43. Nottate alcoliche (1/2)

♫ Billie Eilish - No Time to Die ♫

L'idea di una serata in compagnia era stata accolta con grande entusiasmo da Emma, la quale mi aveva aiutato con piacere a organizzare e comprare il necessario per passare una nottata spensierata. Avevamo optato per qualcosa di non troppo pretestuoso scegliendo la nostra umile dimore come luogo di riferimento, convincendo persino Josh a universi a noi.

Al contrario, Matt non sarebbe potuto essere dei nostri. Come Richard d'altronde.

Piegai la linea della labbra ripensando che stesse studiando per un esame che avremmo dovuto sostenere da lì a breve. Non che io ne fossi esonerata, ma trovavo molto più allettante l'idea di svagarmi dopo tutta la fatica e l'impegno che ci stavo mettendo. Avevo bisogno di staccare dai problemi di tutti i giorni e vivere spensierata, anche se per poche ore.

Per tal motivo, in una città grande come Los Angeles, potevi fare solo due cose: o ti rinchiudevi in un locale o in una casa. Noi avevamo optato per la seconda opzione: meno figuracce in pubblico.

«Ma non è un po' strano che ci siamo riuniti solo per poter bere?» domandò Cassidy dopo aver annusato il liquido verdognolo nel suo bicchiere. Arricciò il naso nauseata decretando "io questo non lo prendo".

La sua domanda, seppur lecita, passò in sordina. Avremmo potuto trovare mille motivi per radunarci, eppure, se alla fine la nostra scelta era ricaduta sugli alcolici significava solo che ognuno di noi aveva qualcosa da voler dimenticare.

Cassidy si sporse in avanti per riporre il contenitore in plastica sul tavolino, ma un paio di mani intercettarono la bevanda prima che toccasse terra. Lei non fece repliche, se non una smorfia schifata: il malfattore era niente meno che Dylan, il quale portò alle labbra il bicchiere bevendo tutto d'un sorso l'intruglio.

Successivamente prese fiato per ululare.

Spalancai gli occhi nel vederlo così, si stava ubriacando per dimostrarmi qualcosa?

Era seduto in maniera molto instabile su uno dei braccioli del divano a tre posti. Accanto lui vi erano in ordine Cassidy, Margot e Nathan. Josh aveva scelto l'altro bracciolo come appoggio. Io ed Emma condividevamo la poltrona l'una seduta sull'altra, mentre Eric aveva preferito alloggiare per terra per giocare al piccolo chimico con le varie bottiglie comprate al discount. Si stava divertendo parecchio.

«Che ne dici "dell'amarbuca"?» indagò il biondo interpellando Dylan, il quale afferrò da terra l'ennesimo shottino.

«Io direi che la vera domanda da porsi sia "stiamo davvero bevendo quello che ci sta rifilando Eric?"» si chiese Emma. Spostai il mio peso lateralmente, così da darle meno fastidio, ma guadagnando un bracciolo che premeva direttamente sullo stomaco. Dovevamo comprare un altro sofà.

«Hai assaggiato qualcosa?» domandò Eric retorico.

«Sì e non era male, se è questo che vuoi sapere» lo precedette Emma.

«Ottimo, quindi a chi posso porgere un misto di vino bianco con questo alcolico strano con la scritta gialla?» domandò Eric alla folla con un sorriso smagliante. La mia smorfia di disgusto fu davvero eloquente. Troppi miscugli senza senso. Avevo ingurgitato una bevanda che sapeva di cioccolato con il retrogusto di limone. Era troppo anche per il mio stomaco da divoratrice mondiale di "schifezze", oltre il fatto che quella compressione continua, da parte della poltrona, non aiutasse la mia digestione, ma prediligesse l'espulsione.

«Lo prendo io!» urlò Dylan eccitato, l'attimo prima di cadere nel vuoto e finire schiacciato con la faccia contro il parquet. Mi feci male solo a osservarlo.

