58. Countdown

N/A: ultimo capitolo, cara gentaglia.
Non ho niente da dire, almeno qua. Vi prego caldamente di leggere le note finali, dopo il capitolo.

In ogni caso, buona lettura <3



<Io in qualche modo avrei trovato la maniera di mettermi in mezzo, perché non potevo lasciare chi amo nelle grinfie di quello stronzo. Avrei lottato con le unghie e con i denti.> ribatté il castano.

Un'altra volta il silenzio calò. Avevano detto entrambi quell'inequivocabile parolina, ma non erano ancora arrivati alla radice del problema.
Stavano a malapena sfiorando le fiamme con il palmo della mano.

<Però... non mi è ancora chiaro. Cosa hai capito mentre rivivevi quel ricordo?> domandò Roberto.

<Ho capito che ero cambiato. Hans, per convincermi a cedere, aveva affermato fossi incapace di redimermi, perché non avevo chiesto scusa mentre uccidevo. Però, mentre rivivevo il ricordo, dentro il mio corpo ma senza aver controllo, staccato da quella realtà... io continuamente chiedevo perdono. Avevo capito il mio errore. E realizzai che avevo speranza, che potevo migliorare, potevo redimermi, anche se ci voleva tempo. Eppure ero ancora intrappolato, perché il ricordo e l'orrore erano troppo forti.> illustrò Bruno.

<Come hai riacquisito il controllo?> indagò il maggiore.

<Quando Hans ti... ha trafitto, mi è apparsa la scena davanti, interrompendo il ricordo. Mi sono sentito il mondo crollare addosso. Ho avuto il terrore di perderti per sempre, senza neanche chiederti scusa per quello che ti avevo fatto. Quella rabbia mi ha permesso di ribellarmi e ritornare in me.> confessò il mezzo germanico.

<Ci vuole ben più di una spada per sbarazzarsi di me per sempre.> asserì il castano, quasi offeso <Anche gli altri lo hanno pensato.>
<Perché era tutto successo così in fretta... avevano paura avessi delle ripercussioni. Ho paura tu possa avere ripercussioni, per colpa mia.> replicò il trentino.

Il piemontese giudicò deciso: <Non avrò ripercussioni per una cosa del genere. Piuttosto, pensa a te stesso, con le gambe che ancora non ti funzionano totalmente bene.>
<In due giorni sarò in forma, io lo so. Chissà te che avrai.> replicò il biondo.

<Faccio un po' fatica a piegarmi, ma nulla che non si risolverà appena la ferita si chiuderà del tutto.> illustrò il riccioluto.
<Intanto hai un deficit... e stamattina sono stato lo stronzo più assoluto.> sussurrò Bruno.
Guardò le sue guance, chiare, ma per il resto immacolate. Alzò una mano e gli sfiorò una guancia con polpastrelli tremanti, incerto e spaventato.

Roberto chiuse gli occhi e inclinò il volto verso le sue dita. Il leggero e impacciato tocco lo riscaldò e sorrise pieno d'amore per un breve istante. Riaprì gli occhi e osservò il moroso.
Il suo Sole (ancora lo era, non poteva farci nulla) aggiunse: <Anche se non c'è più il segno... mi è bastato vedere la tua faccia per capire quanto ti abbia fatto male.>

<E io ne avevo fatto a te. Pensavi ti avessi raggirato per tutto questo tempo.> rammentò il riccioluto.
<Non prenderti la colpa, è tutto frutto di un incantesimo di Hans!> scattò all'istante il trentino.

<E allora perché ti prendi la colpa di quello che hai detto? Credi... davvero in quello che hai detto? Eri tu o la magia a dirlo?> domandò titubante il castano.
Fissò l'altro con enorme paura, la possibilità di quell'orribile risposta che aleggiava e intossicava l'aria.

L'ex austriaco la fece svanire, ribattendo con enfasi: <La magia, solo la magia! Non avrei mai potuto pensare una cosa orribile! Tu non ti meritavi nulla di quello che ti era accaduto. Meritavi solo il meglio ma tutti ti hanno usato. Quando sono scappato via, mi facevo schifo. Perché se le tue parole erano vere... anche io ti avevo usato. E ben peggio di chiunque altro.>

<Tu non mi hai mai usato.> replicò sicuro il piemontese.
"Tu mi hai solo amato più profondamente di chiunque altro." pensò e pensiero rimase.
<Mi hai sempre voluto? Non hai nessun interesse per qualcun altro?> lo interrogò il biondo, la mano alzata che tremava dall'ansia con più vigore.

