Epilogo

-•○ C i n q u e   a n n i   d o p o ○•-

«Gira a destra, Dylan, subito! Veloce, veloce!» urlo esasperata. Mancano poche centinaia di metri: riesco a vedere l'ingresso dell'ospedale, significa che siamo quasi arrivati. Con una mano inizio presto a comporre il numero di Nathan. Tra tutti lui avrebbe risposto, mi avrebbe dato notizie, ma il cellulare risulta staccato. Lo abbandono nella borsa con rabbia. Eravamo in ritardo a un evento così importante!

«Se per colpa tua mi perdo Emma ti giuro che, ti giuro che...» non so cosa dirgli. Minacciare Dylan era solamente un'abitudine, anche lui sa che non sono veramente in grado di attuare rinunce nei suoi confronti. Prendo un bel respiro prima di continuare a inveirgli contro. Il moro parcheggia sospirando mestamente, sta pensando a qualcosa e allo stesso tempo mi ignora.

«Ma cosa hai combinato durante tutta la mattinata? Sono rimasta in ufficio da sola ad aspettarti per almeno un'ora. Quando Cassidy mi ha detto che Emma era entrata in travaglio credevo saresti stato più celere.» Chiudo la portiera con un colpo secco e senza neanche aspettarlo mi porto verso l'ingresso. Sono davvero agitata. Impilo un passo dopo l'altro fino ad arrivare dinanzi le porte scorrevoli. Dietro di me, Dylan, si trascina, ma ha visibilmente la testa tra le nuvole. Forse la notizia che suo cugino stia per diventare padre lo ha turbato?

Rallento un attimo. Gli afferro la mano e lascio che i suoi occhi si portino verso di me. Forse sono stata troppo dura e anche un po' egoista. Pensavo solo a giungere in tempo senza considerare i suoi sentimenti.

«Va tutto bene, amore?» indago lisciando i suoi capelli castani sfilacciandoli con le dita. Finalmente Dylan strizza gli occhi per rivolgermi un sorriso. Allunga le sue braccia per avvolgere il mio esile corpo fasciato nel tailleur da lavoro. Mi stringe fino a inspirare direttamente tra i miei ciuffi disordinati prima di lasciarmi un bacio delicato sulle labbra.

«Hai ragione, amore... scusami del ritardo. Troviamo il reparto maternità che non vedo l'ora di conoscere nostro nipote.» Addolcisce il suo sguardo per poi sciogliere la presa sul mio corpo e portarla tra le mie dita. Mi tira a sé. «Potrebbe essere anche una femminuccia, lo sai» lo punzecchio. Il sesso del nascituro sarebbe stata una sorpresa.

Ancor più grande fu per noi ritrovare, appena svoltato l'ultimo angolo, tutti i nostri più cari e vecchi amici. Seduti o in piedi, pieni di pacchetti tra le mani sono presenti coloro con cui avevamo passato gli anni migliori.

«Amanda! Dylan! Da quanto tempo!» Margot ci salta al collo. Probabilmente l'ultima volta che avevamo parlato era stata proprio al matrimonio di Emma avvenuto l'anno precedente. Era diventata una modella affermata nel settore, richiestissima su tutte le passerelle, oltre che la migliore indossatrice dei capi prodotti da Emma ed Eric. In quei cinque anni dal loro diploma, tutti e tre si erano affermati nel loro campo e chiunque nel paese oramai conosceva il marchio "E&E" di cui Emma che Eric ne erano fondatori.

La moretta non era cambiata molto, i segni del tempo l'avevano resa una donna ancor più seducente e anche più prosperosa. «Non c'è Matt con te?» domanda Dylan una volta che quest'ultima posa i piedi per terra. I due erano fidanzati da circa tre anni. L'impacciato Matt ci aveva messo davvero tanto tempo prima di dichiararsi per paura di ricevere un due di picche, quando in realtà per Margot non c'era più alcun dubbio su chi appartenesse il suo cuore.

La moretta picchietta il mento con le sue dita affusolate lasciando spazio a Eric, Josh e Cassidy alle sue spalle. «Matt si trova ancora a New York. Un procuratore sportivo ha dei tempi da rispettare soprattutto durante la stagione. Per fortuna sono riuscita a prendere il primo volo disponibile non appena Cassidy ci ha informato.»

