capitolo 9
NOTE: Hey tu! Si, proprio tu che stai leggendo! Non dimenticare di accendere la stellina in basso a sinistra! ❤️ Buona lettura! 📖
LOGAN
Logan si era rigirato più volte nel letto quella sera.
Era rimasto sveglio ben oltre la mezzanotte, stando accoccolato sul divano, in attesa dell'arrivo di Albert, ma il poliziotto non si era fatto vivo.
Il pensiero che Albert potesse aver passato la notte con un altro lo faceva stare malissimo, ma Logan sapeva che, in tal caso, se l’era meritata, sapeva di essere asfissiante, di non essere perfetto come lo era Albert, la sua dannata gelosia stava pian piano allontanando tutti quelli che dicevano di tenere a lui.
Alla fine aveva ceduto ed era andato a letto, senza chiudere occhio.
Stava finalmente per cedere al sonno quando sentì la porta di casa aprirsi e a quel punto Logan si mise velocemente a sedere, le coperte attorno ai fianchi.
Non appena il poliziotto entrò nella stanza e lo vide sveglio si bloccò fissandolo.
Logan aprì la bocca per dire qualcosa, ma gli occhi lo tradirono perché si riempirono di lacrime e pianse per la prima volta davanti al compagno.
Albert raggiunse Logan e gli strinse il viso con le mani, asciugandogli le lacrime con i pollici.
"Non piangere" gli sussurrò contro le labbra, prima di baciarlo.
"Ho pensato non tornassi più. Mi dispiace…" disse Logan stringendogli i polsi e guardandolo disperato in faccia.
Non si era mai sentito così in vita sua, sentiva l'imbarazzo pervaderlo mentre fissava Albert davanti a lui che sorrise.
"Come potrei non tornare a casa dal mio amore?" Disse Albert e il cuore di Logan perse un battito.
"Come…?" Stava chiedendo il rosso, ma le labbra esigenti del poliziotto zittirono ogni sua domanda, facendolo sciogliere.
Albert lo strinse con forza tra le braccia, mentre affondava la lingua nella bocca dell'artista che singhiozzò nel bacio. Logan graffiò le spalle e la schiena del compagno mentre ricambiava il bacio. Non voleva smettere di farlo.
Sapeva di essere un coglione, che poteva fidarsi di Albert, gli aveva già dimostrato così tanto…
Era Logan quello in difetto, che aveva paura di perdere sempre tutti e tutto. Di non essere mai abbastanza per nessuno.
Lui era sempre quello strano, con la testa tra le nuvole, con l'amore per l'astrologia, per l'arte…
Logan odiava tutto quello che era materiale, lui non sopportava il consumismo, a lui importava ricevere affetto, dare affetto e amore, per lui i sentimenti erano tutto.
Ma aveva paura ad ammetterlo, temeva che aprirsi lo avrebbe portato alla distruzione. Lui si rifugiava nella fantasia e nei suoi disegni per evadere dal mondo reale, perché solo nella sua testa non avrebbe mai sofferto. Li, nella sua fantasia, tutto era bello e perfetto.
Nessuno in famiglia aveva preso bene i suoi studi in Accademia, per suo padre fare degli scarabocchi su una tela non lo avrebbe portato da nessuna parte, per lui solo il medico o l'avvocato erano mestieri veri. Non l'arte che non lo avrebbe fatto vivere dignitosamente.
"Smettila di piangere amore mio, sono qui, non ti lascerò mai, hai capito? Sei così importante per me. Sei tutta la mia vita…" disse Albert e Logan lo guardò scioccato.
Non avevano mai parlato della loro relazione, Logan si era sempre rifiutato di farlo, ma quelle parole, Albert che gli aveva detto chiaramente che voleva diventare il suo compagno ufficiale, che voleva andare a convivere con lui…
"Hai detto che ti vedevi con una persona, io…" disse Logan guardandolo terrorizzato.
"Era Mac, ricordi? Il mio amico detective. Gli ho chiesto aiuto per il tuo amico Louis… e poi mi hanno chiamato per un'emergenza. Un ragazzino si è fatto saltare una mano perché ha raccolto un petardo inesploso da terra…" spiegò Albert e Logan fece un respiro di sollievo.
"Scusami, io…" balbettò il rosso, ma Albert ormai era su di lui.
"Shhhh, basta parlare. Voglio amarti come non ho mai fatto…" disse Albert con sguardo infuocato e Logan deglutì.
"Oddio, si ti prego" disse Logan accarezzandogli le spalle e Albert fece per sfilarsi la divisa da dosso, ma il compagno lo bloccò.
