47. Dolcissimo sogno

N/A: probabilmente sarà trash, ma prendetelo per quel che è: un tentativo di una con -123 di esperienza in questo ambito (e mi va bene anche così).

Però, però!
Eh, c'è un però.
Dato che siete i lettori migliori che una persona può trovare qua su Wattpad, fate un botto di fanart sui miei ocs e ieri mi è arrivata questa stupenda fanart di Bruno e Hans.

I'm in love con questa pic.
E niente, ora si può leggere il capitolo!
Commentate e stellinate come sempre!


Bruno mandò giù, cercando di ignorare il sapore amarognolo, e si rialzò, osservando con soddisfazione le condizioni del fidanzato. Lo baciò sul petto e gli slegò i polsi.
Gli accarezzò una guancia e chiese: <Piaciuto?>

<Molto.> rispose Roberto con vago affanno, mettendosi seduto meglio e abbracciandolo. Gli lasciò vari baci sul collo e sussurrò, timido: <Vuoi che ricambi il favore?>
Il trentino spalancò gli occhi e balbettò: <Non ti devi sentire costretto perché->

<Non sono costretto. Mi è piaciuto e voglio che anche te possa provarlo.> ribatté il castano, staccandosi quel poco che bastava per guardarlo negli occhi con sicurezza.
<Ma...-> provò a replicare il biondo, però venne interrotto da un dito davanti le labbra.

Il piemontese intimò con un sorriso che prometteva guai: <Lascia fare a me.>.
Scese dalla scrivania, sorpreso che le gambe lo reggessero, prese per mano il fidanzato e lo fece sedere sul letto. Istruì: <Fai il bravo e resta seduto qui.>. Lo baciò sulle labbra velocemente, scese dal letto e prese un paio di boxer che indossò molto lentamente, dandogli le spalle.

L'ex austriaco lo osservò attentamente, quasi rapito: quei movimenti lenti, calcolati, sinuosi... erano fatti apposta, per farlo concentrare su quel punto. E ci stava riuscendo benissimo. Sentì fu quasi un crimine quando fu coperto e stava per protestare quando prese dei pantaloni. Ma il suo silenzio fu ripagato quando realizzò, pochi istanti dopo, mentre il più alto li indossava, che erano skinny porcaputtana jeans.
Non lasciavano spazio all'immaginazione, tutto era stretto nell'aderente tessuto: le gambe lunghe e affusolate erano libere di essere ammirate. Ma ovviamente gli occhi si posarono sul suo culo e lì rimasero: sembrava i jeans facessero fatica a contenere tutto quel ben di Dio, risaltando quanto fosse tondo e pregasse di essere toccato.

Roberto si girò, sorrisetto sempre in volto, e chiese: <Ti piace~?>
Bruno riuscì solo ad annuire freneticamente, lo sguardo che si spostava sulle cosce e i fianchi esaltati dal tessuto.

L'ex sabaudo evitò ancora il letto, andando verso la scrivania, e disse con tono quasi nonchalante: <Se vuoi intanto pulirti meglio, ci sono delle salviette nel primo cassetto del comodino.>

Il biondo, confuso, ma quasi non staccando lo sguardo dalle fattezze del moroso che di nuovo gli dava la schiena, prese le salviette e si tolse i boxer. Sfilò una salvietta e iniziò a darsi un'ulteriore pulita al pene.

Un rumore gli fece alzare la testa, dato che l'aveva abbassata.

<Che imbranato che sono!> commentò il piemontese, osservando le penne che "accidentalmente" aveva fatto cadere dalla scrivania. Prendendo coraggio, si sporse in avanti senza chinare le ginocchia per raccogliere le penne. Il respiro trattenuto che udì da dietro di sé gli disse che aveva fatto centro.

Il trentino per un attimo pensò che quei jeans si sarebbero strappati, dato quanto si stavano allungando per accomodarsi alle azioni dell'ex sabaudo, il quale era con il culo in bella in vista, così stretto e invitante in quei jeans striminziti.

Il più giovane si morse il labbro inferiore e il suo corpo agì di riflesso: smise di pulirsi con quella salvietta e incominciò a masturbarsi davanti la visuale.

