44. Meglio Renzo e Lucia a Romeo e Giulietta

N/A: con questo capitolo iniziamo il 5° e penultimo dei fogli di Google Documents dedicato alla scrittura della Bruroby; questo conta la bellezza di 99 pagine.
Credo sia il secondo più piccolo, lol. 
Ma ora bando alle ciance e iniziamo il capitolo!

Roberto sorrideva dolcemente, seduto a gambe incrociate accanto a lui.
Gli sciolse i polsi e accarezzò i capelli, giocando con le ciocche della fronte.
Bruno lo osservò un po' confuso. Un attimo prima era un sexy capo che si prendeva quello che voleva, subito dopo si mostrava come il concentrato di dolcezza e delicatezza quale era perennemente. Era difficile stargli dietro e capire cosa passasse per quella testa particolare.

<Ti è piaciuto, vero?> domandò di nuovo il maggiore, il tono vagamente spaventato e il volto divenuto dubbioso.
<Certo, è stato bellissimo.> rispose il biondo, il piacere e la confusione che ancora lo facevano ondeggiare in un mondo tutto suo.

<Sicuro?> indagò il piemontese, il volto corrucciato.
Il trentino si sforzò di alzare le braccia e il busto, allacciò le mani dietro il collo del fidanzato e lo baciò brevemente sulle labbra. Assicurò: <Assolutamente sì. È stato eccitante vederti agire come un capo geloso.>

Il castano sorrise grato e rispose: <Bene, sono rimasto nella parte!>
<Stavi recitando...?> chiese il giovane.

<Per qualche istante, all'inizio, ero davvero arrabbiato all'idea di te che facevi lo spogliarellista, poi è tornata la ragione... ma ero sopra di te e tu mi fissavi totalmente perso... e a me non dispiaceva la situazione. Quindi ho continuato a fare il capo geloso: è stato divertente.> spiegò l'ex sabaudo.

Bruno ne fu rincuorato e, per casualità, fece cadere l'occhio fra le gambe del moroso e notò il movimento ancora intrappolato nei boxer.
<A quanto pare non ti sei solo divertito nel senso stretto del termine.> commentò con fare allusivo. Una mano scivolò giù per il petto e il ventre e prese a coppa l'erezione coperta altrui.

Roberto divenne bordeaux sulle guance e balbettò: <Ovvio! Eri una bella visione, eh!>
Il trentino lo mordicchiò sull'orecchio e propose in un sussurro: <Ti va se ora prendo un po' il comando io?>

Il castano aveva il cuore schizzato in gola, battendo fortissimo, lasciandolo con la bocca secca. Annuì, pigolando: <Sì.>
Il biondo lo fece stendere sul letto, acciuffò una maglia appoggiata su una sedia vicino il letto, la legò sugli occhi del moroso e gli sussurrò: <Rilassati.>

Gli salì a cavalcioni e iniziò ad accarezzargli il petto, stuzzicandolo sui capezzoli. Nel mentre, sfregò il proprio bacino ancora nudo contro quello coperto dell'altro.

Il castano non tardò nella risposta: afferrò le coperte e prese a gemere, la sensazione amplificata dalla mancanza della vista. Ad un certo punto, si sentì irrimediabilmente freddo quando il minore si tolse da sopra di lui. Ma in fretta un paio di mani gli calarono e tolsero i boxer e delle labbra lo baciarono così vicino che non resistette al stringere le gambe attorno il corpo altrui e pregarlo di farlo venire.

Le labbra presero a succhiare e mordere la pelle del basso ventre, appena sopra la sua erezione, che venne presa in mano, la quale si mosse su e giù.

Roberto si coprì la bocca con entrambe le mani quando venne alcuni minuti dopo, spingendo i fianchi verso l'alto, gemendo rumorosamente il nome del moroso. Per qualche istante, aveva pensato che l'altro... arrossì al pensiero e lo cacciò in un angolo della testa.