<Quando ero con te, volevo solo te. E anche quando non ero con te, volevo solo te. Ero l'essere più felice al mondo.> rispose subito il castano.
La mano contro la guancia si calmò e si appoggiò con più sicurezza. Il pollice prese ad accarezzargli una piccola zona in cerchi. Si sarebbe sciolto volentieri in quel tocco come neve al sole.

<Anche io. E vorrei tanto proteggerti da tutto lo schifo... eppure sono stato il primo a farti male.> sussurrò Bruno.
<È stata la magia a farti dire quelle parole, giusto?> indagò ancora Roberto, la sicurezza nell'altro era oscillante dati i suoi modi auto-colpevolizzanti.

<Sì. Lo ripeterò fino alla nausea, se vuoi. Mi pentivo di quelle parole mentre le dicevo.> asserì il biondo. Nonostante la sua contraddizione, si era inciso quella verità nella mente, andando contro la bugia che la sua mente ripeteva per farlo sentire in colpa.

<Allora non hai colpe.> decretò il riccioluto, rassicurato dalla fermezza delle iridi blu quando aveva detto quelle parole.
Eppure quegli occhi si spalancarono nell'affronto e il suo proprietario esclamò: <Ma ti ho ferito! Come non ho colpe?>

<Che intendi?> domandò, confuso, il maggiore.
<Marie... mi ha detto che in questo periodo ti sentivi in colpa e io non lo vedevo. Che soffrivi per me e... io non l'ho mai notato.> ammise con voce sempre più bassa il trentino.

Il piemontese sospirò internamente, esasperato. Quella ragazzina iper-protettiva con lui doveva decisamente imparare a cogliere la situazione in generale e non solo i particolari.

<È vero?> domandò il biondo, spaventato dal mutismo altrui.
<Ogni tanto mi sentivo inutile.> confessò l'ex sabaudo, sospirando.
<Io-> lo interruppe all'istante il più giovane, il volto dipinto nell'ansia.

Era vero, era stato cieco-

<Fammi finire.> impose il suo brazedél, il tono prometteva tempesta in caso contrario.
Si ammutolì.
Allora il più altro raccontò: <Ogni tanto mi sentivo inutile, però poi ti guardavo. E tu mi fissavi in un modo che... non ho mai visto addosso a nessuno verso di me... e che ti ho visto usare solo con me.> sorrise. Sorrise del miglior sorriso esistente.

Bruno ne rimase incantato, la voglia di baciarlo sempre più forte. Ma non poteva, era troppo presto. Si accontentò di spostare la mano dalla guancia alla nuca, giochicchiando con gli ultimi ricci.

Roberto concluse: <Eri... felice, semplicemente felice. Ero io a renderti felice. E allora mi sentivo meno inutile, per un po', e mi sentivo amato.>
<Non mi odi?> chiese il biondo, scoprendo il suo più grande dubbio ancora presente come un macigno sullo stomaco.

<Tu mi odi?> rigirò la domanda il piemontese.

Il trentino non ribatté a ciò e invece rispose con onestà, il tono basso per evitare di farsi prendere dalle emozioni e ritrovarsi con la voce rotta: <Non potrei mai. Anche se tu mi odiassi, mi ucciderei pur di vederti felice. Sei la ragione per cui questo mondo per me ha senso, prima nulla aveva senso. Poi sei arrivato tu... e tutto è cambiato. Tutto ha un suo lato bello o accettabile, se ti ho vicino>

Il castano si sentì colto in contropiede, quelle parole che lo colpirono dritto al petto (per fortuna, in totale senso metaforico), mentre un rassicurante e confortevole calore si espandeva a partire dal cuore.

<È la verità.> ribadì il mezzo germanico. Dopo qualche secondo di silenzio, con il dubbio che gli rosicava la pazienza, domandò di nuovo: <Tu mi odi?>

L'ex sabaudo scosse lentamente la testa e dichiarò, la voce vagamente rotta dalle emozioni: <Come potrei, quando desidero solo stringerti e non lasciarti più andare? Quando desidero solo smettere di avere paura dell'amore e vivere il nostro amore al meglio? Quando... farei di tutto per non sentirti dare colpe che non hai e semplicemente amarmi?>

Questa volta fu il turno del più basso a sentirsi confortato dalle parole altrui, il peso tolto da dentro di sé e una travolgente felicità lo pervase.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, immersi entrambi nei loro pensieri, persi ad ammirarsi l'un l'altro.

