50. Fare l'amore rischiando di piangere come una fontanella? Cazzo sì.
N/A: e ora il proseguimento della robbah bella, con titoli sempre più disagiati, suppongo.
Buona lettura
P.S.: mi sono ricordata di "editare" il capitolo su wattpad giovedì sera alle 23. I'm a genious. Se ci sono cose strane, avvisatemi che appena posso le correggo.
Roberto ci cacciò un urlo che per metà soffocò nel cuscino, il corpo che tremava violentemente a quel senso dilaniante, ma più forte di prima.
Cercò di regolarizzare il respiro e di calmarsi, percependo ancora una volta il ricciolo essere tirato, questa volta in aggiunta vi era anche il sfregare il capello per tutta la lunghezza.
Mugolò parole sconnesse mentre i muscoli si rilassavano e accoglievano meglio le due dita, che si muovevano lentamente dentro e fuori, senza mai uscire del tutto. Questa volta la portata di piacere era decisamente maggiore: si sentiva più leggero e allo stesso tempo in fiamme, un vento caldo che saliva in alto, distaccandosi dal resto. Ansimò più di una volta il nome del moroso.
Il trentino aveva la bocca asciutta di fronte a quello spettacolo, il corpo altrui arcuato verso di lui, quasi pregandolo muto di dargli di più, i suoi versi e sospiri che creavano una melodia che lo mandava su di giri. Grattavano piano piano la sua pazienza, accrescendo la sua eccitazione, in tutti i sensi.
Ad un certo punto, decretando fosse abbastanza rilassato, sforbiciò le dita.
Il castano spalancò gli occhi e gemette, le gambe che tremavano e per poco non minacciarono di crollare totalmente sul letto, la testa che si appannava e tutto diventava confuso. Eppure quelle dita dentro di sé le sentiva benissimo, portandolo anche a fremere in anticipazione per quello che sarebbe venuto dopo.
Il biondo, dal suo canto, nonostante fosse concentrato sul suo lavoro, era totalmente rapito dal fidanzato ed era eccitato, senza essere stato sfiorato dall'altro! Quando pensò che l'altro fosse abbastanza rilassato, tolse le dita da dentro di lui, ricevendo in cambio un verso scontento.
<Ora arriviamo al momento clou.> promise, baciandolo sulla coscia, appena sotto il sedere.
Il piemontese mugugnò in assenso, il cuore che batteva all'impazzata e con un piccolo nodo in gola. Ecco, era giunto il momento. Dalla sua posizione, poteva solo affidarsi all'udito. Sentì qualcosa di cartone venire strappato, un rumore confuso di plastica, uno strappo più leggero (ecco, ecco, mancava poco, davvero poco-!) e un tenue rumore di qualcosa simil-plastica.
"Oddio, ci siamo..." pensò, mentre percepì le mani del più giovane poggiarsi sui suoi fianchi.
<Agitato?> domandò Bruno.
<Sono cattivo se dico di sì?> fece Roberto, l'agitazione che lo prendeva per lo stomaco.
<Assolutamente no, anche io sono agitato. Non mi hai visto, ma ti assicuro che stavo per provare a mettermi addosso la bustina del preservativo.> confessò il trentino.
Il castano ridacchiò e chiese stupito: <Davvero?>. Ricevette qualche bacio lungo la schiena e un verso in assenso.
<Mi sento meno solo, dai.> commentò, vagamente rilassato.
<Per farlo bisogna essere in due ed entrambi siamo impacciati come pochi.> decretò il biondo <Siamo messi benissimo.>
Il piemontese ridacchiò, ma poi ribatté con onestà: <Non mi importa se siamo impacciati o meno, perché sto per fare l'amore con te e questo è tutto quello che mi basta.>
L'ex austriaco arrossì a quelle parole e ripeté a bassa voce: <Fare l'amore...>
<Perché? Per te non lo é?> domandò spaventato Roberto.