Venne pulito e poi gli fu slegata la benda.
<Piaciuto?> domandò il trentino, baciandolo sul volto.
Il più grande annuì, stringendosi a lui, e sussurrò onestamente, il piacere che ancora vagamente lo assuefaceva: <Per qualche attimo pensavo avresti usato la bocca.>

L'ex austriaco arrossì al pensiero.
<Ti sarebbe piaciuto?> domandò dopo qualche secondo, curioso.

Il riccioluto, già più con la testa a terra, si ritrovò imbarazzato dalle proprie parole e da quelle altrui. Riuscì a rispondere: <Sarebbe stato interessante...? Ma credo che prima sarebbe stato giusto darmi una lavata in più per sicurezza.>

Bruno fu sorpreso dalla risposta altrui. Lo baciò sulla fronte e disse: <Non ci avrei pensato, ma hai ragione...>
<Tutto deve essere una bella esperienza, per quanto possibile, per entrambi.> asserì Roberto, arrossendo all'immaginarsi di chinarsi fra le gambe del fidanzato per quello.

Il biondo, notando il suo rossore, gli chiese: <Ci stai pensando?>
Il piemontese affondò la faccia contro il suo petto e farfugliò in affermazione.

Il trentino gli accarezzò i capelli e ripensò a quanto, davvero, ci era andato vicino poco prima. Prima di diventare di nuovo palesemente eccitato, si riempì la testa di immagini schifose e si calmò. Sussurrò: <Anche io... possiamo sempre provare, se ci andrà... Stando attenti a non farci male.>

<Ovvio!> esclamò all'istante il castano, osservandolo negli occhi cerulei <È una zona delicata, va trattata come tale. Comunque, cambiando argomento... è stata una bella serata.>
Il più basso sorrise e commentò: <Decisamente. Mi piace il tuo lato un po' capo della situazione.>

<A me piace farlo... ma mi piace anche quando fai tu il capo.> asserì l'ex sabaudo.

Bruno arrossì alle parole altrui e lo strinse forte fra le braccia. Represse lontano il desiderio più carnale che possedesse e gli accarezzò i capelli.
<Beh, a me non dispiace.> notò a bassa voce. Alzò le coperte e in fretta entrambi si misero sotto.

Roberto spense la luce e si tenne vicino al moroso, stringendolo a sé avvolgendo le sue gambe con una propria. Dato che erano ancora nudi, varie parti del corpo erano in contatto.
Il trentino ironizzò: <Me lo stai appoggiando?>

In tutta risposta il castano, con addosso un'invidiabile poker face, gli tirò leggermente i capelli, facendo lamentare l'altro. <Te lo sei meritato.> si imbronciò il maggiore, interrompendo le coccole.

<Scusa, scusa, ho sbagliato, sono un cretino.> fece in fretta il biondo, sfregando il naso contro il suo collo.
Il piemontese sorrise, riprese le coccole e rispose: <Bravo che lo riconosci.>

Per vari minuti rimasero in silenzio, accoccolati.
Infine l'ex sabaudo sbadigliò, chiuse gli occhi, rallentò le carezze e augurò buona notte. Il più giovane ricambiò l'augurio e si addormentarono.

•~-~•

I giorni si susseguirono, con quella lentezza e vaga tristezza tipica dell'inverno; i giorni "corti", con più ore di buio che luce, il freddo che scaturiva la pelle d'oca, la normale vita che scorreva. La tediosità era più sopportabile in compagnia e con la promessa delle vacanze natalizie.
Bruno non sarà stato cattolico, ma un'occasione per godersi del riposo non si disdegnava mai.

Anche perché sperava i cittadini li lasciassero in pace per Natale, dato che i momenti di rappresaglia si manifestavano quasi ogni giorno, in varie parti d'Italia, a diverse ore. Ormai si erano arresi a quella situazione, finché non si cambiava qualcosa.

