiami gentilezza?-
-La chiamo grave attacco di stupidità dato che non capisci la gravità della situazione.-
-Potresti anche chiedere "per favore" ogni tanto!-
-Ma fottiti White.- ride come se gli avessi appena proposto una cosa assurda.
-Senti va bene, me ne vado. Devo solo cambiarmi un attimo.-
Rientriamo in casa dove c'è più gente di quanto mi aspettassi, James intanto mi segue.
-Ho la bici per tornare.- specifico quando siamo ormai al piano superiore.
-Muoviti.-
-Will lo sa che c'è Austin?-
-Chiudi quella cazzo di bocca e vestiti.- ringhia lui indicandomi i miei vestiti abbandonato sul letto di Will.
-Ma devi sempre parlarmi così?
Lo vedo sbuffare passandoci una mano tra i capelli con fare disinvolto.
-A Will lo dico appena ho mandato via Austin a calci in culo. Non voglio farlo preoccupare.-
La sua presenza mi destabilizza. Siamo soli in camera di Will e la cosa non mi piace. Non mi fido della situazione.
Non per quello che potrebbe fare lui, non mi fido di me stessa.
-Mi giro, puoi spogliarti. Non ti guardo.- dice frettoloso.
-Sì certo come no. Esci fuori! Subito.- gli indico la porta con un gesto secco.
- Ma guarda questa! Chi cazzo ti credi di essere?- James sbuffa quelle parole, poi esce dalla stanza.
Mi sfilo la parte sopra del bikini e afferro la mia t-shirt appallottolata dove dentro ci avevo nascosto il reggiseno, pronta a mettermelo alla velocità della luce ma...non c'è più.
-Dov'è il mio reggiseno porca miseria..-
Con la maglietta premuta al petto, lo cerco per tutta la stanza senza risultati.
-Più piccolo del previsto..-
Sbuco con la testa in corridoio e vedo James con il mio reggiseno appeso al dito indice.
-È ciò che ti dicono ogni volta che ti abbassi i pantaloni, vero?- esclamo a gran voce.
Con un gesto rapido provo ad acciuffare l'intimo ma lui è troppo veloce.
-Ti sembra di essere nella posizione per lanciare frecciatine Biancaneve?- ride guardandomi dalla testa ai piedi, come fossi una povera cretina.
-Guarda che io non ho paura di te, forse non l'hai capito.-
-Te lo butto in giardino se non la smetti.- mi provoca lui avvicinandosi alla finestra.
-Dammelo.-
-Prenditelo da sola.-
Allunga la mano verso l'alto rendendomi impossibile qualsiasi tentativo di acciuffarlo.
-Dio, sei rimasto alle elementari con il cervello! Ti odio James!- esclamo esausta.
E poi lo fa cadere ai suoi piedi, come ho fatto io con il gelato, poco fa.
-Oh scusa.- sussurra indicandomi il pavimento. -Adesso prendilo, muoviti.-
-Certo...Bella scusa per guardarmi il culo, sei indecente.-
Prima che io possa chinarmi, James mi afferra dalle spalle intrappolandomi contro il muro. Mi copro con la maglia come meglio posso, ma l'impatto mi ha disorientata così tanto che non riesco a capire bene cosa voglia farmi.
-Senti mettiamo in chiaro una cosa.- ringhia con la sua voce graffiata ad un soffio dalla mia guancia.
-Se volessi scoparti a quest'ora saresti già ad ansimare con iI mio cazzo dentro, quindi non mi provocare.-
Mi sovrasta con il suo petto caldo obbligandomi a farmi piccola contro la parete gelida che preme alle mie spalle. Provo un susseguirsi di brividi che tento di ignorare.
-Dovresti vergognarti!- urlo fregandomene delle sue minacce da quattro soldi.
-Anche tu.- ribatte rapido.
Sta sicuramente alludendo all'altra sera, lo vedo dal suo sguardo che si scurisce appena.
-Non avremmo dovuto.- mormoro mentre i nostri occhi abbandonano la connessione, scivolando languidamente su altre parti dei rispettivi volti.
-Ero solo ubriaco.-
Le sue labbra hanno un sussulto leggero.
