capitolo 5
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KAYDEN
Kayden era appena uscito dal dormitorio quando si scontrò con un ragazzo dai capelli biondi.
"Hey, guarda dove vai!" Borbottò, infilandosi la sigaretta in bocca per fumarsela sul balcone, ma quando si accorse che il ragazzino stava piangendo abbassò la mano con la sigaretta e lo fissò preoccupato.
"Che hai?" Gli chiese e quando alzò gli occhi riconobbe in quel ragazzo lo stesso che aveva parlato con Louis qualche giorno prima.
"Nulla..." Disse il biondino e Kayden lo afferrò per un polso e lo trascinò sul balcone.
"Avanti, è da quando sei arrivato che piangi in continuazione..."
Il ragazzino sospirò, asciugandosi la guancia bagnata con la manica della felpa con il cappuccio che indossava.
"La mia famiglia mi ha cacciato di casa perché sono gay e... Mi devo vedere con il mio ragazzo tra poco ma ho paura. Louis aveva detto che sarebbe venuto con me, ma non è ancora arrivato..." Disse il ragazzino.
"Perché vuoi Louis?" Chiese Kayden sollevando un sopracciglio. "Il tuo ragazzo ti picchia?"
"Cosa? Cazzo no! È dolcissimo e non mi ha mai alzato una mano addosso!" Disse il ragazzino indignato. "Mi vergogno di dirgli che sto qui e che i miei genitori mi hanno cacciato di casa perché sono gay..."
"Beh non c'è niente di male ad essere gay..." Disse Kayden e Dion sospirò.
"Si, lo so, ma il mio ragazzo non ha mai saputo che la mia famiglia non mi avrebbe accettato e non sa che sono stato cacciato. Mi fa vergognare. Non ho più un posto dove stare…" disse triste Dion.
"Tu parlagli e vedrai che andrà tutto bene. Ti accompagno io. Non ti starò accanto ma ti guarderò, ok?" Chiese Kayden abbozzando un sorriso.
Dion lo guardò.
"Perché lo fai? Non mi sembri un tipo che vuole aiutare gli altri…"
"Infatti lo sto facendo per non farti andare da solo…"
"Ma Louis ha detto.."
"Louis sarà in ritardo. Ti accompagno io. Stai tranquillo" disse Kayden infilando la sigaretta nel pacchetto che infilò nella tasca della felpa.
Dion si affacciò al balcone.
"È arrivato" disse, preoccupato.
Kayden si affacciò e notò un uomo alto con i capelli biondi che si guardava attorno con le mani affondate nel cappotto.
"Andiamo, dai. Andrà tutto bene. Se hai bisogno urla o… grattati la nuca così vengo e ti libero, ok?"
Dion sorrise.
"Grazie. Perché fai tutto questo per uno sconosciuto?" Chiese.
Kayden, che si stava avviando verso la sua stanza per prendere il cappotto, si voltò indignato.
"Hey. Adesso siamo amici, no?" Chiese e Dion arrossì appena, per poi annuire, piano.
Kayden raggiunse la camera, notò alcuni ragazzi parlare tra di loro seduti su un letto poco distante dal suo e dopo essersi infilato cappotto e sciarpa, uscì dalla camera, trovando Dion che lo aspettava.
"Cosa diavolo gli dico?!" Chiese il ragazzino impanicato, mentre raggiungevano il parco.
"La verità. Anche se fa male, però ti togli un peso…" disse Kayden.
"E se se ne dovesse andare?" Chiese Dion bloccandosi all'improvviso, fuori dall'associazione.
Kayden lo guardò.
"Ci sarò io…" disse Kayden rallentando il passo e osservando Dion superarlo e raggiungere il suo compagno.
Kayden si sedette ad una panchina e si accese una sigaretta, senza distogliere lo sguardo dalla coppia che parlava.
"Lo sai che il fumo uccide?"
Kayden inspirò il fumo e allontanò la sigaretta dalle labbra per poi puntare lo sguardo su Louis che lo stava fissando.
'Ha la pelle più bianca della mia che odio il sole', si disse Kayden dopo una rapida occhiata.
"E anche i ficcanaso rischiano di morire…" rispose Kayden, mentre faceva uscire il fumo dal naso.
Louis si sedette accanto a lui e guardò la coppia, in silenzio.
"Nah, non mi uccideresti mai. Sono troppo importante per te per rischiare la morte…" disse Louis, sicuro.
Kayden sollevò un sopracciglio e sghignazzò.
