21. Tell me something, girl
🍉Ho diviso il capitolo in due perché era troppo lungo🍉
🍉🍉🍉🍉
Contemplo il soffitto di camera mia per circa mezz'ora.
Devo aver sbagliato qualcosa con William, ma non ho ancora capito cosa.
E lui non sembra intenzionato a farmelo capire.
È sparito. Di nuovo.
Così, dopo aver provato a chiamarlo anche oggi a scuola, ho smesso di farmi sentire.
È possibile che io non gli piaccia abbastanza, ma allora perché illudermi? Non riesco a comprenderlo.
E più lui non si fa vivo e più non faccio che pensarci.
Avrei già gettato la spugna se il mio sesto senso non mi dicesse che c'è qualcosa sotto a tutto questo silenzio.
Dovrei chiedere a Jackson?
No, mi manderebbe a quel paese. Forse a Marvin. Potrei approfittare del fatto di piacergli un po' e magari....no.
Non lo farei mai.
-Tesoro. Sto andando a pranzo fuori.-
Eccola che torna all'attacco con i nomignoli carini.
-Con...?-
Sposto gli occhi verso porta di camera mia: mia madre è più elegante del solito.
-Melissa. Una mia ex collega.-
Sì certo, fingiamo di crederci tutti quanti.
-Mamma a proposito di uscite... tu e Jordan vi siete più visti?-
-No, assolutamente no. Perché?-
-Se ci fosse qualcosa con lui me lo diresti vero?-
Lei si aggiusta lo chignon spettinato, i suoi occhi chiari si fanno più brillanti solo a sentirlo nominare.
-Qualcosa cosa?-
Sì vabbè, altro che fette di prosciutto sugli occhi.. mia madre ha l'intera salumeria.
-June è solo lavoro. Te l'ho detto.- stabilisce con tono sbrigativo.
O forse pensa di darmela a bere
-Mamma non voglio che pensi che io sia un'egoista, se vuoi uscire con qualcuno puoi farlo... solo ti pregherei di non farlo con Jordan Hunter.-
-È solo un rapporto di lavoro. Cosa ti preoccupa June?-
Lei si siede sul mio letto, così mi tiro su e comincio a giocherellare con le maniche della felpa.
-Lo so che non sei più uscita con nessuno dopo...-
-June.-
Certo, non parliamone mai.
- Volevo dire.. dopo papà.-
-Gli uomini ti rovinano la vita, tesoro. -
-Ma papà non ti ha rovinato la vita.- Corruccio le labbra, mi sento quasi offesa per la sua uscita infelice.
-June, non volevo dire questo. È solo che.. non avrei comunque la testa per infilarmi in relazioni serie in questo momento.-
-Come fai a capire quando qualcuno vuole qualcosa di serio?-
Chiedo per un'amica.
Lei mi fissa attenta.
Lo sto davvero chiedendo a mia madre? Devo essere impazzita anch'io a furia di starle dietro.
-Beh tra adulti non è sempre facile capirlo, ma nel tuo caso June...-
Oh, no. Beccata.
-Lascia perdere. Non hai bisogno di un ragazzo, non hai bisogno di nessuno. Hai tutta la vita per perdere tempo dietro a qualcuno, ora viviti la tua età senza forzare le cose.-
Mia madre non da mai uno straccio di consiglio utile, ma ora con William sono così confusa, che accetterei anche il suo punto di vista.
-Alla tua età ci si innamora mille volte, finché poi scopri che non era amore. Quindi non vale la pena buttarsi in mille esperienze che ti faranno solo perdere autostima e tempo.-
-Mi stai dicendo di non vivere a pieno la mia vita, te ne rendi conto?-
E io che mi sentivo in colpa per essere l'egoista delle due!
-No, ti sto dicendo di non buttarti a capofitto quando non c'è amore. Se ti innamori è diverso.-
-Come ci si rende conto di..beh..sì insomma..-
Chiedo sempre per quell'amica, ovviamente
-Non staresti qui a farmi questa domanda se fossi innamorata tesoro, lo sapresti e basta.- conclude prima di lasciare camera mia con delle décolleté dal tacco vertiginoso che non le ho mai visto ai piedi. Ha fatto shopping senza di me la maledetta?
Però ripensandoci... non è neanche poi così facile distinguere tra amore e attrazione fisica. Quando ero più piccola mi innamoravo di ogni ragazzo carino che vedevo: in tv, sullo schermo del cellulare o dall'altra parte della strada.
Ma ora è indubbiamente tutto più difficile.
Devo mollare la presa con William?
-Ah! E ricordati che alle sei e mezza hai le ripetizioni con Jasper.- la sento urlare dalla cucina.
Ecco. E come se non bastasse, mettiamoci dentro anche quest'altra storia.
🐳
Pedalo senza fretta, mentre accanto a me sfilano graziose villette e giardini curati. James mi ha minacciata di non farmi più vedere a casa sua, facendomi capire chiaramente che non mi vuole tra i piedi, ma sinceramente ora poco mi importa. Gli ho chiesto una cosa molto semplice: di non prendermi più in giro a scuola. L'ha fatto? Ovviamente no, quindi non vedo perché io dovrei rispettare quello che ha chiesto lui.
-Ciao. Sei solo?-
Jasper mi rivolge un cenno con il capo quando viene ad aprire la porta d'ingresso, io intanto abbandono la bici contro il muro e lancio qualche occhiata preventiva oltre le sue spalle. Dopo avermi guardata senza proferire parola, mi indica la strada per la cucina, poi la prima cosa che fa è mostrarmi tutto fiero il quaderno di matematica.
-Hai già fatto i compiti?-
Lo osservo in attesa.
E dì una santa parola per una buona volta!!
Niente. Lui mi squadra con i suoi occhi blu come l'oceano e non parla.
- Okay, fammi vedere..- bofonchio mettendomi a correggergli i compiti. Non ricordavo che il programma delle scuole medie fosse così facile, qualche anno fa mi sembrava un guazzabuglio di formule e numeri, ora mi è tutto più chiaro.
-Wow. È tutto giusto. Bravo!- annuncio provocandogli un piccolo sorriso al lato della bocca.
Jasper a quel punto si tira su il cappuccio della felpa e mi fa segno di andare in salotto.
- E così vuoi giocare alla play...-
Lui mi sta pregando con gli occhi, ormai ho imparato a capire le sue intenzioni.
-Dovremmo studiare però. Facciamo così: mezz'ora di studio e mezz'ora di gioco.- stabilisco con determinazione.
Determinazione che dura poco, perché Jasper scrolla le spalle, indicandomi la pila di compiti già svolti.
-E visto che hai già finito matematica, andiamo a giocare.- lo accontento questa volta.
Lui sorride tutto soddisfatto, con le stesse fossette del fratello.
Così ci sediamo sul divano e mentre lui armeggia con i joypad e i telecomandi, gli dico quello che ieri non sono riuscita a dire.
-Scusa per quando ho detto che mi obbligano a venire qui ad aiutarti. A volte dico cose senza pensarci.-
Jasper si volta a fissarmi.
