Chapter 13.
Sorrido a ogni cosa che mi viene detta, senza prestare particolare attenzione a quello che mi dicono, ma come potrei? Da una parte sento lo sguardo di Arturo bruciare su di me, mentre dall'altra Giovanni non mi molla nemmeno per un secondo, cercando di marcare il territorio.
Mi sento a disagio, e non poco. Giro la testa verso Arturo e lui distoglie immediatamente lo sguardo da me, per poi appoggiare le sue labbra sul collo della sua nuova ragazza. Sento una strana sensazione farsi spazio nel mio stomaco, poi alzo gli occhi al cielo, automaticamente.
- Che hai?- mi sussurra Giovanni, così gli rivolgo il mio sguardo - Sembri assente-.
Scuoto la testa e mi costringe a sorridere, nonostante non abbia la minima voglia di farlo. - Sto bene, Gio- .
Lui annuisce debolmente e poi mi stampa un casto bacio sulle labbra. Automaticamente punto i miei occhi su Arturo, che ci sta fissando con uno sguardo di fuoco.
- Posso sapere quale è il tuo problema?- sussulto sentendo Giovanni pronunciare queste parole con nervoso e mi giro di scatto verso di lui. Ha le narici spalancate e gli occhi puntati su Arturo.
Gli do una gomitata leggera al fianco, intimidendolo di finirla, ma lui mi ignora alla grande.
- Te pare che ti stia considerando, Giancarlo?- risponde il mio ex, con tono poco amichevole.
- Mi chiamo Giovanni, idiota- sbraita il ragazzo al mio fianco, alzandosi in piedi. Inutile dire che Arturo lo imita immediatamente, mettendosi davanti a lui. Sono separati solo dal tavolino.
- Idiota? Senti stronzetto, non so come si usa da te, ma qua si rispettano le persone che neanche si conoscono.- sbraita Arturo, innervosendosi immediatamente - Quindi ti conviene chiudere quella fogna che hai al posto della bocca-.
- Sennò?- gli chiede Giovanni, ridendo senza umorismo - Mi somministri una delle tue droghe quando sono distratto?-.
Sgrano gli occhi davanti alle sue parole e scatto anche io in piedi. Questo è troppo. Non trovo giusto che gli parli così, che tiri fuori questo argomento, così delicato e personale, qua, così, dal nulla.
- Cosa diavolo hai detto?- Arturo stringe i pugni con rabbia, cercando di avvicinarsi a Giovanni, ma Nicolò scatta in piedi e gli impedisce di muoversi, così da evitare una rissa sicura.
- Ma stiamo scherzando?- mi intrometto io - Non mi sembra il modo ragazzi, ma quanti anni avete?-.
- Sta continuando a fissarci tutto il tempo.- tenta di giustificarsi Giovanni, in qualche modo - Ti rendi conto?-.
Scuoto debolmente la testa e lancio un'occhiata di fuoco ad entrambi, faccio per ribattere, ma Arturo mi anticipa sul tempo. - Fissare? Voi? E per quale assurda ragione?- chiede nervosamente - Non me ne sbatte assolutamente nulla di voi. Perché dovrebbe?-.
- Perché l'hai persa come un deficiente e ti brucia il culo che ora sia felice con un altro- gli risponde Giovanni, con un ghigno stampato sul viso.
- Basta- sbraito io, mentre Arturo sfugge alla presa di Nicolò e si mette davanti al mio ragazzo. Ora non c'è più nulla che gli separi.
- Non sai nemmeno di cosa stai parlando- il mio ex dà una spinta a Giovanni - non sarai mai come me per lei, in nessun senso-.
Giovanni ride nervosamente e gli sferra un pugno sul viso, inutile specificare che Arturo non si tira certamente indietro e iniziano a picchiarsi.
Inizio ad urlare cercando di fargli smettere, mentre gli altri li separano, con fatica.
Nicolò tiene Arturo fermo, mentre Dylan tiene Giovanni. Ma a che punto siamo arrivati? Tutto questo non mi sembra normale.
- Ao', ma che fate?- chiedo io, mettendomi tra i due - Ma siete impazziti? Nemmeno gli animali si comportano così-.
Arturo abbassa immediatamente lo sguardo, così la sua ragazza gli va incontro, cercando di calmarlo.
- Piccola- il mio ragazzo fa per afferrarmi, una volta che il mio amico lo lascia andare, ma io non glielo permetto.
- Piccola nulla- sibilo - sapevi quanto tenevo a questa riunione e avete rovinato tutto.-.
- Adesso è colpa mia?- chiede nervosamente - Lui è ancora visibilmente innamorato di te e la colpa sarebbe mia?-.
Sento il cuore accelerare i battiti sentendo la sua ultima frase, ma cerco di non darglielo a vedere.
- Andiamo fuori, stiamo dando solo spettacolo- abbiamo gli occhi di metà bar puntati addosso, per colpa delle loro stronzate. Sono meravigliata che non ci abbiano buttato fuori, forse grazie alla fama dei miei amici.
Esco fuori dal locale, seguita da Giovanni, e una volta usciti mi infilo il giubbotto, cercando di ripararmi dal freddo di gennaio.
- Allora, che diavolo ti è preso?- chiedo al mio ragazzo, agganciando i suoi occhi - Non è normale quello che avete fatto, te ne rendi conto?!-.
- Deianira, svegliati- urla - quello stronzo ti ama ancora e mi stava leggermente rompendo le palle il fatto che ogni volta che ti sfioravo ci fissasse. Sei in grado di capirlo?-.
Sento il cuore reagire esattamente come prima, ma io lo ignoro, esattamente come prima.
- Gio, smettila, per favore.- ora urlo anche io - Non siamo qua per fare a botte. Loro sono la mia famiglia!-.
Lui sa quanto io tenga ai miei amici. Gli ho sempre parlato di loro. Sempre.
- Ok, ma Arturo non fa parte della tua famiglia, perciò non dovrà mai più esserci- dichiara con un tono che non ammette repliche, facendomi accigliare.
- Ma che stai dicendo? Gli altri non accetteranno mai! Hai sentito Nicolò cosa ha detto?- gli chiedo nervosa, non mi può davvero chiedere questo.
- Ho sentito- sbuffa - e se devo essere sincero nemmeno Nicolò mi piace poi così tanto-.
Sgrano gli occhi davanti alle sue parole e scuoto la testa debolmente, sperando di aver sentito male.
- Nicolò è come un fratello maggiore per me, lo sai.- non riesco a credere che tutto questo stia succedendo davvero, loro devono andare d'accordo. Non posso scegliere tra il mio fidanzamento e i miei amici. Non esiste.
- Deianira, se tu mi ami devi risolvere 'sta situazione- mi lancia uno sguardo che non riesco a decifrare e si gira di spalle, per poi allontanarsi, lasciandomi qua, piena di pensieri.
Giovanni è solo colmo di gelosia. Inutile gelosia, aggiungerei. Arturo non mi ama più, ha un'altra. Il mio ragazzo è convinto di qualcosa di sbagliato, forse per paura di perdermi.
Sbuffo frustrata e lo guardo allontanarsi, decidendo di lasciarlo un po' solo, per farlo calmare, mentre io torno dentro al bar.
Risolverò questa situazione, in un modo o nell'altro.
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