"No. Non toglierla. Resta con la divisa…" disse Logan eccitato. "Prendimi così…"
Albert lo fissò, poi quando le sue parole gli raggiunsero il cervello, sbarrò gli occhi chiari.
"Davvero?" Chiese il poliziotto.
"Sono pronto a vivere la mia vita con te… hai ragione, sono un cazzone…" ammise Logan, mentre la stanza si rischiarava con le prime luci del mattino.
Albert sorrise.
"Lo so che sei un cazzone…" disse il poliziotto accarezzando con una mano il sesso duro del compagno attraverso i pantaloni del pigiama.
Logan boccheggiò e si avventò sul collo del compagno che chiuse gli occhi.
“Fai l’amore con me..” soffiò il rosso all’orecchio di Albert. “Non toglierti la divisa però…” disse mordicchiandogli il lobo.
Albert prese un respiro profondo, poi afferrò i polsi di Logan e se li portò all’apertura dei pantaloni.
“Spogliami” disse Albert guardandolo negli occhi, mentre faceva lo stesso con Logan, abbassandogli i pantaloni del pigiama fino a metà coscia.
Logan sospirò e aprì velocemente i pantaloni della divisa, poi gli strinse il sesso duro nel palmo, muovendo la mano su e giù, gesto che fece sospirare Albert.
Il rosso lo guardò dritto in faccia e poi si sporse in avanti, dando una leccata.
Albert strinse nel pugno alcune ciocche di capelli ricci del compagno che gemette, mentre apriva le labbra per accogliere la punta.
“Merda, tesoro” sospirò il moro, mentre Logan si metteva a carponi sul letto, il sedere scoperto.
Albert mosse la mano verso la schiena muscolosa del compagno, accarezzandola, poi scese fino ad accarezzare una natica soda dell’uomo che gemette, prima di aumentare la suzione su di lui.
Albert sospirò, mentre portava la mano alle labbra e inumidiva due dita che portò nuovamente verso il sedere di Logan che gemette.
La leggera vibrazione fece mugolare Albert che si sporse leggermente in avanti fino ad infilare la mano nel solco tra le natiche. Logan spinse i fianchi all’indietro, chiedendo silenziosamente di essere toccato.
Albert non se lo fece ripetere due volte e strofinò le due dita umide nel solco tra le natiche. Logan gemette quando sentì un dito strofinare la sua apertura.
Albert si sentiva andare a fuoco.
“Lo vuoi davvero?” chiese prima di fermarsi.
Logan strinse la base del suo sesso con la mano e lo liberò dalla sua stretta bollente.
“Ti prego, si. Lo voglio. Prendimi. Sono tuo….”
Logan dopo aver detto quelle frasi si voltò per fissare Albert che lo stava fissando emozionato.
“Ti amo da impazzire” disse Albert e Logan si sollevò in ginocchio, raggiunse Albert e lo baciò con passione.
Si staccò appena e lo fissò negli occhi, accarezzandogli il viso con entrambe le mani.
“Lo so, l’ho sempre saputo e…” deglutì, “Per quanto mi terrorizzi ammetterlo ad alta voce, ti amo anche io”
Albert sbarrò gli occhi e il sorriso dolcissimo che gli regalò emozionò tantissimo Logan che si diede per tre volte del coglione. Albert era davvero un uomo eccezionale e non poteva non amarlo.
“Non sto sognando, vero?” chiese.
“No, ma ne parliamo dopo, ora voglio scopa…” disse, per poi bloccarsi all’occhiataccia del poliziotto, “Voglio fare l’amore con te…”
Albert lo fece distendere sul materasso, sovrastandolo e strusciando i fianchi contro quelli del rosso che gemette e alzò le braccia verso l’alto per farsi sfilare la maglia del pigiama dalla testa.
Albert si avventò sul suo collo, baciandolo e leccandolo, facendo sospirare il rosso che chiuse gli occhi, le guance arrossate, mentre si godeva le carezze del compagno. Il poliziotto stava facendo vagare le mani lungo i fianchi dell’artista, mentre non smetteva per un secondo di baciare il suo collo.
Logan mosse le mani verso i fianchi del poliziotto, toccando con le dita le manette, il manganello e la fondina della pistola, che era come al solito vuota.
Logan era stato categorico a quel riguardo. Albert doveva lasciare in un posto a lui sconosciuto l’arma, poi poteva entrare in camera da letto. Logan odiava le armi con tutto se stesso ne aveva sempre avuto il terrore ma al tempo stesso era orgoglioso di Albert e del suo lavoro, sapeva che era costretto a portarla.
Albert lo guardò intensamente e Logan ricambiò subito l’occhiata, sentendo una goccia di seme bagnargli la punta.
