[Forgive him]
[...]If you're ready, heart is open
I'll be waiting, come find me[...]
([...]Se sei pronto, il cuore è aperto
Ti aspetterò, vieni a trovarmi[...])
«L'anno scorso, no, quattro anni fa – scusami eh, faccio ancora un po' di confusione – ho conosciuto questo ragazzino, Peter, Peter Parker. Beh, non è che l'ho proprio conosciuto l'anno... quattro anni fa, diciamo che l'ho formalmente incontrato. Conoscevo i loro genitori. Con Richard ho condiviso alcuni corsi al M.I.T., e prima che si sposassero ci provai con Mary, la madre - di Peter, non di Richard. Dovevo testare la sua fedeltà. Tra amici ci si aiuta, no? Gran bella donna, Mary. È stata una delle poche a dirmi di no. Sono stato anche ai suoi primi compleanni - di Peter, non di Mary.»
L'attenzione di Steve era concentrata sulle mani dello Stark impegnate a muoversi accompagnando le sue parole, più che su queste ultime. Erano su uno degli jet di ultima generazione dell'inventore, diretti verso una destinazione che rimaneva ancora ignota al Capitano. "Fidati", gli aveva detto Tony, e Steve lo aveva seguito.
Il miliardario aveva parlato tanto, anche più del solito, durante il viaggio in macchina che li aveva portati all'aeroporto privato dello Stark. Poi salito a bordo, improvvisamente, si era azzittito. Lo aveva guardato a lungo, piantando le iridi nocciola in quelle celesti dell'altro. Steve aveva quasi potuto percepire la pressione di quello sguardo. Di nuovo, dopo la notte precedente e l'ennesimo incubo del Meccanico, si chiese cosa cercasse Tony dentro i suoi occhi. Dopo un po' le labbra dell'inventore si erano aperte in uno di quei sorrisi che destinava solo a lui, durante i quali gli occhi gli brillavano di una luce capace di stregarlo sempre. Lo ricordava, Steve, il Vuoto che aveva visto in Tony, anni – vite – prima. La consapevolezza che questo fosse stato soppiantato da quel luccichio per merito suo, ogni volta lo inorgogliva. Poi ricordava cosa aveva fatto, cosa gli taceva, e si sentiva sempre un po' più sporco nel restituirgli il sorriso.
Subito dopo Tony aveva iniziato a raccontare.
«Quando Richard e Mary sono morti in quell' "incidente" - sai, ho scoperto che lavoravano per lo S.H.I.E.L.D., e quello che è accaduto loro tutto è tranne che un incidente, ne sono sicuro. Stavo dicendo... Sì, quando sono morti ho continuato a tenere un occhio sul ragazzo. Se fossero stati credenti, Richard e Mary avrebbero voluto me come suo padrino, me lo dicevano sempre. Ma ti rendi conto? Me come figura para-genitoriale di qualcuno. Lo so, è assurdo. Comunque, a distanza di sicurezza, ho... vegliato su di lui? No, detto così fa strano. Insomma, ho tanti soldi da non sapere come spenderli, mandare qualche assegno agli zii suoi tutori non mi avrebbe di certo mandato sul lastrico. Simpatici gli zii, comunque. Anche se avrebbero dovuto insistere di più per far frequentare al ragazzino arti marziali. Prima era così mingherlino e facile da pestare per quei bulli coglio- Lo so, lo so. Linguaggio. Anche se tipi come Flash Thompson farebbero meglio a estinguersi, per un futuro migliore. Beh, sì, è normale tenersi informati sulla sua vita scolastica, no? E poi è un piccolo genio, quel ragazzino. Sta facendo uno stage nella Stark Industries, sai? Quando l'ho rivisto, dopo... il varco, mi ha riempito la maglia dei Black Sabbath di muco. Resta un mocciosetto, anche con quasi venti anni di vita e un morso di ragno radioattivo alle spalle.»
Lo sguardo di Tony si era fatto lontano mentre parlava, la curva del proprio sorriso più dolce, d'un affetto che si poteva paragonare a quello che veniva destinato a Steve, ma che era tutt'altra cosa.