«Senza di me non sapreste proprio che fare, vero? Ho letto recentemente che i voli prolungati possono portare all'invecchiamento precoce, perciò non eccedere, Margot!» La vicedirettrice del settore marketing delle "O'Brien Corp" si fa sentire. È proprio per le sue capacità che era riuscita ad arrivare alla vetta della società spalla a spalla con il nostro Nathan. Mi squadra da capo a piedi chiedendo se ci fossero novità in arrivo. Guardo Dylan con la coda dell'occhio scuotendo il capo.

«Niente che tu non sappia!» la informo. Ma non ero del tutto certa della cosa, Dylan ultimamente era più distaccato del solito.

«È sempre illuminante conversare con te» la punzecchia Dylan, ma la brunetta di tutta risposta risponde con un abbraccio amichevole sotto il vigile sguardo di un Eric geloso. Sono sempre stata convinta del fatto che Dylan provava ancora del rimosso nei suoi confronti, portandolo nel tempo a essere uno dei suoi più cari amici.

«Lo so che ti manco quando non ci sono nei paraggi, per questo potrei entrare a far parte ufficialmente della vostra famiglia come madrina... se solo vi deste da fare» ribatté Cassidy.

«Ah, è così? Non ti basta già essere il braccio destro di mio cugino?» scherza lui per poi allungare un cinque al suo fidanzato.

Eric mi lancia un occhiolino. Ha sempre adorato i saluti a distanza.

«Lasciatela perdere, da quando ha scoperto della gravidanza di Emma non ha perso un pomeriggio nel chiederle informazioni o ad accudirla, mi domando, infatti, se voglia solo essere la zietta che porta i regali o se c'è un secondo fine per tutte le riviste sulla gravidanza che ha comprato. C'è qualcosa di cui vuoi parlare, baby?» Cassidy si gira puntando i piedi nella sua direzione.

«Sono solo una persona cordiale che aiuta i suoi migliori amici. Che c'è di strano a voler essere circondata da bambini e nel sapere come accudirli al meglio?» borbotta allontanandosi a sedere su una delle poltrone. «Sono ancora troppo giovane, in fondo» termina prepotentemente. Rido sotto i baffi in modo tale da non farmi scoprire.

«Non dovresti accanirti così su di lei, Eric, lo sai che è sensibile!» interviene Josh. Ultimo della fila dei saluti. Il biondino, rimproverato, alza le spalle con una scrollata poderosa. Conosce fin troppo bene le qualità dell'amata per lasciarla ribollire nel suo stesso brodo, per questo le si porta affianco con indomita pazienza.

«Oh, mio Dio, Josh!» Dylan urla come una ragazzina alla vista dell'ex quarterback. Persino io rimango piacevolmente colpita. «Ma hai i capelli!» termina portandogli una mano sulla testa e palpando i soffici e setosi boccoli color miele. Nonostante la sua stazza, Dylan non si è mai fatto intimorire: conosce il cuore e la profonda pazienza del ragazzo e sa benissimo che se lui avesse voluto farlo fuori sarebbero bastate due pacche pesanti sulla schiena.

«E tu vedo che non hai perso quella lingua tagliente. Amy, Amy non sei ancora riuscito a farlo stare un po' zitto?» Scuoto il capo divertita. Quei siparietti comici mi erano mancati un sacco.

«Sapete a che punto del travaglio Emma si trova?» domando preoccupata ricordandomi il vero motivo della nostra presenza lì.

«In realtà, Lilian... ehm...» Margot non sa come spiegarlo. A toglierla dall'impaccio è proprio Nathan, che all'improvviso compare nella sala d'aspetto. È agitato, ha gli occhi fuori dalle orbite e un sorriso ebete sul volto. Ci osserva e con ancora le mani tremanti urla che è nata! «È una femminuccia, ragazzi è una femminuccia! Io, io non so... oddio, Emma ha partorito ed è andato tutto bene, la bambina è sana!» ci avvisa. Sembra essere sotto shock.

