1. Una giornata come le altre. O forse no?
Bruno venne svegliato quella mattina, come quella precedente, dai mezzi-strilli di Roberto, che si precipitò quasi all'istante nella sua camera, dato che la sera prima il trentino aveva dimenticato di chiudere a chiave la porta.
Il biondo riuscì a mettersi seduto, le palpebre ancora quasi totalmente calate dal sonno e uno sbadiglio pronto in gola, quando il piemontese salì sul suo letto e lo strinse con forza.
<Ti prego!> lo supplicò il castano all'orecchio, quasi bisbigliando.
La vicinanza e il tono di voce diedero una scarica di adrenalina al biondo, che sbatté velocemente le palpebre, mettendo a fuoco la stanza, percependo ora con chiarezza il calore del corpo attaccato al suo.
Marie era sull'uscio di camera sua, un sorriso fintamente innocente sulle labbra.
<Roby~, torna qui! Ho tanto affetto da darti~!> lo incitò la ragazza, avvicinandosi ai due settentrionali.
Roberto prese a bisbigliare suppliche a raffica nell'orecchio di Bruno, il quale non ne colse manco mezza, ma decise di fare come sempre da paciere.
Perciò, il biondo si tolse le coperte e decise di sedersi davanti il castano, a creare una minima barriera fra il piemontese e la valdostana.
Chiese: <Marie, cosa hai fatto questa volta? Ti sei solo intrufolata nel suo letto?>
<Sì!> rispose all'istante Marie, che venne in parte sovrastata dal <No!> di Roberto.
Il trentino volse la testa verso il castano, il quale era ancora abbracciato a lui.
Si ritrovò praticamente naso a naso con il piemontese, il quale lo osservava con gli occhi spalancati.
Il cuore del più basso prese a prendere più velocemente, resistette all'impulso di perdersi ad ammirare il suo volto, deglutì un groppo formatosi in gola e domandò: <Cosa ha fatto?>
<M-Mi ha toccato dovunque ha potuto-!> balbettò in parte l'ex sabaudo, il volto dipinto in una smorfia di disagio.
<Volevo solo degli abbracci e delle coccole!> si difese Marie, che si sentiva tagliata fuori e che voleva riprendersi chi era "suo".
<Questa non è una scusante per toccarmi tutto il petto, tentando di andare sotto il pigiama tra l'altro!, e provare a toccarmi il sedere più e più volte!> ribatté con un tono vicino all'isteria il piemontese.
La giovane regione incrociò le braccia e mise su un broncio, borbottando: <Io non ci trovo nulla di anormale nel far ciò quando si ama qualcuno.>
Bruno stava per replicare quando percepì una fitta lancinante al petto che lo portò a tossire, piegandosi un po' in due, tenendo un braccio attorno lo stomaco.
Il classico "litigio" venne surclassato dalle due parti, che osservarono preoccupate la regione che tossiva.
<Bruno? Bruno, che c'è?> domandò con sincera angoscia Roberto, staccandosi leggermente dal biondo per lasciargli un po' di spazio, mantenendo un contatto fisico solo sulla spalla, dove tenne appoggiata una mano.
Come iniziò, finì in un lampo.
Il trentino spalancò gli occhi, respirando lentamente con grandi boccate d'aria. Si rimise dritto con la schiena, massaggiandosi le tempie, indossando come sempre la sua maschera di pietra, anche se la voce era ancora vagamente instabile.
<Nulla di cui preoccuparsi. Sarà capitato un qualche smottamento in montagna ma in cui nessun umano è stato coinvolto. Capita, quando sei un territorio fatto solo di montagne e sei in un periodo in cui piove che Dio la manda.> dissimulò l'ex austriaco, la faccia che lentamente si disfaceva della smorfia di dolore.
<Ah, capisco, capita anche a me! Purtroppo siamo molto sensibili ai cambiamenti climatici e del terreno. Per esempio, quando ci sono grandi nevicate che bloccano la mobilità, ho le mani e i piedi gelati e sento molto freddo.> commentò Marie, la questione per cui era sull'uscio di quella camera "dimenticata".
Il trentino annuì alle sue parole, contento che se la fosse bevuta.
<Se lo dici tu.> rispose soltanto il castano, togliendo la mano dalla sua spalla e fissandolo con occhio critico.
<Ohi, finito voi tre là?> domandò Giorgio con voce impastata dal sonno e scocciata insieme.
La sua abilità di apparire perennemente infastidito era sorprendente, c'era da ammetterlo.
La valdostana volse la testa verso il bestemmiatore, nascosto alla vista per i due sul letto, e chiese: <Perché ti interessa?>
<Perché l'isterico là dentro ci aveva promesso i pancake per oggi!> affermò il veneto.
<Oh, è vero!> si ricordò Roberto, scendendo dal letto. Si mise a posto il pigiama, che solo allora il biondo si accorse essere tutto "arruffato", abbassandosi la maglia e rimettendo all'altezza giusta l'elastico dei pantaloni.
<Li volete anche voi due? Li ho promessi agli altri per i miei strilli mattutini.> propose il piemontese, il tono della voce dolce mentre il suo volto era rilassato.
Non era propriamente inespressivo, ma neppure ricolmo di emozioni.
Lo si poteva definire neutrale ed era piacevole da osservare, perché non pareva arrabbiato o annoiato, piuttosto pacifico.
<Sì!> rispose allegramente Marie, fiondandosi in camera propria sicuramente per mettersi un po' in ordine.