<Cosa? No!> ribatté in fretta Bruno <Anche per me è fare l'amore. Chiamarlo fare sesso o scopare... non rende assolutamente quello che provo. Fare l'amore ci si avvicina, anche se non è perfetto. Io ti amo sempre e te lo voglio dimostrare ogni istante. E questo... è uno dei modi più fisici ed intimi che ci sono. È... amarti mente e corpo.>
<Dio, fra poco mi commuovo.> commentò il riccioluto, affondando la faccia nel cuscino <Sei così dolce... e senza volere mi rassicuri.>
<Che intendi?> domandò il biondo, accarezzando i suoi fianchi e baciandolo per la schiena. Erano eccitati? Sì. Era più importante parlare, anche con il rischio di piangere come una fontanella? Cazzo sì.
<Una parte di me ha sempre paura, non si fida... teme che hai fatto tutto per arrivare a questo momento. Essere il protagonista, rubandomi qualcosa che ritengo così importante... cosicché poi sei soddisfatto e te ne vai.> farfugliò il piemontese.
<Roberto.> lo richiamò il trentino <Girati, vorrei parlarti in faccia.>
Il castano si mise seduto e si girò verso il moroso, ma tenendo lo sguardo basso, come colpevole.
L'ex austriaco gli prese delicatamente il volto fra le mani, esortando l'altro a guardarlo negli occhi, senza costringerlo. Il maggiore acconsentì, incatenando i loro sguardi, sentendosi travolto da quelle due pozze blu.
Bruno parlò: <Dimostriamo alla tua filofobia che ti amo, ti amo più di qualsiasi altra persona e che farei di tutto per vederti sorridere. Io desidero fare l'amore con te questa sera, come prima volta, insieme, ma non solo oggi. Voglio fare l'amore anche una seconda volta, una terza, una quarta e così avanti fino a perdere il conto. Non sei qualcosa di passeggero, non voglio rubarti qualcosa che per te significa tanto. Vale tanto anche per me, perché sei te quello con cui voglio condividere l'esperienza. Voglio creare un ricordo insieme, mettere le fondamenta di qualcosa più profondo, restandoti sempre vicino, perché ti amo e sarei uno stupido ad abbandonarti.>
Roberto percepì gli occhi pizzicare, la vista leggermente sfuocata. Disse, mentre qualche fuggitiva lacrima scorreva giù per la guancia: <Non c'è altra persona con cui penserei di fare l'amore, perché come te non ho amato nessuno. È diverso dall'amore per il mio popolo, per la mia famiglia, per i Savoia, per Francia, per chiunque altro. Ed è un amore stupendo, a cui non voglio rinunciare. Anche io voglio che questa sia la prima di un'infinità di volte. Voglio fare l'amore con te, perché io ti amo e non potrebbe essere altro quello che voglio creare con te. Ti voglio amare con tutto me stesso, senza la paura che ho sempre. Voglio sconfiggerla poco a poco, insieme a te e per te, per me, per noi. E non importa se questa sera non sarà perfetta, già non è un sogno, sto piangendo come un bambino... ma per me è perfetta perché sono con te. Tu rendi tutto fantastico. E sarei un codardo a lasciarti andare per dei se e dei ma.>
Ad un certo punto del discorso altrui, anche il più basso si era ritrovato a piangere. Emise uno sbuffo divertito, nonostante le lacrime. Commentò: <Solo noi due possiamo metterci a piangere la prima volta che facciamo l'amore, ancora prima di iniziare.>
<Siamo fatti l'uno per l'altro.> notò il castano. Sorrise leggermente fra le lacrime, che finalmente avevano finito di scendere, e baciò teneramente il moroso.
Il trentino sospirò di piacere nel bacio e si lasciò guidare, gli occhi chiusi. Ma li spalancò quando sentì che venne tirato in avanti, fatto girare e stendere sulla schiena. Fissò allibito il fidanzato seduto sopra di sé, lo sguardo determinato.
<Proviamo?> domandò il piemontese, alzando i fianchi e con una mano cercando di rendere l'apertura più accessibile.
