14 - THE DECEPTION OF ODIN


Ancora una volta Loki stava correndo lungo i passaggi della residenza regale con la stessa agilità di un cervo inseguito da un lupo.

Una parte di lui pretendeva di restare nella camera nuziale e cercare di riprendere possesso delle sembianze di Theoric per continuare la propria messinscena.

Ma ormai quella ficcanaso dai capelli biondi aveva scoperto ogni cosa e non sarebbe certo stata dalla sua parte, aiutandolo a restare ad Asgard impunito.

Non aveva più nulla da fare lì.

Con una guardia ferita e quella Sigyn che conoscevano la sua vera identità, non poteva più sperare di nascondesi dietro alle sembianze del capitano degli Einherjar.

Inoltre quel giorno si era rivelato fin troppo movimentato per i suoi gusti e Loki non sopportava l'idea di dover restare ancora accanto a quella donna.

Era anche per colpa sua se il suo piano era fallito ed esso si era visto alla fine smascherato e costretto a darsi alla fuga come un vile ladruncolo di strada.

Scuotendo il capo per scacciare quei pensieri, dicendo a se stesso che doveva smettere di pensare a quella donna inutile che, grazie al cielo ben presto non sarebbe più stato costretto a vedere; Loki continuò a muoversi per i lunghi corridoi del palazzo, tenendo i sensi vigili e più attenti che poteva, cercando di udire nel silenzio qualche suono che avrebbe potuto rivelare la presenza di guardie.

Sembrava comunque che quella notte nessuno si stesse preoccupando più di tanto di tenere sorvegliato il palazzo di Odino.

Sif, Fandral, Hogun e Volstagg erano stati spediti in missione su altri pianeti alla sua vana ricerca e molte delle guardie erano andate con loro.

Tutti credevano che Loki fosse fuggito, perciò nessuno si preoccupava di sorvegliare il palazzo.

Un lieve sorriso stirò gli angoli delle labbra del Dio degli Inganni.

Forse non tutto stava andando secondo i suoi piani, ma presto avrebbe potuto fare in modo che la situazione tornasse pienamente a suo favore.

Tempo.... Questo era quello di cui aveva bisogno e che continuava a ripetersi all'infinito... Lui aveva solo bisogno di un po di tempo e poi tutto si sarebbe sistemato.

Avrebbe avuto di nuovo il controllo completo degli eventi.

Doveva solo trovare un posto dove nascondersi per poter pensare con maggior facilità.

Pensare....

Era strano ed in un qual modo inquietante quanto questa semplice operazione gli risultasse difficile in quegli ultimi tempi.

Ma tutto era dovuto al vino, ovviamente.

Doveva solo riuscire a far cessare gli effetti dell'ubriachezza e poi....

Loki non riuscì a concludere quel pensiero; poiché, appena dopo aver svoltato ad un angolo, davanti a lui scorse un'ombra.

Arrestando di botto la sua corsa, Loki s'immobilizzò, trattenendo il fiato e scrutando le ombre con gli occhi spalancati.

Davanti a lui, la sagoma oscura che aveva visto solo un attimo prima si mosse adagio, avanzando appena.

La luce della luna che penetrava da una ampia balconata sin nell'immenso salone nel quale Loki era appena giunto, illuminava la figura sconosciuta da dietro, ma al Dio degli Inganni non occorse che un istante prima che esso riuscisse a comprendere di chi si trattava.

Il corpo atletico; il mantello rosso che si allargava alle sue spalle, mosso dal lieve vento della notte, il luccichio delle scariche elettriche che saettavano attorno al martello che impugnava nella solida mano....

La voce familiare che, all'improvviso ruppe il silenzio che era calato tutt'intorno a loro fu solo una conferma in più per il Dio degli Inganni che già aveva compreso con chi avesse a che fare.

<< Non un altro passo, fratello! >> tuonò, la voce di Thor, come la stessa tempesta che esso avrebbe potuto richiamare a sé grazie al suo prezioso martello, irrompendo a grandi passi nel vasto corridoio della residenza di Odino per fermarsi a pochi passi da Loki.

Uno dei lampi che scaturivano dal martello che esso impugnava, saettò con maggio forza nell'aria, illuminando il volto del Dio del Tuono e il principe dai capelli scuri riuscì a vedere la sua espressione dura e decisa.

Loki perse un attimo di tempo a domandarsi come il fratello avesse fatto a trovarlo.

Nessuno poteva sapere che lui era ancora ad Asgard.

Le uniche due persone che lo avevano visto fino ad allora erano la dama di corte dai capelli biondi e l'impulsivo e maldestro Einherjar che era andato nella stanza nuziale a cercare lo scomparso Theoric.

Le altre persone che vivevano nella Città Eterna avrebbero dovuto essere totalmente all'oscuro del suo nuovo, abile inganno; persino Thor e Odino.

