/03/ I giorni in cui mi ami

Non hai mai voluto trovare difetti nella vita, persino nei tuoi momenti peggiori restavi convinto che il tempo stesse scorrendo con una logica non destinata ad esser compresa. Si va avanti in qualche modo, credo che fosse questo il senso del tuo ragionamento.

Non che cercassi di smentirti, ma ho sempre fatto fatica a comprenderti e tu procedevi indifferente; questo tuo atteggiamento si è acuito negli anni, mi chiedo se ti sia reso conto di quanto tu sia diventato imprevedibile. Un po' per timidezza, un po' per orgoglio, non vuoi mostrarti debole e spesso ho la sensazione che tu ti sia relegato nella tua zona di comfort con troppa tranquillità, come se il mondo non stesse cercando di attirare la tua attenzione. E non vedi, no, non vedi altro se non ciò che desideri e vorresti che questa città fosse malefica come ti illudi che sia.

Persino mentre soffi piano sul vapore caldo della tisana e ti stringi nella coperta mentre osservi la notte dal balcone pare che tu stia cercando di odiare con quanta più forza possibile quel che ti circonda. Probabilmente non vorresti che lo notassi, tuttavia sento la tua rabbia.
Assurdo come, dopo anni di amore respinto, accolto, abbandonato e ripreso, consumato e tuttavia immutato nel profondo, ci si riduca ad essere così sensibili l'uno all'altro. Siamo diventati sottili, lo senti? Come l'inchiostro su di un foglio leso dal tempo, le nostre emozioni ci macchiano e si confondono in un groviglio di forme che, se mal interpretate, farebbero rabbrividire. Ma noi sappiamo distinguerle, non è vero?
Ti osservo. Un'altra pagina letta, sento la carta scorrere fra le dita ed il peso del libro che ho quasi finito sembra affievolirsi; prendo un gran respiro e distolgo lo sguardo dalle parole che ormai si confondono, chiudo il tomo e allungo il braccio per posarlo sul tavolino. Il segnalibro si sfila un po', ma non me ne curo nonostante lo veda minacciare di cadere da un momento all'altro.
Sto seduto sul divano da ore che mi son parse giorni e non riesco a capire se ho la forza per alzarmi o solo per limitarmi ad addormentarmi in questa stanza in un silenzio che mi incoraggia più verso l'ultima opzione.
Non è né troppo tardi, né troppo presto e al pensiero dell'indomani e del primo giorno libero dopo tanto tempo una sensazione di sollievo sale lungo le mie gambe: potrò dormire fino a tardi e rigirarmi fra le coperte con te cercando di rimandare il risveglio, riposarmi... sempre che tu me lo permetta. Perdonami, se desideri farò in modo di scacciare questo pensiero nefasto dettato con tutta probabilità dalla stanchezza. Ti guardo di nuovo. Non sto cercando di addossarti la colpa, in verità sono io a star tirando troppo la fune e credo che entrambi lo sappiamo. Ti chiedo di stare attento, di non sforzarti, di dar modo al tuo corpo di riacquistare pienamente le forze e, in un certo senso, di essere prigioniero in quest'appartamento; le mie pretese si son fatte insistenti e devo ammettere che in fondo sono riuscito a rendermi insopportabile persino a me stesso per tutte le volte in cui ho cercato di essere premuroso per poi cadere in un'esagerata apprensione. Lo so, stiamo provando a trovare le misure giuste e purtroppo falliamo. La cosa mi diverte in parte, mi ricorda di com'eravamo sbadati all'inizio, e dall'altra mi fa ammutolire come in questo preciso istante.

Chiudo gli occhi e li riapro mentre mi passo una mano sul viso ed un'improvviso soffio di aria fredda giunge fino alle mie braccia scoperte dalla t-shirt che indosso. Seguono alcuni tonfi leggeri sul parquet e capisco che sei rientrato e, sebbene abbia solo avuto un breve assaggio delle temperature esterne, sono quasi certo che tu ti sia congelato a star lì fuori. Per quanto le giornate si siano allungate, a fine febbraio i morsi dell'inverno si fanno sentire insistenti, ma tu li ignori e mostri due guance arrossate dal freddo ed un chiaro tentativo di strappare quanto più calore possibile dai vestiti che indossi. Ho rinunciato a dirti di non rischiare un raffreddore, sei testardo e nulla pare darti maggior soddisfazione di porre quel vetro fra il caldo di casa e te stesso.
Non riesco a capire se tu mia stia sorridendo o meno quando ti volti per dirigerti verso camera nostra, pronto per lasciarmi indietro anche questa sera.

