31. Fotografia e Parigi
♫ Lauv - Paris in the Rain ♫
«Sono felice tu abbia accettato il mio invito.» Richard mi aveva allungato una mano per permettermi di alzarmi con più facilità dalla panchina su cui ero seduta.
«Volevi rimediare al caffè, quindi eccomi qui» risposi mostrando un sorriso a metà.
Mi aveva convinta in quell'uscita mattutina per il parco cittadino. Non mi capacitavo del perché avessi accettato di gran lena, eppure, non me ne pentivo.
«Ecco a lei, signorina.» Aprì la busta in cartone contenente due recipienti con tappo in plastica nero. Ne prese uno e me l'offrì.
«Grazie mille.» Ero soddisfatta di poter fare colazione, finalmente. Non che mangiassi molto, ma Emma aveva finito tutta la riserva di biscotti al cioccolato. Nonostante fosse pieno inverno, con le vacanze di Natale prossime, mi piaceva l'idea di poter passeggiare per i vicoli di Los Angeles e godermi l'aria pungente mista al caldo sole del primo mattino.
Forse era stata più una curiosità, la mia.
Portai la cannuccia a strisce bianche e rosse alla bocca aspirando e assaporando l'amaro del caffè appena macinato e tostato. Arricciai il naso, non era la mia bevanda preferita, ma non ero neanche capace di rifiutare un gesto carino.
«Scusa se ci ho messo tanto, ma la caffetteria era piena.»
«Chi se lo sarebbe aspettato di sabato mattina, vero?» scherzai. Dovevo ammettere che mi stavo sciogliendo. Era molto più gentile di quanto mi ricordassi. Che questa volta fosse diverso?
«Quindi... come mai hai accettato di vedermi?» domandò il biondino appallottolando la busta che conteneva entrambe le nostre bevande. Aggrottai le sopracciglia allontanando la cannuccia dalle labbra. Stavamo camminando in direzione del "grant park". Lo stridio dei bambini che giocavano intorno a noi e quello delle auto che sfrecciavano sull'asfalto si erano mescolati.
«Perché tutti quelli che conosco sono cambiati e forse potresti esserlo anche tu» asserii ritornando con l'attenzione verso il bicchiere pieno della sostanza amarognola.
«Amanda Peterson, tra tutte le cose che avresti potuto dire, questa non me la sarei di certo aspettata» soffocò una risata scuotendo il capo. «Sei una continua sorpresa, sai?»
«Non cantare vittoria,» iniziai. «Starà a te riuscire a dissolvere i miei dubbi.»
«Dubbi su cosa, esattamente?» il biondino si prese il mento tra le mani scrutandomi indecifrabile.
«Dopo la nostra conversazione di un paio di mesi fa ero convinta che tu avessi le idee abbastanza chiare. Mi avevi detto di non volere niente di serio e io lo avevo accettato perché non eri pronto. Quindi sarebbe stato idiota da parte mio obbligarti a continuare e forzare me in qualcosa che sapevo che non avrebbe avuto seguito. Me ne sono resa conto con il tempo che è stata la scelta migliore. Ma il tempo passa e tutto cambia, persino io. Sai, prima non sarei mai riuscita a parlarti così schiettamente, ma dopo le ultime vicende che ho vissuto ho capito che non vale la pena aspettarsi che le persone siano come tu voglia. C'è chi ti accetterà e chi non lo farà, chi se ne andrà e chi deciderà di restare al tuo fianco e tu non potrai farci nulla. Tu sai benissimo che sono in cerca di una relazione seria, perciò se sei qui sai a cosa stai andando incontro. Sei diverso proprio perché non lo avresti mai fatto all'epoca.»
«Rettifico ciò che ho detto in precedenza. Questo non me lo sarei mai aspettato.» Avevo capito che era inutile nascondersi dietro un dito, non c'era vergogna nel voler vivere l'amore di petto.
«Sbaglio, forse?» lo interrogai alzando un angolo della bocca e giocherellando con la cannuccia del mio caffè. Quella era la prova del nove.
Lui scosse il capo. «No, assolutamente. Ho capito di aver sbagliato nei tuoi confronti. Ogni volta che ti incrociavo per i corridoi o durante le partite avevo costantemente l'amaro in bocca e non mi era mai successo. È nuovo anche per me e devo ammettere che sono sorpreso. Forse ho lasciato correre un po' troppo presto, per questo vorrei avere una seconda possibilità per fare le cose per bene.»
Picchiettai l'indice contro il bicchiere riciclabile. «Bene, è la tua occasione. Fatti conoscere per come sei, allora!» lo incitai. Lui sembrò pensarci su un attimo.
«Ho trovato. Aspetta qua» mi ordinò sorridente, dopo aver dato uno sguardo all'orizzonte. Non feci in tempo a controbattere che Richard sparì lasciandomi di stucco. Che cosa aveva intenzione di fare?