Il Capitano conosceva Peter di vista, non ci aveva mai parlato. Nei primi tempi dopo la scomparsa dell'inventore, lo aveva trovato più volte seduto difronte alle porte chiuse del laboratorio di quest'ultimo, gli occhi rossi di pianto, immobile, come se aspettasse che le porte si aprissero a rivelare il sorriso di Tony. Qualche volta si era seduto accanto a lui. Avevano condiviso lunghi silenzi d'attesa.
«Gli vuoi bene.» Quella di Steve non fu una domanda, né un'accusa o un rimprovero, ma una constatazione che fece con un sorrisetto intenerito sulle labbra.
Come colto in fallo, il miliardario fu rapido a distogliere lo sguardo, leggermente imbarazzato.
«Non... proprio. È logorroico, rumoroso, non ha filtri tra bocca e cervello, non gli si scaricano mai le batterie e non ha nessun pulsante di spegnimento... È solo che è così curioso, e fa sempre le domande giuste.»
Tony alzò lo sguardo su di lui, ammutolito, come se si aspettasse un rimprovero da parte sua, consapevole che chiunque altro gli avrebbe detto che sarebbe stato un pessimo esempio per un ragazzino di quindici anni in piena crescita. Invece Steve si allungò verso di lui, senza far perdere dolcezza alla piega delle labbra, e gli infilò una mano tra i capelli.
«Trovo che sia stupendo come tu te ne sia preso cura. In questi anni l'ho incrociato spesso in giro per la Torre, sembra un bravo ragazzo.»
«Lo è» confermò Tony, allungandosi per rubargli un bacio casto, un 'semplice' sfioramento di labbra e di anime, un ringraziamento per l'ennesima dimostrazione di fiducia in lui riposta. Poi tornò ad appoggiare la schiena alla poltrona imbottita.
«Ha la mania di invischiarsi in faccende troppo pericolose, sai? A quindici anni è stato morso da questo ragno radioattivo, mentre giocava a fare il piccolo chimico all'Oscorp. E cosa fa? Mica mantiene un profilo basso per non finire nei guai, no signore. Si mette una tutina rossa e degli occhialini da piscina e gioca a fare il supereroe, "l'amichevole Spiderino di quartiere". Da non credere. Ma d'altronde, con il suo senso di giustizia e di responsabilità, avrei dovuto immaginarlo che sarebbe finita così. E poi spunta Green Goblin e prima che possa intervenire e metterlo in guardia, ecco che si precipita a combatterlo. E ovviamente chi poteva essere il cattivone di turno se non Victor Osborn, il padre del suo migliore amico? Non mi è mai andato a genio, Osborn, così losco, molto alla cattivo dei fumetti. Ma l'hai vista la sua mascella? Peter si sarebbe dovuto fare due domande solo per quella. Fatto sta che il ragazzo ha lasciato andare Goblin, per non fare un torto a Harry, ossia Orborn Junior. Poco dopo Osborn Senior scopre l'identità del Bimbo Ragno, lo mette alle strette e fa per ucciderlo, ed Harry si mette in mezzo, sbucando fuori all'improvviso– questi adolescenti di oggi... Anche io ero così? Beh, forse ero peggio. Anzi, sicuramente lo ero. Che stavo dicendo... Sì, Osborn Junior si mette in mezzo, ma non come penserebbe una persona sana di mente, proteggendo il suo migliore amico, ovvio che no. Si schiera dalla parte del padre, convincendolo a lasciare stare "l'inutile seccatura" rappresentata da Peter e aprire allegramente un'attività di famiglia dedita alla conquista del mondo. Quindi riempie di botte il ragazzo e se ne va via col padre. Ah, lo so che, tra Orborn uno, Osborn due e il ragazzo, è un enorme casino. Hai bisogno di un disegnino?»
Così dicendo, Tony iniziò a tastarsi le tasche alla ricerca di una penna.
Steve aveva aggrottato le sopracciglia via via che continuava a raccontare, tanto che la ruga tra le sopracciglia finì per risultare incredibilmente profonda.
«No, ho capito. Non mi aspettavo che, così giovane, avesse già questi trascorsi. È dura essere traditi da chi ci sta più a cuore.»