Heimdall avrebbe potuto scorgere la sua presenza ad Asgard grazie alla sua formidabile vista, ma Loki escludeva che questo potesse essere possibile.

Fino a poco tempo prima lui era stato ben nascosto dietro alle sembianze di Theoric e quando la magia lo aveva tradito; sfuggendogli dalle mani come un uccello dalla propria gabbia, abbandonandolo proprio nel momento meno opportuno, Loki era stato ben attento a mascherare la sua presenza muovendosi quasi sempre nell'ombra.

Quando voleva era bravo a passare inosservato.

Ma se era stato così abile come lui credeva; allora perché adesso si ritrovava di nuovo fra i piedi il tanto odiato fratello maggiore?

Come aveva fatto Thor a sapere dove trovarlo?

Loki esitò ancora un istante, cercando di dare un senso a tutte quelle domande senza risposta; poi tuttavia si arrese, dicendosi che non era poi così importante.

Quello che contava ora era riuscire a sbarazzarsi di Thor il più in fretta possibile e per fare questo, Loki aveva solo un arma a sua disposizione: le parole.

Così, si rivolse direttamente al Dio del Tuono, parlando con voce sferzante e velata di ironia; sforzandosi di fare fronte all'improvvisa agitazione che lo aveva colto nello stesso momento in cui aveva visto il fratello dai capelli biondi bloccargli il passaggio: << Thor! Sei qui per accertarti della mia schiacciante vittoria su Theoric? >>.

Loki non voleva che Thor comprendesse che lui, in quel momento era parecchio confuso e in difficoltà, con i pensieri che, ancora una volta andavano per conto loro, senza riuscire a formulare idee chiare.

Perciò, cercava di mostrarsi sicuro di sé utilizzando le parole.

Era sempre stato bravo a confondere le altre persone con la sua lingua affilata: << Ebbene si; ho sopraffatto il grande capitano degli Einherjar. Ancora una volta sono riuscito a giocarvi tutti quanti. >>.

Rise lievemente, pur senza allegria; poi mentre quel sorriso si spegneva, indagò a voce più bassa: << Questa non te l'aspettavi, vero Thor? >>.

Strinse le labbra in una smorfia, rispondendo automaticamente alla domanda da lui stesso posta al fratello: << Certo che no. Tu mi hai sempre sottovalutato. >>.

C'era del rammarico nella sua voce, ma probabilmente Thor non lo notò neppure, poiché si affrettò a replicare: << E tu ti sei sempre sopravvalutato, Loki. >>.

<< Ah! >> Loki sogghignò di nuovo, sollevando il capo verso l'alto in un gesto di sfida.

<< Lo pensi realmente? >> domandò poi, aggrottando la fronte e osservando Thor con una certa supponenza nello sguardo acuto: << Non sono io che ho bisogno di mandare una guardia inesperta in avanscoperta, prima di agire. >>.

Fece una smorfia, aggiungendo: << Ti facevo più coraggioso, figlio di Odino. >>.

<< Non ho mandato io la guardia in avanscoperta. >> rivelò Thor sostenendo lo sguardo derisorio del fratello, facendo un gesto vago nell'aria con la mano nella quale impugnava Mjolnir : << Quel cadetto ha semplicemente disobbedito agli ordini. >>.

Per un istante Loki rimase immobile a fissare l'altro, quasi non avesse compreso le sue ultime parole.

Poi borbottò: << Ha parlato di un messaggio urgente... >>.

Inclinò leggermente il capo, osservando Thor come se volesse trapassarlo da parte a parte con la sola forza dello sguardo: <<...Da parte tua. >>.

Il Dio del Tuono già scuoteva il capo, mentre ancora Loki stava parlando e, alla fine spiegò: << Ha inventato tutto; presumo. Voleva fare l'eroe... >>.

<< Invece ha fatto la fine dello sciocco. >> l'interruppe Loki, sollevando un sopracciglio.

<< Tutto sommato, però, è stato gentile a procurarmi un'arma. >> così dicendo Loki estrasse il pugnale da sotto la tunica dove l'aveva nascosto, subito dopo averlo rubato, non visto, dalla stanza che aveva suo malgrado dovuto condividere con Sigyn, iniziando a rigirarselo fra le mani; mostrandolo deliberatamente al Dio del Tuono.

Questo rimase in silenzio per un attimo, soppesando la forza del fratello dai capelli scuri e la lieve minaccia che esso celava in ogni suo gesto; poi borbottò cupamente: << Fin troppo gentile. >>.

Loki continuò ancora per un istante a roteare il pugnale nella mano destra; senza mai allontanare lo sguardo dal fratello che, a sua volta lo osservava con Mjolnir sempre stretto in pugno.

