/08/ Si vis amari, ama (Se vuoi essere amato, ama; Seneca)

Il cielo sta cadendo, con i resti di mal tempo ancora trascinati dal vento, le nuvole si disfano ed iniziano a confondersi nell'azzurro. Il sole si è fatto spazio in questa giornata con forza, fra le strade lucide di pioggia e nell'aria che piano si riscalda, la luce insegue l'ombra nei vicoli. La città si sta svegliando e noi non possiamo far altro se non stare ad osservare inermi.
La finestra è spalancata, le coperte riverse sul letto ed in parte sul pavimento, pochi vestiti pendono dalla sedia, la mia borsa mezza aperta è pronta ad esser chiusa nuovamente e l'odore del caffè ha ormai riempito le stanze.
Sono sveglio da pochi minuti e vorrei tanto tornare a respirare nel calore delle lenzuola.
Rumore di ceramica, Kirishima mi chiama dalla cucina ed io cerco di dire addio all'intorpidimento mentre mi alzo.
Metto piede in cucina, una tazza è già stata messa in tavola per me mentre Ejiro e Kaminari parlano senza dar molta attenzione alla mia apparizione.
Sono così presi dalle parole, dai loro sguardi e quasi mi diverto ad osservarli battibeccare del più e del meno. Anche noi eravamo così, ricordi?
Ecco che la sonnolenza passa per far posto al tuo pensiero che solletica la pelle; rabbrividisco cercando di immaginarti ancora addormentato, ma ho come la sensazione che tu abbia passato la notte insonne.
E se così fosse ed entrambi avessimo sofferto la nostra mancanza vorrei tanto riuscire ad aver il coraggio per tornare sui miei passi. Ora, invece, desidero fuggire.
Dopo tutti questi anni non siamo cresciuti quanto avremmo sperato, nel profondo mi sento ancora il ragazzo irascibile e testardo di una volta e tu non hai avuto modo di sbocciare in quest'inverno senza fine. Il tempo è stato ingiusto nei nostri confronti e noi con lui non riuscendo a viverlo come avremmo voluto.
Ho nostalgia dei sorrisi passati, dell'autunno in cui è nato il nostro amore, delle sere fatte di sguardi, di sussurri e timidi baci.
Avevamo il mondo ed ora non abbiamo altro se non noi stessi ed un desiderio inestinguibile che ci perseguita, ma siamo ormai stanchi di lasciarci consumare.
Il caffè fumante e ambrato mi invita ad assaggiarlo e ne mando giù un sorso quando mi viene rivolto un "buongiorno" dai due che sembrano avermi notato solo una volta seduto.
<Mh> breve, non riesco a dar un miglior saluto di questo e per qualche secondo mi sento osservato con perplessità da entrambi. Poi Kirishima scuote la testa, si volta verso l'altro, gli dà una carezza ed il mio sguardo si ammorbidisce alla vista di quel piccolo gesto mentre appoggio la guancia sul palmo della mano.
<Oggi sono di turno- ci informa Denki infilandosi la giacca - è probabile che tu sia già partito quando rientrerò, perciò Kirishima dovrà sopportarti fino a stasera> io alzo le spalle, ma non gli do la soddisfazione di vedermi irritato.
<Ejiro> lo chiama, gli sorride ed è finalmente pronto ad uscire.
<Non rientrare tardi! > gli urla dietro l'altro e colgo una certa apprensione nel tono di voce. Quando la porta si chiude ho ancora un sopracciglio alzato.
<Lo avrai notato: le attività criminali sono aumentate negli ultimi mesi> dice a mo di spiegazione e si volta per afferrare la caffettiera e versare quel che rimane nella sua tazza.
<Kami sta fuori sempre più del dovuto, anche solo per fare un ultimo giro di controllo. Credo che il problema sia la sua eccessiva apprensione... È diventato davvero ingestibile> sbuffa e si appoggia alla cucina.
Non posso dargli né torto, né ragione; la città è silenziosa ed è proprio in questa quiete che le nostre preoccupazioni si annidano.
<Non puoi biasimarlo. Qualcosa si sta muovendo, persino Shouto è più indaffarato del solito>.
<Lo so, ma è pur sempre stressante. Ah, pure io che mi lamento sto facendo turni sempre più lunghi>.
Posa la tazza nel lavandino, d'un tratto viene colto da un sussulto, seppur girato di schiena, colgo la breve tensione dei suoi muscoli.
<Scusa - pare sinceramente dispiaciuto con quel tono tirato - So che tu, più di noi, non hai bisogno che ti racconti queste cose>.
Mi rilasso contro lo schienale, che inutili parole.
<Ci ho fatto l'abitudine, non preoccuparti> lo rassicuro nonostante mi lasci sfuggire un sospiro.
Ticchetta con le dita sul ripiano, indugia nel guardare il pavimento per qualche istante ed io ho ormai finito di fare colazione.
Mi sto per alzare, ma vengo fermato.
<So che rischio tanto, ma fammi un favore: parla con Izuku. Se non vuoi vederlo, chiamalo, lasciagli un messaggio, qualsiasi cosa. Non puoi-
