83. Pianeti e giustizia

♫ The Chainsmokers - Young ♫

«No, ti prego. Fai che non mi abbia visto, fai che non mi abbia visto, fai che... al diavolo!» Dylan imprecava al mio fianco più disturbato di quanto si fosse mai preoccupato di dare a vedere. Tese la mano in un pugno gettando via il tovagliolo ricamato con le sue iniziali rifilandolo nel taschino della giacca con disperazione. Inizialmente non capii a cosa fosse dovuto il suo comportamento, ma quando Nathan si ritrovò a tossire vivacemente, e a puntellarmi il braccio con un gomito, capii a cosa fosse dovuta tale esacerbazione di insofferenza.

«Ma è un incubo» sussurrai roteando gli occhi al cielo alla vista di Sophia, l'unica ragazza al mondo che aveva avuto l'ardire di indossare un abito da sposta al matrimonio di un'altra donna.

«Lanny! Che bello rivederti! Signori O'Brien e Kingstone, buona sera! Anche a te Nate, e sì... ciao, Cassandra.» Sophia mostrò il suo solito sorriso di circostanza, quello che le donava l'aria da svampita e arrogante allo stesso tempo. Mi ero convinta che prima o poi avrebbe smesso di importunarci, ma sembrava che non volesse sentire ragioni.

«Non mi avevi assicurato che non ci fosse?» sussurrai acida verso Dylan, il quale era rimasto più sorpreso di me.

«Non ne ho la minima idea... madre! Non ci avevi detto che Sophia non sarebbe venuta alla cerimonia?» Dylan ritrovò la voce nel porre la domanda alla donna che lo aveva messo al mondo. Anche Lyanna sembrava provare un certo imbarazzo per la situazione. Volente o meno, Sophia rimaneva una loro pupilla.

«È Amanda, cara, sei sempre la solita ragazza con la testa tra le nuvole. Non la trovate adorabile?» Margaret si rivolse a suo figlio e a suo marito con un sorriso fin troppo genuino, probabilmente perché non aveva la minima idea dell'errore che aveva commesso nel giudicarla. Nathan sbiancò all'istante, coprendosi il volto con il calice riempito di champagne. Lui non la sopportava minimamente, ma aveva sempre fatto buon viso a cattivo gioco.

Adorabile era anche un cucciolo di tigre, ma di certo non avrei mai pensato di servigli un mio braccio per colazione!

«Sophia cara, non avevamo concordato con i tuoi genitori che saremmo venuti a prenderti in aeroporto tra un paio di giorni, di ritorno dai tuoi servizi fotografici durante la settimana della moda? Come mai non ci hai avvisato? Saremmo accorsi per tenerti compagnia! Devo chiamare assolutamente Arthur, devo scusarmi per il malinteso.» Lyanna sembrava più preoccupata della cattiva reputazione che avrebbe potuto avere con la famiglia Mormont, che di noi povere anime in pena che avremmo dovuto sopportare la sua presenza.

«Nessun malinteso! Papà mi ha prenotato un jet privato questa mattina per permettermi di farvi una sorpresa! E quindi eccomi qui! Era tanto che non vedevo i signori Kingstone, mi fa davvero piacere che ci siate anche voi!» Sophia si sporse in avanti per poter stringere una mano ai genitori di Nathan, affiancandosi a Dylan e strusciandosi su di lui con tutto quel tulle in eccesso sui fianchi. Il moro smanacciò nervoso per allontanare il tessuto irritante dal suo viso. Quella ragazza era incredibile.

Abbassai le palpebre per evitare di continuare ad assistere a quel pietoso spettacolo, altrimenti la mia bocca non si sarebbe trattenuta dal proferire parole poco cortesi nei suoi riguardi.

«Signorina Mormont, le preparazioni al suo tavolo sono state ultimate, se vuole seguirmi l'accompagno.» Il capo sala, addetto al servizio del ricevimento, intervenne in nostra salvezza mostrando tutta la sua competenza ed esperienza come maître.

