51. Non è ancora finita

N/A: godetevi il capitolo fino quasi alla fine, perchè i guai stanno ritornando :3
EHEHEHHEHE

Roberto ridiventò del medesimo colore del proprio maglioncino bordeaux, affondando la faccia per bene fra i capelli del moroso.
Bruno sospirò frustrato e ribatté, le orecchie in fiamme: <Non sono fattacci vostri.>

<Ma ci abbiamo scommesso su dei soldi! Vogliamo sapere!> si lamentò Michele.
<E smettetela, state rompendo il cazzo da ieri con 'sta storia!> sbuffò Giorgio.
<Se anche te ci avessi messo in palio soldi, saresti curioso.> replicò Aleksander.

Il veneto fece una faccia disgustata e replicò: <Meno ne so di quel lato della vita privata degli altri, meglio sto.>

<Perché non potete fare come lui?> lagnò il piemontese, rimanendo accoccolato al moroso. Comunque pensò: "Però se glielo diciamo, si perdono nel casino di chi ha vinto o perso la scommessa e ci lasciano in pace."

<Sole...> sussurrò, sfregando la guancia contro i suoi capelli lisci anche se scompigliati.
<Mh?> fece il trentino, proseguendo a giocare con le dita altrui, accarezzandogli il dorso delle mani.

<E se lo dicessimo?> suggerì il maggiore, imbarazzato.
<Perché dovremmo dirlo?!> domandò stupito il biondo, ma mantenendo il tono di voce basso.
<Così si fanno prendere dallo scambio di soldi e possiamo farci i fatti nostri. E possibilmente andarci a cambiare.> notò l'ex sabaudo.

<Ci perculeranno finché avranno memoria, quindi per sempre.> ammonì il più basso.
<Perché dovrebbero? E anche se fosse, meglio quello che la continua domanda. E forse li stupiamo, così se ne stanno zitti.> notò Roberto.

<Va bene, fa pure...> concesse Bruno <Ma io non sono molto favorevole.>

Intanto gli altri si erano un attimo persi a discutere di un problema borbottato da Giorgio, cioè quanto gli scocciasse quando Feliciano gli raccontava la sua vita amorosa con il suo "crucchissimo" fidanzato.

Infatti...

<Ma volentieri ti darei il telefono quando mi chiama, ma lo fa sempre ad orari del cazzo!> si lamentò l'ex repubblica marinara.
<Di che parlate?> l'interpellò il trentino.

<Nulla di rilevante. Avete finito di confabulare, piccioncini?> domandò Michele.
<Si può sapere chi ha fatto cosa ora? Eddaiiiiii.> quasi li pregò Giuseppe.
<Volete davvero saperlo?> chiese l'ex sabaudo.

<Sì! Se no, non staremmo rompendo da quando siete arrivati!> esclamò Marie.
<E va bene...> sospirò Roberto, prendendo poi un bel respiro <Io sono stato sotto.>

Silenzio.

<Sotto... nel senso di stare contro il letto o proprio sotto sotto?> domandò Aleksander.
Il piemontese s'imbarazzò e, di reazione, farfugliò ad alta voce: <Sotto nel senso che ho fatto il passivo!>

Qualche altro secondo di silenzio... poi il putiferio. Esclamazioni (più bestemmie che altro), commenti e simil urla scoppiarono per la stanza.
Rita ridacchiò, diede una pacca sulla spalla all'ex sposo e gli disse: <E io che avevo scommesso su di te sotto per scherzo!>

<Hai scommesso pure te?!> fece con voce stridula l'ex sabaudo.
<Ma io pensavo-! Cioè, dai! Chi cazzo se l'aspettava che il nano fra i due stesse sopra?!> sbottò Aleksander, tirando fuori i soldi da sborsare ai vincitori.

<Nano a me?! Sei più basso tu di me!> sbottò Bruno, guardando imbronciato il friulano.
Questi si difese con: <Non sono io quello fidanzato con uno spilungone, ma tu. E tu sei il nano fra i due. Io non c'entro.>

<Ah-ah~! Il mio sesto senso non mi inganna mai!> trionfò Giuseppe, dando il cinque a Rita e Anna, le altre due vincitrici più vicine.
<Siete stronzi.> borbottò il biondo.

<Su, non tenere il broncio, non voglio renderti triste.> si lamentò Roberto, baciandolo fra i capelli con dolcezza.

