73. La fine di qualcosa che non sarebbe più iniziato (Dylan VII) (2/2)

 Mark Ronson ft. Miley Cyrus- Nothing Breaks Like a Heart 

"Caro Dylan, se stai leggendo questa lettera vuol dire che è arrivato il momento della verità. Vuol dire che abbiamo vinto e che Richard è finalmente dietro le sbarre." Mi bloccai un sol secondo per assimilare il primo verso.

«Hai letto bene. È per te. Tutto ciò che ho fatto è per te» singhiozzò.

Ingoiai la saliva amara, sapendo di aver valicato un limite oltre il quale non sarei più potuto tornare indietro.

"Non sono riuscita a trovare il coraggio di confessartelo prima, spaurita dalle infinite possibilità di inadeguatezza che la mia mente mi proponeva ogni volta che avrei voluto aprire bocca in tua presenza. Di tutte le volte che fugavo il tuo sguardo e di tante altre che avrei voluto averti tra le mie braccia, ma per quali non ho mai mosso il primo passo. Perciò eccomi qui, a elencare le nefandezze che ho dovuto tacere riguardanti Richard. Avevi sempre avuto ragione su di lui. Non è una brava persona e mai lo è stata, tanto da essere incriminato per abusi sessuali e possesso di droga. Ad aprirmi gli occhi sulla verità è stata Emma, una delle sue numerose vittime, che tu possa crederci o meno. Richard è un maniaco, uno psicopatico e forse chissà cos'altro. Pertanto ti chiedo di perdonarla in cuor tuo. Io l'ho fatto, sai? La sua colpa è stata quella di essersi invaghita della stessa persona che piaceva a me. Non si può comandare al cuore, ne so qualcosa. Ma di quella fragilità Richard ne ha tratto un vantaggio enorme, filmandola, ricattandola e sfruttandola per ogni suo comprovato esercizio di potere. Non era nient'altro che il giocattolaio, di una bambola che a poco a poco stava cadendo a pezzi dall'interno. Le avrebbe rovinato la vita e la reputazione. Certe volte si fanno cose stupide pur di non sprofondare. Ed io lo sto capendo solo adesso. Emma mi ha raccontato del suo modus operandi, dell'adescamento e dell'utilizzo di piccole pastiglie che egli utilizzava per addomesticare le nuove ragazze, filmarle e ripetere il ciclo di violenza con la nuova sfortunata di turno. Decine di ragazze. Proprio come mi avevi avvertito... avrebbe fatto di tutto per mantenere il controllo, in qualsiasi situazione.

Se sarà andato tutto per il meglio, saremmo riuscite a testimoniare e a trovare le prove incriminanti, che Emma stessa ha osservato con i propri occhi sulla videocamera di quel pervertito. Il vero dramma di questa storia, però, è che scorrendo le immagini della galleria non vi erano film a luci rossi girati senza consenso, ma un ultimo video completava la sua collezione privata. Ed è proprio quello il motivo per il quale ti sto scrivendo in lacrime. Non so cosa sarà di me da domani, so solo che il segreto che porto mi sta divorando l'anima e che avrei voluto sussurrarti fin dal primo istante.

Era difficile starti vicino sapendo di mentirti ed era impossibile starti lontano. È per questo che mi odio con tutta me stessa.

Richard mi ha ricattato affinché io non aprissi bocca e, seppur non è una scusante, è stato un deterrente per fin troppo tempo. Sto cercando di fare la cosa più giusta, ma in realtà non so nemmeno io se sia questa. Devo ammettere che ho paura. Ho paura perché forse mi guarderai diversamente.

Perché forse non vorrai più far parte della mia vita.

La verità è che Richard conserva un filmato di un incidente avvenuto sei anni fa.

Il tuo incidente.

Immortalati in quei fotogrammi c'è il vero assassino di Lydia. La verità è che lui, Dyl...

