14. Imprevisti dell'ultimo minuto
♫ Justin Bieber, The Kid LAROY - Stay ♫
Al Plaza era tutto pronto. La sala era stata allestita con superba tecnica e raffinatezza. I tendaggi panna e oro ricoprivano il palcoscenico, dando accesso alla passerella. La sfilza di sedie, sistemate tutte attorno, erano abbellite da un pomposo fiocco di seta.
Il tema era semplice: White Elegance.
Erano un paio di mesi che l'Accademia di moda aveva affidato quel lavoro a Emma dopo aver vinto un concorso. Alla sua riuscita aveva collaborato anche Eric, mentre Margot era una delle modelle principali ingaggiate per lo spettacolo.
A parte loro, non conoscevo nessun altro di quel settore. Non ero mai stata una tipa che partecipasse con foga alla vita mondana e circondarmi di sconosciuti vestiti di tutto punto faceva emergere le mie insicurezze. Mi sentivo inadatta, nonostante indossassi un abito disegnato da Emma, poiché sapevo di non valorizzarlo a dovere.
Lo start era previsto solo per mezz'ora più tardi. Presi posto dove mi aveva indirizzato la mia coinquilina, accompagnata da Nathan e Dylan.
«Te l'ho già detto che sei stupenda, madame?» Nathan improvvisò un inchino, sedendosi poi alla mia sinistra, lasciando libera la sedia dall'altro lato: il posto riservato alla star della serata. Arrossii per la sua affermazione.
«Non farle troppi complimenti. Potrebbe montarsi la testa!» scherzò su, Dylan. Per una volta provai a trovare del buono nelle sue parole facendomi scivolare la sua infelice battuta.
«Ha ragione lui,» concordai «non è niente di speciale.» Nathan annuì, non perché volesse dare ragione a me o al cugino, ma perché sapeva che i complimenti di solito avevano l'effetto di rendermi nervosa. Mi sorrise tranquillizzandomi all'istante.
«Solo questo? Mi aspettavo una tua invettiva con almeno tre insulti. Ti stai rammollendo, Peterson?» domandò Dylan facendosi più avanti con il busto e sovrastando Nathan che mugolò versi di dolore. Mi venne da ridere per la situazione.
«Oggi è il mio giorno buono. Non istigarmi, O'Brien.» Gli puntai un dito contro la punta del naso spingendolo via.
«Fossi in te coglierei l'opportunità» intervenne Nathan rimettendosi composto e aggiustandosi la cravatta. Gli calzava a pennello. Cosa che non potevo asserire per il jeans di Dylan e la camicia a maniche corte, un po' troppo informale.
«Come volete, signori. Io andrei alla ricerca di cibo perché c'è un buffet, vero?» chiese alzandosi per osservare la sala tutta intorno a noi. Non feci in tempo a sgridarlo, poiché le mie parole vennero stroncate dal vociare acuto di Emma.
«Siete qui, finalmente!» La bionda era in compagnia di Eric e considerando il loro aspetto poco rasserenato mi venne da chiedere se ci fossero dei problemi. Lui era sicuramente preoccupato. Da dietro le loro spalle comparve Margot, con il cellulare ancora in mano. Credetti fin da subito che indossasse uno dei vestiti della sfilata: bianco perla su strati di tulle vaporoso. Stupenda.
«Non risponde neanche Sett» conferì ad alta voce quando ci raggiunse. Non prometteva niente di buono. Mi voltai per osservare i due cugini, forse loro avevano capito qualcosa. Dylan sembrava infischiarsene altamente, tant'è che pareva intento nella ricerca del famoso buffet. Nathan, al contrario, era rimasto folgorato dalla bellezza della nuova arrivata. Bocca spalanca, occhi fissi e aumento della salivazione! Mi affrettai a fare le presentazioni per togliermi il dente.