-Anch'io.-
Poi con la lingua le segna indelebilmente, rendendole più lucide ed invitanti.
-Ti è piaciuto però, ragazzina.-
-Non era vero... l'ho detto solo per prenderti in giro.-
Sento le orecchie pizzicare. Mannaggia, sarò già rossa come il fuoco
-Sì certo, ci crediamo tutti ..-
-Beh non crederci, è la verità.-
La sua voce calda ed avvolgente arriva al mio orecchio come una carezza così proibita da farmi sussultare.
-La verità è che sei venuta pensando a me.-
Faccio cenno di no con la testa. Non ho più il coraggio di guardarlo negli occhi. -Quello sei tu.-
Sono tesa come una corda, ma a James sembra non importare che siamo così vicini in questo momento. Né sembra minimamente a disagio.
-Già perché voi femminucce siete delle sante e noi maschietti degli assatanati. Vero?-
Assottiglia le iridi blu passandole dai miei occhi alle mie labbra con una lentezza quasi dolorosa.
Non ce la faccio più. Il suo buon profumo è così intenso che me lo sento scivolare in gola ogni volta che deglutisco. O mi tolgo da questa situazione o non rispondo più di me stressa.
Gli sferro una leggera spinta per togliermelo di dosso, lui non oppone resistenza.
-Non ricominciare con la storia della parità. Qui stiamo parlando di altro.-replico seccata afferrando il reggiseno da per terra.
-Che poi ripensandoci... io ti ho detto che mi potevi chiamare e tu come sempre interpreti alla lettera.- mi prende in giro con un ghigno storto.
-Guarda che forse soffri di vuoti di memoria, sei stato tu a scrivermi.-
Gli volto le spalle e mi spiaccico il reggiseno addosso sollevando di pochissimo la maglietta. Una volta che mi sento sufficientemente coperta tiro su le bretelle e lo aggancio.
-Avevi solo da non rispondere se ti ha dato così tanto fastidio.-
-Basta non parliamone più- sbraito infilandomi la t-shirt.
-Ti agita così tanto parlarne? Era la prima volta?-
Sono stufa delle sue prese in giro, ora me ne vado. Inizio a frugare nello zaino in cerca di una giacca.
-Era la prima volta?- insiste quasi incredulo venendomi alle spalle.
-Smettila di fare lo stronzo.- lo ammonisco senza paura.
-Hei! È la mia felpa quella!- lo sento dire indicando la felpa grigia che mi sto mettendo addosso.
-L'avevo nello zaino per ridartela.-
-E perché te la stai mettendo?!-
Sgancio i fili di capelli incastrati dentro al colletto, poi gli rivolgo un'occhiataccia secca.
-Perché torno in bici e avrò freddo.- spiego come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Tu sei tutta pazza. Ma dove cazzo vai?-
Mi infilo lo zaino in spalla e mi dirigo verso la porta.
-Me ne torno a casa, l'hai detto anche tu.-
-Sì ma è meglio se non torni a casa tua.-
Mi fermo, senza voltarmi però.
-Perché James?-
-Non è sicuro. Vieni da me.-
Le sue parole pronunciate in modo così sincero mi danno i brividi.
Di nuovo.
Sono talmente rigida che scoppio a ridere involontariamente, come se il mio corpo avesse bisogno di scaricare la tensione accumulata.
-Fai così con tutte vero?- lo istigo quando mi viene davanti con i suoi occhi di un blu così profondo da sembrare nero.
-Pensi ci stia provando con te? Sei seria?- sogghigna per la mia domanda.
-Tu sei davvero cretina, c'è un mezzo criminale che potrebbe seguirti fino a casa e tu pensi sempre e solo a quello?-
-Ma come ti permetti!-
Provo ad andarmene, ma James mi blocca con un braccio lungo lo stipite della porta impedendomi il passaggio.
-June, cazzo! Dico sul serio, non sai di cos'è capace.-
Lo vedo lanciare un'occhiata verso la finestra che dà sul giardino.
-Fidati. È meglio se ti accompagno in macchina.- mormora con voce suadente.
-Perché devi fingere che ti importi qualcosa di me? Non lo capisco.-
Si stringe nelle spalle.