“Albert” disse e il poliziotto annuì, sfilando dal fianco manganello e manette.
Logan gemette e si sdraiò meglio sul materasso, la testa appoggiata sui due cuscini, mentre il poliziotto afferrava il manganello e percorreva il suo corpo con la punta. Logan rabbrividì, mordendosi il labbro inferiore mentre i suoi occhi non abbandonavano il manganello nero del poliziotto che gli accarezzava prima il petto, strofinando i capezzoli turgidi e poi scese verso gli addominali fino a fermarsi tra le sue gambe.
“Albert!” gemette Logan sbarrando gli occhi, sollevando il collo, quando questo aveva cominciato a far scorrere il manganello tra le sue cosce.
Logan rabbrividì, mentre cercava di aprirle.
“Sei così bello…” disse Albert, per poi abbandonare il manganello fuori dal letto e accogliere il sesso del compagno tra le labbra.
Logan rabbrividì e spinse verso l’alto i fianchi, andando incontro alla bocca di Albert che stava torturando con la lingua la sua punta sensibile, stuzzicando il piccolo foro, gli occhi azzurri puntati sul rosso che si morsicò una mano per non urlare.
Ogni leccata aveva il potere di far rabbrividire Logan che ormai aveva il fiatone. Il gioco con il manganello e quelle carezze leggere lo avevano eccitato tantissimo.
“Albert, ti prego…” disse Logan guardandolo eccitato e il poliziotto si staccò da lui.
“Voltati” gli disse.
“Dio” soffiò il rosso, i ricci gli offuscavano la visuale mentre cercava di voltarsi.
Si mise nuovamente carponi, ma questa volta Albert si mosse su di lui e prima che potesse rendersene conto, il poliziotto lo aveva ammanettato alla testiera del letto, impedendo cosi a Logan di muoversi.
“Stiamo vivendo la mia fantasia, se ti senti a disagio basta che me lo dici, ok?” si trovò Albert a spiegare, quando Logan gli aveva lanciato un’occhiata perplessa.
Di solito era Logan che si divertiva a impedire ad Albert di toccarsi e quindi usavano le sue manette per gioco. Non aveva mai pensato di diventare lui stesso vittima della sua stessa fantasia.
“Ora apri le gambe, ti devo perquisire..” gli soffiò bollente Albert all’orecchio, facendogli avere brividi in tutto il corpo.
Logan cercò di aprire le gambe, ma i pantaloni glielo impedirono.
“Lo farei volentieri, agente, ma vede… i pantaloni mi sono d'intralcio” disse Logan cercando di non ridere.
Albert glieli sfilò in un attimo e poi tornò con il petto contro la sua schiena. Logan sentì le sue labbra morbide tracciare un percorso umido lungo la sua schiena e il rosso si inarcò quando sentì le mani dell’uomo palpargli il corpo.
“Oh, Albert” gemette il rosso socchiudendo gli occhi quando sentì le dita dell’uomo pizzicargli entrambi i capezzoli.
Albert gli mordicchiò il fianco, mentre con le mani scendeva verso gli addominali, giocherellando con l’ombelico, facendo sussultare per il solletico il compagno che trattenne bruscamente il fiato. Albert stava raggiungendo le natiche del rosso quando avvolse con entrambe le mani il sesso duro e bagnato dell’artista.
Logan gemette, facendo tintinnare il metallo delle manette contro la testiera del letto mentre Albert mordicchiava prima una natica del rosso e raggiungeva il solco.
Logan sussultò, per poi lanciare un gridolino per nulla virile non appena sentì la lingua bollente del compagno stuzzicare la sua apertura.
“Albert” aveva soffiato Logan, gli occhi sbarrati.
Tra i due, chi amava fare quel genere di cose era lui. Logan adorava fare impazzire di piacere e desiderio il compagno, amava vederlo perdersi nel piacere che lui sapeva donargli.
Adesso, invece, con Albert che aveva preso in mano la situazione, tutto era amplificato al massimo, Logan era eccitatissimo e tutto quello che riusciva a percepire erano le mani di Albert sulle sue natiche e una stretta attorno al suo sesso, mentre gli stuzzicava la punta sensibile con il pollice.
Logan sospirò, chiudendo gli occhi, sentendo la lingua di Albert muoversi contro la sua apertura, bagnandola. Era una sensazione bellissima, Logan si sentiva ogni istante sempre più illanguidito. Fu quando sentì la punta della lingua di Albert premere e spingersi contro la sua apertura che Logan si lasciò andare, il suo corpo travolto dall’orgasmo.