"Importante per me? Non credo proprio…" disse Kayden tornando a fumare e a fissare la coppia.
"Ti farò ricredere…"
Kayden scrollò la testa.
"Non serve…" disse Kayden indicando con la testa la coppia che era andata a sedersi su una panchina per parlare. "Come mai eri in ritardo? Mi ha detto Dion che dovevi accompagnarlo tu…"
Louis sbuffò.
"Mi sono messo a studiare e poi mi sono preparato, solo che mia madre mi ha fermato perché non vuole che io venga ad aiutare in associazione…" disse Louis stringendosi nelle braccia quando un colpo di vento gli fece sollevare alcune ciocche di capelli.
"Perché non vuole? Non rispetta ciò che sei?"
Louis negò con la testa.
"No, i miei genitori lo sanno e lo hanno accettato. Anche le mie sorelle. È solo che è troppo appiccicosa, si fa prendere dalle ansie, crede sempre che possa capitarmi qualcosa di brutto…" disse Louis sospirando. "Vorrei andarmene di casa e vivere per i fatti miei, ma non ho nemmeno cominciato l'università e non avrei i soldi per mantenermi e prima di tre/quattro anni non se ne parla di lavorare. Studiare mi impegna molto e non voglio rinunciare a passare del tempo qui quando mio zio ha bisogno…" disse Louis triste.
"Beh anche la mia fa tante domande, penso che sia il ruolo delle mamme essere impiccione… pensa che la mia però non riesce a piegarmi alla sua volontà, faccio quello che voglio, ma se la prende sempre con il mio fratellino…" disse Kay.
Louis annuì.
"Ti manca vero?"
Kay annuì.
"È tutta la mia vita…" disse il moro. "Non riuscirei a vivere lontano da lui…"
Louis sorrise.
"Allora anche tu sei dotato di un cuore!" Lo prese in giro Louis.
"Sei irritante..." Disse Kayden tornando a fumare.
Louis fece una smorfia indignata, incrociando le braccia al petto, come un bambino.
Kay sorrise appena, sollevando l'angolo della bocca.
DION
Dion sentiva il cuore battere furioso nel petto mentre si avvicinava a Calvin che era in piedi al centro del parco dove gli aveva dato appuntamento.
Kayden si era fermato e lui aveva proseguito verso il suo fidanzato.
"Cal..." disse Dion mentre si avvicinava.
Il suo ragazzo si voltò e quando lo vide sorrise. Dion arrossì e si avvicinò a lui.
"Ciao..." disse il suo ragazzo guardandolo.
"Hey..."
"Come mai mi hai chiesto di vederci in questo parco?" Chiese Calvin.
Dion si morse il labbro inferiore, a disagio.
"Tutto bene al lavoro? Sei riuscito ad andartene senza problemi?" Chiese Dion.
Calvin lo guardò e aggrottò le sopracciglia.
"Che succede? Hai una brutta cera. È successo qualcosa?" Chiese Calvin e gli occhi di Dion si riempirono di lacrime, mentre annuiva.
Calvin gli passò un braccio attorno alle spalle e lo fece sedere ad una panchina situata lì vicino.
"Parlami..." disse l'uomo.
Dion tirò su con il naso e prese a giocherellare con i guanti che aveva addosso.
"Io..." disse Dion deglutendo il gruppo che gli si era formato in gola.
"Il motivo per cui non ti trovi a casa è questo? È successo qualcosa?" Chiese il compagno e Dion annuì.
"Ho fatto coming out. Mio padre mi ha cacciato di casa e sto dormendo in una associazione..." ammise Dion. "Mi dispiace.."
Calvin mosse una mano per sollevare il mento di Dion per guardarlo in faccia.
"Perché ti dispiace? Perché non me lo hai detto? Sai che puoi stare da me..." disse Calvin.
"Ma devo finire la scuola. Non posso vivere con te e poi.. la nostra età... non voglio darti problemi..." disse Dion guardando il fidanzato.
"Nessun problema, davvero. Puoi stare da me..." disse Calvin accarezzando una guancia bagnata di Dion.
"E se poi ti accorgessi che non sono più adatto a te? Che desideri un altro ragazzo della tua età? Io vado ancora a scuola..." disse Il biondo, triste.
Calvin scrollò la testa e si alzò, tendendo la mano al ragazzo.
"Forza, vai a prendere le tue cose e andiamo..."
Dion arrossì appena.
"Non ho portato nulla con me..." disse.
"Allora ti accompagno a casa, fai la valigia e ti trasferisci da me... te la senti?" Chiese.
