30. Doppia chiamata
N/A: capitolo diverso dai precedenti!
Votate, commentate e buona lettura!
La mattina successiva Bruno si rivestì e uscì dalla stanza molto presto, come sempre durante le loro sere, sapendo che intanto il fidanzato avrebbe nascosto i segni lasciati la sera prima. Sorrise un po' soddisfatto, mentre si stendeva sul proprio letto.
I segni scuri risaltavano sulla pelle del fidanzato, il quale gli aveva ripetuto che, se anche odiava truccarsi, non avrebbe mai rinunciato al piacere di farseli fare.
Sorrise come un idiota, immaginando di marchiare il resto del suo corpo con simili segni che non avrebbe avuto il bisogno di nascondere. E se avesse voluto vederli, gli avrebbe chiesto di scoprire un attimo la parte interessata e ai suoi occhi sarebbe apparso il succhiotto, una sua sorta di firma.
Roberto era solo suo.
E lui era solo di Roberto.
Trovava intrigante l'idea del suo moroso che lo riempiva di succhiotti dappertutto e ripeteva come fosse solo suo, guardandolo dritto negli occhi con le sue iridi castane sincere, eppure un po' annebbiate dalla lussuria e desiderio...
No, cervello, no!
Si accorse solo dopo essersi disincantato che, inconsciamente, una delle sue mani era vagata dentro i pantaloni del pigiama e si stava massaggiando la zona. Si diede una manata in fronte con la mano libera.
Dannazione, perché la sua fantasia era così attiva alle 6 della mattina?! Ah, perché se lo chiedeva, lo sapeva già! Se c'era di mezzo il moroso, la sua fantasia si attivava all'istante ai massimi livelli.
Sfregò gli occhi quando la sveglia suonò, si alzò e stiracchiò.
Un altro giorno, un'altra possibilità per le sfighe di arrivare. Chissà quale sarebbe stato il dramma del giorno. Già che Hans fosse muto da un bel numero di ore non lo confortava. Ma era inutile fasciarsi la testa prima di rompersela.
•~-~•
La colazione stava procedendo così bene, Roberto aveva proposto se agli altri andassero i pancakes e ovviamente la domanda era stata accolta con entusiasmo. Erano stati un po' sorpresi, ma sicuramente chi erano loro per farsi domande?
Bruno sorrideva fra sé e sé mentre aspettava i suoi pancakes, ammirando il fidanzato farli, pensando di sapere quale fosse la ragione del suo buon umore, sentendosi orgoglioso di quanto era stato bravo a fargli i succhiotti, i quali neanche si vedevano grazie le magie del trucco.
Venne colpito alla gamba, ma non con forza, solo per attirare la sua attenzione.
Si girò di lato e vide accanto a sé Anna sorridere mefistofelica e sussurrargli: <Credo che qua qualcuno sappia come mai Roberto sia così allegro da farci i pancakes di sua iniziativa e non ci dice come ha fatto~.>
Il biondo girò un po' la testa di lato, cercando di non far trapelare emozioni, e ribatté: <Non lavorare di fantasia, non è successo nulla di quello a cui sicuramente alludi.>
La romagnola si imbronciò brevemente e rispose: <Andiamo, non mi dici mai granché! Capisco, sono fatti vostri, ma è anche vero che sono l'unica che sa che esiste e voglio sapere se sta andando bene.>
<Ovvio che sta andando bene, lui non sarebbe così allegro e io con la testa ancora sulle spalle.> commentò il trentino, aggiungendo: <E non fare la maliziosa, non abbiamo fatto nulla che implicava stare nudi.>
La ragazza ridacchiò e asserì: <Nonostante ci abbia pensato, non sarebbe stato possibile. Non ci credo non avreste fatto neanche un po' di rumore e uno di voi due avrebbe avuto difficoltà a stare in piedi o seduto. E, ma questa è la mia personale opinione, se davvero l'aveste fatto, il povero Roberto non sarebbe qua a fare i pancakes, ma nel letto a capire quale posizione gli fa meno male.>
Bruno ebbe il desiderio di nascondere il volto nel piatto, sperò di reprimere il rossore e mezzo-farfugliò: <Non sono cose di cui parlare a colazione!>
<Per favore, faccio chat erotiche mentre sono in meeting a distanza con il mio capo, per me non c'è un tempo no.>
L'ex austriaco pensò di soffocarsi con la saliva, sorpreso dalla confessione. La guardò sorpreso e domandò: <E Sofia? Non ti dice nulla mentre siete in chiamata con il vostro capo?!>
<Mi corregge la grammatica se glielo chiedo e cerca di sbrigare le cose affinché possa stare per i fatti miei.> rispose serenamente la romagnola.
