20. Seconda possibilità
♫ Dua Lipa - Physical ♫
Chiesi più volte permesso, sgomitando tra la folla, per raggiungere Dylan ai divanetti. Con mia somma sorpresa ci trovai anche Cassidy. I due sembravano completamente a loro agio, conversando a meno di mezzo palmo di distanza. Dylan stava bisbigliando qualcosa al suo orecchio, mentre la moretta sorrideva inebetita. Ero talmente sconvolta che non riuscì neanche a comprendere se i due alla fine avessero trovato un accordo. Tutto ciò che sapevo era che non mi piaceva per nulla.
Sbattei le palpebre più volte afferrando d'istinto il primo cocktail che era sul tavolo. Bevetti tutto d'un sorso. Un paio di occhi scuri mi fissavano sconvolti.
«Che c'è? Non avete mai visto una cacciatrice assetata?» domandai irritata.
«Quello era il mio bloody Mary» si lamentò Dylan indicando il calice di vetro. Saettai lo sguardo tra lui e il bicchiere, mentre Cassidy rideva di gusto.
«Oh, scusa, te lo ripago subito.» Mi alzai cercando con lo sguardo il bancone con il barman. Venni trattenuta per l'arco alle mie spalle.
«Tranquilla, lo andrò a prendere io. Dicci che ti succede piuttosto» domandò Dylan incuriosito. Premetti le labbra più volte tra di loro, incapace di trovare le parole adatte.
«Allora? Non so ancora leggere nel pensiero!» sbottò il signorino. Cassidy afferrò un mio braccio.
«Puoi dirci che ti è preso e perché sembri così sconvolta?» ripropose la mia amica con tono più dolce. Girai il mio busto nella loro direzione.
«Nathan...» iniziai. Lessi nei loro occhi un punto interrogativo, segno che desideravano avere più dettagli «Margot...» continuai. Il punto di domanda non svanì dalle loro facce. «Bagno, insieme!» parafrasai coprendomi poi il volto con entrambe le mani.
«Ohhh... e bravo mio cugino» si complimentò Dylan. Cassidy mi si avvicinò quel tanto per chiedermi in un orecchio se li avessi visti. Accennai più volte di sì con la testa.
«Ora vogliamo i dettagli.» Abbassai la mia difesa fatta di fragili falangi bianche e spalancai le palpebre.
«Io mi vergogno anche solo a ricordare e tu vuoi i dettagli?» chiesi enfatizzando la domanda.
«Certo! Allora dimmi, lei stav-» gli tappai la bocca con una mano. Non volevo sentire altro. Incrociò gli occhi in avanti per osservare come lo avessi bloccato.
«Non. Una. Parola» gli intimai a denti stretti puntando un dito contro. Cassidy, ritrovatasi in mezzo a noi due, ci diede una gomitata per riconquistare il suo spazio vitale. Abbandonai la presa su Dylan.
«Eccoli qui i nostri piccioncini» aggiunse lei battendo le mani quando i due ci raggiunsero. Incrociai le braccia provando a ignorare il volto vermiglio dei miei amici.
Dylan, al contrario, non dissimulò per nulla! Strinse la mano di Nathan, mentre gli concedeva sonore pacche sulla schiena.
«Cuginetto, abbiamo saputo!» si complimentò come se fosse la vittoria del secolo. Nathan impallidì per l'ennesima volta, mentre la stessa Margot mi si avvicinò per giustificarsi.
«Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a ciò, Amy. È che non so neanche io dirti come è successo... ci siamo incontrati ed è capitato. Oddio che figura, mi conosci, non avrei voluto che tu lo scoprissi così» si scusò. Nathan non proferì parola annuendo per tutto il tempo rimanente. Guardai nei suoi occhi profondi, cercando di eliminare quell'immagine nella mia testa, per poi tranquillizzarmi. Dovevo essere una persona più matura.