Roberto mosse piano i fianchi da ancora piegato in avanti quale era, soddisfatto quando udì un piccolo gemito scappare dalle labbra altrui. Recuperò la penna e si alzò soddisfatto. Ancora dando le spalle all'altro, prese in mano un libro abbandonato sulla scrivania e commentò: <Oh, già che ci sono metto a posto questo.>

Di solito, per mettere un libro su uno scaffale sopra la scrivania, o si sporgeva in punta di piedi o saliva sulla sua sedia. Sfruttando il fatto che sullo scaffale più vicino al mobile c'era un buco, mise un ginocchio sulla scrivania, piegando la gamba ed appoggiandosi ad essa, sporgendosi verso il piccolo ripiano, le gambe e la schiena in tensione.

Bruno percepì la gola decisamente secca, il basso ventre in fiamme e la mano si muoveva veloce: tutto il corpo dell'altro era in tensione, i muscoli risaltati dalla pelle tesa e quei cazzo di jeans, come una seconda pelle, fasciava i muscoli coperti.

Quanto avrebbe voluto-

Il castano mise il libro a posto, si rimise dritto in piedi e si girò verso il fidanzato, non riuscendo ad evitare di percepire il volto più caldo davanti lo sguardo rapito dell'altro e l'erezione che gli aveva causato. Osservandolo dritto negli occhi, si avvicinò all'altro e domandò, fintamente offeso: <Hai iniziato senza di me, Sole?>

Salì sul letto e, a gattoni, gli arrivò davanti, gli prese la mano "impegnata" e la levò da lì.
<Ti ho reso così solo mettendomi su un paio di jeans~?> chiese poi, poggiando la mano libera sulla coscia altrui.

<Non sono jeans normali.> ribatté il trentino <Non metterli mai fuori da questa stanza.>

<Da quando in qua sei tu il re? E perché non dovrei metterli?> indagò il piemontese, il tono allusivo. Con una scia di baci e morsetti, nel mentre, scese dal collo fino ai fianchi, chinandosi e accomodandosi fra le gambe altrui. Una volta lì, stuzzicò il moroso con nuovi succhiotti sull'interno coscia, entrambe le mani sui suoi fianchi.

Il biondo, decisamente distratto dalle attenzioni altrui, a fatica disse: <T-Tu sei il mio re-ah~! Ma non puo-oh~i metterli! Tu-tutti ti fisse-eh~rebbero il culo.>
L'ex sabaudo smise con i succhiotti, baciò con calma parte dell'inguine, ignorando l'erezione così poco distante, e chiese: <Davvero? E ti darebbe fastidio~?>

Il più giovane spostò una mano aggrappata al materasso e la incastrò fra i riccioli del moroso. Lo costrinse ad alzare il volto, quel che bastava per guardarsi negli occhi. Con i propri lucidi dal piacere e le pupille dilatate, sussurrò: <Troppo. Tutti ti guarderebbero. Ma non ne hanno il diritto. Solo io posso.>

Roberto abbassò la testa, non interrompendo il contatto visivo. Alitò un respiro caldo sull'erezione altrui, ammirò l'altro contorcersi e gemere piano e asserì: <Ma da quando sei te in controllo~? Sono io il re e tu un mio suddito.>

Leccò timidamente il glande dell'erezione altrui e la risposta fu immediata.
Bruno emise un verso strozzato, strinse la presa sui suoi capelli, buttò la testa all'indietro e balbettò: <Sono tuo.>

Il piemontese mise le mani sulle sue cosce, puntellò le ginocchia sul materasso, si mise culo all'aria e, con il volto così vicino al pene altrui, decretò: <Bravo per aver capito, ti meriti una ricompensa.>

E prese in bocca la punta, succhiando piano.

Il biondo gemette rumorosamente, le gambe tremolanti dal piacere che lo attraversava come una potente scarica. Rinunciò a stare seduto, si stese senza mollare la presa sui suoi capelli. Spinse i fianchi contro la bocca altrui quando il castano fece su e giù con la testa, leccando occasionalmente la parte torturata.

Vide le stelle quando il suo brazedél, senza preavviso, prese in bocca oltre metà dell'erezione senza problemi, succhiando e usando delicatamente i denti risalendo con le labbra.
Il trentino non capiva più alcunché, se non le scariche di pura euforia e chi ne era l'artefice.

Continuò ad ansimare il nome del fidanzato mentre questi faceva meraviglie che non si sarebbe mai aspettato. Il calore aumentò nella zona, una sensazione conosciuta che si stava aggrovigliando e lo stava portando al limite.