Qualcosa in me scatta, ma non è nulla di nuovo, solamente l'ennesimo richiamo che non pronuncierò o questo è quel che penso mentre la mia voce si dibatte per uscire. Chiedo troppo e troppo poco, ma non posso reprimermi di nuovo.
<Deku.> da duro che volevo far apparire il mio tono, questo si è fatto delicato e magari proprio per questo ti fermi nel mezzo di un passo e giri la testa verso di me facendo sbucare due occhi fra il tessuto della felpa e della coperta che tieni stretta sulle spalle e che ti stai trascinando dietro. Ed anche tu mi sorprendi con uno sguardo più caldo di quanto mi aspettassi. Alla fine avevo avuto il presentimento giusto: porti ancora un lieve sorriso in viso, appari rilassato come non ti vedo da settimane ed il mio cuore abbandona un po' della tensione accumulata.
<Vieni.> è una richiesta, non vederla come un obbligo, anche se nella calma con cui ti parlo avverto una certa ansia che spero tu non colga.
Ti avvicini e nel farlo lasci cadere il mantello che porti sulle spalle, il tessuto scivola lungo il tuo corpo e nell'istante in cui l'ultimo lembo di stoffa tocca terra ti affretti, quasi credo che tu stia trattenendo il respiro quando sei quasi arrivato al divano dove sto tentando di ignorare i muscoli che tirano e dolgono mentre mi tiro su.
Purtroppo i miei sforzi si rivelano di poca utilità visto che al tuo arrivo mi sento quasi cedere.
Non riesco a capire come o perché, ma ti sei gettato fra le mie braccia con avventatezza ed un fruscio di stoffa accompagna la tua testa fino alla mia spalla, dove fuggi alla mia vista. Mi ritrovo a sospirare sollevato nel portare le dita fra le tue ciocche verdi ed avvolgerti in una leggera stretta in cui mi  crogiolo e mi rendo conto di esser stato al gelo come te fino ad adesso. Grazie, cerco di dirtelo nell'accarezzarti, mi stai tenendo in piedi per quanto stanco mi senta.
Perché tanto timore nel cercare la tua attenzione? Ora sei qui, non voglio pensare che questa sia solo una delle nostre occasioni, una tua debolezza passeggera, uno di quei giorni che tenteremo di dimenticare.
Te ne prego, non fuggire ancora, spero che tu capisca la mia richiesta; rafforzo la presa e, anche se non visibilmente, il mio corpo trema nella speranza di una fine per quest'incertezza, per la precarietà in cui ci rifugeremo. Già avverto l'amarezza del futuro e tento di evitarne il pensiero.
Sorridi ancora, non badare a me, sono solo troppo stanco per dire qualcosa.
I tuoi capelli profumano, non di te, forse di me... hai di nuovo usato il mio shampoo, non è così?
Trovo conforto in questo perché ci stiamo ancora cercando, nelle piccole cose, in un odore, in uno sguardo, nei vestiti che si sono mischiati nell'armadio e che ormai non sono più né miei né tuoi.
Mi scosto e tu lasci cadere le braccia che pochi istanti fa mi tenevano con forza, perché non esiti nel farlo? Aspetta, non è ancora il momento di dividerci, abbiamo tanto da chiederci l'un l'altro.
Ora che ci teniamo aggrappati solo ai nostri respiri mi sento inquieto. Non mi guardi, tieni la testa bassa e fissi i miei piedi con falso interesse. Deglutisci.
Vorrei chinarmi quel poco che basterebbe per cogliere quale strana ed indecisa espressione tu abbia, ma lascio a te il compito di fare il primo passo.
Ricordo un tempo in cui questa timidezza ci accompagnava in ogni gesto, ma non siamo più i ragazzi di allora, abbiamo lasciato questi silenzi nel passato. Perciò puoi guardarmi, puoi accarezzarmi con le tue dita fredde e guidarmi verso le tue labbra ancora una volta. Quando inspiri poco prima di un bacio riesco a cogliere quel che cerchi disperatamente di nascondere: contraddizione, desiderio e repulsione poiché anche tu sai quanto questo sia sbagliato.
È solo un gioco, ci rincorriamo e, non appena arriviamo a sfiorarci, esitiamo.
Mi risveglio ad un soffio dal tuo viso, improvvisamente scosso da una tristezza che speravo di aver scacciato. Quante lacrime vorrei versare per te, tante da non dover sentir più il desiderio di piangerle.