Qualsiasi altra persona nella scarpe della rossa avrebbe riservato un caloroso ringraziamento, ma sapevo bene che Sophia non era paragonabile ai comuni mortali.

«Non potremmo aspettare un altro po'? Anzi ho un'idea migliore. Per favore, signor cameriere, non sarebbe possibile arrangiarmi in questo tavolo? C'è spazio, vede? O al massimo potremmo stringerci.» La chioma fulva risplendeva in mezzo a noi: pomposa e brillante più che mai. Sbatté le lunghe ciglia più volte portandosi l'indice a livello delle labbra, con aria ben poco innocente. Fece un passo indietro andando a sbattere con il bacino contro la spalla di Dylan, oramai il suo corpo stava per fondersi e disperdersi sotto la montagna di tulle. Il bruno raccolse tutta la calma interiore per non urlare disperato. Non ne poteva più.

«Mi dispiace, signorina, ma le portate stanno per essere servite e non abbiamo tempo per ulteriori cambiamenti. La prego di seguirmi, per cortesia.» Immediatamente Sophia cambiò atteggiamento, scrollandosi di dosso l'aria da finto angelo. Con la mano sinistra fece un saluto generale al nostro tavolo, mentre con la destra si premunì di arpionare il braccio del caposala: un uomo sulla quarantina ben prestante, che sembrava essere diventato probabilmente l'ennesima vittima di quella bambola cerca attenzioni. Un po' mi dispiaceva per lui.

«Non mi pare abbia ricevuto una corretta educazione da piccola» commentò Margaret notando come Sophia si trascinava accanto al cameriere. Continuai a fissarla per qualche minuto ancora, mentre in sottofondo Lyanna spiegava come in realtà Sophia non avesse mai avuto dei riferimenti a cui aggrapparsi, fisicamente e metaforicamente. Gli unici suoi esempi da seguire erano i domestici che l'avevano cresciuta o i membri della famiglia O'Brien con i quali aveva passato gran parte del tempo a causa dell'amicizia con Dylan. Probabilmente per quello lei ne era ancora ossessionata: vedeva e canalizzava in lui tutto ciò che le era mancato. Quell'atteggiamento morboso ne era sicuramente la conferma.

Alla fine Sophia trovò posto, proprio accanto a qualcuno che mi sembrava conoscere.

«Per caso è l'avvocato Bayles, quello al tavolo di Sophia?» domandai puntando nella sua direzione. Lyanna si voltò quel tanto per osservare l'ospite del matrimonio.

«Sì, è lui, cara. Lo chiedi per qualche ragione in particolare?» Mi tirai indietro con la sedia, mentre i camerieri giungevano con la prima di una lunga serie di portate. Aveva attirato il mio interesse poiché avevo bisogno di un consiglio legale. Tutti sembravano essersene dimenticati, ma la verità era che c'era una questione in sospeso.

«Solo curiosità!» virai il discorso con un semplice sorriso incrinato, mentre avvertivo un paio di occhi indagatori posarsi sulla mia figura.

***

Erano passate diverse ore da quando erano iniziati i festeggiamenti e ancora non se ne vedeva la fine. Io mi sentivo gonfia come un palloncino pronto a scoppiare da un momento a un altro. Per qualche minuto, nell'apatia generale e per la sonnolenza indotta dalla digestione, mi rimproverai per l'essermi fatta trascinare a quel matrimonio. Dylan lo aveva presentato come un evento borioso, invece sembrava essere catapultati nel remake di "quel grosso e grasso matrimonio greco".

