Il ragazzo che non voleva baciarmi

Più conoscevo il college e più benedicevo la mia decisione di starne alla larga.
Lontano da qualsiasi stereotipo da film, il Lincoln era infatti nient'altro che un luogo di ritrovo per figli di papà senza troppe possibilità di frequentare una vera scuola, il prefetto punto di raccolta per chiunque avesse voglia di combinare un bel nulla nella vita.
E poi, Dio santo, in quel posto la superficialità e l'estetismo si propagavano in ogni dove come onde sismiche: e non mi riferisco alla completa mancanza di personalità delle Kappa anzi, in confronto al basso quoziente intellettivo che dilagava attorno a me, quelle ragazze mi sembravano quasi accettabili.
Ero infatti appena arrivata alla tanto attesa festa, costretta ad indossare i panni di una ragazzina in preda all'eccitazione del suo primo giorno al college.
Indossare nel vero senso del termine, così come quel maledetto vestitino di paillettes ci teneva a ricordarmi: era corto ed attillato, un vero attentato al mio solito gusto nel vestire e soprattutto alla mia dignità.
Ma, come avevo bisogno di ripetermi almeno ogni cinque minuti, era necessario.
Le Kappa dovevano credere che volessi davvero diventare una di loro, la cerchia di amici di Rebecca doveva imparare a fidarsi di me e a pensare che fossi così insignificante da poter liberamente parlare di lei in mia presenza.
Era come essere un'attrice, solo molto più subdola e con molta meno esperienza.
<< Kasimi >>
Elizabeth Watson comparve davanti a me in tutta la sua bellezza, il corpo da modella fasciato da un abito dalle caratteristiche non troppo diverse dal mio.
Ci misi un po' a realizzare che quello che aveva pronunciato era il mio nuovo cognome, così le sorrisi distrattamente.
<< Sei pronta per la tua prova di iniziazione? >> mi domandò poi un'altra ragazza, la stessa che mi aveva aperto la porta della confraternita quella mattina.
Annuii energicamente.
Dopotutto, considerando le possibili imprese che mi ero psicologicamente preparata ad affrontare, baciare quel tipo non sarebbe stata nient'altro che una passeggiata, soprattutto considerando che a) i ragazzi presenti a quella festa non sembravano avere altro in testa che il desiderio di farsi qualcuna e b) quella sera ero veramente molto figa.
Inspirai ed espirai, ripetendomi ancora una volta il perché stessi facendo tutto ciò.
Per amore della verità.
<< Dov'è lui? >> domandai e neppure ricordavo il suo nome.
Elizabeth ridacchiò appena, guardando la bionda accanto a lei.
Ancora non sapevo il perché quella prova le rendesse così eccitate e divertite, ma avrei capito tutto a tempo debito.
Dopo un veloce sguardo alla sala, il capo delle Kappa si rivolse nuovamente a me: << Ethan Holder è laggiù accanto al suo migliore amico, William >>
Ed è solo guardando finalmente in quella direzione che capii chi diamine fosse questo Ethan.
Sedeva infatti accanto ad uno dei principali protagonisti del profilo Instagram di @becca, il biondo dai capelli scompigliati che avevo imparato a riconoscere e, mio malgrado, ad apprezzare in tutta la sua perfezione.
Ethan era quindi il misterioso ragazzo dell'ultimo scatto di Rebecca, quello che la ritraeva seduta in braccio a lui mentre il suo ragazzo la guardava e che era accompagnata dalla descrizione #mymen.
Ma qual era il rapporto tra loro?
Se era il migliore amico di William, allora anche lui sarebbe stato una preziosissima fonte d'informazioni.
Scossi la testa cercando di concentrarmi: dovevo muovere un passo alla volta, altrimenti non sarei riuscita ad arrivare da nessuna parte.
Ed il primo, mio malgrado, era baciare il ragazzo che stava proprio accanto a colui che invece avrei dovuto conquistare.
Perché non potevano scegliere William come cavia?
Perché proprio Ethan?
<< Allora, cosa ci fai ancora qui? >> squittì la bionda che, da quanto avevo potuto comprendere, era una sorta di megafono utilizzato da Elizabeth per non sprecare la sua meravigliosa voce.
<< Sto andando >> mi limitai quindi a rispondere, cominciando poi a muovermi nella sala con una sicurezza vagamente ostentata.
Non che mi vergognasse avvicinarmi a qualcuno o pagare un pegno, ma non mi era mai capitato di essere costretta a dover scegliere il ragazzo sbagliato.
Però è piuttosto carino, dovetti ammettere a me stessa mentre i suoi tratti divenivano sempre meno sfocati.
Completamente diverso dalla perfezione del tipo accanto a lui, aveva la mascella fortemente squadrata e un sottile velo di barba che gli dava un'aria molto più matura.
I capelli erano di un castano così scuro da rasentare il nero così come gli occhi, i più scuri che avessi mai visto.
Non era niente di speciale forse, almeno non dal modo in cui le mie parole riuscirebbero a descriverlo, eppure mi piaceva quell'aurea di mistero e oscurità che sembrava emanare.
Lo vedevo diverso.
E non soltanto da William.
Diverso da chiunque altro.
<< Ehi, ciao! >> mi sforzai di esclamare una volta che gli fui abbastanza vicina << Mi chiamo Savannah, sono nuova >>
Dire che Ethan non mi degnò d'uno sguardo sarebbe davvero un eufemismo.