Allungai una mano per parlare solo dopo che lui la afferrò. «Sono felice per te...» iniziai osservando il trucco sbavato nella metà destra del suo volto. Mi si a fuoco anche Margot «...e per te! Spero starete bene insieme. Ma per favore, che non si ripeti più e cercate luoghi appartati.»
I due risero sollevati fissandosi per qualche attimo con estremo imbarazzo.
Emma ci raggiunse appoggiandosi contro lo schienale del divano con aria innocente. «Che cosa non si deve ripetere, qui?» chiese in tono interrogativo. A proposito, dove era finita?
«Nathan e Margot hanno scopato nei bagni e Lilian li ha visti» urlò Dylan sporgendosi in avanti per farsi sentire meglio da tutti. Chiusi gli occhi inspirando profondamente. Non dovevo dire parolacce.
«Uh, avvertivo la tensione ogni qualvolta vi scrutavate! Era ora!» Né la mia coinquilina, né quello di Nathan sapevano cosa volesse dire "tatto". «Sono il vostro cupido.» In verità, il merito non era tutto suo. Avevano contribuito Eric e dei due modelli che non erano giunti in tempo a quella sfilata. Scossi la testa con disapprovazione, mentre giungeva nella nostra direzione.
Il detto era proprio vero: parli del diavolo e spuntano le corna.
«Eric! Tutto bene?» esclamai contenta del fatto che, forse, si sarebbe cambiato argomento.
«Sì, ciao a tutti...» il sorriso, però, gli morì sul volto quando le sue iridi si bloccarono sulla figura di Cassidy tra le braccia di Dylan. Per evitare che anche i diretti interessati se ne accorgessero, balzai prontamente per afferrargli un braccio e trascinarlo via da lì.
«Ti va di accompagnarmi a prendere un cocktail? Devo farne fare uno a Dylan, l'accompagnatore di Cassidy» sottolineai. Per il momento, la ragazza cui era evidentemente interessato non era disponibile. Ci allontanammo di qualche metro.
«Oh... sì, il modello dell'ultimo minuto, certo. Il cugino di Nathan e il ragazzo del falò sulla spiaggia» commentò lui a distanza.
«Non mi piace avere debiti, soprattutto con lui.»
«Quindi le piace il tizio strambo...» il motociclista non scherzava mentre confabulava tra sé e sé. Scrollai le spalle.
«Non sempre abbiamo ciò che ci meritiamo. A lui neanche interessa di lei» gli confidai.
«E perché ci sta insieme?» domandò infastidito.
«Perché per lui il loro rapporto è come quello che tu avevi con Emma. Non gli puoi dire nulla.» Si fermò un attimo per ragionare e dopo aver levato gli occhi al cielo con sdegno, si rese conto che avevo ragione. Dylan non poteva essere soggetto a critiche così come non lo era stato lui. Colpa della stessa politica #solodivertimento.
«Se è così anche per lei, allora, potrei in qualche modo-» lo fermai prima che potesse continuare.
«A lei, invece, lui piace. Perciò o sarà Dylan a fermare la loro relazione tossica o non avrai possibilità.» Eric allungò lo sguardo verso la folla. Lentamente ci stavamo facendo strada.
«Aspetta.» Si fermò di colpo squadrandomi. «Ma io non ti ho detto niente di Cassidy, come hai fatto-» lo interruppi nuovamente.
«Come ho fatto a capire che ti interessa? Hai lanciato degli sguardi che non hai fatto a Emma neanche una volta da quanto ti conosco. Per quel che può valere, faccio il tifo per te.» Lo superai dandogli dei colpetti sul petto come incoraggiamento. Sapevo di aver fatto breccia tra i suoi pensieri: si era appena reso conto, tra confusione e disappunto, che per Cassidy aveva uno sguardo più profondo degli altri.
Lo abbandonai ricordandomi il vero motivo per cui mi ero mossa fin lì.
«Un bloody Mary» ordinai al bancone sfoggiando un bellissimo sorriso finto a Jason il barman, il quale acciuffò la banconota da cinque dollari appallottolata per poi rigirarsela tra le mani.