Nel pronunciare quelle parole il Capitano aveva distolto lo sguardo, puntandolo altrove, verso qualcuno la cui immagine gli si impose prepotentemente. Intuendo cosa stesse passando per la testa di Steve, l'inventore gli afferrò con delicatezza il mento, facendogli alzare lo sguardo verso di lui. Gli sorrise dolcemente.
«Poco dopo li presi io stesso, gli Osborn, maledicendomi per aver aspettato troppo e avergli permesso di malmenarlo. Ero pronto a spaccare loro quell'enorme mascella, sia a padre che a figlio, ma prima che potessi farlo Harry ha messo k.o. il padre e mi si è consegnato spontaneamente. Quando ha fatto per parlare mi aspettavo che mi chiedesse il numero di un buon avvocato, invece sai che ha detto? "Come sta Peter?"»
La mano callosa di Tony abbandonò il mento del Capitano per posarsi sul ginocchio di questo. Gli indirizzò un altro sorriso prima di continuare.
«Uscì fuori che il ragazzo aveva fatto quello che aveva fatto perché non c'erano alternative. Il padre avrebbe ucciso Peter, era deciso. Quello era l'unico modo per fargli perdere interesse nel ragazzo. Pur di salvargli la vita, Harry è stato disposto a finire in prigione – per convincere Osborn di essere passato al lato oscuro aveva dovuto far fuori anche un paio di civili – ma, soprattutto, è stato disposto a farsi odiare a morte da Peter.»
Quando l'inventore tacque tra i due scese il silenzio. Steve, assorto, metabolizzava le parole di Tony; Tony non si perdeva una singola espressione di Steve.
L'atmosfera venne alleggerita dall'ingresso di un'aitante hostess che servì loro lo 'spuntino da bordo', salmone fresco e calici di vino bianco.
Quando il miliardario impugnò le posate, il Capitano si portò una mano alle labbra, come a saggiare la consistenza delle parole che presto avrebbero composto, poi ruppe il silenzio.
«Lo ha mai perdonato?»
Tony tagliò un boccone e se lo portò alle labbra, continuando a percorrere con gli occhi i suoi tratti del viso.
«Sì» gli rispose infine. «Non me l'ha detto a chiare lettere, ma ogni mercoledì prende un taxi per il penitenziario. Ha iniziato quattro anni fa, poco dopo la sua condanna, e continua tutt'oggi. A meno che non abbia una predilezione per gli ambienti cupi, umidi, freddi e maleodoranti, suppongo che l'abbia perdonato. In realtà credo che le abbia capite subito le intenzioni del giovane Osborn, è un tipetto fin troppo sveglio il ragazzo.»
L'inventore aveva spostato la sua attenzione sul calice di vino, sollevandolo e muovendo il polso in modo circolare. Nel pronunciare le ultime parole, un angolo delle sue labbra si era sollevato in un sorrisetto storto.
Il Capitano aveva afferrato il bordo del tavolino di legno, stringendolo leggermente.
«Perché me ne hai parlato, Tony?» chiese alla fine.
«Perché entrambi sappiamo che il Soldato Baguette ti ha rinchiuso in quella cella non per farti un torto, ma per proteggerti. Ti saresti fatto uccidere, Steve. E come pensi che mi sarei sentito io, se avessi buttato alle ortiche la tua vita per me? Ti ricordo che mi ero immolato per tenerti al sicuro. Non smetterò mai di essergli grato per averti impedito di commettere quella pazzia.»
Il tono dell'inventore era diventato grave. Sollevò una mano per accarezzare con le punta delle dita il profilo di Steve. Il suo sguardo severo si addolcì.
«Non avrei mai potuto perdonarmelo se ti fosse successo qualcosa, Steve» scandì piano.
Il Capitano strinse le labbra in una linea sottile. Le nocche sbiancarono strette al tavolo. Le grandi mani tremarono leggermente.
«Il tuo corpo martoriato era su ogni schermo, le tue urla rimbombavano per tutta la Torre. Ti sentivo morire – morire a causa mia, a causa del mio egoismo - e l'unica cosa che potevo fare era prendere a pugni una parete che non sarebbe mai ceduta.»
