Chapter 9.
"Amò, non devi darlo a nessuno questo numero" ripeto per l'ennesima volta alla mia migliore amica.
" Ma se Arturo lo vede farà di tutto per averlo " sussurra debolmente lei " Lo sai...".
Mi tiro i capelli all'indietro e sospiro consapevole.
" Memorizzami con un nome falso, Lella." le suggerisco " Così non potrà mai capire che sono io... per favore amò, se lui continuasse a chiamarmi sarebbe tutto più complicato. Mi manca come l'aria e devo fare di tutto per far sì che lui mi stia lontano abbastanza da non farmi venire l'idea di tornare a Roma".
So che lo farei, so che se sentissi la sua voce disperata o se solo qualcuno mi dicesse come sta passando le giornate senza me ne morirei e tornerei da lui, ma non posso farlo... devo stare qua anche per fargli capire che l'unica alternativa che ha è quella di smettere con la droga.
" Va bene, DD!" acconsente la mora " Come procede là?".
"Qua è tutto bellissimo, si respira già l'aria natalizia." lancio uno sguardo fuori dalla mia finestra " Roma com'è?".
" Solita, amò." risponde vaga " Mi manchi un sacco!".
Sorrido debolmente sentendo una forte malinconia espandersi in me. Anche lei mi manca, è solo una settimana che sono partita, ma sento la mancanza di tutto e tutti.
" Anche voi mi mancate, Lella. Magari per capodanno tu e i ragazzi potete salire da me, mia mamma verrà per le vacanze" propongo io con una nota di felicità e speranza nella voce.
" Non credo che lasceranno Arturo da solo, magari ne parlerò con Nico e vediamo se almeno io e lui possiamo raggiungerti " annuisco debolmente davanti alle sue parole, anche se non può vedermi, perché per un momento non avevo pensato al fatto che Arturo sarebbe rimasto solo.
" Preferisco rimaniate con lui" dichiaro sincera " ha davvero bisogno di voi e di non rimanere solo... Ha bisogno di sentirsi amato, non può stare da solo per le feste di Natale, gli altri amici che ha non lo farebbero stare bene come voi, gli altri non sono suoi fratelli. No?"
Preferisco stare in solitudine io che vedere lui soffrire, non voglio stia male, non merita altro dolore.
*
- Dai almeno dimmi se sei fidanzata!- insiste il ragazzo al mio fianco, mentre io mi limito ad alzare gli occhi al cielo.
- Non ti interessa, ho detto basta!- lo fulmino con lo sguardo, cercando di non farmi sentire dalla professoressa.
Sono stata accettata, anche se con un mese di ritardo, in questo corso di letteratura. Mi trovo benissimo, fatta eccezione per questo essere che continua a starmi addosso.
- Ma daii, sei la prima italiana che frequenta questa scuola, capiscimi!- mi risponde con il suo forte accento napoletano, facendomi l'occhiolino.
- Non me ne importa, non sono qua per fare amicizia- rispondo alzando gli occhi al cielo, ancora, con aria annoiata.
- Fidanzata oppure sofferente.- dichiara lui come se fosse scontato - Sono troppo bello per essere respinto, quindi per forza è come dico io-.
- Ceh, devo ammettere che sei veramente palloso, Gianni- sbuffo nervosamente.
- Mi chiamo Giovanni, e comunque ti lascio in pace solo se esci con me- sorride sbilenco, facendo schioccare la lingua con fare teatrale.
Sgrano gli occhi davanti alle sue parole e automaticamente mi torna in mente Arturo. Mi torna in mente come ci siamo conosciuti e come mi ha chiesto di uscire con lui. Mi mordo nervosamente il labbro inferiore, cercando di non scoppiare a piangere davanti a tutti, qua.
- Ehi... è tutto ok?- chiede preoccupato - Che ti succede?-.
Scuoto la testa minimizzando il tutto, chiudo il quaderno e abbandono l'aula di fretta, evitandomi così una figura di merda.
Di una cosa sono certa: qualsiasi cosa io farò in futuro Arturo sarà sempre presente. Sarà sempre nei miei pensieri, forse non sarà un pensiero costante un giorno, ma comunque non andrà mai via.
*
Lella's pov
- Ma che è sta cosaa?- chiede Nicolò pulendosi le labbra - Sto rossetto ha odore di fragola!-.
Storce il naso e scoppio a ridere davanti alla sua faccia schifata.
- Primo non è un rossetto ma un lucidalabbra, capra.- continuo a ridere, poi metto su un sorriso in segno di sfida - Secondo allora non baciarmi se ti dà così fastidio-.
- Nico, ce senti? Ha detto che ne un rossetto- interviene Umberto prendendosi gioco di me, mentre Nicolò scoppia a ridere.
- È un lucidalabbra, non un rossetto- mi imita Nicolò con una voce irritante, mentre io gli do uno schiaffetto leggero sul viso.
- Ao', mi rovini er visino- scuoto la testa davanti al suo narcisismo, mentre lui fa per stamparmi in bacio sulle labbra, ma io mi allontano.
- Te l'ho detto che non mi avresti baciata più visto che ti dava fastidio, in più mi hai presa in giro, perciò ora ti arrangi- metto su un finto broncio, mentre il mio ragazzo ed Umberto si guardano e scoppiano a ridere.
Mi sbatto una mano sulla fronte sconsolata. - Ah voi ragazzi, quanto mi manca Deianira-.
I due smettono automaticamente di ridere e io sgrano gli occhi rendendomi conto di quello che ho detto, per poi rivolgere immediatamente lo sguardo verso Arturo che è stato zitto con gli occhi abbassati sullo schermo, fino ad ora.
Alza la testa di scatto, quasi come se il nome della mia migliore amica fosse per lui un richiamo e assume la sua solita espressione ferita e malinconica.
- Perché me state a fissa' tutti?- chiedo Arturo, cercando di nascondere il suo umore.
- Mi dispiace...- esordisco io, ma lui mi interrompe alzando una mano in aria.
- Che pensate? Che me metto a piagne ogni volta che a nominate?- chiede nervoso - Beh no, sto bene. Benissimo, credo di star superando bene la sua assenza-.
Tutti stiamo in silenzio a guardarlo, ben consapevoli di quando ieri ha sbottato al bar e poi si è sfogato con Dylan.
- Artù, se hai bisogno de parlà noi ce semo sempre, perché stai facendo come se non te ne importasse?- gli chiede Nico, con voce calma, per evitare di creare discussioni inutili. Dobbiamo aiutarlo, non litigarci.
- Voglio stare solo, scusate- lancia uno sguardo a tutti e poi esce da casa di Umberto, sbattendosi la porta alle spalle.
Ci guardiamo tutti negli occhi, ma senza proferire parola. Questa situazione è tragica.
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