Poi Roberto fece l'impensabile: lo prese totalmente in bocca, succhiando con vigore.
Bruno spinse, per come possibile, i fianchi verso l'alto, gemette il nome dell'altro e venne, mentre un'ultima e potentissima scarica lo attraversava.

Rimase steso, perso nel post-orgasmo, per un tempo a lui totalmente sconosciuto.
Ad un certo punto una mano gli diede qualche colpetto giocoso sulla coscia e il castano gli chiese: <Ci sei o sei ancora perso?>

Il trentino aprì piano gli occhi e vide il moroso seduto accanto a lui, sorridendo come solo lui sapeva fare, solo in boxer (per sua gioia).
<Ci sono, ci sono... più o meno. Sei stato incredibile.> asserì, mettendosi seduto un po' a fatica. L'altro gli porse una bottiglia d'acqua quasi finita.
La fissò perplesso.

Il piemontese spiegò: <Se hai ancora il sapore in bocca, sciacquatela un po'. Io l'ho fatto mentre te eri ancora nel mondo delle meraviglie.>
Il biondo prese la bottiglia e bevve qualche sorso, togliendosi le ultime tracce dalla bocca, e riacquistando lucidità.

<Comunque sono contento ti sia piaciuto. Mi sono sentito abbastanza ridicolo mentre facevo quella scenetta alla scrivania, almeno è servito a qualcosa.> confessò nel mentre l'ex sabaudo, giocando con il copri materasso.

<Non eri ridicolo.> ribatté il più giovane, smettendo di bere <Eri bellissimo ed erotico. Ed ero un po' serio prima. Non metterti mai quei jeans in giro, ti fisserebbero in chissà quanti come degli ebeti!>

Roberto ridacchiò, lo baciò sulla guancia e commentò: <Ma che gelosone che abbiamo qua~>

Bruno si mise seduto sulle gambe altrui, lo cinse a metà petto ed asserì: <Ovvio che sono geloso! ... Sul serio so che non ti posso costringere a non metterteli, ma mi darebbe fastidio. Tu sei bello, davvero, davvero tanto! Degli idioti indiscreti ti fisserebbero come dei pesci lessi e penserebbero a chissà cosa! Non ne hanno diritto.>

<Li avevo nell'armadio da un bel po'. Sono stretti, danno fastidio.> il più alto gli diede un bacetto veloce <Grazie per aver specificato, mentre giocavamo avevo un po' paura... e comunque sei esagerato, gelosone!>

<Assolutamente no. Ti ricordi quando ci avevano trascinato in quel bar gay per una scommessa?> domandò abbastanza retorica il biondo.

<Sì, un annetto fa, no? Vari ragazzi ci avevano provato con te. Uno ti aveva pure sfacciatamente chiesto se stavi sopra o sotto, se non ricordo male-... E cosa vuoi provare? Erano venuti per te, mica per me.> rispose tranquillamente il piemontese.

<Ti ricordi come ti ero parso per tutta la serata?> indagò il trentino.
Il castano corrucciò le sopracciglia per qualche secondo. Infine decretò con il volto più disteso: <Sì. Sembravi arrabbiato tutto il tempo. Avevo supposto fosse perché volevi passare la serata in modo diverso. E che poi a ciò si fosse aggiunta la scocciatura di tipi a caso che ci provavano.>

<La seconda cosa è giusta: ero seccato da quegli umani. Anche perché di loro non mi interessava nulla, indovina il perché.> rispose il più giovane.
L'ex sabaudo arrossì leggermente, come colpevole.

Bruno lo baciò, poi proseguì: <Ma il fatto è che stavo guardando male tutti quegli umani che ti occhieggiavano per più di una manciata di secondi. Erano tutti degli stupidi umani tutti muscoli senza cervello che ti fissavano come idioti! E quindi facevo il cane da guardia rabbioso. Per una volta ho ringraziato la mia capacità di far paura con un'occhiataccia.>

Roberto arrossì vistosamente, s'imbronciò e borbottò: <Esagerato. E non era detto fissassero me.>

<Fissavano te. Ne ero certo. E ogni tanto qualcuno provava ad avvicinarsi. Ma poi lo fulminavo con lo sguardo e, pensando fossi il fidanzato geloso, facevano stranamente dietrofront.> ribatté il trentino.

