35. ...Capodanno con chi vuoi

YUNGBLUD, Halsey - 11 Minuts ♫

Emma aveva notato la mia assoluta tristezza. Le avevo raccontato di aver litigato nuovamente con Dylan, ma non le avevo spiegato con dovizia di particolari il motivo. Sapevo solo che lui non desiderava avere nessun contatto con me, né tantomeno avermi nei paraggi o in quelli di Nathan. Perciò, a quella cena a casa Kingstone, non sapevo se essere o meno la benvenuta.

Non avevo avuto ancora il coraggio di parlare con Nate, neanche nei giorni a venire, temevo che se Dylan fosse venuto a conoscenza del mio invito me l'avrebbe fatta pagare. Rimasi quindi in stasi, in attesa che le brutte notizie mi cercassero. Che stupida.

Mi stava privando del sonno, della tranquillità e della felicità. Ero sull'orlo di una crisi di nervi.

Sapevo quanto Nathan fosse emozionato grazie alle notizie risicate che ricavavo dalla bionda. Sarebbe stato il primo capodanno con Margot al suo fianco e io non volevo rovinare tutto. E fu così che quel pomeriggio, dopo aver passato le due giornate precedenti ai fornelli, arrivai con Emma al seguito a casa sua. In dono portavo una torta ricoperta di panna e gocce di cioccolato. Temevo seriamente che sarebbe caduta per terra se non avessi fatto attenzione.

«Siamo quiii!» urlò Emma. Da dietro la colonna apparì Nathan, con un grembiule legato in vita.

«Ce ne avete messo di tempo, chiudete la porta che si gela. Oh, guarda qui che bel dolce, è commestibile? Siamo sicuri?» il padrone della magione si precipitò a ricevere il vassoio contenente il mio, forse, disastro culinario.

Cassidy si trovava con Margot davanti l'enorme albero, che i due cugini avevano allestito per Natale. Erano intente a scattare un selfie dopo l'altro. Ci chiesero se avessimo voluto partecipare anche noi. Rifiutai.

La testolina di Matt face capolino da dietro la testata del divano. Sarebbe stato dei nostri per quella sera.

«Lo spero per voi, a me piace...» provai a giustificarmi, ricordando di aver assaggiato ogni preparazione. Mi diressi in cucina con la scusa di aiutare. Poco credibile, ma avevo bisogno di parlare a tu per tu con Nathan.

Quando si accorse della mia presenza alle sue spalle il moro sussultò, esattamente come me quando notai tutto il cibo che aveva tirato fuori dal nulla. Che avessi un migliore amico chef e non lo sapessi?

«E questi da dove escono?» domandai scioccata, provando a ordinare i vari piatti secondo la portata.

«Stai ferma, se Margot scopre che li hai manomessi mi ammazza, ha fatto tutto lei, io sto facendo finta di essere preparato per l'evento. Non ho la più pallida idea di cosa combinare. Ma non doveva organizzare tutto Emma? Perché mi sono ritrovato in questo pasticcio?» Aveva l'aria di non poterne più. Si abbassò all'altezza del forno per vedere se il cotechino, che stava cuocendo, fosse pronto.

Lo osservai dall'alto. Sorrisi mesta, lui era una delle persone a cui tenevo di più al mondo e non avrei mai voluto che lui si allontanasse da me.

«Tu mi odi?» domandai di getto. Avevo paura che Dylan avesse influenzato il cugino e che lo avesse convinto ad allontanarmi. Se fosse corrisposto a verità il mio cuore avrebbe subito un duro colpo. Lui si voltò puntando i suoi occhi chiari nei miei.

«Ma che ti salta in mente? È perché pensi che la torta sia venuta male? A meno che non mi fai fuori, non penso potrei odiarti mai» sdrammatizzò avvicinandosi e sfiorandomi un braccio. Mi sentii rincuorata.

«Non è a quello che mi riferivo, Nate...» Lui abbassò le palpebre inspirando profondamente.

«Dylan, lo so.» Quando li riaprì si fece improvvisamente più serio.

«Amanda, perché mai dovrei odiarti? C'è stato un litigio tra di voi, sono fatti vostri e va bene, anche se lo sai come la penso su questo punto. So quanto possa essere difficile avere a che fare con lui e ti avevo avvertita su una possibilità in cui ti avrebbe fatto soffrire...»