È sempre stato lui l'artefice di tutto. È lui che ti ha drogato quella sera, quell'unico bicchiere che hai bevuto. È lui l'unico assassino di Lydia e quello non è stato un tragico incidente come hai sempre pensato: colui che sarebbe dovuto morire, in realtà, eri tu. E lui ti odia perché sei sopravvissuto."

Rilessi le ultime righe più e più volte come se avessi voluto che quelle parole prendessero un'altra forma. Non era possibile! Cosa significava? Che voleva dire tutto ciò? Era una scherzo?
Iniziai a tremare come una foglia, accartocciando la carta e mirando Lilian, immobile e paralizzata.

«È vero?» soffiai depauperato delle mie energie. Mi guadagnai un'occhiata sfuggente: non aveva nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi.

«È vero, cazzo? Lilian ciò che hai scritto è la verità? Richard mi ha fatto uccidere Lydia quando voleva prendere me?» gridai disperato avvicinandomi a lei e attanagliando le mie mani ai suoi polsi. Lasciai che la pallina di carta scivolasse per terra. Le mie dita affusolate si retrassero, non volendo saperne di sfiorare quella pelle un istante di più. Mi prudeva al contatto.

«Sì... avre-avrei voluto avere più tempo. Io volevo incastrarlo e po-poi forse mi avresti perdonato. Ti prego, Dylan guardami. Mi dispiace, non riuscivo...» incespicò. Serrai gli occhi trattenendo le lacrime dal nervosismo. Digrignai i denti gettandomi contro il muro alle sue spalle e assestando un pugno alla parete.

«Scuse? Cosa cazzo me ne faccio delle tue scuse! Da quanto tempo lo sapevi? Da quanto tempo eri a conoscenza di una cosa così importante e quanto ancora me lo avresti tenuto nascosto? Quanto?!» continuai a infuriarle contro. Lei sembrava sempre più indifesa, ma anche io mi trovavo privato di ogni barriera e certezza: il mio mondo era crollato.

«Da quando so del tradimento. È per questo che ti ho allontanato. Non potevo dirtelo. Io non sapevo cosa fare... credevo avresti fatto qualche stupidaggine, inoltre, lui ha detto che mi...» la bloccai poiché non volevo sentire altre stronzate provenire da quella stessa bocca che fino a qualche minuto prima avrei voluto baciare ardentemente.

«Tu mi hai mentito! Ti sei presa gioco di me! Conoscevi perfettamente il mio malessere interiore e te ne sei approfittata! Con quale coraggio? Ed io che... io c'ero quasi cascato.» Abbassai il mio tono sul finale. Una persona del genere non poteva far bene alla mia vita. Diceva che non avrebbe voluto ferirmi eppure eccola lì mentre il mio cuore implodeva di rabbia. Si era comportata esattamente come Richard aveva pianificato, era stata la sua bambolina perfetta.

Se lui avesse voluto distruggermi, ci era riuscito. Avevo portato via anche l'ultima briciola di speranza che nutrivo nel mio animo.

«A-Avevo paura della tua reazione, Dyl...»

«Non mi chiamare così! La mia reazione è quella che ti meriti per avermi nascosto forse l'unica cosa che mai avresti dovuto tenermi all'oscuro. Tutto. Ti avrei perdonato di tutto e sarei sempre stato al tuo fianco! Ma Lydia... e non mi interessa di nessun ricatto! Sei tu quella che diceva che c'era sempre un modo per fare le cose per bene! Mi hai fatto credere nelle favole anche quando il mio mondo era costernato di incubi! Sei stata tu la prima a farmi riaprire la ferita della sua morte per il mio bene e te ne stavi approfittando, giocando con i miei sentimenti come se non fossero abbastanza sinceri. Mi avevi dato speranza per essere migliore, ma tu non sei per niente come ti descrivi. Hai fatto il suo gioco! Se poco ti importava di me saresti corsa a dirmi tutto subito!» le urlai isterico mantenendo una mano all'altezza del petto e infilzando le mie unghie nella carne. Ero rabbioso e furioso persino con me stesso.

