capitolo 1
Note autore: Mi raccomando, se il capitolo vi è piaciuto, lasciate un commento e/o una stellina, grazie!
LOUIS
Louis Weasley si guardò allo specchio e sbuffò, portandosi all'indietro un ciuffo di capelli color carota.
Era veramente stanco di stare piegato sui libri.
Erano passati pochi mesi, due per la precisione, da quando si era iscritto ad infermieristica e già voleva interrompere tutto. Louis si portò la penna alle labbra mentre si osservava in silenzio allo specchio. Quel giorno indossava i suoi scarponcini neri di pelle, i jeans dello stesso colore, la cintura e una grossa felpa con il cappuccio, anch'essa nera.
Da quando aveva finito il penultimo anno di scuola, complice anche il suo primo cuore spezzato, aveva cominciato a vestirsi di nero e a smaltarsi anche le unghie delle mani.
Louis se ne portò una davanti agli occhi, notando con rabbia che un'unghia gli si era scheggiata e quindi doveva ripassarci sopra lo smalto.
Nuovamente la sua attenzione cadde sul libro di Storia dell'infermieristica, sentendosi un po' in colpa per rinunciare così tanto presto allo studio, ma proprio quella materia non gli piaceva e non si era ancora fatto degli amici all'Università con cui studiare.
Louis dubitava di riuscire a farsi degli amici lì dentro. Sapeva fin troppo bene che la sua presenza lì in mezzo veniva notata e molti sembravano temerlo solo perché amava vestirsi di nero, si metteva un filo di matita attorno agli occhi per mettere in risalto l'azzurro delle sue iridi e si metteva lo smalto sulle unghie.
Ovviamente faceva paura oppure temevano che lui fosse gay.
E... Rivelazione delle rivelazioni, Louis era gay gay. O Supergay, come diceva sempre suo zio Harry.
Proprio lui lo stava chiamando in quel preciso momento e Louis fece il giro della sedia sulla quale si trovava e si portò il cellulare all'orecchio.
"Ciao zio! Tutto bene?" Chiese.
"Hey, ciao, si tutto bene. Come va?" Chiese l'uomo e Louis alzò gli occhi al cielo.
"Prossima domanda?" Chiese, chiudendo con un tonfo il libro.
Infermieristica non era affatto figa come si era immaginato alle superiori.
Aveva fatto volontariato sulle ambulanze per tre anni prima di decidere che, dopo il diploma, voleva tentare la carta di infermieristica.
Louis voleva un lavoro sicuro e studiare il minimo indispensabile dato che già alle superiori aveva fatto i salti mortali per essere promosso ogni anno.
Sapeva che voleva aiutare. Quello lo aveva dentro l'animo, sapeva che voleva dare una mano e aiutare le persone in difficoltà. Ecco perché aveva deciso di fare volontariato sulle ambulanze. Dopo aver assistito ad un incontro nel suo liceo di volontari, Louis aveva capito che quello era il suo destino. Poteva dare una mano, poteva essere utile per qualcuno. Così senza pensarci due volte si era lanciato e aveva scoperto che quel mondo, anche se triste e terribile per via di gente ferita in seguito ad incidenti stradali o gravemente malate, era la sua vita.
L'associazione dello zio Harry non l'aveva mai considerata fino al giorno in cui avevano soccorso una coppia di giovani ragazzi gay che erano stati aggrediti da dei bulli.
Ne aveva parlato con suo zio Harry e lui gli aveva parlato della sua associazione, che se i due ragazzi avevano bisogno di aiuto, potevano andare a stare da loro.
Louis non conosceva appieno l'associazione dello zio, solo quando ci era entrato aveva scoperto il grande potenziale e poi se ne era innamorato e ogni volta che poteva prendeva e andava a dare una mano.
"Va bene..." rispose lo zio con un sospiro. "Ci sei per le vacanze? Una mano ci farebbe piacere..." disse.
"Ma certo..." disse Louis chiudendo il libro. "A che ora posso venire?" chiese Louis.
"Sei libero questo pomeriggio? Abbiamo bisogno di una mano per gli addobbi natalizi qui in associazione..." disse l'uomo.
"Va tutto bene?" chiese il giovane mentre si alzava dalla sedia della scrivania, sentendo che qualcosa non andava.
"Si, si... Tutto bene... Sono solo impegnato con l'associazione, allora? Ci sarai?"
