capitolo 12
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LOGAN
Logan osservò con un broncio il calendario appeso sulla parete del frigo e sospirò. Ormai febbraio era alle porte e lui non aveva trovato un inquilino.
Afflitto e ormai rassegnato ad abbandonare l'appartamento, si sedette sulla sedia della cucina, portandosi entrambe le mani tra i capelli rossi, tirandoli con disperazione.
Dove poteva andare? Non aveva nemmeno trovato un altro appartamento.
Albert entrò in cucina e si fermò sulla soglia.
"Che hai?" gli chiese e Logan alzò gli occhi gonfi di lacrime su di lui.
"Ho che sto per perdere la casa e non so dove andare a vivere!" disse Logan disperato mentre Albert gli si avvicinava e gli posava le mani su entrambe le spalle.
"Ti ho già detto che per questa volta posso pagare io. Ho dei soldi da parte e ormai io e te stiamo insieme e conviviamo. Voglio aiutarti. So quanto ci tieni a questo appartamento, voglio vivere anche io qui. Per cui adesso ci mettiamo qui, vediamo quanto riusciamo a racimolare insieme e paghiamo tutto quello che devi al proprietario... Poi vediamo di cercare qualcuno disposto a venire a vivere con noi, lo spazio tanto c'è e ci sono due camere. Ognuno di noi potrebbe avere la privacy che desidera. Vedrai che riusciremo a trovare degli inquilini e tu potrai stare tranquillo e il tuo proprietario di casa non ti caccerà. Ok? Tranquillizzati, ci sono io con te" disse Albert stringendo le braccia attorno al petto del compagno che aveva cominciato a piangere in silenzio.
"Mi sento così stupido!" mormorò Logan con un sospiro.
"Non sei stupido, non pensarlo nemmeno..." lo consolò Albert posando poi un bacio sui suoi capelli.
"E invece lo sono!" sospirò afflitto il rosso, sfilandosi gli occhiali da dosso perché ormai si erano bagnati per le sue lacrime.
"Non dire cosi..." disse Albert.
"Sai cosa volevo fare quest'anno? Viaggiare. Andare da qualche parte. E invece sono qui a disperarmi perché non ho nemmeno i soldi per l'affitto! Dove diavolo li ho spesi? Come ho fatto a spenderli?" si chiese Logan avvilito. "Faccio sempre attenzione a come spendo i miei soldi, non ho mai fatto spese folli e appena posso metto sempre via i soldi per l'affitto e per la spesa!" disse avvilito e pensieroso il rosso.
"Ci sono state le spese di Natale, poi varie tasse e bollette extra. È un casino dicembre e gennaio. Non è colpa tua..."
Logan sospirò.
"Non ho nemmeno chiesto aiuto ai miei genitori.. Mi imbarazza cosi tanto..." disse Logan avvilito mentre Albert si sedeva accanto a lui.
"Perché non chiedi a qualcuno che conosci se ha bisogno di un posto dove stare? Io posso chiedere in giro..." disse Albert e Logan alzò una mano per accarezzargli una guancia con dolcezza.
"Non so cosa farei senza di te" disse emozionato e Albert gli baciò con dolcezza il palmo guardandolo negli occhi, poi la sua attenzione venne catturata da degli schizzi che aveva fatto Logan sul suo quaderno degli appunti.
Aggrottò le sopracciglia, pensieroso.
"Scusami, ma hai mai pensato di vendere la tua arte?" chiese il castano guardando il rosso che lo fissò confuso.
"Vendere la mia arte?" chiese.
"Si, nel senso... So che su internet ci stanno artisti che disegnano che vendono online le loro opere, alcuni come tazza, stickers, quaderni... Cose così. Non ne sono molto informato, ma se fai una ricerca sono sicuro che troverai quello che ti sto dicendo..."
Logan lo guardò confuso.
"Ma io non sono nessuno per vendere la mia arte, nessuno me la comprerebbe" disse Logan perlesso.
Vendere la sua arte?! si chiese, era una possibilità che non aveva mai considerato.
"Ma cosa dici? Ci sono dei tuoi disegni così colorati che sono splendidi!" disse Albert. "Sai che io ho buon gusto e che puoi fidarti della mia opinione. Per me dovresti tentare..." disse prima di alzarsi. "Devo prepararmi che oggi ho il turno di pomeriggio..."
Logan annuì distratto, mentre teneva tra le mani lo smartphone e apriva l'applicazione di messaggistica istantanea.
"Torno per cena" disse Albert sporgendosi per lasciargli un bacio sulla tempia prima di lasciarlo da solo con i suoi pensieri.
Gli occhi di Logan caddero sulla conversazione con Louis e decise di scrivergli un messaggio.
Logan: Hey, per caso conosci qualcuno che sta cercando un posto dove vivere? Io sono messo malissimo, rischio di essere cacciato dal proprietario del mio appartamento e ho due stanze libere. Ci tengo a questa casa, è vicina all'Università e non voglio perderla.