Sembrava stessero studiandosi a vicenda; come se ognuno aspettasse che fosse l'altro a reagire per primo: un lupo e un leone che si contendevano lo stesso territorio.

Poi, stanco di aspettare, fu Loki a domandare seccamente: << Che cosa vuoi, Thor? >>.

<< Pensavo fosse evidente. >> disse Thor in risposta: << Sono qui per fermare la tua fuga da Asgard. >>.

<< Io non sto affatto fuggendo! >> replicò Loki; il viso magro teso per la collera improvvisa.

<< Non è quello che sembra. >> Thor scosse il capo, scostandosi una ciocca di capelli biondi che gli era finita sugli occhi e questa volta fu lui a sorridere, mentre continuava: << Se non sbaglio hai qualche problema ultimamente a governare i tuoi poteri; vero Loki? >>.

Il Dio degli Inganni fulminò l'altro con lo sguardo, puntandogli addosso i suoi occhi verdi con insistenza: << Tu che ne sai? >>.

Thor si strinse nelle spalle, spiegando con una calma che serviva solamente a far irritare Loki più del necessario: << Attento ai dettagli come sei sempre stato, a quest'ora ti saresti già cambiato d'abito indossando la tua armatura; solamente per fare più scena. Invece non l'hai fatto. >>.

<< Sai, Thor, ho sempre saputo che eri uno stolto, ma non immaginavo arrivassi a tanto. >> borbottò Loki, parlando in fretta; come se desiderasse solamente trovare una giustificazione con cui ribattere contro alle parole di Thor.

Odiava quando il fratello voleva mostrarsi più scaltro di lui e voleva fare in modo che Thor smettesse di fingere di sapere tutto di lui; perché ovviamente non poteva conoscere come stavano realmente i fatti.

<< Non ci vuole poi molto per capire che non sto cercando assolutamente di farmi notare ma semmai è esattamente l'opposto. >> continuò Loki, gesticolando vagamente per enfatizzare le proprie parole: << Se indossassi la mia armatura sarebbe come se mi mettessi ad urlare a squarciagola dai balconi di Asgard, annunciando a tutti i sudditi che sono ancora sano e salvo e sono esattamente qui. >> indicò il pavimento sotto ai suoi piedi.

<< Sarebbe un vero e proprio invito a farmi catturare. >> concluse, fissando Thor in attesa di una sua risposta.

<< No, Loki. >> Thor tornò a scuotere la testa: << Tu stai mentendo ed io lo so. Non è per astuzia che non indossi la tua armatura, ma perché non puoi. >>.

<< Vorresti forse farmi credere che tu sai qual'è il motivo per cui accade questo, Thor? >> lo interrogò Loki, smettendo di fingere e squadrando l'alta figura del Dio del Tuono dalla punta dei capelli fino a quella degli stivali.

Thor sorrise di nuovo; anche se non sembrava affatto divertito da quello che stava per dire: << è naturale che lo so. >>.

<< Naturale. >> ripeté Loki facendogli quasi il verso.

S'interruppe un istante con un espressione fortemente dubbiosa sul viso.

<<....Spiegati meglio. >> lo incitò poi.

La sua voce si era adesso fata più profonda, mentre lui osservava Thor con il capo chinò, in volto impressa un espressione ben poco amichevole.

Temeva di ascoltare la risposta, ma voleva sapere la verità.

Non fece tuttavia nemmeno in tempo a concludere quella frase, quando uno scalpiccio di passi affrettati ruppe la tranquillità che albergava nel palazzo e alle sue spalle, dallo stesso corridoio che lui aveva percorso solo pochi attimi prima, fece la sua comparsa la esile sagoma di una donna.

Una donna che Loki riconobbe al primo distratto sguardo: Sigyn.

Il Dio degli Inganni s'irrigidì completamente.

Che cosa ci faceva lei li?

Aveva creduto che ella non si sarebbe più azzardata a lasciare la camera dove lui l'aveva abbandonata, impaurita e confusa.

Le aveva dato anche un compito da portare a termine; per evitare che lei potesse avere la incauta idea di seguirlo; ma a quanto sembrava a quella donna non importava poi molto della sorte di uno solo delle guardie di Odino.

<< Hai già finito di badare all'Einherjar ferito? >> le domandò Loki, riuscendo anche in un momento come quello a rivolgere alla donna uno dei suoi sorrisi più sarcastici e insinuanti, facendo fronte allo stupore che lo aveva colto non appena l'aveva vista sopraggiungere nella sala, con il lungo vestito in disordine ed i capelli fuori posto: << Ho l'impressione che tu non ti sia data poi molto da fare se sei già qui. O forse sei una guaritrice più scarsa di quanto immaginassi e la guardia è già morta? >>.

Sogghignò lentamente, guardandola con aria incuriosita.