Pensando alla loro situazione, Bruno trovò impossibile non sbuffare divertito e decretare: <Siamo entrambi degli idioti.>
<Per cosa, questa volta?> indagò Roberto, un piccolo sorriso giocoso sulle sue labbra.

<Dobbiamo sempre soffrire da soli prima di parlarci come due persone con un cervello farebbero fin da subito.> notò il biondo.
Il piemontese silenziosamente convenne, ma sospirò: <È così difficile parlare, a volte.>

<Decisamente. Ho paura di ferirti senza volere.> confessò il trentino, abbassando lo sguardo sulle proprie gambe.

Una mano dolcemente gli fece rialzare il viso, finché non si riguardarono negli occhi. La mano del castano si spostò dal mento alla guancia e lì prese ad accarezzare con il dorso delle dita il profilo della mascella altrui.

Poi timidamente dichiarò: <Anche io. E a causa di questo ci facciamo più male e basta. Siamo decisamente due idioti.>
Rimasero ancora una volta in silenzio, concentrati sull'altro.

Finalmente si erano buttati sulle fiamme e le avevano spente. Rimaneva solo da disperdere le ceneri e riprendere la propria vita in mano, al meglio di sé.
A rompere il ghiaccio fu Bruno con: <Le parole non sono mai abbastanza e soprattutto per te non sono una certezza.>

Si mise in ginocchio sul materasso, nonostante il dolore alle gambe, e si avvicinò all'altro, la mano sulla nuca che si spostò più in alto per avere una maggiore presa.
Roberto si mosse a sua volta: si sporse verso l'amato e la mano sulla mascella tornò sotto il mento, tenendolo fermo nella posizione che preferì.

<Dimostriamoci a fatti la realtà.> sussurrò.
Si avvicinarono con lentezza quasi estenuante, per un occhio esterno. Per loro era la velocità giusta, perfetta, volevano assaporarsi il momento. Era il loro "scusa" finale.

Chiusero gli occhi e le loro labbra si incontrarono.

E fu come baciarsi per la prima volta.

Una scarica potente li pervase per la schiena e le sensazioni li avvolsero. L'adrenalina alle stelle, il cuore che sfondava il petto dalla forza con cui batteva, il corpo febbricitante, eppure terribilmente freddo contro quello bollente dell'altro.
Schiusero le labbra quasi all'istante, avvolti da queste sensazioni che stavano sbocciando.

Dalla foga con cui si baciarono, sembrava volessero divorarsi e forse in fondo era un po' così, volevano sentirsi di nuovo fino in fondo, in ogni piccola e stupida cosa, perché il breve periodo di dolore era stato insopportabile. Si strinsero con forza per non lasciarsi più.

Roberto si lasciò cadere all'indietro nel bacio, portando Bruno a stendersi sopra di sé. Quest'ultimo non si fece molti problemi, come il primo, ed entrambi proseguirono il bacio in quell'incontro fra lingue e labbra.

Forse passarono secondi o minuti, chissà, il tempo era così effimero, solo una cosa fu certa: quando si staccarono, la voglia di baciarsi era ancora lì, più di prima. Eppure si fissarono negli occhi, silenziosi, mentre i loro cuori battevano con forza, sincere dimostrazioni dei loro sentimenti.

Erano vivi, erano lì, erano insieme. Si erano scusati ed erano felici. La verità genuina di quel pensiero condiviso li fece commuovere, perché nella paura nessuno dei due ci aveva davvero sperato.

Il primo a scoppiare fu Bruno, il quale strinse il fidanzato, poggiò la testa contro il suo collo e sussurrò: <Pensavo di averti perso per sempre>, mentre piangeva.
Allora anche Roberto cedette, strinse con più forza il moroso, nascose il volto fra i suoi capelli e farfugliò piangente: <Anche io pensavo che avrei dovuto dirti addio.>

Rimasero così alcuni minuti, versando lacrime senza lasciarsi andare. Il piemontese tentò di riprendere il controllo sul proprio corpo e sussurrò: <Ma non è capitato. Siamo due idioti e sbagliamo; ma ci amiamo, tanto e per davvero, e vogliamo solo il meglio l'un per l'altro. E questo è quello che ci tiene uniti.>

Il biondo sorrise contro la sua pelle e gli lasciò un casto bacio sul collo. Alzò la testa e annuì energeticamente, sfiorandogli le labbra con un bacio. Asserì: <In qualche modo, siamo fatti per stare insieme.>

Il castano sorrise e aggiunse: <Già, solo te potresti sopportare tutte le mie paranoie.>
<E tu le mie.> ribatté il trentino.
Si sporse di poco, sfregò i loro nasi insieme e ridacchiò, emulato dal suo brazedèl un secondo dopo. Successivamente si baciarono ancora e ancora, avvolti nella loro piccola bolla felice.

