49. La voce della pubblicità di Amazon è poco erotica
N/A: matilde_xd_, questo capitolo praticamente lo dedico a te perché finalmente avrai la risposta al tuo dilemma esistenziale, più o meno a metà capitolo XD
E sì, io cerco molto spesso di trovare titoli idioti; è la mia specialità.
E a tutti voi, cari lettori, spero il capitolo possa piacervi!
Bruno e Roberto erano in camera propria, mangiando i Ferrero Rocher mentre giocavano a rubarsi i suddetti cioccolatini l'uno dalle labbra altrui. Erano tornati in camera dopo un piacevole bagno in piscina e nell'idromassaggio, riuscendo a trovare qualche momento di solitudine per accoccolarsi meglio, senza paura di giudizio. Poi si erano lavati e, con vestiti un po' eleganti presi per entrambi dal minore, erano scesi a cenare nella sontuosa sala da pranzo. Non sarà mai stata la stessa quantità di cibo disponibile quella sera a casa con gli altri, ma i piatti erano decisamente deliziosi.
Infine erano tornati in camera e si stavano sfidando in quel modo, mordendosi le labbra e scontrando le lingue, in una lotta a chi si accaparrava più cioccolatini.
Ad un certo punto, il piemontese afferrò per le spalle il fidanzato, asserì: <Sono tutti miei~> e lo spinse a stendersi. Si mise cavalcioni sopra di lui e gli rubò trionfante il cioccolatino dalle labbra, mangiandoselo.
Rimanendo seduto sul suo bacino, si allungò verso il vicino comodino, afferrò e scartò un Ferrero Rocher e se lo mangiò divertito.
Il biondo ingoiò a vuoto, ammirando l'altro troneggiare sopra di sé, soddisfatto e trionfante. Poi si mise a leccarsi via dalle dita il cioccolato lentamente.
Maledì la sua innocenza mentre compiva quel gesto.
Poi però il castano gli rivolse lo sguardo, finì di leccare ancora più piano di prima il dito per poi ciucciarne la punta. Si tolse la falangetta dalle labbra, sorrise mefistofelico, poggiò le mani ai lati della testa altrui, si sporse e chiese a bassa voce: <Hai già voglia di qualcosa in più~?>
Il trentino ancora una volta mandò giù un groppo di saliva quasi inesistente, gli cinse il collo con le braccia e sussurrò: <Io ho sempre voglia di te.>
<Prendimi allora.> lo sfidò il più alto.
L'ex austriaco non indugiò, fiondandosi sulle labbra altrui, la lingua che oltrepassò le labbra del maggiore senza passare dal via e approfondì subito il bacio.
Roberto chiuse gli occhi e rispose con simile foga nel bacio, ansimando quando le mani altrui si sciolsero da dietro il suo collo e si intrufolarono sotto la camicia, sfiorandogli i capezzoli con i polpastrelli. Ansimò e per un istante le braccia gli tremarono. Emise un gridolino sorpreso quando le posizioni vennero ribaltate e si ritrovò con la schiena contro il letto.
Bruno sorrideva dalla sua posizione di vantaggio. Gli sbottonò la camicia e prese a mordere la pelle ancora segnata del collo, per scendere sul petto passando per le clavicole. Sussurrò nel mentre: <Mio re, oggi mi ribello.>
Il castano scivolò una mano fra i capelli altrui, stringendo alcune ciocche, e replicò con malizia: <Non credere rimarrò a subire a lungo.>
<Vedremo.> ridacchiò con vaga lussuria il trentino. Scese con i morsi e liberò il petto altrui dalla camicia, ma senza sfilargliela dalle braccia e spalle. Era superfluo, desiderava attaccarlo subito per ogni punto che conosceva fosse debole sotto i suoi modi. Leccò il capezzolo e morse attorno l'areola, ricevendo agognati gemiti strozzati in cambio.
Preferendo rimanere ramingo, si spostò in fretta al suo gemello, succhiando la piccola porzione di pelle, il moroso che si dimenava sotto di lui. Sorrise mentre continuava a stuzzicarlo e scese con altri morsetti lungo lo sterno e passando ai lati della pancia, arrivando al bordo dei pantaloni.
Il piemontese decise fosse il momento di ribaltare la situazione. La mano fra i capelli altrui si mosse leggermente, afferrò e tirò il ricciolo altrui. Il gemito strappato dalle labbra altrui fu la migliore ricompensa. Lo tirò ancora una volta e il trentino mugugnò contro la sua pelle, la presa sui fianchi che si allentava.