Muto, gola secca, anticipazione che mandava l'eccitazione alle stelle, un pizzico d'ansia e tanto, tanto desiderio, il biondo annuì, poggiò le mani sui fianchi altrui e lo guidò alla propria erezione, aiutandolo a impalarsi. Chiuse gli occhi e l'impulso di spingere i fianchi in alto fu immediato: nonostante fosse così poco dentro, già la sensazione era stupenda. Si sforzò di aprire gli occhi e osservare le condizioni altrui.
Roberto respirava a grandi boccate, provando a resistere all'impulso di stringere i muscoli più di quanto il riflesso non l'avesse già fatto. Era decisamente diverso da due dita.
<Stai andando benissimo.> sussurrò Bruno, accarezzandolo e risalendo con le mani fino alla sua vita, poggiando i pollici alla base del ventre, creando piccoli cerchi immaginari.
<Fa male.> pigolò il piemontese.
<Prenditela con calma. Se ti sforzi, ti farai solo male e non voglio farti svegliare domani tutto dolorante. Inoltre, credo che se stringi troppo, farai male pure a me-> notò il biondo. Intanto continuava con le carezze, raggiungendo con una mano il petto, sfiorandolo sullo sterno.
<Quanto vorrei stringerti mentre facciamo l'amore.> commentò.
<Vediamo cosa riusciamo a fare una volta che riesco in questa impresa titanica.> ribatté con un pizzico d'ironia il castano.
<Il sarcasmo non ti manca mai, brazedél.> ridacchiò il trentino.
<È una qualità pure quella.> asserì l'ex sabaudo, rivolgendogli un sorriso vagamente dolorante. Spostò le mani e le appoggiò sul petto altrui, tastando piano i muscoli.
<Sono un antistress?> ironizzò il più giovane, prendendogli temporaneamente il braccio per lasciargli un bacino. Poi lo lasciò andare e tornò con la mano sul corpo altrui.
<Ti alleni, hai i muscoli definiti tu... e sono piacevoli da toccare. Avessi avuto te come modello da cui studiare i muscoli scheletrici mi sarei divertito di più~.> illustrò Roberto, una mano che girò attorno ad un precisa zona. Provò a scendere un po' di più con i fianchi e vi riuscì per un solo istante, poi la tensione e l'ansia tornarono, bloccandolo con un sibilo.
Bruno, tentando di distrarlo, fece: <Fammi vedere quanto conosci i muscoli, se sono un buon modello dovresti saperli dire tutti.>
Il castano annuì, un piccolo sorriso divertito in volto. Continuò il giro di prima e spiegò: <Qua c'è il grande pettorale, lo vedo in forma~, sotto c'è anche il piccolo pettorale.> salì e arrivò alla spalla, dove sfiorò alcuni segni rossastri <Qua c'è il deltoide, si vede che lo alleni, infatti hai delle spalle stupende.>
<Solo le spalle sono stupende?> domandò divertito il trentino, una scarica di piacere che lo attraversò mentre un altro po' della propria erezione veniva avvolta dal corpo altrui.
<Hai delle belle spalle larghe, comode se voglio appoggiarci la testa, mi danno sicurezza, e sono un stupendo punto in cui giocare.> rispose il piemontese sempre con quel sorrisetto che prometteva guai.
<Dopo puoi farci tutti i segni che vuoi.> promise il biondo. Gemette subito dopo rumorosamente insieme al moroso: era entrato del tutto.
<Non sei proprio piccolo.> commentò in un soffio l'ex sabaudo, respirando a grandi boccate per non contrarsi.
<Non esagerare con i complimenti che mi monto la testa.> ironizzò Bruno, allungando le braccia, provando ad agganciarle al collo altrui.
<Se ti sforzi, forse riusciremo a stare abbastanza vicini per baciarci un po'.> notò Roberto, sporgendosi anche lui. Riuscirono a trovarsi a metà strada e poi cambiarono leggermente posizione. Lui era sempre seduto sopra il più giovane, ma ora questi era seduto a sua volta.
<Stai bene?> chiese premuroso Bruno, nel mentre lo baciò sul collo dato che lo raggiungeva meglio lì.
<Sì, sì... provo a muovermi.> asserì il piemontese, un po' in ansia.
