Una mano tesa


Quanto amore nelle parole di Oliver, il sentimento più prezioso e ambito, rivolto solo a Felicity e al loro bambino. Ammesso che quel figlio esista davvero. Potrebbe anche trattarsi di un espediente, per muovermi a pietà verso di lei. Non succederà. Mai. Non accadrebbe nemmeno se avessi la certezza che lei è incinta sul serio. Non posso tradire i miei propositi. È il mio cuore ad essere spezzato, non quello di Arrow! Non è lui quello dimenticato come un oggetto di poco conto, qualcosa di totalmente insignificante, talmente poco importante da meritare un rimpiazzo immediato. Mi alzo e collego il telefono alla piccola stampante wi fi che Mito mi ha regalato. La tengo nascosta a circa cinquanta metri dall'aereo, in un posto in cui Felicity non si sognerebbe mai di entrare: una tana di scarafaggi, ricavata in un buco nel terreno. La stampante è in una cassa stagna, ben nascosta lì sotto. Un piccolo lusso, in un'isola deserta. Stampo la lettera, poi nascondo con cura la stampante. Torno al relitto con passo lento, giusto in tempo per trovarmi davanti Felicity che si agita nel sonno. La guardo con odio, poi la scuoto violentemente.

«Andiamo, svegliati!» lei apre gli occhi e mi fissa con aria sconvolta.

«Non ho fatto niente, lo giuro!»

«Non dire fesserie e smettila di frignare! Questa è la seconda lettera del tuo adorato Oliver. Ora pensa molto bene a ciò che gli dirai, ricorda che quelle che scriverai saranno le tue ultime parole. Ma tieni anche a mente che dopo la lettura ti aspetta la tua dose quotidiana di trattamento contro l'amnesia. Nel caso ti dimenticassi che non si tratta di una villeggiatura ma del luogo in cui lascerai questo mondo. Giusto per essere chiari.» la fisso con odio, il mio sguardo trasmette tutto il mio disprezzo per lei.

«Non puoi ripensarci? Ti prego io non ti ho fatto niente!» Felicity ricomincia a piangere. Inizio ad averne davvero abbastanza.

«Nemmeno se a chiedermelo fosse il tuo Dio in persona. Non esiste alcuno scampo per te, vuoi ficcartelo in quella dannata testa bionda?» grido con tutta la cattiveria che ho in corpo e lei ammutolisce. Le metto in mano la lettera.

«Muoviti. Hai tre minuti per leggerla, poi la getterò nel fuoco, intesi?» lei annuisce, con quei dannati occhi azzurri pieni di lacrime. Tre minuti dopo le strappo il foglio dalle mani.

«Sei riuscita a leggere? Spero per te di sì» e getto il foglio in pasto alle fiamme. Lei annuisce debolmente.

«È ora di uscire, muoviti, non ho tempo da perdere con te!» Ho intenzione di divertirmi un po' con la tortura del giorno. Il pentolino pieno d'olio che ho messo sul fuoco prima di darle la lettera è pronto. Felicity intuisce le mie intenzioni e, manco a dirlo, inizia a gridare come una pazza indemoniata.

«Non puoi voler fare una cosa del genere, maledizione, lasciami andare brutta pazza!» grida fino a farsi schizzare i polmoni dagli occhi. La guardo con un sorriso sadico.

«È incredibile che tu pensi anche solo lontanamente di potermi fermare, cara Felicity Smoak. Non avrò pietà per te, quindi rassegnati. E vedi di non rendermi le cose più complicate del previsto, o mi accanirò su di te il doppio di quanto avessi in mente, sono stata chiara?» Lei trema come se fosse in preda alle convulsioni. Io afferro un vecchio mestolo di metallo e lo immergo nel pentolino. Lei si rannicchia nel vano tentativo di proteggersi.

«In piedi, grande genio dell'informatica. Vediamo come sai gestire le tue cellule che si disintegrano» la costringo ad alzarsi e la lego ad un tronco per obbligarla alla posizione eretta. A quel punto verso l'olio bollente sui suoi piedi nudi. Lei salta e urla per il dolore. Ma io non mi fermo e riempio nuovamente il mestolo e lo verso sui suoi piedi, che si stanno coprendo di bolle. A quel punto decido di averne abbastanza. La slego e la trascino nell'aereo.

«Ora rispondigli. Hai riflettuto con attenzione su quelle che saranno le tue ultime parole?» le dico buttandola di peso sul suo letto. Lei affonda il viso sul pezzo di tessuto sporco che ricopre la sua branda. Non riesce a guardarsi i piedi, che hanno un aspetto orrendo. Devono farle un male terribile. Ma la coscienza di ciò non deve distogliermi dal mio intento. Sicuramente morire sarà peggio di qualche ustione, quindi per ora può considerarsi ancora fortunata.

