/19/ Rondine d'inverno* [Deku]
Per molto tempo ho pensato che fossi tu ad avere i piedi ben piantati a terra, ora mi riscopro più radicato di quanto tu non sia mai stato. Ho deciso di non dedicarti altri fugaci pensieri, di muovermi e andare oltre, di rimpiangere solo la tua assenza e non il tuo dolore. Sei stato tu a costruirti una strada a senso unico, chi sono io per distrarti quando sei così concentrato sull'avanzare oscillando fra il passato ed il presente? Sono ironico, ovviamente. Per tutti questi lunghi, asfissianti mesi ho mentito in segreto a me stesso: ti desidero, in un moto di intensa volizione, cupidigia del mio cuore. Ed invece che ammettere quanto, fin dagli albori della nostra relazione, tale sentimento scavi nel mio animo, ho perseguito un voto di silenzio. Ho inflitto ad entrambi una piacevole menzogna intrisa appena di sincerità. La daga è affondata nei nostri petti una sola, precisa volta, ha impiantato il seme dell'illusione e lo ha lasciato crescere, spargere le sue radici ed ora marcisce, fermenta nei nostri corpi, lo senti?
Credo di esser diventato di creta, mi sfaldo e mi ricompongo, vengo prosciugato dal sole e sciolto dalla pioggia, non vi è intemperia a cui io possa perire o sopravvivere. Vengo avvolto in un così crudele ciclo di rinascite e tu siedi al mio cospetto con occhi meravigliati. Non ti ho mai chiesto di impedirmi di prendere l'ennesimo, primo respiro, ma nel profondo ti ho sempre pregato di tagliare le corde che mi sorreggevano. Mi sono ridotto ad agire in solitudine, ma non fraintendere, non ti esento dal peso delle mie malefatte poiché l'argilla si è fusa di nuovo, mischiata alla tua cenere in un impasto infruttuoso ed adesso condividiamo ogni cosa: la paura del buio, la vita, la vicinanza troppo distante della morte dell'anima e la pena di un'amore tanto intricato, immerso in spine di rose. Credo anche che tu abbia compreso parte della verità e che stia cercando di redimerti per peccati che abbiamo commesso assieme e che, con questa tua ostentazione di orgoglio, stai ingigantendo e forse ne stai addirittura incidendo altri sotto alla lunga lista che ci lasciamo alle spalle. Paghiamo l'uno per l'altro, doniamoci alla nostra metà, non andrebbe bene a questo modo?
Ad attendere il primo rintocco di mezzanotte i minuti si fanno sottili come fili e si spezzano sotto i nostri occhi. So che anche i tuoi stanno in trepidante attesa di veder cadere definitivamente nel sonno il giorno e posso immaginarti accogliere quello nuovo con un profondo respiro. Così distanti e così vicini, estranei ed amanti da una vita intera, abbiamo ancora tanto da conoscere di noi stessi. Abbiamo svelato molto e non sento, tuttavia, di aver toccato il fondo.
Contrariamente a ciò che potresti pensare, io sono convinto di esser sbocciato in un inverno che permane tutt'ora e che si interpone fra di noi, è un mostro che dissemina trappole di fronte al nostro percorso, eppure ne sono attratto con un trasporto impossibile da descrivere.
Stavo per addormentarmi nuovamente nel suo abbraccio quando il cellulare ha preso a suonare in un eco insopportabile diffuso nell'appartamento. L'avevo lasciato in soggiorno, sono bastate due settimane ed un paio di giorni a farmi perdere l'abitudine di tenerlo posato sul comodino, pronto a rispondere ad una tua chiamata in cui spero persino ora che mi affretto a raggiungere il divano su cui spicca con la luminosità fin troppo alta dello schermo. Mentre lo afferro svogliatamente scopro che il nome che volevo leggere ha deciso di fuggire anche questa sera e le poche lettere che vedo mi hanno tratto in inganno alla vista della tua iniziale.
