Occhi neri e boschi bui

"Ma era evidente che tutti e due
avevamo qualcosa da nascondere."

La camera da letto di Rebecca Calder era quanto di maggiormente banale e stereotipato si potesse immaginare.
Più andavo a fondo nella vita di quella ragazza infatti e più mi accorgevo che non aveva assolutamente nulla di speciale: era un cliché, un biondo e ricchissimo cliché.

Non sapevo bene cosa mi aspettassi di trovare quel giorno, mentre maniacalmente rovistavo tra le sue cose, ma c'era qualcosa dentro di me che mi spingeva a continuare, come se fossi convinta che prima o poi sarebbe sbucata fuori una lettera compromettente o un qualche indizio che la polizia aveva tralasciato.
Ma forse ero stata semplicemente troppo presuntuosa: dopotutto, perché una ragazzina come me avrebbe dovuto riuscire dove degli esperti avevano fallito?

Il mio compito, quello vero, non era ispezionare la stanza di Becca o hackerare il suo computer, cosa che comunque non sarei stata in grado di fare.
Quello che potevo e dovevo fare invece, il motivo per cui mi ero infiltrata alla Lincoln, era conoscere quelle persone e tirar fuori dalle loro labbra la verità.
Ecco, quello era il piano.

Lasciai quindi perdere tutti quegli inutili scatoloni, infilandomi nuovamente l'odiosa felpa rosa delle Kappa e preparandomi alla cena che sarebbe di lì a poco iniziata.
Per prima cosa dovevo conoscere le ragazze della confraternita, schedarle e capire chi di loro avrebbe effettivamente potuto essermi utile.
La prima tra tutte, Elizabeth Watson, fece il suo ingresso nel salone proprio in quel momento, il cellulare mantenuto tra l'orecchio e la spalla mentre le mani erano troppo occupate a sistemarsi i capelli scuri.

Lei era la migliore amica di Rebecca e, insieme a William, la mia preda numero uno.

<< Ciao Lizzie >> le sorrisi a trentadue denti, più finta di come ero mai stata.
Non mi rispose neppure, limitandosi ad una smorfia non troppo cordiale.

Si, era la mia preda numero uno, ma era anche a me infinitamente ostile per un motivo che non mi era dato conoscere.
Al contrario di Will, ad esempio, al quale avevo inviato un messaggio un'ora prima e che mi aveva subito risposto con tanto di faccine sorridenti.
Era come se, in maniera del tutto imprevedibile, la migliore amica di Becca soffrisse per la sua scomparsa molto più del suo storico fidanzato.

<< Ragazze, io vado un attimo fuori a fumare >> annunciò una Kappa che non avevo mai visto prima, i capelli biondi non troppo lunghi e gli occhi - ovviamente - chiarissimi.
A quelle parole furono però i miei di occhi ad illuminarsi, seppur involontariamente.

<< C'è un'ala fumatori? >> domandai stranita: ero più che certa di aver visto divieti per il fumo praticamente ovunque.

La bionda ridacchiò appena, seguita da altre due ragazze che le stavano accanto.

<< Beh, non proprio >> sorrise maliziosa, tendendo poi la mano verso di me.

In condizioni di normalità non mi sarei mai fidata di una ragazza così, sempre troppo ligia alla mia razionalità, ma erano due giorni che non sentivo il rassicurante sapore della nicotina sulle labbra, due giorni che credevo sarei prima o poi impazzita.
Così mi lasciai trascinare dalla bionda, seguita a ruota dale due ragazze piuttosto anonime oltre che silenziose.

<< Io mi chiamo Emma >> si presentò la prima senza perdere però quell'aria un po' frivola e un po' divertita.

Le sorrisi, sganciando intanto la mia mano dalla sua presa.

<< Savannah Kasimi, sono la nuova arrivata >>

<< Oh si, lo so chi sei >> ridacchiò ancora lei, ma in un modo che stranamente mi incuriosiva più che irritarmi << Insomma, tutti conoscono la sostituta di Becca >>

Tutti mi conoscevano, davvero?
E poi, la sostituta di Becca?
Ero già stata in qualche modo messa in relazione con lei?
Di bene in meglio.

Mi finsi dispiaciuta a quell'affermazione, quando in realtà gioivo per essere già riuscita a raggiungere un piccolo traguardo pur senza aver fatto molto.

<< Non mi piace essere vista come una sua sostituta >> mormorai, continuando ad ostentare la parte dell'ingenua che non ero << Non conoscevo Rebecca e... >>

<< Rebecca era una stronza >> affermò senza alcun freno una delle due ragazze che avevo poco prima definito anonime.

