16. Andare contro la propria paura

N/A: ecco qua un disegno totalmente idiota della situazione:

È stato un parto, non è neanche venuto perfetto, pace.

Ora passiamo al capitolo, che è meglio.



Bruno pensò di sognare quando finalmente riuscì ad unire quelle sottili labbra che desiderava da tempo alle proprie. Lo baciò a stampo, muovendo le sue labbra su quelle altrui per qualche istante.

"Hai davvero avuto il coraggio di farlo? Sono impressionato! ... E un po' disgustato." commentò Hans mentalmente.

Con le sue parole il trentino uscì da quello strano senso di ubriachezza in cui era caduto per via del turbinio di emozioni intense provate. Spalancò gli occhi quando realizzò consciamente il gesto folle che aveva appena compiuto. Si staccò dal castano ed arretrò di vari passi, le mani tremolanti, peccatrici quanto la sua bocca di quello che era successo.

Si era davvero confessato e aveva baciato il piemontese?

Oddio, oddio, oddio! Che disastro!
Come aveva potuto cedere al suo istinto in un momento delicato del genere?! Ora il più alto l'avrebbe trovato ripugnante per il resto della sua vita e l'avrebbe odiato, quegli altri sentimenti che gli aveva decantato precedentemente sicuramente scomparsi!

Si portò le mani tremanti fra i capelli, fissando il terreno, rifiutandosi di osservare la faccia di orrore dell'altro.

Roberto rimase con l'espressione da pesce lesso che ebbe mentre il biondo l'aveva baciato quando questi si staccò. Il suo corpo era stato invaso da così tante sensazioni in così pochi istanti, che quando tutto finì si sentì un po' vuoto.

Si portò due dita alle labbra, sfiorandole.
Piacevolmente pizzicavano, come se il loro bacio fosse stato una fiamma dirompente che ora si stava smorzando.

Tutto il corpo fremeva ed era freddo, ora che il trentino non era praticamente premuto contro di lui. Il petto stava facendo un gran lavoraccio, cercando di mantenere dentro il cuore che era ufficialmente impazzito, per quanto rimbombante e forte batteva. Lo stomaco era in un subbuglio a tratti doloroso e a tratti quasi piacevole, confortante. La mente non aveva altro spazio che per il bacio e la dichiarazione altrui. Le gambe tremavano.

Davvero l'amava?
Seriamente provava quei suoi stessi sentimenti?
E li teneva nascosti da così a lungo da neanche ricordarlo?

Una parte di sé gridò di lanciarsi sull'altro e continuare ciò interrotto. L'altra, dominata dal terrore, lo spronò a correre via, in camera sua, e dimenticare l'accaduto. Non poteva davvero amarlo, chi mai avrebbe potuto?
E l'amore feriva, l'amore era un crudele tiranno, l'amore era solo un inganno che la società glorificava.
Tendeva per quella opzione. 

D'altronde, era solo capace di fuggire e nascondere tutti i suoi problemi, fingendo non esistessero. Era meno complicato rispetto al tentare di sbrogliare la matassa che si aveva fra le mani, in quel caso gigantesca e quasi spaventosa, dati i sentimenti coinvolti.

Però quella parte di sé che ancora lottava contro quel suo terrore, ottimista fino alla fine, insisteva che l'amore non era solo sofferenza. C'era tanta bellezza dietro, se infondo così tanti amavano, in primis la sua cara sorella Rita.

Però avrebbe dovuto fidarsi dell'altro. Credere nella veridicità dei suoi sentimenti. E qua sta il problema. Si poteva fidare di Bruno come amico, ma come fidanzato...? Era davvero sincero a riguardo?

La sua voce era sembrata così onesta, ma ad ingannare erano tutti capaci.
C'era solo un modo per capirlo.
<Bruno...> a malapena sussurrò Roberto, avanzando qualche passo verso l'altro.