<Dimmi> rispondo subito trattenendo uno sbadiglio a Kirishima e non aspettandomi più di qualche infausta notizia per la quale non provo grande interesse. Cosa mi potrebbe dire che mi faccia star peggio del tuo abbandono? So che non è stato un addio, ma la mia superficialità e la tua testardaggine, entrambe così irremovibili, sono ancora incastonate nella mia mente. Mi sono lasciato andare nell'ultima manciata di giornate prive di significato, arrestato in un limbo da cui non riesco a sentirmi completamente destato.
<Izuku!> sollievo ed agitazione, che brusca esclamazione <meno male, sei ancora sveglio. Perdona il poco preavviso, ho trovato il tempo di chiamarti solo adesso che sono per strada> mi sforzo di attivare i neuroni che già stavano cercando di fuggire dall'insonnia.
<Non capisco, che è successo?> mi sfrego il collo avvicinandomi alle vetrate, le mie dita scivolano lungo la sottile catena d'argento che porto, stringono inconsciamente il tuo ciondolo.
<Un casino, ne parliamo quando sono lì. Dammi un quarto d'ora> sbuffo, addio sonno ristoratore <Mh> e riattacco per poi rivolgermi ai grattacieli che stagliano con le loro numerose luci nel centro. Questa vista è sempre stata meravigliosa e stancante allo stesso tempo. Non mi aspettavo un tale colpo di scena: un ritorno al passato. Capitava spesso di esser disturbati a tarda sera o persino nel mezzo della notte, la città non dorme mai e come suoi protettori facevamo le ore piccole anche quando i nostri occhi imploravano per un minimo di riposo. Riunioni sotto alle sue stelle artificiali, noi eroi non ci concedevamo una pausa. Che si tratti di te o meno starò ad ascoltare Eijiro. Ho un sapore amaro che sale dalla gola e mi rassegno a doverci fare i conti per le prossime ore. Non vorrei rivivere questi momenti, né accetto di desiderarli, poiché sono solo memorie di un tempo incauto e instabile. Lo ammetto ora che sono solo, non aspettarti che ti riveli anche questo segreto. Mi pento di ogni cosa, ma sono troppo preso dalla vita che mi è stata restituita per potermi concedere di riflettere sulle pessime scelte compiute.
Tiro lievemente la collana, la sento tendersi sulla mia pelle, sento il bisogno di spezzarla che va e viene. Lo farei se non pensassi che nessuno, al di fuori di me, meriti di tenerti stretto come faccio in questo momento.
Mi hai confessato di temere per me, detto che finché saresti stato in grado di amarmi nessuno mi avrebbe ferito, tutto questo quando parole simili sarebbero dovute esser rivolte a te stesso.
Me ne sono andato quando le tue mani erano tese verso di me e mai restie a concedermi un po' di calore ed ora ti stai bruciando con i tuoi stessi palmi ed i tuoi resti corrono via dalla mia presa.
Piacevole nostalgia d'amore, ora vorrei che sentissi in che modo stia stritolando la tua lucente promessa segnata dall'usura del nostro avvizzito ego.
Vedere attraverso la pelle, sentire tramite il sapore, ascoltare con iridi di vetro, la confusione dei sensi che ci coglie, spero di poterla rivivere presto.
Spingo fuori l'aria dai polmoni, mi do un abbraccio solitario sfregandomi nella camicia di seta che scorre sotto i polpastrelli e mi ricade subito addosso morbida e fredda. Il paesaggio si sfoca, ora rincorro il mio riflesso nel vetro.
Ho le sembianze di un angelo in questo tessuto color delle nuvole di un'alba ancora distante, ma non sento mie le ali che mi hai donato. Eccoti ad accarezzarle, ad esporle al mondo non come tuo tesoro, ma come desiderio proibito. Siamo davvero così avidi e vanagloriosi? Me ne compiaccio e me ne pento come se una tale considerazione potesse essere più tua che mia.