«Quindi non sei di proprietà di Dylan?» chiesi ingenuamente. Mi guadagnai una sua risata.

«Non sono proprietà di nessuno! Che ti salta in mente? Senti, tu sei qui perché lo voglio io e lui non può obbligarmi a non avere niente a che fare con te per colpa del suo cattivo umore. Secondo te, perché non è qui con noi? Si trova di sopra chiuso nella sua stanza aspettando di cenare perché è troppo orgoglioso per ricevere un rifiuto.»

«Che rifiuto?»

«Puoi immaginare, abbiamo litigato pesantemente» rispose mimando un combattimento.

«Non mi voleva?» lui annuì.

«Eppure eccoti, quindi, di cosa hai paura? Stai tranquilla, le cose si sistemeranno tra di voi. Non è molto irragionevole, è solo testardo e prende queste faccende molto sul serio. Ricorda che non sarai mai sola, io ci sarò sempre con te, come anche Emma, Margot e chiunque altro. Sei una persona fantastica e non meriti di passare l'ultimo dell'anno in questo modo.» Abbassai il capo per le belle parole che mi aveva riservato, era stato davvero splendido e le lacrime minacciavano di scendere copiose per l'emozione.

«Ma probabilmente vi avvelenerò tutti e allora non avrò più nessuno» piagnucolai. Nathan mi strinse a sé lasciandomi un bacio tra i capelli.

«Beh, in quel caso credo che forse un pochetto ti odierei, te l'ho detto. Ma penso sarà una torta squisita.» Emma si fece strada in cucina sbattendo la porta. La seguirono sia Cassidy che Margot.

«Ragazzi non vorrei disturbare i vostri momenti da "ti voglio più bene io, no ti voglio più bene io", ma abbiamo una cena da mandare avanti, quindi, Nathan, spegni quel forno e... oddio, si sta bruciando!» Ci separammo e nel giro di pochi secondi si scatenò il caos. Margot urlò alla vista del polpettone bruciato appena tirato fuori dal forno.

«Nate ti avevo detto non più di altri cinque minuti!» La brunetta fece aria con una mano per spostare il fumo amarognolo che si era alzato.

«Sei un disastro come cuoco, la prossima volta chiamerò uno chef professionista!» si lamentò Emma. Quel poverino stava ricevendo un sacco di insulti da entrambe. Risi per la visione, come solo un migliore amico poteva fare.

«Eh, no! Hai davvero rovinato il nostro Capodanno!» rincarai la dose gustandomi la scena di Nathan ancora più in difficoltà. Non sapeva proprio come giustificarsi.

«Che succede qui? Cosa è questo fumo e la puzza di bruciato?» Dylan fece capolino tossendo. Lo squadrai in maniera piuttosto invadente. Ricambiò il mio sguardo con uno più schifato che sorpreso, probabilmente per il cattivo odore. Mi fece un cenno che ricambiai, ma a parte quello, non mi aspettai altro.

Dall'altra parte del salotto, Matt, urlò che avrebbe preso il pezzo meno bruciato.

***

Alla fine avevamo improvvisato. La serata era salva anche senza il cotechino. Avremmo riempito i nostri stomaci in giro per la città, per poi fermarci al parco lì vicino così da osservare i fuochi d'artificio durante il conto alla rovescia. Era un piano niente male. Come anche il mio dolce: dopo l'approvazione da parte di Matt tutti ne assaggiarono almeno una fetta.

Avevamo deciso di spostarci in automobile, nonostante le poche possibilità di parcheggio. A trasportare me e la mia coinquilina si era offerto Dawson, ancora sobrio. Risi amaramente constatando che in un'altra occasione il signorino Dylan avrebbe fatto una scenata. "Non ti farò accompagnare da lui, sono io l'unico che si prende le proprie responsabilità alla guida". Invece, semplicemente, non proferì parola.

Ci eravamo messi d'accordo per incontrarci con Eric. Mancavano meno di dieci minuti a mezzanotte e io tremavo a causa del freddo pungente. Mi portai le mani a coppa più volte per riscaldarmi. Il vapor acqueo prodotto dal mio respiro si disperse nell'aria in una nuvola leggera. Non mi piaceva molto la confusione, ma in quel preciso istante, essere circondata da persone così felici e spensierate non fece che far stare meglio anche me. Sorrisi osservando i bambini che giocavano con le stelle filanti, sorrisi ascoltando la musica emessa da più punti lontani. Sorrisi notando Nathan tenere stretto a sé Margot mentre le lasciava dei teneri baci sulle guance. Sorrisi persino quando Eric provò ad attaccare bottone, con la scusa di Parigi, con Cassidy. Lei, però, era davvero troppo ingenua per capire che quella fosse una tecnica di abbordaggio. Sorrisi osservando Matt ballare a tempo di musica nel tentativo di disturbare i due piccioncini.

