46. Interessante piega post-doccia

N/A: ciao, rompo qua per pubblicare un vecchio disegno che è rimasto a prendere polvere per un bel po'.

Non mi fa impazzire, ma vabbé-

Comunque, spero che il capitolo vi possa piacere!
Commentate e stellinate!

(Ho notato un calo di "follow" nella storia e mi dispiace, ma sinceramente non è in mio controllo)



<Io giuro che vi prendo tutti a ceffoni.> borbottò Bruno, incrociando le braccia al petto quando gli umani uscirono dalla stanza.
La riunione era finita ed era stanco e seccato.

<È stato più forte di me! Istintivamente ho fatto quella faccia.> si difese Giuseppe.
<Si vede che ti manca una cosa basilare come il controllo.> notò Carlo, rimettendo a posto un polsino della camicia.

<Anche te potevi usare altre parole!> commentò Rosa, anche lei colpevole di essersi fatto notare.
<C'era Hans che scocciava ed è stato istintivo dire "voci fastidiose in testa"! Ma voi potevate anche controllare le vostre espressioni, dato che non abbiamo umani ma arpie come capi.> sbuffò il trentino.

<Anche lui ha partecipato?> indagò Sofia.

<Solo per dare fastidio e distrarmi, niente di nuovo. Spero solo che questa sia la volta buona... a furia di sbatterci contro la testa prima o poi qualcosa cambierà!> rispose l'ex austriaco, desideroso solo di un abbraccio del moroso. Peccato che fosse schizzato fuori a fare chissà cosa. Uffa.

<Beh, dai, questa volta si sta offrendo qualcosa. E al massimo ooops, vi abbiamo rubato i vostri capi perché hanno provato ad uccidere i capi di Stato, ve lo giuriamo!> fece Carmela con chiara ironia.

<Bel piano B, comunque. Viva la violenza.> commentò Sofia, il tono indecifrabile. Gli altri in stanza sperarono fosse almeno in parte sarcastica.

Roberto rientrò in quel momento nella stanza con un vago sorriso sulle labbra, accompagnato da una soddisfatta Anna con un pacchetto di patatine in mano.
Quando il piemontese si voltò ed osservò il moroso, il sorriso si allargò mentre si avvicinava e Bruno si illuminò come un albero di Natale.

Marie ridacchiò alla scena. Nonostante i suoi sentimenti di amore profondo per il fratello maggiore non fossero spariti, era un minimo felice per loro: più palese di così il loro amore era difficile da espletare!
(E avrebbe ucciso dolorosamente Bruno se avesse osato ferire il suo Roby.)

L'ex sabaudo le riservò un'espressione perplessa mentre si sedeva affianco al fidanzato, abbracciandolo.
<Siete adorabili! Da amante dell'amore mi fate sorridere come un'idiota.> rispose la valdostana, sorridente.

<Di solito che sei, invece?> la punzecchiò Giorgio.
La giovane regione gli rivolse un dito medio e gli lanciò la bottiglietta d'acqua mezza vuota.

<Non iniziamo una guerriglia, su... Almeno non finché i nostri capi sono ancora nell'edificio.> notò Vincenzo.
<Credo siano usciti tutti ora, io ho parlato con quelli che mi sembravano gli ultimi rimasti vicino l'ingresso.> asserì Roberto.

<E perché?> chiese il biondo, appoggiato comodamente al maggiore.
<Speravo di far vedere loro che questa idea non era così male e che se fossero stati un filo più disposti, non sarebbe stato male...> spiegò il piemontese.

<Hai parlato con i quattro simpaticoni?!> indagò il trentino, stupito.
<No, mancava il presidente del Senato. Ma con qualche complimento e giro di parole, credo di averli resi un pochino più inclini alle trattative.> rispose il riccioluto.

<Se ne sono andati tutti pomposi e con il petto di fuori che neanche i tacchini-> ridacchiò Anna, mangiando un manciata di patatine.
<E come lo sai?> domandò Sofia.
<Il distributore era lì vicino e ho visto la scena.> rispose la romagnola.