L'ex sabaudo ne approfittò per mettersi seduto e strofinò il ricciolo fra le dita.
Bruno alzò la testa e si mise semi-seduto, gli occhi un po' appannati dal piacere provato, osservando il moroso, il quale sorrideva trionfante e crudele.
Roberto poggiò l'altra mano sul mento altrui, sollevandogli il volto leggermente.
Asserì: <Ora sei in mio controllo.>
Tolse la mano da sotto il mento, la poggiò sulla spalla e lo fece stendere perpendicolare al letto. Non si mise a cavalcioni, però, perché si sporse dal letto, acciuffò lo zaino appoggiato ai suoi piedi e commentò: <Vediamo se qua c'è qualche cintura da usare per giusti scopi~.>
Il biondo, dopo un secondo perso ancora nel piacere, spalancò gli occhi alle parole altrui. Oh no, non c'era ormai praticamente nulla nelle zaino se non quelle cose. Si mise seduto ma, prima di inventare una scusa, il moroso parlò: <Oh, non c'è una cintura, ma cos'è que- oh.>
Il minore si morse l'interno guancia dalla frustrazione e imbarazzo; si sentiva colto con le mani nel sacco.
Il piemontese sollevò il pacchetto di preservativi e il lubrificante e, ad occhi spalancati, guardò il fidanzato.
<Tu volevi...?> domandò, lasciando la fine della frase sospesa nell'aria.
Il trentino si mise seduto, si torturò le mani e ammise: <Io mi sento pronto da tempo, ma non so se tu lo sei. In ogni caso, avrei voluto che succedesse quando eravamo soli, lontani dagli altri. Oggi era un'occasione, perché non siamo a casa con tutti gli altri. Li ho comprati in ogni evenienza, per il futuro, o casomai fossi pronto pure te questa sera. Ma non ti devi sentire costretto. Se oggi avessimo fatto come altre volte sarei stato felicissimo e pace, quelle cose sarebbero rimaste lì, chiuse, ancora per un po'.>
Il castano lo fissò, silenzioso, e poi posò lo sguardo sugli oggetti in mano. Rialzò la testa e fece risoluto: <Proviamoci.>
<Non devi sentirti costretto.> ribatté l'ex austriaco.
<Non sono costretto.> affermò Roberto <Io... è da poco tempo che sto iniziando a sentirmi pronto. Mi sarebbe piaciuto farlo l'ultimo dell'anno, dopo che tutti i problemi si erano risolti, ma... hai ragione. Meglio che accada quando siamo da soli. E dato che ora c'è la possibilità... proviamoci!>
<Io non voglio costringerti. Non voglio essere l'ultimo di una lista di gente che ti ha sfruttato a suo piacimento.> controbatté Bruno, stringendo le mani a pugno.
Il piemontese lasciò gli oggetti sul letto, allungò una mano e l'appoggiò su quelle altrui. Rispose: <Se non me la sentirò, ti dirò di smettere. E lo stesso vale per te. Un conto è immaginare, un altro è agire.>
Il biondo dovette convenire annuendo.
Si sporse verso l'altro, gli cinse il collo con le braccia e sussurrò: <Mi va bene. Godiamoci la serata.>
Si incontrarono nel bacio a mezza strada, come sciogliendosi l'uno contro l'altro. Le mani del maggiore si mossero in fretta: si sfilò totalmente la camicia e cominciò a stuzzicargli con i denti la pelle del collo.
Il trentino strinse una mano fra i capelli altrui, l'altra si tolse da dietro il collo e preferì toccare il petto scoperto, stuzzicandolo per un capezzolo.
Il castano ansimò vicino il suo orecchio e si vendicò in fretta. Morse e succhiò con foga un punto che aveva imparato fosse molto sensibile, strappando un gridolino al più giovane. Successivamente si staccò di pochi istanti, quelli necessari a levargli quel maglioncino decisamente in mezzo, affinché entrambi rimanessero a petto nudo.