«Dylan, loro sono Emma, che già conosci, Eric che ha aiutato nella realizzazione di ciò e...» Margot si voltò accorgendosi solo allora dei miei due accompagnatori. Mosse i suoi occhi saettanti da Nathan a Dylan sorridendo al primo.
«Piacere» sorrise profondamente beata, quel tanto che per poco Nathan non svenne davanti ai nostri occhi. In suo soccorso arrivò Dylan che, come era prevedibile, di fronte una bella ragazza non perse due secondi per farsi riconoscere.
«Io sono Dylan, mentre questo imbambolato è Nathan, mio cugino.» Margot si morse le labbra fissando il più taciturno. Quando si volse verso Dylan spalancò gli occhi.
«Ma io ti conosco!» commentò spudorata.
All'improvviso mi ricordai che Margot, come Eric, aveva già incontrato Dylan. Settimane prima, sulla spiaggia, al falò. Intervenni per smorzare qualsiasi ricordo. Avrei preferito che Dylan continuasse a essere beatamente ignorante su tutto ciò che era successo quella notte.
«Impossibile. Ti starai confondendo.» Svoltai la rotta dei loro discorsi. «Cosa succede qui, invece? Problemi?»
«Succede che non si può sfilare!» urlò Emma in preda al panico. Mi avvicinai a lei per calmarla. «È per ciò che è successo in questi giorni?» chiesi a bassa voce per non farmi udire dagli altri. Magari tra lei ed Eric c'era stata una lite dopo la rottura.
«No, assolutamente, anche se questo non aiuta» ammise sbuffando e accipigliandosi.
«Due modelli non sono reperibili, Margot sta provando a chiamarli da venti minuti e dovevano essere qui circa un'ora fa» ci comunicò Eric sedendosi sulla sedia che doveva essere riservata a Emma. Poi alzò lo sguardo verso Nathan e Dylan osservandoli dall'alto in basso in un modo che non mi piacque per niente. Sembrò illuminarsi di colpo. Si mise dritto sulla schiena rivolgendosi ai miei due amici.
«Volete sfilare?» Per poco non mi strozzai con l'aria. Sfilare? Loro?
Non che non fossero dei bei ragazzi, ma non sapevano assolutamente nulla di passerelle o moda.
Emma e Margot si voltarono piegando la testa di lato. «Ma certo! Possono andare benissimo» convenne ritrovando la felicità e serenità nella voce.
«Io?» domandò Nathan puntandosi un dito contro. «Non so camminare come voi.» Già dal suo gesticolare si poteva percepire quanto l'eventualità lo mettesse a disagio. Nonostante il suo metro e ottantacinque e un fisico invidiabile, non era sicuro delle sue capacità. Feci un passo avanti per provare a motivarlo, ma con mia somma sorpresa Margot si fiondò su di lui prendendogli una mano ancora prima che io potessi emettere un fiato.
«Ti prego, mi serve un compagno. Non sarai solo, sfilerai con me e ti dirò tutto ciò che serve.» Pose i suoi palmi uno contro l'altro supplicandolo. Nathan si ammutolì battendo più volte le palpebre come per riprendersi dal sogno ad occhi aperti. Il fascino di Margot stava prendendo il sopravvento o era il vestito con lo scollo a V?
Dylan si mise in mezzo affondando la presa sulle mani di Margot per portarla più vicina a lui. «Ti aiuteremo volentieri, chi sarà la mia accompagnatrice, invece?» chiese alzando un sopracciglio per poi ritornare improvvisamente serio. Ovviamente.
«Oh, tu sfilerai da solo. Insieme agli altri modelli» intervenne Emma. Trattenni una risata nel vedere il viso di Dylan spegnersi.
«Poco male.» Scrollò le spalle lasciando la presa su Margot, sempre più turbata. In quel momento Cassidy fece capolino nella sala, ma era ancora troppo lontana per poter prendere parte ai nostri discorsi. Fu allora che mi ricordai di chi ancora non era presente in sala.