Irrigidì tutti i muscoli mentre sentiva il suo piacere bagnare le lenzuola sotto di lui e la lingua di Albert che non aveva mai smesso di stuzzicarlo.
“Porca puttana” fu il commento di Logan quando riuscì a riprendersi dal piacere.
Albert era ancora alle sue spalle, ma aveva smesso di toccarlo sia con le mani che con la bocca. Logan voltò la testa verso il compagno che si stava allungando verso il comodino dal quale estrasse il lubrificante.
Il rosso rabbrividì ma cercò di rilassarsi quando sentì le dita del compagno cominciare a prepararlo e allargarlo. Logan sussultò solo quando lo sentì sforbiciare, ma poi si abituò ben presto a quell’intrusione. Lo voleva da impazzire.
Pochi secondi dopo, infatti, il poliziotto si sistemò dietro di lui e dopo un timido affondo, entrò con un’unica spinta nel suo corpo.
Logan gemette e si morse il labbro inferiore, mentre Albert alle sue spalle sospirava fino a fermarsi, una volta seppellito dentro il suo corpo.
“Logan…” disse il poliziotto mentre gli accarezzava con le mani il busto e la vita. “Siamo obbligati ad usare ancora i preservativi?”
Logan cercò di voltarsi verso il compagno per quanto le manette potessero consentirglielo.
“Perché questa domanda?” chiese.
“Perché ormai io mi vedo solo con te e tu sicuramente fai lo stesso….” disse Albert e Logan lo fissò, notando subito il suo disagio.
“Mi sono dimenticato di comprare i preservativi e non ce ne sono vero?” chiese.
Albert avvampò ma annuì. “Scusa”
Logan sospirò.
“Non mi frequento con nessuno, lo sai…” disse con un sorriso.
“Nemmeno io…” disse Albert. “Sei l’uomo dei miei sogni… Perfetto” disse accarezzandogli la guancia con la propria.
Logan sorrise.
“E allora dimostramelo…” disse Logan cercando le labbra del moro che rispose al bacio con fervore, cercando la lingua del compagno.
I due si baciarono, per quanto a Logan fosse consentito visto la posizione, poi Albert cominciò a muoversi nel suo corpo, abbassando appena la testa, le guance macchiate di rosso.
Logan si morse il labbro inferiore, mentre sentiva il sesso rinvigorirsi sotto le spinte del compagno.
“Ah, così, amore… Dammelo tutto” lo incitò Logan abbassando la testa e osservando la propria erezione sbattere ad ogni affondo contro il ventre.
“Oh, Logan…” ansimò il moro alle sue spalle, stringendogli con forza i fianchi con le mani. “Sono così…” per poi prendere un respiro profondo. “Ho il timore di non durare abbastanza… Sei cosi stretto”
Logan sorrise e senza avvisarlo, strinse i muscoli, facendo gemere il poliziotto.
“Ti prego..” soffiò il compagno, mordendo la spalla del rosso mentre le sue spinte diventavano sempre più rapide, secche e scoordinate.
Logan chiuse gli occhi, in attesa di sentire Albert perdere il controllo dentro il suo corpo. Il pensiero lo fece gemere e un attimo dopo sentì uno sbuffo da parte del compagno dietro di lui che si bloccò, sospirando.
Logan sentì chiaramente il compagno riversarsi nel suo corpo e venne colto da un brivido di eccitazione.
“Toccami, ti prego” disse Logan all’improvviso.
Albert gli strinse l’erezione nella mano e lo fece venire per la seconda volta.
“Buon anno” disse Albert liberando i polsi del rosso che crollò sfinito sul materasso massaggiandosi i polsi che si erano leggermente arrossati.
“Porco cazzo, buon anno si, e che anno!” disse ridacchiando il rosso, mentre la stanza era ormai illuminata dai raggi mattutini.
“Hai bisogno di una mano per farti la doccia?” chiese Albert alzandosi dal letto.
“Dormiamo cinque minuti, ti prego…” borbottò Logan, ormai gli occhi chiusi e già nel mondo dei sogni.
Albert sospirò,sapendo già che Logan lo avrebbe sgridato quando si sarebbe svegliato perché era andato a dormire ancora sporco di sperma, ma si limitò a rimboccargli le coperte sotto il mento.
Raggiunse il bagno dove si spogliò e lavò velocemente e poi una volta in camera da letto, crollò a sua volta addormentato accanto all’uomo che amava, le loro mani intrecciate.
CALVIN
Quattro giorni dopo….
Calvin era appena rientrato a casa dopo il turno mattutino quando aveva visto Dion curvo sui libri scolastici e aveva deciso di sorprenderlo dicendogli di andare a vestirsi perché avrebbero fatto compere e poi sarebbero stati insieme tutto il pomeriggio.
