94. Equilibri sconvolti (1/2)
♫ Marshmello, Halsey - Be Kind ♫
«Lilian Amanda Peterson! Vuoi spegnere quell'aggeggio per l'amor del cielo?» Sbattei più volte le lunghe ciglia prima di capire che, ad aver parlato, fosse stata Emma e che ci fosse una sveglia squillante in funzione.
Quella notte non chiusi occhio, troppo occupata a crogiolarmi nel disastro che era la mia vita sentimentale. Ma non per quello gli altri dovevano subire i miei lamenti.
Sollevai pedantemente un braccio premendo sull'apposito tasto per ovviare al tedioso suono. Stavo decisamente perdendo colpi.
«Scusami, Em» biascicai rigirandomi da sotto le lenzuola. Avevo scrutato il suo volto solo per qualche istante: aveva due profonde occhiaie e dormire era proprio ciò di cui aveva bisogno.
«È il mio unico giorno libero e sono già in piedi, è incredibile! Lo sai che se non dormo almeno sette ore di fila divento irritabile e mi si formano delle rughe paurose! Guardami, Amy! Sembro un panda, vero??» domandò scioccamente.
Levai una mano con molta flemma, accompagnandolo a un grugnito di dissenso. Quella donna aveva un potere speciale: le bastavano un thè, una doccia e un po' di mascara per essere sempre perfetta. Confidavo nel fatto che anche quella mattina lo sarebbe stata. Era il suo elisir di lunga vita e non ci sarebbe stato alcun segno di stanchezza sul suo volto.
«Perché non mi guardi, Amy? Ti ho spaventato con il mio viso pessimo, vero? È per questo che non ti giri?» la bionda si buttò a cavalcioni sul letto in maniera molto giocosa. Una volta sveglia non la si poteva più far addormentare. Mi strattonò per poi buttarsi sul lato opposto del materasso. Acciuffò le lenzuola e le tirò via costringendomi a osservarla da vicino.
«Oh, Amy, ma che hai?! Cosa è successo?» balzò sul posto mettendosi ritta sulla schiena. Forse le mie sclere arrossate dovevano averla fatta spaventare alla grande. All'improvviso la stanchezza scomparve facendo posto alla caparbietà e al senso di protezione. Non avevo scampo. Mi aveva completamente beccata in flagrante.
«Se ti dico che non ho nulla posso rimanere sotto le coperte?» Provai la carta del cucciolo pietoso, ma sapevo che non avrebbe funzionato. Sembrava una via fuga verso un vicolo cieco. Emma piegò il capo di lato mostrandomi tutto il suo disappunto. Non mi avrebbe lasciato scampo, tant'è che affondò le sue mani tra i miei capelli per provare a sistemarli un po'. Iniziò a scrutarmi minacciosamente.
«Ho solo due domande per te. Poi potrai essere libera di crogiolarti in quel mascara che ti ha macchiato non solo tutta la fodera del cuscino, ma anche il pigiama.» Puntò il dito contro le zone incriminate. Fantastico, mi ero dimenticata di struccarmi!
«Perché sei in questo stato pietoso e perché io non sapevo nulla del fatto che tu fossi in questo stato pietoso? Sentiti libera di rispondere alle domande nell'ordine che preferisci» mi intimò. Notai un certo sarcasmo nella voce.
Probabilmente credeva che non mi importasse più del suo parere o che non la considerassi più l'amica di un tempo. Cosa assolutamente non vera. Ma parlare e sorridere mi sembravano solo azioni prive di senso. Anche con lei... mi sentii pessima per averla tagliata completamente fuori e resa incapace di potermi aiutare a stare meglio.
Scossi il capo scrutando ovunque tranne che nelle sue pozze azzurre. Le mani iniziarono a muoversi tremanti per tastare qualcosa che potesse aiutarmi a fuggire da quella situazione. Ma la verità era che non c'erano scorciatoie ed io ero stanca. Stufa. Di tutto, di scappare e di fingere che andasse tutto bene e quindi cosa avrei dovuto fare? Parlare? Ancora e ancora? La realtà non sarebbe minimamente cambiata, anzi, avrei preso solo più consapevolezza di un mondo che era crollato a pezzi. Era un circolo vizioso che si autoalimentava.
Ero immobile e fremente allo stesso tempo. Un ossimoro in piena regola e come tale ruppi quel silenzio non con parole, ma con le lacrime. Crollai in un fragoroso pianto. Sapevo che se qualcuno avesse potuto comprendermi al meglio, quel qualcuno era Emma e lo avrebbe fatto con o senza che avessi parlato. Perché lei era speciale. Lo era tantissimo per me ed era giusto che lo sapesse. Sperai che quel gesto potesse valere più di mille parole: le stavo affidando la mia fragilità nella sua interezza.