Se solo potessi averti con me adesso...non sono pronto a darti la condanna per cui preghi. Non desidero ferirti, non come sento di aver bisogno, tuttavia mi hai condotto sulla via dell'accidia e della superbia ed è tardi per tornare indietro.
Ora cado, Icaro dei tuoi sogni e Mefistofele nelle tue brame nascoste, portatore di speranze disattese e oscure verità. Ho avuto pietà della tua disperazione, ma a quale prezzo? Ristretto nello spazio della nostra storia, ti ho lasciato andare senza la precauzione di marchiarti e cosa mi impedisce di non agire adesso per il tuo male ed il tuo bene?
Bussano, due colpi secchi rimbombano nell'ingresso e mi scuoto abbandonando quelle iridi scure che mi fissano fra gli alti palazzi.
Passando accanto al divano afferro la tua vestaglia che è rimasta dove l'avevi lasciata la sera prima di partire, me la infilo, non stringo la cintura e questa prende a strisciare al mio seguito come un serpente fino alla porta. Mi accorgo solo adesso di essere scalzo, piedi come ghiaccio su parquet altrettanto gelido; poso la mano sulla maniglia, i suoi scatti risuonano nel mio corpo. Credevo che avrei spalancato quest'entrata a te e a nessun altro, che rabbia a strisciare fin qua solo per vedere un ragazzo preso dall'affanno appoggiato allo stipite per riprendere fiato, la chioma rossa scombinata e un cappotto fin troppo famigliare addosso. È il tuo.
Mi scontro quasi subito con la sua espressione in parte seria, in parte tesa, un paio di occhiaie fanno capolino sotto i suoi occhi e non credo che siano molto diverse dalle mie, forse risaltano un po' di più visto il colorito pallido. Deve aver corso tanto per arrivare il prima possibile.
Fa per parlare, ma noto che non ha ancora recuperato le forze per farlo.
<Entra, mi dirai tutto dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua> gli dico con gentilezza ignorando la fastidiosa voce che mi dice di chiedergli immediatamente per quale motivo abbia un tuo vestito sulle spalle.
Mi faccio da parte indietreggiando, lo osservo togliersi le scarpe e poi, inaspettatamente, si sfila l'indumento che mi ha suscitato mille domande e me lo porge.
<Me lo ha lasciato perché non avevo nient'altro da mettermi, come puoi vedere ho ancora il pigiama addosso> abbasso lo sguardo e non posso fare altro se non notare il set a tema Crimson Riot che ricordo avergli visto addosso quando stavamo ai dormitori della UA. Non riesco a trattenere un breve sorriso.
<Il tuo ragazzo è un pazzo, si è-
<Presentato sotto a casa tua d'improvviso e ti ha obbligato a scendere le scale di corsa per qualche strana ragione?> non ha di che meravigliarsi, mi son bastate poche parole per fare il quadro della situazione. Kirishima si schiarisce la voce e mi segue fino in cucina. Devo sembrargli così tranquillo nel mettere a bollire dell'acqua e a passargli un bicchiere già pieno, sento il suo sguardo incuriosito seguirmi nei movimenti. D'un tratto, forse a disagio, si mette ad osservarsi attorno. Dalla credenza, da cui ho ho ritirato fuori il contenitore delle tisane, al tavolo, dal tappeto del soggiorno fino al balcone, percorre l'intero openspace e picchietta con le unghie sul ripiano dell'isola.
<L'ultima volta che sono stato qui è stato per il compleanno di Bakuguo, credo tre o quattro anni fa> mi dice e pare volersi rimangiare subito tutto, credo che si sia addirittura morso la lingua.