Il trentino arretrò, spaventato dalla possibile reazione altrui, arrivando a sbattere con la zona lombare della schiena contro il mobile messo ad un lato del portico, quest'ultimo protetto sui lati e dietro da teli protettivi. Era con le spalle al muro (o per meglio dire ad un mobile e un telo), perfetto.

<Pensi quel che hai detto? Davvero tu... mi ami e non sai da neppure più quando?> chiese il piemontese, il tono flebile ma, per il resto, indecifrabile.

Bruno non seppe cosa dire, sul momento.
Non poteva rimangiarsi la parola, il fatto comunque era successo e non avrebbe potuto togliersi la vergogna dell'essersi lasciato andare ai propri impulsi. E chi gli assicurava che, se anche avesse spergiurato fosse una falsità, il castano non avrebbe più voluto essergli amico?

Non poteva neppure confermare la cosa!
Il piemontese per lui provava una profonda amicizia e lealtà. Forse l'avrebbe difeso a spada tratta in ogni situazione, ora che non rifiutava più quel sentimento, ma non era comparabile all'amore! E loro erano fratelli, erano due Vargas, il castano l'aveva ribadito prima: Dio, chi mai amerebbe un fratello in quel senso?!

Chiuse gli occhi e prese un lungo respiro. Non poteva non rispondere. Ormai il danno era fatto e sarebbe andato fino in fondo.
<Sì. Ti amo e non sto esagerando a dire così. Ti amo da vari decenni, anche se all'inizio ho negato la cosa. Non credevo di essere gay, non lo accettavo.> ammise Bruno, fissando l'altro negli occhi, determinato.

Il cuore del piemontese schizzò in gola, mentre le viscere erano in sconquasso. Non aveva le iconiche farfalle, ma una fottuta banda in festa che marciava.
Sembrava così onesto.

<Ma mi sono accettato e convivo con la situazione in cui mi trovo. Ti amo, ma cerco di non farlo trasparire, restando solamente tuo amico. Anche se fa male vederti ogni giorno, essere al tuo fianco, vederti al meglio e al peggio ed eppure essere così distante. Non... poterti abbracciare e baciare come vorrei. Non poter stringerti e accarezzarti per confortarti nei momenti brutti o per vederti sorridere per mano mia in quelli sereni.> confessò il trentino, gli occhi di nuovo decisamente lucidi.

Stava scaricando il suo cuore, fragile per via dei suoi sentimenti, nelle mani di chi lo faceva sentire così forte e debole insieme. Avrebbe potuto distruggerlo in un istante. Ma non era tipo da rimangiarsi le parole, se sincere, quindi... fino in fondo!

<Ti prego... non odiarmi. Non si sceglie chi amare. Magari avessi potuto scegliere di non innamorarmi di... quello che dovrebbe essere mio fratello ma che vedo solo come colui che amo. Mi dispiace, ma allo stesso tempo amarti mi dà una ragione in più per andare avanti. Fa' tutto quello che vuoi, ma ti prego!, non vedermi come un mostro...!> lo supplicò il biondo, la voce rotta.

A malapena trattenne un singhiozzo.
Però non poté più frenare le lacrime, che presero a scorrere lungo le sue guance, indice di quanto avesse soffocato e nascosto tutti quei sentimenti.
Era a nudo, completamente esposto alla mercé dell'altro. Gli aveva dato il suo cuore e aveva tolto qualsiasi propria mano da esso, non ne era più in controllo. Tutto era nelle mani dell'ex sabaudo.

Roberto rimase esterrefatto davanti la scena. La gola era chiusa, occupata dal cuore che aveva preso residenza lì, la banda nel suo stomaco che era diventata una parata nazionale e la sua testa verteva in totale confusione.

Il trentino... lo amava. Provava quello che sentiva lui, in un certo senso, e aveva una sua paura: venire giudicato come un rifiuto dall'altro.
Eppure lui si era esposto e... ed era così sincero.