Le danze erano aperte da ore, ma non avevo avuto la benché minima voglia di buttarmi in pista. Avrei sicuramente rimesso il tacchino, i ravioli, il caviale e qualsiasi altra pietanza stesse digerendo il mio apparato gastrointestinale. Nathan sembrava più sconnesso di me. Non faceva altro che girarsi i pollici, scrollando il display del cellullare con aria assonnata: pareva un gesto meccanico più che cosciente, come se si stesse imponendo di rimanere lucido e attivo. Più volte era stato rimproverato dalla madre asserendo che un tale comportamento fosse da "persone cresciute senza educazione, cosa che io e tuo padre ti abbiamo dato, perciò togli quell'apparecchio dal tavolo, giovanotto!". I genitori erano in pista a scatenarsi sulle note di qualche lento, "in onore dei vecchi tempi" aveva dichiarato Andrew replicando un perfetto baciamano alla sua consorte. David lo aveva seguito a ruota: non avrebbe potuto fare altrimenti dopo lo sguardo assassino che Lyanna gli aveva lanciato. Non avrebbe permesso che suo cognato rubasse tutta la scena, dimostrando che anche il marito sapeva essere romantico quanto lui.

E così eravamo rimasti solamente noi giovani, chiusi in noi stessi e con i pensieri a fare da schermo alla realtà. Eravamo tre pianeti che non sarebbero mai entrati in collisione, su ognuno gravava una nube di polvere stellare differente, a seconda dell'attrazione data dalla gravità. Tenevamo stretti i nostri ricordi e parole, evitando che le orbite si intrecciassero, perdendoci in un universo infinito e in continua espansione.

«Io vado a fare due passi, non sarà un matrimonio noioso, ma è fin troppo felice per i miei gusti.» Dylan ruppe il silenzio creando la prima deviazione nel nostro sistema solare. Da quando eravamo lì riuscii a squadrarlo nella sua interezza solo in quell'occasione, notando come aveva lasciato appositamente dei ciuffi scuri a coprirgli la fronte. I segni traslucidi della cicatrice erano quasi scomparsi del tutto.

Nonostante fosse altisonante nel suo aspetto esteriore, l'aria che accompagnava il suo volto era rimasta imperturbata da quel pomeriggio. Era ancora distaccato e freddo, in perfetta linea con gli atteggiamenti che aveva avuto durante tutta la settimana.

«Certo, vai pure, io penso mi addormenterò su questo tavolo, è pur sempre mezzanotte e ho sonno. Ti chiamo quando arriva il taglio della torta.» Dylan annuii a quel commento di Nathan e, senza farselo ripetere, sparì subito dopo aver rubato una bottiglia di vino francese dalle mani di uno dei poveri camerieri.

«Fa sempre così ai matrimoni. Lo troverò dopo io, tranquilla... lo faccio sempre...» Nathan si accasciò sul tavolo dopo aver sussurrato quelle parole che avevano tutta l'aria di essere le ultime di una lunga giornata infinita.

Il pianista designato dell'accompagnamento musicale stava facendo uno splendido lavoro: avvertivo la malinconia accrescere noto dopo nota, dettando lo scorrere del tempo e delle distanze che ci separavano gli uni dagli altri.

Tutti noi non eravamo altro che pianeti. Ci saremmo attratti, scontrati ed evitati, scegliendo di percorrere l'orbita compatibile con la vita, al fine di ricreare l'intricato e complesso universo.

Non dovevo dimenticare, però, che all'origine non vi era nient'altro che oscurità.

La canzone terminò, donandomi la sensazione di mancanza esistenziale.

Mi ero decisa ad abbondare qualsiasi tentativo di rendere quella giornata migliore, fino a che non individuai Bayles, da solo, dall'altro lato della sala.

Mi decisi ad agire, disturbando l'uomo che sorseggiava una qualche bevanda alcolica in un calice di vetro temperato. A quel punto non mi rimanere che seguire la sua scia, o scontrarmi con la sua orbita. In ogni caso, sperai di aver fluttuato nella direzione giusta.

Quando fui davanti l'avvocato, mi bloccai, rimuginando su quali sarebbero potute essere le parole migliori per porre il mio quesito. Forse sarei risultata troppo invadente o maleducata. Ero sospesa in quel limbo, a metà strada tra l'imbarazzo e la gioia nel constatare che avrei sempre commesso idiozie, se non c'era qualcuno a fermarmi.