E chissà perché, era stata indetta un'altra riunione il 20 dicembre. Oh, quanta era la sua voglia di spalare merda addosso a quegli stronzi e punzecchiare quei palloni gonfiati come loro avevano fatto con lui!

<Che cazzo é?> domandò a voce alta Rosa, osservando il disegno fatto da Giuseppe sulla lavagnetta.
<Ohi, meglio di così non so fare!> si lamentò il campano, agitando il pennarello.

Stavano giocando a Pictionary, usando parole e frasi da loro create e alcune direttamente del gioco.
<"Babbo Natale fa sciismo agonistico"?> tentò Marie.
<Teniamola buona! "Babbo Natale alle Olimpiadi Invernali" era la frase. Chi l'ha creata?> si chiese il meridionale, pulendo la lavagnetta.

<Qualcuno che non voleva essere scurrile.> notò Marie, segnando un punto per sé.
<Quanto mi manca la neve, qua è quasi impossibile nevichi.> aggiunse poco dopo, imbronciandosi.

<Dai, per i primi giorni del nuovo anno mica vai ad Aosta? Avrai neve a volontà.> notò Anna. Pescò a caso a chi toccasse disegnare e disse: <Bruno, turno tuo.>
Il biondo si alzò e afferrò il primo bigliettino trovato.
Aggrottò le sopracciglia. Dio, l'avrebbero sgozzato.

<Non posso cambiarla?> domandò.
<No.> decretò Giovanna.
<Ok, ma che nessuno mi strangoli, io disegno solo quello che c'è scritto. Questa sicuramente l'ha scritta qualcuno. Sembra uscita da Cards Against Humanity.> borbottò l'ex austriaco.

Disegnò un omino che correva e gli fece un ricciolo a sinistra della testa.
<È me?> domandò Giuseppe.
<No, non nello specifico. Sto usando generalizzazioni. Ripeto, non uccidetemi.> spiegò il trentino. Disegnò in mano all'omino un abbozzo di cannolo e gli fece dire con una vignetta "Le olive di zio Tonino sono il megghio".

<Mi sento offesa.> commentò la siciliana, dal tono non si capiva fosse seria o meno.

<Beh, la parola usata non è carina.> commentò Bruno, disegnando poi due omini con un cappello da poliziotto che inseguivano il primo. Sullo sfondo disegnò una bancarella con un cartello con su scritto "Da Pasquale" "No scontrini".

<Ok, posso solo fare peggio ora.> decretò il disegnatore, ma preferì interrompersi con il pennarello e si scostò.
<Ti farei un applauso, è tutto così perfetto.> sghignazzò Giorgio, palesemente l'autore del bigliettino.

<Ah, so a chi dare la colpa, allora!> sbuffò il campano.
<Senti, o scrivevo quel che ho scritto, oppure "La Madonna, San Giovanni e Gesù crocifisso giocano a poker". Ho preferito quello!> replicò il veneto.

<Comunque è tutto così idiota da diventare bello. La tento con una... "Terrone evade il fisco"?> domandò Francesca.
<La prima parola è giusta e hai colto lo spirito della scena. Ma queste> e Bruno indicò i due poliziotti <Se lui evade il fisco, che sono?>

<"Terrone scappa dalle guardie di finanza."> rispose Carlo.
<Sì, giusta! E ora cancello, prima di ritrovarmi con una lupara alla fronte.> commentò il biondo.
<Oh no, tranquillo, la lupara se la ritrova lui.> rispose Giovanna, evocando il suo caro fucile e puntandolo sull'ex repubblica marinara.

<Ohi, che cazzo! Fai sul serio?!> fece Giorgio, evocando il proprio mazzo di carte magico e scattando in piedi.
E iniziò a litigare con i due meridionali.

<Che baccano state combinando?> domandò Sofia ad un certo punto, comparsa con buste della spesa alla mano sull'ingresso del salotto.
<Ha iniziato lui!> scattò Giuseppe, indicando il veneto.