Sfidai il mio stesso disagio e, nonostante le lacrime cadessero direttamente sulla sua pelle, mi fiondai sulla mia migliore amica per stringerla forte a me. Ogni secondo che passava serviva solamente a intensificare la presa. Silenziosamente si fece strada il suo candore dapprima sul mio corpo e poi nel mio cuore.
Iniziò ad accarezzarmi la folta chioma senza sottrarsi a quel contatto. La sentii un paio di volte sospirare, ma non per il peso di un tale compito: sembrava sollevata.
«Amy. Ho compreso che non ne vuoi parlare, ma, per quanto faccia male, devi accettare la realtà. Lo sai meglio di me che non è giusto vivere una vita a metà in questo modo» iniziò soffiando tra i miei ciuffi. Le sue parole sembravano trasportate da una leggera brezza, sapevo quanto avesse avuto ragione ancor prima che iniziasse a parlare, ma ne fui ancor più convinta una volta che ebbe terminato il suo discorso. «Ti senti sola, stai soffrendo e non vuoi caricare emotivamente nessun altro in questo tuo vortice autodistruttivo. Ti sei forse dimenticata che so perfettamente cosa vuol dire? Perciò ascoltami, okay? Solo ascoltami...»
Annuii senza mai allontanarmi dall'incavo del suo collo dove mi stavo nascondendo. «Fa male. Fa maledettamente male e ti sembra che il mondo oramai non avrà più il suo giusto equilibrio. Ma sai cosa ti dico? Un mondo in equilibrio è un mondo senza colpi di scena. È un posto nel quale non augurerei a nessuno di esistere. Ciò non vuol dire che sia giusto o che tu meriti ciò, anzi. È solo l'inizio di un gran ritorno dove sarai più forte di prima sconvolgendo quegli stessi equilibri che ti hanno impedito di essere felice. Con la differenza che non ci sarà bisogno di versare più una lacrima perché sarai capace di risplendere di luce propria. Guarda me, per esempio. Ti ho tra le mie braccia quando non molto tempo fa credevo di averti persa per sempre, invece sei ancora qui a fidarti di me e a...»
Emma iniziò a balbettare tirando su col naso. Mi cinse più forte a sé. «Così sei tu a farmi piangere!» pronunciai a mia volta. Dall'esterno potevamo sembrare due perfette cretine, intente a sorreggersi l'un l'altra per evitare di crollare, sia fisicamente che emotivamente. Probabilmente quella scena non sarebbe mai stata quanto più vicino alla realtà. Eravamo l'una l'appoggio solido dell'altra e non saremmo mai andate via. Niente avrebbe spezzato il nostro legame. Non lo avrei più permesso.
«Allora non ti hanno tagliato la lingua!» scherzò lei tra un singhiozzo e un altro. «Se dobbiamo dirla tutta, sei tu che hai fatto piangere me!» lentamente Emma dissolse il nostro abbraccio. Era riuscita a darmi carica facendomi sghignazzare con quella pessima battuta.
Passarono un paio di minuti prima che entrambe fossimo in grado di intrattenere una conversazione senza più piagnistei, ammettendo che, probabilmente, ne avevamo avuto tutto il bisogno. Mi resi conto solo allora che quella era la vera prima volta in cui ci trovavamo l'una di fronte l'altra da quando Richard era scomparso dalle nostre vite. Iniziai a interrogarmi sul perché non lo avessimo fatto prima e le risposte che vorticavano nella mia stessa testa mi fecero impallidire.
Probabilmente avevo avuto paura, come sempre, di affrontare un qualcosa che credevo essere sparito. O forse temevo che se avessi rivelato a qualcuno i miei sentimenti e pensieri essi mi si sarebbero rivoltati contro. Non avevo fatto altro che seguire la strada più tortuosa e Emma me lo aveva permesso per senso di colpa ancora non del tutto sradicato, almeno fino a quel momento.
«Ti devo delle scuse. Sono stata una pessima amica e tu, invece, sei qui per me. Scusami, avrei dovuto parlarti prima, abbracciarti prima, qualsiasi cosa...» ammisi guardandola finalmente negli occhi. Sembravano ridenti. Lei pareva più felice. «Non avresti potuto fare di meglio» ripose.
«Ho così tante cose da dirti, Em! E non saprei neanche da dove incominciare!» Lei sorrise divertita per poi sistemarsi sotto le mie coperte. Alzò un mano per fare segno di posizionarmi al suo fianco.
«Ti ho detto che è la mia giornata libera. Ho tutto il tempo del mondo.»
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