Intanto Bruno mandò mentalmente a quel paese il proprio imbarazzo, prese per il volto il fidanzato, gli diede un bacio sulle labbra e, staccandosi di poco, sussurrò: <Grazie mille.>
Roberto arrossì sulle orecchie e non riuscì a formare una frase di senso compiuto.

La porta si aprì e i due si staccarono con il cuore in gola al percepire l'odore di un umano. Era il sindaco di Bolzano, che entrò tranquillamente per osservare con confusione alcune regioni che stavano palesemente trattenendo male delle risate.

<Scusatemi se vi ho interrotto in qualcosa di divertente, a giudicare dalle facce di alcuni, ma avevo dimenticato la giacca.> spiegò l'uomo, prendendo la propria giacca dalla sedia vicino a quella di Bruno.

Questi riuscì a trovare la voce per dire: <Non si preoccupi, a volte ridiamo per davvero nulla. Buona giornata.>
<Anche a voi.> il sindaco salutò in generale le regioni ed uscì.

Appena lo fece, alcuni scoppiarono a ridere. Giuseppe fra i risolini disse: <L-Le vostre facce!> e continuò a ridere.
<Mi sono preso uno spavento!> asserì Roberto, guardando leggermente storto il campano.

<Nel provare a nasconderlo, secondo me, l'avete reso palese.> notò Sofia, mentre accanto a sé Anna moriva dai risolini.

<Sarebbe stato più imbarazzante farci vedere mentre palesemente ci comportavamo da fidanzati... Anche perché per gli umani noi siamo tutti fratelli in senso stretto, quindi in ogni caso si sarebbe disgustato.> notò Bruno.

All'istante strinse nella propria una mano del fidanzato, in segno di conforto. Aggiunse un bacetto sulla guancia e un sussurrato: <Ti amo> all'orecchio.
Il piemontese gli sorrise grato.

•~-~•

Era sera e Roberto rientrò in camera dopo essersi fatto una bella doccia, ancora in accappatoio e un asciugamano sulle spalle, i capelli umidi ma non grondanti d'acqua.
Si prese un colpo al trovarsi Bruno steso sul letto, in boxer e con una camicia nera addosso.

<Ciao.> salutò il trentino con tono allusivo, mettendosi a sedere. Il castano si ritrovò con le guance un po' più rosse: la camicia gli stava stretta, i bottoni con sforzo cercavano di tenere il tessuto vicino, ma senza molto successo. Fra ogni bottone un tirato spiraglio offriva una visuale del corpo allenato altrui.

E con addosso quel sorriso furbetto e i capelli tutti scompigliati, oddio... era sexy, non c'era altro modo per definito.

<Perché hai addosso quella camicia?> domandò balbettando, stringendosi l'accappatoio, come se quello potesse impedire al suo corpo di reagire.

Il biondo alzò le braccia e si stiracchiò, la camicia che si allungava nello sforzo di non strapparsi, il tessuto stretto che gli fasciava tutti i muscoli. Rispose con tono innocente: <Non la usavo da un po'; non ti piace?>

<È troppo stretta.> ribatté il piemontese, dannandosi perché non riusciva a smettere di fissarlo per tutto il petto e le braccia.

<Perché non me la vieni a slacciare e intanto ti togli l'accappatoio?> suggerì il più giovane, mentre faceva scivolare una mano lungo i bottoni che probabilmente supplicavano di essere sfilati dalle asole.

Roberto, la bocca un po' asciutta ma per il resto con la testa sulle spalle, ribatté: <Ma sono nudo poi.>

<Appunto per quello, velocizziamo le cose.> lo spronò l'ex austriaco. Davanti la faccia vagamente imbronciata altrui, picchiettò accanto a sé sul letto e propose con voce dolce: <Vuoi almeno che ti aiuti ad asciugarti meglio i capelli? Gocciolano ancora un po'.>

<Ah, davvero?> fece il piemontese, sedendosi accanto a lui sul letto, tirandosi la ciocca riccioluta penzolante sulla fronte.
Il biondo prese il suo asciugamano dalle sue spalle e prese a sfregare i capelli della nuca, commentando: <Eh già.>

Praticamente subito il castano chiuse gli occhi, rilassandosi, e chiedendosi chissà come sarebbe andato all'attacco successivamente il fidanzato.
Spalancò gli occhi dalla sorpresa quando gli venne tirato il ricciolo, stringendo il tessuto spugnoso dell'accappatoio e gemendo a mezza voce.