Sospiro di sollievo. Mi porto una mano al petto. La parte difficile era passata, ma l'emozione, la felicità e l'orgoglio si sono appena messi in moto. Mi rendo conto di non essere l'unica. Nell'arco di qualche istante tutti si abbracciano sorridenti e fieri, stringendosi attorno a un Nathan euforico che ci accoglie calorosamente.

«Ce l'avete fatta! Finalmente. Come è andato il viaggio da Stanford?» Stringo Nate tra le mie braccia facendogli le mie congratulazioni. Mi accorgo di essere commossa da come la mia voce sia rotta dal pianto spontaneo. Tiro indietro con il naso e caccio via le lacrime, non ce n'è bisogno: è un momento di gioia pura questo.

«Tutto molto bene Nate, abbiamo corso un po' sulla statale, ma siamo felici di essere qui. Anzi, scusateci se non siamo stati molto presenti in questo ultimo anno e durante la gravidanza. Noi, ecco...» Alzo lo sguardo verso il brunetto che amo. Sapevo si sentisse in difetto e quelle parole me lo confermano.

«Ma cosa stai dicendo? Sei il cugino migliore del mondo, anzi che dico, sei mio fratello. Potresti anche non esserci con il corpo, ma con lo spirito io ti porto sempre nel mio cuore. Hai capito? È questo che fa la famiglia, si ama nonostante tutto. E poi lo so che sei e che siete impegnati, mister e miss dirigente della società. I grandi capi in persona proprio qui davanti a me. Congratulazioni per la vostra promozione!» Dylan afferra Nathan e lo stringe a sé. Riesco ad avvertire tutte le parole non dette e la commozione in quel singolo gesto.

So con certezza che tutto ciò che pensa Nathan lo pensa anche Dylan. Glielo leggo nei suoi occhi ogni giorno.

Passano così una decina di minuti in cui i ringraziamenti riecheggiano e i sorrisi abbondano. Un giro di telefonate immenso raggiunge persino amici di vecchia data e per celebrare il lieto evento Nate ci avvisa che ha intenzione di organizzare una festa.

In ospedale giungono anche Margaret e Andrew Kingstone, i quali piangono quando il loro unico figlio annuncia loro di essere diventati nonni. Si abbracciano e con gli occhi lucidi domandano se possono vedere la piccola principessa.

Sono proprio loro il primo trio ad attraversare il lungo corridoio sterile e a portarsi nella camera di Emma per fare conoscenza con la nipotina. Piccole visite, non bisogna far affaticare troppo la madre del bambino.

Quando la coppia esce, Nathan fa segno di avvicinarci. Un metro alla volta ed eccoci lì, dinanzi al letto d'ospedale con le coperte tutte sgualcite. Un fascio di luce penetra dalla finestra per posarsi sulla culla al di sotto del davanzale. L'aria sa di fiori e di primavera. La stanza è riempita di mazzi di ogni genere e a risplendere sono proprio i lunghi capelli biondi di Emma lasciati liberi e morbidi su una spalla scoperta. La vestaglia a scacchi bianchi e blu le cinge le forme rotondette che tanto aveva provato a levigare: eppure, non era mai stata così raggiante e bella.

I miei occhi discendono su tutta la sua figura e timidamente mi porto a lato tenendo per mano Dylan. Ogni passo corrisponde a un centimetro di pelle che viene a essere scoperta così da mostrarci quel batuffolo di pelle rosea cinto tra le braccia materne.

Ha le palpebre abbassate. Possiamo solo vedere quanto lunghe siano le sue ciglia e quanto rosse le labbra arricciate. È una piccola ribelle che non smette di muoversi. Lentamente, ma con grazia, le manine si fanno spazio in aria quasi a indagare il mondo che le circonda. Sembra voglia ricercare e ricreare il tepore del grembo materno in cui si trovava fino a qualche ora prima. Seguiamo in silenzio quella danza primitiva senza far alcun rumore, quasi la magia potesse spezzarsi, fino a che le piccole dita si stringono attorno al camice materno fossilizzandosi in una posizione che sembra essere la più comoda per lei.