Vennero interrotti dal telefono di Roberto che suonò sul comodino, segnalando l'arrivo di un Whatsapp. Si staccarono e Bruno sbuffò, dato che poteva scommetterci tutti i soldi del mondo che il fidanzato si sarebbe staccato e letto il messaggio. Infatti così fece: si sporse e prese il cellulare, aprendo il messaggio.

<Chi é?> domandò il biondo, accarezzando con una mano il braccio altrui libero, baciandolo sul collo innocentemente.
<È Rita. Ormai stanno iniziando a festeggiare in attesa di Capodanno, mi hanno chiesto di venire lì.> spiegò il piemontese.

<A te non è arrivato alcun messaggio?> domandò subito dopo.
<Nella foga di venire da te ho lasciato il telefono in camera, ovviamente. Ah, dobbiamo ringraziare Domenico che mi ha spronato a parlarti.> rispose il trentino.

<Andiamo a ringraziarlo subito, su!> esortò il castano, deciso a mettersi seduto.
<Ma probabilmente non mi hanno scritto nulla, ho male alle gambe e sembravo depresso peggio di un emo negli anni 2000.> borbottò il mezzo germanico.

<Ora non sei più triste, no? E se non riesci a stare in piedi, staremo entrambi seduti, così ti coccolo per bene!> decretò il più alto.

<Ovvio che non sono più triste, sono con te. E va bene, andiamo.> acconsentì Bruno, mettendosi seduto. Si fece deliberatamente aiutare a mettersi in piedi e si tennero per mano mentre uscivano dalla stanza e passavano un attimo a prendere il suo cellulare in camera. Come previsto, nessun messaggio. Commentò: <E, sinceramente, mi ero dimenticato fosse l'ultimo dell'anno.>

<Meglio ricordarlo tardi che mai.> decretò Roberto, scendendo le scale con lentezza, permettendo all'altro di prendersi tutto il tempo necessario.
<Già. Possiamo iniziare l'anno nuovo da felicemente fidanzati.> sorrise il minore. Sollevò le loro mani intrecciate e lo baciò sul dorso. Asserì: <Sono il più fortunato al mondo.>

<No, quel titolo spetta a me~.> replicò divertito l'ex sabaudo <Ma posso accettare di condividerlo con te, se non ho altra scelta.>
<E va bene, farò anche io questa fatica.> acconsentì il biondo, recitando la parte del seccato.

Il più alto ridacchiò e finalmente scesero l'ultimo gradino.

<Savo!> esclamò Rita, spuntando dal magazzino, riconoscendo la risata del fratello. Rimase un attimo interdetta a vedere il biondo.
<Abbiamo risolto, è tutto a posto. Siamo solo due testardi.> spiegò subito il piemontese.
<Giuro che ora non rovino il buon umore a nessuno.> promise il trentino.

La sarda sorrise, notando le loro mani intrecciate, e commentò: <Oh, meno male! Quale miracolo bisogna ringraziare?>
<Domenico.> rispose Bruno, mentre si faceva guidare dal moroso verso un divano. Letteralmente gli aveva letto nel pensiero, perché aveva le gambe che chiedevano pietà.

Quando entrarono in salotto, trovarono alcuni presi a litigare sulla musica da mettere. Se ne infischiò e si buttò sul divano più vicino.

Subito Roberto si sedette accanto a lui, gli cinse le spalle con le braccia e gli fece poggiare la testa sulla propria spalla. Il suo Sole acconsentì volentieri, avvicinandosi ancora di più a lui, se possibile.

<Avete risolto?!> si stupì Franco a voce alta, seduto all'altro lato del divano, accorgendosi di chi si era seduto.
Le regioni nella stanza si girarono verso la coppia che era pacificamente accoccolata.

Il biondo, infischiandosene di aprire gli occhi precedentemente chiusi, rispose: <Già, mica meglio così?>
<Ovvio!> rispose Giuseppe <Ora possiamo festeggiare senza sentirci merde, wohooo!>

<Perché, scusa?> domandò il piemontese.
<Beh, vi stavate evitando e noi qua che volevamo festeggiare, ma non potevamo escludervi, eppure avervi nella stessa stanza...-> provò ad illustrare Mario.