La solitudine non faceva per me.

«Sì? Cerca qualcosa, signorina?» ruppe il ghiaccio l'austero l'uomo inarcando un sopracciglio. Allungai una mano in avanti per scusarmi del mio comportamento sconclusionato.

«Io... in realtà, io... mi chiamo Lilian Amanda Peterson, non so se ricorda, la ragazza che era con voi qualche giorno fa all'UCLA. Ecco, io...» Bayles promulgò in avanti le labbra poggiando il bicchiere sul tavolo. Forse non mi avrebbe cacciata via, non ancora. Poi spalancò le palpebre di colpo.

«Certo che mi ricordo. Lei è la fidanzata del figlio degli O'Brien. Cosa posso fare per lei?» Il gentiluomo mi fece accodare su una delle sedie lasciate libere dagli invitati. Rimasi stupita dalla sua accoglienza, arrossendo subito dopo.

«Mi dispiace davvero disturbarla. Sono desolata, soprattutto in un contesto del genere. Ma ho questo dubbio, una domanda che vorrei porle. Si tratta di una questione lavorativa... una specie di...» non mi venne in mente un termine adatto alla situazione. Sembrava stessi cadendo dalla padella nella brace buttandomici io stessa.

«Un consulto?» tirò a indovinare inarcando un sopracciglio. Sorrisi tiratamente ricacciando indietro la saliva formatasi. Bayles alzò un angolo della bocca compiaciuto. «Sa che ho un assistente e che avrebbe potuto semplicemente chiamare per un appuntamento? Ma considerando la sua posizione, e la preoccupazione sul suo volto, credo di poter fare un'eccezione. Mi dica.» Bayles rise notando la mia goffaggine. Magari gli facevo pena, per quello mi stava ancora ascoltando.

«Sono mortificata. Però, ecco... se non le è di troppo disturbo, mi saprebbe dire a quanto ammonta la pena da scontare per chi risulta colpevole di reati come possesso di droga, molestie e di lesioni aggravate?» Bayles strabuzzò gli occhi.

«Piano, ehi, quanti paroloni. È una domanda molto precisa ed io che credevo non sapesse che pesci prendere! Certo che lei va dritta al dunque!» Scherzò su l'uomo che in quel momento pareva un essere umano e non il viscido avvocato che voleva corrompere il rettore Ferguson a tutti i costi. Probabilmente i matrimoni cambiavano veramente le persone delle "O'Brien Corp."

«Certo. Mi scusi, è che è una questione molto importante. Sono preoccupata...» Abbassai lo sguardo ponendolo sulle mani che si erano intrecciate più volte tra di loro da quando ero in sua presenza.

«Si riferisce al caso Whitemore?» Quella domanda mi colse impreparata. Annuii con forza, mentre l'uomo si rilassava sulla sua seduta. Picchiettò l'indice sul mento ricoperto da uno strato ispido di barba pensando bene alla risposta da darmi.

«Ho visionato il caso io stesso, in quanto ero stato chiamato per perorare la causa del signor Whitemore Senior. Un caso davvero semplice, devo dire la verità. Avrei potuto vincere senza problemi, se avessi accettato.» Bayles scosse il capo richiamando l'attenzione di un cameriere che passava lì vicino per prelevare due calici e offrirmene uno.

Afferrai interdetta quell'alcolico anche a causa della parole che aveva appena proferito. Mi aveva offerto da bere per addolcirmi la pillola di un Richard che sarebbe stato presto rimesso in libertà?

«Co-cosa significa?» pronunciai spaventata.