Dion, che stava cercando di capire dai libri che aveva trovato grazie all’associazione cosa dovesse studiare per il test di rientro a scuola, mancava ormai solo una settimana, scrollò la testa e continuò a scrivere sul suo block notes e a sottolineare dei passaggi importanti.
Quella mattina Dion era stato parecchio giù di morale perchè quando aveva provato a chiedere nella chat di gruppo della sua classe che cosa ci fosse da studiare, i suoi compagni lo avevano ignorato del tutto, tutti troppo presi dall’inviare le foto dei loro regali natalizi super costosi che avevano ricevuto dai genitori o le foto dei posti dove stavano festeggiando.
“No, davvero, amore, non posso accettare!” aveva risposto il ragazzino, a disagio.
Calvin aveva insistito, andando da lui e baciandogli il viso e facendogli delle proposte all’orecchio. Alla fine Dion aveva accettato, soprattutto perché Calvin aveva nominato Queen’s Deli. Il biondino andava matto per tutto quello che vendeva quel locale.
Da quando Calvin aveva conosciuto Dion, il giovane ogni settimana ci passava almeno tre volte e ogni giorno prendeva sempre qualcosa di nuovo. I dolci erano i suoi preferiti e Dion andava ghiotto per la torta di mele.
Calvin per il suo compleanno gliel’aveva ordinata e Dion ne era stato felicissimo.
“Dovremmo farla a casa un giorno, sai?” aveva proposto Calvin e Dion lo aveva guardato.
“Hai ragione!” disse il ragazzino guardandolo felice. "Anche se ne dubito che verrebbe buona uguale"
"Così poca fiducia nelle mie abilità culinarie? No perché se è così chiudo il locale..." disse Calvin posando il naso contro il collo del fidanzato ed inspirò il suo profumo.
“Tutto quello che sto facendo è perché lo voglio e non mi sta obbligando nessuno. Stiamo insieme, io ti amo e voglio renderti felice. Io capisco che adesso sei in difficoltà, se proprio devi ti potrai sdebitare, ma ora ho solo intenzione di viziarti a non finire. Voglio vedere un sorriso su queste bellissime labbra, che ne dici? Almeno per oggi posso vederti sorridere e saperti felice?”
Dion lo aveva guardato e dopo qualche secondo di incertezza, si era sporto in avanti, baciandolo con trasporto.
I due erano rimasti a baciarsi a lungo, l’uno tra le braccia dell’altro a divorarsi le labbra reciprocamente. Quando si erano staccati, entrambi avevano il fiatone e Calvin uno sguardo che significava solo una cosa.
Dion aveva sussultato e poi era avvampato, prima di correre via.
Calvin si era portato una mano tra i capelli e aveva cercato di calmarsi.
Avrebbero dovuto parlare anche di quello, si disse il maggiore. A lui andava bene aspettare i tempi di Dion, ma molte volte i baci non gli bastavano, come in quel caso. Calvin si sedette sulla sedia e si portò le mani tra i capelli per smettere di pensare a quanto fosse bello il suo ragazzo e chiedersi cosa celasse sotto i vestiti.
Quando Dion rientrò in salotto, aveva già il cappotto addosso e la sciarpa attorno al viso. Dopo qualche secondo di incertezza, Calvin si era alzato e con il cappotto in mano aveva preso la porta di casa ed erano usciti.
Al centro commerciale Dion aveva comprato solo alcune cose, solo dei pantaloni e delle felpe. Quando Calvin aveva provato a portarlo in un altro negozio il ragazzino aveva negato con la testa.
"Va bene così, davvero. Non voglio dipendere da te" aveva risposto Dion sospirando.
Calvin lo aveva osservato e lo aveva stretto contro il suo fianco, baciandogli i capelli.
"Voglio renderti felice…" gli aveva detto Calvin.
Dion a quel punto aveva sollevato lo sguardo su di lui e con un sorriso dolcissimo aveva annuito.
"Ora andiamo da Queen's Deli?!" Aveva chiesto, prima di scappare via verso i parcheggi sotterranei.
Calvin aveva osservato Dion tutto il tempo, sembrava impaziente di tornare nel suo locale preferito, per la prima volta dopo l'incidente con i suoi genitori era tornato nuovamente a sorridere.
Il locale era carino, completamente diverso dal suo che aveva i toni caldi del legno ed era anche strutturato differentemente perché il suo locale, il Black Lotus, aveva anche un grande spazio che ospitava un palco sul quale i gruppi emergenti erano soliti esibirsi.