Tornò alla carica sul suo collo, le mani libere di vagare per tutto il petto, sfiorando ogni zona eccetto quella più sensibile. Gemette ancora una volta contro l'orecchio altrui, la mano dell'ex austriaco che ancora lo torturava, e sussurrò a voce bassa: <Sei così forte, eppure ti sciogli contro di me~>
Lo spinse a coricarsi e prese in bocca un capezzolo, succhiandolo con cura. La mano fra i propri capelli si strinse con più forza, un gemito gli arrivò dritto alle orecchie e il petto sotto di sé si inarcò verso le proprie labbra. Sorrise soddisfatto, ma si ritrovò ad ansimare e le braccia gli tremarono: gli aveva tirato con forza il ricciolo.
Alzò lo sguardo, staccandosi solo leggermente dal corpo altrui, la propria schiena che veniva attraversato da un'altra potente scarica per cui dovette ansimare.
Bruno lo osservò con un piccolo sorrisetto, nonostante il fiatone, e ribatté: <Non solo te sai giocare sporco~> e gli tirò ancora una volta il ricciolo.
Roberto gemette il nome del moroso, poggiando la testa sul petto altrui, alzando i fianchi e sfregando le gambe fra di loro, altre scariche che lo percorrevano dentro. Quel cosetto lo stendeva sempre.
Il trentino si perse ad ammirare il suo volto rosso, il suo fiato caldo e affannato contro di sé, il corpo arcuato e in bella mostra, il suo nome che scivolava dalle labbra altrui in modo così perfetto. Ne fu così rapito che s'interruppe nel torturarlo per il ricciolo.
Il castano riacquistò un po' di lucidità e ne approfittò: si avventò con le labbra sul capezzolo intoccato e gli sfilò insieme i pantaloni e i boxer.
Il biondo si dimenò sotto l'altro, l'aria fredda contro le accaldate zone intime l'aveva lasciato con brividi di freddo. In fretta furono sostituiti da quelli di piacere quando la mano del moroso prese a masturbarlo. Strinse le mani dovunque fossero ancorate e gemette ancora e ancora, spingendo i fianchi verso la mano altrui.
Emise un verso frustrato quando la mano si tolse e allora aprì di scatto gli occhi.
Il piemontese lo osservava con un sorriso furbetto, ma le pupille dilatate e il rigonfiamento nei suoi pantaloni lo tradivano: era anche lui tremendamente eccitato. Eppure si era voluto fermare, giusto per farlo impazzire un po' di più!
<Vuoi far fare al tuo re tutto il lavoro, sole?> domandò retorico <Vuoi privarmi del piacere di sentirti addosso a me? Di farmi urlare il tuo nome? Di farmi impazzire mentre mi tocchi dappertutto?>
Fece scivolare una mano lungo il petto, ma fermandosi al basso ventre, creando cerchi immaginari con un dito. Commentò: <Che cattivo~.>
Il maggiore emise un gridolino sorpreso quando si ritrovò ribaltato nel giro di qualche istante, schiena contro il materasso, denti che affondavano nel collo, mani lungo il suo petto e la sua erezione coperta che sfregava contro quella nuda dell'altro.
Si strinse al fidanzato e ansimò parole di incitamento e il suo nome, sfregando il bacino a sua volta. In fretta si ritrovò anche lui nudo, il collo pieno di segni bordeaux, il petto che si alzava e abbassava in velocità, il piacere che lo stordiva.
Emise un gemito e arcuò la schiena verso l'alto, le scariche che lo attraversavano e si concentravano nel basso ventre.
Un verso strozzato mischiato ad una supplica uscì dalle sue labbra quando Bruno prese in mano entrambe le loro erezioni e prese a masturbarli.
<N-non resisterò a lungo.> mugolò Roberto, cercando di soffocare i versi contro la spalla altrui, mordendo lì la pelle. Intanto muoveva i fianchi contro quelli altrui in piccoli scatti, un piacevole nodo che si stringeva sempre di più alla base del ventre.
<Hai così poche energie che se vieni ora poi sei stanco morto~?> domandò il biondo fra gli ansimi, anche lui vicino al punto di limite.
Il piemontese rispose risoluto: <Vedrai quanta energia ho.>. Poi baciò il moroso con foga, mordendogli il labbro inferiore ancora e ancora, soffocando nel gesto parte dei gemiti.
Di lì a poco entrambi ebbero il nodo formatosi sciogliersi e vennero a poca distanza, il maggiore prima.
Con fiatone, ma soddisfatti e rilassati, si baciarono ancora qualche volta prima di pulirsi con dei fazzoletti messi quel pomeriggio sul comodino.
<Stanco?> chiese con tono di sfida l'ex austriaco.