Decise di fare una cosa con cui sorprese pure se stesso.

Si avvicinò velocemente al trentino, i loro corpi nuovamente vicini, asciugandogli prontamente le lacrime con una mano.
<Non piangere, per favore, rende triste pure me vederti così. Non sei un mostro.> sussurrò il castano con tono dolce.

Il biondo lo fissò confuso e ancora piangente, con le gambe deboli e il cuore velocissimo. Il tocco del più alto era delicato e lo lasciava caldo dove sfiorava la sua pelle.

Si affidò a quel sentimento con due facce.

<E, se mai lo fossi, sei in compagnia. Mi dispiace di averci messo così tanto a realizzarlo. Per questa settimana e più ti ho evitato per via dei miei sentimenti, ma non erano riconducibili all'amicizia.> iniziò l'ex sabaudo.

Il trentino non voleva credere alle proprie orecchie.
Stava sentendo bene? Stava collegando in modo corretto i puntini? Lui-...?!

<E anche se ho paura di questo sentimento e credo che faccia male, voglio fidarmi di te. So che tu non mi feriresti mai volontariamente. Qua lo dico e qua non lo nego. Ti amo, Bruno.> confessò il piemontese.

E rimarcò le sue parole baciandolo.

In quel momento, tutto il mondo sarebbe potuto implodere e a Bruno non sarebbe potuto importare di meno.
Roberto lo amava e lo stava baciando.

Le mani, appoggiate al mobile dietro di sé, si mossero e andarono ad aggrapparsi alla camicia del pigiama del castano, tenendolo vicino, ricambiando il bacio con enfasi.

Tutto il corpo tremava sotto le piccole scariche di piacere che gli partivano dalla base della testa.
Ad ogni piccolo bacio a stampo che si davano un brivido lo invadeva e lo spronava a baciare l'altro ancora e ancora. Non avrebbe mai pensato di trovare così totalizzante ed emozionante qualcosa di così semplice come quei sfioramenti di labbra.

Roberto sentì il corpo in fiamme quando prese a baciare il trentino, ansioso e incerto sulla reazione altrui. Quella sarebbe stata la prova del nove, la vera prova finale sulla realtà dei sentimenti altrui.
Quando il biondo lo tirò più a sé e ricambiò con voglia i suoi baci, il suo cuore decise di battere dovunque e con vigore: lo sentiva rimbombare nelle orecchie, in gola, nel petto... E il suo stomaco non era messo meglio. Era in corso un carnevale.

Eppure gli piaceva, nonostante una parte di sé ripeteva fosse stupido buttarsi nell'amore. Ma il trentino lo amava e non lo aveva mai ferito, neanche quando stava negando i propri sentimenti (a differenza sua). Si voleva fidare, almeno in quel momento.

Dopo un tempo indefinito si staccò dal biondo, anche se solo di pochi centimetri. Entrambi avevano un vago fiatone, più dall'emozione e dalle sensazioni che li invadevano piuttosto che dai baci di per sé. Si fissarono negli occhi per secondi infiniti, la concretezza di quello che avevano fatto che si depositava sulle loro spalle.

Si erano confessati, entrambi. Si erano baciati, per ben due volte. E la seconda volta per un tempo decisamente più prolungato della prima.
Non potevano tornare indietro, avevano superato quella sottile linea fra amicizia profonda e amore. L'avevano superata a piè pari senza più guardarsi indietro.

Bruno ridacchiò, stringendo il più alto e affondando la faccia nel suo petto, proseguendo con le sue risate, un po' soffocate ma sicuramente cariche d'emozione, anche se non era propriamente ilarità.