Emma scoppiò a ridere di gusto, seguita a ruota dall'altra Kappa.
Ed io mi sentii sempre più disorientata: non solo perché ci stavamo addentrando in una sorta di piccolo bosco che non avevo mai visto, ma anche perché non avevo mai pensato a Rebecca in quell'ottica.

<< Perché? >> domandai quindi, ma ormai era già tardi.

Emma, così come le altre due - che scoprii solo dopo chiamarsi Devonne e Margareth - avevano infatti già perso interesse in quel discorso poiché catturate da alcune figure maschili che, appoggiate agli alberi, stavano inequivocabilmente fumando.
Mi chiesi chi diamine fossero, collegando solo in quel momento che avevo effettivamente già visto quel luogo al mio ingresso, solo che alla luce del sole mi era sembrato molto meno inquietante e tetro: eravamo nel piccolo boschetto che separava la confraternita delle Kappa da quella dei Sigma Tau, il gruppo a cui apparteneva anche William.
Sfortunatamente per me però, non mi sembrava di scorgere la sua chioma bionda tra cui ragazzi, tutti e tre incappucciati per il freddo serale.

Ecco allora perché eravamo lì: non per fumare o meglio, non solo.

<< Buonasera maschi alpha! >> squittì infatti Emma, il tono di voce sempre qualche decibel più alto del normale.

La conoscevo da pochi minuti, eppure l'avevo già inquadrata come la tipica adolescente un po' ribelle e un po' pazza.

<< Siamo Sigma dolcezza, non sbagliarti >> le sorrise malizioso il più alto del gruppo, cingendole poi le spalle con un braccio ed attirandola a sé per stamparle un bacio sulle labbra.

<< E tu chi sei? >> mi domandò invece un altro ragazzo, il ciuffo di capelli neri che gli cadeva sugli occhi.

<< Savannah Kasimi >> sorrisi, tentando di sembrare oca almeno la metà delle altre tre << Sono nuova >>

I tre si lanciarono quindi uno sguardo di intesa, ghignando poi in maniera maliziosa.

<< Uh, la nuova... >> mormorò quello che aveva poco prima baciato Emma << Girano interessanti voci su di te >>

Sollevai un sopracciglio stranita e quasi in preda ad un attacco di panico.
Possibile che avessero già scoperto la mia vera identità?

<< Voci? >>

<< Mh mh >> mormorò lo stesso che mi aveva chiesto chi fossi << Si dice che tu vada alle feste a baciare ragazzi Sigma! >>

Risero tutti a quell'affermazione, me compresa, una volta scaricata la tensione che in quei pochi secondi avevo accumulato.

<< Era solo una prova per entrare nelle Kappa >> risposi divertita << Ho intenzione di non baciare altri Sigma per un po' >>

<< Peccato >> commentò allora il terzo ragazzo, scatenando un'altra risata generale.

Ora che l'atmosfera era più rilassata - e soprattutto che i discorsi non avevano più me come argomento portante - ebbi finalmente l'occasione di guardarmi intorno, la nicotina che cominciava a scorrere dentro di me come linfa vitale.
E fu allora che lo vidi per la seconda volta, immerso nell'ombra come avrei giurato fosse solito essere.
Ethan Holder, il cappuccio della felpa grigia sollevato sul capo e lo sguardo perso nel vuoto, se ne stava infatti appoggiato con le spalle contro un albero poco più in là, fumando in un'atmosfera cupa e buia.

Tanto buia che, fosse stato chiunque altro, probabilmente neppure lo avrei scorto.
Ma io quegli occhi non potevo dimenticarli.

E così fui presa da non quale forza interiore che iniziò a spingere le mie gambe nella sua direzione, il cervello che continuava ad impormi di non abbandonare il gruppetto con cui stavo chiacchierando anche se - a dirla tutta - non c'era niente nei loro discorsi che mi interessasse davvero.

Ad Ethan, invece, c'era qualcosa che dovevo chiedere.

<< Chi non muore si rivede! >> esclamai quindi, incarnando ancora una volta i panni di Savannah Kasimi, la ragazza frivola ed entusiasta che non ero mai stata davvero.
Lui, come da programma, non mi rivolse neppure uno sguardo, troppo concentrato a lasciar uscire il fumo dalle labbra piene.