<Basta con questo discorso, non arriveremo a niente. Siamo due testoni e nessuno di noi due cederà.> commentò il castano. Sfregò il naso contro la guancia altrui, lo baciò lì e poi appoggiò la fronte contro quella altrui.
Aggiunse: <Voglio coccole.>

<Che re viziato~> ridacchiò il biondo. Subito si mise all'opera: spostò le braccia, gli cinse il collo e prese a baciarlo innocentemente appena sotto il mento, qualche segno del giorno prima bello in vista dato che sotto la doccia il trucco si era tolto.

Il piemontese gli accarezzò la schiena e lo baciò fra i capelli, sorridendo.
<Posso chiederti una cosa?> domandò ad un certo punto Bruno, alzando il volto.
<Hai già fatto una domanda, ma fanne pure una seconda.> concesse Roberto, accarezzandogli la guancia e giocando con le ciocche che ricadevano vicino l'orecchio.

<È un po', ehm... sfacciata...?> mise le mani avanti l'ex austriaco, non sapendo bene come definirla.
Il castano ridacchiò e lo esortò: <Su, domandare è lecito e rispondere è cortesia.>

Il trentino prese coraggio e chiese a bassa voce: <Come hai fatto a... prenderlo tutto in bocca? Mi è piaciuto un casino, non ne hai idea, ho visto le stelle... ma con il senno di poi mi stupisce.>
Il piemontese distolse lo sguardo e volse la faccia, le labbra premute in una linea sottile.

<C'è... qualcosa che non so?> indagò il biondo, un po' spaventato.
 Non sapeva proprio come interpretare il silenzio altrui.
E con tutto quello che aveva passato, non si sarebbe stupito se avesse omesso certe parti. O che non aveva solo clienti donne, ma ben altri più esigenti.

<Cosa?! No!> rispose all'istante il maggiore, guardandolo di nuovo in faccia.

Mandando giù quel poco di dignità rimasta e spiegò imbarazzato: <Sai cos'é il Pirulo, no? Quel ghiacciolo alla frutta tutto girato su se stesso... A me piace molto ma non lo mangio mai quando sono in compagnia degli altri perché so mi perculerebbero per come lo mangio.>

<Vuoi dirmi che ti metti in bocca tutto quel ghiacciolo senza strozzarti?> domandò Bruno stupito.
Ok, non se lo sarebbe mai aspettato.
Ma almeno non c'era un altro trauma da spacchettare dietro l'angolo, no?

Roberto annuì, incassando la testa nelle spalle, e proseguì: <Mi dà noia continuare a leccarlo... e odio mordere i ghiaccioli e i gelati, mi fanno male i denti, perciò... ho imparato perché mi serviva. Ecco perché sono riuscito.>

Il trentino era ancora interdetto, non sapeva bene come prenderla. Poi il moroso borbottò: <Quindi ho fatto finta fosse come un Pirulo, anche se almeno il ghiacciolo è dolce e fresco...>
Il più giovane scoppiò a ridere, si appoggiò alla spalla altrui con la fronte e ribatté divertito: <Ah, perché guarda, te sapevi di fragola!>

Il castano si accigliò e ritorse: <Lo so benissimo, eh! Sei stato bravo a non fare una faccia schifata.>
<Non era il massimo, ma neanche la cosa più schifosa al mondo.> criticò il biondo, uno scrollo di spalle ad accompagnare.

Il piemontese dondolò la testa lateralmente, non condividendo appieno le parole altrui.<Facevo così schifo?> lo interrogò l'ex austriaco, il tono leggero.

<No, no... scusa, non so bene come classificarlo.> confessò Roberto.

Bruno lo baciò con dolcezza e si strinse all'altro. Lasciò le mani vagare e lo sfiorò dappertutto, assaporando i suoi sospiri e le reazioni istintive del suo corpo contro il proprio.
Ricevette in fretta simile trattamento e lo accolse volentieri.

L'ex sabaudo interruppe il momento quando si ritrovò a carponi sopra il moroso, il quale con un pollice tracciava il profilo del suo petto e l'altra mano era stretta attorno ad un suo gluteo.

<Vuoi qualcosa in più delle coccole?> chiese.
<Voglio te.> sussurrò il biondo, lo sguardo penetrante e sicuro che scrutava ogni centimetro di pelle visibile altrui.