"Sicuro che vada tutto bene?" chiese nuovamente mentre afferrava il cappotto e la sciarpa dall'armadio e usciva dalla sua camera, per raggiungere il salotto dove si trovavano le scarpe.
Sua madre Fleur odiava quando le persone entravano dentro casa con le scarpe. Obbligava chiunque a togliersele sull'ingresso e tutti dovevano mettersi le pantofole per girare per casa.
"Va tutto bene, davvero, niente di grave..." lo rassicurò suo zio.
"Sto arrivando" disse Louis prima di chiudere la comunicazione ed infilarsi le scarpe.
"Dove vai?"
Louis si bloccò con una mano sulla porta di casa prima di bloccarsi e voltarsi verso sua madre che lo stava fissando con le braccia incrociate davanti al petto. Louis evitò di sbuffare.
"Lo zio Harry mi ha chiesto una mano..." disse il giovane e Fleur alzò un sopracciglio.
"Ancora in quel posto?" chiese la donna e Louis sospirò.
Sua madre non vedeva di buon occhio l'associazione di Harry, temeva che là in mezzo potesse nascondersi gente con cattive intenzioni e fargli del male.
Come se a vent'anni non sapesse difendersi! Purtroppo, essendo il piccolino di casa, sua madre lo riempiva di raccomandazioni e, se fosse stato per lei, non lo avrebbe fatto nemmeno uscire di casa. Inutile dire che quando Louis aveva detto ai suoi genitori che voleva fare il volontario sulle ambulanze, Fleur lo aveva guardato con l'angoscia nello sguardo, suo padre Bill, invece, lo aveva spronato e gli aveva dato una pacca sulla spalla dicendogli di essere fiero di lui.
Era sempre stato suo padre a fargli decidere di continuare gli studi e tentare infermieristica.
Sua madre però si preoccupava sempre, temendo ogni giorno che gli potesse accadere qualcosa.
"Mamma, è un posto meraviglioso e vado a dare una mano. Sono persone che hanno bisogno di sostegno e di avere qualcuno che gli dica che non sono sbagliati..." disse Louis guardandola e Fleur arrossì.
"Ma certo, non era per quello, lo sai cosa ne penso... Ho paura che possa..."
"Succedermi qualcosa, si. Mamma, non è tenendomi in casa che eviti che mi capiti qualcosa. Amo stare con lo zio Harry e quello che fa è meraviglioso. Voglio aiutarlo e oggi devo semplicemente mettere degli addobbi natalizi. Ci sarà anche la zia Hermione..." disse Louis mentre apriva la porta. "Torno per cena" disse, prima di uscire di casa e raggiungere la fermata della corriera.
Purtroppo non aveva ancora preso la patente ed era costretto a muoversi usando i mezzi. Fortunatamente l'associazione dello zio non distava molto, peccato che quel giorno facesse freddissimo. Si stava ancora scaldando le mani portandole davanti al viso, quando raggiunse l'associazione e suonò il campanello.
"Ciao zio!" disse quando l'uomo andò ad aprire.
"Louis! Che bello vederti, come va lo studio?" chiese Harry avvicinandosi al nipote per stringerlo in un abbraccio.
Louis alzò gli occhi azzurri al cielo, sbuffando.
"Stendiamo un velo pietoso. Primo anno di infermieristica e voglio mollare tutto!" borbottò mentre si sfilava dal collo la pesante sciarpa di lana di colore rosso.
Harry ridacchiò.
"Ma se è solo due mesi che sei iscritto! Perché vuoi mollare tutto?" chiese Harry guardandolo preoccupato. "Ti è sempre piaciuto aiutare le persone..."
Louis annuì, passandosi una mano piena di anelli tra i capelli rossi, portando all'indietro alcune ciocche che gli erano cadute sugli occhi.
"Io amo aiutare le persone e amerei anche il corso è solo che... pensavo di entrare ad infermieristica e già essere in ospedale... odio studiare la teoria. E' noiosissima..."
"E' solo questione di abitudine, vedrai... E poi ce l'hai nel sangue. Studiare la teoria, come dici tu, ti serve. Sarai un infermiere bravissimo, non ho dubbi..." disse Harry sorridendo e Louis sospirò.
"Speriamo. Qui cosa dobbiamo fare?" chiese mentre si guardava attorno, mentre suonavano al campanello dell'associazione.
Louis notò un'altra ragazza che lavorava in associazione, Fiona, andare ad aprire e si voltò ad osservare.