Il trentino si sciolse in un mezzo sorriso, sospirando piano. Con accanto il suo moroso, anche quella umiliazione era più sopportabile. Però rintanò la testa fra le spalle quando il maggiore gli sussurrò nell'orecchio: <Cambiando argomento, sei adorabile con il ricciolo a cuore, ho voglia di giocarci e coccolarti~.>

<Ehi, aspettate di essere in camera per rivangare la bollente nottata che avete avuto~.> ridacchiò Marie, prendendo anche lei i soldi di Aleksander e qualcun altro.
<Aspetta, anche te hai scommesso su me-?> si stupì il piemontese.

<Certo, ti conosco da più tempo fra tutti!> asserì la valdostana <E ho sempre ritenuto che sei troppo... tu, estremamente dolce, per importi totalmente in momenti del genere. Anche in un rapporto etero immaginavo saresti stato più bravo e buono, piuttosto che macho e dominante.> e ridacchiò.

<Beh, non ha totalmente sbagliato, anche se quando fai il possessivo sei sexy.> commentò a bassa voce il biondo.
Si ritrovò all'istante con un colpetto alla coscia da parte del moroso, che borbottò: <Non parlarne davanti gli altri!>

•~-~•

Dopo un interrogatorio a singhiozzo durato tutta la giornata (specialmente durante il pranzo e la cena), a tarda serata erano riusciti a rifugiarsi in camera di uno dei due e avere un po' di pace. Con addosso la stanchezza dell'aver mangiato tanto e poltrito altrettanto, non avevano eccessivamente libido da scatenare e preferirono coccolarsi e sfiorarsi ma senza arrivare a nulla di "serio".

<Sole.> Roberto richiamò il moroso e questi fece un verso in ricambio. Allora il primo capì che era il via libera per parlare e disse: <Mi era venuto in mente e... dovremmo dirlo presto a Feliciano. Ha il diritto di saperlo. Già è passato tanto da quando ci siamo messi insieme e lui ne è all'oscuro. Potrebbe rimanerne ferito.>

<Brazedél, aspettiamo che la situazione con i secessionisti sia chiusa. Appena finisce, glielo diciamo; così forse la soddisfazione di aver risolto quel problema lo renderà più favorevole a... noi.> rispose Bruno.

<Quindi, il 1 gennaio...?> chiese il piemontese, lasciando in sospeso una seconda parte della frase.

Se tutto va bene.

"Tutto deve andare bene." pensò il biondo mentre annuiva e asseriva: <Esattamente. Alla mattina, sul tardi, o direttamente al pomeriggio. Probabilmente sarà con il suo moroso.>

Il castano fu rincuorato e dopo qualche istante ridacchiò piano. Il trentino adorava la sua risata. Non era niente di poetico: niente campanelli d'argento, nessuna dolce melodia... era una risata spesso contenuta, quasi avesse paura di farsi sentire; a volte era una risata tradizionale, altre era un suono a labbra chiuse, soffocato. E nonostante se ne beò, non ne capì il motivo e domandò: <A cosa pensi di così buffo.>

<Stavo pensando che se glielo dicessi io potrebbe capirmi meglio perché entrambi siamo innamorati di muscolosi biondi che parlano tedesco.> replicò con onestà l'ex sabaudo, sorridendo e osservandolo con occhi luccicanti.

Il più giovane distolse lo sguardo, le labbra che cercavano di non piegarsi in un sorrisetto imbarazzato.
Ma il suo re non aveva finito di attaccarlo e aggiunse: <Ma, che questo rimanga fra noi due, penso che il mio biondo muscoloso e che parla tedesco sia il più bello.>

<Questo muscoloso sta mettendo su la pancia.> riuscì solo a borbottare Bruno.

<Appena finiscono le festività di Natale recuperi, su!> notò Roberto, sfregando il naso contro il suo collo <Io stavo pensando se fare pilates con i video su YouTube, ha così tanti benefici. E un po' di moto non mi può far male.>

<Se te la senti, potrebbe essere una bella idea.> notò il trentino. Fece scivolare una mano sullo stomaco altrui e commentò: <Ti immagini di avere la tartaruga, se facessi tanto pilates? E avresti delle gambe che mi renderebbero ancora più idiota di ora.>

<Mi adori dalla vita in giù, tu?> domandò il castano, ironico.
<Io ti adoro, punto.> rispose risoluto il biondo, baciandolo.
<E io adoro te, caso chiuso.> sussurrò il moroso contro le sue labbra.