«Hai cinque minuti per decidere se sfruttare l'ultima occasione che hai per scrivergli, hai capito bene?» ringhio.

«È impossibile ragionare con questo dolore, come pensi che possa scrivergli?» risponde Felicity con un filo di voce, tremando.

«È un tuo problema tuo, non mio. Vedi di muoverti, prima che la mia pazienza si esaurisca del tutto, chiaro? Hai cinque minuti.» Lei cerca di afferrare il blocco che le lancio, senza riuscirci. Lo raccolgo e glielo porgo. Lei lo afferra con mano tremante, senza degnarmi di uno sguardo. Si permette di fare la sostenuta, alla vigilia della propria esecuzione. La odio ancora di più per questo, è come se nonostante si trovi in mio potere lei si senta comunque superiore a me, al mondo intero. Solo perché si ritiene un dannato genio. Beh, tra qualche ora sarà un dannato genio morto, e io avrò finalmente avuto la mia vendetta. Giustizia sarà fatta. Lei intanto ha iniziato la sua ultima missiva. Non nascondo che sono davvero curiosa di leggerla.

" Caro Oliver.

Credo che in ogni caso queste saranno le mie ultime parole. Il dolore provocato dall'olio bollente che il mio rapitore mi ha versato sui piedi non mi lascia sperare in una sopravvivenza che arrivi oltre le dodici ore. Non riesco nemmeno a trovare un modo per quantificartelo, questo dolore, perché in una scala da uno a dieci siamo parecchio oltre il miliardo. Non preoccuparti per me, pensa a salvare i cittadini di Starling City, loro non devono pagare per questo soggetto folle e per la sua insaziabile sete di vendetta. Ma queste sono le ultime parole che potrò scriverti, amore mio, siamo al giro di boa, la terza lettera. Non so cosa accadrà dopo che avrò finito di scriverla. Posso solo immaginare che verrò tenuta in vita il tempo necessario per ricevere e leggere la tua ultima lettera, dopo di che per me sarà la fine. Ho provato in ogni modo a far cambiare idea al mio rapitore, ma ogni tentativo non solo è caduto nel vuoto, al contrario lo ha reso ancora più furioso nei miei confronti. A questo punto non posso che sperare che la mia fine sia rapida, ma soprattutto indolore. Sono stanca di soffrire. Ti prego di andare avanti con la tua vita, senza lasciare che il dolore per a mia perdita ti impedisca di ricostruirti un futuro felice. Devi promettermelo. Devi farlo per me e per il figlio che avrei voluto darti. Devo lasciarti, il mio tempo per scrivere sta finendo, e comunque il dolore mi impedisce di ragionare. Non voglio che le mie ultime parole per te siano puri vaneggiamenti o frasi sconclusionate. Solo... Non dimenticarmi... Ti amo tanto.

Felicity

Allunga il braccio e mi consegna blocco e penna.

«È tutto. Ora se non ti dispiace vorrei evitare di guardarti.» e si stende a pancia in giù, nascondendo il viso. Mi limito ad un'occhiata distratta, sono troppo curiosa di leggere la sua ultima lettera per Arrow. Alla fine sono ancora più convinta della mia decisione. Il disprezzo che trapela dalle parole di Felicity è incredibile. Voglio che muoia soffrendo, non sarà una morte rapida come lei spera. Voglio godermi il momento in cui la donna che ha fatto in modo che Oliver Queen mi dimenticasse morirà, per mano mia, di una morte atroce e assolutamente meritata. Esco dall'aereo e invio la lettera a Mito. Da questo momento non mi rimane che aspettare. Mi collego alle telecamere e guardo Oliver, che con ansia e terrore digita la password sul computer di Felicity e si accinge a leggere l'ultima lettera. Sorrido, mentre lui scaglia un pugno contro la parete, non appena finisce di leggere. La sua rabbia è ai massimi livelli, e non può sfogarla, non può fare nulla, non è in possesso di alcuna pista, niente al mondo potrebbe portarlo in tempo dalla sua amata Felicity. Lo vedo iniziare a scrivere, piangendo sommessamente. Il grande Arrow, eroe indiscusso, imbattuto fino ad ora, annientato da un rapitore misterioso.

Un'ora dopo Mito mi invia la lettera.

"Ciao piccola mia...