A primo impatto la somiglianza è innegabile. Gli zigomi accentuati e il nasino sottile sono gli stessi di James, ma Jasper ha le labbra più fini e gli occhi tondi, molto meno affilati rispetto al fratello. Ed è raro che mi guardi dritto negli occhi come sta facendo ora, di solito quando si rivolge a me, fissa un punto alla mie spalle.
Così mi faccio coraggio per continuare.
-E anche per quando ho iniziato a litigare con tuo fratello... Non volevo alzare la voce, ma lui è così..-
Ora però Jasper mi sta guardando sì, ma male. Molto male, anzi, sta proprio mettendo il broncio.
-Voglio dire, è stata anche colpa mia.. l'ho istigato.-
Lui annuisce nell'udire le mie parole dispiaciute.
E sì certo, tanto è sempre colpa mia per i componenti della vostra famiglia
Così ci mettiamo a giocare alla PlayStation, facciamo due partite e dopo mezz'ora sentiamo sbattere la porta di casa con violenza.
La mia schiena e quella di Jasper sembrano collegate da una corda invisibile, ci tendiamo rigidi con gli occhi fissi sul televisore.
Ignoralo June
E fortuna che lui ignora noi. Aleggia un sospiro di sollievo sulle mie labbra, ma a Jasper non è rimasto neanche più un po' di quel sorriso che ero riuscita a strappargli a fatica.
-Vuoi continuare a giocare o...?-
Lui punta con gli occhi le scale appena percorse dal fratello.
-Che ne dici se ci mangiamo qualcosa? Sono le sette..-
Provo a fargli tornare il buonumore con la prima cavolata che mi passa per la testa, con l'unica cosa che farebbe tornare il buonumore a me, ovvero il cibo.
Jasper si rivela piuttosto convinto della mia proposta, così finiamo in cucina dove afferra una bustina di popcorn da fare al microonde.
-Sai prepararli?-
Annuisce, poi però rivolge di nuovo un'occhiata verso le scale.
-Cosa c'è Jasper..?-
E quando sposta gli occhi a lato, io non posso più fingere di non aver capito.
-Vuoi che vada a parlarci? Davvero?-
Cioè sei impazzito completamente?
Ma questo non posso dirlo, ha lo sguardo troppo afflitto per giocarci su.
E vederlo annuire con così tanta convinzione, non mi lascia molta via d'uscita.
-E certo..a te il compito facile però eh!- esclamo indicando i popcorn.
L'ombra di un leggerissimo sorriso si fa strada sulla sua bocca ricurva, quando mi vede salire le scale per il piano superiore.
Le percorro con una lentezza esagerata, come se sperassi da un momento all'altro di rinsavire e tornarmene indietro.
Poi un rumore sordo. E io ovviamente compio un balzo dallo spavento.
-James! Ma che succede?!-
-Porca puttana!-
Lo vedo saltellare come un imbecille per la stanza.
-Ma che fai?-
-Ho sbattuto contro la scrivania, cazzo!-
Ha la bocca impastata e sta biascicando. Non gli vedo la testa, è ancora nascosta dentro alla maglietta che non riesce a sfilarsi. È un groviglio di braccia possenti attraversate da vene bluastre, che sta provando a districarsi dal tessuto scuro.
-Dio mio sono le sette di sera, sei imbarazzante!- insorgo incredula.
Mi infastidisce vedere una persona in questo stato, anche fosse il mio peggior nemico.
-Sembri mio padre.- sputa lui senza smettere di litigare con la sua t-shirt.
Vorrei fargliela ingoiare quella sua stupida maglietta, ma invece decido di aiutarlo, gliela tiro dalle braccia sfilandogliela completamente.
James compie un rimbalzo all'indietro e resta immobile con il ciuffo di capelli spettinati e solo un paio di jeans addosso.
Eh.
Non è che io sia abituata a vedere un ammasso di addominali e muscoli proprio tutti i giorni, ma dettagli.
"Fallo per Jasper" mi dico mentre me ne sto in piedi come una cretina con la sua maglia in mano. Non appena però mi accorgo che quel mucchietto di stoffa emana un profumo troppo buono, lo lancio immediatamente per terra.
- Non dovresti pagare il biglietto per lo spettacolo White?-
Ruoto gli occhi al soffitto, giuro che lo sguardo mi è cascato per meno di un secondo. E poi è solo curiosità la mia.
-Per quale spettacolo? Quello di un cretino che non riesce neanche a svestirti da solo?-
E la sua reazione mi arriva dritta in faccia. Mi spinge contro il muro con una mossa decisa.
-Ma che ti prende?-
La mia voce esce particolarmente tremolante, forse un po' troppo. Un conto è quando lo fa a scuola, davanti a tutti, un conto è quando lo fa in camera sua.
Quando siamo solo io e lui.
È ben diverso, no?
Sento il suo pollice scorrere su tutta la lunghezza del mio braccio, mi ritraggo immediatamente da quel tocco gradevole eppure non gradito. E no, non sapevo di avere tutti questi recettori sensibili sotto alla pelle.
-Non hai rispettato il patto.- sussurra ad un certo punto con le sue labbra carnose.
Lo guardo fisso negli occhi, che anch'essi sembrano essere gli stessi di Jasper.
-Neanche tu.-
E poi il silenzio.
-Dovresti usarlo di più, Hunter.-
Cambio discorso, indicando il sacco da boxe che torreggia al centro della sua stanza.
James solleva il sopracciglio in un'espressione interrogativa.
-Finisci sempre a fare la fine del sacco.- spiego portando il labbro inferiore all'infuori.
-Dovrebbe essere una battuta, White?-
-Finora è stata solo la verità.-
Con un'andatura malferma si allontana da me per sedersi sul letto.
La pelle sottile della sua schiena lascia intravedere i muscoli che si increspano in curvature turgide e definite.
-Non posso neanche alzare un dito, non ci arrivi?- biascica con un sospiro.
Resto immobile, lasciando che sia la distanza tra noi a darmi un po' di aria.
-In che senso? Perché?-
-Perché sono stato in riformatorio e mi rispediscono dentro se provo anche solo..-
La sua voce profonda appare più insicura del solito, così ne approfitto all'istante.
-Ma perché hai picchiato Brian Hood l'anno scorso?-
Tanto non me lo dirà mai, perché ci sbatto sempre la testa?
Reprimo l'istinto di mangiucchiarmi le pellicine delle unghie, cosa che faccio sempre quando ho bisogno di scaricare il nervoso. James intanto scrolla il capo sogghignando, poi si stende sul letto con una mano dietro alla testa. Le sue ciglia folte sembrano proiettare un'ombra scura sulla sua faccia che, invece che essere strafottente come al solito, ora sembra farsi più cupa.
Lascio che i miei occhi si approprino di quell'immagine proibita per qualche secondo.
Gli avevo visti i ritratti di mia madre, quelli dei corpi maschili, dove i muscoli guizzavano audaci e i tratti erano delicati come a raffigurare un'eleganza innata.
Ma in lui non ci vedo nulla di tutto questo: nessuna arte, nessuna pennellata perfetta, solo un'umanità disarmante. Qualcosa che non puoi raffigurare in un dipinto.
Sono stata talmente concentrata nei miei pensieri, che non ho dato neanche una sbirciatina alla sua camera. Ed è bastato quel pensiero ad accendere in me la curiosità, così comincio a far trottare lo sguardo nello spazio intorno a me. La mia ispezione però dura poco.