<Non dirlo> lo interrompo prima che possa iniziare un discorso che già riesco a immaginare. Ha ragione ed io mi sento cadere sempre più nel torto, ma non voglio ammetterlo e c'è una parte di me che si dimena da tempo e cerca di prevalere, è incauta e spregiudicata, pericolosa ed imprevedibile. Ho il timore di starle cedendo terreno troppo in fretta. Perché cerco rifugio in me stesso e non ascolto i consigli che mi vengono dati, perché cerco distrazioni che mi portino lontano da questo mondo che mi sta... che ci sta prosciugando. Perdonami se ricado negli errori passati, se a volte, invece, ne commetto di nuovi, ma non so più come muovermi; sono bloccato, perso nel labirinto in cui mi sono gettato. Ho quest'inquietante certezza di non aver più tracce da seguire e che i tuoi passi si siano allontanati prima che la neve e la pioggia coprissero le tue leggere impronte. È così: mi stai sfuggendo, camminando in punta di piedi, respirando piano il profumo dell'inverno, nascondendoti nella sua ombra. Non ho mai voluto questo.
Ed io sto scappando a mia volta, non so più se da me stesso o dal sentimento che susciti.
L'aria si è fatta tesa ed il silenzio mi riporta a te, come sempre.
<Non puoi evitare di continuo i tuoi problemi!> è una delle poche occasioni in cui lo vedo davvero alterato. Sopracciglia aggrottate, espressione seria, resto stupito, ma non troppo, mentre non trovo parole con cui ribattere.
<Sono stanco di vederti sfinito ogni sera prima di rientrare dal lavoro, di non saper più come cazzo farti ragionare! Indossare la maschera dell'hero perfetto non funzionerà ancora per molto e se io, che sono tuo amico, mi sento così, non oso immaginare cosa stia passando Midoriya>.
Socchiudo le labbra come a voler rispondere, tuttavia le parole mi restano in gola e arretrano, le sento fuggire per non esser pronunciate. Quante persone ho ferito in questo modo? Non solo te, credo di aver riversato frasi aspre e prive di riguardo su chi mi ha accompagnato in questi anni. Sono stanco di essere così poco riguardevole nei confronti del mondo.
<Non importa> scuote la testa, sorride in un sospiro, quasi a volermi deridere con una tale espressione affranta.
Non è come pensa, non ho finito di parlare, eppure gli sto lasciando credere di aver conquistato finalmente il diritto di arrendersi con me; ed in questo modo, muto ed immobile in uno sguardo rigido, gli sto dando ragione. Quante verità mi ha rivelato questo ragazzo? E quanta poca gratitudine gli ho mostrato?
Se non fossi succube di questo mio folle orgoglio gli chiederei perdono, mi sbrigherei a far su le mie cose e lascerei questo appartamento. Assurda è la forza con cui cerco di convincermi di non voler liberare i pensieri che mi tormentano. Guardo a terra.
<Non sai proprio arrenderti> commento non più infastidito, forse rassegnato, e mi alzo trascinando la sedia che stride sul pavimento. Questo freddo lamento vibra nel mio corpo. Mi è difficile riportare alla memoria quel che eravamo un tempo, tanto vicini da poter fraintendere, ma non abbastanza per comprendere. Ma io non dimentico gli sguardi, non quelli della nostra gioventù in cui risiedeva una luce tanto simile quanto dissimile dalla mia. Anime così affini eppure così distanti, mai destinate ad incontrarsi e che con facilità hanno sepolto i sentimenti passati.
<Proprio come lui. Gli somigli, davvero, ma hai sempre scelto di stare un passo indietro. Sapevi di non poter far altro>. Il rosso mi sta fissando, lo sento muoversi, ma non osa far più di un paio di passi verso di me.
Avrei dovuto dirgli queste cose molto tempo fa invece di rimandare e pensare che prima o poi sarebbe stato troppo tardi per rivelargli la scomoda verità che ho custodito.
<Perdonami, ti ho dato modo di illuderti quando eravamo alla UA> trovo la forza per raddrizzarmi, ho finalmente ripreso il controllo e sono felice di poter guardare Ejiro con calma mentre soppeso le mie stesse intenzioni. Non per rammarico, non per un qualche folle ricorso a metodi tanto meschini per ottenere attenzione, forse è solo per rispetto nei confronti di qualcuno che si è sempre fatto carico dei miei sbagli seppur in minima parte, in pochi avrebbero potuto esser più gentili di lui.
<Mi sento in colpa, due delle persone che più mi hanno amato ora si preoccupano in questo modo per me> i nostri cuori appartengono ad altri, ma non è stata una scelta dolorosa, lo sappiamo entrambi.
Non si dimentica il primo battito mancato e a distanza di anni riconosco lo sguardo che Kirishima mi sta rivolgendo. Siamo legati al passato, ma siamo anche pronti a lasciarlo andare ed un senso di nostalgia mi assale quando, scuotendo la testa, mi rivolge un sorriso.
<Niente più Ramen istantaneo, te lo prometto> piange, credo con sollievo, non cerca di nascondermi le lacrime. Prende un lungo respiro, infine riesce a rilassarsi <Su, vai a prepararti>. Si volta come se nulla fosse, si stringe nelle spalle e posa la tazza nel lavandino. Quando torno in camera mi lascio cadere sul letto con un peso in meno.

