75. Le brutte notizie non vengono mai da sole & spia (1/2)
♫ Lund - Broken ♫
Un, due, tre, quattro. Una svolta a sinistra e poi altri trentadue passi in avanti.
Facevo quello stupido percorso da tutta la mattinata, muovendovi per il corridoio dell'ospedale e imparando alla perfezione la sua lunghezza. Mi ero assentata dall'università anche quella mattina dopo tutto ciò che era successo nella notte. Avevo bisogno di una pausa... e, perché no, anche di riuscire a confrontarmi con Dylan.
Mi fermai dopo aver compiuto il passo che segnava l'inizio di un nuovo ciclo: mi voltai a destra per visionare la porta di spesso compensato che mi separava da lui. Ero in attesa di trovare il coraggio per abbassare la maniglia e varcare quella soglia.
"Un altro giro e sarai pronta" mi ripetei.
«Ti ha detto che non vuole vederti. Perciò perché sei qui fuori e non entri a dirgliene quattro?» Nathan era appoggiato contro il muro portante osservando le mie patetiche mosse. Mi aveva giurato che finché non mi sarei palesata in stanza, lui non ci avrebbe messo piede.
«Perché non ce la faccio e non alzare il tono!» lo maledissi a denti stretti. Contrasse un sopracciglio contrariato.
«Hai paura che possa sapere che sei qui fuori e che tu hai voglia di parlare con lui?» Lo stava facendo di proposito. Nathan osservò il mio imbarazzo nascere e innescarsi sul volto. Avvolse il suo braccio intorno alle mie spalle, sollecitandomi in una camminata verso la sala d'attesa per distrarmi.
«Ma se sei stato tu a dirmi che mi aveva vietato l'ingresso e che ti dispiaceva per la sua decisione! Perché devi torturarmi così?» incrociai le braccia e misi il broncio.
«Perché mi rincresce che lui abbia avuto questa idea malsana e vorrei che tu facessi ciò che vuoi senza imposizioni. Non sono Cerbero, non faccio la guardia alla sua porta. Se veramente non avesse voluto che tu entrassi avrebbe lasciato un plateale cartello o mi avrebbe fatto promettere di non farti avvicinare.»
«Non te lo ha fatto promettere?» indagai sconcertata. Nathan fece spallucce.
«Diciamo che sono uscito dalla stanza prima che fosse possibile prestare qualsiasi giuramento a riguardo.» Picchiettò la tempia con l'indice per sottolineare quanto fosse stato astuto.
Scossi il capo. Era strano che Nathan si comportasse in quel modo poco serioso. Generalmente non si sarebbe mai sottratto, invece, quella volta aveva trovato una scappatoia e ne aveva approfittato.
«Sono notevolmente colpita dal tuo atteggiamento ribelle» confessai sogghignando tra me e me.
E, mentre Nathan mi faceva ritornare il sorriso, nella sala d'aspetto si consumava una animata battaglia con la reception, alimentata dalla niente di meno Cassidy Leslie Reed.
«Dylan O'Brien! Sto cercando O'Brien Dylan! D-Y-L-A-N!» Cassidy si sbracciava sul bancone per avere informazioni. Se fosse stato possibile avrei giurato che avrebbe preso a calci l'infermiere pur di farlo parlare. Cosa ci faceva lì?
L'anziano operatore sembrava non avere un buon udito, poiché era la terza volta che Cassidy chiedeva dell'infermo.
«Vuole che le chiami Brian, di là? Deve avere un appuntamento per vedere il primario!» Cassidy spalancò gli occhi portando una mano sul volto sconfitta. Sarebbe presto scoppiata in sonori insulti.
«Cassidy!» gridammo in coro io e Nathan prima che potesse combinare qualche guaio o essere cacciata: l'avremmo gestita noi, salvando quel povero nonnino. La bruna si voltò sorridendo isterica una volta incrociato il nostro sguardo.
«Siete qui! Vi ho trovati!» la sua voce si era alzata almeno di un'ottava, ciò significava che era felice di vederci? Di certo i suoi occhi lucidi ci diedero conferma.
«Ehi, Cassie perché non sei a lezione? Pensavo che Amy vi avesse avvisato che fosse tutto sotto controllo e che ce la saremmo cavata noi con la peste.» Cassidy annuiva, mentre Nathan indicava con il pollice la direzione della stanza.
«Oh, sì certo è stata chiarissima, ma sono qui per altro. In realtà, sono corsa appena terminata la lezione di Lynch. Ho una brutta notizia...» Cassidy mosse in avanti le labbra torturandosele con un'unghia. Guardò attorno e poi con nonchalance si diresse verso la zona più tranquilla della sala. Mi stavo spaventando.
«Lo sanno giù tutti... volevo avvisarvi prima che qualcun'altro diffondesse la notizia e dato che tu, Amy, non eri a lezione, ho preferito che lo sapessi da me.» Deglutii nervosa.
«Che cosa dovrei sapere? Che è successo?» Cassidy mi pose una mano sulla spalla con fare impietosito.
