Vieni a riprendertela - #JustWriteIt #LoveLetters
Mi divertirebbe davvero molto vedere la disperazione del giustiziere ferito. Invece per ora dovrò accontentarmi di torturare lei, la donna che mi ha rubato l'amore di Oliver. Salgo sull'elicottero e me ne torno sull'isola, con il foglio stampato da Mito ripiegato in quattro e infilato nella tasca posteriore dei jeans. Non ho ancora avuto il coraggio di leggere le parole di Oliver. So che farlo mi farà parecchio male. Ma ciò che lui dirà a Felicity potrà solo rendere la mia rabbia più cieca, la mia voglia di ucciderla ancora più forte, e non farà che rafforzare la mia tesi: Oliver mi ha tradita con lei. Ha tradito la memoria di una donna che lui ha condannato a morte. Arrow non potrà mai pagare abbastanza per questo. Una volta atterrata devo fare i conti con quel pezzo di carta. Rimango seduta a bordo dell'elicottero fermo e sfilo la lettera dalla tasca con mano tremante. Leggo tutto d'un fiato, senza rendermi conto di stare piangendo. La ferita inferta da Oliver al mio cuore sanguina, sempre di più. Poco dopo consegno la lettera a Felicity.
«Eccoti la risposta del tuo caro fidanzato. Goditela. Ancora due lettere, poi per me sarà un immenso piacere spedirti all'inferno, dov'è giusto che tu vada!» getto il foglio in faccia a Felicity, con fare rabbioso.
«Cosa ti ho fatto di tanto grave da meritare tutto questo odio da parte tua? Non ti conosco nemmeno!» grida Felicity in lacrime, sedendosi con fatica. Il dolore delle frustate dev'essere ancora molto forte.
«È incredibile che tu non comprenda qual è il problema. Non eri forse tu quella intelligente, nel team del giustiziere? Come fai a non capire che mi hai rubato Oliver? Lui ha commesso l'errore imperdonabile di non accertarsi che fossi morta davvero, cosa che lo ha portato ad abbandonarmi come un rifiuto su quest'isola. Ma tu... tu, con quella faccina da fatina dolce, hai fatto di tutto per conquistarlo e lui non ha sprecato un solo istante a piangere la mia presunta morte o a cercare di vendicarmi! Tu mi hai portato via l'uomo che amavo e pagherai con la morte per questo!» grido furiosa.
«Io non ero a conoscenza nemmeno del fatto che tu esistessi! Ti rendi conto che non so nemmeno il tuo nome?» chiede Felicity senza smettere di piangere.
«Il mio nome non è affar tuo. Ora leggi quella dannata lettera.» sibilo slegandole i polsi e sedendomi poco distante da lei. Felicity inizia a leggere e a piangere ancora di più. Una volta terminata la lettera si rannicchia sul giaciglio, senza dire una sola parola.
«Non crederai che ti lasci stare, non è vero? Muoviti, usciamo!» Felicity si muove lenta e mi fissa con occhi spiritati.
«Che cosa vuoi fare ora?»
«Nemmeno questo è affar tuo! Cammina!» la spingo fuori dal relitto dell'aereo e la costringo ad inginocchiarsi a terra. Lego le sue mani dietro la schiena.
«Ti prego, non farmi ancora del male!» grida lei disperata.
«Vuoi scherzare? Io non ti farò del male. Io voglio torturarti fino a farti desiderare la morte come liberazione!» grido al culmine della rabbia. Afferro un pezzo di metallo e lo metto a scaldare sulle fiamme. Felicity mi fissa terrorizzata.
«Non vorrai toccarmi con quel coso incandescente, vero? Ti prego non farlo!» strilla in preda alla disperazione.
«Vedi, il marchio a fuoco per molti rappresenta un rito di passaggio. Nel tuo caso non farà eccezione. Sarà il tuo passaggio dal paradiso con il tuo caro Arrow all'inferno!» A quel punto, usando la punta di metallo incandescente, disegno una freccia sulla sua schiena ferita, una copia quasi perfetta di quelle usate dall'arciere che Felicity ama tanto. Felicity perde i sensi, mentre io non riesco a trovare sollievo. La guardo, stesa a terra, sanguinante. Potrei ucciderla anche subito che Oliver non potrebbe fare niente per lei, e Felicity non saprebbe nemmeno di essere morta, a questo punto. La piccola freccia sulla sua pelle sanguina. E io non riesco a provare piacere per il mio gesto, anzi. Inizio a pensare che tutto questo sia inutile. Se il loro amore è così forte nemmeno la morte potrà mai cancellarlo. Riporto Felicity nell'aereo e, una volta legata, decido di dormire, per non pensare più a loro e a tutto il dolore che provo, nonostante cerchi disperatamente di non farci caso.
L'alba giunge portando la pioggia. Al mio risveglio scopro che Felicity mi sta fissando.
«Che accidenti hai da guardare?» chiedo guardandola male.
«Mi chiedevo se esiste qualcosa che io possa fare per farti cambiare idea.» replica lei a bassa voce.