Sono distrutto dal dolore, non riesco a controllare la rabbia all'idea di tutto ciò che stai subendo. Non posso sopportare il pensiero dell'inferno che stai vivendo, da sola, senza che io possa fare nulla per salvarti. Mi sento morire. Non ci sono parole che descrivano l'angoscia che mi sta uccidendo. Ma so che tu sei una donna coraggiosa, sei incredibile, unica al mondo. E so che saresti stata una moglie perfetta per me e una madre meravigliosa per nostro figlio. Voglio che tu sappia che non esiste donna al mondo in grado di prendere il tuo posto, non posso prometterti una cosa che non accadrà mai. Quello che posso prometterti è che sarò la persona che ti aspetti da me, colui che s'impegna per salvare le persone in pericolo. Vorrei che tu potessi darmi un segno, uno solo, per farmi capire che mi guarderai da lassù... Che mi aiuterai a proteggere la gente indifesa. So che troverai il modo. Non riesco a dire altro senza apparire banale, il dolore mi sta tramortendo. Ti amo Felicity, ti ho amata dal primo momento in cui ho messo la mia vita nelle tue mani, da quando tu mi hai donato la capacità di capire che in ogni caso vale la pena combattere, per il bene, per la giustizia, senza lasciare nulla di intentato. E ora ho le mani legate, proprio quando si tratta di salvare te. Questa cosa mi sta distruggendo, minuto dopo minuto.

Spero di raggiungerti presto.

Con amore immenso,

tuo Oliver"

Altro che lenta. La sua morte dev'essere esemplare. E così nessuna donna potrà mai reggere il confronto, non è così? Stampo la lettera e la consegno a Felicity. Non aspetto di vedere la sua faccia, mi dà la nausea. Esco dall'aereo e mi siedo accanto al fuoco. Sono immersa nei miei pensieri quando sento rumore di foglie calpestate. Schizzo in piedi, ma qualcuno mi afferra alla gola.

«Ciao Shado» è la voce di una ragazza. Una voce strana, melodica, che non ho mai sentito prima. Cerco di dimenarmi senza riuscirci, chiunque sia questa donna possiede una forza incredibile.

«Chi diavolo sei, si può sapere?» ringhio, mentre lei mi inietta qualcosa sulla schiena. Crollo seduta nel fango, incapace di muovermi dalla vita in giù.

«Che accidenti mi hai fatto, si può sapere?» la sento ridere sommessamente. Mi volto e la vedo, al di là del fuoco. È una ragazza sulla ventina, vestita di nero, con anfibi corti e due enormi cicatrici al posto degli occhi. Mi muovo cercando di non fare alcun rumore. La ragazza mi blocca all'istante, in una presa d'acciaio.

«Vuoi scherzare? Come accidenti fai a vederci in quello stato?» lei volta il viso nella mia direzione. Non vede, ma riesce a sentire anche il più insignificante dei rumori.

«Ci sono molti modi per vedere. Gli occhi sono solo uno di questi.» risponde lei, con quella voce incredibile. La osservo con più attenzione. Ha i capelli castano ramato, molto scuri, lunghi fino ai fianchi, con una piccola treccia rossa. Ha l'aria di una ragazza semplice, in realtà possiede una forza che non avevo mai visto su una donna, soprattutto su una di corporatura esile come lei.

«Allora chi sei? Cosa mi hai iniettato? Ti ucciderò non appena sarò in grado di muovermi, puoi starne certa!» Lei sorride. La sua calma estrema è quasi irritante.

«Mi Chiamo Sophy Moonysa Shrimp» proclama a bassa voce, sedendosi accanto al fuoco.

«Il tuo nome totalmente insulso dovrebbe dirmi forse qualcosa?» chiedo irritata.

«Lo trovo piuttosto improbabile. Non sono una che ama la popolarità, al contrario.» risponde avvicinando le mani al fuoco. Sembra non scottarsi, nonostante la vicinanza alle fiamme.

«Bene, miss asociale e probabilmente sociopatica, che vuoi da me? Come hai fatto a trovarmi?»

«Sono una che potrebbe avere bisogno del tuo aiuto, dopo che io ti avrò offerto il mio.» risponde sdraiandosi languidamente.

«Ma ti è dato di volta il cervello? E in che cosa dovresti aiutarmi? Vuoi cucirmi una bella tutina come la tua? Se puoi, fammi avere un modello sartoriale, il tuo fa schifo» la sfotto.

«Posso evitare che tu commetta un omicidio del quale ti pentiresti per sempre, tanto per cominciare» annuncia con noncuranza, sorridendo.

«Non sai niente di me, perché dovrei rinunciare ad uccidere la Smoak? E chi diavolo ti ha mandata? Aspetta... Oliver Queen sa che siamo qui?» la fisso sgranando gli occhi.

«Nessuno a parte me sa che sei qui, tranquilla.» risponde.

«E tu come mi hai trovata?» a questo punto voglio sapere chi è questa tizia.

«Te l'ho detto, non solo gli occhi permettono di vedere. So cos'hai in mente e sono qui per chiederti di lasciare perdere. Non è sulla morte di un'innocente che devi concentrarti, bensì sullo sconfiggere un tizio che ha intenzione di cancellare tutti noi dall'universo. Come vedi la faccenda richiede più attenzione, rispetto ai tuoi propositi omicidi. Immotivati propositi omicidi.» La guardo come se stesse dicendo che seduto accanto a noi c'è un drago a sei teste.