Ti ho mai permesso di tentarmi in questo modo? Non osi avvicinarti, tuttavia hai trovato il coraggio per fissarmi e le tue dita stanno correndo lungo la mia pelle per stringere ciocche di capelli chiare che accarezzi e catturi tirando quel che basta a farmi capire la tua impazienza che piano piano mi contagia. Mi trattengo e non cedo, mi hai insegnato ad essere forte al tuo cospetto e non ho intenzione di avanzare di un centimetro di più. Attenderò la tua mossa inerme mentre ci torturi lasciando che i nostri sguardi si intreccino e si allontanino man mano che il tempo passa.
Qualcosa nei tuoi occhi si illumina, un bagliore fugace che per poco non noto e fai per sporgerti in avanti, ma esiti e ti fermi. Riporti il peso indietro e, da quel poco che ti eri sollevato sulle punte torni a posare con i talloni a terra.
Infine sei rimasto fedele alle mie misere aspettative, ben presto il mio sguardo si fa sentire gravoso su di te e già sento il peso di una collera interiore iniziare ad ingrandirsi. Sì, sono stanco, stanco di dormir poco, di far colazione da solo alla mattina presto, di portare a casa nuovi lividi alla fine di ogni giornata, di trovare il silenzio ad attendermi, di sperare in attenzioni che non fanno altro se non scappare al mio cospetto, di desiderarti tanto da star male, di amarti e soffrire in questi momenti eterni che ci schiacciano con tutti questi ripensamenti. E quando sto per toccare il limite, al culmine di un rancoroso monologo che trattengo dall'urlarti, respiro.

Quel che vorrei dire va in fumo, si dissolve in pochi istanti quando noto finalmente che persino il ragazzo che ho di fronte freme in preda ad un sentimento che a stento sopprime.
Quanto male possono compiere due cuori come i nostri, che cechi anelano l'uno all'altro?
Lo leggo nel candore della tua pelle, nel modo in cui le tue pupille tremano, nella  fretta con cui ti appresti a serrare i pugni, nelle lacrime che non scendono, ma restano imprigionate nei tuoi occhi e, come parole troppo cruente, vengono ingoiate e respinte: desideri con folle ardore, se non il mondo che tanto crudele reputi, quel che puoi ancora avere di me. Sei cambiato, pur restando lo stesso o magari stai mutando proprio adesso sotto il mio sguardo, chi può dirlo? Siamo talmente presi da noi stessi e ci sono così tante cose che non notiamo o che evitiamo.
Allora il tuo corpo si tende e per una volta non lo freni.
In un repentino cambio di umore mi chiami.
<Kacchan.> lo sussurri, accarezzi il mio nome e prima che ti sfugga dalle labbra  lo imprigioni mentre mi avvicini e mi regali un bacio in cui ti riversi appieno e che presto fai scivola via dal tuo controllo.
Tasto il pavimento indietreggiando e tu sembri accompagnarmi fin quando non incontro la penisola del divano e vi ricado sopra. Ma da seduto che sono subito vengo spinto e tu sei proprio qui, che ancora ci tieni legati dal nostro bacio. Non ci stiamo cercando, ci sfioriamo e ci percorriamo ad occhi chiusi. Le tue mani che veloci circondano i miei polsi ed ora gravi su di me. Resto interdetto. Credo di star trattenendo il fiato e quando incrocio il tuo sguardo i miei polmoni incominciano a tremare mentre il mio respiro si accorcia. Vengo colto da un timore che inconsciamente accolgo ed infine mi rendo conto di esser teso.
I tuoi occhi non mi fissano in questo modo da troppo ed il tuo sguardo scotta ovunque si posi.
Poi sorridi, inspiri e sento la presa rafforzarsi attorno ai polsi quando ti chini nuovamente a cogliere un bacio che presto abbandoni per calare sulla mascella, sul collo, giungi fino alla scapola con lievi tocchi che mi mandano in estasi. La mano libera scorre fino al mio fianco ed impaziente si fa strada sulla mia pelle scostando quanta più stoffa possibile. Sei freddo al tatto, rabbrividisco, ma i miei pensieri sono ormai confusi ed il freddo inizia a piacermi nel mescolarsi al calore dei nostri corpi.

Ed ora, nel fissarmi e nell'accarezzarmi una guancia, vuoi che mi arrenda per davvero.
<Continua, ti prego> sussurro. Ammetto la sconfitta ed i miei musco si rilassano mentre ti cedo il controllo.