Il piemontese arrossì e borbottò di getto: <Non mi sento di arrivare a quel genere di cose, sicuramente non oggi. E non avremmo niente con cui prepararci.>
Il trentino intese come erano state interpretate le sue parole, spalancò gli occhi e si affrettò a dire: <Non in quel senso! Neanche io voglio ora! Voglio sia speciale e indimenticabile per entrambi!>

Il castano si morse il labbro inferiore e disse: <Scusa.>
<Tranquillo, ero fraintendibile.> lo rassicurò il più giovane, baciandolo a stampo sulle labbra.
Il più alto si rilassò un po' e commentò: <Se ti metti i boxer, poi sono tutto tuo.>

<Perché i boxer?> domandò quasi infastidito Bruno <Si sta così bene nudi, solo con te che mi può vedere.>
<Perché così forse ti plachi. Sei stato fraintendibile in tutti i sensi e totalmente nudi è più facile eccitarsi... E io voglio solo coccole.> giustificò Roberto.

<Non posso dire la mia?> indagò il biondo, ironico.

<No~! Io sono il re e io decido.> decretò il piemontese. Si sporse all'orecchio altrui e li sussurrò: <Però, dato che sono clemente, avrai il permesso di toccarmi dove vuoi e come vuoi, se io non ti contraddico. Sono quasi totalmente tuo. Approfittane, io non mi ribellerò a praticamente nulla~.> e gli morse giocosamente il lobo.

<Non puoi dire di volere coccole e poi usare quel tono e dire quelle cose!> sbottò il trentino, accaldandosi in volto.
Si tolse da sotto il moroso e recuperò l'intimo, accompagnato dai risolini altrui.

Però il più grande si ritrovò smorzato nelle risa ad occhi chiusi quando un paio di labbra si avventarono sulle sue e due mani leste strinsero il suo sedere.
Strinse il mezzo germanico a sé e ricambiò con foga il bacio.

•~-~•

<Ciao.> Franco salutò cortese le due regioni del Nord, insonnolite sull'uscio della cucina.
<Guarda guarda chi finalmente si fa vedere; gli altri ci hanno già detto le loro idee.> ridacchiò Mario, divertito.

<Non voglio neanche sentirle, tanto sono tutte sbagliate. Ha solo messo male la sveglia.> rispose Bruno.
<Certo.> commentò Rita ironica, prolungando la "e", rendendo il tono ancora meno serio.

<È vero. Volevo solo metterla quindici minuti avanti.> sbadigliò Roberto, crollando sulla sedia accanto alla sarda.
<Ieri sera eri sicuramente molto lucido.> alluse Francesca, prendendo i biscotti prima che il laziale glieli rubasse.

<Non che ora sembri molto sveglio...> notò Maurizio.
<Eh, lo so...! Ma non potevo rimanere nel letto ancora.> sbuffò il piemontese, sfregandosi gli occhi.
<Per una volta non sarebbe stato una tragedia.> fece l'isolana.

<Mi sarei sentito uno sfaticato.> bofonchiò l'ex sabaudo.
Rita sorrise e gli diede un buffetto sulla guancia, a cui l'ex sposo non si ribellò.
Anzi, si sporse, le diede un bacetto sulla guancia e asserì: <Lo so che stavi aspettando. Buon giorno.>

<C'è già stato il telegiornale?> domandò Bruno, non preoccupato da quelle effusioni.
Aveva capito molto tempo prima che non aveva ragioni per essere geloso di lei.
<Sì e hanno parlato delle trattative con i secessionisti. Hanno dato loro i modi per contattarli, ma ammonendo che chiunque si metteva a fare il furbo si sarebbe ritrovato con una salata sanzione.> spiegò Domenico.

<Ora possiamo solo aspettare, anche se mancano solo 10 giorni all'ipotetica riunione. Tu hai qualche sensazione di già?> chiese Angela.
<No, assolutamente nulla. È dalla riunione di ieri che Hans non si fa sentire.> rispose il biondo, versandosi il caffè.

<Forse ha capito che è più saggio stia zitto e lasci fare agli umani. Si spera abbiano qualche neurone.> commentò Francesca.

Il trentino tornò con due tazze e poggiò quella con dentro un cucchiaino di miele davanti al fidanzato e giudicò: <Qualche furbo che capirà loro sono all'angolo ci sarà. O agiscono come vogliamo noi o saranno soli.>

Roberto intanto si rimise ben dritto con la schiena, diede un bacio sulla tempia al fidanzato, sussurrandogli un ringraziamento, e si prese qualche biscotto.
Bruno incassò la testa nelle spalle e mescolò il liquido nella tazza già omogeneo.