Possibile che anche in quel periodo ci fosse gente che chiedeva asilo in associazione? Louis amava il Natale, era il periodo che amava di più in assoluto, per cui non si capacitava come un periodo tanto bello, da trascorrere in compagnia delle rispettive famiglie, diventasse un problema per tutti i ragazzi che si trovavano lì. Come facevano dei genitori a cacciare di casa i loro figli solo perché amavano?
Louis non si era posto troppe domande quando durante le superiori aveva capito di preferire di più osservare un corpo maschile che uno femminile. Gli era naturale così e mai nessuno lo aveva fatto sentire in colpa per quello. Soprattutto i suoi genitori, anche sua madre, nonostante fosse una persona che si faceva mille problemi e si faceva prendere dall'ansia.
Louis era gay e fiero di esserlo, non ci vedeva niente di male.
Accanto a Fiona c'era un giovane alto e magro dai capelli neri. Louis non lo riusciva a vedere bene da dove si trovava, ma capiva, dalle lacrime macchiate di nero, che stava piangendo.
La sola vista gli strinse il cuore. Sarebbe mai finita davvero? Si chiese Louis mentre Fiona gli posava una mano sulla spalla e chiamava Harry.
L'uomo, che stava controllando dei fogli, alzò la testa e poi si avvicinò al ragazzo che si stava asciugando una guancia con il palmo della mano.
"Ciao, io sono Harry, sono a capo di questa associazione, come ti chiami?" gli disse tendendogli la mano con fare amichevole, ma il giovane tenne lo sguardo basso tutto il tempo, senza stringere la mano all'uomo.
"Posso avere un letto? Solo per questa notte, per favore?" chiese il ragazzo agitandosi e abbassando la testa imbarazzato mentre stringeva la tracolla di una borsa nera che teneva appesa sulla spalla, il suo unico bagaglio.
Louis incrociò le braccia al petto. Quel ragazzo ad occhio e croce doveva essere più grande di lui, possibile che fosse stato costretto a scappare all'improvviso da casa e chiedere rifugio in associazione? Louis lo squadrò, sollevando un sopracciglio. Era troppo ben vestito per essere uno scappato di casa.
"Assolutamente si. Fiona si occuperà di te... Come ti chiami?" ritentò Harry, ma il giovane scrollò le spalle e guardò Fiona senza dire una parola.
Harry sospirò e fece un cenno con la testa.
Il giovane si allontanò insieme a Fiona mentre Louis li fissava in silenzio, pensieroso. Harry si avvicinò a lui.
"Chissà che cosa è successo. Sembra così giovane..." disse al nipote.
Louis si morse il labbro inferiore pensieroso e poi portò una mano a stringere una delle tante collane che gli pendevano al collo.
Non era convinto che quel giovane avesse bisogno di aiuto. Che ci faceva in associazione?
"Forza, cominciamo a preparare il salone per il cenone della Vigilia..." disse Harry. "Abbiamo già ideato il menù per il ventiquattro e il venticinque con Hermione..."
"A proposito, dov'è?" Chiese Louis guardandosi attorno, ma nel farlo, i suoi occhi caddero nuovamente sul nuovo arrivato che stava ascoltando quello che Fiona gli stava dicendo, probabilmente gli stava spiegando come funzionava in associazione, mentre lo accompagnava nella sua futura camera da letto.
Continuava a non capire che cosa ci facesse un ragazzo come lui in quel posto.
"Sta per arrivare... anche per lei questi giorni sono impegnativi al massimo. Ultimamente mi sta raccontando che molti genitori arrivano in ritardo a prendere i figli all'asilo. Molti si dimenticano proprio del figlio. Mi chiedo come si fa... io non ho figli, ma per me sarebbe la priorità..." disse Harry affondando le mani nelle tasche mentre si sedeva ad un tavolo insieme a Louis.
"Beh, guardati attorno. Quanti di questi ragazzi della mia età sono qui perché proprio i genitori li odiano e li cacciano di casa? Solo perché la loro colpa è amare. I figli amano troppo e i genitori nulla. Non ha senso fare dei figli. Per me li devi amare sempre, sia nel giusto che nello sbagliato. I matrimoni hanno quella formula che dice 'nella buona e nella cattiva sorte'. Perché per due estranei vale quella regola quando dei genitori che staranno per sempre con il proprio figlio non riescono a rispettarlo? Io ne sarei morto se i miei genitori mi avessero cacciato quando due anni fa ho fatto coming out!" Disse Louis abbandonandosi all'indietro sulla sedia, le braccia incrociate davanti al petto.