<Tranquillo, non mi offendo se pronunci il suo nome> sento il bisogno di confortarlo e mando giù la voglia di sfogarmi con il tuo migliore amico che, in fondo, è un po' anche il mio. Eijiro è stato in grado di guadagnarsi l'affetto, il rispetto e la fiducia di me, di te, dei nostri vecchi compagni di classe. Ha un'indole troppo gentile perché possa gettargli addosso discorsi che solo tu meriteresti e che ora sento evaporare dalla mia testa, ha fatto fin troppo per noi. Lo ringrazierei, se non fosse cosa inopportuna, per esserti stato accanto in questi anni e così farei anche con Shouto. Ho il presentimento che quest'ultimo abbia avuto meno riguardo nel trattarti, ma sono sicuro che tu abbia apprezzato ogni attenzione che ti è stata data, persino se lo negassi con quanta più convinzione tu riesca a dimostrare stenterei a credere il contrario. Non ho bisogno di chiedergli perché ti sia incupito rispetto al ragazzo di un tempo, purtroppo i motivi li conosco bene.
Si rilassa un minimo sulla sedia <Aveva invitato tutta la classe e qualcuno della sezione B, è stato strano a dirla tutta. Ti sarebbe piaciuto, soprattutto quando ci siamo messi a cantare cori di cui non ricordo i testi> ridacchia, annuisco e mi sorride. Lo so, mi sono perso tante cose.
<Avrò l'occasione di rifarmi tra qualche mese, Aprile non è poi così distante> ripenso all'ultima volta che abbiamo festeggiato assieme, se a me sembra non esser passato molto tempo, per te sarà come pensare ad una vita fa. Scusami se non ti ho potuto fare regali stupidi negli ultimi otto anni, se non ti ho potuto organizzare imbarazzanti feste a sorpresa e se non ho potuto fare l'amore con te in quelle sere speciali.
Il bollitore fischia, mi appresto a riempire un paio di tazze e a passarne una ad Eijiro che si china ad annusare il forte odore di menta. Inutile provare a negarlo: sei ovunque. In questa casa, in quella di a Kirishima, nei cuori dei nostri amici, sei parte di noi e forse...una volta lo ero anch'io. Possibile che non ti renda conto di quanto tu sia importante per loro? Non ho nulla da biasimarti, sono stato il primo a sminuire una cosa di così grande importanza.
<Izuku> mi richiama e rabbrividisco, faccio una strana faccia, devo aver un sorriso tirato che poco rassomiglia ad una manifestazione di buon umore. <Volevo dirtelo prima, forse anche adesso potrei apparirti indiscreto, ma sei mancato a tutti, tanto> deglutisco a vuoto, mi faccio più piccolo nelle spalle e non trovo di meglio da fare se non prendere un sorso di tisana bollente. Per poco non mi ustiono la lingua.
<Non sei qui per parlare di questo, no?> poso la ceramica, striscia un poco sul ripiano ed il breve stridio a cui da origine pone non una virgola, non un punto, magari un punto e virgola al discorso. Evito di nuovo l'argomento, cerca di comprendere per una volta, non ho bisogno di affondare il dito nella piaga. Sono stanco, più di quanto voglia ammettere ed ogni giorno che passa sento il nervosismo accumularsi. Mi sono sentito prendere da mani invisibili, piccoli brividi aggrappati alle gambe, fili tirati ed indumenti logori. Ho attraversato l'inverno senza il conforto del tuo calore, non so se voglio fartene una colpa o meno, ma la certezza di non poterti escludere dall'equazione si sta facendo assillante. Non vorrò chiederti perdono, non riuscirò mai a farlo e tu mi destinerai la stessa delusione poiché l'origine dei nostri dissapori è troppo lontana per poterla estirpare, in fondo ne siamo coscienti entrambi.
Due fragili ginestre sul pendio di un monte rivelatesi duri steli di robinia, non abbiamo saputo prostrarci al cambiamento e di conseguenza non siamo riusciti a prendere nuova forma. No, ci siamo solo spinti in quest'involucro che straborda di amarezze e parole non dette. Non abbiamo imparato ad arrenderci e vorrei ridere per questo e non rimpiangere la forza che abbiamo portato avanti e che anche in questo momento scorre come veleno nelle nostre viscere.
Avrei dovuto essere io a dare una conclusione a tutto questo, invece ho solo saputo, e neanche con successo, dare una fine a me stesso!