-Hai finito, cazzo?-
Tanto non c'è verso di ragionare con uno così.
-Torno da tuo fratello.- dico risoluta.
-White?-
-Che vuoi?-
Mi sta puntando senza paura, come se fosse più che abituato a stare sdraiato e mezzo svestito davanti a una che conosce appena.
-Lo farai lo stesso il compito che dovevamo fare insieme?-
Certo, pensa che pur di non farlo con te, l'ho già finito!
-Sì lo consegno domani mattina.-
Non c'è un grazie nel suo sguardo, a dirla tutta non c'è neanche un minimo senso di colpa. Mi fa irritare la sua arroganza. È abituato che tutti facciano cose per lui, come se tutto gli fosse dovuto. Però gli basterebbe sforzarsi un po' per non deludere le persone che gli vogliono bene. Tipo suo fratello.
-Credo che Jasper voglia passare del tempo con te.-
La mia affermazione gli causa un piccolo disappunto, glielo leggo nella minuscola increspatura che gli si forma sulla fronte.
-Ho bisogno di dormire. Vattene.- sputa senza mezzi termini, come se fosse la normalità essere così irascibili.
Certo, continua ad ignorarlo e a fare finta di niente
-Magari pensaci due volte prima di tornare a casa in queste condizioni.-
Si copre gli occhi con l'interezza d braccio, impedendomi di valutare la sua reazione, ma l'ho visto deglutire profondamente. Non ha il coraggio di rispondermi questa volta.
-Fatti una doccia e scendi sotto per favore.- gli intimo, prima di voltargli le spalle.
Okay, ora scappa June
-Pensi di potermi dare ordini White?-
- E tu pensi di poter andare avanti ancora per tanto con questa parte del ragazzo cattivo, Hunter? Dacci un taglio. Tuo fratello ha bisogno di te.-
Poi esco dalla sua camera di corsa, prima che mi arrivi un missile in piena faccia.
-Buoni i popcorn?-
Jasper annuisce concedendomi un ghigno accennato, quando torno in cucina.
Affondo una mano nella scodella ancora tiepida.
-Lascialo dire a me che sono un'esperta in materia, okay?-
E fu così che io e Jasper ci litigammo fino all'ultimo popcorn, davanti a Netflix.
-Sicuro di non aver ancora fame?- chiedo quando l'intera ciotola si è ormai svuotata.
Lui fa cenno di no mentre io controllo l'ora sul cellulare.
In realtà devo andare a casa perché sono già le otto.
Ma come faccio?
James non è ancora sceso e io non ho voglia di lasciare Jasper da solo.
-Io dovrei andare.. tuo padre quando torna?- domando incerta.
Lo vedo sollevare le spalle continuando a guardare la tv.
-Preferisci che resto o...-
Finora Jasper mi ha dato sempre risposte facilmente interpretabili, mai univoche. Stavolta però non posso sbagliarmi: vuole che io rimanga. E me lo fa capire dolcemente, posando la testa sulla mia spalla.
-Va bene. Ma solo una mezz'ora.-
Così resto sul divano con lui per qualche istante, a riflettere sul da farsi.
Non sono famosa per la mia sensibilità, ma non bisogna essere Miss Empatia per capire che questo ragazzino ha bisogno di affetto. Mi chiedo quale madre lascerebbe i suoi figli in questo modo. Quell'altro non è neanche in grado di badare a sé stesso...
-Sei ancora qui?-
Parli del diavolo..
-Sì, Jasper si è addormentato e avevo paura di svegliarlo.- spiego quando James mi viene davanti con una felpa grigia ed un paio di pantaloni dello stesso colore.
Un intenso profumo di zucchero e vaniglia mi punge le narici.
Ma questo si fa la doccia affogandosi nel bagnoschiuma?
- Ah.-
Non dice altro, arriccia le labbra quasi infastidito, poi si avvicina a noi con un'espressione torva.
E ora che fa?
Per un attimo resto confusa sulle sue intenzioni, ma quando lo vedo chinarsi su Jasper, vengo liberata dal peso sulla spalla e subito dopo assalita da una forte sensazione di sollievo. Lo prende in braccio di peso per portarlo in camera sua.
-Ma ha mangiato?- domanda quando entriamo nella stanza di Jasper.
-No. Cioè...Abbiamo condiviso un po' di popcorn. A dir la verità li ho fatti fuori praticamente tutti io e...-
James si allontana dal letto di suo fratello e mi viene davanti con aria minacciosa.
-Non ci girare intorno. Dimmi perché cazzo lo fai.-
Sollevo il mento per incontrare i suoi occhi, ancora lucidi.
Le sue labbra rigonfie appaiono più screpolate del solito, ma la sua pelle è tanto liscia da sembrare finta.
-A cosa ti riferisci?-
-Perché sei gentile con mio fratello?- ribatte con prontezza.
Vedo il petto nascosto dalla felpa alzarsi per poi riabbassarsi rapido.
"Mia madre mi obbliga."
Non vale più come scusa, vero?
-Jasper è adorabile.- ammetto sottovoce.
Lui si concede un sospiro, prima di sedersi sul letto ad una piazza che sta di fianco a quello del fratello.
-Già. Ma mio padre è disperato.-
La confessione, fatta con quel tono di voce così basso, mi coglie di sorpresa.
-Cioè?- bisbiglio sottovoce per paura di svegliare Jasper.
-Ha appena cominciato le medie. Nessuno lo conosce, eppure tutti lo prendono in giro.-
Oh.
James poi rimane in silenzio, sono costretta a cavargli le parole di bocca.
- È terribile. Perché lo fanno?-
Il mio sguardo ricade sulle sue dita affusolate che cominciano a tormentare le maniche della felpa.
-Per il suo modo di essere, per la sua maniera di comunicare, per... tutto. Così lui si isola ancora di più.-
Se si sentisse un rumore in questo momento, sarebbe solamente il crack del mio cuore si spezza.
-È un ragazzino così sensibile. Non oso immaginare cosa stia passando..- dico sedendomi a fianco a lui.
Parlare di Jasper mi fa dimenticare di essermi appena messa di mia spontanea volontà di fianco a colui che sopporto meno sulla faccia della terra. Ma anche James sembra non farci particolarmente caso. Resta con lo sguardo perso nel vuoto e continua a parlare.
-E le ha provate tutte. Dottori generici, medici specialisti, terapie mirate...-
-C'è margine di miglioramento?-
-Ci sarebbe. Il fatto è che, oltre ai suoi problemi, Jasper è anche testardo.-
James si morde l'interno della guancia senza smettere di fissare un punto immaginario avanti a sé.
-Vuoi dire per il fatto che decide di non parlare?-
-S'impunta a non parlare, quando saprebbe comunicare benissimo. A modo suo ovvio.-
C'è un sottile tremolio nella sua voce, ma probabilmente non me ne accorgerei se non gli fossi così vicina.
-Jasper è davvero intelligente.-
Provo a dire la mia, nonostante ciò lo sguardo turbato di James non accenna a cambiare.