«È bellissima, sono felicissimo per voi» si commuove Dylan. Io non riesco ancora a spiccicar parola e lascio tutto l'onore di condividere i miei pensieri a chi è al mio fianco.

Emma allunga una mano verso di me. L'afferro e con calma prendo posto accanto all'amica di un'intera vita. Le accarezzo i capelli e poggio la mia fronte contro la sua mentre con la mano libera sfioro i contorni della copertina celeste con la quale la neonata era stata avvolta.

«Ciao piccina, che piacere conoscerti! Benvenuta al mondo» sussurro. Emma sorride leggiadra chiedendomi se voglio tenere sua figlia in braccio. Mi rendo conto di essere impacciata e un moto di paura mi assale all'improvviso. Non ricordo più come si cullano i bambini da quando Trevor aveva compiuto due anni. E ora quel piccoletto è alto quasi quanto me. Chissà cosa mi avrebbe riservato il mondo ancora, di quali meraviglie avrei potuto godere dopo aver avuto questo miracolo letteralmente tra le mani.

«Amy, ti presento la piccola Lilian Amanda Kingstone. Spero che Nathan non ti abbia rovinato la sorpresa, ma saremmo davvero orgogliosi se tu e Dylan potreste essere i suoi padrini per accompagnarla con noi durante la sua vita.» L'irrazionale emotività percorre il mio corpo, mentre noto come Nate e Emma si stringono tra loro. Quello è amore, puro e semplice amore ed io ne ero stata inesorabilmente sopraffatta. Questa volta le lacrime non riesco a trattenerle, le quali cadono ingorde, segnando un volto incredulo e totalmente asservito al moto delle emozioni positive. Trovo immediato appoggio nell'abbraccio di Dylan che, posizionandosi alle mie spalle, mi sorregge.

Cinge anch'egli la piccola Lilian con le sue spesse mani e con il sorriso più bello che gli abbia mai visto fare afferma che non ci sarebbe onore più grande per noi.

***

Nella vecchia casa di Nathan ora si respira nuova gioia, felicità. La dimora era stata riorganizzata anni addietro per permettere ai due piccioncini di andare a vivere insieme. Il mio vecchio appartamento lo avevamo affittato ad altre studentesse e nonostante la mia nuova vita sia in cima a una collina in una piccola casa che io e Dylan avevamo comprato, i ricordi riecheggiano nella mia mente dolci e soavi.

«Lilian dorme, tutto è sistemato, ora posso finalmente riposarmi un po' con del buon vino che non bevevo da secoli.» Emma appare in tutto il suo splendore. Voleva una festa intima, ma con tutti i suoi cari. E così è stato.

Durante la serata avevo riabbracciato Stephan, giunto in compagnia di Kobe. Con Dylan mi ero scambiata uno sguardo di intesa perché era almeno dal matrimonio di Nate ed Emma che sospettavo qualcosa. Anche George si era presentato aggiornandoci sulla sua vita e su come fosse finalmente riuscito a trovare una ragazza giocando online!

Persino Matt, liberatosi dal lavoro, era giunto di gran lena per dare le sue felicitazioni, portando in dono i biglietti per le prossime partite del team di baseball di cui era rappresentate.

Immersa in una conversazione con Cassidy e Margot ripenso così alla serata che è passata. In fondo, erano stati cinque anni davvero pieni per tutti. Erano cambiate così tante cose, ma essenzialmente eravamo sempre noi stessi.

«Avete visto Dylan? Sapevo che i METS gli interessavano parecchio, ma non riesco a trovarlo!» commenta Matt passando in salotto dopo aver assaggiato due dolci prelibati della tradizione statunitense.

«Mi pare di averlo intravisto uscire all'esterno» ci comunica Josh tra un morso e l'altro di pizza. Al suo fianco Emma scruta il tavolo imbandito. Sa di essere la padrona di casa e che quindi tocchi a lei riportare la situazione in ordine. «Che aspettate? Sapete dove è, andatelo a prendere!»

«Ci penso io!» avviso incamminandomi oltre la porta d'ingresso. Supero l'uscio e socchiudo l'imposta alle mie spalle. Osservo il pietrisco fare da sentiero fino alla figura di Dylan. Avverto il petricore fin dal primo istante: quel pomeriggio era stato carico di pioggia. Acqua e sassi sono ciò che mi circonda in questo momento.