Louis: oddio... sinceramente no. Io gradirei solamente un posto dove poter studiare in santa pace! Va bene lo stesso? Comunque... non so cosa risponderti, posso chiedere a degli amici in Università se hanno bisogno!
Logan: grazie, sarebbe splendido.
Louis: Figurati! 😊
Logan: poi con l'Acquario pazzo come va?
Louis: Non è pazzo e sei in torto. E' molto dolce, mi piace molto. Domani festeggia il suo compleanno. Mi ha invitato, ha detto che mi vuole vicino...
Logan fece una faccia un pò perplessa.
Logan: fai attenzione però. Non dire che non ti ho avvisato.
Louis: Sembri mia madre quando mi fai queste raccomandazioni. Se dovesse andare male non sono un sottone, prendo e mollo e chi si è visto si è visto.
Logan decise di rispondere con un pollice sollevato e poi sospirò sorridendo mentre Albert si presentava in cucina già vestito e pronto per andare in caserma.
"Mi mancherai da morire oggi" disse il poliziotto baciandolo sulle labbra e Logan posò il cellulare sul tavolo per baciarlo sulle labbra, stringendogli il viso tra le mani.
"Anche tu. Ti amo" disse Logan sincero, notando lo sguardo emozionato del compagno che si allontanò.
Quando giunse alla porta di ingresso si voltò e gli mandò un bacio volante, facendo sorridere il rosso che riportò la sua attenzione sui suoi disegni.
CALVIN
Dion stava raggiungendo la macchina di Calvin in compagnia di alcuni amici.
Calvin abbassò il finestrino e guardò il suo ragazzo sporgersi in avanti.
"Possono venire i miei amici al locale per il compleanno? O non va bene?" chiese Dion guardando il castano che lo fissò.
"No, certo che possono venire, ma niente alcolici!" disse guardandoli.
"Io ho fatto diciotto anni, una birra posso berla, si?" chiese un moro dai capelli lunghi accanto ad un ragazzo dai capelli rossi.
"Vi vorrei vedere tutti negli Stati Uniti. Ogni volta che vado a trovare mio padre prima dei ventuno anni non posso nemmeno comprare una birra che finirei nei casini!"
"E che ti importa, tanto tuo padre è un avvocato, ti tirerebbe fuori in un attimo!" disse il ragazzo dai capelli rossi.
"No, no, proprio perché è un avvocato non mi tirerebbe mai fuori! I miei mi ammazzano se mi vedono toccare alcool prima della maggiore età!" borbottò il ragazzino dai capelli ricci portandosi la mano tra i capelli.
Calvin alzò gli occhi al cielo e guardò il moro.
"Solo se me lo dimostri con una carta di identità. E deve essere vera!" disse Calvin mentre Dion sorrideva felice.
"Grazie amore!" disse mentre entrava in macchina e dava istruzioni agli amici su come trovare il locale.
Quando restarono da soli, Dion buttò le braccia al collo del compagno, tempestandogli la guancia di tanti baci.
"Sei il ragazzo migliore del mondo!" disse Dion felice mentre si allontanava e lo guardava con amore nello sguardo.
"Mi insegni a preparare qualche drink?" chiese il biondino e Calvin negò con la testa. "Assolutamente no, hai ancora diciassette anni, non puoi servire alcool dietro il bancone, finiresti tu nei guai e anche io, e già ne possiedo abbastanza, che dici?"
Dion lo fissò e poi sospirò.
"Beh, non c'è bisogno che tu mi aggredisca in questo modo!" disse il ragazzino incrociando le braccia davanti al petto con fare arrabbiato.
Calvin allungò una mano verso di lui e gliela posò sulla gamba con fare affettuoso.
"Non dipende da me, te lo giuro, ma dalla legge. Non posso mettere un minorenne al bancone a servire alcolici. Però..." disse pensieroso Calvin fissando la strada davanti a loro.
"Posso sempre insegnarti qualche cocktail non alcolico e a servire per il pranzo..."
"Come cameriere?"
"Vediamo un attimo. Sai che con Guillaume alla fine abbiamo deciso di collaborare? Pensavo di aprire il locale anche a pranzo..."
Dion lo fissò.
"Ed io vado a scuola in quell'orario... Ti sei dimenticato?"
Calvin si morse il labbro.
"Scusa tesoro, me ne ero dimenticato. Va beh, ti posso comunque insegnare qualcosa per cominciare. Ma la sera preferisco stare io da solo, non ti voglio al locale di notte, può diventare problematica la situazione e quando ci sei tu di mezzo sai che non sono mai lucido..." disse Calvin mentre raggiungevano la via dove abitavano.
"Lo so, stai tranquillo, fai già così tanto per me che non voglio darti alcun problema" rispose Dion con dolcezza mentre Calvin parcheggiava e poi i due scesero dalla vettura ed entrarono nel locale.