<Dio...! Ancora non ci credo che tu...-> ammise sconnesso il trentino, guardando l'altro in volto con gli occhi lucidi <Non sai quanto ho sognato e sperato che tu mi amassi quanto io amassi te. Anche se lo ritenevo impossibile.>

Il piemontese lo strinse teneramente a sé, accarezzandogli i capelli della nuca con dolcezza, il cuore che ancora batteva forte, ma ora solo nel petto.
<I-Io ancora non ci credo che tu possa amare uno come me... e da svariato tempo!> confessò il castano, mordendosi il labbro inferiore.

Bruno lo guardò quasi con rimprovero, ma era ancora troppo felice per sembrare seriamente arrabbiato. Però ribatté con discreta fermezza: <Dimmi perché non potrei amarti? Sei fantastico. Sei dolce, premuroso, leale, rispettoso, empatico, ma anche serio, preciso, lavoratore, deciso e... è impossibile non amarti.>

Roberto arrossì, girando la testa di lato e un po' incassandola nelle spalle. Il trentino pensò sembrasse un po' una tartaruga quando si spaventa e sta tornando nel suo carapace (però, ehi, la tartaruga che aveva davanti era decisamente più grande e bella di quelle normali).

<Colui che descrivi sembra molto meglio di me.> borbottò il castano.

Il biondo, aggrottando un po' le sopracciglia, infastidito che l'altro non vedesse il proprio valore, gli prese il volto fra le mani e si fece guardare in faccia. Affermò: <Colui che descrivo sei tu. Tu e soltanto tu. Descrivo l'essere fantastico che sei, anche se come tutti hai i tuoi difetti, fra cui sicuramente il più grande e fastidioso è questa tua sfiducia in te stesso.>

Il piemontese chiuse gli occhi quando l'altro prese ad accarezzargli le guance con i pollici, abbozzando un sorriso alla tenera carezza.

<Sei fantastico e neanche te ne rendi conto. Ti svaluti sempre, in tutto quello che fai. Diamine, anche solo a cucinare dolci: sei un ottimo pasticcere ed eppure dici che non ci vuole un genio. Io credo che uno dei pochi dolci che sappia fare bene sia il salame al cioccolato. La maggioranza dei dolci non li saprei mai cucinare.> aggiunse il trentino, il tono un po' ironico alla fine.

<Anche te sei fantastico. Sei sveglio, diligente, obbiettivo, concreto, onesto e insieme ironico, sensibile e riflessivo. Sei stupendo e... mi dispiace aver realizzato così tardi i miei sentimenti. E di averti evitato per ciò.> notò Roberto, aprendo gli occhi e fissando l'altro, sentendosi in colpa.
<Tutto è passato, ora abbiamo risolto e siamo arrivati ad un punto che mai mi sarei aspettato di raggiungere.> Bruno cercò di tranquillizzarlo.

<Io... voglio essere sincero con te. Io ho paura dell'amore in generale, non solo dell'amare te. Ma proprio perché sei tu... che ho deciso di fidarmi poco fa, di dirti che ti amo ed è il motivo per cui ti ho baciato. Ma, devo dirlo, io ho paura. Tu... non hai idea di cosa ho fatto per un sentimento così simile a questo amore.> il piemontese sussurrò con enorme tristezza.

<Avremo tutto il tempo per parlare e approfondire quest'argomento. Ti aiuterò a superare questa tua paura.> decretò il trentino con sicurezza.

<Tu sei la prima persona che ho amato e anche se... il perenne senso di non essere ricambiati, il periodo di negazione e il sentirsi sbagliati perché siamo fratelli siano orribili, non tornerei indietro. Credo che... se riesci ad amare, dovresti amare. Amarti mi ha migliorato.> aggiunse, a voce più bassa, un po' imbarazzato.

L'ex sabaudo gli accarezzò la guancia e sorrise leggermente, commentando: <Immagino sia così e ti credo, ma è difficile superare una paura.>

<Beh, io avevo paura del mare aperto perché il massimo in cui avevo fatto un bagno erano i laghi quindi, sai, spazi chiusi. Però volevo affrontare questa paura e l'ho fatto. Ora non è che adoro nuotare in mare aperto, ma non ne ho paura. Una cosa simile o anche migliore sono sicuro si possa fare con il tuo caso.> raccontò il trentino.