«Dylan... ti prego parliamone, io-io non ti ho detto ancora che...» non potevo più udire la sua voce. Il mio cuore stava andando in pezzi, c'era qualcosa di peggio che finalmente riuscire ad amare qualcuno che ti avrebbe poi deluso così tanto? Non riuscivo neanche a guardarla negli occhi. Mi voltai schifato.

Mi afferrò un braccio, prima che potessi scomparire. Il suo richiamo rimase sospeso a mezz'aria, tremante, come le nostre anime.

«Io ho sempre saputo che Richard fosse una persona viscida e non puoi neanche sapere quanto mi dispiaccia per tutte quelle povere ragazze, compresa Emma. Ma io pensavo che tu fossi differente da lui... perché tu eri l'unica parte buona e pura della mia vita, ma sei stata contaminata come tutto ciò che è intorno a me» confessai con un sussurro rimanendo immobile nel silenzio riempito dai nostri gemiti di tristezza.

«Ma io sono ancora quella ragazza, Dylan, ti prego! Guardami negli occhi e dimmi che lo pensi ancora! Io ho bisogno di te!» Lilian si frappose fra me e la porta, afferrandomi il volto tra le mani, le lacrime segnavano il suo viso pallido per poi cadere sul pavimento. Si alzò in punta di piedi fino a far sfiorare i nostri nasi e le nostre fronti.

Quella davanti a me non era di certo la donna che amavo. Forse, la mia era solo un'illusione che avevo creato per sentirmi meno solo. Aveva compreso il mio dolore e aveva creato la magia nei nostri sguardi, azioni e battute. Credevo fosse qualcuno che non mi avrebbe cambiato perché sbagliato, ma affinché migliorassi. Qualcuno per cui sarebbe valsa la pena essere felice.

Ma in quel momento non c'era niente di tutto quello.

«Sai qual è la cosa peggiore di tutte? Un tempo c'era una ragazza con questi occhi a cui avrei affidato tutti i miei segreti. Una persona che fossi sicuro mai mi avrebbe ferito, perché me lo aveva dimostrato fin troppe volte di essere dalla mia parte. C'era una ragazza che ammiravo e che mi piaceva davvero tanto. Questa ragazza fin dal primo secondo si era distinta per il suo modo di fare, il suo prendermi in giro, il suo vedere il buono in qualsiasi persona. Emanava una calda luce quando le parlavo del mio passato, non perché avesse un'arma da potermi puntare contro, ma per aiutarmi. C'era una ragazza che avevo baciato proprio su questo divano e, anche se le avevo fatto credere il contrario, mi ricordavo di ogni singolo attimo in cui le nostre labbra erano entrate in contatto e avevo una paura matta di ammettere che fosse stato stupendo. C'era una ragazza che avrei voluto continuare a vedere e con cui passare il tempo: quella che mi aveva scaldato l'anima anche con i litigi e di cui sentivo la mancanza subito dopo, considerandomi completamente perso e stupido per aver sprecato un'occasione per vederla felice. C'era una ragazza il cui primo sorriso e sguardo furibondo mi avevano fatto capire che sarebbe stata filo da torcere e mai mi sarei tirato indietro da quella appassionante sfida. Mi sarei scottato pur di avvicinarmi al fuoco che le ardeva dentro. C'era una ragazza che sulla spiaggia di Los Angeles era riuscita a mettermi in imbarazzo e a ricordare una parte di me che credevo morta da tempo. C'era una ragazza con cui inspiegabilmente finivo per essere attratto, mentre i nostri corpi urlavano al desiderio... un desiderio che puntualmente acquietavo e nascondevo perché credevo fosse giusto così.