Bruno non perse altro tempo e lo baciò sulle labbra con trasporto, ricercando la vicinanza fra i loro corpi. Quando si staccarono, l'ex sabaudo sussurrò: <Ci adoriamo e amiamo. E, sai...? Sento la mia paura meno... forte.>

Il più basso si illuminò a quelle parole, lo strinse forte, lo riempì di baci sul volto e disse commosso: <Sono così fiero di te!>
<Non è ancora finita, ma sto migliorando... grazie di tutto, sole.> replicò Roberto.

<Io ti sono stato vicino, ma sei tu a star combattendo la tua paura. Quello che devi ringraziare sei tu.> asserì il biondo, stringendolo.

<E io voglio ringraziare te. Per amarmi, per supportarmi, per darmi una ragione per credere nell'amore.> disse il piemontese, trascinandolo in un ennesimo bacio.

•~-~•

I successivi giorni si mescolarono, nonostante l'ansia per il giorno dell'incontro con i secessionisti si avvicinava e Bruno diveniva sempre di più teso come una corda di violino. Alla fine, i sindaci dei suoi territori avevano ritenuto più saggio non farlo partecipare alla riunione. Ciò lo frustrava, ma da un lato li capiva: se una parte di sé era spronata da quelli che desideravano la pace, l'altra (nel suo caso, Hans) incitava le violenze. Meglio non avere una miccia corta fra i piedi.

Indi per cui, in un tentativo di gestire l'agitazione e le incognite della riunione a cui era precluso, la sera del 30 dicembre era in cucina, faccia quasi dentro il frigorifero, cercando un po' di birra. Trovò solo un bottiglietta di Ichnusa e se ne appropriò all'istante. Avrebbe preferito una Heineken o Peroni o, ancor meglio, una birra artigianale dei propri territori, ma si accontentava volentieri. Tolse il tappo di metallo con i denti, probabilmente rendendo fieri tutti gli alpini trentini e, stringendo quella bottiglietta come fosse un tesoro prezioso, tornò in soggiorno bevendone un sorso.

Si accomodò ad un lato di un divano e si mise a guardare distrattamente lo show in onda, Striscia La Notizia.

Proprio per aiutare i suoi nervi, mandarono in onda un servizio sull'incontro con i secessionisti che si sarebbe svolto il giorno dopo, facendo domande al sindaco di Bolzano e parlando in generale.

Lanciò qualche insulto in dialetto e bevve un altro po', fissando imbronciato la televisione. Voleva distrarsi, dannazione!
<Tu non dovresti essere a letto o, non so, pronto per andare a Bolzano per l'incontro?> domandò Michele.

<Non posso andarci. Sono comunque le mie genti e, anche inconsciamente, posso influenzarle in bene o male. E, con Hans nell'insieme, la possibilità di creare guai è alta.> rispose Bruno.
<Ma che merda. Sei stato male tutto il tempo e ora manco puoi guardare con soddisfazione questo problema finire.> commentò Carmela.

<Non me ne parlare... infatti volevo distrarmi ma il mondo ce l'ha con me!> sbuffò il trentino, indicando il servizio che stava per finire.
<Pensa che domani, a quest'ora, tutto questo sarà bello che finito.> cercò di rallegrarlo Anna.

<Andrei quasi quasi a festeggiare ad un bar e far baldoria, tanto è Capodanno, sarei uno dei tanti.> fece ironico il biondo, bevendo un sorso di birra.
<Ma perché non andiamo tutti al bar ed offri tu?> domandò allegro Michele.

<Certo, così ritorno a casa direttamente senza portafoglio.> replicò Bruno <Ognuno il suo.>
<Che palle voi del Nord, sempre taccagniiiii.> si lamentò Giuseppe.
<Solo la stragrande maggioranza delle volte.> asserì l'ex austriaco, disinteressato al commento altrui.

<Vuoi dirmi che anche per Natale, all'albergo, hai fatto pagare a Roberto la sua metà anche se lui non ne sapeva nulla~?> lo punzecchiò la romagnola.
<Cosa? No! Ho pagato io e ho dovuto pure lottarci alla reception perché era lui che insisteva per pagare la sua metà!> quasi esclamò Bruno.

<Non mi sembrava giusto farti pagare solo te.> ribatté Roberto, entrando in soggiorno con una tazza fumante.
<Ma fatti mantenere, su! Se con te non fa il taccagno, approfittarne!> spronò Giuseppe, probabilmente solo per metà ironico.

<Non ho bisogno di essere mantenuto.> notò il piemontese, vagamente imbronciato. Si sedette vicino al fidanzato e, soffiando sulla bevanda, ne bevve un sorso. Si accoccolò placidamente al più basso.