Dopo quella serata sarei potuta essere più che certa di due cose: la prima era che Dylan riusciva a ingurgitare alcol per circa due litri, superato quel limite il suo cervello non aveva più freni inibitori. La seconda era che la sua testa doveva necessariamente avere la consistenza del metallo per non aver emesso neanche un fiato dopo tale botta!

«Oh mio Dio, è morto!?» gridò Margot alzandosi in piedi e scoppiando a ridere subito dopo. Gli puntò un dito contro prima di ritornare a sedere sistemandosi tra le braccia di Nathan. Ci voltammo dapprima verso di lei e poi verso Dylan, che era evidentemente solo ubriaco marcio.

«Vivissimo, sono vivissimo mia cara Mar-» singhiozzò «-got e ho sentito tutto il peso di questo pavimento sulla faccia.» Le sue parole si affievolirono col finire della frase. Boccheggiò un paio di secondi prima di protendere le labbra in avanti con disappunto. Abbassò le palpebre stiracchiandosi sui freddi assi.

«In realtà, è il tuo peso a essere finito sul mio pavimento appena lucidato» commentò sarcastica, Emma.

A distanza di qualche secondo mi resi conto di una cosa incredibile: stava russando. Dylan si era addormentato nel bel mezzo del mio salotto.

«Amico, questo lo prendo io» intervenne Josh dopo aver sottratto la nuova creazione di Eric direttamente dalle mani di Dylan dormiente.

Nathan rise, ma era evidente dagli svariati sbadigli che fosse assonnato: i suo occhi stentavano nel rimanere aperti. Non ce la faceva davvero più. Non che avesse bevuto molto, ma erano pur sempre le tre di notte.

«Io credo sia ora di andare, sono davvero stanca» propose Cassidy perfettamente cosciente, ma sbadigliando a sua volta. Sbatté prepotentemente le palpebre per evitare di chiuderle per qualche ora. Voleva rimanere lucida.

«Se vuoi posso accompagnarti io a casa» si offrì subito volontario Eric. Guizzò sull'attenti raccogliendo tutti gli alcolici e i vari bicchieri da terra, poggiandoli sul tavolino da caffè. Cassidy reagì in maniera bizzarra. I suoi occhi sembravano essersi illuminati, ma dalle sue labbra uscì dapprima un risolino e poi una risposta negativa.

«Se volete rimanere da soli, posso tornare a casa anche a piedi» si intromise Josh notando l'imbarazzo di lei. Stava rassettando la sua parte di divano. Quel ragazzo, a dispetto della stazza, aveva una raffinatezza e un portamento che neanche io dopo cento anni avrei mai avuto.

«Oh, quindi saremmo noi tre... va bene, allora sì, accetto il passaggio molto volentieri. Mica è un problema per te, Margot?» domandò Cassidy all'amica alla sua sinistra.

La brunetta tutto pepe era abbastanza annebbiata. Rispose con un "sì mamma tanto mi accompagna il mio coniglietto" per poi buttarsi nuovamente al collo di Nathan, il quale reagì arrossendo.

Era una scena troppo comica per non scoppiare a ridere. Margot era completamente andata, mentre Nathan sembrava aver ritrovato la vitalità, e il rossore, grazie a quella gaffe della sua fidanzata.

«Oh, coniglietto, ma che carini. Nathan ti prego dimmi che il nomignolo non fa riferimento alla vostra vita sessuale.» Emma aveva deciso di spodestarmi dalla poltrona per potersi mettersi in piedi, mentre io finalmente ero tornata a respirare.

Kingstone si fece di colpo ancor più rosso.

«Oh, Signore, non voglio saperlo. Io vado in camera, ci vediamo ragazzi! Buonanotte!» Emma fece un plateale gesto della mano come saluto e a passi molto instabili si infilò nella sua stanza. Chiuse la porta con un rumore sordo, seguito subito dopo da un altro: quello di un tonfo. Persino Dylan alzò impercettibilmente la testa prima di tornare a sbavare sul pavimento di casa.

«Sto bene, sono solo inciampata nella mia borsa!» si sentì urlare. Ordinaria amministrazione, pensai.