"Sai? Un pò mi da fastidio tutta questa situazione. Vorrei tenerlo aperto sempre il locale, sapere di poter avere qualcuno di cui fidarmi qui dentro che se ne occupa, prendere dei camerieri. Ma ho paura di osare troppo. Già per poter comprare questo locale ho faticato tantissimo e ho fatto dei sacrifici enormi... Se volessi ingrandirmi o chiedere l'aiuto di qualcuno potrebbe diventare un problema.." disse con un sospiro Calvin guardandosi attorno con malinconia.
"Io ci sono sempre se vuoi una mano. Certo, non ho mai fatto questo tipo di lavoro, per cui non ho idea, ma se mi insegni posso farlo e nel weekend posso lavorare, lo sai..."
Calvin afferrò una mano di Dion e lo trascinò tra le proprie braccia, guardandolo dritto negli occhi.
"Ti amo da impazzire, tu lo sai questo, si?"
Dion arrossì ma annuì mentre ricambiava l'abbraccio del suo ragazzo che si sporse per baciarlo sulle labbra. Calvin amava baciare Dion, non se ne sarebbe mai e poi mai stancato.
Dion si strinse maggiormente a lui, baciandolo con passione e facendosi spingere senza troppe cerimonie contro il bancone.
Calvin prese a far vagare le mani su e giù i fianchi del biondino che si lasciò andare un ansito eccitato mentre rispondeva al bacio con entusiasmo sempre maggiore.
Calvin abbandonò le labbra del compagno per tempestargli il collo di baci, ma il trillo del cellulare li interruppe. Il maggiore spostò l'attenzione verso il cellulare, ma Dion gli afferrò il viso con entrambe le mani per farsi baciare nuovamente.
"No, Cal, ti prego..." chiese con tono urgente il biondino.
"Potrebbe essere lavoro" disse e Dion lo fissò con sguardo ferito. "Scusami" disse il maggiore prima di allontanarsi appena dal compagno che aveva incrociato le braccia al petto, sbuffando.
"Pronto?" chiese portandosi il cellulare all'orecchio.
"Ciao Calvin, sono Kayden.. Ti disturbo?"
Calvin guardò il suo ragazzo che si era allontanato.
"No, dimmi tutto..."
"Ecco, per domani sera, mi stavo chiedendo.. Per caso ti dispiace se ci esibiamo io con la mia band?"
"Ma certo che non mi dispiace, lo spazio sai che c'è!" disse Calvin.
"Ovviamente ti pagherò per il disturbo..." disse Kayden.
"Ma figurati..." disse Calvin con un sorriso. "Sei un amico di Dion... non potrei mai..."
"No, davvero, voglio. Porterò io il dolce, poi volevo passare per chiederti per il buffet e per il cibo che verrà servito... Porto anche i miei amici, che te ne pare? Magari proviamo..."
"Ma certo, dopo pranzo va benissimo... "
"Ci vediamo alle due allora? Il tempo di avvisare tutti" disse Kayden dall'altra parte del telefono.
"Si, per le due va benissimo" disse Calvin prima di chiudere la comunicazione.
Dion lo fulminò con lo sguardo.
"Ti odio!" borbottò, quando Calvin gli strinse la vita da dietro e gli baciò il collo.
"Non è vero. Sei solo geloso che ti ho rifiutato per una chiamata" disse Calvin e le guance di Dion presero colore.
"Cal... io non so se te ne sei accorto, ma vorrei fare l'amore con te. Per un motivo o per un altro rimandiamo sempre" disse deluso il ragazzino che si divincolò dall'abbraccio del compagno.
Calvin lo fissò ferito.
"Amore, lo sai che lo desidero tanto quanto te, ma non possiamo compiere questo passo importante adesso. Voglio fare le cose per bene con te, intesi? Non si può decidere su due piedi. Poi.. abbiamo aspettato tanto, qualche ora che sarà mai?" chiese Calvin accarezzando la guancia di Dion che sollevò lo sguardo su di lui, mordendosi il labbro.
"Ho paura" disse Dion e Calvin lo guardò confuso.
"Per cosa?" chiese Calvin.
"Di non essere all'altezza e di fare schifo..." ammise il biondino arrossendo.
Calvin scrollò la testa e strinse la mano del compagno.
"Non devi preoccuparti di questo, andremo per gradi e faremo tutto quello che vuoi, ok? Non ci corre dietro nessuno..." disse Calvin guardandolo.
Dion sospirò.
"So solo che voglio andare oltre" disse guardando Calvin che si sporse per baciarlo sulle labbra.
"E allora faremo tutto quello che vuoi, intesi?" disse il maggiore mentre lasciavano il locale per recarsi a casa.
"Ma non mi dovevi insegnare a fare i cocktail?"
"Per quelli c'è sempre tempo, adesso voglio dedicare un'ora intera a riempirti di coccole..." disse Calvin facendo avvampare Dion che corse velocemente fuori dal locale.
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