<Capito, capito, non dovete più fondervi la testa.> notò l'ex sabaudo.
<Anche perché Feli di sicuro voleva fare una videochiamata con tutti, a mezzanotte.> commentò Giorgio.

<Beh, forse potrebbe essere il momento di dirgli che stiamo insieme.> commentò Roberto.
<Eh?!> Bruno si prese un mezzo colpo. Spalancò gli occhi, alzò la testa e lo fissò stupito.
<Dobbiamo prima o poi dirglielo e dopo mi sembra un buon momento.> aggiunse il piemontese.

<Perché?> chiese l'ex austriaco.

<Perché sarà felice e forse pure sovrastimolato, gli possiamo dire che stiamo insieme e forse neanche ci farà davvero troppo caso ma noi almeno ci saremo tolti il peso. E abbiamo testimoni dalla nostra parte, se un giorno reclamasse che non glielo abbiamo detto.> rispose il più alto.

<Che stronzetto... idea fantastica!> decretò Aleksander, impegnato a frugare in uno scatolone.
Bruno gli lanciò una mezza occhiataccia, ma poi si arrese: <Va bene, ma lo dici tu.>
<Certo.> rispose Roberto <Da fidanzato con un biondo a fidanzato con un biondo.>

<Oh cazzo è vero-> commentò Giorgio <Diglielo tu, meglio, sfrutta il fatto che è innamorato perso del crucco a 5 ante.>
<Non è un mobile, dai.> replicò Mario.
<È un armadio a 5 ante, non lo si può negare. E ogni tanto pare avere l'espressività del suddetto armadio.> si difese il veneto.

<Basta con le inutili chiacchiere, qua io devo scaldare la mia voce è c'è solo un modo per farlo!> decretò Giuseppe. Collegò il telefono alla televisione e, ancora prima di vedere la canzone, gli altri sapevano già quale fosse.

<Mi aggrego!> ridacchiò Anna, pigliando un microfono non ancora collegato, giusto per fare scena.
<Ehi, ci sono anche io!> si lamentò Mario.

Le prime note si diffusero e iniziarono a cantare.
Un urlo seccato arrivò dalla cucina e spuntò Francesca, adirata: <Già iniziate con le Spice Girls?!>

<I wanna, I wanna, I wanna, I wanna, I wanna really really really wanna zigzag ha.> cantarono i tre.
<Hai la tua risposta.> decretò Giorgio.
Odiava quella canzone con tutto se stesso.

<I'll tell you what I want, what I really really want, so tell me what you want, what you really want.> canticchiò a bassa voce Roberto, in sincrono con i tre.
<Non osare anche tu!> si spaventò Bruno, bloccandogli la bocca con la mano.

Il piemontese ridacchiò e commentò da dietro la sua mano: <Era per scherzare. E a furia di sentirla, ormai la trovo sopportabile.>
<If you wanna be my lover, you gotta get with my friends. Make it last forever, friendship never ends.> cantarono intanto gli altri tre con un apposito orribile accento.

<Povere le mie orecchie.> sospirò Sofia, anche lei in cucina.
<E povera la mia pazienza!> sbuffò la toscana.
<Se vuoi canto quando mettono su "Il triangolo" di Renato Zero.> ironizzò il piemontese.
<Non osare!> esclamò il biondo.
<Vedremo~> ridacchiò il riccioluto.

•~-~•

Dopo aver momentaneamente concluso il loro ascolto musicale con "Blue" di Eiffel65, avevano rimesso la tv via cavo, sulla rete nazionale, con il countdown che stava per iniziare.
Erano in videochiamata con Lovino e Feliciano, entrambi a casa di Ludwig con i rispettivi fidanzati. Il maggiore fra i due si era fatto convincere a passare il Capodanno insieme, e proprio a casa del crucco.

<Ora lo dico.> sussurrò Roberto a Bruno, il quale annuì, un po' in ansia. Erano comunque sue regioni, chissà cosa avrebbe detto!
<Feli, Lovino, vorrei dirvi una cosa!> li richiamò il piemontese, avvicinandosi a Giorgio con in mano il telefono con cui stavano facendo la videochiamata.

"Aspetta, anche Romano?!" si spaventò il biondo.