Adesso dinanzi a me vedo solo una persona dal cuore vuoto, che non ha avuto il coraggio di fare la scelta giusta. Avere fede in me. Tra tutti i tuoi insegnamenti c'era anche questo: voler bene a qualcuno significava fidarsi di lei senza alcuna remora. Ed io credo di aver fatto un grosso sbaglio a crederti per tutto questo tempo. Un errore che non accadrà mai più. Non sei la persona che credevo fossi e mi sento distrutto. Perciò io non ce la faccio. Non ce la faccio. Non voglio più vederti...» Sotto il peso delle mie parole la sua figura indietreggiò, accartocciandosi e scomparendo. Non aveva più la forza neanche di sfiorarmi le gote: non sarebbero più state un luogo accogliente per lei.

«No, Dylan, ti prego. Hai ragione, ho avuto paura, non c'è l'ho fatta, sono stata una codarda e non mi sono fidata di te. Non volevo che soffrissi e non volevo soffrire a mia volta. Mi sono chiusa in me stessa e ho iniziato a portare questo fardello da sola perché pensavo fosse meglio così!» si giustificò bistrattata.

«Sola? Se c'è una cosa che ti ho sempre detto è che non lo saresti mai stata con me!» Le parole uscirono rovinose e spontanee fuori dalla mia bocca, come se fossero sempre state pronte. Ero furibondo, potevo sentire le vene turgide quasi esplodere sul mio collo. Dall'altra parte Lilian subì il colpo sferrato dal tono della mia voce. Non mosse più un muscolo.

Non l'avrei mai lasciata sola, cazzo.

«Ti prego... resta» sussurrò.

Non ce la facevo, non riuscivo a fidarmi di lei al momento. Mi liberai dalla sua presa dirigendomi verso la porta.

«Non voglio più sentire niente di quello che hai da dire. Lasciami in pace, Amanda.» La guardai un'ultima volta prima di mettere quanto più spazio tra di noi. Volevo allontanarmi da lei.

Mi aveva appena spezzato il cuore... ed io avrei posto fine a quella storia il prima possibile.

Corsi via dall'appartamento gettandomi in auto. Strinsi il manubrio più forte che potei, tanto da farmi quasi venire le vesciche. Diedi più volte dei pugni contro lo sterzo per far in modo che la rabbia mista a delusione si acquietasse. Chiuso in quell'abitacolo stavo cercando in qualche modo di resistere. Ma era troppo. Non potevo.

Sapere che Richard fosse libero nonostante avesse abusato di Emma e delle altre ragazze era uno schifo. Diedi un altro pugno al volante. Aveva ucciso Lydia... l'aveva uccisa... ed io non sopportavo l'idea che lui potesse camminare ancora su questa terra.

Lui voleva me? Lo avrei accontentato. Lo avrei fatto fuori io stesso con le mie mani. Era deciso. Forse Amanda aveva ragione nel dire che avrei commesso qualche sciocchezza.

Cercai convulsivamente le chiavi dell'auto, che avevo precedentemente gettato sul cruscotto per il nervoso, e misi in moto. Premetti sull'acceleratore sfrecciando a tutta velocità per le strade della città. Non avevo una meta ben precisa e, mentre pensavo a dove potesse essere a quell'ora il biondino, iniziò a piovere. Dapprima una singola goccia, poi d'un tratto un vero e proprio diluvio. In quegli istanti le ruote persero aderenza con l'asfalto ed io non riuscii più a controllare l'auto.

Avevo ancora la sua immagine spenta sulla mia iride, mentre in quegli attimi i pensieri andarono all'incidente di sei anni prima. E mi sentii in pace. Forse finalmente avrei avuto ciò che meritavo.

Forse era giunta l'ora di rincontrare Lydia.

Poi, tutto divenne nero.

♣♣♣♣♣

Il mio cuore si è spezzato con quello di Dylan. Vi avevo avvertito che non sarebbe stato facile.

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