"Ma... davvero posso stare da te? Non è un problema?" Chiese nuovamente il ragazzino guardandolo perplesso.
Calvin negò con la testa.
"No, e lo sai già..." Disse mentre allungava la mano verso la sua per stringerla nella propria.
I due si avviarono verso la macchina di Calvin e Dion si voltò verso Kayden e Louis annuendo e sorridendo.
Quando raggiunsero la macchina, Dion si strinse nelle spalle e cominciò a tremare.
"Accendo il riscaldamento, aspetta" disse Calvin armeggiando e girando i bocchettoni verso Dion prima di mettere in moto e partire.
Dion sentiva l'agitazione stringergli lo stomaco.
Fortunatamente a quell'ora i suoi genitori non ci sarebbero stati, visto che lavoravano entrambi. Lui sarebbe potuto entrare dentro casa, prendere le sue cose e andarsene senza incontrarli ancora.
Era devastato per quel distacco, sapeva che i suoi genitori non erano di larghe vedute, suo padre lo aveva schiaffeggiato quando un giorno era rientrato a casa e lo aveva sorpreso con del trucco sugli occhi e lo smalto sulle unghie.
Lo aveva preso per i capelli della nuca e poi lo aveva sbattuto con la faccia sotto l'acqua del lavandino e gli aveva lavato la faccia.
Calvin aveva ascoltato il suo discorso restando in silenzio e Dion si sentiva a disagio.
Quando giunsero ad un semaforo rosso, Calvin mosse una mano verso quella del suo ragazzo e gliela strinse.
"Mi dispiace sapere queste cose solo ora. Se me lo avessi detto prima ti avrei tirato fuori prima.." disse con il dolore dipinto sullo sguardo.
Dion scrollò le spalle.
"Pensavo fosse arrabbiato solo per il trucco. Non pensavo non mi appoggiasse del tutto" disse Dion mentre svoltavano ed entravano nella via dove si trovava la casa dei suoi genitori.
Calvin parcheggiò vicino all'ingresso e poi guardò Dion che era teso.
"Sicuro di volere andare da solo? Posso accompagnarti. Facciamo prima..."
"Non voglio crearti problemi..." Disse Dion e a quel punto Calvin gli consegnò una cuffia bluetooth e gliela consegnò.
"Tieni. Metti il telefono in tasca e mentre entri parli con me, ok? Se dovessero rientrare ti avviso..."
Dion annuì mentre Calvin associava le cuffie con il suo telefono e poi lo chiamava.
"Hanno una utilitaria nera con uno sticker rosso sul cofano..." Disse prima di scendere e guardarsi attorno.
Afferrò le chiavi dalla tasca ed entrò in casa.
"Sono dentro" disse in un sussurro il biondo mentre si recava rapidamente al piano superiore dove si trovava la sua camera da letto.
La casa era al buio e Dion dovette usare la torcia del cellulare prima di aprire la porta della sua camera e paralizzarsi.
"Oddio" gemette.
"Che succede? Ci sono problemi?" Chiese Calvin mentre Dion entrava nella stanza e poi scoppiava a piangere.
"Che succede? Dion? Devo entrare?"
"Non c'è nulla..." Disse tra i singhiozzi Dion.
"Nulla? Che significa nulla?"
Dion fece voltare lo sguardo lungo la stanza osservando solo le pareti bianche.
Era sparito tutto quanto.
Dal letto, alle tende, alla scrivania, alla libreria con tutti i suoi libri di scuola, il portatile. Tutto. Si trovava in una stanza vuota.
Dopo qualche secondo si voltò e chiuse la porta dietro di sé.
Corse giù lungo le scale, piangendo.
"Dion..." Lo chiamò nuovamente il suo ragazzo mentre lui raggiungeva il piano terreno e poi si voltava verso il mobile su cui sua madre era solita tenere le foto di famiglia e dei vasi di fiori.
Con un singhiozzo si rese conto che le foto erano state tagliate tutte e la sua figura rimossa.
Adesso i suoi genitori sembravano una coppia single.
Senza dire una parola, abbandonò le chiavi di casa sul mobile e poi uscì, correndo verso la macchina di Calvin.
"Parti!" Disse prima di raggomitolarsi su se stesso e piangere disperato.
Note: ed eccoci qui con un nuovo capitolo! Abbiamo conosciuto meglio Dion e Calvin. Che ne pensate per ora? Pensieri/opinioni?
Mi raccomando non chiudete la storia senza aver prima stellinato e/o commentato. ~Galaxy~
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