Il biondo gli cinse le spalle con un braccio e asserì: <Lo so, ma per cinque minuti potresti fare il mantenuto senza protestare.>
<No.> fu la risposta secca dell'ex sabaudo.

<Magari trovassi io qualcuno da cui farmi mantenere!> sbuffò il campano.
<Beppe passione escort.> scherzò Carmela.
<O passione sugar baby.> puntualizzò Marie, spuntata dalla cucina con Angela, entrambe con una tazza fumante.

<Suga-che?> domandò Giuseppe.

<Sugar baby è il partner di uno sugar daddy... o sugar mommy, ma sono più rare. Insomma, sono i partner di persone ricche e gentili i quali ricoprono il o la partner di regali e pagano tutto loro! Letteralmente esistono app in cui puoi cercarti uno sugar daddy a cui fare da fidanzato trofeo!> spiegò la valdostana.

<È dire mantenuto, ma in modo più elegante.> decretò Michele.
<E tu come le sai queste cose?> indagò invece Carmela.
<Internet.> fu la ovvia risposta della più piccola.

<Dammi qualche app, che volentieri faccio il partner trofeo di qualche ricca signora!> scherzò il campano.

<Dubito sceglierebbero te, sei basso e difficilmente alle donne piacciono gli uomini bassi.> replicò Marie, facendo ridacchiare Carmela e Michele. Invece Giuseppe s'imbronciò e ribatté: <Ma te sei alta un metro e una banana, che parli a fare!?>

<Io sono una ragazza, ai ragazzi piacciono le ragazze basse, solitamente.> notò la valdostana.
<Allora dov'è Sofì quando serve? Mi faccio ritrasformare in donna e tadà, altezza perfetta!> decretò il campano.

<Cazzo stai a dire?> domandò esterrefatta la lucana.
<Una volta Sofia stava provando magie e ad un certo punto ne ha provata una e ci siamo ritrovati con il sesso opposto. Io ero strafiga!> raccontò il meridionale.

<E continuavi a toccarti le tette e a vantartene.> rimembrò Anna, divertita.
<Le potevo toccare senza offendere nessuna!> protestò Giuseppe.
<Non riesco a figurarti come donna.> commentò Roberto.

<Difficile immaginare la bellezza che ero~.> si vantò il campano.
<Smettila di montarti la testa, coglione.> ammonì Carmela.
<Io sarei curiosa di vedermi da ragazzo, tipo solo cinque minuti! Dubito però sembrerei più grande che da ragazza.> notò Marie.

<Io con la magia che muta il corpo non ci voglio più avere a che fare.> decretò invece Roberto.
<E perché?> chiese Angela, curiosa.

Il piemontese bevve un sorso di tè alla vaniglia e riassunse: <Per colpa di Mario e Giorgio che stavano litigando, mi sono ritrovato io ad essere trasformato in un bambino di qualche anno per un'ora! E non ne ho praticamente memoria, quindi non so cosa ho detto o fatto di imbarazzante.>

<Siamo stati onesti, hai solo provato a correre in giro senza vestiti addosso, ma ti abbiamo coperto in tempo.> rispose Bruno pacato.
<Ma no! Dovevate farlo andare in giro, fargli le foto e ricattarlo!> si lamentò Giuseppe.

<Per fortuna che non c'eri tu nei paraggi.> borbottò l'ex sabaudo.
<E io dov'ero mentre succedeva tutto questo?! Mi sarebbe piaciuto vederlo da piccino!> si lamentò Marie.

<Abbiamo preferito tenercelo per noi perché non avevamo voglia di creare su un polverone. Eravamo impegnati a non farlo scappare e, sinceramente, temevo che con le reazioni di certi si sarebbe messo a piangere e dubito qualcuno di noi sappia come dolcemente far smettere ad un bambino di piangere.> spiegò il trentino.

<Io però ora voglio vedere Roby da piccolo! Sicuramente avevi le guanciotte paffute!> lagnò la valdostana.
<Sì, le aveva.> confermò il biondo, baciando fra i capelli il moroso, il quale aveva deciso di rannicchiarsi, imbarazzato.

La piccola regione emise una sorta di gridolino acuto, estasiata, e lamentò: <Perché non avete fatto foto, dannazione!>
<Se riesci a convincere Giorgio a fargli di nuovo quella magia, puoi fargli tutte le foto che voi.> ironizzò Bruno.