Calvin era andato a sedersi ad un tavolino vicino alla grande finestra che dava sulla strada, mentre Dion parlava con la proprietaria e ordinava per entrambi.
Calvin si accorse che alle spalle della donna, appesa in una cornice bianca, c'era una foto di un giovane che sorrideva con indosso una divisa da basket della UCLA.
Quando Dion lo raggiunse sbuffò e indicò un tavolo alle spalle di Calvin, più intimo.
"È questo il mio tavolo preferito!" Aveva detto il biondino mentre si sfilava la sciarpa dal collo e si apriva il cappotto.
Calvin lo aveva osservato sedersi al divanetto, accanto al cappotto e alla sciarpa e lo aveva raggiunto.
Dion si era sporto verso di lui e gli aveva stretto la mano nella propria e poi gli aveva lasciato un bacio sulla guancia.
“Grazie per tutto quello che fai per me, sei fantastico” aveva detto Dion guardandolo intensamente, “Ho sempre il terrore che tu possa smettere di amarmi, sai? Ero terrorizzato di raccontarti cosa mi era successo e che cosa mi aveva portato a dormire in associazione…” disse abbassando la testa il ragazzino.
“Dion, io ti amo come non ho mai amato nessuno nella mia vita. Sei la cosa più importante per me e non ti lascio, soprattutto se sei in difficoltà. Vorrà dire che le affronteremo insieme, che ne dici?” disse Calvin, lasciando letteralmente senza parole il biondino che voltò la testa mentre un giovane dai capelli biondi e occhi azzurri li serviva al tavolo.
Calvin lesse il nome “Max” sulla targhetta che teneva appesa sulla divisa e poi il giovane se ne andò, lasciandoli nuovamente da soli.
“Tu sei la perfezione…” ammise il ragazzino mentre afferrava tra le mani la tazza di the che aveva ordinato, mentre Calvin si portava alle labbra il caffè, sotto l’occhiata di Dion.
Calvin abbassò la tazza e lo guardò confuso.
“Che c’è?” chiese.
Dion sorrise.
“Pensavo non lo bevessi, sono sincero…”
Calvin aggrottò le sopracciglia.
“Perché non dovrei, scusa?” chiese l’uomo per poi addentare il cupcake alla vaniglia.
“Perché anche tu hai un locale e come fai buone tu le cose nessuno?” disse Dion mentre tagliava una fetta di torta di mele e se la portava alle labbra, chiudendo gli occhi, in estasi.
“Ma chi l’ha detta questa cazzata, scusa? Io non di certo! Non mi piace fare paragoni e per di più non sono così schizzinoso. Si può solo imparare dagli altri ed io sono una persona che sa riconoscere quando un altro negozio sa fare cose buone…” disse guardando Dion. “Hai fottutamente ragione, i loro dolci sono squisiti!” disse facendo ridacchiare Dion che stava annuendo.
“E quello è solo una normalissima, devi assaggiare gli altri dolci. Zora Queen è una maga ai fornelli, i suoi dolci sono inimitabili…” disse sospirando, mentre inspirava l’odore di mela e cannella proveniente dalla torta. “Assaggiane un pezzo” disse porgendogli il piatto, ma Calvin negò con la testa.
“La cannella, sono intollerante, ricordi?” disse guardando il compagno che annuì.
Calvin aveva assaggiato la torta di Zora per il compleanno di Dion, ma poi era stato malissimo per il giorno successivo, colto da nausea, crampi allo stomaco, vomito e diarrea. Da quella volta aveva evitato ogni dolce che comprendesse cannella.
“Cavolo, si. Mi ero dimenticato, a saperlo prendevo la torta ai tre cioccolati… La bontà!” disse con sguardo sognante.
“Sai che dopo che usciamo di qui ti porto a cena, vero?” disse Calvin e Dion si fermò con la forchetta a mezz’aria.
“Oddio. Ma… non devi. E poi… io devo studiare…” disse Dion guardandolo.
“Lo so, tesoro, giuro che poi non ti disturberò più poi, ma è una questione di lavoro, sto pensando di servire qualcosa di meglio per il mio locale a pranzo e cena e questo mio amico potrebbe essere la soluzione ideale…” disse Calvin con un sorriso.
Dion lo fissò e sospirò.
“Prometti che dopo mi lascerai in pace e non usciremo più perché devo studiare o rischio di rifare l’anno?” chiese Dion guardandolo.
“Te lo giuro. Niente uscite per un mese!” disse Calvin e Dion lo fissò indignato.
“Non ci provare minimamente a tenermi in casa per un mese intero o giuro che impazzisco!” disse il biondino, facendo scoppiare a ridere Calvin che finì di bere il caffè.