Che stupido, perché non ci aveva pensato?
Gli aveva offerto la possibilità su un piatto d'argento!
Il trentino gli sussurrò ad un orecchio, la voce bassa: <Vuoi che continui?>

A tradimento, gli tirò ancora una volta il ricciolo e il più alto chiuse gli occhi, mugugnando a labbra forzatamente chiuse. Annuì, le guance più rosse del normale, la voglia ormai una piccola fiamma accesa nel suo petto.

In fretta si ritrovò a gemere ed ansimare sotto le torture che Bruno riservava al suo ricciolo e poi anche al suo collo, che in fretta si riempiva di morsi e chiazze rosso-violacee.
Roberto era premuto con la schiena contro il petto del moroso, il volto appoggiato alla sua spalla, il collo disteso per lasciare spazio.

Ma le sue labbra erano vicine all'orecchio del trentino, che udiva alla perfezione ogni sospiro e gemito del fidanzato, ritrovandosi con continue scariche lungo la schiena, che si accentuavano quando l'altro ansimava il suo nome.

Notò che una parte dell'accappatoio fosse scivolata giù dalla spalla, mostrando la clavicola intonsa. Si spostò lì con le labbra, succhiando un lembo di pelle. Mosse anche entrambe le mani, pronto a levare quell'unico indumento al fidanzato.

Chiese in un sussurro: <Posso?> tirando piano la corda in vita.
Il castano fece da solo: si slacciò alla cieca il nodo fatto e fece scivolare via dalle spalle e braccia quell'unica barriera.

Il biondo lo aiutò a levarselo del tutto e lo buttò a terra insieme all'asciugamano. Fece stendere il partner sul letto e si mise sopra di lui, senza schiacciarlo. Propose: <Ora ti va di togliermi questa camicia? Non dicevi fosse stretta?> e nel mentre prese a baciare e succhiare la zona dello sterno.

Il piemontese gli sollevò il volto, asserì: <Odio quando giochi sporco>, lo baciò con foga e subito fece vagare le mani sul petto. Slacciò in fretta quei bottoni, liberando il petto altrui, e ogni volta che guadagnava un po' di pelle, sfiorava dove poteva, percependo i muscoli ogni tanto contrarsi sotto il suo tocco. Quando finì i bottoni, gli levò la camicia e tracciò con un dito un percorso lungo i muscoli del braccio, nel mentre mordeva piano le labbra al moroso.

<Sei stupendo.> sussurrò il maggiore a fior di labbra. Spostò la mano dal braccio al petto, sfiorò i muscoli dell'addome e i pettorali, arrivando alle spalle, dove scese con tutta la mano per la schiena, arrivando al bordo dei boxer.

<Hai voglia di andare subito al sodo?> domandò con un sorriso mefistofelico l'ex austriaco, abbassando il bacino di quel che bastava per strusciarsi contro quello scoperto altrui.
Roberto gemette piano e la sua mano andò a stringere il gluteo del fidanzato, le guance rosse, e ammise: <Volevo toccarti qui. So che a te piace farlo a me.>

Bruno fu stupito e si ritrovò con le orecchie rosse, ma riuscì a chiedere con un tono ancora spavaldo: <E ti piace?>
<Sì, ma preferisco qua, più muscoli da toccare~.> rispose il riccioluto con un ghigno furbetto. Mentre parlava, spostò la mano e la riportò sul petto, dove a palmo aperto toccò i pettorali e gli addominali.

<D'altronde, chi altro ha un moroso così aitante e forte?> domandò retorico successivamente, tornando su con la mano. Prese fra le dita un capezzolo e prese a sfregarlo.
Il biondo gemette, ma sfregò di nuovo i loro bacini e riuscì a farlo smettere per qualche istante. Ne approfittò per morderlo sul collo e, puntellandosi ora sui gomiti, gli tirò di nuovo il ricciolo.