«Che ne dici di Richard, invece?» domandai a bruciapelo. Sentii uno sbuffare indistinto alle mie parole.
«Andrebbe bene, ma abbiamo bisogno di modelli, adesso. Dobbiamo andare. Se dovesse mai giungere stiamo dietro le quinte» rispose battendo le mani e facendo segno di spostarsi. Tutti obbedirono e la povera Cassidy non fece in tempo a salutare nessuno se non con un gesto fugace della mano. E così eravamo rimaste solo noi due.
«Che succede?» indagò Cassidy nel suo vestito nero ampio con le balze. Dylan era riuscito a stento a rispondere a quel saluto, seppur non con particolare entusiasmo. Rimasi a fissare lui e gli altri mentre mi mettevo comoda sulla sedia, facendo attenzione a non stropicciare il pizzo pregiato. Margot aveva preso per mano Nathan, il quale continuava a sorridere come un ebete. Probabilmente a lui piaceva lei, anzi, sicuramente.
Eric volse più volte degli sguardi indagatori nella nostra direzione. Che sperasse che i veri modelli giungessero da ovunque fossero? Li scrutai fino a che non scomparvero dietro la grossa tenda drappeggiata.
«Stanno sostituendo dei ragazzi per la sfilata.» La cosa non mi arrecava né caldo, né freddo.
«Oh, capisco. Non pensi potrebbero essere dei modelli anche loro?» L'immagine dei due cugini che camminavano su una passerella si fece spazio nella mia mente. Forse sì, avrebbero potuto intraprendere una carriera nel mondo dello spettacolo.
«Perché no» ammisi tacitamente.
Passarono circa una decina di minuti prima che Richard e Stephan entrarono dalla porta principale. Erano in ritardo e mancavano persino i gemelli.
Notai Richard commentare qualcosa all'orecchio di Stephan prima di allontanarsi. Non feci in tempo a fare cenno a entrambi: l'unico che mi notò fu il moretto dagli occhi vispi.
«Buonasera ragazze, siete splendide» commentò quando fu abbastanza vicino. Lo ringraziammo cogliendo la palla al balzo per fare conversazione sul resto del suo gruppo.
«I due babbei hanno preso l'influenza facendo una nuotata di mezzanotte a Malibu. Lo credevano divertente. Richard mi pare sia in bagno.» Sorrisi e non volli insistere oltre. Mi ripetei che era solo un amico per me.
Le luci calarono, ma di Emma sul palco nessuna ombra. Significava che era quasi tutto pronto. Qualche altro istante e lo spettacolo sarebbe iniziato. Stephan si dimostrò essere un esperto di moda e adorava prendere parte alla vita mondana quando non era troppo occupato a studiare. Mi trasmetteva una strana serenità averlo lì con noi. Si era dimostrato molto socievole, oltre che intelligente e divertente: una piacevole compagnia.
«Questo posto è libero?» chiese una voce maschile. Mi voltai per poter capire a chi appartenesse e rimasi sorpresa quando scoprii fosse Josh. Era la sfilata del suo migliore amico non se la sarebbe persa per alcun motivo al mondo. Mi sentivo meno in imbarazzo di quanto credetti, anzi, felice per il ben quartetto che si era formato.
«Tutto bene, Josh?» Gli feci spazio.
«Impegnato con l'università, ma non troppo» rispose lui mettendosi comodo e presentandosi a Stephan. Cassidy lo salutò in modo dolce. Dopo la festa che aveva organizzato ci eravamo ritrovate d'accordo nell'asserire quanto fosse una persona diligente e non vedevamo l'ora di presenziare a qualche altra serata da lui promossa.
«È possibile che abbia visto Emma baciarsi con qualcuno dietro le quinte?» domandò poi con tono basso. Ci pensai, a parte Eric non conoscevo altri pretendenti.