<Assolutamente no.> rispose all'istante Roberto, alzandosi e andando a buttare i fazzoletti sporchi, prendendosela comoda. Era conscio dello sguardo altrui che lo seguiva. Tornò sul letto, si sedette accanto a lui e chiese, più timido: <Proviamo ad andare avanti?>
Bruno annuì energicamente e specificò: <Però te la devi sentire al 1000%.>
<Te l'ho già detto. Ora come ora, me la sento. Se poi non vorrò più, smetteremo. E lo stesso vale per te.> asserì il castano.
Il silenzio calò per qualche istante fra di loro, un'essenziale domanda che ora aleggiava fra i due.
Il trentino si lanciò qualche nome per non averci pensato prima: non sarebbe stato come in uno dei suoi sogni, dove tutto si svolgeva subito come desiderava, senza discuterne. Lui avrebbe tanto voluto avere quel ruolo, ma se pure il moroso l'avesse voluto...? Come avrebbero deciso? Carta, forbice e sasso? Facendo testa o croce? E come si poteva chiedere in modo carino? C'era un modo per dirlo in modo carino?
Cercò di ricacciare in un angolo tutte quelle domande e riuscì a chiedere: <Se vogliamo andare avanti e provare a farlo... dobbiamo decidere chi fa cosa. Vuoi essere attivo o passivo?>
<Tu hai una preferenza?> domandò a sua volta, imbarazzato, il piemontese.
<Ho fatto prima io la domanda, quindi prima voglio sentire quel che dici tu.> asserì il biondo, molto serio. Decretando di essere stato fin troppo distaccato e fermo, allungò una mano e accarezzò la guancia del moroso con delicatezza.
Sussurrò: <Scusa, ho ansia... quando non ho idea di come ci si dovrebbe comportare tendo ad essere eccessivamente freddo. Io voglio che questa serata sia speciale per entrambi, però nella mia testa ho sempre saltato questo punto, perché non mi sono mai posto il problema che tu non volessi fare l'altra parte... Sono un idiota.>
L'ex sabaudo sorrise leggermente, gli prese la mano sulla propria guancia, la baciò sul dorso e rispose timidamente: <Non sei un idiota. Nella testa tutto pare sempre così semplice. Anche io pensavo che saremmo arrivati dritti al punto senza problemi, ma l'imbarazzo e l'inesperienza ci sono. Comunque, per rispondere alla tua domanda di prima...>
Il più giovane si avvicinò. Riuscì a sedersi sulle gambe altrui, lo baciò sulla fronte e lo spronò: <Sì?>
<È imbarazzante da dire.> ammise il riccioluto, incassando la testa nelle spalle.§<E perché, scusa?> domandò Bruno genuinamente confuso.
<Perché mi sento patetico!> farfugliò Roberto <Sono il più grande, dovrei essere quello che guida, che si rende il capo della situazione ed eccetera, eccetera eppure... eppure vorrei solo sentirti dentro di me.>
L'ultima parte era così tanto smangiucchiata e a bassa voce che l'ex austriaco pensò di essersi immaginato le parole.
<Però se vuoi essere te il passivo, posso provare a fare io l'attivo, ma non assicuro nulla.> borbottò il piemontese in aggiunta dopo qualche secondo, ancora più imbarazzato dal silenzio altrui.
<Allora non avevo capito male-!> si stupì il biondo, il cuore che pompava nel petto a mille.
Il maggiore lo guardò interrogativo.
<A me piacerebbe tanto essere l'attivo, nei miei sogni era sempre così e... io vorrei entrare dentro di te.> il trentino arrossì alle proprie parole, ma proseguì <Però ora non ci speravo perché non sapevo se volevi essere tu l'attivo, anche perché sei il più grande e nonostante la tua dolcezza hai quel lato dominante che mi fa impazzire e->
Venne interrotto da un bacio a fior di labbra, leggero ma dolce e pregno di significato. Il più basso, carico come una molla nell'ansia, a quel lieve contatto si sciolse come burro. Chiuse gli occhi e ricambiò.
Quando il castano ruppe il bacio, delicato come l'aveva iniziato, decretò: <Bene, entrambi possiamo fare quello che più ci piace.>
Poi fece scivolare una mano in mezzo ai loro petti e passò il polpastrello sul pene del più basso, il quale piacevolmente rabbrividì al contatto.