Nell'attesa scrutai la folla danzate. Probabilmente conoscevo più persone di quante credessi, ma conciati in quel modo era difficile distinguerli tutti.
«Hola chica» sentii pronunciare alle mie spalle. Squadrai il ragazzo voltandomi in quella direzione. Anche se con indosso un vestito da James bond e finti baffetti, riconobbi uno dei due gemelli.
«Ciao!» Ricambiai il saluto imbarazzata non sapendo chi dei due fosse tra Gregg e Steve. Ritornai a guardare dinanzi a me pensierosa. Chi era quello intelligente?
«Ciao bella bambolina.» Una voce molto simile alla prima soffiò al mio orecchio. Non era James Bond, bensì 50cent? Lui sicuro era il fratello stupido.
«Ciao Gregg» riproposi piccata.
«Ti ricordi di me, bambola? Ti andrebbe qualcosa da bere?» Mi spostai per mettere distanza tra me e quel viscido ragazzo. Cercai aiuto nel gemello buono che, più imbarazzato di me, non fece nulla.
«Ragazzi smammate, Amanda non vuole nulla da voi. La state importunando.» Mi brillarono istintivamente gli occhi quando capì chi fosse il mio salvatore. I due gemelli si dileguarono alla velocità della luce, mentre con la mano a mezz'aria misi a fuoco Richard in tutta la sua fierezza da principe azzurro.
«Grazie per avermi salvata» sdrammatizzai sorridendo appena. Era strano ritrovarmi a parlare con lui. Considerato che aveva ancora un certo ascendente su di me.
«È il mio lavoro, mettere al sicuro le donzelle in pericolo.» Risi per la battuta a tema.
Il barman mi aveva appena fatto cenno che il mio cocktail fosse pronto. Lo afferrai con entrambe le mani: il bicchiere era più grande dell'altro e decisamente più freddo. Volevo concentrami, ma era difficile mantenere la calma.
«Non sapevo saresti venuto, ma comunque mi ha fatto piacere vederti, grazie ancora» mi liquidai. Volevo evitare di trattenermi oltre.
«Amy, in realtà, non è una casualità che io sia presente a questa festa» mi fermai quel tanto che bastasse per poter scrutare in volto il mio interlocutore.
Inarcai un sopracciglio sorpresa. Non capivo dove volesse andare a parare. Il mio cuore iniziò a battere più velocemente.
«Ti ho visto con Dylan. Quando, insomma, eravate... vicini.» Premetti le labbra tra di loro infastidita.
«Ha fatto tutto lui. Ma questo comunque non deve interessarti, giusto?» gli feci notare precisando che "l'avvicinamento" di cui parlava era frutto del comportamento del ragazzo.
«Certo... ma vedi, il fatto è che vorrei chiederti una seconda possibilità. Come una vera coppia. E se lui-» il suo tono era diventato sprezzante.
Dovetti ammettere che mi sentì lusingata. Ma c'era qualcosa nelle sue parole che mi fece esplodere. «Non lo so, Richard. Non so che dirti, cosa ti aspetti?» una goccia di condensa cadde dalle mie dita sul pavimento. Mi indurì in volto. «Sai anche tu che Dylan non c'entra nulla. È colpa tua se non abbiamo avuto un secondo appuntamento. Hai capito finalmente ciò che vuoi? Buon per te! Io, al contrario tuo, l'ho sempre saputo» puntualizzai. Lo vidi riprendere la fiducia persa in due semplici frasi.
«Lo so. Per questo sono qui. Dimmi che ci penserai.»
Le sue parole mi colsero alla sprovvista. «Va bene!» risposi esasperata. Non aspettai neanche un secondo prima di confondermi tra la folla. Non gli avrei dato immediata soddisfazione.
Nella mia testa, però, entrò in moto un pensiero che non rimossi facilmente.
Probabilmente voleva fare sul serio.
Un piccolo sorriso spuntò sulle labbra in maniera del tutto inconscia.
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