Così gli lancio una rapida occhiata: le vene impetuose che attraversano il suo collo sottile catturano la mia attenzione facendola vacillare per un secondo. Non so che dire, cosa si dice in questi casi? Non mi va di confessargli che mi dispiace, perché la pietà è qualcosa che non piace a nessuno quando ti viene sbattuta in faccia.
Riempio il petto di un grosso respiro, ma la situazione non sembra migliorare perché l'insistente profumo di James mi finisce dritto in gola. È lo stesso buon profumo che c'era sulla sua felpa, devo ancora metterla a lavare...
Vengo distratta dal picchiettare delle dita contro il materasso, finché James non torna a parlare.
E io resto quasi senza fiato.
-June, non voglio che Jasper faccia la mia fine.-
Una leggera scia di brividi freddi mi si disegna sulle braccia.
Il tempo per pensare alle stranezze che ha appena fatto il tuo stomaco lo avrai, ora concentrati stupida
E sarebbe ipocrita dire di non averlo percepito forte e chiaro, il suo animo tormentato in questo istante.
-Ti dispiace non avere la possibilità di difenderlo, vero?-
James china il capo, ma poi lo curva il giusto per rivolgermi uno sguardo sottile.
-Mio padre ti paga?-
E questa da dove esce ora?
-Cosa? Ma che dici? No!-
-Allora perché lo fai? Tua madre è così convincente?- chiede con aria diffidente.
-Sì lei sa essere convincente, ma sappi che se continuo a farlo... è perché mi fa piacere.-
-Perché vuoi aiutarmi White?-
Di nuovo con questa stupida domanda. Non voglio niente da te, magari sei tu che vuoi qualcosa da me e forse neanche lo sai.
-Non lo faccio per te. È solo che...-
Forse un po' o forse no, non lo so.
- Cosa? Dimmelo.- insiste puntellandomi la guancia con i suoi occhi pressanti.
Lo vuole sapere davvero?
E io devo dirglielo per davvero?
Ma tanto ormai la mia bocca ha cominciato a parlare.
-Niente è che... Forse un po' mi ci rivedo. Avevo anch'io un fratello.-
Nascondo immediatamente entrambe le mani nelle maniche della felpa, come se bastasse a celare ciò che provo quando lo racconto a voce alta.
-Che cazzo dici, non è vero.- sputa sfilando un pacchetto di sigarette dalle tasche della tuta.
-Sì, lo è.-
James corruccia la fronte fissandomi, sembra ancora scettico.
-Non lo sapevo. Più piccolo?-
-No, più grande. È morto di leucemia a sedici anni. Io avevo più o meno l'età di Jasper. Poi niente.. i miei si sono separati.-
Lo vedo allontanare la sigaretta dalle labbra, ormai leggermente aperte in una smorfia confusa.
-Cazzo White.-
Aleggia un'indissolubile nota di tristezza nella sua voce graffiata.
-Che merda eh.- bofonchio con il groppone in gola.
-La vita è decisamente una merda, ma forse non c'è bisogno di ricordatelo. L'hai imparato da sola.-
Grazie tante Mr. delicatezza
-Beh, però dal dolore si guarisce.- aggiungo io con un pizzico di ottimismo.
-Cazzate.- biascica continuando a guardarmi attentamente.
Sento i suoi occhi fissi su di me ma non riesco a voltarmi, tanto meno quando lo sento chiedere -Sei davvero guarita?-
Avverto l'impellente bisogno di bere un bicchiere d'acqua, ho la bocca incapace di produrre altri suoni comprensibili.
Sono davvero guarita?
Soffro di ansia e attacchi di panico, ma di sicuro questo non lo racconto al mio peggior nemico. E tanto meno gli direi come vorrei farmi del male ogni volta che sbaglio qualcosa o prendo un brutto voto.
-No.. cioè.. non lo so.-
-Già.-
Lo sento sospirare a lungo, mentre vengo rapita dagli ultimi raggi di un tramonto che muore attraverso la finestra che costeggia la parete.
-A te cos'è successo?- domando con poca voce.
-Che vuoi dire?-
-Avanti, sei nato così?
-Così come, sentiamo ragazzina...?-
Il suo tono si fa curioso.
-Così ... insensibile?-
Irascibile, arrogante, spavaldo, presuntuoso, maleducato... la lista è davvero mooooolto lunga.
-Sì sono nato così. Vedi mio padre. Era nel suo DNA.-
Vorrei ridere per la sua stupida affermazione, ma quando mi volto a guardarlo, James non sembra stia scherzando.
-Non ci credo.-
E se un attimo prima stavamo parlando tranquillamente, l'attimo dopo non cosa gli prende: mi afferra dal braccio in malo modo.
- Ahia!!-
-Vedi di non farlo.-
-Cosa?-
-Non ficcare il naso nelle mie cose, ciò che faccio io non ti riguarda.- mi intimidisce con un tono brusco che ha tutta l'aria di essere una minaccia bella e buona.
-Hai paura di ciò che potrei scoprire, vero?-
La mia provocazione ha il potere di farlo innervosire parecchio, mi spinge sul letto, stavolta con più irruenza, facendomi sdraiare.
-Non me ne frega un cazzo. Se scopro che ci stai anche solo provando... ti ammazzo, hai capito?- mi minaccia sovrastandomi con il suo peso.
Io mi sono appena confidata con lui e lui mi rifila minacce e parolacce.
Wow. Un sogno questo ragazzo
-Non me ne frega niente di te Hunter, non darti troppa importanza.-
Le sue labbra respirano sulle mie lasciandomi poco margine per pensare a qualcosa di intelligente da dire.
Devo chiudere gli occhi.
Perché?
Non lo so, ma la vicinanza mi fa sentire strana.
-I tuoi modi per minacciare le ragazze sono da rivedere, Hunter.- soffio con un velo di coraggio.
E ora è la sua espressione a farsi strana.
-In che senso?- domanda confuso.
-È così che fai di solito?-
Ci provo a spingerlo via da me applicando tutta la forza che ho in corpo, ma la prima volta le mie mani premono a vuoto contro il suo petto duro.
- Nel senso che non mi fai paura.-
Esalo le mie parole nel momento esatto in cui lui si fa ancora più vicino al mio viso.
- Non sono solito minacciare le ragazze, perché loro stanno zitte e buone quando mi hanno davanti.-
-Con me non succederà mai.-
Sento le guance pizzicare forte e gli occhi bruciacchiare a causa del suo respiro che sa di menta.
Ci fissiamo negli occhi una manciata di secondi.
-Ma che cazzo ti sei messa in testa?- sputa infastidito, tirandosi su di scatto.
-Di che parli?-
Ruoto il collo dall'altro lato per non mostrargli le mie gote accaldate.
-Non dovevi andare da Will?-
Lo vedo passarsi una mano tra i capelli con fare nervoso.
Will? Eh? Dio che figura
-No io... devo andare a casa.-
Mi alzo con un gesto meccanico. Devo andarmene.
Voglio uscire uscire da questa stanza.
Quando però arrivo alla porta, mi volto istintivamente.
Resto imbambolata a guardare la sua schiena enorme mentre rimbocca le coperte a Jasper.
-Sei fortunato ad avere lui.-
James infila le mani nelle tasche della tuta e mi fa un cenno con il capo.