Mi portai una mano sulla bocca soffocando una risata. Stessa cosa fece Josh che mi si avvicinò per salutare.

«Grazie per l'invito.»

«Quando vuoi sai che puoi essere dei nostri, Eric è come un fratello per noi.»

«Il fratello più bello e gentile» si intromise allungando un braccio attorno alle mie spalle. Delicatamente lasciai cadere indietro l'arto.

«Ma il peggior barman del mondo» risposi a tono. Fece finta di essere stato colpito e incassò il colpo.

Cassidy fu l'ultima a uscire, al seguito dei due. Le avevo anche chiesto se fosse tutto in regola. "È stupendo, anzi, stupendamente stupendo, perché dovrebbero esserci problemi?" mi aveva risposto. Eppure, avrei giurato che ci fosse qualcosa che l'aveva resa nervosa, per qualche ragione particolare, nei confronti di Eric. Che il loro ultimo incontro non si fosse concluso bene? Mi serbavo di chiederlo al biondino più avanti.

Quando chiusi l'uscio di casa Nathan e Margot facevano fatica persino a stare in piedi, mentre Dylan stramazzava al suolo.

Margot stava vivendo decisamente un sogno a occhi aperti: accarezzava e baciava Nathan, ma parlava di andare a prendere il cane che stava facendo i bisogni nel cortile di casa dei nonni in Francia. Un sogno decisamente strano.

Il mio migliore amico non sapeva come comportarsi. Quella situazione non era gestibile per una persona sola, considerando che avrebbe dovuto trascinare di peso Dylan fino alla sua cameretta.

«Lui può rimanere a dormire sul pavimento, non dà fastidio: così potrai pensare solo a Margot.» Fu come leggergli nel pensiero e quello che disse dopo me ne diede conferma.

«Sei la mia salvezza, non sapevo come fare. Lo verrò a prendere domani mattina, prometto» si assicurò Nathan. Ovviamente non c'era problema.

«Fossi in te lo farei tornare a piedi, però» ammisi scrollando le braccia con fare innocente e iniziando a raccogliere un po' di rifiuti. Portai uno dei bicchieri ancora mezzo pieno sotto il naso. Era terribile. Misi un dito sotto le mie narici sbattendo più volte le palpebre per allontanare quel tonfo.

«Ci farò un pensierino» commentò Nathan mentre sorreggeva Margot con entrambe le braccia. Lo salutai con un bacio su una guancia come ero solita fare preparandomi mentalmente per sistemare quel disastro. Emma era scappata prima di fare qualsiasi cosa, avrei dovuto utilizzare io quella tattica. Mi riserbavo di usarla la prossima volta.

Era eccessivamente forte. Doveva essere l'ultimo cocktail che Dylan aveva ingurgitato: di sicuro gli aveva dato il colpo di grazia.

Mi rimboccai le maniche rassettando il salotto alla ben e meglio, nel silenzio che era calato da quando Nathan era andato via. Non ne ero molto amante, ma per fortuna i piccoli brusii prodotti da Dylan mi tennero compagnia per quel lasso di tempo.

Prima di dirigermi in camera mia lasciai in bella vista un cuscino e una coperta sul divano nell'eventualità in cui la bella addormentata si fosse svegliata nel cuore della notte: avrebbe potuto mettersi comodo.

Mi gettai sul letto stanca morta, ma felice. Bastò il semplice contatto con il morbido materasso per far sì che crollassi in un sonno profondo. Almeno per le tre ore successive.

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Cari Cursed, vi starete chiedendo cosa voglia dire che il capitolo presenta (1/2) nel titolo.

Significa semplicemente che durante la revisione mi sono resa conto che la stesura totale del brano andasse oltre le 3500 parole e che per agevolare la lettura ho preferito dividere in due parti il capitolo. Starà a voi decidere fin dove spingervi.

Vi accontenterete di una breve parte o sarete affamati come licantropi in cerca della preda succulenta? 

Non vi preoccupate, è pur sempre tutto un capitolo, quindi la seconda seguirà a breve

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