Abbassò lo sguardo, espirando forte dal naso, mentre quel senso d'impotenza provato in quel frangente tornava ad investirlo in pieno con la forza di un treno.
«Quando chiudo gli occhi, vedo di nuovo il tuo... cadavere pendere da quel nastro trasportatore, ti vedo mentre sei lì, grigio, su quel tavolo da obitorio e certe volte... certe volte non ti svegli, e io resto lì, a guardarti mentre diventi sempre più freddo e le tue urla che rimbombano ancora, ancora e ancora. Perché io... Perché, Dio, Tony, io ho fatto tardi. Se non ti fossi salvato da solo, ti avrei perso per sempre. E questo solo perché... perché Barnes mi teneva chiuso lì. Se mi avesse aiutato a riportarti a casa subito, quel... mostro non ti avrebbe fatto questo.»
Tremava, Steve, mentre si sporgeva verso Tony e gli scostava il ciuffo di capelli sulla fronte, baciando la cicatrice che la percorreva, le grandi mani tremule lasciate tra le sue ciocche. Strinse gli occhi in un espressione sofferente, mentre l'inventore faceva scorrere di lato il tavolino e lo tirava a sé, stringendolo in un abbraccio protettivo. Il calore dell'inventore, il suo calore vivo, riuscì a scacciare via quelle immagini che tornavano a tormentarlo quando meno se lo aspettava.
«Quando mi sono consegnato all'Hydra, sapevo che sarei morto, e mi andava ben...»
«Come hai potuto pensare che andasse bene così?! La tua vita per quella di Bucky?! Credi davvero che avrei accettato un prezzo così alto?!» lo interruppe Steve, alterato, sciogliendosi dall'abbraccio per guardarlo negli occhi.
«No, non ho mai pensato che avresti accettato, per questo non ti ho detto niente. Non sei il tipo che lascia indietro uno dei propri uomini...»
«Tony! Tu non sei uno...» lo interruppe nuovamente il Capitano, per poi essere messo a tacere dall'urgenza nello sguardo dell'inventore.
«Sei andato avanti, Steve. Ed è normale che sia sucesso. È vero, ti avevo promesso che sarei tornato, ma che fossi sopravvissuto era un'idea troppo inverosimile. Se fossi davvero morto di sicuro non avrei voluto che tu stessi ad aspettarmi a vita. Anzi, a ripensarci bene, quello è stato un comportamento davvero egoista e meschino da parte mia... Ma che ci vuoi fare, alla fin fine sono pur sempre Tony Stark.»
Il milionario sospirò, portandosi pollice ed indice della mano destra a stropicciarsi le palpebre. Poi, con serietà mortale, gli prese le mani, ancora scosse dai tremiti, e se le portò alle labbra, sfiorandone con queste le nocche. Fu lì che soffiò le parole successive.
«Quello che sto cercando di dire è che... tu avevi Barnes. Lo avevi ritrovato – grazie a me, modestamente – e stavi vivendo con lui la tua vita. L'ho vista quella luce nel tuo sguardo, sai, quella che rivolgevi a lui e che prima era destinata a me. L'ho visto il tuo dolore quando quelli dell'Hydra l'hanno preso. Sapevo che se ti avessi lasciato andare da solo ti saresti fatto uccidere. L'unica cosa che potevo fare era permettere al tuo Soldato di renderti felice come io non ero – e probabilmente non sarei stato – mai in grado di fare. Era nei piani morire per mano loro, per non essere più il fantasma del passato che tormenta il tuo presente e futuro.»
Dall'intreccio di corde vocali che era la gola di Steve, sfuggì un suono basso a metà tra un singhiozzo e un gemito.
«È-È vero. Io... Tu non tornavi. Tutti dicevano che eri morto. Sono stato al tuo funerale. I-io ho perso la speranza. Poi quando ho incontrato Bucky... Mi è sembrato di essere tornato il ragazzino di Brooklyn, di aver resettato tutto, di poter re-iniziare a vivere da prima che il mio migliore amico cadesse da quel treno. Ho... Ho fatto finta che tutto ciò che era successo dopo - i settant'anni nel ghiaccio, gli Avengers, tu - non fossero che ricordi altrui, che non mi appartenessero. E Bucky... Bucky riusciva a mantenere viva quell'illusione, proteggendomi da un mondo che non riuscivo più ad affrontare. Ma lui... lui non è te. Per quanto abbia provato a convincermi del contrario, lui non ha mai avuto il potere per sostituirti. Quando sei tornato... Anche se ero con lui, non riuscivo a smettere di pensarti. E mi sentivo in colpa, con te, per non aver mantenuto la mia promessa, e con lui... per non essere riuscito ad amarlo come amo te.»