"I tuoi genitori ti amano talmente tanto che non importa loro se tu ami una donna o un uomo. Vedono che sei felice, vedono che non sei cambiato dopo questa ammissione.. perché avrebbero dovuto? Loro ti amano e per questo non ti hanno abbandonato. Chi ti ama non ti lascia. E chi lo fa..." Harry sollevò le spalle. "Non ti ha amato davvero. Perché è facile amare i figli quando tutto va bene e c'è normalità. È da quando le cose cominciano a cambiare che la gente si mostra per quello che è realmente.."
"Lo so. Ma mi mette tristezza vedere questi ragazzini arrivare qui in lacrime, magari pieni di lividi perché sono stati picchiati. E la cosa che mi fa più schifo è che proprio quelle stesse persone che dovrebbero amarti sono quelle che in realtà ti alzano le mani. Perché invece di alzare le mani sul proprio figlio non si informano? Qui c'è una grandissima ignoranza... È l'unica spiegazione... Perché fa paura avere un figlio gay o lesbica? Perché non ci si può sposare per noi? Assolutamente sì e possiamo anche avere dei figli. Per cui proprio non ci arrivo. Ho letto di genitori che hanno ucciso il proprio figlio solo perché ha detto di essere gay. Ma come si fa? Io sono sconvolto. Eppure guarda! Questo posto è magnifico, siamo tutti uguali qui, stiamo a nostro agio, possiamo essere finalmente liberi qui dentro, c'è musica, c'è colore, c'è allegria... È un posto bellissimo! E voglio fare qualcosa per queste persone. Sia anche addobbare la sala da pranzo di festoni colorati e lucine! Io voglio vedere lo stupore sui loro volti. Non ce la faccio più a vedere la tristezza sui volti di questi ragazzi. Sembra che abbiano commesso chissà quale reato io... non..." disse Louis alzando le mani verso l'alto e voltandosi a vedere i vari ragazzi che affollavano il salotto dell'associazione.
"Io sono così fiero di te!" Disse Harry con un sorriso allungando una mano verso il viso del giovane che arrossì appena per il complimento.
"Non esserlo, anche io sono pieno di difetti..." disse Louis voltandosi di nuovo verso le persone che affollavano la sala e notando il nuovo arrivato uscire dalla zona notte per recarsi sul balcone a fumare.
"Può essere, ma queste parole farebbero davvero bene a questi ragazzi. Perché non ti occupi di ascoltare le loro storie e magari aiutarli? Forse tu potresti aiutarmi e magari fare capire loro che sono delle vittime e che non è colpa loro se sono stati cacciati di casa..." disse Harry con un sorriso controllando poi l'orologio.
"Sei in ritardo per andare agli studi?" Chiese Louis guardandolo ma Harry negò.
"No, non ancora. Un'ora e poi scappo!" Disse l'uomo per poi abbassare la testa e rileggere il menù delle feste.
Louis lo guardò intensamente.
"La zia Hermione lo sa?" Chiese il rosso guardando Harry che lo fissò confuso.
"Cosa?" Chiese Harry e Louis sorrise appena.
"Della tua cotta per Draco Malfoy!" Disse Louis e il viso di Harry da pallido divenne rosso fuoco in tre secondi.
Allora ci aveva davvero visto giusto, suo zio si era preso una super cotta per il presentatore di "Bingo Draco".
"C-cosa? C-che dici? Ma q-quando mai? Lo odio!" Disse Harry abbassando la testa, sentendosi tremendamente in imbarazzo e indifeso.
Louis trattenne a stento il sorriso, stava gongolando. Ci aveva visto giusto, allora!
"Beh è un oggettivamente un bell'uomo e poi io l'ho buttata lì e tu mi hai appena dato la conferma. Ma tranquillo, il tuo segreto con me è al sicuro. Lui lo sa?" chiese Louis sorridendo innocentemente e osservando suo zio fissarlo con gli occhi sbarrati.
"Tu sei impazzito, a me non piace Draco Malfoy e poi... io lo odio, ecco!" Disse Harry guardando il foglio del menù.
"Infatti sei diventato tutto rosso appena l'ho nominato perché lo odi, certamente." Lo prese in giro Louis, Harry si grattò la fronte, con fare nervoso, poi voltò nuovamente la testa per osservare il nuovo arrivato che era sul balcone.