<Mi piacerebbe molto, a cucinare i dolci sei sempre bravo. Ricordo ancora il sapore di quella buonissima torta sacher che avevi fatto qualche settimana fa.> lo complimentò Bruno, anche se ricordava più vivamente la faccia che aveva fatto il castano quando lo aveva elogiato per il suo lavoro.
Si era praticamente illuminato di gioia ed orgoglio, anche se solo per un breve istante.
Ma riconoscere di essere stato la causa di una così bella vista l'aveva riempito a sua volta di felicità.
<Ti era piaciuta così tanto? Posso sempre rifarla, se vuoi.> suggerì Roberto, uscendo dalla stanza.
<Anche io vorrei mangiare un'altra torta sacher, ma poi diventerei una palla e avrei i sensi di colpa. Quindi, per il bene della mia linea molto instabile, non azzardarti a fare un'altra di quelle torte che altrimenti me la spazzolo tutta io!> scherzò Anna, abbracciando dolcemente il piemontese per qualche secondo, dandogli anche un bacetto sulla guancia.
Il castano arrossì leggermente, balbettando qualcosa di confuso, mentre la romagnola si staccò allegra e salutò il biondo con la mano, prima di scendere le scale.
Bruno soppresse il piccolo (e totalmente irrazionale) moto di gelosia salitogli a quel gesto, nascondendolo dietro la sua maschera di freddezza. Si alzò dal letto e si stiracchiò, mentre il piemontese rimaneva davanti il suo uscio e dietro di lui altre regioni scendevano per le scale.
<Comunque... grazie. Di tutto. Sei sempre paziente con me, Bruno.> lo ringraziò il castano.
<Di cosa? Ho solo tossito perché c'è stato uno smottamento nei miei territori. Un po' tutto è stato fuori dal mio controllo.> ribatté il biondo, che però smise di stiracchiarsi e lo guardò dritto nell'iride.
Ancora una volta la sua gola divenne secca, era schiavo e amante di quegli occhi che lo rapivano con una facilità impressionante.
<Non mi respingi mai. Sopporti tutto questo senza mai arrabbiarti con me sul serio. Non chiedi nulla in cambio. Se ho bisogno del tuo aiuto, tu ci sei. Mi tieni spesso compagnia, anche senza accorgerti, e mi fa piacere, mi sento meno solo. Sei sempre così gentile...> lo elogiò con sincerità Roberto, lo sguardo ora un po' schivo per la timidezza.
<Mi stai mettendo su un piedistallo, Roberto, e non devi. Non sono così fantastico. Ricerco la solitudine molto spesso e mi serve un nonnulla per diventare incredibilmente schivo. Anche io mi arrabbio e... non è un bello spettacolo, assolutamente no. Non sono una persona buona.> decretò Bruno.
"Sono solo un dannato egoista e non ne hai neanche idea. Io voglio passare tutto il tempo che posso con te senza sembrare sospetto. Faccio quel che faccio perché ci tengo a te, ti voglio vedere felice, perché la tua felicità è la mia." pensò il biondo, cercando di non irrigidirsi troppo dalla frustrazione.
<Ti critichi troppo. Nessuno è perfetto, ovvio. Ma questo non vuol dire che non ci siano persone che si comportano meglio o peggio rispetto ad altri. Tu... non capisci quanto vali, quanto sei meglio di... certa gente.> il piemontese calcò le ultime due parole con puro veleno.
<Anche tu allora non sai quanto vali, da come ti comporti.> ribatté il biondo.
Il castano spalancò gli occhi, fissandolo come preso di contropiede, la bocca leggermente aperta.
Dopo qualche secondo riuscì a dire: <Beh, devo andare in cucina a fare i pancake, altrimenti mi linceranno e poi comunque mi costringeranno a farli. Vieni appena ti senti.>, per poi scendere velocemente giù per le scale.
Bruno trattenne per qualche istante un groppo in gola per sicurezza, per poi mettersi a tossire convulsamente, piegandosi di nuovo in due dal dolore, quasi cadendo in ginocchio.
"Uno smottamento, eh~?" lo provocò Hans, ridacchiando crudele mentre il biondo tentava di smettere di tossire.
N/A: E FINALMENTE HA INIZIO ANCHE QUESTA STORIA, BABY!
Spero vi possa piacere e che vogliate seguire questa storia con almeno metà della passione con cui l'ho scritta!
La storia sarà pubblicata due volte alla settimana (sì, ho una sorta di pietà verso voi lettori), quindi attenti alle notifiche 😉
E un pochino l'ispirazione per questa storia é venuta da questa canzone, che credo riassuma bene la ship fra Roberto e Bruno (oltre che ho praticamente usato il titolo della canzone per la mia storia):
[Anche solo ascoltando da 2:40 fino alla fine ci si gode praticamente tutto il significato della canzone]
Per me è stupenda.
Inoltre, l'immagine nella copertina é un disegno digitale fatto da me (anche se, lo ammetto, per i volti ho usato una base), più dei ritocchi su altre app.
E dato che la copertina di Wattpad é un francobollo, almeno dal telefono, eccola anche qua sotto affinché si veda decentemente:
Non potete immaginare lo sclero dietro il disegno dei capelli di Roberto, mannaggia a me che non so disegnare. Però del risultato sono soddisfatta.
Mie testuali parole appena finito di fargli i ricci, senza colore: «Wow, sono riuscita a renderlo davvero un figo, più di quello che decisamente é nella mia testa!»
Sì, sono molto amorevole anche con i miei personaggi.
Ma detto questo, basta ulteriori sproloqui! Vi saluto e ci vediamo con un prossimo capitolo fra pochissimo!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top