Il riccioluto sussurrò, il tono suggestivo: <Quindi ti piace così tanto il mio sedere che non ti basta toccarlo con le mani, mh~?>
Bruno sfregò la nuova erezione contro il pene altrui e ansimò: <Mi piace tutto di te.>.
Alzò una mano e gli tirò il ricciolo, godendosi soddisfatto il mugolio mal trattenuto del fidanzato. Aggiunse, sorridendo mefistofelico: <Ma devo dire che quella è una delle mie parti preferite~>
Detto ciò, con la mano libera spinse il fidanzato a stendersi e contemporaneamente si tolse da sopra le sue gambe, quasi ridacchiando all'urletto sorpreso che l'altro lanciò. Poggiò entrambe le mani sulle sue ginocchia e delicatamente provò a separarle.
Roberto si lasciò guidare, il volto che si infiammava mentre apriva le gambe e lasciava vedere tutto al fidanzato.
Ebbe il breve impulso di coprirsi o almeno di chiudere le gambe.
E se poi non gli piaceva?
E se non si rilassava abbastanza da farlo?
E se poi gli faceva un male cane?
E se poi non fosse riuscito a dire di fermarsi per paura?
E se il suo sole cambiasse idea e non lo riteneva abbastanza da compiere qualcosa di intimo?
E se-?
Le sue paranoie vennero interrotte da un bacetto sulla coscia. Riaprì gli occhi e fissò il biondo, chinato fra le sue gambe, che gli accarezzava dolcemente i fianchi e gli depositava qualche altro innocente bacio sulla zona delicata.
<Se non te la senti, dimmelo.> ricordò, osservandolo con premura.
<È che... ho paura. Paura che qualsiasi cosa possa andare storto. Non voglio deluderti o renderti disgustato da me.> pigolò il piemontese.
<Disgustarmi? Tu? Quando mai! Ti trovo stupendo: dalla mia visuale sei bellissimo e questo anche perché sei tu, colui che amo alla follia. E non mi potresti deludere. Anche per me è la prima volta, te lo ricordo. Stiamo entrambi provando. E non hai idea dell'ansia che ho io.> replicò il trentino, mai smettendo di accarezzarlo.
<Ansia di cosa?> domandò il castano.
<Anche io ho ansia di tutto. Di non riuscire a metterti a tuo agio, di costringerti a fare qualcosa che non vuoi, di farti male mentre ti preparo, di farti male mentre lo facciamo, di non darti piacere... un casino di cose.> ammise l'ex austriaco.
Il riccioluto scosse la testa, poi emise uno sbuffo divertito, si stropicciò gli occhi con i palmi delle mani e decretò con tono quasi divertito: <Siamo due idioti paranoici.>
<Sarà per questo che stiamo così bene insieme.> commentò il più giovane.
Roberto ridacchiò e annuì. Gli sorrise fiducioso e lo incoraggiò: <Iniziamo e vediamo dove arriviamo.>
Bruno annuì all'istante, il cuore che batteva più veloce mentre prendeva il lubrificante e la scatola di preservativi appoggiati più in là sul letto. Prese in mano la bottiglia, osservò (nonostante tutto l'imbarazzo in circolo) con desiderio le fattezze del fidanzato dalla sua privilegiata posizione e rifletté su come iniziare. Perché la realtà non poteva essere semplice come i sogni?!
<Forse questa posizione non è la più comoda...> commentò l'ex sabaudo. Un po' impacciato dal momento abbastanza teso, si girò a pancia in giù e tenne alzati leggermente i fianchi, le gambe un po' divaricate per avere più stabilità.
<Mi dispiace non vederti in faccia, ma dato che nessuno dei due è un guru del sesso, meglio trovare una posizione in cui è facile... accedere.> aggiunse, affondando metà faccia nel cuscino sotto di sé.
<Sì, suppongo sia meglio... beh, quando saremo più guru del sesso, proveremo con te a pancia in su... e chissà, pure tutte le posizioni del kamasutra.> ironizzò il trentino, aprendo il lubrificante a base acquosa e versandosene un po' sulle dita. (Viscidino, bleah.)
<Solo te puoi fare ironia in un momento del genere.> sbuffò divertito il castano, sorridendo leggermente.
<Sarebbe carino mettere su la musica per fare atmosfera, ma non so che tipo di canzoni potrebbero essere adatte per questo momento... e ti immagini se parte la pubblicità di, che ne so, Amazon, mentre siamo nel momento cruciale?> domandò retorico il biondo, poggiando il lubrificante accanto a sé.