«Lynch ci ha avvertiti che forse ci sarà l'espulsione di qualcuno frequentante il suo corso, anzi di "uno dei più brillanti" del suo corso! Ne era sconvolto. Si è lasciato sfuggire che le accuse sono state mosse da un altro studente molto promettente e che ci sarà presto un incontro. In questo momento stanno chiamando i genitori delle parti coinvolte per poter parlare con il rettore il più presto possibile, anche in presenza di un avvocato, così da risolvere la questione... e se lo studente sarà ritenuto colpevole, allora verrà cacciato.» Immediatamente persi colore. La mia mano fredda fu stretta in quella Nathan quasi subito impedendomi di cedere. L'osservai con la coda dell'occhio, non poteva essere che Richard avesse scoperto così presto che non avessi mantenuto il nostro accordo. Nathan sembrò condividere le mie stesse preoccupazioni.
Cosa mi sarebbe successo?
«Perché ce lo stai dicendo, Cassie? Si sa chi sono questi alunni?» Nathan trovò il coraggio di domandare qualcosa che io per il momento non volevo sapere.
«Oh, sì! Mi sono informata tramite Josh, il quale ha un amico che è fidanzato con l'assistente del rettore Ferguson. Mi ha fatto sapere che hanno già contattato, tramite telegramma, i genitori degli alunni ed io ho scoperto chi sono. Provate a indovinare chi è colui che ha mosso le accuse?» Cassidy si guardò intorno per paura che qualcuno potesse origliare la nostra conversazione, eppure, non sembrava preoccupata o sconvolta, pareva più in subbuglio ed eccitata per la grande rivelazione.
«Richard...» sospirai quella parola come una condanna a morte. Cassidy si illuminò. Mi diede una pacca sul braccio. Non c'era niente di cui esserne fieri: la mia vita era finita.
«Ma che brava la nostra Amanda! È proprio lui, pare abbia fatto rapporto per ciò che è successo tra lui e Dylan! È tuo cugino che sta rischiando l'espulsione!» squittì.
Scossi la testa inarcando un sopracciglio con aria dubbiosa. Sciolsi la presa dalla mano calda di Nathan per muovere convulsivamente le dita dinanzi a me. Ero forse salva? Ma c'era la carriera di Dylan in gioco?
«Ti ho raccontato, vero, che hanno fatto a pugni? O meglio, che Dylan ha usato la faccia di Richard come sacco da box? Quel figlio di papà è andato dritto dal rettore per farlo espellere! Incredibile, vero? Che viscido.» Cassidy sottolineò con scherno quelle parole lasciandosi andare in un gesto che pareva essere quello del rigetto. «Volevo comunicarvelo di persona e magari parlarne con Dylan, così che lui possa prepararsi adeguatamente. Anche se non credo ce ne sarà bisogno. Ho saputo che il rettore Ferguson è rimasto molto dispiaciuto dall'incidente che lo ha visto coinvolto e gli augura di tornare presto in università con i migliori saluti di pronta guarigione.» Cassidy batté le sue mani un paio di volte, sembrava parecchio sicura del fatto che il rettore sarebbe stato entusiasta del ritorno di Dylan.
«E come lo può sapere?» domandò Nathan con aria indagatrice alzando gli occhi dal telefono, pronto per chiamare i suoi zii.
Cassidy si coprì la bocca con una mano, lasciandosi scappare un risolino. «Ho letteralmente pianto e urlato appiccicata alla porta dello studio del rettore aspettando che uscisse. Come avevo ipotizzato, la visione di una sua studentessa distrutta e in lacrime lo ha sconvolto a tal punto da chiedermi cosa mi affliggesse ed io gli ho raccontato che ero tanto preoccupata per un mio amico, Dylan O'Brien, e di come fosse in ospedale a seguito di un incidente. Sono sicura sapesse di chi stessi parlando. Ho pensato che puntare sul lato umano potesse giovare alla situazione di Dylan. Ovviamente lui non ha sospettato che io sapessi della probabile espulsione, me la sono giocata bene.» Cassidy si spostò con la mano un ciuffo di capelli che posava sulla sua spalla destra. Sembrava degna e pronta per ricevere qualche medaglia al valore.
«Ma sei un piccolo genio del male!» esclamò Nathan abbracciandola e facendola volteggiare in mezzo la sala d'attesa. Una volta messi i piedi a terra rise mostrando i suoi occhioni azzurri prostrandosi in un inchino principesco.
«Questo e altro pur di mettere i bastoni tra le ruote a quella sottospecie di essere umano. Sai, ho letto su una rivista di psicologia che un atteggiamento passivo aggressivo di questo tipo è tipico nelle persone psicolabili. Penso abbia un problema non risolto, molto probabilmente legato alla sua gioventù!» Cassidy si applaudì da sola nuovamente, mentre s'incamminava verso il corridoio precedentemente indicatole da Nathan.
«Legge un sacco di riviste quella ragazza e le azzecca tutte!» mi confidò Nathan. Accennai un segno positivo con il capo. Cassidy ne sapeva sempre una più del diavolo.
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