Chapter 31.
Finisco di passare la piastra ai miei lunghi capelli e indosso il mio giubbotto di pelle nera, per poi lanciare uno sguardo al mio riflesso nello specchio in camera mia.
Ieri notte, poco prima di andare a dormire, ho ricevuto un messaggio da Lella dove mi chiedeva di partecipare a un pranzo con lei e gli altri. All'inizio avevo paura di accettare, sia perché ormai il mio rapporto con loro non è più quello di una volta, sia perché Giovanni andrebbe su tutte le furie se venisse a saperlo, ma poi ho deciso di pensare solo a me e a cosa mi avrebbe reso felice.
Ho voglia di recuperare l'amicizia con il mio gruppo e, in più, Giovanni lavora per tutto il giorno, quindi non verrà a conoscenza di nulla.
Sospiro profondamente e poi esco dal mio appartamento velocemente, prima che l'ansia mi paralizzi e io non abbia il coraggio di andare al ristorante.
In fin dei conti sono sempre la mia famiglia, coloro con cui ho condiviso tanto, coloro che mi sono stati sempre accanto, perché dovrei avere paura di passare il mio tempo con loro?
*
Arrivo davanti al ristorante e sorrido debolmente e nostalgica, ripensando ai bellissimi momenti che ho passato qua.
- Hai intenzioni di rimanere qua fuori?- trasalisco sentendo questa domanda e mi giro, i miei occhi si scontrano con quelli castani di Dylan e gli sorrido debolmente.
- Ciao Dyl- il primo istinto è quello di abbracciarlo ma, non sapendo se lui sia d'accordo, sto ferma dove sono.
- Londra ti ha fatta diventare così fredda anche con me?- gli lancio uno sguardo interrogativo e lui apre le braccia, invitandomi così a stringerlo.
Gli sorrido automaticamente e mi avvicino a lui, stringendolo, mentre lui ricambia immediatamente la stretta. Per un attimo mi perdo a pensare che forse sono solo io quella che sta rovinando tutto con loro, che sono solo paranoica, che sono cambiata, che ho talmente paura che il legame con loro sia usurato che sto finendo per usurarlo io stessa.
Sciogliamo l'abbraccio e ci scambiamo un piccolo sorriso, mi basta questo per capire che gli manco, almeno quanto lui manca a me. Dylan è come un fratello per me, uno di quelli che mi ha sempre protetto. Il nostro rapporto è un po' come quello tra me e Nicolò, ma senza tutti questi litigi, perché lui non ha la testa calda come me e Nico.
Improvvisamente sento due mani coprirmi gli occhi e io, istintivamente, porto le mie mani su quelle della persona sconosciuta, rendendomi conto che ha diversi anelli infilati nelle dita.
- Indovina chi è.- mi incita Dylan, ridendo, ma io, per tutta risposta, scrolla le spalle, non sapendo rispondere.
- E Daje, 'o conosci benissimo.- continua Dylan - È scemo, tipo un pagliaccio-.
Sento la persona dietro di me mugugnare qualcosa di spregevole contro Dylan e io scoppio a ridere, capendo subito di chi si tratta.
- Umberto Violo!- esclamo scoppiando a ridere, mente lui mi toglie le mani da davanti gli occhi e mi attira a sé stringendomi forte, quasi facendomi mancare il respiro, ma me ne frego e lo stringo forte a mia volta, trattenendo le lacrime.
- Adesso entriamo, gli altri stanno già aspettando!- io e Umberto annuiamo davanti alle parole di Dylan, sciogliendo l'abbraccio.
Mi riccompongo ed entro dentro, guardandomi intorno, alla ricerca dei miei amici. Incredibile come qui dentro sia rimasto tutto come l'ultima volta che sono entrata. I tavolini di legno con la tovaglia rossa sistemati allo stesso modo, i quadri che ritraggono diverse zone di Roma appese nelle stesse pareti, le bottiglie di vecchi liquori in una mensola di legno appesa in alto, dietro il bancone del bar.
Giro leggermente la testa verso destra e sussulto vedendo Arturo e Yalda seduti con Nicolò e Lella, stanno chiacchierando animamente e io cerco di calmare il mio respiro. L'unica cosa che vorrei fare è baciare Arturo e far sparire tutto il resto, tutti i problemi.
Ci avviciniamo al tavolo e salutiamo cordialmente. Arturo alza immediatamente lo sguardo, incastrandolo con il mio, mentre sposta la mano di Yalda dalla sua gamba. Questo piccolo gesto mi fa sorridere.
Saluto Lella con un bacio sulla guancia e un abbraccio caloroso, ringraziandola per l'invito, poi mi giro verso Nicolò che ha lo sguardo rivolto verso gli altri. Cosa dovrei fare? Come dovrei comportarmi con lui? Cancellare i nostri litigi e quello che mi ha sputato contro tutte le cose peggiori che pensava? Oppure dovrei continuare questa inutile e stupida guerra tra noi?
Nicolò gira la testa verso di me e mi scruta attentamente, per poi mormorare un "ciao" talmente debole che fatico persino a capire. Tutti gli altri si accomodano, mentre io e Nicolò rimaniamo immobili, l'uno davanti all'altra, troppo testardi, orgogliosi e, aggiungerei, stupidi, per avere il coraggio di fare il primo passo e ammettere le proprie colpe.
- Che famo?- la voce di Dylan ci fa risalire entrambi - Ce guardamo pe tutto er giorno? C'ho na fame!-.
Scuoto debolmente la testa e prendo un bel respiro profondo prima di parlare. - Mi dispiace, Nicolò.- lui sorride appena e allarga le braccia nella mia direzione, facendomi nascere un sorriso che va da un'orecchia all'altra.
Lo stringo forte a me e qualche lacrima mi bagna il viso, sfuggendo al mio controllo, ma stavolta non mi rimprovero, era troppo tempo che non abbracciavo il mio migliore amico in questo modo.
- Te vojo bene, DD!- mi lascia un bacio sui capelli - Non dimenticarlo mai-.
Annuisco consapevole e poi, finiti i saluti, ci sediamo ognuno al nostro posto. Io sono seduta tra Dylan e Umberto, mentre davanti ho Arturo, il quale ha Lella da un lato e Yalda dall'altro che è seduto come capotavola, Nicolò, invece, siede accanto a Lella, ovviamente.
Forse tutto questo non è rilevante, se solo non avessi lo sguardo di Arturo che brucia su di me.
- Allora, Deianira, come procede il tuo lavoro?- mi giro lentamente verso Yalda, sentendola parlare, nonostante non abbia tanta voglia di fare conversazione con lei. Non ho niente contro di lei, solo che ho paura di tradirmi, non voglio complicare le cose ad Arturo.
- Bene, ti ringrazio!- le sorrido cordialmente e sposto lo sguardo su Arturo che mi sorride dolcemente, per poi distogliere lo sguardo, prima che Yalda si accorga.
- Che ce state a nasconne?- mi sussurra Umberto all'orecchio - E nun fa sta faccia, te conosco bene, DD!-.
Ridacchio davanti alle sue parole e scrollo le spalle, con indifferenza, mentre lui sbuffa e mi pizzica un fianco, guadagnandosi un pugno sulla spalla da parte mia.
Nicolò ci guarda ridendo, mentre Lella si sbatte una mano sulla faccia, davanti alla nostra immaturità, e io scoppio a ridere sinceramente.
Quanto mi era mancato questo questo?
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