<Che c'è? Fa' in fretta, almeno da 10 a 0 vorrei fare il countdown.> commentò il meridionale, che per un attimo si era liberato dalla presa del portoghese.
Ma solo perché Gilbert l'aveva sfidato ad una lotta di wrestling sul tappeto in salotto, come si poteva intravedere dietro di lui.

<Stai bene? Non te l'ho chiesto prima! E Bruno?> domandò invece il settentrionale.
<Io sto bene, grazie. Bruno ha un po' male alle gambe.> rispose l'ex sabaudo, sorridendo leggermente.
Intanto il countdown stava iniziando e attorno a loro il tono era ancora "basso".
Le urla sarebbero iniziate a 10 e sarebbero diventate esponenzialmente peggiori a 3.

<Volevo dirvi una cosa importante, anche se con un ritardo di vari mesi.> aggiunse Roberto.
Qualche occhiata venne scambiata fra le regioni, che provarono a sbirciare per vedere le reazioni delle due nazioni.

<Parla pure, tranquillo, so che ti serve il tuo tempo!> lo incitò subito Feliciano.
<Io mi sto a preoccupare, quindi è meglio per te che non sia una stronzata.> minacciò Lovino.
Erano verso il dieci, le urla si stavano alzando.

Il piemontese urlò: <Io e Bruno stiamo insieme!> e poi lasciò il telefono.

10

Il possesso tornò totalmente in mano di Giorgio, il quale lo fece fluttuare a mezz'aria con la magia, così le due nazioni potevano vedere tutti loro.

9

Le due Italie annuirono distrattamente alle sue parole.

8

Presero a urlare con vigore i numeri decrescenti, sotto il disappunto di Ludwig.

7

Questi però si unì, notando che Gilbert ed Henrique erano un caso perso ed emulavano i due italiani.

6

Ludwig ed Henrique si avvicinarono rispettivamente al settentrionale e al meridionale, cingendo il proprio partner per la vita.

5

Gilbert saltellava stringendo con cura fra le mani Gilbird, il quale poverino cinguettava in protesta, ma senza via di fuga.

4

La realizzazione colpì le due Italie, che spalancarono gli occhi e si girarono verso il telefono appoggiato su un mobile.

3

<Cosa?!> strillarono all'unisono, facendo prendere un infarto ai loro fidanzati.

2

Alcune regioni ridacchiarono agli occhi strabuzzati delle due Italie, annuendo.

1

Le due regioni interessate intrecciarono le loro mani con vigore mentre urlavano insieme agli altri quegli ultimi numeri.

0

E qualsiasi dubbio fu sciolto perché, quando scoccò la mezzanotte e iniziò un nuovo anno, Roberto strinse Bruno a sé e si baciarono con passione, in mezzo alle urla delle altre regioni.
Decisamente un bacio memorabile, perfetto per iniziare un anno nuovo, insieme e felici, amandosi.

Non era una fine, bensì uno splendido inizio.
Cosicché potessero imparare ad amare senza freni, amando come l'altro, l'altra metà di quell'uno che formavano.



N/A: dichiaro ufficialmente finita questa storia.

Mi è piaciuto molto scriverla, specialmente nel periodo in cui ero costretta in casa ammalata o per le restrizioni regionali: è stato un modo per non impazzire e immaginarmi come sarebbe potuta essere una relazione romantica fra Bruno e Roberto, ovviamente con casini di mezzo, perché Arianna e casini condividono le lettere a, i, n.

Coincidenze? Io non cre-sì, ma facciamo finta di no per il semplice gusto di farlo.

E ora, se avete voglia o cosa, mi piacerebbe sapere cosa ne avete pensato.

Forse ad alcuni dispiacerà, ma ogni cosa ha il suo inizio e la sua fine e allungare questa storia sarebbe stato inutile, avrebbe perso la sua bellezza, secondo me.
Ed è già abbastanza lunga così! Non so quante parole siano, ma tutte insieme potrebbero creare un libricino, tipo quelli tascabili ed economici su opere che non hanno più il copyright.

Quindi, spero solo vi sia piaciuta.

Ci sono sempre le mie altre due storie che si aggiornano settimanalmente e, chissà, fra un po' potrei tornare a scrivere una storia più romance, sempre su una ship, ma una molto particolare che adoro, ossia la PortMano e come, per me, si è creata.

Chi lo sa.
Per ora vi saluto, spero vi sia piaciuta e, se volete farmelo sapere, commentate pure. Anche insulti se non vi è piaciuta, io accetto di tutto!

-11/03/2022

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