«Non esiste né esisterà mai. Puoi starne certa. L'unica cosa che può saldare il conto è la tua morte, mettitelo bene in testa, una volta per tutte!» mi alzo e le butto davanti il blocco. Le slaccio i polsi, che ormai sono segnati dalle corde e iniziano a presentare delle piaghe. Felicity li tocca piano, tentando di non piangere per il dolore.
«Ora rispondi ad Oliver, dopo di che potrai mangiare qualcosa e avere dell'acqua. Hai l'aria di avere parecchia sete.» osservo le sue labbra arse e il viso pallido. Lei prende il blocco e inizia a scrivere.
"Caro Oliver,
leggere le tue parole mi ha fatto credere per qualche istante che potesse esserci un futuro per noi. Purtroppo non è così. Il mio rapitore è deciso a portare avanti la sua idea iniziale e di uccidermi, non appena ognuno di noi avrà scritto tutte e tre le lettere. Le mie condizioni sono anche peggiorate, ma non voglio tediarti con questa faccenda. Tu sostieni che io rappresenti la metà dell'eroe di Starling City, ebbene, io non mi reputo tale. Nel team non ci siamo solo tu ed io, se proprio dobbiamo parlare di meriti è giusto che essi vengano ripartiti equamente. Ogni membro del gruppo ha fatto la sua parte nelle varie battaglie contro i criminali che vogliono distruggere la nostra città. Tu in primo luogo, ma non voglio spendere le mie ultime parole con te stabilendo chi ha fatto cosa per assicurare i cattivi alla giustizia. Quello che mi preme farti sapere è altro. Non ho potuto verificarlo, ma credo che per me le sorprese in questi giorni non si limitino al mio rapimento e alle torture. Purtroppo non potrò mai sapere se l'istinto mi stia giocando un brutto tiro oppure no. Posso solo dirti quello che sento in fondo al cuore... Sono quasi certa che se me ne andrò davvero, a morire saremo in due. So che per te questo rappresenta un colpo durissimo, che potrebbe addirittura portarti a riconsiderare la tua decisione di non intervenire. Ti prego di non farlo. L'idea che delle persone innocenti possano pagare con la vita a causa mia non mi permetterebbe di sopravvivere, quindi tanto vale che io muoia per mano del mio aguzzino. Vorrei solo che tu sapessi che nemmeno per un istante ho smesso di pensarti e che, malgrado la sofferenza e la paura, pensare a te mi permette di non impazzire. Vorrei dirti che tutto si risolverà, vorrei darti la possibilità di essere padre, vorrei tante cose. Ma non posso darti che queste poche parole, sperando che il sapermi ancora in vita, anche se per poco, allevi un po' il tuo dolore. Devi promettermi che cercherai di andare avanti con la tua vita e non lascerai che la sofferenza ti trascini nell'oscurità. Devi promettermelo. Ti prego. Ora devo lasciarti, ho i brividi, è meglio che io cerchi di riposare un po'.
Ti amo e ti amerò per l'eternità, ovunque sarò.
Tua Felicity.
La vedo allontanare da sé il blocco e accucciarsi sulla coperta, con gli occhi chiusi. Afferro la lettera e inizio a leggere, sapendo di violare la loro intimità. Ma d'altra parte è questo il mio obiettivo, no? Privarli della loro intimità, della speranza, di ogni sogno legato ad una loro vita insieme, fino a condurre lei ad una morte lenta e molto, molto dolorosa.
Mentre leggo le parole di Felicity sento le gambe cedere. Provo a guardarla, ma vengo improvvisamente avvolta da una nebbia indistinta... Non riesco a mettere a fuoco, mi è impossibile ragionare. Tutto ad un tratto il mio gesto diventa mostruoso persino ai miei occhi. Acquista un senso di pazzia, che sfuma rapidamente nell'orrore puro. Più cerco di puntare lo sguardo verso Felicity e più un terribile senso di nausea mi costringe a voltare il viso, a cercare di respirare. Mi sento soffocare. Felicity potrebbe essere in attesa del figlio di Oliver. Basta solamente l'ipotesi a fare di me un mostro spietato. E pensare che non avrei mai ucciso nessuna creatura, in passato. Sono sempre stata una persona perbene, convinta che aiutare il prossimo fosse obbligatorio e vitale quanto respirare. Invece eccomi qui. A torturare una donna probabilmente incinta, colpevole solo del fatto di essersi trovata in mezzo a due idioti: Oliver e me. Idiota lui, per aver commesso l'errore che ha portato me a diventare una furia omicida. Idiota io, perché ho dato ascolto a questo maledetto bisogno di vendetta. So che le mie considerazioni, in questo momento sono lecite, umane, indiscutibili. Ma so anche che se rinunciassi al mio progetto di vendetta mi considererei una che molla alla prima difficolta, un'incoerente. Anche se la difficoltà è rappresentata dallo zittire completamente la mia coscienza. Non posso fare diversamente. Quindi, seppur con un peso nel cuore che mi porterò per l'eternità, non cambierò l'idea iniziale: ucciderò Felicity, e con lei, forse, l'innocente figlio di Oliver Queen. Riacquisto lentamente la lucidità e crollo sulla mia branda.