-Già.-
-E forse lui è fortunato ad avere te.- aggiungo poi, con un abbozzo di sfacciataggine non prevista.
La mia uscita gli provoca un sorriso storto.
-Doveva arrivare Biancaneve dalle campagne, a dirmelo?-
La sua voce graffiata è più ruvida della carta vetrata.
- Vado. Ciao.-
Gli volto le spalle repentinamente.
-June.-
La sento forte.
Una strana sensazione di caduta, dentro allo stomaco però.
-Lo so che faccio lo stronzo...-
Forse è meglio che continui, per il bene di tutti
Non mi giro, ma lo percepisco indistintamente.
-Grazie.- sussurra sottovoce.
Sorrido.
E poi una strana pienezza nel petto. Arrivo a pensare che voglia quasi scoppiare da un momento all'altro.
🦋🦋
E il giorno seguente accade l'impensabile.
O forse era prevedibile?
-Signorina White questo lo ha fatto lei da sola! Sono due pagine striminzite, pensa forse che io faccia questo mestiere da ieri? È una vita che i miei studenti provano a rifilarmi bugie e tranelli.-
- Bugie e tranelli? No, ma che dice. L'abbiamo fatto insieme..-
Il vice preside però non vuole sentire scuse, sembra piuttosto determinato a farmelo ingoiare di traverso, il foglio che gli ho appena presentato.
- Voglio entrambe le vostre firme al fondo del compito e quel teppista deve fare metà del lavoro.-
Esco dall'ufficio del vicepreside mortificata come non mai.
Che figuraccia. Speriamo non richiami mia madre, sennò sono ufficialmente finita.
Vieni in classe?
È William.
Finalmente.
-Ciao Will.-
Così entro in aula e lo trovo seduto al suo banco. Ciuffo perfetto e sorriso altrettanto smagliante.
Fingo tutto il disinteresse del mondo, ma....porca miseria.
Non so se ci riesco.
Mi fa così piacere vederlo.
-June i miei hanno posticipato di una settimana il loro ritorno.-
Chissene frega dei tuoi, dio mio
- Okay.-
Mi lascio andare ad un sorriso contenuto, mentre mi accomodo nel banco a fianco al suo.
-Che hai fatto in questi due giorni?- chiede lui come se nulla fosse.
-Ahm...-
James arriva in classe masticando una gomma con il suo solito fare supponente.
Inaspettatamente mi rivolge un sorrisetto e mi fissa.
-Che vuoi?- chiedo scontrosa.
-Che te ne vai, forse?-
-Come scusa?!- resto incredula, ma di cosa mi stupisco ancora?
Lui indica William poi torna su di me.
-Dobbiamo parlare, levati un po' dalle palle ragazzina.-
-James e dattela una cazzo di regolata ogni tanto.- lo rimbocca Will guardandolo in cagnesco.
James solleva le spalle, si toglie la sua stupida giacca di pelle poi prende una sedia, la ruota al contrario e vi si siede sopra.
-Come vuoi, parlo davanti a lei allora.- lo provoca.
-No non ho detto..-
Will prova a dissuaderlo, ma lui ormai ha cominciato a parlare.
-Ho la partita di poker stasera.-
Wow che news elettrizzante, ora sì che mi avete svoltato la giornata
Ovviamente non lo dico ad alta voce sennò finisco fuori dalla finestra con un calcio rotante.
-Okay.-
-Cosa ci sarebbe di losco?- chiedo mordendomi la lingua.
Nessuno dei due risponde però, hanno entrambi gli occhi eccitati.
-Al club?- lo interroga Will.
-È l'unico modo.-
-Non te la ridarà mai.-
-Ci provo. Alle perse, mi diverto.-
A quel punto William si volta verso di me.
-Vuoi venire?-
James spalanca gli occhi inorridito.
-Ma che cazzo dici Will?!-
Cioè fammi capire.
Dovremmo uscire io e te, insieme...invece tu mi inviti "non so dove" con "non so chi", ma sopratutto a fare cosa?
Scoppio a ridere pensando sia una pessima battuta, ma a quanto pare William sta seriamente aspettando una risposta, sennò non mi guarderebbe con i suoi occhi limpidi come due specchi.
-Di sicuro Biancaneve perde la verginità degli occhi ad entrare lì dentro.-
-Sarebbe scusa?- chiedo corrucciata guardando male James che tutto soddisfatto incrocia le braccia al petto.
-Sarebbe che non è posto per te.- ringhia infastidito.
Mi alzo dal banco ed esco un attimo dalla classe.
Ho bisogno di calmarmi. Ho un casino in testa.
-June cosa c'è che non va?-
chiede Will seguendomi in corridoio.
Perché non puoi stare con me una benedetta sera?
Ma forse ha ragione Amelia, un po' di tattica non farebbe male visto come Will mi dà per scontata.
-Perché non gli dici mai di no?-
Non voglio litigare, ma neanche "stare zitta e buona" come ha detto James. Non ci riesco proprio.
-Non capisci, June..-
-Non puoi dirgli di no neanche per una volta vero?-
Maledizione, mi sembra di fare la fidanzata gelosa. Eppure vorrei solo che mi dicesse come stanno realmente le cose.
William si avvicina provando a spostarmi una ciocca di capelli dietro alle spalle ma io rifiuto anche quel semplice contatto.
-June... Se James si trova nei casini è solo colpa mia.-
-Sono stufa di darti opportunità. O me o lui.-
Non ci credo, l'ho detto davvero.
Porca miseria che figura da deficiente. Non riesco a reggere l'espressione colpevole di William, così giro i tacchi e me ne vado in bagno per non mostrargli il mio viso arrossato dall'imbarazzo.
🦋🦋
- Mamma stanno suonando!!-
Niente.
Sto finendo di ripassare svaccata sul letto quando sento suonare a ripetizione il campanello.
Mi affaccio ma non vedo macchine.
- Mamma!!- mi sto sgolando a vuoto, perché poi mi ricordo che è uscita per il suo corso serale di pittura creativa.
E nel caso fosse un corriere, fa che non sia carino perché sto andando ad aprire in condizioni obbrobriose!
Spalanco la porta e la mia bocca si contorce in una smorfia sorpresa.
-Will????-
Mi esce un suono così stridulo che quasi non riconosco la mia stessa voce.
- Non mi piacciono gli ultimatum..- annuncia lui sorprendendomi con una maglietta color verde militare e un paio di occhi bellissimi.
Ha sempre un aspetto impeccabile.
-Senti io ti ho detto così perché non ne potevo più delle tue..-
-No adesso mi ascolti. Hai ragione tu.-
Mi blocca sulla porta con quelle parole decise, lasciandomi esterrefatta.
-Voglio ritagliare dello spazio per noi due. Per me e te.-
Sembra convinto, sembra serio, sembra sincero...
Eppure io non ci credo più.
-Ti inventerai di nuovo una scusa per non vedermi domani..- bofonchio trascinando le dita tra i miei capelli arruffati.
Provo a nascondere il fatto che mi stia dando una sistemata proprio davanti a lui, ma tanto Will è così concentrato su ciò che vuole dirmi, da non farci neanche caso.