<Un passo alla volta, non abbiamo alcun bisogno di correre, no?> chiese Roberto, un attimo titubante.
Bruno gli fece abbassare il volto grazie alle mani che teneva lì e lo baciò sulla radice del naso, rispondendo con tono confortante: <Certamente, abbiamo tutto il tempo del mondo insieme.>

Il piemontese arrossì al gesto, ma comunque rincuorato dalle parole altrui.
Il biondo, pensando di aver esagerato e fatto una figuraccia, si scusò impacciato: <Oh, scusami, non ho pensato che ora non potresti volere->

<No no, tranquillo, mi è piaciuto. Era un bacetto innocente. Sei stato carino, cercavi solo di confortarmi.> lo interruppe il castano, poggiando le sue mani sopra quelle altrui.
Il trentino percepì il proprio cuore battere forte davanti l'espressione rilassata del più alto, il quale aveva inoltre intrecciato le proprie dita con le sue.
E l'aveva definito carino!

Quanto poteva essere adorabile, dannazione! Il suo cuore non avrebbe retto!
Il silenzio calò su di loro, ma non era teso.

<Scusa la domanda, ma... ora cosa siamo? Cioè, come vorresti definire la nostra situazione?> chiese Roberto, interrompendo la quiete.

<Beh, non possiamo essere solo amici, almeno, non fra noi due. Siamo interessati in quel senso l'uno all'altro, quindi... potremmo definirci morosi, nel nostro piccolo. Se vuoi, ovviamente-!> rispose Bruno, un po' preso di spiazzo.

Fu questa volta il piemontese a dargli un innocente bacetto, ma sulla fronte, commentando: <Vada per morosi, fra noi due.>
Il suo volto si incupì e abbassò lo sguardo. Borbottò: <Già, solo fra noi due. Chissà come gli altri reagirebbero se...>

<Non pensarci, saremo abbastanza bravi da non farci notare. E... già, essere così non aiuta, oltre che siamo due uomini.> ribatté il trentino.
<Ora che mi ci fai pensare: tu mi vedi come tuo fratello, oltre che come moroso ora?> domandò il castano, quasi spaventato dalla risposta.

Bruno non dovette pensarci per rispondere: <All'inizio eri l'unico che mi parlava ed eri una sorta di salvatore, poi sei diventato mio amico, poi colui che ho accettato di amare e ora questo, morosi. Fratelli è un titolo che ci diamo l'un l'altro e tutti voi certamente siete la mia famiglia, ma allo stesso tempo non ho mai percepito nessuno di voi come un fratello. Solo come degli amici o conoscenti.>

Roberto sospirò sollevato, stringendo brevemente la presa che aveva sulle mani altrui, ancora appoggiate sulle sue guance.

<Oh, bene...! Per me è lo stesso, più o meno. L'unica differenza è che considero Marie, Rita e Rosa mie sorelle. Ho avuto a che fare con loro per più tempo e nei miei occhi sono così. Tu, in fondo, non sei mai stato mio fratello. Prima il nuovo arrivato, poi il mio carissimo amico, dopo colui che ho capito di amare anche se ho paura dell'amore e infine moroso.> confessò il piemontese.

Il trentino fu decisamente sollevato dalla sua risposta e, togliendo le mani dal volto del più alto e staccandole dalla presa altrui, lo abbracciò forte, appoggiando la testa contro il suo petto. Ancora una volta si stupì di quanto effettivamente fosse esile il castano sotto i vestiti che portava, ma trovò confortante udire il battito del cuore altrui, forte e veloce.

L'ex sabaudo sentì il cuore in gola a quel gesto improvviso, che ricambiò timidamente.
<Sei agitato?> gli chiese il biondo, alzando la testa verso l'altro.