<Ohi, cip e ciop, smettete di confabulare e tu passa il piatto a Roberto.> Rosa li richiamò gentilmente nella realtà, indicando la ragazza, e tornando a gustarsi i suoi pancakes.
<Oh, scusate!> ridacchiò Anna, porgendo il piatto a Roberto, il quale le mise i pancakes nel piatto <E comunque non stavamo confabulando. Volevo dare tregua a Sofi cinque minuti dalle mie chiacchiere e Bruno era la vittima più vicina.>
Il trentino scrollò le spalle, ma non disse nulla, bevendosi un po' di caffè dalla propria tazza.
Dopo vari minuti, finalmente anche Bruno ebbe il suo piatto di pancakes e il fidanzato si sedette con il suo piatto pieno, fra Marie e Carlo (giusto perché aveva proprio bisogno di una botta di gelosia non voluta quella mattina).
Giorgio, che era riuscito a sottrarre il monopolio del telecomando a Rosa ed Aleksander, mise sul TG, borbottando qualcosa riguardo a degli svitati.
La notizia li scioccò.
Personalmente direi che gli svitati si erano moltiplicati nel mentre.
<Ok, questa deve essere una presa per il culo, perché altrimenti vado fino a La Spezia a dare ceffoni al sindaco.> minacciò Rosa, conscia che non era uno scherzo.
In tutta Italia sia persone comuni sia vari sindaci di città "minori" si erano esposti a favore della secessione del Sud Tirolo, supportando un hashtag creato dai ribelli altoatesini.
A Bruno lo stomaco si chiuse in una morsa dolorosa, il senso di colpa che lo voleva trascinare verso il basso e soffocare. Era tutta colpa sua, non sapeva gestire i propri territori e ora c'era la concreta possibilità che qualcuno nel resto d'Italia facesse qualcosa di stupido e ne pagasse le conseguenze un'altra regione!
Quando il servizio finì e si passò alla successiva notizia, il trentino disse all'istante: <Scusatemi tutti, ora ho coinvolto senza volere voi e gli altri. Mi dispiace, davvero.>, la voce quasi da funerale.
<Senti, io ogni tanto non capisco i miei cittadini, sono umani e perciò sono strani. Non come noi, ma sono strani a modo loro... vabbè, quel che voglio dire è che non glielo hai detto tu di diventare cretini e anche se non sono rilassato non ti posso accusare.> tentò di spiegarsi Aleksander, un po' faticando a trovare le parole adatte.
<Non è una situazione prima nel suo genere. Come quelli che chiedevano la secessione della Padania si sono più o meno calmati, quando questo scoppio delle proteste finirà saranno in 3 gatti a parlarne e non sarà più un problema.> decretò Sofia.
Anche gli altri aggiunsero un commento più o meno chiaro, verbale o non verbale che fosse. Il trentino fu rincuorato dalla loro solidarietà, anche se solo lo sguardo del suo moroso non gli fece venire dubbi sul loro "buon cuore".
<Se ne siete così sicuri...> borbottò il biondo, affogando le sue preoccupazioni nel cibo.
<Uffi, quella notizia mi ha rovinato la colazione!> si lamentò Marie, che si arpionò imbronciata al braccio del piemontese.
Roberto decise di ignorarla, anche se fece un saltino sulla sedia, bevendo il proprio caffellatte placido.
<Però i tuoi pancakes sono buoni, Roby~.> si complimentò la valdostana, tornando a mangiare, sempre arpionata al più alto.
<Credo apprezzerebbe meglio il commento, e potrebbe gustarseli anche lui, se ti sedessi composta e gli lasciassi libero il braccio con cui mangia.> commentò Carlo.
La giovane regione lo ignorò e rimase appiccicata al piemontese, con questi che si arrangiò a mangiare i pancakes con la mano non dominante. Il biondo cercò di non pugnalare la propria colazione, il mostro verde già avvinghiato a lui. Lei era solo appiccicosa e sgradita, eppure lei poteva abbracciarlo senza ricevere occhiate perplessità. Lui invece prendeva sempre le sue difese anche quando non era interpellato, mentre solitamente era un menefreghista a livelli massimi.