<È un gioco, porco Dio!> si lamentò Giorgio.
<Avete di nuovo giocato a quel gioco lì, Cards qualcosa?> indagò Rita, già diretta in cucina con delle buste decisamente pesanti.

<Cards Against Humanity, Rita. E sarei offeso se lo stessero facendo, adoro quel gioco.> si lamentò Roberto, aprendo le ante delle mensole.
Solo perché era un angioletto, non volesse dire non apprezzare il black humour e Bruno adorava quell'aspetto del fidanzato, non così evidente a prima occhiata.

Pictionary. Uno disegna una frase o una cosa, gli altri la devono indovinare. Però, avendo un po' personalizzato le parole, è anche peggio dell'altro gioco.> spiegò Bruno, abbastanza atonale.
<Sembri decisamente divertito.> ironizzò il piemontese.

<Ha dovuto disegnare la frase "Persona del Meridione scappa dalle guardie di finanza", scritta da Giorgio, scatenando il litigio.> aggiunse Anna.
<Se l'ha scritta Giorgio, non c'era scritto "persona del Meridione".> notò Roberto.

<Siamo lì, su!> commentò il veneto.
<Tu vuoi morire o cosa?!> chiese Giovanna, ancora fucile alla mano.

Un tonfo attirò l'attenzione di tutti.
Marie era caduta dal divano e si stava rimettendo seduta a terra, la testa che girava.
<Ohi, che hai?> chiese la ligure con il suo solito tono brusco.

<Devono essere i miei cittadini... una sorta di black-out del genere può venire solo per quello.> commentò la valdostana, risiedendosi sul divano velocemente. Già, la stanza ancora girava.

<Chissà quali vie della sfiga ci sono di mezzo, ma te ti sei presa una certa batosta da questa situazione.> notò Rita.

<Lo so. L'unico motivo che ci vedo è che sono un territorio bilingue, in cui è forte l'influenza di uno Stato confinante, come Bruno con l'Austria... e come vari suoi cittadini, anche a vari miei non dispiacerebbe essere francesi. Cioè, a molti credo poco li cambia.> notò la valdostana.

<Che gusti di merda, se lo facciano dire.> commentò Francesca.
La piccola regione la guardò abbastanza seccata.

<Ohi, sai che lo odio! Quasi tutti qua odiamo il francesino, ci ha rotto il cazzo!> notò la toscana, andando alla lavagnetta. Si mise davanti, prese un pennarello e prese a disegnare velocemente qualcosa.

<Beh, non sei totalmente innocente. Anche te sei andata a infastidire altri.> borbottò la valdostana.
<Sì, ma ci siamo ritrovati tutti inculati e abbiamo smesso.> notò il veneto.
<E alla fine, quelli più salvi dagli stranieri siamo stati io e Roby.> notò Marie.

<Guarda, specialmente durante il Rinascimento lo stress bilanciava la libertà. Chiuso fra territori di Spagna e Francia, giusto giusto chi aveva combattuto le guerre per accaparrarsi qualche territorio italiano, non mi dava fiducia.> ricordò Roberto.

<Confermi che il mangia baguette è tipo così?> domandò Francesca, levandosi dalla lavagnetta, soddisfatta.
Vi era una caricatura della nazione francese, che fece ridacchiare varie regioni. Poi la girò qualche istante verso la regione in cucina.

Il piemontese incurvò brevemente le labbra all'insù e decretò: <Manca solo che dice di farsi abbracciare, così può mettersi a fare il viscido.>
<Non faceva così!> protestò Marie.

<Marie, solo per te vale. Aveva in qualche modo pietà di te.> ribatté l'ex sabaudo, deciso.
Il trentino notò il suo sguardo ferito.
"Non si meritava di essere usato così, a sua insaputa perché troppo innocente." notò, pensando a come consolarlo.