Approfittai della sua assenza per godermi il sole su una panchina lasciata libera da un paio di anziane signore. Mi sedetti accavallando le gambe e spostando il viso verso la luce. Mi lasciai beare dal calore richiudendo le palpebre.
Il cambiamento era positivo, no?
«Fatto!» esclamò Richard di ritorno buttandosi al mio fianco mostrandomi l'apparecchio che riconobbi solo dopo essere una macchina fotografica. Spalancai gli occhi ridendo.
«Mi stavi spiando?» domandai tra una risata e l'altra mordendomi un labbro.
«Direi più che stavo immortalando un momento in cui eri assolutamente perfetta. Guarda qua.» Puntò l'indice contro lo schermo facendomi notare come il mio profilo, in quegli scatti, sembrava essere disegnato da Botticelli. Il contrasto, tra la luce e l'ombra dell'albero che segnava in due la mia figura, era così equilibrato. Io non avevo fatto proprio nulla, tutta la bravura era nelle sue capacità.
«Mi prendi in giro. È una delle foto più belle che mi abbiano mai scattato, lo sai?» mi lasciò la macchina tra le mani per farmi osservare i suoi precedenti lavori. Alcuni erano suoi buffi autoscatti, altri erano paesaggi. Sembravano raccontare tutti una storia.
«Avrei intrapreso una carriera come regista o tecnico della fotografia per Hollywood. Non mi basta solo vivere i momenti, io ho bisogno anche di imprimerli sulla pellicola. Non si tratta solo di passione, ma anche di necessità. Lo faccio da così tanto tempo e da altrettanto lo nascondo» mi confidò con tono rammaricato.
«Cosa vuoi dire che lo nascondi?» Sbuffò piegandosi in avanti. Lo imitai avvicinando una mano alla sua. Mi osservò con la coda dell'occhio. Era gelido al tatto, ma non si scostò.
«Sono il primo genito delle industrie Whitemore. Mio padre non mi ha mai permesso di vivere la mia vita come volevo. Sono andato nel suo stesso liceo, ho seguito le sue orme persino al college. La mia vita è già scritta e io non ho alcuna possibilità di ribellarmi. Evado il mondo grazie a una lente e un diaframma, quando lui non c'è. Mi sento talmente oppresso che è paradossale come la fotografia sia la mia via d'uscita, ma allo stesso tempo anche la mia condanna. Riesco a sentirmi me stesso solo quando rivedo i miei stessi scatti. Però non importa cosa voglio io, i miei sogni rimarranno chiusi in un cassetto finché lui vivrà.»
«Mi dispiace. Non sarebbe possibile parlarci? Fargli capire che non è ciò che ti piace? Ci sono altri fratelli che potrebbero prendere in gestione la società di famiglia?» provai a domandare. Era stupido, lo sapevo bene. Si era aperto e non volevo rovinare tutto.
Scosse la testa. «Potrei seguire dei corsi di nascosto, senza che lui sappia niente e poi scappare via una volta avuto un bel gruzzoletto.» Un lampo comparve nei suoi occhi.
«Oh...» Allontanai la mia mano dalla sua. Probabilmente non era l'argomento adatto, suggerirgli una fuga non sarebbe stato molto da me. Riafferrai la macchina fotografica scorrendo le varie diapositive. Mi fermai quando intravidi una ragazza bionda coperta solo da un lenzuolo ammiccare verso la camera. Misi a fuoco.
«Ma questa è Emma?» domandai. Lui si voltò di scatto annuendo.
Afferrò lo strumento tra le mani spegnendo il tutto. «L'ho scattata qualche giorno prima di conoscere te. C'erano delle lezioni libere a cui ho preso parte con Stephan, Gregg e Steve. Lei era una delle modelle. Non so se ricordi le battute di Gregg su di lei. L'ho fotografata... ecco come ci siamo conosciuti. Mi aveva anche rivelato che tu fossi la sua coinquilina.»
Oh, era vero. Emma mi aveva accennato qualcosa. Che stupida, Amanda, eri per caso gelosa? Scacciai quel pensiero dalla testa all'istante.
«Sarà meglio andare, adesso» mi stiracchiai lisciando il tessuto dei miei pantaloni.
Ritornai a casa con i pensieri in subbuglio e il cuore scalpitante. Nel silenzio dell'appartamento di periferia da lì a poche ore più tardi, avrei ammesso a me stessa che Richard, in fondo, non aveva mai smesso di piacermi.
***
Era lunedì ed ero di corsa.
Arrivata in aula presi posto accanto a Nathan. Per fortuna, del professore non c'era ancora traccia. All'appello però mancava anche Matt.