Le stesse labbra che, la sera prima, erano state sulle mie.
Le stesse che mi avevano offesa, rifiutata e che poi, inaspettatamente, avevano acconsentito a quel contatto.
Ma perché? Cos'era scattato in lui?

Ecco, era la prima volta in quel college che mi interessava davvero scoprire qualcosa non perché riguardasse l'indagine ma perché, contro ogni aspettativa, riguardava la vera me.

<< Devi ancora spiegarmi perché mi hai baciata >> gli dissi quindi, senza troppi peli sulla lingua com'ero da sempre abituata a fare.

Ethan si voltò appena, rinunciando solo momentaneamente al suo tiro di sigaretta.

<< Me l'hai chiesto tu o sbaglio? >>

Avevo lo stesso identico tono presuntuoso e supponente della sera prima, la stessa freddezza nei toni bassi che la sua voce andava a toccare.
Fissai il mio sguardo nel suo, troppo irritata da quegli occhi neri per poter loro resistere.

<< Si, ma inizialmente ti eri rifiutato e poi... >>

<< Tu fai troppe domande, Samantha >>

Per qualche ragione il fatto che fosse stato lui a sbagliare il mio nome mi imbestialì, risultato del tutto opposto a quello che William - il suo migliore amico - aveva ottenuto quel pomeriggio.
Con Will era stato il fastidio di non interessare a qualcuno che stavo puntando, ma con Ethan era un'altra cosa.

Con Ethan era rabbia, rabbia che non sapevo neppure da dove venisse fuori.

<< Mi chiamo Savannah >> ribattei quindi, il tono che non ammetteva repliche.

Lui non mi rispose, riprendo invece tranquillamente ad ignorarmi.
Sbuffai allora sonoramente, aspirando solo per poter lasciar uscire tutto il fumo in direzione del suo volto.

E mi sarei aspettata che gli desse fastidio, ma lui invece si limitò a socchiudere le labbra per poter inalare anche quello.

<< Sai, puoi fare tutte le prove di iniziazione che vuoi >> disse poi d'improvviso << ma non sei una tipa da Kappa >>

<< E questo cosa dovrebbe significare? >>

Mi irritava, mi irritava terribilmente qualsiasi cosa dicesse.
E non riuscivo a comprendere il perché non me ne andassi, il perché restassi lì ad ascoltare la sua indifferenza.

Sollevò le spalle accennando una smorfia quasi divertita.

<< Le Kappa sono belle, frivole e un po' stupide >> decantò poi, terminando il tutto con un breve e conciso << e tu non lo sei >>

Ci riflettei un po', non riuscendo a capire cosa davvero volesse intendere.

<< Stai cercando di dirmi che sono brutta o che sono intelligente? >> gli domandai poi, il labbro inferiore stretto tra i denti come ogni volta che mi sforzavo di comprendere qualcosa.

Ed Ethan, al contrario di qualsiasi aspettativa, sorrise.

<< Forse tutte e due, chissà >>

Era strano vedere quell'espressione sul suo viso, tanto strano che non riuscii a non farglielo notare.

<< Ah, ma allora sai anche sorridere! >>

E lui mi stupii ancora di più, scoppiando a ridere proprio sotto ai miei occhi.
Una risata strana, forte e fastidiosa come lo stridio di un gessetto sulla lavagna, eppure in qualche modo assurdamente coinvolgente.
Così risi anch'io, seppur fin troppo stranita da quel suo repentino cambio d'atteggiamento.

E poi, proprio mentre stavo per dirgli quanto fosse strano, una voce a me già familiare c'interruppe.

<< Savannah, la cena è pronta >>

Elizabeth avanzò verso di noi, le braccia nascoste nel tascone della stessa felpa rosa che indossavo anch'io.
Mi aveva stranamente parlato con aria abbastanza cordiale e la sua espressione sembrava molto più tranquilla del solito.

Questo fin quanto non vide Ethan.

Quando i loro sguardi s'incrociarono infatti, lui smise immediatamente di ridere e lei restò a fissarlo come se si fosse trovata al cospetto di un fantasma.
<< Buonasera Elizabeth >> le disse il ragazzo, il tono di voce più freddo e formale che avevo mai sentito usare a qualcuno.

E Lizzie, dal canto suo, neppure gli rispose voltandosi invece in maniera repentina e camminando verso la confraternita come se stesse scappando da chissà cosa.

My corner
Hola chicos! Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate di questo capitolo: finalmente abbiamo rivisto Ethan, siete contenti?
Vi lascio qui il prestavolto di Emma, il nuovo personaggio: lei è la bellissima Candice Accola!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top