«Significa che le prove contro di lui sono facilmente controvertibili. L'accusa di molestia è basata sulla testimonianza della vittima, la quale ha ammesso di essere stata consenziente per tutto il tempo in cui è perdurata la relazione avuta con l'accusato. Il video registrato agli atti è stato dimostrato essere il file originale, ciò significa che non è stato diffuso con terze parti, quindi legalmente crolla la base delle accuse. Stesso discorso può essere fatto per la seconda testimonianza su cui regge il caso riguardante le lesioni aggravate. Non ci sono abbastanza prove affinché si possa affermare con assoluta certezza che Nicole Summer sia stata drogata da Richard Whitemore. In tribunale non è ammesso il "sentito dire" come base per una dichiarazione e purtroppo la ragazza coinvolta dopo il risveglio dal coma non ricordava cosa fosse successo con precisione. Dalla mia esperienza personale so per certo che l'unico modo in cui incastrare certe persone è coglierle con le mani nel sacco. Nessun documento multimediale come foto o video è stato depositato agli atti come prove, purtroppo. Per il possesso di droga, invece, è un'altra storia. Una scappatoia può essere spesso utilizzata in questi casi: affermando una totale collaborazione e creando degli accordi ad hoc con il procuratore di stato, l'imputato potrebbe diventare una risorsa indispensabile per arrivare alla rete di spacciatori della costa ovest, sulla quale la narcotici sta investigando da anni. Come può vedere è un caso semplice da vincere e i tribunali optano sempre per accordi vantaggiosi quando possono incastrare "il pesce grande", rilasciando le piccole canaglie. Lo fanno per la politica. E questa, signorina, la chiamano giustizia, in California!» Bayles pareva alquanto contrariato.

«Se posso permettermi di chiederle. Perché ha rifiutato il caso se era una vittoria assicurata? E perché me ne sta parlando?» Mi stavo arrendendo alla possibilità che il mondo fosse davvero un posto orribile in cui vivere e che la vera giustizia in realtà non era altro che una relativa vittoria.

Un accordo. Tutto il male che Richard aveva fatto avrebbe potuto avere come conseguenza un semplice accordo. Non avrebbe mai pagato per i suoi crimini.

«Io difendo solamente i pesci che non mirano a diventare squali. E lei mi sembra una ragazza sincera. La questione è importante perché conosce le vittime coinvolte, vero? Non dico che sarà facile, ma il caso non è ancora chiuso... sarebbe meglio, quindi, non pensarci fino al giorno del processo quando sarà emessa la sentenza finale. Mi raccomando, stia tranquilla e si goda questa serata con il signorino Dylan, mi pare si stia infastidendo ad aspettarla, data la compagnia di quella ragazza alquanto sgradevole. Ha davvero un bel caratterino, devo ammetterlo, ma mi raccomando non si lasci scappare che gliel'ho detto!» Bayles alzò il calice puntandolo alle mie spalle, dopo aver ammiccato nella mia direzione.

Mi voltai immediatamente notando come, immerso tra la folla, Dylan fosse affiancato da Sophia.

La ragazza sgradevole non poteva essere nessun altra che lei, la quale sembrava aver puntato i piedi a terra per poter a tutti i costi ballare con Dylan. Si dimenava, scalciava e tutto sotto l'impassibilità del moro, che scrutava nella mia direzione. Mi sorpresi a deglutire per quell'espressione glaciale di disgusto mista a disapprovazione che traspariva dai suoi occhi... occhi pieni di rabbia e frustrazione. Strinse ancor di più la presa sul collo della bottiglia rubata. Dopo aver sbraitato qualcosa di incomprensibile verso Sophia, decise di girare i tacchi e andarsene da lì muovendo insistentemente il capo.

Mi interrogai sul motivo di quello strano comportamento e sul perché mi sentissi colpevole.

La rossa, d'altro canto, non mosse più un muscolo per seguirlo. Ma anzi aspettò che Dylan fosse abbastanza lontano per asciugarsi una lacrima quasi invisibile, per poi sorridere nuovamente come se non fosse accaduto nulla. Andò via a testa alta, come era solita fare.

E, prima che potessi rendermene conto, le mie gambe si mossero per raggiungere Dylan ovunque fosse diretto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top