«Buongiorno splendore, ci siamo svegliati tardi?» domandò il mio migliore amico. Fissai Nathan negli occhi azzurri congelandolo sul posto.
«Perfetto.» Imitò la chiusura di una cerniera sulle sue labbra. Mi buttai letteralmente sulla seggiola in plastica riacquisendo fiato.
«Non ce la faccio più con questi ritmi» ammisi più a me stessa che a lui.
«Manca poco alle vacanze di Natale, solo questa settimana» mi fece notare Nathan. Mi appoggiai sul banco freddo di alluminio incrociando le braccia sotto al mento.
«Lo sai che non hai tutti i torti?» Poi improvvisamente qualcosa nella mia testa scattò. Ero stata troppo occupata a pensare a Richard e a cosa significasse il suo ritorno nella mia vita, che mi stavo dimenticando della promessa fatta a Eric.
Alzai la testa puntando un dito contro Nathan.
«Quando è il tuo compleanno Nate?»
Lui sembrò preoccuparsi. Rispose spaventato. «Lo sai che è il dieci gennaio. Che domande sono?»
Con quello stesso dito, e con tutta la mano, gli tappai la bocca. Afferrai il cellulare componendo il numero di Emma. Nathan si divincolava sotto la mia presa. Più provava a parlare, più spingevo per zittirlo, stavo ragionando.
«Ehi, Emma!» la salutai al telefono.
«Ma sei matta? Stavo dormendo, che hai dimenticato?» aveva la voce impastata dal sonno.
«No, niente... volevo solo sapere, tu ed Eric in che giorni dovreste andare a Parigi?» Annuii quando sentii la risposta e senza neanche darle il tempo di salutarmi chiusi la chiamata. Era tutto perfetto. Mi voltai verso Nathan con ancora la mano premuta sulla sua bocca.
Mi guardava scioccato.
«Per il tuo compleanno ti va di organizzare un bel viaggio tutti insieme per Parigi, dal sette al tredici gennaio?» domandai. Ma la risposta non arrivò. Poi capii che era dovuto alla mia mano premuta sulle sue labbra. «Oh, scusa.»
«Stavo soffocando!» mi rimproverò tossendo.
«Non riuscivo a ragionare...» provai a giustificarmi abbassando lo sguardo.
«Fa niente, ma dove salta fuori Parigi?» chiese lui successivamente. Mi si illuminarono gli occhi.
«Dalla scommessa che hai fatto con Matt. Nella sua lista c'era anche Parigi. Emma e Eric già devono andarci per la settimana della moda, perciò facendo due calcoli e invitando anche Dylan, Margot e Cassidy penso sarebbe un buon modo per festeggiare. Inoltre, sto facendo tutto questo anche per una buona causa. Ti prego, una vacanza serve a tutti noi, non credi? Non ti preoccupare per le spese, possiamo dividerle!»
In quel preciso istante arrivò Matt. «Parlate della nostra vacanza?» domandò tutto sorridente il numero undici della squadra di football.
«Dimmi che Parigi ti va bene» lo supplicai intimidendolo. Lui sorrise forzatamente.
«Parigi va più che bene. Mi fai paura quando fai così, sai?» Nathan, al contrario, ci stava ancora pensando.
«Ti prego, Nate, sarà pure il tuo compleanno! Sono coincidenze che capitano una sola volta nella vita!»
«Oh, figo, quando sei nato?» domandò il moro alla sua sinistra.
«Il dieci gennaio, in perfetto inverno, non noti che è sempre rigido? Ti prego!» lo implorai mostrando la mia faccia da cucciolo e anticipando la risposta che avrebbe dato a Matt.
«E va bene! Faremo questo viaggio!» chiusi una mano a pugno esultando. Mi buttai al suo collo stringendolo forte a me. Avvertii Nathan sciogliersi. Mi allontanai solo per potergli lasciare un casto bacio sulla guancia. «Sei il migliore amico del mondo!»
Scosse il capo per diniego quando Matt provò a imitare il mio gesto, avendo come unico risultato quello di farci ridere. «Tu non ci provare neanche, sei un bisonte e mi spezzeresti il collo!» lo intimorì strillando.
Senza ombra di dubbio sarebbe stata una delle settimane più belle della nostra vita.
♣♣♣♣♣
Salve cari Cursed, Richard è ritornato nella vita di Lilian Amanda! Avrà fatto bene la nostra brunetta tutto pepe?
Questo viaggio a Parigi come vi sembra? Chissà cosa potrà succedere a quel punto!
Ne approfitto anche per dirvi che sul mio profilo è disponibile "Travellers", libro di genere fantascientifico. Se vi va dategli un'occhiata!
Per oggi è tutto, grazie per essere arrivati fino a qui.
Un bacio, dalla vostra Red Witch,
Haineli♥
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