80. Normalità (2/2)

Urban Strangers - Non So

«Questo e...ra l'ul...timo? Quan...to tem...po de...vi stare via, due setti...mane?» Nathan aveva il fiatone dopo aver spostato l'intero guardaroba di Emma, rinchiuso in innumerevoli valigie. Nonostante avessi provato a dargli una mano, i borsoni non facevano che moltiplicarsi. Alla fine il ragazzo aveva ceduto, trovando riposo contro la fiancata della sua automobile.

«Leva le mani della mia Jeep. Lo sai che si opacizza.» Dylan gli diede un buffetto intimidatorio, ritornando serioso a contemplare la montagna di abiti di Emma. Non aveva mosso un dito per aiutarci, non facendo altro che borbottare di continuo su come fosse stato incastrato nonostante avesse espressamente dichiarato di non voler essere incluso in quell'arrivederci strappalacrime.

«Mi serviva lo stresso indispensabile per avere almeno tre outfit giornalieri e tutti gli accessori di cui necessito per completare i miei look da copertina. Ovviamente la cappelliera era d'obbligo. Avrei potuto chiamare un taxi, mi dispiace.» Emma si avvicinò al mal capitato appoggiandogli una mano sulla schiena china. Il ragazzo si era rannicchiato sulle proprie ginocchia dopo il divieto di Dylan.

«Te ne sarebbero serviti almeno quattro, altroché!» Dylan constatò a voce un po' troppo alta. Era poggiato con le spalle contro un palo della segnaletica, a distanza di sicurezza da tutti noi. Come se non volesse essere coinvolto nei nostri discorsi.

Emma rizzò le orecchie levando prontamente gli spessi occhiali scuri sulla fronte, al fine di osservare Dylan negli occhi. Piegò le labbra in una smorfia, mentre picchiettava con il suo dito smaltato di rosso contro lo suo zigomo alto. Ciò non scalfì minimante l'ego del moro. Anche Dylan portava le lenti scure in una montatura alla moda e non sembrava intenzionato ad assecondarla nei suoi giochetti. Anzi, probabilmente non la stava neanche degnando di uno sguardo.

«Come scusa? Guarda che se ci avessi aiutato avremmo fatto molto prima e tuo cugino non starebbe ansimando come una foca!»

«No..non st..sto an..ansimando co..» Nathan smise di emettere alcun fiato quando si rese conto della dura realtà. Dylan schioccò la lingua al palato allargando le braccia come per scusarsi.

«Io sono qui solamente perché avevate bisogno di un mezzo che vi portasse a destinazione. Dovreste ringraziarmi! Mi avete praticamente obbligato! Sono stato fin troppo paziente e vi farò la cortesia di aspettare che vi salutiate. Avete sette minuti, dopo di che mi dirigerò al campo di football della UCLA come ho promesso di fare, con o senza di voi!» Dylan sorrise spocchiosamente per poi dileguarsi. «Buon viaggio, Emma, ci vediamo tra due settimane!» gridò irritato prima di rintanarsi dentro la Jeep, lasciandoci da soli.

La nuova stella della moda era diventata paonazza. Si voltò impaziente, acciuffando gli occhiali da sole dal suo capo per poi riporli al loro posto.

«Non so come facciate a sopportarlo tutto il tempo! È così spocchioso e antipatico. Non ha la minima idea di come trattare gli amici!» ci confessò buttando fuori tutta la rabbia che aveva in corpo, mentre cercava di richiudere la custodia in pelle con fin troppa foga: un altro po' e avrebbe creato un buco nella pochette. Ci mise qualche secondo per ritrovare la calma.

Era un lavoro a tempo pieno stare dietro agli sbalzi di umore di Dylan, in effetti.

«Quindi eccoci qui, ragazzi mi mancherete un sacco... anche quello stupido di Dylan, ma non glielo dite, sono ancora arrabbiata con lui. Venite qui, fatevi abbracciare.» Emma crollò improvvisamente in un pianto isterico, che aveva tutta l'aria di essere dovuto alla somma delle tensioni accumulate.