Il biondo poggiò le mani sui suoi fianchi e affermò: <Ti aiuto anch'io.>. Poi prese a mordicchiargli le zone baciate.
Si dovette interrompere quando il castano fece per la prima volta su e giù con i fianchi, senza uscire del tutto. Gemettero, le sensazioni che provavano totalmente differenti eppure entrambi estasianti.
L'ex sabaudo trovò un ritmo abbastanza lento ma che gli permetteva di godersi il momento appieno, il corpo attraversato da scariche ogni volta che ri-avvolgeva l'altro, sentendolo dentro di sé.
Il più giovane, d'altro canto, era in estasi, il corpo altrui caldo e stretto mentre lo avvolgeva e lo portava sempre più vicino al limite. In fretta, prese anche lui a muovere un po' i fianchi, cercando di andare in fondo, alla ricerca di chissà cosa. In uno dei loro movimenti, riuscì a sfiorare un punto ben più sensibile.
Roberto emise un grido di piacere, stringendosi momentaneamente attorno l'erezione altrui, supplicandolo di colpirlo di nuovo lì.
Bruno lo tenne più forte e provò a muovere i fianchi nella medesima maniera e, dopo qualche tentativo, ritrovò il punto, strappando all'altro gemiti mai sentiti prima e che lo mandavano su di giri. Inoltre, come piacevolmente si stringeva attorno a lui era qualcosa da tenere ben di conto.
Nella realtà, passarono pochi minuti prima che il trentino venisse all'interno dell'altro, ansimando nell'orgasmo il suo nome. Il castano si mosse su e giù ancora qualche volta, ogni volta colpendo quel punto così perfettamente giusto, e venne pure lui, stringendosi attorno il suo sole un'ultima volta e gemendo il suo nome.
Con il fiatone, il corpo accaldato (e sudato), l'adrenalina che scemava nella stanchezza, la consapevolezza di ciò fatto e il piacere che smetteva di annebbiare la testa, i due fidanzati si fissarono, ancora nella posizione di quando avevano fatto l'amore.
Fatto l'amore.
Alla fine, l'avevano fatto davvero.
Nonostante la poca durata, gli incidenti di percorso, la timidezza, l'inesperienza, le piccole cilecche anche durante l'amplesso... Nonostante tutto, era stato perfetto.
Il biondo aiutò il fidanzato a levarsi da dentro di lui, baciandolo delicatamente sul pomo d'Adamo. Intanto che si sfilava il preservativo e impacciatamente creava un nodo per chiuderlo, domandò premuroso: <Ti fa male il sedere?>
Il piemontese scosse la testa e rispose: <Sei stato gentile e io non mi sono sforzato. A parte la stanchezza e lo sporco, sono a posto come prima di aver cominciato.>
<Allora andiamo a farci una bella lavata, ma questa volta nella vasca, insieme.> suggerì l'ex austriaco, alzandosi dal letto. Per poco non cadde a terra, da quanto le gambe erano intorpidite e prive di energia. Accanto a lui, il maggiore scese dal letto più lentamente, ridacchiando e commentando: <Sembra quasi che quello che abbia fatto il passivo sia stato tu.>
<Ti è piaciuto fare quel ruolo, non sei stato costretto, giusto?> chiese preoccupato Bruno.
Roberto sorrise in quel modo che lo scioglieva ogni volta e ribadì il concetto: <Assolutamente sì. È stato stancante, un po' doloroso all'inizio, ma mi è piaciuto. E ora su, andiamo a lavarci.>
•~-~•
Entrarono nell'acqua calda dopo aver finalmente deciso di sedersi ai due poli opposti della vasca. Mentre Roberto prendeva un po' di doccia schiuma in dotazione dall'albergo, disse: <Sai che hai il ricciolo a cuore? Ce l'avevi da quando... stavamo facendo l'amore.>
Bruno lo guardò sorpreso, arrossendo leggermente. Poi si accorse di qualcosa e ribatté: <Anche te hai il ricciolo a cuore. Non so dire da quanto, però. L'ho notato solo ora.>
<Immaginavo ce l'avessi anch'io così.> commentò il piemontese, sorridendo con tenerezza, fissando l'acqua nella vasca.