Non sembrava neppure che si fosse accorto del mio arrivo, troppo preso a sorseggiare il suo drink e a pensare a chissà cosa.
William al contrario reagì proprio come mi sarei aspettata da un qualsiasi ragazzo di quel posto: sorrise con vaga malizia e mi porse la mano.
<< William Keating >> aspettò forse che il suo amico facesse lo stesso e, quando si rese conto della sua completa mancanza di educazione, aggiunse << E lui è Ethan >>
Mi concentrai al massimo per sembrare credibile mentre, con aria fintamente imbarazzata, guardavo la mia mano ancora stretta alla sua.
<< Scusatemi per il disturbo >> mormorai poi, sfilandola via il più velocemente possibile << Ma dovrei chiedervi un favore >>
Continuavo a parlare al plurale, ma era piuttosto chiaro che la conversazione si stesse svolgendo esclusivamente tra me e il biondo.
<< Dicci pure >> sorrise infatti quest'ultimo per quella che doveva essere già la cinquantesima volta << Come possiamo aiutarti? >>
E a quel punto, mio malgrado, fui costretta a posare lo sguardo sul ragazzo accanto a lui.
Sospirai pesantemente.
<< Dovresti baciarmi >>
Forse fu la schiettezza di quella frase a colpirlo o forse il fatto che per la prima volta mi fossi direttamente rivolta a lui, fatto sta che finalmente quegli occhi color pece incontrarono i miei.
<< Che? >>
Ovviamente non era stato lui a ribattere, bensì - ancora - il suo migliore amico.
Parla troppo.
Appuntai subito mentalmente quel primo difetto di William il quale, purtroppo, restava comunque l'obiettivo primario della mia missione.
Subito dopo quel maledetto bacio, ovviamente.
<< Sto cercando di entrare nella confraternita delle Kappa Alpha Kappa, ci tengo moltissimo >> mi ritrovai dunque a spiegare << E la mia prova di iniziazione è baciare lui >>
William ridacchiò appena, mentre Ethan mi guardava con un'aria che non avrei saputo decifrare.
<< Non se ne parla >> sentenziò poi, il tono di voce rigido come la sua espressione.
Come? Si stava davvero rifiutando?
Forse allora...
<< Sei gay? >> domandai, ritrovando la spontaneità che ero stata costretta a chiudere in gabbia nelle ultime ventiquattro ore.
William scoppiò a ridere, ma il ragazzo di fronte a me non si scompose minimamente.
<< No >> scandì << Semplicemente non ho voglia >>
Ma che problemi aveva?
Quale maschio avrebbe dato una risposta del genere ad una richiesta di quel tipo?
Forse era solo uno scherzo.
Doveva essere solo uno scherzo.
<< Oh andiamo, smettila con quest'aria da duro >> gli intimai quindi, tentando di mantenere un'aria divertita e vagamente maliziosa << Dammi questo bacio e finiamola qui >>
Lui sollevò gli angoli della bocca in quello che forse, disegnato sul viso di qualcun altro, sarebbe stato un sorriso.
<< Credi davvero di essere così carina? >>
Una piccola scheggia tentò di ferire il mio orgoglio, ma se Ethan Holder pensava che sarebbe bastato così poco a demolirmi aveva fatto male i suoi calcoli.
Non ero una delle ragazzine che era evidentemente solito avere attorno, non fingevo di trovarmi brutta allo specchio per ricevere complimenti e, soprattutto, non avevo bisogno del parere di nessuno per sentirmi bella.
<< Eth, stai esagerando >> gli mormorò William, guardando verso di me con una velata aria di scuse.
Ma non aveva capito neppure lui.
<< Allora, ascoltami bene coglione >> iniziai, l'indice puntato verso Ethan come una maestrina che richiama l'alunno più maleducato.
<< La mia voglia di condividere la mia saliva con la tua è pari a quella che ho di impiccarmi, ma devo superare questa cazzo di prova e non m'interessa il tuo parere! >>
Stavo decisamente esagerando, Sav Hamilton stava prendendo il sopravvento su Savannah Kasimi e quello non andava affatto bene.
Ma Ethan Holder aveva messo a dura prova il mio punto di rottura e, da brava bomba ad orologeria qual ero, io stavo esplodendo.
William mi guardava stupito, mentre ero convinta che le ragazze della confraternita si stessero divertendo da morire ad assistere al mio fallimento.
<< Quindi puoi prendere la tua maleducazione e... >>
E mi baciò.
Contrariamente a qualsiasi legge morale regolasse il comportamento delle persone normali, Ethan Holder mi si avvicinò di scatto e poggiò le sue labbra sulle mie con urgenza.
Non ho mai capito se volesse semplicemente zittirmi o meno, fatto sta che dovetti leggermente ricredermi sulla mia affermazione di poco prima: la voglia che avevo di impiccarmi adesso era decisamente inferiore a quella di condividere la mia saliva con la sua.

Hola!
In questo capitolo abbiamo finalmente conosciuto i due protagonisti maschili, molto diversi tra loro e, nel caso di Eth, anche molto particolari ahah
Cosa ne pensate?
Per chi segue anche la mia storia Home avrà sicuramente notato che Savannah - razionale ed analitica - è totalmente diversa da Allegra - impulsiva ed insicura - , proprio come Ethan - non saprei neppure definirlo -  è l'opposto di Derek.
Aspetto i vostri commenti e, nel frattempo, vi presento il secondo presta volto della storia: Alex Pettyfer nei panni di William Keating!

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