<Beh, mi hai abbracciato a sorpresa. Mi hai un attimo spaventato, ma non mi dispiace, anzi...!> rispose il castano.
Cercò di trattenere il rossore mentre borbottava: <I tuoi abbracci mi piacciono, mi fanno sentire al sicuro. Sei forte e muscoloso, ovviamente lo si sente, e mi sento protetto.>

Bruno abbassò la faccia e la spiaccicò meglio contro il petto del più alto, percependosi decisamente più caldo di pochi istanti prima.
Balbettò: <Ne sono lusingato!>

Roberto spostò un braccio per accarezzargli meglio i capelli e commentò con ironia: <Almeno uno di noi due ha la forza e il bel fisico.>
<Mica sei brutto, eh.> replicò all'istante il trentino, la faccia ancora premuta contro il pigiama altrui.

<Non ho il tuo fisico.> constatò l'ex sabaudo, facendo spallucce.
<Quello è ovvio, ma ciò non vuol dire che il tuo fisico sia brutto. A me piace.> notò il biondo, tramutato in una pentola di fagioli per quanto borbottava.

<Non mi pare il fisico ideale a cui la società punta...> commentò a bassa voce il piemontese.

<Allora? La società dagli uomini vuole siano muscolosi e prestanti, non piangano mai, non mostrino mai debolezze, siano sempre il capo della situazione, siano prepotenti e vincitori... e ovviamente etero che "cacciano" la loro donna. Se la società vuole anche una fetta di culo che si accomodi, io tanto faccio come voglio. E dovresti anche tu.> ribatté il biondo.

Il castano emise uno sbuffo divertito e chiese retorico: <Com'è possibile che sai essere serio e ironico insieme in un modo perfetto che un po' mi consola e mi fa sorridere?>
<Con te è tutto più facile.> affermò il trentino, alzando finalmente la testa per guardare di nuovo l'altro.
Il piemontese sorrise imbarazzato e commentò: <Ne sono onorato.>

L'ex austriaco pensò fosse semplicemente bellissimo, quanto avrebbe voluto...

Ebbe un'idea e la mise subito in atto.
Sciolse l'abbraccio e usò le braccia per far leva e sedersi sopra il mobile dietro di sé, alzando così il volto di vari centimetri. Mise una mano fra i capelli dell'altro e con il braccio dell'altra mano gli cinse la vita, spingendolo contro di sé, tenendo le gambe divaricate per averlo il più vicino possibile.

Roberto si ritrovò con il volto in fiamme a quei veloci gesti, appoggiando le mani ai lati dei fianchi del biondo per non sbilanciarsi in avanti eccessivamente.

<Dato che con te è tutto più facile, diciamo che ogni tanto potrei avere un po' meno pudore del solito.> iniziò Bruno, accarezzandogli i capelli con la mano sulla nuca <E quindi, ecco, vorrei chiederti... ti va di baciarmi ancora? Mi è piaciuto molto e, per farti chinare di meno, mi sono messo quassù.>

L'ex sabaudo, ancora preso alla sprovvista, si sentì un po' in imbarazzo.
Ma annuì e si avvicinò al suo volto, accarezzandogli una guancia con una mano, l'altra che si intrufolava fra i capelli.

<D'accordo, ma non prometto nulla. Non... ho mai baciato qualcuno in questo modo prima di questa notte.> confessò il castano, sentendosi un totale idiota. Sì, aveva 3000 anni e non aveva mai fatto nulla inerente la sfera sessuale o romantica.
Era la definizione ambulante di verginello. Imbarazzante, ma vero.

<Tranquillo, io non ho tutta questa esperienza... e, onestamente, non ricordo molto.> assicurò il biondo.
Il piemontese inclinò la testa, confuso, e chiese: <Perché non ricordi molto?>

<Beh, ero più piccolo ed era con delle donne. Non mi piaceva ma tutti facevano così, Dio diceva così, quindi... stavo al loro gioco.> rispose il trentino, l'espressione un po' dispiaciuta e corrucciata.