Volgo lo sguardo nelle disparate direzioni, fin quando non lo intravedo a bordo vasca. Ha i piedi a mollo e la schiena ricurva. Le braccia conserte e il volto spento. Mi avvicino preoccupata. Nei giorni precedenti lo avevo avvertivo insicuro, più malinconico e questa era solo la dimostrazione di ciò che avevo percepito.

«Dyl, cosa fai qui fuori?» domando accovacciandomi al suo fianco. Allungo una mano verso il pelo dell'acqua. Quando le mie dita sfiorano la superficie rimango incantata dal formarsi delle piccole increspature. La luce lunare è riflessa sui nostri volti, mentre tutto attorno a noi tace.

Dylan alza impercettibilmente lo sguardo verso di me. Sorride smorto, come se fosse perso nei meandri della sua mente. Di certo vuole rimanere solo un altro po' e mi rendo conto di essere di troppo.

Ritorno con la mente a svariati anni prima quando quei momenti erano la quotidianità e ammetto a me stessa che forse ho paura: che qualcosa tra di noi si sia rotto senza che io me ne sia resa conto.

«Io devo parlarti, Lil... ho bisogno di chiederti una cosa e non so come la prenderai.» Ingoio la poca saliva rimastami in gola. Sento le labbra secche e con la forza che mi rimane mi impongo di alzarmi per poterlo mirare negli occhi, lui fa lo stesso. Si porta le mani tra i capelli disordinati per poi iniziare a sfiorare la mia cute lì dove la pelle d'oca si intravede.

«Questi cinque, quasi sei, anni insieme sono stati i più belli della mia vita. Non sai quanto io sia stato felice di averti con me al mio fianco. Mi hai fatto amare di nuovo, mi hai reso un uomo migliore. Siamo entrambi migliori. Abbiamo costruito tanto, trovato un buon lavoro e messo da parte i soldi per comprare una casa e vivere insieme. Ma sono arrivato a un punto in cui questo non mi basta più. Da quando ho saputo che Emma fosse incinta ho dei pensieri che mi frullano nella testa e non smettono di andare via. Mi sono reso conto di alcune cose.» Mi irrigidisco.

«Era per questo che eri distante ultimamente? Ti sembra che stiamo andando troppo veloce e non lo vuoi? Stai... stai per lasciarmi, Dylan?» avevo un filo di voce. Ero incredula.

Il moro spalanca gli occhi come del tutto estraneo alla situazione per poi afferrare le mie braccia e sorreggermi come una quercia. «Ma cosa stai dicendo? Che ti salta in mente, non è assolutamente ciò che voglio!» annuncia sorridendomi. «Al contrario, Lilian! Sei completamente fuori rotta! Io-io, oddio non lo immaginavo così difficile.»

Dylan si guarda attorno imbarazzato prima di poggiare un ginocchio a terra. Fino a quel momento non lo avevo visto, ma tra le mani si passa un contenitore in velluto. Arrossisce in volto e con le iridi scure e profonde mi scruta cauto come per misurare la mia reazione.

«Hai ragione. Sono stato assente per tutti questi mesi perché la verità è che non ho paura. Non del peso delle responsabilità e neanche di correre troppo come credi. Non ho nemmeno paura di amarti incondizionatamente, né di quello che ci riserva il futuro. Pensando e ripensando a quello che potrebbe essere il mio domani non c'è una singola immagine senza di te e ciò mi basta per avere la certezza che sarò felice. Questo mio desiderio non ha fatto che aumentare nel tempo e da quando ho appreso della gravidanza di Emma ho iniziato a fantasticare su come potrebbe essere una nostra futura famiglia ed io non voglio più aspettare. Sento che il tempo è mutevole e ogni secondo che passa è un minuto in meno in cui potremmo costruire ancora altro, insieme. So di essere un casino, un bambino e anche un po' disordinato, ma sono anche consapevole che voglio te, ogni giorno, per tutta la mia vita se sarai disposta ad accettarmi. Perciò ti chiedo, Lilian Amanda Peterson, vuoi tu prendere il mio cuore in dono facendomi l'onore di diventare mia moglie?» Dylan allunga le braccia in avanti prima di aprire la scatoletta geometrica mostrandomi uno splendido anello d'oro rosa tempestato di diamanti convergenti in un cristallo centrale a forma di semiluna.