<No! Non voglio essere ritrasformato in un bambino!> sbuffò Roberto.
<Eri adorabile.> commentò il trentino e si arricciò su un dito una ciocca riccia altrui <Ma ti preferisco in versione adulta, sei più bello.>

Il piemontese nascose la faccia contro la sua felpa. L'ex austriaco, per infierire, sussurrò al suo orecchio: <Inoltre, da adulto sei sexy e mi viene voglia di divorarti tutto. Anche ora. Preparati per dopo, brazedèl.>

Il più grande rimase dov'era per almeno cinque minuti abbondanti, rosso in volto.

•~-~•

Aprì gli occhi.

Il buio della stanza, il calore di un corpo accanto e il rumore di un flebile respiro lo accolsero.
Alzò un braccio e fletté la mano.

Nessun urlo di rivendicazione lo colse.

Hans, nell'oscurità della notte, in possesso del corpo di Bruno, sorrise soddisfatto. Girò il volto e guardò accanto Roberto dormire sereno, abbracciato mollemente a sé. Il secessionista, arricciando il naso, si sbrogliò dalla presa altrui senza svegliarlo e si alzò in piedi. Il tutto con una calma, precisione e delicatezza degne di nota. Non poteva mandare all'aria una pianificazione ed attesa di giorni e giorni.

Osservò di nuovo la regione sul letto vagante nel mondo dei sogni e si perse nei suoi, di sogni. Se si sforzava un po', non era eccessivamente difficile immaginare un'altra figura al posto del piemontese e di abbracciare suddetta figura con tutto l'amore che possedeva. Scosse la testa, strinse i pugni e si disincantò.
Non poteva permettersi di fantasticare in quel momento, quando doveva fare qualcosa di così delicato.

Inoltre, non aveva chance ora come ora, tanto valeva rinchiudere i sogni in un angolino e posticiparli. Anche se era difficile, specialmente dato quello che stava per fare.

Evocò il flauto di Bruno e lo ammirò nella poca luce lunare che filtrava attraverso le sottili tende. Il metallo risplendeva, decisamente meglio di qualsiasi lama.

Provò a sogghignare. Le ferite nello spirito sono quelle più dolorose. Sperò di non intralciarsi da solo. Per quanto voleva negarselo, anche lui aveva la stessa paura del trentino, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Una sola volta in cui era stato costretto a mettere i suoi sentimenti a nudo gli era bastata. E per fortuna, vi aveva potuto rimediare.

[N/A: cit neanche tanto nascosta alla gerita, in cui Hans è costretto a rivelare i suoi sentimenti per Carlo a Bruno, ma alla fine gli cancella la memoria a riguardo quindi è come se non fosse successo! :D]

Si avvicinò lo strumento alle labbra e suonò, eppure solo le sue orecchie percepirono una dolce melodia, fin troppo dolce, viscosa, come denso miele che colava lentamente. Delicati fili di ferro si arpionarono per qualche istante attorno a due corpi, per poi svanire, mentre catene di rame si avvolsero intorno agli altri. Ecco, il timer inesorabile era partito.

Però c'era bisogno di un bel pagliericcio per creare splendide fiamme.

Suonò un altro brano, ma molto più veloce: agitato, frettoloso, crescente, come una valanga che parte da una pallina di neve e diventa l'intero fianco del monte. Quella fiamma entrò nel suo petto, che in realtà non era suo ma di Bruno. Smise di suonare e fece sparire il flauto.

Cercò di non immaginarsi le conseguenze, non prima del dovuto. Sarebbe stato un colpo duro, nonostante fosse lui l'artefice. Doveva ripassare meglio il discorso, che avrebbe potuto subire alcune variazioni, ma niente di eccessivo. Tutto era necessario fosse perfetto.

Se voleva vincere, se voleva sfruttare l'occasione, doveva buttarsi senza se e senza ma.

Tornò nel letto, si costrinse a riaccoccolarsi con Roberto ("Fa finta sia lui, fa finta sia lui, fa finta sia lui...") e scivolò indietro, lontano dal controllo.
Bruno tornò in controllo, inconscio di ciò appena avvenuto.

Hans cercò di calmarsi in quell'oscurità al di là della stanza bianca, l'ansia e la trepidazione che lo avvolgevano.

Bruno aveva sbagliato a sottovalutarlo e a sorvolare sulle sue parole.
Ignorare la sua abilità nel prendere il possesso del suo corpo in piccoli momenti, deliberatamente ammessa tempo prima, sarebbe stato il suo più grande errore.

E sarebbe iniziata una nuova era.

N/A: chissà chissà che starà facendo quel furbetto di Hans⁓
Preparatevi al peggio!

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