Non sarebbe stato appropriato per la sua immagine farsi vedere in quello stato in pubblico, pertanto nel bel mezzo dell'abbraccio ebbe un ripensamento: riacciuffò gli occhiali per nascondere le sue lacrime dietro le spessi lenti.

«Ci mancherai anche tu. Ma non devi preoccuparti, andrà tutto bene e sono sicura tutti ti ameranno. Sarebbero dei folli a non capire il tuo estremo talento!» Le rassicurai. Il fantastico trio era riunito, ma presto si sarebbe sciolto e la cosa, in un certo senso, faceva stare male anche me. Non perché non fossimo più noi, ma sembrava avessimo avuto così poco tempo...

«Mostrerò cosa vuol dire essere Emma Woods al mondo!» La bionda sorrideva mentre con il dorso della mano si asciugava le lacrime che le stavano colando dagli zigomi. «Ho messo un fondotinta waterproof, sapevo che sarebbe successo» scherzò su. Risi alla battuta, mentre Nathan annuiva senza sapere cosa fosse quel make-up. Mi faceva tenerezza pensare a quanto si stesse sforzando di essere un buon amico per lei.

«Ehy, Em...Io-» iniziò con voce tremante.

Chissà come sarebbe stato se solo lui... Incurvai le labbra in un sorriso, ero di troppo.

«Vi lascio soli. Buon viaggio Emma, ti voglio bene e salutami Eric quando arriva!» Ne approfittai per darle un ultimo bacio sulla guancia dileguandomi e raggiungendo Dylan nella sua vettura. Non ci pensai due volte sistemandomi sui sedili posteriori, asciugando quella che era stata una lacrima di riflesso una volta dentro l'abitacolo.

Alzai lo sguardo, notando gli occhi nocciola di Dylan riflettersi nello specchietto retrovisore. Chissà da quanto ci stava fissando con quello sguardo pieno di rimorso.

Ero stizzita. «Avresti potuto salutarla anche tu, invece di chiuderti a riccio come fai sempre.» Dylan scrollò le spalle continuando impunemente il suo giochetto.

«Non era il mio posto. Non lo è mai stato. Che tu ci creda o no, preferisco farmi da parte e darvi i vostri spazi.»

A volte mi sentivo come se non fosse mai abbastanza. Era talmente cocciuto da farmi cadere le braccia. «Ti fai troppi grattacapi. Non potrai mai esserlo se neanche ci provi! Che sia Emma o chiunque altro, se ragioni in questo modo allora non sarà mai il tuo posto!» Il mio cuore si accese. Così come gli occhi di Dylan che emanavano una strana sensazione. Affondai le unghie nel tessuto dei miei jeans. Serrai la mascella, volevo davvero affrontare il discorso della predestinazione?

«Forse hai ragione... o forse non esiste più un posto a cui io debba appartenere. Pensavo di averlo trovato, ma la verità era che mi sbagliavo.» La voce di Dylan era tagliente. Deglutii a fatica, mentre le sue pupille penetravano fin dentro la mia anima. Eppure, mi stava solo osservando da uno specchio. Non osai immaginare la potenza del suo sguardo.

L'aria ostile si spezzò quando la porta del passeggero venne aperta. Nathan entrò nell'abitacolo sconvolto e con lo sguardo perso nel vuoto.

«Parti, subito» sussurrò con un filo di voce. Cosa mi ero persa? Mi voltai per capire se la bionda fosse andata via, ma invece era ancora lì. Persa anche lei nei suoi pensieri. Che cavolo era successo?

«Che cavolo è successo?» Ecco, a punto. Dylan mise in moto dopo aver posto quella domanda. Rivolsi un ultimo saluto a Emma, la quale si toccò la guancia facendo a mala pena un cenno con le dita.