-Lo faccio per Will, te l'ho già detto.-
-Certo anche ieri sera l'hai fatto per Will. Lasciami passare.-
Deglutisco a fatica quando si avvicina al mio orecchio.
-Non fraintendere. Ieri sera era un'altra storia. Mi annoiavo. Avevo voglia. Ed eri l'unica con cui non l'avevo mai fatto.-
-Lasciami andare!- urlo questa volta.
-Non sei speciale, te l'ho già detto.-
Mi sento uno schifo.
Perché illudermi? Perché?
Che poi mi sono illusa da sola, lui non ha fatto niente.
Ora ho solo bisogno di andare a casa.
Esco come una furia dalla camera e quando sto per raggiungere la porta principale sento una risatina provenire dal salotto.
Jackson sta bevendo un birra sul divano ma non perde occasione per squadrarmi con altezzosità.
-Ma certo...- biascica fissandomi la felpa.
-Che cazzo vuoi?- rispondo inviperita.
Lui in tutta risposta scrolla il capo e torna a parlare con i suoi amici.
-June ti stavo cercando! C'è Austin, non so chi l'abbia invitato ma forse è meglio se ti accompagno a casa. Non voglio che ti veda qui.-
William mi rincorre per il cortile di casa sua.
-Ho la bici.-
-Ok ma sei sicura di....-
-Ho la bici ho detto. Non ho bisogno di voi!- esclamo stremata.
-C'è qualcosa che non va? Sembri...-
-No è tutto okay. Scusa Will.-
Ci abbracciamo per qualche istante.
-Ci vediamo a scuola.-
Lascio la bici nel garage, poi salgo rapidamente i gradini cercando le chiavi di casa nelle tasche dei jeans.
Un soffio nella notte mi fa voltare di scatto.
Che strano. C'è un pick-up nero parcheggiato davanti a casa mia.
Non l'avevo notato poco fa.
Mi guardo intorno: la stradina davanti casa è deserta, le villette sembrano tutte dormienti, nonostante siano solo le undici di sera. Non c'è nessuno mi rassicuro, poi prendo una boccata d'aria prima di avventarmi sulla porta di casa. Con le dita leggermente tremolanti infilo le chiavi nella serratura, ma queste cadono a terra creando un tintinnio metallico che mi fa trasalire.
Sta calma
E prima che possa rendermene conto, una grossa mano mi tappa la bocca impedendomi di respirare.
-Shh. Ora giochiamo a questo gioco: tu non urli e io non ti trascino nella mia macchina.-
O porca miseria.
🦋🍓🦋🍓🦋
🍓 ehhhh guai in vista per la nostra protagonista!
🦋 cosa succederà? Si accettano scommesse!!
🍓 in questo capitolo abbiamo un piccolissimo tassello del mosaico.
Il fatto di non creare un'escalation drammatica nel racconto di Will, è una scelta voluta, proprio perché si tratta di un leggero accenno ad un argomento sensibile che non mi va di trattare in modo approfondito. Se urta la mia di sensibilità, non immagino quella altrui.
Ho scelto la "confusione" al posto della "drammaticità" nel ricordare un episodio traumatico perché il quadro della situazione non è ancora completo.
🦋come ho già sottolineato in precedenza, questa storia contiene argomenti forti.
Vi è infatti una sotto trama drammatica che farà da sfondo ad un intreccio più superficiale e leggero.
🍓 Brian, Ari e Amelia sono personaggi che stanno avendo poco spazio per ora, ma che ne avranno di più in seguito.
🦋 nonostante il vibe da crocerossina, è chiaro che la nostra cara June non sia una santa a tutti gli effetti. Non è una bad girl ma è sicuramente "umana" e dato che si trova davanti a due ragazzi che le piacciono (seppur in modo diverso), a volte compie scelte "sbagliate" (se così vogliamo chiamarle) com'è successo nel capitolo precedente.
Quella scena serviva a dare un po' di realismo alla protagonista, a dimostrare che non è un'entità immacolata. È umana e spesso le sue scelte vengono dettate dall'impulsività, uno dei suoi difetti.
🎀 aggiornerò prima questa volta perché ho diviso il capitolo a metà, quindi spero domenica sera 🎀
❤️
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