-No June.-
-Sì invece, Will.. io...-
Ci sono due scalini che ci dividono, ma lui li compie in un soffio, mi raggiunge ed agguanta la mia bocca per coinvolgerla in un bacio inaspettato. Apro lentamente le labbra sotto all'influsso della sua bocca morbida che comincia a stuzzicarmi, cercando la complicità della mia lingua per farla vorticare insieme alla sua. Non avevo previsto un bacio così intimo, ma alla fine è quello che stiamo facendo. E William si blocca solo per prendermi il viso tra le mani.
-Non faccio che pensare a te, qualcosa vorrà dire, no?-
Sorrido contro le sue labbra che si curvano all'unisono con le mie.
-Vuoi entrare o restiamo sulla porta come due cretini?- ridacchio.
-Stavi mangiando?- chiede quando entrando in casa, si accorge del profumino di cibo.
-Non ancora, mia madre mi ha lasciato delle lasagne, le stavo scongelando ma poi mi sono dimenticata di averle messe in microonde. Troppo presa con scienze.-
- Solo tu puoi dimenticarti del cibo perché sei troppo impegnata a studiare..-
E in un attimo i miei fianchi sono di nuovo tra le sue mani e la sua lingua è di nuovo nella mia bocca con il solo intento di approfondire un altro bacio, fatto di piccoli morsi e lingue danzanti.
Mi schiarisco la voce con fare impacciato, staccandomi lentamente da quella dolce agonia.
Tutto molto bello, ma ricordati le montagne russe - mi dice la vocina della mia testa, come fosse un nome in codice per il comportamento strano di William.
E devo ammetterlo, mi fa stranissimo vederlo a casa mia.
-Tua madre è uscita?-
-Sì... mi chiedo con chi..- bofonchio sfornando la teglia di lasagne.
-Bhe poverina avrà diritto di rifarsi una vita no?-
Deglutisco.
-Dipende con chi.-
-Hai fame? Vuoi?- chiedo mostrandogli il cibo che sto inpiattando.
Ci sarà anche William Cooper qui a casa mia in carne ed ossa, ma io ho fame. E quando ho fame non c'è ragazzo bello, figo o dolce che tenga.
-Mangi solo quello?- mi domanda lui aiutandomi ad apparecchiare.
-Seeeee ahhaha Will. Illuso!-
-Cosa?-
-Di solito ne mangio tre porzioni.-
Lo vedo scoppiare a ridere, poi si rifà subito serio come se non fosse sicuro della sua stessa reazione.
-Puoi ridere, non mi offendo. Ma dimmi un po', dove sono i tuoi?- chiedo quando ormai siamo seduti a tavola, intenti a dividerci il primo piatto.
-Sono in medio oriente per lavoro.-
Will inizia a raccontarmi dei suoi e della loro azienda farmaceutica.
A quanto ho capito sono piuttosto ricchi ma parecchio assenti.
Così lo ascolto ammaliata mentre ci dividiamo tre porzioni di lasagne.
-Will arrivo subito.- dico dopo aver finito di sparecchiare.
Colgo l'occasione per andare a lavarmi i denti, così intanto mi guardo allo specchio.
Sono in pantaloncini e t-shirt. Magari l'avessi saputo mi sarei tipo pettinata, messa delle calze meno ridicole, vestita più...
nah, ma chi voglio prendere in giro? Già grazie che non ho addosso il pigiama.
-È James?- chiedo quando ripiombo in cucina e sorprendo Will già al telefono.
-No è Jackson.-
Poi mette giù la chiamata e si fa pensieroso.
-James e Marvin stanno litigando. James è ubriaco, il solito.-
-E tu non vai?- domando curiosa.
William prende a toccarsi l'orecchio ripetutamente. Forse la cosa lo rende nervoso. Non voglio essere causa del suo malessere, se ci vuole andare può andarci. Alla fine chi sono io per impedirglielo?
-No..-
-Will...-
Lui scrolla il capo.
-Ho detto che sarei rimasto con te per una volta e voglio..-
-Ho detto una cazzata infantile oggi a scuola. Non voglio che scegli tra me e lui, non è assolutamente corretto Will. È immaturo da parte mia chiederti di farlo.-
Mi mordo il labbro con fare insicuro, vorrei solo mi capisse.
-Lo so, June.. ma se questo è l'unico modo per poterti fidare di me..-
-Non è questo il modo. L'unico modo è non sparire e raccontarmi sempre la verità.-
La mia affermazione arriva decisa come altrettanto deciso arriva il suo bacio a stampo. Chiudo gli occhi per quel contatto caldo e dolce.
-Andiamo?- propongo in un attimo di follia.
Lui resta esterrefatto dinnanzi alla mia audacia.
-Dici sul serio?-
-Che sarà mai...-
Ah sì, le ultime famosissime parole.
Voglio solo dargli fiducia.
Ma la fiducia, si sa, è un gioco pericoloso.
🦋
Jackson ci viene a prendere dopo qualche minuto e non appena arriviamo fuori dal locale, Will si scaraventa giù dalla macchina per dividere Marvin e James che sono ad un soffio dal mettersi le mani addosso.
-Ma che succede?- chiedo a Jackson, mentre lui ovviamente mi squadra dall'alto al basso con la sua solita aria di superiorità.
-Boh, c'entra qualcosa la cugina di Marvin. Valli a capire.-
-A quanto pare picchiarsi per una ragazza è tornato di moda.- sputo riluttante, scrollando la testa in segno di disappunto.
Jackson mi fissa a lungo, infine parla.
-Voglio vedere cosa dirai quando lo faranno per te.-
-Come dici scusa?-
-Brava, fa la finta tonta, ti si addice bene.-
Jackson mi detesta, me l'ha già fatto capire più volte. Se solo sapessi il perché.
-Senti io non voglio litigare per una di cui non me ne frega un cazzo, eh.-
Veniamo entrambi rapiti dalla voce altalenante di James che è rivolta a Marvin, mentre indica la ragazza mora con il caschetto.
-È ubriaco- annuncia William guardandomi.
-Perché di solito non lo è?-
-No di solito è fatto. L'alcool non lo regge proprio.-
Marvin intanto si sfrega la testa rasata con la mano piena di anelli, sembra confuso.
-Non so che cazzo vuole, chiedilo a lei. È tutta la sera che mi sta appicciata.-
James prova a discolparsi continuando ad indicare la cugina di Marvin che starnazza come non mai.
-Mi hai chiesto se ho un'amica! Mentre esci con me, mi chiedi una cosa del genere?!-
Ma queste cos'hanno nel cervello mangime per polli?
Cosa si aspettano da James Hunter?
È ovvio che l'abbia usata e farà lo stesso con tutte le altre.
-E io ti ho chiesto per una volta di non fare il bastardo, James. Almeno non con lei.-
Finalmente Marvin apre bocca per dire qualcosa in difesa della cugina.
-Non volevo scendere nei dettagli, ma a quanto pare mi costringete a farlo. La signorina qui presente ha espresso il desiderio di fare un'altra passeggiata mano nella mano con il sottoscritto e io le ho detto di no. A meno che tu non abbia anche un'amica, in quel caso posso considerare l'offerta. Cosa c'è di male?- sogghigna James divertito.
