Capitolo 11: Confrontarsi

Sto aspettando che mamma apra la porta per farmi entrare.

Ma quando arriva per aprirmi?

Mi sto annoiando ad aspettarla. Quasi quasi mi viene voglia di entrare dalla finestra della mia camera. Almeno lì non dovrei attendere.

Finalmente dopo quel che mi è sembrato un'eternità, mia madre apre la porta. Appena mi vede mi abbraccia forte forte.

«Ho pensato che fossi scomparsa o che ti avessero rapito. Mi hai fatto preoccupare, ma l'importante è che sei qui».

«Ti voglio un mondo di bene, mamma».

Lei pensa un secondo, credo su cosa dire.

«Ho visto che qualcuno ti ha accompagnata. Chi è?»

Che gli dico? Glielo dico ora, o rimando l'interrogatorio?

«È una storia lunga, mamma. Mi faresti entrare? Ho avuto una giornata lunga. Se vuoi te la dico, sempre se vuoi».

«Certo che voglio» dice sorridendo. «Vieni che sei stanca».

Entriamo in casa e ci sediamo a tavola, come se stessimo pranzando o cenando. 

«Che cos'è successo in queste due ore?»

So che ho una faccia scandalizzata. 

«Due ore? Sono passate due ore?»

«Sì, figlioletta mia».

«Pensavo fosse passato meno tempo».

«Me la racconti questa storia, comincio a essere molto curiosa».

Prendo un bel respiro e comincio a raccontare.

«Sai il ragazzo che mi ha riportata a casa?» Mamma annuisce. «Sono stata con lui tutto il tempo».

«Eravate soli?»

Annuisco.

«Era appena finito il corso di teatro, quando Matteo mi chiede...» 

Non posso dirle che ero distratta a causa di Matteo, perché si arrabbierebbe molto e di certo non voglio che abbia una brutta impressione di lui.

«Ti chiede cosa?» mi domanda incuriosita.

«Mi domanda quali pagine dovevamo studiare, perché non aveva capito bene. Gliele dico e poi cominciamo a parlare, non accorgendoci che stavamo ancora a scuola e che se n'erano andati tutti».

«Poi?» m'incalza mamma.

«Dopo ci rendiamo conto che eravamo rimasti a scuola per tutto il tempo in cui avevamo parlato. Di conseguenza, ci avviamo verso la porta per andarcene, ma la troviamo chiusa».

«E quindi che cosa fate per andarvene?»

«Cerchiamo un'altra via d'uscita, ma la trova Matteo, non io. Ci dirigiamo verso questa possibilità e scopriamo che anche questa è chiusa. Matteo si ricorda che ha una graffetta nella tasca. Apre la porta, utilizzandola. Entriamo dentro. È buio pesto. Prima ci lamentavamo che era buio nel corridoio, ma lì era tutto nero. Vedevamo tutto nero. Abbiamo acceso i nostri telefoni per illuminare la strada. Ho visto le tue chiamate, ma non ho avuto il tempo di inviarti un messaggio che il telefono mi ha abbandonato. Quindi, abbiamo utilizzato solo quello di Matteo. A un certo punto, non mi accorgo di un gradino e capitombolo, come mio solito, coinvolgendo anche Matteo e finiamo per terra».

Non posso dirle che gli sono finita sopra, si spaventerebbe. 

«Dopo che cosa vi è capitato?»

«Dopo ci siamo rialzati da terra, abbiamo continuato a camminare, ma in seguito mi fa male la caviglia, non credo che era slogata. Matteo mi prende in braccio...»

«Oddio! Almeno la galanteria ancora esiste» afferma concitata. «Che hai fatto tu, dopo che lui...»

Non riesce a finire la frase. Perché? Non si capacita che un ragazzo molto bello, per non vedermi in brutte condizioni, mi prende in braccio.

«Così abbiamo continuato per tutto il varco, illuminato dalla torcia del telefono di Matteo. Quando siamo arrivati alla porta che ci avrebbe fatto uscire dalla scuola, mi ha dovuto far stare per un brevissimo periodo di tempo in piedi. Appena ha fatto, però, mi ha ripreso tra le sue braccia».

«Fammi indovinare il resto: siete usciti, vi siete avvicinati al suo motorino, avete indossato i caschi di protezione e ti ha riportato a casa». Annuisco. Ha detto ogni singola cosa che ho fatto. Sembra quasi che ci sia stata. «Sul serio? Ho indovinato?» Annuisco di nuovo. Non ci crede che ha capito cosa ho fatto. Noto che non sta fissando la mia testa, ma la mia mano destra. Quella in cui c'è scritto il numero di Matteo. «Che cos'è?» chiede guardando ancora la mia mano.

«È il numero di Matteo» affermo molto indecisa.

«E... quando te l'ha dato?»

«Poco prima che mi accompagnasse a casa».

«Cosa ne farai?»

«Non lo so».

Davvero non lo so. Da una parte vorrei tenerlo, perché così potrei parlargli ancora, come abbiamo fatto al corso di recitazione. Dall'altra, però, non lo salverei nel telefono, perché credo ancora che lui lo faccia solo per divertirsi. 

«Ok, Lavinia» dice. Si ferma un attimo, per non so quale ragione, e poi continua. «Credo tu debba fare i compiti». Annuisco. «Vai in camera, allora».

Mi dirigo verso il luogo chiamato "camera".

Arrivo e subito mi tolgo lo zaino dalle spalle per metterlo in un posto in cui io non posso vederlo. Mi siedo e contemplo la mia scrivania. Lo faccio perché ripenso a tutti i momenti che ho passato qui. Studiare, leggere i libri di scuola e quelli personali, vagare su Internet e non fare niente. L'ho fatto tutto qui. Ora tutto è cambiato. Non sono più la stessa di un anno fa. Forse anche di un mese fa.

Guardo la mano in cui c'è il numero di Matteo. Che cosa me ne faccio?

Cerco di pensare alle conseguenze di entrambe le parti. Inizio ad immaginarmi il mio futuro, se salvo il numero di Matteo sul telefono.

....

Mi vedo che gli scrivo. Lui risponde al mio messaggio. Ci scambiamo molti messaggi leggeri, ma allo stesso tempo profondi. Sembreranno anche molto semplici e corti, ma hanno un significato davvero molto forte e complesso.

M'immagino che lui, perché mi hanno insultato, fa a pugni con uno della scuola.

Fa a botte per me! Non ci credo!

È solo un'utopia, Lavinia, non ti emozionare.

Inoltre, fantastico su io e lui insieme, come ragazzo e ragazza. Di sicuro saremmo molto stravaganti, ma anche molto carini.

E se... Io non memorizzassi il suo numero, cosa succederebbe?

....

Di sicuro, saremmo lontani e molto probabilmente tristi. Forse stare insieme è una vera e propria follia, ma essere lontani lo è ancora più. M'immagino come sarebbe la nostra vita separati.

Non potrei sopportare di vivere, anche solo un giorno, senza di lui.

Guardo, per l'ennesima volta, la mia mano, dove c'è scritto il numero di Matteo. L'ha scritto molto bene ed è leggibile. Il colore del suo nome e delle cifre che compongono il suo numero di telefono, è blu.

Mi chiedo cosa me ne faccio. Sì o no?

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