E invece lui non poteva fare nulla, perché sempre riservato e chiuso, dimostrando troppo affetto tutto insieme sarebbe risultato strano.
Finirono la colazione e Carlo gli chiese di aiutarlo a pulire. Il trentino non si poté rifiutare, dato che in casa i suoi compiti erano molto flessibili, era una sorta di jolly. Una volta soli, mentre stava pulendo il tavolo ovviamente un po' sporco, il lombardo gli chiese: <Posso sapere perché mi hai fulminato con lo sguardo, prima? Non è neanche la prima volta che lo fai.>
Bruno si fermò nel suo lavoro, alzò la testa e guardò l'altro perplesso, il quale si era in parte voltato con la testa per osservarlo.
<Non so di che parli.> decretò il trentino, tornando a lavorare.
<Invece sì. Ho parlato e avevi uno sguardo che mi avrebbe fulminato, se fosse stato possibile.> asserì il più alto.
"Oh, fulminarti è una delle cose meno peggio." pensò il biondo, per ribattere: <Te lo sei immaginato, perché ti dovrei guardare male quando non hai fatto nulla di odiabile?>
<Questo me lo devi dire tu.> notò Carlo.
<Ma non c'è nulla da dire. Senti, se volevi farmi un interrogatorio per una cosa che non esiste con la scusa dell'aiutarti a pulire, mi spiace, ma non otterrai nulla perché non c'è alcunché.> un po' sbottò il trentino, spazzando sommamente per terra.
<Allora lo scoprirò da solo.> decretò il lombardo <Perché c'è qualcosa che non ti va a genio e non capisco che cosa.>
<Sarò invadente, ma perché ti preme così tanto sapere se c'è qualcosa che mi dà fastidio di te? Insomma, qua dentro metà di noi sopporta malamente gli altri e come non vi sia un morto al giorno è sorprendente.> indagò Bruno.
<Ah, non è chiaro? So benissimo di apparire uno stronzo insofferente, ma mi comporto così con chi non ritengo degno di rispetto. Dato che qua c'è gente che non ritengo degna di rispetto, mi mostro come farei con chi non sopporto. Ma tu sei uno di quelli che ha il mio rispetto, ti considero un mio pari, e quindi voglio capire cosa mai potrei aver fatto per aver perso io il tuo rispetto.> rispose il più grande, sicuro mentre esponeva quel ragionamento con una sua logica.
"Ok...?" pensò il trentino, un po' stupito dall'affermazione. Subito dopo, per gelosia, pensò: "Oh, scommetto che per Roberto provi così tanto rispetto.".
Alla fine rispose: <Non sapevo vedessi così la cosa e ti assicuro che non hai perso il mio rispetto, se ti preoccupa così tanto. Sono solo stanco della situazione e mi capita di fissare con cattiveria una direzione, ma perché penso ad altro.>
<Capisco, son soddisfatto di aver risolto la situazione.> commentò il lombardo.
Il biondo annuì. Stava per uscire, che Carlo parlò di nuovo, con calma e "premura", nei suoi limiti: <Se sei pieno di rabbia o stress, ti consiglio di fare una qualche attività per scaricare le emozioni. Prova la boxe o allenamenti brevi ma intensi. Nella palestra più vicina da qui hai entrambe le possibilità. Se vuoi pensarci, ti do i modi per contattarli e informarti.>
Bruno sbatté velocemente le palpebre, sorpreso. Era un pensiero davvero dolce ed era così strano arrivasse da uno come lui. La parte più ragionevole di lui pensò che stava esagerando, non era interessato al suo fidanzato, probabilmente pensava fosse degno del suo rispetto e quindi lo trattava in quel modo più gentile.
Annuì, ringraziò sommessamente, aggiungendo che ci avrebbe pensato, ed uscì dalla stanza.
•~-~•
I due telefoni sul comodino vibrarono come dei matti per vari secondi.
Bruno provò ad ignorare la cosa, ma Roberto pensò fosse meglio interrompere il bacio e proporre: <Vediamo che c'è. Se entrambi i nostri telefoni vibrano, vuol dire che stanno scrivendo sul gruppo. Ci sarà un motivo. E se non c'è, almeno torniamo ai fatti nostri che sono sereno.>
Il biondo si imbronciò e chiese: <Non possiamo proprio far finta di nulla e continuare? Se sono idiozie, divento di malumore e non voglio mentre preferirei baciarti.>
<Il mio telefono.> impose il piemontese, irremovibile.