<C'è qualcosa che io non so?> domandò il biondo, sfregandosi un po' di doccia schiuma sul petto.
<È una cosa che mi ha raccontato Rita. Non ti sto a dire le circostanze, sono superflue.> raccontò il castano <Fatto sta, mi ha spiegato che quando si ha un rapporto sessuale con qualcuno che si ama, quindi quando si fa l'amore, questo ricciolo diventa a cuore durante l'amplesso e rimane a cuore per un bel po', anche per un giorno intero, dipende dall'emotività della persona. Minimo qualche ora rimane, secondo lei.>
<È una prova ulteriore che abbiamo davvero fatto l'amore.> commentò il trentino, sorridendo come un idiota. Era una prova inconfutabile: si amavano e quella sera avevano fatto l'amore al 1000%.
Poi un pensiero orribile l'assalì.
<Potrebbe capire domani mattina cosa è successo, se i riccioli non sono tornati normali!> quasi esclamò, spaventato. Gli altri non avevano il diritto di farsi i fatti suoi.
L'ex sabaudo intuì la ragione della sua paura, annuì e giudicò: <Tutti l'avranno già pensato e probabilmente sono volate scommesse. Possiamo solo tornare a casa a testa alta. Ma fino ad allora, godiamoci il momento.>
Sorrise furbetto e aggiunse: <Non mi sono dimenticato della mia possibilità di farti tutti i segni che volevo sulle spalle. Ma ti avverto, non mi limiterò alle spalle.>
Il più basso sentì il corpo scaldarsi in anticipazione ed annuì, pulendosi. Per tutta risposta, il fidanzato ridacchiò.
Ogni tanto aveva proprio un adorabile diavolo per moroso.
•~-~•
La mattina dopo, si ritrovarono con l'ansia a fissare il cancelletto di casa, interdetti.
Avevano passato le ore precedenti nel relax: si erano svegliati con calma, con segni rossi un po' dappertutto, avevano fatto un'abbondante colazione, si erano un attimo rilassati in camera, avevano svuotato la stanza dei loro pochi oggetti, pagato e se ne erano andati.
E ora erano davanti casa, alle 10:00 passate, l'ansia che li coglieva. I riccioli di entrambi erano ancora deliziosamente a cuore e bastava a far intuire a una buona fetta di casa che fosse successo, scommetteva Bruno. Riteneva impossibile che la sarda fosse l'unica ad essere a conoscenza di tale fatto e, con tutto quello accaduto, il ragionamento da fare era della stessa difficoltà di fare 2+2. Non aveva assolutamente voglia di rovinarsi totalmente l'umore, dato che la gioia e il calore di ciò fatto la notte prima erano ancorati al suo cuore.
<Non serve a nulla stare qua.> criticò Roberto, chiavi alla mano <Entriamo a testa alta e affrontiamo quel che ci aspetta. Se ci va bene, sono ancora addormentati perché ieri sono stati svegli fino a tardi.>
<No, se ci va bene non sono vicino all'ingresso a farci un agguato perché non abbiamo risposto a messaggi e telefonate.> replicò il trentino.
<Abbiamo entrambi ancora il cellulare spento.> notò distrattamente il castano, aprendo il cancelletto ed entrando.
Il biondo lo seguì e borbottò: <Mi rovineranno in ogni caso la mattinata, a meno che non si facciano i fatti propri.>
<Non lavorare troppo di fantasia.> ammonì ridacchiando il piemontese.
Camminarono sulla scricchiolante stradina acciottolata che conduceva all'ingresso vero e proprio. Arrivati lì, fu il mezzo germanico a fare il gesto decisivo e provò ad abbassare la maniglia. La porta si aprì e loro entrarono. Ebbero tempo due secondi, giusto il necessario per tirare un momentaneo sospiro di sollievo, che la voce squillante di Marie asserì, seduta dalle scale: <I piccioncini sono tornati~!>
<Oh, finalmente!> esclamò la voce di Anna, spuntando dal salotto con addosso uno di quei ridicoli pigiami natalizi.