<È viscido solo a vederlo.> commentò Rosa, facendo una faccia schifata.
<Aggiungo la frase e le manine che non stanno al loro posto.> fece la toscana, rimettendosi all'opera <È troppo divertente fare le caricature.>

<Scommetto che ne avrai fatta almeno una mia.> fece il veneto.
<Egocentrico... ma sì. Ovvio. Sappi che dici sempre una bestemmia nelle mie caricature.> rispose Francesca.

<Quello è un ritratto, non una caricatura.> ironizzò Carlo.
<Non sei salvo neppure tu~.> canticchiò l'artista.
<Hai fatto una caricatura a tutti a nostra insaputa?> domandò Rita.

<Forse.> Francesca recitò la parte dell'innocente. Aggiunse, poi: <Tanto i miei quaderni sono principalmente pieni di bozze di nudi.>
<Quando non puoi avere un cazzo, lo dise-OH!> Giuseppe si ritrovò con il cancellino della lavagna in faccia, gentilmente lanciato dalla toscana di casa.

Ella ribatté: <Non disegno tutte queste volte i genitali come ti immagini tu. Preferisco disegnare muscoli e varie forme di corpi.>
<Varie forme?> domandò Anna.

<Viene meglio con i corpi femminili. Gli uomini o sono a imbuto o a rettangolo o a cerchio. Invece le donne hanno tante forme diverse ed è decisamente più divertente.> spiegò la regione del centro.

<Divertente? Fra tutte le parole... divertente?> domandò Sofia.
<Sì. È soddisfacente. Cioè, guarda!> fece Francesca. Cancellò con la mano (dato il cancellino era stato usato come proiettile per giusta causa) la caricatura di Francis e abbozzò tre corpi maschili.

<E basta. Per i ragazzi ho finito. Un po' di più o di meno muscoli o grasso qua e là, ma stop! Invece con le donne...!> proseguì. Disegnò molti più corpi molto rozzamente, questa volta femminili e tutti molto diversi. Ovviamente, per evitare simpatici commenti, evitò di disegnare troppo nel dettaglio i seni dei modelli.

<E sono solo alcuni di quelli che esistono! Con le forme femminili puoi sbizzarrire di più con la fantasia!> concluse.
<Io continuo a pensare che qua qualcuno ha mancanza di ses-ORA ANCHE IL PENNARELLO?!> strillò il campano.

Intanto il trentino si era silenziosamente avvicinato al moroso, l'aveva preso per mano e portato vicino le scale.
<Cos'altro non mi hai detto che ti ha fatto Francis?> domandò Bruno.

<Niente, è quello che sai già... Dio, sono stato un idiota per così tanto tempo...> sospirò Roberto, mettendosi le mani fra i capelli.
<Tu eri in buona fede, amore, volevi solo un po' di affetto. Io... non posso fare nulla per il passato, ma posso riempire il tuo futuro di affetto.> asserì il biondo, poggiando le mani sui suoi fianchi.

<E non solo affetto, giusto...? Anche con amore e passione no?> alluse il piemontese. Si tolse le mani dai capelli, le appoggiò su quelle del minore e le spinse verso una precisa parte del corpo.
Il trentino arrossì, si impedì di toccarlo lì e ribatté con voce balbettante: <Non ti devi sforzare.>

<Non mi sto sforzando. Voglio rimpiazzare il passato con il presente. E ora che ci sto pensando, voglio cambiare ancora una volta le sue schifose mani con le tue, che adoro.> asserì il castano. Baciò il più giovane sulle labbra, velocemente.

<Dimmi che non l'hai mai baciato così.> quasi supplicò l'ex austriaco.
<Assolutamente no. Ci ha provato, ma l'ho sempre evitato. Questa è solo un'aggiunta per rendere il momento più dolce.> sussurrò il maggiore. Gli prese il volto fra le mani e lo baciò con la lingua.