Il trentino rimase con un'espressione infantile. Allora il moroso giocò sporco. Riallacciò le braccia attorno il suo collo e lo baciò dolcemente per dei lunghi eppure così brevi secondi. <Per favore?> chiese, sorridendo.
Il biondo non poté resistere.
Si tolse da sopra il fidanzato, sedendosi sul letto di lui, prendendo i due telefoni e porgendogli il suo. Andò sul gruppo.
'Tutti in soggiorno in 5 minuti, è importante.' era il secco messaggio di Angela.
Poi vi erano i dolcissimi avvertimenti di Francesca: 'O io vi trascino per le orecchie.' 'O vi ci porto a calci in culo.' 'Sapete che non scherzo.'
'@Giuseppe @Mario sono stati avvisati, a loro la scelta di morire o venire.' era poi il commento di Maurizio, che lo fece vagamente sorridere, anche se era ancora contrario all'essere stato interrotto.
Per una volta che potevano avere una sessione di baci la mattina senza nessun rompimento di coglioni, qualcosa doveva succedere!
<Suppongo dobbiamo andare in soggiorno.> decretò Roberto, mettendosi a sedere.
Il trentino lo abbracciò e poggiò la testa sulla sua spalla, lamentandosi: <Non è giusto.>
Il castano ricambiò l'abbraccio, lo baciò in testa e notò: <Forse facciamo in fretta e potremo avere tempo per noi.>
Il biondo lo lasciò andare, borbottando: <Tu e i tuoi baci siete troppo potenti, mi fate fare tutto quello che volete.>
Il piemontese ridacchiò, si alzò e tirò su anche il moroso, commentando: <Anche io preferirei stare qua a coccolarci, ma il dovere chiama.>
Poi l'ex sabaudo aprì piano la porta, controllando ci fosse via libera. Una volta appurato ciò, trascinò l'altro fino alle scale, dove sciolse le loro mani unite e scese le scale. Il più giovane lo seguì, asserendo prima che fossero a portata di orecchio estraneo: <Come vuole lei, mein König.>
Dal fidanzato ricevette solo un ammasso confuso e sconnesso di suoni che lo fecero sorridere.
Arrivarono in soggiorno e videro che ancora mancavano varie regioni, ma intanto Giorgio pareva star fissando arrabbiato il cellulare, borbottando, e Giovanna e Carmela stavano parlottando contro il cellulare di una delle due.
<Che succede?> chiese Roberto.
<Feliciano e Lovino in qualche modo sono riusciti a chiamare quasi simultaneamente, appena hanno visto le notizie del giorno.> rispose Angela.
<È proprio vero che gli stupidi son sempre dovunque.> commentò Maurizio, seduto di traverso su una poltrona.
<E non sentirti in colpa. Non lo volevi, lo sappiamo. Nessuno di noi vuole causare problemi, magari avessimo un po' di pausa da tutte le stronzate del mondo.> aggiunse Francesca, indicando il biondo.
<Mi hai battuto sul tempo.> asserì il trentino, sedendosi su un puff. Aveva decisamente voglia di rannicchiarsi, dato che non poteva ricevere l'affetto fisico del fidanzato.
<No, non sono ancora arrivati tutti, oh! Parli te che se ritardi di venti minuti è un miracolo!> si lamentò Giorgio contro il telefono.
La voce di Feliciano arrivò flebile alle orecchie del biondo, il quale pigolò: <Scusa Gigi, voglio solo parlarvi al più presto!>
<Oh, i tuoi idioti preferiti sono arrivati.> comunicò Giovanna a Lovino, quando tutte le regioni del meridione furono nella stanza.
<Cattiva.> bofonchiò Giuseppe, sedendosi su un divano. Mario si stese con la testa sulle gambe dell'amico, mentre le sue erano a penzoloni giù dal mobilio.
"E loro due riescono a passare come amici..." pensò Bruno, un po' intristito. Lanciò una breve occhiata al piemontese, che era riuscito a sfuggire alla morsa di Marie usando Rita e Rosa come barriere. Ne fu rincuorato.
Finalmente erano tutti riuniti.
Le chiamate furono messe in vivavoce.
<Bene, cosa volevate dirci a riguardo dell'inaspettato supporto ai secessionisti?> ruppe il ghiaccio Maurizio.