<Non pensiamoci e perculiamoli~, non possono scappare: sono mezzi-addormentati e stanno mangiando!> esclamò Mario, pimpante come sempre con una buona colazione davanti.
<E io che pensavo che almeno avrei evitato tormenti svegliandomi più tardi...> sospirò il trentino.

<Non puoi sfuggire in questa casa ai commenti su quanto siete teneri.> asserì la sarda divertita.
<Pensavo di avere supporto almeno da te! Io non ti punzecchio perché hai un moroso.> bofonchiò il piemontese, intingendo un biscotto.

<Punto primo, mi prendo le punzecchiature dai suoi fratelli. Punto secondo, il mio fidanzato non vive qua. Punto terzo, è troppo divertente stuzzicarti.> elencò l'isolana.
<Punto quarto, a quando le nozze?> scherzò Franco.
L'ex sabaudo per poco non si strozzò con un biscotto, mentre in volto divenne paonazzo per altre ragioni.

<I matrimoni si usano solo per unificazioni politiche importanti. Ormai non si fanno più. E inoltre siamo due uomini, in Italia il matrimonio gay è ancora impossibile.> notò il biondo, dando pacche sulla schiena al fidanzato per aiutarlo, anche lui divenuto rosso.

<Però prima o poi dovrete ufficializzare la vostra relazione con Feliciano. Ha diritto di sapere che state insieme.> suggerì Domenico.
<Quando questo problema finirà, si vedrà.> asserì il trentino.

<Però è un peccato non potersi sposare... lo sono stato, ma solo per politica. Sarebbe bello sposarmi perché lo voglio. Mannaggia alla Chiesa...> sbuffò Roberto.
<Io non sono neanche cristiano, fare un matrimonio in Chiesa è un no categorico per me.> notò Bruno.

<Esistono anche matrimoni laici. Fatti su misura da chi si sposa, così quel nano borbottante non potrà dirvi nulla.> suggerì Angela.
<Davvero?> chiese il piemontese, brillante di gioia e speranza. Erano emozioni contenute, ma il moroso le vedeva risplendere sul volto altrui, rendendolo ancora più bello.

<Certo.> asserì l'umbra.
<Stai già pensando a come fare i centrotavola?> scherzò subito dopo.

L'ex sabaudo arrossì e incassò la testa nelle spalle. Rita rise, lo cinse con un braccio, gli scompigliò i capelli già sparati e asserì ridacchiando: <Se non faccio la tua testimone mi offendo, eh!>

<Io mi propongo come il parente che è già brillo prima di andare al rinfresco!> si aggiunse Mario. Poi indicò Francesca e fece: <E lei fa la zia acida!>
<Ma vaffanculo! Faccio la zia ubriaca e che finirà per picchiarti con la borsetta!> replicò la toscana.
E mentre si creava un gran vociare nella stanza, i due fidanzati si guardarono, un po' imbarazzati.

Roberto però principalmente era speranzoso e sognante, gli stava quasi urlando con gli occhi «A te piacerebbe sposarci? A me sì!».

Bruno si immaginò di essere loro due, vestiti formali, su una piccola pedana.
Sognò di mettergli un anello all'anulare, nel mentre promettendo di amarlo e affermando che lui era la sua vita e che mai l'avrebbe lasciato. Fantasticò un simile discorso da parte altrui. Coronò il sogno con un loro bacio, tenendosi per mano, con entrambi un anello al dito, un simbolo che a caratteri cubitali affermava la loro unione profonda.

Sorrise alla scena e annuì.
Forse non sarebbe stato domani il giorno propizio e neanche il giorno dopo.
Ma sarebbe arrivato. 

E sarebbe stato un giorno indimenticabile.

N/A: awwwwww, un po' di fluff e cuteness dopo lo smut mi stende sempre, sono sincera!
E sono pure l'autrice di questa storia, figurarsi se non lo fossi 😂

Preparatevi per i prossimi capitoli, succederanno cose mooooooooolto interessanti (¬‿¬)(¬‿¬)(¬‿¬)( ͡• ͜ʖ ͡• )( ͡~ ͜ʖ ͡°)

E sì, per me è molto divertente spammare le faccine che si possono selezionare fra le emoji del computer. E per me questo tipo di emoji non batteranno mai le altre, ma shhhhh

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