<T-ti hanno costretto a...?> domandò Roberto, non finendo la domanda, gli occhi spalancati nella preoccupazione.
<Cosa? No! Non sono mai arrivato a quel punto!> rispose in fretta Bruno <Solo baci e qualche corteggiamento, anche per far pensare ai miei capi che non li tenevo d'occhio, quando in verità era il contrario.>

<Oh, meglio così, no?> commentò il piemontese, sollevato internamente. Non avrebbe mai sopportato sapere che il più basso avesse dovuto sopportare qualcosa del genere.

<Ovvio. Odiavo tutto quello. Ma ancora non avevo capito di essere gay. Probabilmente ho anche avuto delle cotte, ma... le ho scambiate per amicizia. Non ne sono sicuro, son passati vari secoli. E non ho rimpianti, comunque: erano tutti umani, destinati a morire prima ancora che me ne accorgessi.> raccontò l'ex austriaco, ammirando la serietà con cui il più alto l'osservava.

Si sentiva amato dal suo sguardo, che lo scrutava con cura e rispetto, attento alle sue parole.
<Posso solo immaginare.> disse il castano, cercando di ricacciare indietro certi ricordi spuntati pochi secondi prima. Un giorno, forse, ne avrebbe potuto parlare. Decisamente non quella sera.

<Ora che ti ho raccontato la mia penosa "vita amorosa" che avrei preferito non avere... possiamo baciarci? Mi è piaciuto tanto le prime due volte e sto aspettando impazientemente la terza.> domandò e commentò schietto Bruno, circondando in parte l'altro con le proprie gambe per avvicinarlo meglio. La mano posizionata fra i capelli altrui aiutò a rimarcare il concetto, infatti attraverso essa portò i loro volti naso a naso.

Roberto divenne deliziosamente più rosso, balbettando: <Da quando sei così sfacciato?>
Il biondo, sorridendo un po' mefistofelico, sussurrò: <Da quando so che un bellissimo piemontese mi ama.>

Il castano pensò di essersi tramutato in una fornace, oramai. Borbottò: <Giuro, prima o poi andrò in autocombustione se farai sempre così.>
Il trentino ridacchiò a bassa voce e asserì: <Tranquillo, è perché so quel che voglio e ancora mi sento al settimo cielo. In situazioni normali sarai in compagnia a pensare di andare a fuoco.>

<Mi consolerò con ciò.> commentò ironico l'ex sabaudo, sorridendo ad occhi chiusi.
Bruno non resistette più e lo baciò sulle labbra, stringendolo a sé.
Roberto ricambiò i tanti piccoli baci che riceveva, dandone a sua volta, tenendosi premuto contro l'altro più che volentieri.

Avrebbe anche potuto abituarsi a passare il tempo così.


N/A: awwww, caruccetti loro.
Spero di avervi fatto un po' sclerare dalla dolcezza e sciogliere, internamente od esternamente che sia.

Inoltre spero non sembri troppo affrettata questa scena.
Nella prima scrittura con questo e il capitolo precedente eravamo sui capitoli 33-39, quindi a quel tempo mi sembrava un momento onesto per far succedere questi eventi.

Nel condensare i capitoli per darvi più materiale e non impiegare un anno e passa per pubblicare tutto, mi sono ritrovata a mettere questo malloppo nei capitoli 15 e 16. 
Indi per cui, mi scuso se sembra molto affrettato.

P.S. a-chi-sa-di-essere-colpevole: te miscredente che pensavi fosse tutta una burla, visto?!
Mica mi aggrappo per una seconda volta nel giro di 2-3 capitoli al trope del sogno! E di sicuro non ho bisogno di far fallire la loro confessione per farvi soffrire ed esasperarvi.

Sono molto più sadica di un qualsiasi anime romantico o film americano trash 100%!

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