Le ore passano ma il sonno non si è fatto vivo, deve aver scordato la mia esistenza, anche lui. Dal momento che rigirarmi sulla branda è diventato impossibile decido di inviare a Mito una foto della lettera. Saprà lui come recapitarla sul computer di Felicity in modo irrintracciabile e far sapere ad Oliver che c'è posta per lui. In queste condizioni non ho alcuna voglia di volare. Mito si è finto un operaio della manutenzione e ha installato microcamere ovunque a casa di Arrow, in modo da avere la situazione sotto controllo. Ricevo un messaggio di Mito pochi minuti dopo l'invio della foto.
"Obiettivo raggiunto e allertato. Attendiamo sviluppi. Ti pace il telefono satellitare che ti ho prestato? Una figata assurda, prenderebbe persino immerso nelle sabbie mobili!"
Rispondo con un banale "grazie, attendo ragguagli." Non sono in vena di comunicare con nessuno, in alcun modo. Voglio solo sapere come reagirà Oliver alla notizia della presunta gravidanza di Felicity. Conoscendolo butterà all'aria il mondo intero pur di trovarla. Non ci riuscirà mai. Non sospetta che io sia viva e nulla lo porterebbe mai a pensare che Felicity possa trovarsi nel carcere dove lui stesso ha vissuto il suo incubo peggiore.
La risposta non si fa attendere a lungo. Due ore dopo ricevo una serie di video girati con le microcamere installate da Mito.
Oliver sta leggendo un messaggio sul cellulare, un attimo dopo, come prevedibile, accende il computer portatile di Felicity. La lettera è lì, sul desktop. Senza esitare clicca e apre il file. Gli occhi di Arrow sono ridotti a due fessure, infossate nel pallore del suo viso. Ora sa. Si alza e assesta un pugno alla parete, si nasconde il viso tra le mani, inizia a camminare avanti e indietro per la stanza, senza tregua, cercando una soluzione che non esiste. Il solo tentativo di avviare le ricerche di Felicity comporterebbe la morte di un numero variabile di persone innocenti a Starling City. Senza contare che lui, il giustiziere, non ha alcuna pista, nessun indizio da cui partire. Gli occhi di Oliver si riempiono di lacrime, mentre pronuncia sottovoce il nome di lei, della madre di suo figlio. Suona assurdo solo pensarlo. Ma conoscendo il rigore scientifico della donna ce ama sa che non si sarebbe mai espressa in quei termini, anche sono considerandoli ipotetici, se in realtà non considerasse la sua presunta gravidanza una faccenda assolutamente certa. Oliver rimane in stato catatonico per almeno un'ora, dopo di che decide di risponderle.
"Felicity, amore mio.
Non so come cominciare questa dannata lettera. Non so cosa mi trattenga dal gettarmi dall'ultimo piano della Queen Consolidated. Il tuo rapitore vorrebbe costringermi a non intervenire schiacciandomi sotto la minaccia di uccidere persone innocenti. Non ho idea di dove tu sia e questo senso d'impotenza mi sta uccidendo. Mi chiedo perché lui non possa accettare uno scambio e prendere me, al tuo posto. Leggendo le tue parole il mio cuore si è spaccato in un numero tale di pezzi che ci vorrebbe un'intelligence per ritrovarli tutti e ricomporlo. Non posso sopportare questa notizia. A questo punto non credo di poter mantenere fede al nostro accordo: verrò a cercarti. Correrò i miei rischi, non posso permettere che tu e mio figlio veniate uccisi. Per questo rinnovo la mia proposta al tuo rapitore: che prenda me al posto tuo, subito. In caso contrario mi vedrò costretto a mettermi a caccia. E quando l'avrò trovato lo ucciderò con le mie stesse mani, nonostante la mia promessa di non macchiarmi mai più di omicidio. Romperò la promessa fatta a Tommy, ma non posso fare altrimenti, se in ballo ci sono le vite della donna che amo più di me stesso e di mio figlio. Vorrei stringerti tra le mie braccia, farti sentire al sicuro, lontana da ogni pericolo. Vorrei poter accarezzare il tuo ventre e parlare con quel piccolo esserino che cresce dentro di te. Nostro figlio. Sento nascere l'orgoglio di padre, e il desiderio di proteggere il nostro bambino, a qualunque costo. Niente mi fermerà, ti troverò, amore mio. Ti porterò in salvo e insieme aspetteremo l'arrivo di nostro figlio, lontani dall'incubo orribile che stai vivendo. Al tuo rapitore rimane solo la possibilità di arrendersi o di scambiare il suo ostaggio, se non lo farà subito lo troverò, e lo ucciderò, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia. Avete la mia parola, tutti e tre, tu, il nostro bambino e il tuo rapitore.
Ti amo.
Oliver
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