«Gliel'ho detto!» ammise tremante il mio migliore amico. Mi sporsi tra i sedili curiosa.

«Detto cosa?!» gli afferrai una mano per rassicurarlo.

«Lo sa. Sa che la amo!»

All'improvviso la Jeep arrestò la sua corsa, sbalzandomi quel tanto in avanti per avvertire la cintura tirarmi indietro.

«Ma che diamine!» protestai indolenzita sul torace per il colpo preso contro lo schienale. Dylan si voltò alquanto scosso, scusandosi per la brusca manovra. Era esterrefatto, stupido e sconvolto. «Sto bene!» affermai con tono sarcastico.

«Che cosa hai fatto, Nate? Ti ha rifiutato?» Domandò incerto e preoccupato.

«Credo che sia scappato non appena ha rivelato i suoi sentimenti senza aspettare una risposta. Sbaglio?» constatai ad alta voce.

Nate annuì. «Hai ragione. Sono letteralmente fuggito. Volevo solo salutarla, ma poi ho pensato che non ci sarebbe stata mai più un'altra occasione per dirle quello che provavo e che più andava avanti più sarebbe stato difficile. Ed io... quindi... credo di aver rovinato tutto.» Nathan infilò le mani nei capelli iniziando a pensare tra sé e sé. Quello era ciò che accadeva quando un ragazzo pragmatico e di buon cuore aveva paura e assolutamente nessun controllo della situazione.

«Ehi, Nate, guardami!» incurante di tutto ciò che mi circondava afferrai il mio amico costringendolo a posare i suoi occhi su di me ancora una volta. Quella spirale di autocommiserazione doveva finire. Dovevamo vivere le nostre vite al meglio senza alcun timore di essere felici.

«Ascoltami, sono fiera di te. Non credo tu abbia combinato alcun disastro, hai esternato i tuoi sentimenti più puri e sinceri. Tutto qua. Dalle tempo, non c'è bisogno di stare male per qualcosa che sfugge alla nostra comprensione. Tu ed Emma ne parlerete presto e chi lo sa cosa potrebbe accadere a quel punto. Hai fatto una cosa davvero coraggiosa e lo so che fa paura, ma credimi, hai fatto la scelta giusta. Ci sono molte persone che dovrebbero solo imparare da te. Hai aperto il tuo cuore per amore e non c'è mai niente di sbagliato in questo.» Sperai di rincuorarlo.

Dylan serrò la mascella sconfitto.

«Grazie... ne avevo bisogno.» un mezzo sorriso fiorì sulle labbra di Nathan, il quale riprese compostezza poggiando la nuca contro lo schienale.

«Se Emma non capisce quanta fortuna abbia nella possibilità dell'averti accanto, allora non ti merita. Non posso che dare ragione ad Amanda... sei stato coraggioso, forse molto più di quanto io sia mai stato.» Dylan strinse la sua mano attorno quella di Nathan. Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio sembrava essere l'ultimo baluardo della sua umanità. Probabilmente si considerava un codardo a causa di tutte le volte che aveva cercato di fuggire al mondo che lo circondava... e non solo.

Io, però, mi macchiavo del suo stesso crimine.

«Bene, ora dobbiamo proprio andare. C'è una partita da vincere, o sbaglio?» chiese retorico.

Dylan rimise in moto uscendo dal parcheggio dell'aeroporto senza più alcun intoppo. I lampioni iniziarono a illuminare le strade, mentre il sole era ormai calato da un pezzo. Durante il tragitto venni rapita dagli occhi del guidatore, riflessi nello specchietto retrovisore e che languidamente sfuggivano a qualsiasi possibile contatto.

Serrai i pugni, osservando altrove, mentre constatavo quanto fosse opprimente la nostra nuova normalità.

Vi lascio con questa bella chicca che non potevo non mettere, alla prossima! ♥

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