Harry stritolò nella mano il foglio con il menù e si alzò dalla sedia.
"Lascia perdere, ok?" Chiese guardando il ragazzo che sollevò un sopracciglio, stupito.
Non capiva affatto perché suo zio dovesse prendersela tanto per quella cosa. Diceva sempre a tutti quelli che chiedevano aiuto in associazione che non dovevano avere paura ad esprimere i loro sentimenti, eppure suo zio stava facendo proprio l'opposto, chiudendosi a riccio, soprattutto con lui che era suo nipote.
"Ma perché non ti vuoi confidare con me? Mi chiedi di parlare con gli ospiti per farli sentire a loro agio e poi tu sei il primo che non mi ascolti!" Disse Louis sentendo la rabbia pervaderlo.
"Che succede?"
Sia Harry che Louis si voltarono e videro Hermione Granger davanti a loro che li fissava preoccupata.
"Sempre la stessa cosa, lo sai. Non vuole ammetterlo!" Disse Louis alzando gli occhi azzurri al cielo.
"Oh, parli di Draco Malfoy?" Chiese Hermione con un sorriso.
Harry la guardò allibito.
"Cosa? Tu cosa ne sai?" Chiese Harry, guardando imbarazzato prima la donna e poi il nipote che stava cercando con tutto se stesso di non scoppiare a ridere.
"Cosa ne so? Sono anni che ti struggi per lui e ti sei pure fatto assumere in quella trasmissione per poterlo guardare... perché non fai il primo passo? O ti vergogni?" sentì dire da Hermione, ma Louis non li stava più ascoltando, la sua attenzione catturata dal nuovo arrivato che ora si trovava da solo sul balcone a fumare.
Senza dire una parola si alzò e raggiunse il salone, poi, dopo un respiro profondo, raggiunse il balcone, dove il nuovo arrivato stava fumando una sigaretta, entrambe le braccia posate sul parapetto.
Non appena lo vide avvicinarsi, il moro si portò la sigaretta alle labbra e gli voltò le spalle. Louis lo fissò e sollevò un sopracciglio scettico, poi fece scorrere uno sguardo di apprezzamento sul suo corpo ma si diede immediatamente uno schiaffo mentale. Non poteva indugiare su quel ragazzo, sicuramente era un falso, non era nemmeno gay. Chissà che diavolo voleva.
Lentamente, si avvicinò al parapetto del balcone, sistemandosi accanto al nuovo arrivato e stese la gamba destra dietro di lui, mentre occhieggiava il pacchetto di sigarette che il moro teneva in una mano.
"Scusa, me ne passi una?" chiese.
Il moro, che teneva la sigaretta tra le labbra, tese il pacchetto al rosso che l'afferrò e ne prese una, accendendola con l'accendino verde su cui era raffigurato un piccolo nano da giardino sopra.
Louis lo fissò per qualche secondo, prima di rimetterlo dentro al pacchetto che consegnò al moro.
Louis si portò la sigaretta alle labbra e guardò i giardinetti che si trovavano al di sotto, osservando bambini che giocavano sugli scivoli e osservando alcuni ragazzi più grandi seduti sulle panchine poco distante mentre chiacchieravano tra di loro.
I due non si dissero nulla per parecchi minuti, finendo le rispettive sigarette, finchè il nuovo arrivato non si staccò dal parapetto e fece per raggiungere l'uscita.
"Non mi sembri uno scappato di casa" disse Louis, facendolo voltare.
"Pensa quello che vuoi..." disse il nuovo arrivato, uscendo dalla stanza e lasciando Louis con l'amaro in bocca.
Il rosso rimase da solo e gettò la sigaretta, schifandone il sapore. Odiava il fumo, aveva provato a fumare a quattordici anni, durante una gita e il fumo gli era andato di traverso. In più non amava nemmeno l'odore.
Louis si voltò verso la porta dalla quale il nuovo arrivato era scappato e si appoggiò con la schiena contro il balcone, incrociando le caviglie e le braccia al petto.
Quel ragazzo non lo convinceva, peccato che da quel poco con cui aveva interagito, sembrava molto schivo e non pronto a dare alcuna spiegazione sulla sua presenza in associazione. Louis voleva capirci qualcosa, ma decise di aspettare, forse con i giorni, avrebbe trovato il modo per far parlare il nuovo arrivato.
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