Affondava nei suoi occhi, Steve, affondava nello sguardo scuro dell'altro e non riusciva più a risalire, imprigionato da quelle sabbie mobili di emozioni.
«Anche per questo lo devi perdonare, Steve, perché ha creduto di poterti bastare, perché voleva solo proteggere la persona a cui più tiene. Barnes non mi è mai stato simpatico, di questo non ne faccio segreto a nessuno, ma non si merita di perdere il suo migliore amico.»
Posò un altro bacio tra le nocche, prima di abbassare le mani e sorridergli sbarazzino.
«E poi la settimana prossima ci sposiamo.»
A quel commento, tutta la tensione del Capitano sembrò sciogliersi come neve al sole. Quasi iniziò a ridere. Di certo sorrise, e fu uno di quei larghi, genuini sorrisi di cui l'inventore si era perdutamente innamorato.
«Tutto questo discorso per riempire il mio lato di chiesa, Stark?» gli chiese divertito.
«Non di una chiesa, tecnicamente. Ma in ogni caso non ce lo voglio Wilson come testimone di nozze. E lo so che, sempre tecnicamente, sarebbe il tuo testimone di nozze e che quindi potresti scegliere chiunque, ma... il Falchetto, davvero?»
E in quel momento la risata del Capitano proruppe spontanea, rimbalzando libera e sonante tra le pareti del jet.
«Sam è un bravo ragazzo» lo rimproverò bonariamente, per poi aggiungere con un sorrisetto a fior di labbra. «Ma hai ragione, non può essere lui il mio testimone. Non è lui il mio migliore amico.»
~o~
«Io trovo un posto dove parcheggiare e ti raggiungo. Inizia ad avviarti. Interno 104-B, undicesimo piano a sinistra.»
Tony lo aveva lasciato davanti un alto ed enorme complesso residenziale sull'Atlantic Avenue. Nel salire la scalinata quasi monumentale che conduceva all'interno, Steve non poté che chiedersi come avesse fatto il suo amico a permettersi un posto del genere. Ebbe il forte sospetto che ci fosse stato lo zampino dell'inventore. Fu quindi con un sorriso sulle labbra che scivolò attraverso il portone principale, aperto da un'anziana signora in uscita, e prenotò l'ascensore della scala B. Fu solo davanti alla porta 104 che l'incurvatura abbandonò le sue labbra, lasciando spazio ad una forte insicurezza. Portò alle labbra il pugno che aveva alzato per bussare e si era arrestato a mezz'aria. Era quella la cosa giusta da fare? La risposta era indubbiamente sì. Ma aveva il coraggio di farlo? Certo, Bucky lo aveva fatto rinchiudere in una cella, ma anche il Capitano sentiva di avere le proprie colpe. Non erano diventati forse amanti quando, in fondo al proprio cuore - sotto cumuli di macerie accumulati in tre anni – amava ancora Tony? Non lo aveva forse anche lui tradito, prima col pensiero, poi tornando dall'inventore?
Fece un respiro profondo, aggrottando le sopracciglia. Doveva riprendersi il proprio migliore amico, questa era la missione primaria. Tutto il resto avrebbe aspettato.
Bussò.
—————————
Yee, me è qui ~ Volevo AUizzare Peter da un bel po' , perché è troppo ParentOTP con Tony, quindi alla fine ho partorito ciò - una creatura un po' deforme ma questa è la vita -. Anche se alla fine in questo capitolo non è successo niente. Beh, nei prossimi succederanno tanti di quei casini che forse è meglio così xD Buuh, la pianto con queste note essenzialmente inutili ~
Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo o, soprattutto, se non vi è piaciuto.
Ciao ciao
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top