<Prima di tutto, come state ragazzi? Voglio sapere di tutti quanti!> domandò Feliciano.
<Mal di testa, più voglia del solito di picchiare gli altri...?> aggiunse Lovino, chissà se ironicamente o meno.
<Stiamo tutti bene, credo.> Vincenzo si fece portavoce, guardando attentamente il biondo, alzando le sopracciglia in dubbio.
<Sì. Tutto bene. Hans non si fa sentire da un po'.> commentò Bruno.
<Chi?> indagò Sud Italia, confuso.
<Ah, è vero! Voi due non ne sapete nulla.> notò Carmela.
<In realtà io lo so! Lo sospettavo da tanto e poi Bruno mi ha dato la conferma quando l'ho chiamato non troppo tempo fa.> ribatté Veneziano.
<Oh-. Allora l'unico a non saperlo eri tu, babbo.> notò Michele.
<Qualcuno mi può dire chi è 'sto tipo con il nome da crucco?!> chiese retorico Romano.
<Si chiama Hans, è un essere incorporeo che vive da tempo nella mia testa, può apparire negli specchi se vuole e rappresenta il desiderio dei secessionisti, ossia il Sud Tirolo autonomo.> riassunse il trentino.
<... Porca puttana, siete seri?> chiese Lovino.
<Già.> fece Vincenzo.
<Ve, son contento stiate tutti bene. Ma vi ho chiamato anche per chiedervi che cosa avete intenzione di fare.> si intromise Feliciano.
<Cosa possiamo materialmente fare? Finché parlano e basta, abbiamo le mani legate.> notò Angela.
<Se anche li limitassimo, daremo loro carburante: insisterebbero che la loro è una giusta causa, ma lo Stato oppressore li vuole far tacere.> aggiunse Sofia, le braccia incrociate e uno sguardo ancora più gelido del solito.
<Bella situazione di merda...> decretò Lovino.
<Hai scoperto l'acqua calda.> commentò Aleksander.
<Stavo solo constatando ad alta voce!> esclamò la nazione.
Giovanna sbuffò: <Babbo, non c'è bisogno di urlare, sei in vivavoce, dannazione...>
<Mi fanno incazzare.> asserì Romano, sicuramente imbronciandosi.
<Pensavo che a furia di stare con il tuo 'nnamurat ti calmassi, a quanto pare sei l'unico che anche scopando rimane nervosetto.> constatò Giuseppe, facendo scoppiare a ridere Michele accanto a sé e altri per la stanza.
<Perché dobbiamo sempre andare a parare lì...?> borbottò con esasperazione Giorgio, massaggiandosi una tempia per evitare di sbraitare.
<Ragazzi! Ve, per favore, ultimi attimi di attenzione e poi possiamo chiacchierare di tutto quello che vogliamo!> li richiamò Feliciano e le regioni che stavano ridendo si calmarono abbastanza in fretta.
<C'è altro che vuoi sapere?> chiese Franco, quasi aspettandosi di essere snobbato.
<Non è una domanda, è una promessa che voglio manteniate: se la situazione si complica, per favore, non iniziate a puntarvi il dito contro e a farvi la guerra come sapete ben fare. Farete soltanto il loro gioco.> li avvisò la nazione.
Un coro di assenso si levò nella stanza.
Bruno tenne le mani serrate a pugno, conscio che se il degenero avesse avuto inizio, sarebbe stato lui a rimetterci per primo. Si girò d'istinto verso il piemontese, il quale lo stava osservando con premura. Gli sorrise dolcemente, per un istante o due. Il trentino si rigirò, respirando profondamente, ricordandosi che lui sarebbe stato al suo fianco.
<A parte con Carlo. Se lo volete buttare in un fosso, avete il mio consenso.> si intromise Lovino.
Carlo lanciò un'occhiataccia verso il telefono e sputò qualche insulto in bergamasco. Ovviamente la nazione si incazzò e anche le regioni più meridionali.
Qualcun altro ne approfittò per fomentare la situazione e si finì con metà di quelli nella stanza impiegati in un tutti contro tutti. Angela recuperò il telefono di Giorgio, salutò Feliciano e chiuse la chiamata, sospirando.
Che famiglia di idioti che erano.
N/A: un capitolo abbastanza tranquillo, se si può dire, ma il problema si espande: la causa di Hans ora ha risonanza nazionale e sicuramente questo non porterà a nessun spiacevole incidente (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧
Vi voglio molto bene.
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