Passeggiata mano nella mano, certo
-E perché io non ti basto?!- gracchia la ragazza sbracciandosi.
James la guarda come se appartenesse ad una rarissima specie di aliena.
-No, certo che no.-
-Questo è troppo per me Will, mi dispiace ma non sto qui a sentire queste assurdità.- sussurro nell'orecchio a William prima di allontanarmi da quel siparietto spiacevole.
-Ma dove vai?!-
-Entro dentro.- ribatto senza sapere bene come orientarmi.
C'è una porta sotto alla scritta illuminata dal neon violaceo. Sento della musica provenire da lì dentro. Che sia la retta via per l'inferno?
-Aspettami, non da sola.-
William mi prende la mano, poi afferra dalla giacca di pelle il suo amico barcollante trascinandolo dentro con noi.
-James vieni con noi, dai.-
E sì, forse la metafora non era elegante ma di sicuro era accurata. È un posto di perdizione questo.
E io voglio starci il meno possibile.
-Ma la biondina sta con te o con Hunter, non ho capito?-
Un tizio dai capelli rossicci ci si avvicina con un'aria minacciosa e poco rassicurante.
Ethan Austin.
Come dimenticarlo.
-A chi ti riferisci, scusa?-
Will sembra non capire.
Sarà la musica troppo alta o forse non ha capito sul serio che sta parlando di me?
L'unica cosa che sembra stargli a cuore è far bere dell'acqua a James e poi riportarlo a casa.
- Austin in questo posto servite anche acqua?-
William è sempre gentile anche quando parla con un tizio così. Io non dico che l'avrei insultato, ma perlomeno ignorato.
- Ti sembro un cameriere Cooper? Sono il proprietario. Chiedi a loro.- dice poi indicando delle ragazze vestite in modo osceno.
Lungi da me giudicare, ma il vestito che indossano è la definizione di volgare. Dovrebbero solo aggiungerci un disegnino di quell'abito indecente sul dizionario.
Una di queste passa di fianco a James facendogli l'occhiolino, lui sembra avere quel poco di concentrazione che gli rimane, tutta per Austin.
-Hei Austin. Come sta tua madre?-
-È il tizio a cui deve dei soldi, vero?- chiedo a Will di rinfrescarmi la memoria.
-È il figlio del tizio, sì.- risponde lui senza lasciarmi la mano.
-E gli parla sempre in questo modo? Non ha paura?-
-Ma secondo te si trova nel casino in cui si trova per quale motivo?
Non ha paura di un cazzo. È questo il problema. -
Il tono di William pare quasi seccato, ma io non sono da meno.
-Non so nulla perché non me l'hai mai raccontato, Will.
-Ed è meglio così, June. Fidati.-
-Tu non ti fidi di me, puoi ammetterlo.- incalzo con aria poco soddisfatta.
-No. Semplicemente non voglio metterti in pericolo.-
Will segna la mia guancia con le dita, prima di far aderire le sue labbra alle mie in un bacio quasi rude, come a volermi zittire. È meno romantico del solito e senza rendermene conto non chiudo neanche gli occhi, infatti vedo James tracannare liquido trasparente da una bottiglia di vetro.
-James basta bere! Will non ti distrarre!- esclamo a gran voce.
William agguanta James dalla manica della giacca, poi gli toglie la bottiglia dalle mani causandogli un mugolio roco.
-Hai vinto a poker sì o no?-
-Sì.-
-Te l'ha ridata?-
James fa cenno di no trattenendo un ghigno infantile, sembra un bambino dispettoso. Ci rivedo tantissimo suo fratello nelle sue espressioni, sopratutto quando si volta verso di me e mi rivolge uno sguardo sorpreso.
-White, cazzo. Ci sei anche tu?-
Alla buon ora.
Le sue guance arrossate non promettono nulla di buono.
Mi perdo un istante a guardarlo negli occhi e rivivo le sensazioni che ho provato in camera sua.
Non può chiamarsi solo tristezza quella che gli ho visto sul volto ieri sera.
C'era paura, poi improvvisamente rabbia.
Sentimenti scaturiti da qualcosa a cui non mi è permesso accedere.
E come se di James si vedesse solo la punta dell'iceberg, mentre tutto ciò che celano le acque ghiacciate nascoste nei suoi occhi, resta nascosto. Troppo profondo per nuotarci.
Eppure io mi sono aperta con lui, come se niente fosse. Perché?
-È meglio se lo riportiamo a casa è troppo ubriaco. E questa gente non mi piace.- dico indicando un gruppetto di ragazzi che ci squadrano da lontano. Sono gli amici di Austin, sicuro.
Così usciamo dal locale senza rallentare il passo neanche per un attimo, non so dove siano finiti Jackson e Marvin, ma per fortuna non c'è traccia della cugina di quest'ultimo.
Will ha in mano un paio di chiavi, mi indica la macchina rossa fiammante di Jackson, James intanto sta ridendo perché è riuscito a rubare una bottiglia di tequila senza farsi vedere da noi.
-Sdraiati dietro e non fare casino.- gli ordina Will mentre James fa entrare a fatica le gambe lunghe sui sedili posteriori.
-Ma perché c'è White qui?-
James si distrae a guardarmi, così William riesce a rubargli nuovamente la bottiglia dalle mani.
-Tieni June, vado a dire a Marvin e Jax che torniamo a casa.-
Mi affibbia la bottiglia per tornare dentro al locale.
-Ma Will, non lasciarmi qui a...-
fare la babysitter
James si sporge dall'auto e ci mette un secondo ad afferrami per entrambe le braccia.
-Sei impazzito?-
Mi trascina dentro l'abitacolo e in un secondo mi ritrovo seduta a cavalcioni su di lui.
-James...-
-Eh...-
-Dicevo, sei... impazzito...-
Perché ho appena sussurrato in questo modo?
-E tu sei sempre stata così bella?-
Che razza di caos però
-Sei ubriaco fradicio. Mi starai scambiando per un'altra.- asserisco.
Non credo di aver mostrato un minimo di convinzione, anche perché lui prende a giocherellare con i miei capelli formando delle onde bionde tra le dita nervose.
Mi sento stupida e inerme.
- Dimmi una cosa, ragazzina.-
E ora che faccio? Tanto mi sta prendendo in giro come sempre.
-Mi trovi sexy, dì la verità.-
-Ma che ti sei messo in testa?? No!! Smettila!-
Mette un piccolo broncio esponendo le labbra sporgenti, mi fa quasi tenerezza.
-Avanti puoi ammetterlo. Non vuol dire che hai voglia di scoparmi.-
-Non parlarmi così, è una cosa che ti trovo repellente per l'udito.- affermo indignata.
-Ma non per la vista.-
-Senti taci. Parliamo di cose serie. Il vice preside mi ha beccata in pieno. Ha detto che dobbiamo farlo insieme.-
James dapprima sogghigna, poi posa entrambe le mani sulle mie cosce lasciate scoperte dai pantaloncini di jeans. Mi cristallizzo all'istante nel sentire quel contatto così caldo.
-Ah ecco perché ti sei già messa in posizione.-
Scoppia a ridacchiare, poi distoglie immediatamente le mani per posizionarsele sul petto.