<Guarda guarda chi è ritornato dalla luna di miele.> sghignazzò Giuseppe, spuntando dalla cucina con un piattino contenente la sua colazione a base di tiramisù.
<Possiamo evitare interrogatori?> domandò Roberto, conscio che fosse una speranza vana.
<No, abbiamo speculato una buona parte di ieri sera su che avete fatto e ora vogliamo sapere!> ribatté Marie, alzatasi dalle scale.
<E io che vorrei la mia privacy.> borbottò Bruno, che venne preso per il polso da Anna e trascinato in soggiorno. La valdostana si "tirò" appresso il piemontese.
Rita alzò lo sguardo dalla TV e, notando quel particolare, sorrise divertita.
Commentò: <Qua molti di noi hanno vinto la scommessa, mi sa.>
<Che scommessa?> indagò l'ex sabaudo, che si sedette su un puff, pur di non restare in piedi in mezzo la stanza. Il fatto che si trascinò il fidanzato, lo fece sedere sulle proprie gambe e lo strinse come un peluche fu per conforto emotivo.
<Che eravate andati o a fare i romantici o a fare...> spiegò Michele, mimando con le dita l'azione del fare sesso.
<Farvi una riga di cazzi vostri?> chiese Bruno, seccato e rosso sulle guance per dove fosse seduto. Ma mica era scemo e non si sarebbe sottratto all'abbraccio altrui.
<Mai.> scandì Francesca. Notò anche lei quel particolare e asserì: <Beh, la prima parte della scommessa l'abbiamo vinta noi che abbiamo scommesso sullo spinto.>
<Come faresti a dirlo, scusami?!> domandò Roberto, anche se ben conscio del perché.
<Già, come fai? Mica ce l'hanno scritto in fronte.> commentò Rosa, sferruzzando su una poltrona.
<I riccioli. Sono a cuore solo quando sei preso da un forte senso di amore. Di solito capita quando chi amiamo ci dice qualcosa di commovente o simile e dura qualche minuto e ritorna normale in fretta. Oppure quando lo si fa con chi si ama e allora dura per molto più tempo e non varia per ore, indipendentemente dalle emozioni che si provano. E ora credo che siano solo in imbarazzo, quindi...> raccontò Anna, sorridendo divertita.
<Seria?> chiese Giorgio, stupito.
<Certo.> supportò Rita. Si sporse da dove era seduta e diede un buffetto all'ex sposo.
<Datemi i miei soldi, miscredenti!> gongolò intanto Michele, fiero.
<Ehhh, porcelli, ne approfittate appena scappate via~.> sghignazzò Aleksander.
<Basta, vi prego! È imbarazzante.> borbottò Roberto, affondando la faccia fra i capelli del moroso, il quale gli accarezzò le mani.
<Ma non abbiamo ancora capito chi è stato sotto, il punto più importante della scommessa!> si lamentò Marie.
<Perché sarebbe importante?> indagò Bruno, seccato, sentendo il suo brazedél stringerlo più forte.
<Perché è da quando abbiamo scoperto della vostra relazione che circolano scommesse e ieri l'avete servita su un piatto d'argento.> illustrò Maurizio.
<Nessuno di voi ha pensato fosse poco opportuno?> domandò il trentino.
<Chi si è voluto starne fuori, l'ha fatto. Sarebbe stata una battaglia contro i mulini a vento convincere chi voleva speculare.> illustrò Domenico.
<Tu che lato hai scelto?> chiese l'ex austriaco, per pura curiosità.
<Io volevo credere che avreste fatto solo i romantici da fare venire le carie, ma mi avete provato di aver sbagliato.> replicò l'abruzzese.
<Ora rispondente a questa domanda essenziale: chi è stato sotto?> domandò Giovanna.
N/A: quindi sì, hanno finalmente scopato, yeeeee.
Ovviamente con mille problemi perchè sono loro e sono stupidotti ma cute
Ma ora gli altri vogliono sapere i dettagli succosi.
Glieli diranno?
Se sì, come reagiranno?
Rimanete sintonizzati su a tutto reality- nope, aspettate l'aggiornamento di lunedì.
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