Il problema è che non è in mio potere ciò che mi stai chiedendo: non potrò comprenderti del tutto, come tu non potrai farlo con me. E se le mie conclusioni fossero troppo dure un giorno avrai la libertà di smentirmi, fino ad allora, però, non darmi altri pretesti per nutrire la collera che ho annidata dentro.
Sì, ho sbagliato, ma non ho rinunciato ai miei sogni, non a te -tiro su le gambe, porto le ginocchia al petto e tento di frenare la corsa in discesa dei miei pensieri- che ti illudi di una conoscenza mal approfondita: io ho solo cercato di conservare ciò che mi era rimasto. La morte è stato l'ultimo appiglio poiché all'epoca nulla mi bastava, ero preda di una fame che consumava non solo la mia vita, ma persino quella delle persone che avevo accanto e la tua, talmente ricolma d'amore e di un'inesperienza che io solamente potevo appagare, ad un certo punto si è nascosta nell'ombra che mi portavo appresso.
"Toc" un tonfo conciso, anche Kirishima ha deciso di posticipare il piacere di mandare giù qualcosa di caldo. L'acqua è ancora troppo bollente, penso, un po' come me e te. O magari siamo troppo freddi, chi può dirlo? Ed in fondo non trovo grande differenza fra le due cose.
Fra queste strade di luci e odore di natura morta, intricato via vai di persone e macchine, la nostra casa è una fortezza di cartapesta e la nostra anima è un rampicante che ne infesta le fessure. Lasciati andare adesso prima che il nastro non possa più esser riavvolto, prego per questo, eppure aspiro come te ad una tragica conclusione. Finiremo di mentirci? Dopo esserci sottratti l'ultimo brandello di mendacio dalle nostre gole, dimmi, mi implorerai?
<Mi ha chiesto di parlarti> ci metto un poco a recepire quel che dice, come inizio non è dei migliori. Digerisco velocemente ciò che si è depositato a fatica nello stomaco e mi sento raggelare per poi ribollire, tanto da alzarmi e urtare la tazza, la quale si rovescia. La tisana si sparge velocemente sull'isola ed in poco al rumore del suo gocciolino a terra si unisce quello di ceramica rotta. È rotolata fin'oltre il bordo, né io né il ragazzo che ho di fronte ci siamo preoccupati di fermarla.
<A te?! Ma non mi dire, non ha trovato di meglio da fare?! Non so, un messaggio, una chiamata...No, no, questo è di certo più codardo, più appagante per lui> promesse che vanno in fumo, dita che si contraggono e unghie che grattano il ripiano di marmo umido. Non volevo perdere il controllo così presto.
<Scusami - ricorro subito a scuse di facciata che mi fanno salire la nausea - non sono arrabbiato con te> sono sincero nel dirlo, spero che lo capisca nonostante il tono di voce a tratti roco che non riesco a modulare per apparire delicato.
<Lo so, mi sarei rifiutato se-
<Non ti credo!> sbotto e mi concedo qualche secondo per prendere un lungo respiro. <Non posso crederti. Sono sicuro che tu non te ne renda conto, ma lo stai solo assecondando> gli sorrido in un moto di compassione, ma fremendo per dar soddisfazione alla mia rabbia.
<Sì è gettato in un'altra delle sue folli imprese, cosa volevi che facessi?!>. Non sta cercando di ribattere, purtroppo mi rendo conto che in vero non ha altro potere se non quello di gestirti per quanto possibile e ad un certo punto tu lo porti al limite, non sai trattarci con un minimo di considerazione in più.
Ma Eijiro a differenza mia ha un'apparenza di gran lunga più calma e lo invidio, sì, perché non è lui ad essersi ritrovato ad amare un "pazzo", come ti ha voluto definire. Il problema della tua follia è che non si sparge a macchia d'olio, è subdola ed in qualche modo riesce sempre a colpire me e al massimo a ferire chi tenta di aiutarti.
Calmati. Non basta, non è sufficiente.