Il locale dell’amico di Calvin era vicino casa e di conseguenza vicino al locale. Era un ristorante piccolo ma molto elegante. Non appena arrivarono vennero accolti da un uomo dai grandi occhi azzurri, capelli castani e pelle abbronzata. Dion lo osservò stringere in un abbraccio il suo ragazzo e si chiese come potesse essere abbronzato a Gennaio.
“Ma guarda chi si rivede, come stai?” disse l’uomo guardando Calvin che scrollò la testa.
“Ah io? Sei tu che prima mi proponi un affare e poi sparisci per tre settimane! Dov’eri?” chiese.
“Sono stato in Giamaica…” disse con un sorriso e Calvin annuì.
“Ora si dice cosi?” chiese sollevando un sopracciglio e voltandosi all’indietro, mentre l’uomo dagli occhi azzurri guardava Dion che era rimasto accanto a Calvin, in completo silenzio.
“Will, ti presento Dion, il mio ragazzo” disse posando una mano sulla schiena del giovane. “Lui è Guillaume”
Dion tese la mano all’uomo che scrollò la testa.
“Hai una pronuncia terribile, come tutti qui in Inghilterra, Puoi chiamarmi Guillaume, Gil o Will.” Disse con un sorriso a Dion che annui.
“Oops, scusami!” disse un giovane dai capelli ricci che stava portando dei vassoi con i piatti vuoti.
Si era scontrato con Guillaume che aveva stretto la vita con le mani e lo guardava preoccupato negli occhi. Il cameriere era più alto rispetto a Guillaume perché quest’ultimo doveva piegare leggermente la testa per poterlo guardare in faccia.
“Tutto ok?” gli chiese e il giovane annuì, voltandosi e notando Calvin.
“Cal!” disse il giovane con un ampio sorriso. “Quanto tempo!”
“Ciao Edo, come stai? Abbronzato anche tu vedo…” disse Calvin e il cameriere avvampò, cominciando a balbettare.
Dion gli tirò una gomitata nelle costole. A volte Calvin non aveva alcun tatto.
“Edo, lui è Dion, il ragazzo di Calvin” disse Guillaume indicando il biondino.
Dion osservò meglio il giovane ma non gli strinse la mano visto che le proprie le aveva impegnate.
“Ciao, piacere di conoscerti, vi fermate a cena? Magari passo più tardi a salutarvi meglio…” disse Edo.
“Assolutamente si, io e Will dobbiamo parlare di affari…” disse guardando il castano che sorrise.
“Ok, perfetto…” disse allontandosi ed entrando in cucina.
Calvin e Dion vennero fatti accomodare ad un tavolo direttamente da Guillaume e poi vennero lasciati da soli mentre una cameriera con la coda da cavallo e lentiggini serviva loro i menù.
“Puoi portarci una bottiglia di acqua e una birra?” chiese con un sorriso Calvin e la ragazza annuì con un sorriso, allontanandosi.
“E’ da tanto che conosci Guillaume?” chiese Dion mentre apriva il menù.
“Woah, e questa pronuncia perfetta?” chiese l’uomo sbarrando gli occhi nocciola.
Dion lo guardò.
“Che c’è? Sono otto anni che studio francese e sono stato tre settimane in scambio culturale in una cittadina francese, non sono capace di parlarlo fluentemente ma almeno Guillaume lo so dire! Non come te che Gilome! Che diavolo di pronuncia è? Si dice Ghiome! La g la devi calcare..”
“Oddio, un inglese che pronuncia il mio nome in modo pressochè perfetto, potrei emozionarmi. E comunque non ha senso spiegarglielo, sono anni che lo correggo, ormai mi sono abituato a farmi chiamare Will, almeno non lo sbaglia!” disse Guillaume raggiungendo il tavolo.
“Grazie, almeno qualcosa di francese me lo ricordo ancora! Sei nato in Francia?” chiese Dion interessato e Guillaume scrollò la testa.
“No, sono nato e cresciuto qui in Inghilterra, a Manchester per la precisione, ma mia madre era Belga. Ecco il perché del mio nome. E’ tutta la vita che la gente sbaglia la pronuncia, alla fine per disperazione mi presento direttamente a tutti con il nome di Will…” spiegò l’uomo che poi si voltò verso Calvin che stava leggendo il menù.
Prima che potesse girare la pagina, Guillaume gli sfilò il menù da sotto il naso e fece lo stesso con quello di Dion. I due lo guardarono confusi.
“Niente menù per voi. Ho già preparato qualcosa per il tuo locale, devi solo scegliere i piatti che ti piacciono così poi decideremo insieme cosa proporre, che ne dite?”