«Sì, partiamo il sei gennaio. Lo sai, no?» rispose Cassidy riprendendo a conversare con Emma. L'oggetto della discussione erano gli accessori che sarebbero stati di moda nel nuovo anno solare.

«Per esempio questo anello!» Margot mi afferrò una mano osservando meticolosamente il mio semplice anellino in argento, sul quale vi era incastonata una pietra di quarzo rosa.

«È solo un vecchio cimelio appartenuto a nonna Lilian. L'ho ritrovato tra i miei effetti personali quando sono tornata a casa per Natale. Avrà i suoi cinquanta anni!» mi giustificai. Notai come nessuno in realtà ascoltò veramente le mie parole.

Le tre continuarono a parlottare tra di loro, mentre io mi allontanavo per poter osservare il cielo sopra di noi nell'unico spazio verde in cui i lampioni non raggiungevano la volta celeste.
Riconobbi Venere, il puntino più luminoso; l'Orsa maggiore e la minore. La stella polare era proprio lì accanto. Spostai poi il mio sguardo verso Orione. Inquadrare le costellazioni mi faceva sentire un tutt'uno con il mondo e la natura. Sorrisi pensando a tutta quella magnificenza. Delle volte bastava davvero poco per essere felici.

Ma quando l'ennesimo signore mi spinse più avanti, decisi di dover ritornare a guardare la realtà alla mia altezza: niente naso all'insù per un po'.

Nel scrutare intorno a me mi parve di intercettare lo sguardo di Dylan. Non riuscii a decifrare la sua espressione: stupore misto a malinconia.

Un primo raggio di luce si levò alto nel cielo. Forse fu il riflesso del bagliore, forse la mia immaginazione, ma notai un sorriso nascergli spontaneo sul volto.

Passarono un paio di secondi prima che il rumore del botto divenne udibile. Mi avvicinai ai ragazzi, stringendo le spalle di Nathan ed Emma. Il conto alla rovescia era appena iniziato.

Ancora nove. Un altro fuoco alto nel cielo. Vidi i volti dei miei amici illuminarsi di rosso, erano tutti così felici. Seguì il blu con il successivo. Mancavano sette rintocchi. Gli occhi di Eric puntavano Cassidy, quelli di Margot andavano verso Nathan.

Ripensai alla mia situazione, mentre altri due fuochi venivano sparati nel cielo. I secondi erano interminabili, come se fossi in una moviola. Era stato un anno pieno di novità, di emozioni e forse anche di amore. Ripensai amaramente al fatto che, in quel momento, ci sarebbe dovuto essere Richard al mio fianco. Eppure ero sola.

Acciuffai il telefono dalla tasca e, nel tempo che due fuochi illuminavano la città, gli scrissi un semplice messaggio di auguri.
Lui non mi aveva ancora inviato nulla.

Quando alzai nuovamente gli occhi verso il cielo, eravamo oramai arrivati al penultimo rintocco.

Ci fu un frastuono generale in concomitanza con l'ultimo fischio. Tutti urlarono di gioia, mentre si abbracciavano. Fui travolta da Emma, Eric, Cassidy e Matt. Margot aveva preso in ostaggio Nathan e chi ero io per distaccare quei due?

L'unico che non si era unito ai festeggiamenti era Dylan. Non era felice nonostante il finto sorriso che mostrava disinvolto. E io sapevo di non poter fare nulla a riguardo.

Dentro di me gli augurai ogni bene, per quel che poteva valere.

♣♣♣♣♣

Non so spiegare bene perché, ma dopo aver scritto questo capitolo mi sento una strega molto romantica e malinconica. Sarà per quel senso di distacco che aleggia nei versi o semplicemente perché è la fine di un arco: il primo dei tre previsti per questo libro, per l'esattezza.

Al prossimo "anno" lo posso dire? Baci, dalla vostra Red Witch,

Haineli

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