<Niente, nessuno di noi aveva il diritto di chiederti un qualsiasi sforzo. Ancora, perdonami Kirishima> barcollo all'indietro, mille ciocche di capelli scombinate davanti agli occhi, lui fa per venirmi in contro. Cosa vuole fare? Crede che non riesca a stare in equilibrio?
Eccola, la tua ipocrisia. Mi hai reso debole agli occhi del mondo quando nella nostra solitudine mi idolatravi come il più saldo carattere esistente.
Sto forse mostrando un ghigno? È esasperazione o disperazione?
<Sai dove si trova>
<Sì> non era una domanda la mia, però va bene che mi dia conferma.
<Ora faccio una doccia -dico più a me stesso che a lui, voglio darmi un ordine da seguire per non perdere totalmente la testa; i miei vestiti sono stati inzuppati dalla tisana- mi cambio, tu mi aspetti qui, non preoccuparti di pulire, e poi mi porti da lui>.
Lentamente mi sfrego il volto e mi giro per andare in bagno, sento il suono dei cocci alle mie spalle. Inutile, si è messo a raccoglierli.
Camminando in corridoio lo sento rincorrermi fino all'entrata della cucina,si sporge giusto per guardarmi e tentare di dissuadermi con un "Ma-" inconclusivo.
<Mi dirai quel che dovevi dirmi per strada, otterrò comunque più informazioni da te> e così cala un nuovo silenzio nell'appartamento, non malinconico come era stato fino a poco fa, adesso è teso come le corde di un violino ed io non sono da meno.
Nel farmi investire dalla pioggia tiepida della doccia non riesco a pensare e nei pochi minuti che vi trascorro non considero il fatto di non aver, o meglio, di non voler sprecare tempo ad asciugarmi i capelli. Una volta uscito me li strofino e spero che la spuma faccia il resto.
Prendo i primi vestiti che capitano, i miei, e proprio quando mi dico di esser pronto ricado a sedere sul bordo del letto, di fronte all'armadio aperto e Ami che mi fissa con un orecchio abbassato e si appresta a passarmi in mezzo alle gambe ondeggiando con la sua coda come a volermi comunicare di star innervosendo pure lei con il mio comportamento.
Mi abbasso e le do un buffetto, sembra apprezzare e si mette seduta per godersi qualche breve carezza.
<Vedrai che farò presto, tornerà anche quello scorbutico. Lo so che lo preferisci a me> le sussurro per alleggerire l'atmosfera.
Si dilegua non appena riapro la porta della camera, Eijiro è già lì all'ingresso che mi attende, capo chinato e sguardo che tradisce il suo sollievo. È felice, considero fra me e me, di non esser riuscito ad aiutarti.
*la rondine simboleggia i movimenti ciclici dell'esistenza che oscillano tra lo Yin (inverno) e Yang (primavera) e tutto ciò che riguarda questi aspetti: rinnovamento, cambiamenti e rinascita. Solitamente si riferisce alla partenza e al ritorno, quindi, lascia in inverno e ritorna in primavera, a volte, nello stesso luogo che aveva lasciato, ma in questo caso ho distorto un po' la cosa. Migrando agli sgoccioli della stagione fredda è comunque un essere prematuro e, nel caso di Izuku, irrequieto. Perciò farà ritorno da Katsuki accompagnato dalle correnti non ancora calde e forzando la propria presenza in un clima non ospitale.
Ma ora basta, a continuare vi rivelerei troppo. Ci sentiamo al prossimo capitolo🥰.
P. S. : Non posso descrivere l'emozione che ho provato nel trovare le due immagini (vedi qualche riga sopra) a distanza di più di un anno da quando avevo descritto il piccolo dono che si erano fatti Deku e Kacchan, vale a dire la collana con le loro iniziali. Sarà una cosa da poco, ma mi ha scaldato il cuore vedere che qualcuno abbia avuto la medesima idea e abbia creato queste due meravigliose opere. Credito all'artista che purtroppo non conosco 😅😘.
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