Non riesco neanche a pensare che cado sulle mie stesse ginocchia scoppiando in un pianto di gioia. Avvicino il volto di Dylan con le mani, mentre il sapore salato delle mie stesse lacrime sulle labbra suggella tutto l'amore che provo con un bacio. E lo sento, quel calore e tepore che nasce sulle nostre bocche infondersi nel resto del nostro corpo. Ci cerchiamo a vicenda, avidi e passionali ignorando il mondo esterno ancora per un po'. Tra un respiro affannato e un altro commenta sornione.

«Lo prendo per un sì...» mi sussurra maliziosamente. Mi distacco solo per osservare i suoi occhi lucenti riflettere i miei. «Certo che è un sì. Lo è per tutta la vita e per tutte quelle che saranno. Sei uno stupido...» Mi ci fiondo nuovamente, questa volta abbandonando qualsiasi freno inibitorio e cadendo con lui all'indietro sull'erba appena tagliata.

Il petricore si sarebbe avvertito ancor più a lungo sui nostri abiti.

«Lo so, Lilian Amanda Peterson-O'Brien. Suona bene, non trovi?» scherza sfiorandomi le linee sinuose del collo tra un sospiro e un altro per riprendere fiato. Annuisco contenta e completamente inebriata da quella irrazionale felicità.

«Solo Lilian... per te, solo Lilian.»

«Oddio che state facendo? Anzi, no non voglio saperlo!» urla Nathan dall'uscio d'ingresso. A seguirlo sono tutti gli invitati alla festa insospettiti dal mancato ritorno. I nostri amici ci scrutano da lontano curiosi e in silenzio come se avessero paura di interrompere quel momento idilliaco.

«Ci sposiamo, ragazzi! Ha detto di sì! Non è un sogno, Lilian sarà presto mia moglie» urla mentre le sue braccia scivolano lungo il mio corpo così da permettergli di sollevarmi e farmi volteggiare leggiadra in sontuose piroette al chiarir di luna.

Le stesse grida di gioia le stava emanando il mio cuore, che non era mai stato così libero di paure, ma allo stesso tempo così ricolmo di amore... per sempre.

E vissero tutti felici e contenti.

ƒ i n e ♥

♥♥♥♥♥

RINGRAZIAMENTI  ♥

Potrò non conoscerti, ma sappi che mi hai reso felice. 

Qualsiasi lettore tu sia stato sono certa che sei stato il migliore. Sia che tu commentassi, sia che tu rimanessi appartato nell'ombra della tua cameretta hai fatto in modo che mi sentissi amata, dandomi la forza e delle volte il coraggio per continuare e terminare questo libro.

Mi hai fatto credere nel valore delle mie parole. 

Spero che anche tu un po' ti sia innamorato, perché se c'è qualcosa che avrai potuto capire dal mio modo di scrivere è che per me l'amore è la forza che muove il mondo.

Mi hai lanciato un incantesimo e te ne sarò eternamente grata.

Ogni pagina ha un significato, ogni parola un segreto da svelare. 

Celata nella mia mente non vi era solo la voglia di condividere le mie fantasie, ma avevo la necessità di mettere nero su bianco quello che penso. Si potrebbe dire che questo libro sia il mio testamento morale: tra le righe vi è la mia anima. 

Mi sono emozionata, ho riso e anche pianto molto. 

Perciò grazie a te, che hai creduto in me quando neanche io lo facevo.

Con la speranza che queste 308857 parole ti abbiano lasciato qualcosa e che tu possa portarlo con te per il resto della vita, un bacio, 

dalla tua Red Witch,

Ilenia Notarangelo. 

P.S. Presto inizieranno nuove avventure con nuovi personaggi e fantastiche storie, se ti andrà ti aspetto sul mio profilo per altre emozioni!

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