Ho deciso di non affrontati, di lasciarti tormentare il mio cuore ancora e ancora e non è forse questo amore? Chi non ha mai amato comprende a stento l'animo di chi ama e ciò che amo mi distrugge. Niente è più dolce o più violento di questo.
Nessuno mi ha ferito più di quanto non abbia fatto io stesso, ma come potrei amarti se provo tanto rancore per quel che sono diventato?
Saremo lontani, ma non dubitare del mio affetto, riponi fiducia in questo: non sfiorerò più il tuo cuore fintanto che lo riterrò troppo fragile, fin quando queste ferite non saranno mutate in cicatrici o non vi sarà più ragione per odiare questo sciocco ragazzo che non ha saputo amarti come avresti voluto. E forse sto solo aspettando che tu mi smentisca, che tu mi dica di esser felice nelle giornate di pioggia e che senza l'amaro di una qualche futile discussione il nostro amore non sarebbe lo stesso, che va bene non riuscire a respirare l'uno accanto all'altro, che non dovremmo smettere di crogiolarci nel calore della notte e di svegliarci nella sua nostalgia.
Di tutte queste nefandezze ci resterà qualcosa? Vale la pena di appassire in questo modo? I nostri rami spogli torneranno a sfiorarsi quando le gemme matureranno in foglie abbastanza grandi? E noi riusciremo a trovar riparo nella loro ombra?
Ho amato con ardore ogni petalo di fiore che hai perso, inseguito quelli rubati dal vento, conservato i più delicati fra le pagine di libri che ho letto e riletto. Avrai fatto lo stesso con me? Hai permesso solo ai tuoi baci di essere indizi lungo la strada che mi ha portato fino a te. È giunto il momento di schiuderti, Izuku, permettimi di sottrarti la chiave della porta dietro cui ti nascondi e se cadrai una volta che l'avrò aperta, ti sosterrò.
Trova il modo per raggiungermi, perché non so come tornare indietro. Te ne prego, smettila di sperare nelle possibilità, aggrappati ad una certezza e non mollare la presa, non scivolare via fra le mie dita di nuovo.
Guardami, inseguimi ora che sono io a scorrere fra le tue mani come lacrime e non affogare nel rimpianto di ciò che è stato, è sufficiente che sia io ad immerger l'anima in queste acque fredde; tuttavia, se vuoi strapparmi questo diritto, cerca di affogare nel mio stesso dolore ed il mare tornerà ad esser calmo una volta che saremo entrambi discesi fino a toccarne il fondo.
Non sarà abbastanza desiderarmi, dovrai riemergere a fatica e con il terrore di aver smarrito quel che rimane del tuo orgoglio. Approderai su sponde sconosciute, oltre i confini che ti eri posto, sarai tentato di fermarti lungo la via del ritorno e spesso dubiterai di star percorrendo il sentiero giusto, nonostante ciò non arrenderti. Attenderò che la tua nave riaffiori dai flutti e getterò a terra l'infelice storia che sto tessendo.
E se mi sarà concesso solo un breve istante del tuo viaggio, farò sì che sia eterno e che tu possa esser libero di portar infine con te i resti della vita che siamo riusciti a condividere.
Non avrò la forza di pronunciare il tuo nome e vorrò che il tuo fantasma cessi di prendersi gioco dei miei sforzi, ma cadrò nel torto una volta accarezzato il tuo viso e mi sentirò talmente sollevato che mi ritroverò ad implorare pietà pur di poterti aver accanto un solo giorno di più.
Quando la luce delle stelle ti ammaglierà, quando sarai inghiottito nuovamente sarai ormai troppo distante perché io riesca a salvarti, ma avrai raggiunto la tua meta e come i demoni che una volta affrontasti, assopirai nel ricordo dei tuoi errori e troverai, così io spero, la forza per perdonarti.
Smarrito nei tuoi peccati come fui io un tempo, mi concederai un triste addio che poco varrà a confronto della mia cieca fedeltà. Tu, che hai rifiutato il dono dell'immortalità fuggendo alla morte, ed io, che ho resistito ad un nuovo ed ingiusto affetto e consumato un'ultima speranza, attendiamo questo destino iniquo.
Piuttosto che soccombervi, tramutami in rami di spine o ripudia questa folle perdizione; non vi è un lieto risveglio oltre l'illusione che mi imponi, come avrò modo di svelarti per tua vera natura se non mortificando la fiducia che riponi in me? Svanirai prima che possa pentirmene.
Che le nostre ali brucino e che i nostri corpi cadano, un'amore come questo non avrà fine altrimenti.

Dopo un estenuante pomeriggio di studio (di chimica, aiuto) ho trovato modo di regalarvi anche questo capitolo, auguratemi buona fortuna per la verifica di domani😣.

Piccolo bonus: una selezione di foto dalla mia galleria. Non so voi, ma per me questo è il Katsuki di questa ff😍:















      E questo il nostro piccolo (non più ormai😢) broccolo:










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