Bruno si lasciò andare e si strinse a lui, afferrando con ambedue le mani i glutei del fidanzato, strizzandoli leggermente. Non aveva su quell'unico paio di jeans aderenti che aveva, e meno male! Chissà quanti umani altrimenti gli avrebbero fissato il sedere mentre faceva la spesa (e si chinava o sporgeva per raggiungere gli scaffali) e lui, ignaro quale era, non se ne sarebbe accorto. Rafforzò la presa, girò entrambi cosicché il più alto fosse contro il muro e prese a muovergli le natiche lentamente in modo circolare, palpandole nel mentre.

Roberto sentì il cuore battere velocemente, non se lo aspettava! (Anche perché, nonostante sapesse l'altro lo guardasse un discreto numero di volte lì, difficilmente lo toccava). Le mani dalle guance passarono dietro al collo, dove si intrecciarono. Ansimò leggermente nel bacio, che desiderò non finisse mai.

<Non pensavo l'avrei mai dovuto dire io, ma... prendetevi una stanza, per favore. Non c'è bisogno di divorarsi la faccia e non solo in mezzo al corridoio.> commentò una voce pacata.
I due fidanzati si staccarono, colpevoli e rossi in volto per l'imbarazzo, e si voltarono verso chi aveva parlato.

Angela li osservava, un piccolo angolo della bocca curvato all'insù. Decretò: <Capisco come mai vi siete fatti beccare da Aleksander, nello sgabuzzino. Potrebbe passare un tir e neanche ve ne accorgereste.>
<Almeno tu-.> riuscì a dire Bruno, imbarazzato, tenendosi vicino al moroso.

<Tanto lo staranno pensando già tutti di là, se si sono accorti della vostra assenza.> notò l'umbra. Li fissò attentamente e aggiunse: <Comunque, anche in questi momenti, sei una persona che va dritta al punto, Bruno.>

Il biondo divenne rosso fin alla radice dei capelli, mentre il piemontese si irrigidì un po', colpevole. Era stato lui a chiedergli di mettergli le mani lì!
<Vi siete mangiati un po' la lingua mentre vi baciavate?> domandò la regione più bassa, palesemente divertita nonostante l'espressione quasi neutrale.

<Chi sta blaterando in corridoio?> domandò Giorgio a gran voce.
<Il demone Alastor, venuto qua perché incarna la vendetta e le lotte familiari. Chi vuoi che sia?> rispose a voce alta Angela.

<Stai parlando con Romeo e Giulietto?> chiese Giuseppe.
<Potresti smetterla con questi Romeo e Giulietto?!> si esasperò Roberto, staccandosi dal fidanzato e andando verso il salotto.

<Senti, di coppietta classica conosco solo quella!> si lamentò il campano.
<Fanno una fine di merda, almeno qualcun altro che vive felice c'è?> domandò Bruno, anche lui ritornando.

Angela li seguiva divertita. Suggerì, passando fra loro: <Renzo e Lucia dei Promessi Sposi vi piacciono di più? Dopo mille patemi, si sposano e stanno insieme nonostante le difficoltà della vita.>

<Non c'è nessun Don Rodrigo di mezzo e ci mancherebbe anche.> notò il piemontese <Ma è vero, vivono felici... e almeno il loro amore è più lungo e stabile di un'avventura di neanche una settimana.>

<Comunque rimane che in casa scommettano chi sia o sarà il Giulietto o la Lucia della situazione.> si aggiunse Sofia, cambiando poi pagina.
<Eddai, rovini il divertimento!> si lamentò Giuseppe, guardandola imbronciato.

Il trentino si massaggiò le tempie e domandò retorico: <Perché la cosa non mi stupisce?>
<E non c'è nessun Giulietto o Lucia.> aggiunse Roberto, seccato <Vi entra in testa o no?>
<Spoiler: no.> asserì Giovanna.

N/A: un capitolo un po' così, in cui 'sti due innamorati sono horny sia all'inizio, sia alla fine.
Ci sta, suvvia.
Già dal prossimo ci sarà da divertirsi. 
Per me, per lo meno.

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