«Sicuro non fosse lui?» iniziai.
«Sì. Mi ha raccontato di come hanno troncato, brutta storia. Non si molla una donna così. Sarò vecchio stampo, ma penso che in questo mondo non ci sia solo il divertimento. E lui in Emma aveva trovato una compagna oltre che un'amica. Speravo che avrebbero avuto un ripensamento, ma se lei ha un altro credo sia davvero finita.» Rimasi spiazzata per due motivi: non sapevo di nessun interesse amoroso, né tantomeno credevo che Josh la pensasse come me.
«È la loro vita, Josh... possiamo solo supportare le loro scelte ed esserci quando ne avranno bisogno.»
«Hai ragione. È solo che Eric è il migliore amico e io vorrei che non commettesse errori di cui poi pentirsi. Quando trovi qualcuno con cui sei in sintonia non sarebbe meglio tenerlo stretto? In questa vita è un dono che non tutti possono permettersi. Nonostante le possibili litigate o incomprensioni, non è magnifico sapere che c'è qualcuno che ti accetta così come sei?» si giustificò. Afferrai un pezzo di tessuto tra le dita pallide.
I miei pensieri vennero troncati dall'accensione del microfono e dalla voce melodiosa di Emma che invitava tutti a sedersi. Si era fatta avanti al centro del palco con il suo compagno di avventure. Il suo vestito aveva degli intarsi dorati, un intreccio sul davanti e uno spacco laterale. Eric, invece, era statuario nel suo gilet ambrato che risaltava lucente.
I due parlarono a turno di come fosse venuta loro l'ispirazione, ringraziarono gli sponsor e tennero un discorso degno della notte degli oscar. In poche parole: brillavano sul palco. Due raggi di sole. Non potevo essere più orgogliosa.
«Che l'Elegance White abbia inizio.» Uno scroscio di applausi coprì le parole finali di Emma, la quale salutò tutti ritornando dietro le quinte insieme a Eric. Il bel biondo lanciò un occhiolino nella nostra direzione.
Le prime modelle che comparirono avevano una bellezza eterea. Erano alte, sottili, imponenti. Sembrano degli angeli scesi sulla terra con quegli ampi vestiti drappeggiati e i ricami fatti a mano.
Dopo di che fu il turno delle coppie. Avvisai Cassidy quando intravidi Nathan e Margot in posizione.
Lei splendeva nella gonna vaporosa e il corpetto che ridisegnava pedissequamente la sua figura longilinea. Nathan sembrava avere una sicurezza innata al suo fianco. Camminava a testa alta nel completo di cotone, che sembrava fatto su misura per lui. Quando venne vicino dovetti sbattere più volte le lunghe ciglia per credere con quanta naturalezza si fosse mosso. Applaudii fiera e orgogliosa di lui.
Poco dopo toccò ai modelli maschili e Dylan non perse tempo per farsi riconoscere. Indossava una camicia bianca di flanella leggermente sbottonata abbinata a dei jeans chiari. Era il suo stile, anche se aveva aggiunto il suo tocco personale scombinandosi i capelli e incurvando più volte il sopracciglio, quasi per creare un contrasto con l'aria angelica che gli abiti gli avevano donato: lui amava interpretare la parte del cattivo ragazzo. Con lo sguardo fisso in avanti e il solito portamento da conquistatore del mondo non mi stupii. Cassidy rimase ammaliata dal suo fascino.
Quando Dylan alzò un angolo della bocca, dopo averci passato sopra la lingua, la poveretta si sciolse. Così come tutta la folla femminile quando iniziò a dispensare occhiolini e bacini.
A sfilata terminata tutti i modelli rientrarono per un ultimo giro sulla passerella in compagnia dei due stilisti. Ciò permise loro di ricevere gli applausi meritati da parte della platea.
Lanciai un ultimo sguardo alla sedia vuota accanto a Stephan: Richard non era ancora tornato.
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