Resta, resta con me. Non andrai via, tuttavia ho bisogno di dirtelo, poiché sento che questa casa sta tremando, che l'intera città si sta stringendo attorno a noi e devo, devo implorarti prima che queste mura ci imprigionino.
Siamo voci disperse che si rincorrono come bambini per le stanze e spero di perdermi con te. Non cercheremo nessuna uscita, resteremo nel mezzo del labirinto e ci dedicheremo l'uno all'altro senza affannarci per una via d'uscita.
Mi sono forzato ad andare avanti in questi mesi e desidero lasciar andare quel briciolo di buona volontà che ho ostentato a mostrarti ogni giorno.

Quando le prime luci dell'alba filtrano fra le tende tu sei intento a gettare respiri sul mio petto, respiri profondi, eppure non dormi ancora; siamo svegli, non ci siamo concessi il riposo che meritavamo. Non sono più teso, la mia testa si è svuotata sotto i tuoi tocchi delicati e credo che alla fine sia io che te siamo finiti per l'essere talmente sfiniti da non aver più neanche un briciolo di sonno. Questa notte abbiamo parlato, tuttavia non nel modo giusto e ne siamo coscienti. Ma ci piace ignorare il problema, no? Sussulto un poco nel soffocare una breve risata: incredibile come possa sentirmi felice quando so di star trascurando questioni che ritorneranno presto a tormentarci. Continuiamo a reggerci su passi incerti, eppure ci concediamo così tanto tempo da spendere in silenzio.
Vorrei chiudere gli occhi e smettere di pensare per potermi lasciare andare a te che sei qui accanto, a te che porti l'ennesimo brivido sul mio corpo, a te che ora più che mai sei riuscito a sopraffarmi. Fai di me ciò che più ti aggrada, ti appartengo completamente ormai e niente potrà strapparmi dalla tua presa. Custodisci quel che puoi, ma non aver premura nei miei confronti, feriscimi, lacera il mio animo quanto più ti è possibile ed io continuerò ad amare alla follia il piacere di questo dolce dolore.

Dopo tutti questi anni mi ero convinto di aver rinuncuato a chiederti risposte a domande a cui non do mai voce, mi sbagliavo e non è il primo errore che commetto. Ne faremo molti altri assieme, Deku, e temo quel che ci attende. Cosa posso fare? Tutto e nulla, ma ora mi sento debole ed insicuro.
Non ho mai voluto ridurmi a questo: sentire bruciore dove mi sfiori ed assuefarmi alle torture a cui mi sottoponi.
Anche questa giornata finirà, cesserai di rivelare il tuo amore e ti rifugerai dietro le tue alte mura nuovamente, sappiamo entrambi che lo farai, tuttavia non rammaricartene. Io ti aspetterò, sarò pronto ad accoglierti nell'ennesimo abbraccio e nell'ennesimo bacio rubato, saprò resistere quanto basta, tento di prometterti questo mentre siamo aggrovigliati fra le lenzuola e ci comportiamo come due amanti che non sanno se pentirsi o meno di ciò che è stato. Tuttavia ci stringiamo l'un l'altro e qualcosa nel modo in cui ti fai più piccolo ed allunghi le dita fino a farle intrecciare con le mie mi fa capire che il rimorso è un sentimento che non ci appartiene ancora.
Sollevi il mento e mi porgi le labbra per un tocco fugace, è il tuo modo di darmi il buongiorno ed io decido di dedicarti un sorriso.
<Ti amo> butto fuori a mezza voce.
Ti sollevi per potermi guardare.
<Ti amo> rispondi e questo basta a scaldarmi il cuore.
<Amo il tuo sorriso.> aggiungi poco dopo e credo di arrossire. Ammiri il mio lieve imbarazzo per qualche secondo e poi ti fai coraggio nel posare una mano sulla mia guancia. Mi accarezzi e mi beo del tuo gesto che si fa via via distante. Ti fermi e mi parli nuovamente lasciando che frasi tanto crudeli abbandonino le tue labbra con tanta delicatezza.
<Vorrei vederlo sempre- d'un tratto sembri turbato dalle tue stesse parole -Perdonami se non sei più così felice>.

Dopo la fine del 2020, eccomi con un nuovo capitolo per augurarvi, per quanto possibile, un anno migliore. Scusate la lunga attesa, ho impiegato tanto per scriverlo.
Grazie ancora per leggere questa storia, sarà una nuova avventura per tutti, scrittrice inclusa😜❤️

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top