«Tu sei completamente pazza.»

«Può darsi. Per questo ho pensato di fare in modo che tu ti unisca alla nostra squadra. Ti permetterebbe di gestire la tua rabbia indirizzandola verso un fine più meritevole. Ora, lasceremo libera Felicity Smoak e tu verrai via con me.» precisa con tranquillità.

«Tu sei davvero fuori di testa! Vuoi che segua una ragazzina cieca chissà dove e chissà per quale folle proposito?» chiedo gridando con rabbia, cercando inutilmente di muovere le gambe che non rispondono ancora ai miei comandi.

«C'è un tizio, si chiama Azuros. Ha intenzione di scatenare un inferno senza precedenti. Se hai intenzione di incanalare la tua rabbia verso qualcosa che ti dia soddisfazione e ti permetta di non rovinarti la coscienza per sempre ti suggerisco di venire con me. Quanto alla mia cecità... Credimi, non ho bisogno degli occhi per vederci meglio di te.» a quel punto si alza e si dirige verso l'aereo. Rimango interdetta nel vederla camminare con sicurezza in mezzo ai detriti, raggiungere l'ingresso e uscire con Felicity qualche minuto più tardi. Mi accorgo che l'andatura di Felicity è assolutamente normale e non claudicante, come mi sarei aspettata, date le ustioni. Abbasso lo sguardo in direzione dei suoi piedi e non riesco a trattenere un grido. Le ustioni sono scomparse, come pure i segni infetti delle corde.

«Chi diavolo sei tu? Una dannata strega, ecco quello che sei!» grido fissandola con occhi spiritati.

«È possibile, sì. Ora riaccompagnerò a casa la tua amica, credo che abbia bisogno di una doccia, cibo e un buon letto. Quando tornerò sarà il momento di andare, quindi tieniti pronta, d'accordo?» dice la ragazza prima di allontanarsi ad una velocità assurda, con Felicity in braccio. Mi chiedo come sia in grado di rendere inoffensivo il Mirakuru. Non riesco a capacitarmi del fatto che abbia portato via Felicity annullando i miei piani. Qualche minuto dopo le immagini provenienti da casa di Arrow riescono a scioccarmi del tutto: Felicity Smoak è tra le braccia di Oliver Queen! Come diavolo è possibile? Come accidenti ci è riuscita? Sento un ronzio fortissimo, poi il dolore alla testa mi toglie la vista. Poi più nulla.

Quando riapro gli occhi sono in un letto e indosso abiti asciutti e puliti. La ragazza è in piedi vicino alla porta e mi fissa, sorridente.

«Dove mi trovo?»

«A casa mia. E ora che stai meglio voglio farti un regalo» annuncia.

«Quale regalo?» chiedo mettendomi a sedere, finalmente le mie gambe hanno ripreso a funzionare.

«Chiudi gli occhi e guarda» dice la ragazza. Obbedisco. Un istante dopo sto fluttuando, non avverto più nessun dolore, provo invece un incredibile senso di pace. Poi, all'improvviso, sento la voce di Oliver, dapprima in lontananza, poi sempre più vicina.

«Non è vero che l'ho dimenticata. Ho dovuto smettere di pensarci per non impazzire, ma non potrò mai dimenticare colei che mi ha reso l'uomo che sono ora. Non sapevo scoccare una freccia. Lei mi ha reso l'arciere più forte del mondo, è con quest'arco io proteggerò le persone indifese! Mi ferisce sapere che abbia pensato che non l'amassi. Ma ciò che mi consola è che ora siamo dalla stessa parte.» Oliver sta parlando co Felicity... E le ha detto che non mi ha dimenticata. Ad un tratto sento che il dolore mi abbandona, uscendo dal mio corpo per sempre. Apro gli occhi, piangendo silenziosamente. La ragazza mi sta fissando.

«Grazie» sussurro singhiozzando.

«Sei una persona buona. Ora insieme a me potrai fare qualcosa di grande. Per te e per il mondo intero.»

La guardo mentre si avvicina e mi accarezza il viso. Sento che una forza nuova e potente s'impossessa di me, mentre trasferisce nella mia mia mente immagini di un mostro orribile, che vive in un luogo terrificante. Riesco a sentire i suoi pensieri e un brivido gelido percorre la mia schiena.

«È lui che dobbiamo annientare. E per farlo dovrai fidarti di me, perché all'inizio ti sembrerà di morire. Pensi di farcela?» chiede guardandomi con dolcezza.

«Posso farcela. Puoi scommetterci» rispondo sorridendole e afferrando la sua mano tesa.

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