Il piemontese si strinse al fidanzato e gemette, spingendo il proprio corpo verso quello altrui. Venne ricambiato nei gesti e percepì in fretta l'erezione altrui ancora intrappolata premere contro la propria. Provò a spostare le mani da dietro il collo, slacciandosi dall'altro, e raggiungere i suoi boxer.

Il trentino lo fermò, mettendosi a sedere sopra il fidanzato, gli prese le mani e sorrise dalla sua posizione di superiorità.

<Non mi vuoi?> domandò divertito l'ex sabaudo, ma non sottraendosi alla presa altrui, ammirandolo. Se voleva prendere il comando, glielo avrebbe lasciato.
<Volevo provare qualcosa...> ammise il più giovane, giochicchiando con le mani altrui.

<Cioè?> domandò Roberto, incuriosito, inclinando di lato la testa.
L'ex austriaco non riuscì a parlare per l'incertezza della reazione altrui e l'imbarazzo nel chiederlo. Era una cosa decisamente diversa!

Dopo qualche tentennamento prese un bel respiro e riuscì a dire: <Volevo... ecco... darti piacere qua...> e gli sfiorò con due dita l'erezione <Ma... con la bocca.>

Il piemontese arrossì vistosamente su tutto il volto e sulle orecchie, la bocca secca e gli occhi spalancati. Quasi all'istante, un'immagine di quella scena gli si parò come un manifesto tre metri per tre nella testa e... porca troia, l'idea lo eccitava.

<Te la senti?> sussurrò, la voce un po' roca.

<Certo. Perché pensi mi sia messo quella camicia, venendo qua subito dopo che tu avevi fatto la doccia? Volevo un po' stuzzicarti mentre ero certo di non dover interrompere nulla perché volevi darti una lavata in più per sicurezza.> asserì Bruno.

<Oh... ecco... allora... amepiacerebbetanto.> ammise il castano, voltando leggermente la testa di lato.
<Davvero?> chiese come entusiasta il biondo e la sua felicità aumentò al vedere l'altro annuire energeticamente.

<Bene. Ti andrebbe di... rendere ancora più interessante la cosa?> propose successivamente.
<Interessante come?> lo interrogò il piemontese.
<Ti fidi di me~?> domandò con tono allusivo il biondo, sporgendosi verso di lui, frizionando i loro bacini.

Il più alto annuì, ansimante.
L'ex austriaco sussurrò: <Stringiti a me.> e prese a baciarlo con foga. L'altro obbedì all'istante e si avvinghiò al moroso.

Bruno, attento, si mise in ginocchio sul materasso, stringendo il fidanzato, poi scese dal letto e lo portò fino alla scrivania, dove lo fece sedere. Gli morse il labbro inferiore e impose: <Resta qua.>, staccandosi e dirigendosi verso l'armadio del fidanzato, che lo guardava incuriosito.

Roberto spalancò gli occhi, il cuore batté più forte e il suo fastidio divenne più formicolante quando l'altro estrasse una cintura e si riavvicinò lisciandosela fra le mani. La gola era secca e la voce a quel paese, non riuscì a chiedere l'ovvia domanda che si ritrovò con i polsi legati davanti a sé. La presa non gli faceva male, ma era abbastanza salda da impedirgli di allontanare troppo le mani.

Il biondo gli sorrise, prese in una mano la fine della cinghia e tirò piano i polsi dell'altro.
<Ora sei sotto il mio totale controllo, ti piace~?> chiese, strattonando ancora un po'.
Il piemontese annuì energeticamente, il suo basso ventre che diventava ancora più caldo.

<Vuoi che faccia quel che ti ho promesso~?> indagò il trentino. La mano libera raggiunse il particolare ricciolo castano e se lo girò sulle dita, sfregandolo. Ammirò l'altro gemere e dimenarsi sotto il suo tocco, le mani impossibilitate a stringere alcunché.