Con la mano pulita cercò di darsi migliore accesso e, per il momento, preferì massaggiare piano l'apertura con due dita.
Il piemontese tremò leggermente dall'ansia (e per quanto era freddo quel lubrificante! Sembrava ghiaccio!) e percepì irrigidirsi. Chiuse gli occhi e tentò di calmarsi, nel mentre replicò: <Hai ragione pure tu, è poco erotica la voce della pubblicità di Amazon.>
Dopo qualche decina di secondi, il più giovane commentò: <Sei molto teso.>
<Ehhh, ho ansia!> borbottò Roberto, affondando la faccia nel cuscino <Comunque sei grosso e non ho mai provato a infilare qualcosa lì!>
Bruno arrossì alla prima parte e bofonchiò: <Non sono così grosso, dai... Siamo più o meno simili e ho preso una M, se non ricordo male...>
<E io che pensavo che per fare il gradasso, qualsiasi fosse stato il tuo ruolo, avresti preso un taglia come XXL.> ironizzò il riccioluto.
<Ho controllato su Internet come si decretassero le taglie... e a prenderlo più largo sarebbe stato solo un male. Mica ho bisogno di dire che uso i preservativi XXL per sentirmi fiero di me stesso. E perché dovrei dirlo in principio?!> notò il trentino, sorridendo alla risata altrui. Continuando a massaggiare, percepì i muscoli dell'altro leggermente rilassarsi e tentò.
Infilò piano un dito.
All'istante il castano si contrasse nella paura, strinse le coperte e si lamentò del dolore.
Il biondo si fermò subito e notò: <Ti sei agitato.>
<Reazione istintiva... scusa.> fece il piemontese, sentendosi una ciofeca.
<Ehi, non essere triste, non è una tragedia! Dobbiamo solo trovare un modo per farti rilassare e ho un'idea!> ribatté all'istante l'ex austriaco.
Si sporse, allungò la mano pulita e tirò il ricciolo del moroso. Questi gemette, il corpo attraversato da una potente scarica e si rilassò, permettendo al più giovane di infilare totalmente il dito. Emise un versetto stridulo e cercò di rilassarsi attorno l'intrusione, bofonchiando: <Questo è giocare sporco.>
<Tutti gli altri punti sono più scomodi da raggiungere.> si lamentò il minore, muovendo piano il dito in tondo per lo stretto spazio.
L'ex sabaudo semplicemente mugugnò, gli occhi chiusi e i fianchi ben alzati.
<Ti piace?> domandò Bruno.
<È una sensazione strana... mi ci sto abituando, più o meno. Però un po' mi dispiace, tu fai tutto e io sono qua culo all'aria che riceve e basta.> rispose Roberto, vagamente mogio.
<Funziona così. Chissà, le prossime volte possiamo vedere se riusciamo a fare più di una cosa contemporaneamente.> notò tranquillo il biondo.
<Tu credi molto nella possibilità di rifarlo...> commentò il piemontese.
<Tu no?> lo interrogò il trentino, muovendo piano dentro e fuori il dito, senza mai farlo uscire del tutto.
L'ex sabaudo cacciò un gemito chiaramente di piacere, affondando la faccia nel cuscino, le guance in fiamme. Solo con un dito... si stava sentendo così eccitato.
(Fra un po' era sicuro di aver scritto vergine in fronte.)
Il giovane fu colto di sorpresa dalla reazione altrui, i suoi versi che andarono dritti al proprio pene, risvegliandolo un po'. Oh, quanto voleva risentirlo! Essendosi interrotto, riprese a muovere il dito, godendosi i mugugni di piacere dell'altro, il quale gradualmente si abituò all'intrusione e la trovò solamente piacevole, ansimando. Riacquisito il dono della parola, l'ex sabaudo ignorò la domanda altrui e balbettò: <Ora iniziamo a ragionare.>
<Ragioniamo meglio così?> domandò intrigato Bruno, sfilando interamente il dito per poi infilarne piano due.
N/A: e io vi taglio il capitolo sul momento più bello.
E nonostante questo capitolo dovrebbe essere un po' smut e cose così, questi due cretini sono bravissimi ad allentare la tensione.
E poi Roberto e la sua proverbiale onestà sono mitici.
Alla prossima settimana!
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