8.

             Oppa, sei andato via?

Le vacanze natalizie sono finite e siamo tornati a scuola da più di un mese, ma tu non ci sei.
Cosa succede?
I tuoi amici non sanno che fine tu abbia fatto e così i docenti.
Voglio vederti, perché scappi? Perché ti nascondi? Dove sei?
Tra due settimane arriverà quel giorno... lo ricordi vero?
Il giorno più brutto della nostra vita.

Era la fine di gennaio quando scoprì di essere incinta, avevo paura a confidartelo, avevo paura che saresti andato via. Non fu' così.
Accettasti il bambino, ero felice!
Decidemmo di dirlo ai nostri genitori, quando andammo dai tuoi avevo paura, speravo avrebbero capito.
Furono sorpresi, ma erano felici.
Erano contenti che tu avessi messo la testa apposto.
Tua madre mi continuava a ripetere che ora dovevo mangiare di più, che dovevo stare tranquilla e che sarei stata una mamma meravigliosa.
Quando fu' il turno di dirlo ai miei, mi sentì quasi svenire. Non volevo che si arrabbiassero e tanto meno che ti trattassero male.
Quella sera, ti presentasti alla porta con un mazzo di fiori in mano; avevi persino tinto i capelli di nero.
Ma non servì a molto essere educati.

Mamma rimase in silenzio con lo sguardo rivolto verso il piatto: aveva gli occhi lucidi.
Papà, invece, si arrabbiò con te.
Continuava a dire che eravamo troppo giovani per avere una famiglia;
Certo eravamo giovani: io avevo solo sedici anni mentre tu diciotto, ma ero sicura che saremmo stati dei buoni genitori.
Papà ti cacciò di casa.
Io corsi in camera mia a piangere finché  qualcuno non bussò alla mia finestra: eri tu.
Mi asciugasti le lacrime; le tue mani erano fredde.
Mi ripetevi che sarebbe andato tutto bene e che avremmo avuto la nostra famiglia felice... quanto vorrei che fosse stato così.

Era la fine di febbraio quando accadde.
La neve continuava a scendere mentre noi due eravamo a casa tua, vicino al caminetto. Faceva freddo, tu mi abbracciasti.
Stavamo parlando della possibilità di avere una casa nostra. Da quel momento non ricordo più nulla.

Mi risvegliai in ospedale, i miei genitori erano seduti accanto al letto, tu parlavi con tuo padre; tua mamma aveva il volto rigato dalle lacrime.

Cercai di alzarmi, domandai cosa era accaduto... il dolore provocato dalla risposta fu' talmente forte, che se mi avrebbero inflitto una pugnalata al petto, avrebbe fatto meno male.

In una fredda notte di febbraio, abbiamo perso il nostro bambino.

Quando fummo fuori dall'ospedale, tu mi abbracciasti  e cominciasti  a piangere sulla mia spalla: pensavi fosse colpa tua, dicevi che io meritavo qualcuno migliore di te.
Io negavo, non facevo altro.
Tu sei stata la cosa più bella che mi sia mai capitata.

<<Ti proteggero'>>
Furono le ultime parole di quella sera.

Oppa, mentre sto scrivendo questa lettera, le lacrime sono tornate.
Scusa se non sino stata in grado di regalarti la famiglia felice che desideravi.

                                         -Meiko.

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