-Idiota! Il compito! Dobbiamo fare insieme il compito!-
- Levati ogni fantasia. Non ci penso proprio.-
- È invece lo farai. Non posso farmi dieci pagine da sola, lo capisci? Io ho fatto la mia parte e tu farai la tua.
- No.-
- James! -
Solleva il mento per dirmelo con più convinzione.
- No.-
- Domani vengo per le ripetizioni di Jasper, ti lascio il compito, tu lo fai e lo riconsegnamo. Non dobbiamo neanche farlo insieme.- spiego puntellando l'indice nel suo petto scolpito.
- Paura di stare da sola con me?-
Mi provoca sollevandosi suo gomiti, il suo viso si fa più vicino.
- No. Affatto. Sei tu che ci tieni a specificare che non mi vuoi a casa tua. -
-Perché tu ti metti a dare consigli non richiesti, White.-
- Sono solo consigli amichevoli.- minimizzo spostando lo sguardo dalla sua maglietta aderente al suo volto arrossato.
- Non siamo amici io e te.- sputa secco prima di mordersi il labbro inferiore, fissando la mia bocca.
Lo sta facendo apposta. È davvero senza pudore.
-No James. Senti non so cosa ti stia passando per la testa, ma ...-
-Solo a me passa per la testa, certo certo.-
- Sì, forse stai fraintendendo. Se aiuto Jasper, tu non c'entri niente.-
- Però a volte mi guardi in quel modo..-
Sembrava tutta una provocazione. Il tono di voce canzonatorio, la sua espressione divertita...
Fino a qui. Ora la maniera in cui mi parla sembra sincera.
-Che modo?- chiedo incuriosita.
-Il modo in cui mi guardavi ieri a casa mia.-
- Non ti stavo...-
Le parole mi muoiono dentro, quando il suo pollice ruvido preme sul mio labbro inferiore, sfregandolo piano. Sento il mento tremare appena.
-No io..-
Allontanati June. Alzati e fuggi in Polinesia. Grazie.
-Così, come mi guardi adesso.-
Senza applicare troppa pressione mi aggancia una ciocca di capelli dietro all'orecchio, mentre con la punta delle dita sfiora un punto preciso sul mio collo che mi fa rabbrividire piacevolmente.
E in un attimo allunga il braccio dietro alla mia schiena, dove sto nascondendo la bottiglia di tequila. Me la strappa dalle mani, lasciandomi a bocca aperta.
-Ci sei cascata? Davvero?-
Che bastardo.
-Ridammi la bottiglia Hunter!-
-No!- esclama ridendo.
Ora gliela spacco in testa. Voglio vedere che voglia di ridere gli rimane!
Con un gesto rapido gliela rubo dalle dita, ma quando provo a sollevarmi per togliermi da quella posizione, lui mi aggancia con un braccio spingendomi con forza contro il suo bacino.
Per poco non perdo l'equilibrio e mi spalmo addosso a lui.
- Ma sei impazzito!! Rovescio tutto! Jackson ci fa a pezzi!!-
Lo vedo smuovere il viso per liberarsi dai miei lunghi capelli che gli cascano sugli occhi.
-White! Dammela!-
-No!-
Comincia a frugarmi dietro la schiena, ma appena si rende conto di quanto soffro il solletico decide di non smettere, anzi.
-James no no!! Soffro troppo il solletico, no davvero.. rovesciamo tutto..-
Non riesco a smettere di ridere e piagnucolare per il fastidio che mi provoca.
-James facciamo un casino, io te lo dico, guarda che...-
Niente, ormai sento le dita bagnate, mi si è rovesciata la bottiglia dalle mani e abbiamo appena sporcato il sedile in pelle di Jackson.
-Oh merda...- lo sento ridere più forte.
-Hai bagnato il sedile idiota!!-
Tento di regolarizzare il respiro e le risate.
-Tu hai bagnato il sedile!!-
-Cosa c'è da ridere così tanto?-
Oh porca miseria, Will.
- Niente.- esclamo tirandomi su di scatto.
James ha ancora il fiatone e io non sono da meno.
-Niente. Biancaneve ha detto che Austin sembra un koala con la parrucca.-
Scoppio a ridere sguaiatamente, poi esco dall'auto.
William ci guarda come fossimo due pazzi.
-Ti siedi davanti? Con me?- mi chiede con un pizzico di scontrosità.
- Certo. Ma Jackson?- domando mentre si accomodo nel posto del passeggero.
- Ha deciso di tornare con Marvin. Ci ha lasciato la macchina e mi ha pregato di fare attenzione. Non è che avete fatto danni? -
- Chi? Noi?-
Sento James dal sedile posteriore trattenere una risatina nel palmo della mano.
- No no figurati.-
Chiudo gli occhi e uso il tono più solenne e bugiardo possibile.
James spiaccica la faccia sul retro mio poggiatesta. Sento l'odore dell'alcool fruttato, mescolato alla gomma da masticare alla menta.
Mi volto per un secondo quando sento che mi sta tirando qualche ciocca.
-Smettila.- ridacchio.
Fa un'espressione troppo buffa, vorrei scompigliargli i capelli.
COSA? June ripigliati seriamente
-Austin sembrava preso da altre faccende stasera. Mi chiedo se abbia davvero intenzione...-
Will comincia a parlare ma smette non appena realizza che il suo amico non lo sta minimamente ascoltando.
Compio un piccolo balzo quando avverto qualcosa che mi solletica il fianco.
- Tutto bene?- mi chiede Will.
Sento indistintamente la mano di James sollevarmi di qualche millimetro la maglietta per accarezzarmi la pelle scoperta.
- Sì sì tutto okay.-
Gli scaccio immediatamente la mano con una gomitata decisa.
Lo sento ridacchiare e poi appoggiarsi sui sedili.
È ubriaco, questo mi è chiaro. Sennò sarebbe tornato a casa a piedi piuttosto che dividere la macchina con me.
-James?-
Will prova a richiamarlo, ma lui è al telefono.
-Mi accompagni da Tiffany?- chiede ad un certo punto.
-Ma sei sicuro?-
-Anzi no, da Taylor.-
-E certo, cos'è un'asta? A chi offre di più?- sbuffo irritata.
William mi guarda, sembra stranito per la mia reazione eccessiva.
-No, è solo un pigiama party.- continua James sogghignando.
-Che vorrebbe dire?-
-Che non vuoi saperlo, Biancaneve.-
William si ferma davanti ad una villa dalle dimensioni degne di nota.
-Siamo a casa di Taylor, campione. Riesci a farcela?-
Will sembra leggermente preoccupato, James tutto l'opposto.
-Non lo so, chiedilo a lei domani.-
Inaspettatamente schiaffa un bacio sulla guancia a Will, poi mi guarda. E io mi distraggo quella frazione di secondo che gli basta per rubarmi la bottiglia che avevo ancora in mano.
-Hunter!-
-Allena i riflessi, White!-
🦋🦋🦋
Vi è piaciuto??🍉
Cosa ne pensate?
Pareri sinceri, ragazze ✨
Ho diviso nuovamente il capitolo in due perché come dicevo, veniva troppo lungo.
La parte 🔞 è nel prossimo.
A presto ragazze belle 🦋
🍉🍉🍉
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