Il castano annuì e vocalizzò un sì in mezzo gli ansimi. Pensò quasi di essersi sbagliato quando sentì l'altro dire: <Allora pregami, dimostrami quanto lo vuoi.>
L'ex sabaudo si sporse verso l'orecchio altrui, si strinse con le gambe al suo bacino e sussurrò con voce bisognosa: <Ti prego, Bruno, ti voglio~! Ho bisogno di te! Fammi gemere il tuo nome~.>

Il più giovane si morse il labbro inferiore mentre l'altro continuava con le sue suppliche, la sua erre rotacistica presente. E come ogni volta, non riusciva a resistere a quella voce.
Bruno tirò la cinghia e sussurrò: <Va bene, posso darti quel che vuoi~.>. Scese con rapidi baci per il petto altrui, la mano libera che in fretta scese per la schiena.

Prese a baciare la pelle dell'interno coscia, la mano che "scivolò" sul sedere altrui, stringendo la morbida pelle e massaggiando la zona.
Roberto dimenò le mani, desideroso anche solo di stringere i capelli del moroso, ma si ritrovò con i polsi strattonati e una minaccia contro: <Se non fai il bravo, la smetto.>

Allora fu costretto a fermarsi, mordendosi il labbro inferiore, ma non poté impedirsi di gemere quando l'altro lo morse sulla sensibile pelle. Spalancò gli occhi quando sentì le dita altrui andare troppo vicino ad un posto ancora intoccato.

<Che fai con le dita?> pigolò.

Il trentino lo osservò e, mentre tornava a toccargli il gluteo, rispose con onestà: <È un punto sensibile e tu sei pulito. Pensavo potesse essere un buon modo per farti godere di più il momento. Se non ti va, non ti tocco più lì.>

Il castano strinse le gambe attorno il collo del fidanzato e fece: <Non infilare niente, per favore... ma se vuoi solo sfiorare... posso lasciarti provare.>
Il biondo sorrise, lo baciò quasi sull'inguine e promise: <Ti piacerà tutto questo, te lo prometto. Chi fa il bravo riceve sempre dei premi e tu ti stai comportando abbastanza bene~.>

Ritornò con le due dita vicino al fascio di muscoli e massaggiò lentamente, concentrandosi con la bocca a lasciare succhiotti su tutto l'interno coscia all'altro.
Il piemontese chiuse gli occhi e strinse le mani a pugno, muovendo i fianchi in cerca di sfogo, gemendo contro la propria spalla per trattenersi un po'.

L'altro avrà pure messo un po' di magia insonorizzante sulle loro stanze tempo prima, ma non era mai troppa la precauzione. Dovette affidarsi a quella magia, però, quando gemette senza ritegno. L'aveva fatto, aveva preso in bocca la punta.

Bruno succhiò la parte, attento a non usare i denti, passando la mano sul resto dell'erezione. Piuttosto che su quello che stava facendo, per non mandarsi nel pallone da solo, si concentrò sulle reazioni altrui.

Roberto stringeva le cosce attorno la sua testa con forza, spingendolo contro di sé, i versi di apprezzamento che risuonavano per la stanza e le sue mani che si dimenavano nella presa della cintura.

Il biondo lo graziò e gli avvicinò le mani alla propria testa. All'istante l'altro gli afferrò i corti capelli e prese a gemere il suo nome come in un mantra. Spronato, provò a prendere un po' più dell'erezione altrui e a fare su e giù con la testa.

Il piemontese diede un piccolo colpo di bacino verso l'altro e buttò indietro la testa. Ansimò, approvando la scelta.
Il trentino proseguì in quel modo per un tempo indefinito. Poi, si staccò con cura e leccò dalla base alla punta lentamente, riprendendo in bocca il glande e succhiando la zona.

Il castano gemette in modo sconnesso il suo nome e venne. La scarica lo attraversò dalla nuca alla punta dei piedi, facendolo tremare leggermente. Lasciò la presa sui capelli del minore e un po' si accasciò sulla scrivania e contro il muro dietro di essa.


N/A: SMUT A SORPESA, AHAHAHAHAH.
Beh, un sogno di Bruno si è realizzato- *coff coff* EHEHEHEH

Ok, la smetto.
Forse no.
Non ce la posso fare.

Ma spero comunque vi sia piaciuto <3

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