“Perfetto!” disse Calvin guardando Dion che sollevò le spalle.
“Ottimo, vi faccio servire direttamente da Edo. A dopo..” disse per poi allontanarsi.
Dion dopo averlo osservato, si sporse in avanti verso Calvin e lo guardò in faccia.
“Ma Guillaume ed Edo stanno insieme?”
Calvin ridacchiò.
“Non ci è dato sapere. Per me si, ma loro non lo hanno mai confermato…” disse Calvin mentre la cameriera che li aveva accolti portava loro da bere.
Edo e Will erano davvero due tipi simpatici e alla mano, oltre che ad essere oggettivamente belli. Anche Dion si era reso conto che il loro costante toccarsi un braccio o una gamba non erano gesti casuali come i due volevano far credere. Li trovava davvero adorabili e poi il cibo era stato tutto buonissimo. Si era leccato i baffi e, a fine serata, decidere i piatti da usare per il Black Lotus era stato difficilissimo, ma ce l’avevano fatta e le due coppie si erano salutate promettendosi di rivedersi molto presto.
Dion e Calvin uscirono dal ristorante intorno alle undici e mezza e si incamminarono verso casa tenendosi per mano.
“Hai ragione…” disse Dion con un sorriso, sono simpatici e per me stanno insieme, è palese, dai. Li hai visti come si toccavano in continuazione? E le occhiate di Guillaume ad Edo quando pensava di non essere visto? Stavo per urlare di prenderlo e baciarlo!”
Calvin scoppiò a ridere, gettando la testa all’indietro.
“Menomale che non lo hai fatto oppure avresti rischiato la morte! E’ inutile insistere, io da quando li conosco che cerco di farmelo dire ma non si sono mai sbilanciati. Però vanno in vacanza insieme, passano le vacanze natalizie con le rispettive famiglie e convivono!” disse Calvin ridacchiando ma la sua espressione mutò, quando, passando davanti al Black Lotus notò delle luci accese che non dovevano esserci.
“Ehm… Perché non vai a casa? Ti raggiungo tra poco, devo controllare una cosa…” disse guardando dentro il suo locale.
“Perché? Che succede?” chiese Dion aggrottando le sopracciglia, ogni divertimento provato fino a poco prima svanito dal suo volto.
“Niente di grave, si sono dimenticati di spegnere le luci…” disse il castano afferrando le chiavi del suo locale.
“Fai attenzione” disse Dion che raggiunse il portone accanto ed entrò.
Calvin attese qualche secondo prima di entrare nel suo locale, chiudendosi poi la porta alle spalle senza fare rumore.
Si mosse verso il retrobottega, perplesso quando sentì delle voci parlare tra di loro. Chi diavolo era? Eric non era andato via?
Calvin raggiunse la porta sul retro e la spalancò, restando sbalordito quando dieci facce si voltarono spaventate verso di lui. Tutti tenevano tra le mani delle carte da gioco e sul tavolo c’erano montagne di banconote.
“Calvin!” disse Eric balzando in piedi, ma l’uomo tese una mano verso di sé.
“Dammi le chiavi e vattene immediatamente e porta via i tuoi amici. Abbiamo chiuso.” Disse il castano fissando con odio colui che per cinque anni era stato il suo socio. Si era fidato di lui per tutti quegli anni e ora veniva pagato in quel modo.
Eric si mosse verso l’amico dicendo qualcosa, ma le sirene in lontananza fecero scattare sull’attenti i presenti che cercarono di scappare, arraffando il denaro sul tavolo.
Eric guardò il suo ex socio con sguardo ferito.
“Hai chiamato la polizia?” chiese sconvolto.
Calvin lo fissò, freddo.
“La polizia è stata allertata quando è partito l’allarme razza di idiota.” Disse per poi voltarsi verso un uomo che aprì la porta sul retro, ma tornò rapidamente indietro, una pistola puntata sulla fronte da un poliziotto che stava entrando.
Calvin osservò la polizia arrestare i presenti e voltò la testa dall’altra parte quando Eric, ormai in manette, si dimenava tra le braccia del poliziotto e urlava il suo nome chiedendogli perdono.
NOTE: Ed eccoci qui con un nuovo capitolo! Che cosa ne pensate?? Chi ha fatto caso a chi mi sono ispirata per la coppia di Edo e Guillaume? 😁😁
Pensieri su Calvin e Dion? Che ne pensate di questa coppia? 😍 Mi raccomando non chiudete la storia senza aver prima stellinato e/o commentato! A presto, Galaxy ♥️♥️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top