Capitolo 24: Mi destabilizzi
Sono passati venti minuti da quando sono arrivata qui. Sono ancora seduta sulla sedia e ho appena finito di mangiare il cibo.
Non ho per niente voglia di alzarmi da qui!
Posso sempre leggere qualche capitolo, tanto l'ho portato il libro.
È proprio quello che farò.
Prendo il libro dalla borsa di Mary Poppins e inizio a immergermi di nuovo in questa storia coinvolgente.
****
Saranno passati una decina di minuti, quando mi sento nominare.
Istintivamente abbandono la lettura e mi giro a vedere chi è che mi chiama. Nessuno. Continuo a guardarmi intorno, sicura di aver sentito qualcuno dire il nome.
Mi sarò sbagliata, può capitare.
Riprendo la lettura, ma non trascorre nemmeno un minuto che mi risento chiamare.
Non cederò! Può darsi che sono quelli della mia classe e non voglio dargliela vinta.
Cerco di concentrarmi sul libro, ma la curiosità prevale sul poco buonsenso che ho.
Girandomi vedo Matty che viene nella mia direzione, ma si ferma un momento. «Buongiorno, io vorrei un cappuccino. Se mi cerca per portarmelo, mi trova al tavolo della "signorina"» pronuncia ad Agata, marcando l'ultimo insieme di lettere. In seguito, passa ai fatti e si siede accanto a me.
Non so cosa dire e fare con Matteo, perché ho paura di cedere e baciarlo, anche se "so" che gli piaccio voglio che sia lui a dichiararsi per primo.
Viene Agata verso di noi. «Posso rubarle un attimo Lavinia, per favore?» chiede Matteo.
«Faccia pure» risponde Matty.
Io seguo Agata in un luogo un po' meno trafficato e dove Matteo non senta.
«È lui?» mi chiede.
«Chi?»
«Quello di cui ti sei innamorata?» Faccio sì con la testa. Lo scruta, poi commenta, più per se stessa che per me: «È carino, non si può mettere in discussione-»
«Grazie» la interrompo dalla sua riflessione.
«Bisogna dire che sembra pure educato e gentile, mi sbaglio?»
«No, non ti sbagli».
«È perfetto per te, e tu per lui. Te lo sei scelto bene. Ora vai, che il tuo amore ti aspetta».
Mi avvio verso Matteo che mi guarda sorridente.
Aveva paura che Agata mi portasse via?
«Eccomi, sono di nuovo qui».
«Come va la tua giornata?» mi chiede, buttando là qualcosa per parlare.
«Bene, tu?»
«Abbastanza bene».
«Perché sei venuto qui? Da quel che mi ricordo mi avevi detto che saresti stato in vacanza».
«Giusto, ma mi sarò scordato di dirti che sarei tornato il trentuno, ovvero ieri».
«Ah, ok».
Lui si guarda intorno in cerca di qualcosa. «Stavi leggendo, prima che arrivassi io?»
«Sì, Matty».
«Me ne vado, così puoi riprendere la lettura».
Lo devo fermare. «No, non te ne andare».
«Perché?»
«Mi piace la tua compagnia» ammetto, nella speranza che capisca che piaccia pure a me.
«Sul serio?»
Vede la mia faccia e comprende che è la verità, quindi si accomoda di nuovo. «Ti devo porre una domanda».
«Dimmi, Matty».
Sembra si stia preparando a sganciare una bomba. E bella grossa. «Volevo chiederti, se vuoi venire con me, Andrea, Elena e mio padre a Roma per tre giorni».
«Quali giorni?»
«Giovedì tre, venerdì quattro e sabato cinque».
«Non posso accettare».
«Abbiamo pagato tutto noi, non ti preoccupare per questo».
«Lo avete pagato voi? Non posso proprio accettare».
Credo di averlo colto alla sprovvista. «Guarda che mi offendi se non accetti».
Non so cosa rispondergli.
Ma perché la vita è così difficile?
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