Nell'udire quelle parole sferzanti rivolte direttamente a lei, e nel vedere Loki, Sigyn s'immobilizzò di colpo, smettendo di correre.

Chinò leggermente il capo e non rispose.

Allora il sorriso del Dio degli Inganni si accentuò ulteriormente; mentre traeva una piccola ma appagante soddisfazione nel constatare che su di lei, le sue parole sortivano sempre l'effetto desiderato.

Era così facile sottometterla a lui; temeva troppo la sua collera e ciò che lui avrebbe potuto farle se ella non si fosse comportata come lui desiderava.

<< Oh, probabilmente ho indovinato, vero? >> ghignò con aria malefica e pareva quasi che trovasse quella prospettiva assai divertente.

Quella sua ilarità ebbe tuttavia una vita breve; poiché alle spalle della giovane donna comparvero all'improvviso le sagome di tre Einherjar armati.

<< Ti sbagli! >> esclamò in fretta uno di essi, che aveva udito ogni parola pronunciata dal Dio degli Inganni: << Il nostro compagno non è morto, come tu sembri augurarti. è vivo e Lady Sigyn non l'ha affatto abbandonato. >>.

Non appena nel suo campo visivo erano entrate le sagome delle tre guardie, il volto di Loki si era improvvisamente incupito mentre nella sua mente si insinuava in fretta un tremendo sospetto.

Forse la donna non era poi tanto sciocca e sottomessa come aveva immaginato.

Forse era stata persino più furba di lui.

A quel pensiero, Loki tremò per la collera.

Nessuno poteva riuscire a prendersi gioco di lui.

Nessuno...

<< Tu! >> sbottò contro la ragazza, muovendo un minaccioso passo verso di lei: << Tu hai condotti questi Einherjar sino a me! Per questo hai lasciato la stanza senza badare alla guardia ferita. Avevi altro per la mente e sei riuscita a non farmelo intuire. >>.

Pareva quasi sconvolto da quella rivelazione che lui stesso stava immaginando.

<< Sei andata a rivelare ogni cosa a Thor >> indicò vagamente il fratello che, ora alle sue spalle, continuava a tenere Mjolnir stretto in pugno, senza mai staccare lo sguardo di dosso all'altro uomo. << Poi, non soddisfatta hai anche dato l'allarme a tutte le guardie del palazzo! >> continuò Loki furibondo.

Stava urlando adesso, ma non gli importava.

Che lo sentissero le guardie.

Che lo sentisse Odino.

Era stanco di venire ostacolato da quella sciocca donnicciola.

Stanco di fare la figura dell'idiota: << Dunque è così che mi ripaghi per averti lasciata libera? Avrei benissimo potuto fare di te ciò che volevo. Avrei potuto colpirti e ferirti e farti soffrire fino a quando avresti implorato pietà, ma.... >>.

Di colpo smise di palare, battendo le palpebre come se le sue stesse parole gli avessero fatto comprendere qualcosa di importante.

Poi aggiunse con voce meno astiosa, come se esso stesso si sorprendesse di quell'ammissione: << Ma non l'ho fatto.... >>.

<< Già, Loki. Perché non l'hai fatto? >> ad aver parlato questa volta non era stato Thor; ma una voce più stentorea e autoritaria: quella inconfondibile del Padre degli Dei che era sopraggiunto proprio in quel momento nella sala.

Dietro di lui una fila di sagome dai contorni indistinti emersero dall'oscurità del vasto corridoio, avanzando in file ordinate a passo di marcia.

Tre, sei, nove, dodici...

Loki rimase ad osservarli mentre a uno a uno emergevano dalle ombre che avvolgevano il palazzo a quell'ora tarda della notte.

Sebbene la luce fosse poca, il Dio degli Inganni li riconobbe immediatamente.

Erano tutti Einherjar con le loro scintillanti corazze che mandavano lievi bagliori anche alla scarsa luce della luna; gli elmi calati sul capo; lance e spade strette fra le mani.

Non dissero una parola, mentre sfilavano dietro al Padre degli Dei, ma i loro occhi erano fissi sul Dio degli Inganni e, in essi, ovviamente non c'era alcuna sfumatura amichevole.

No. No. No.

Non andava affatto bene.

Ancora una volta stava perdendo il controllo su tutto.

Loki strinse i denti, frustrato.

<< Padre?! >> Thor sembrava stupito di udire quella domanda quanto lo era lo stesso Dio degli Inganni.

<< Non mi sembrava avessi degli scrupoli di coscienza a fare del male alle altre persone. >> continuò Odino, ignorando completamente Thor ma avvicinandosi di qualche altro passo a Loki che, invece di dare una risposta alla domanda che il Padre degli Dei gli aveva appena posto, fissò i suoi occhi verdi, malevoli sul suo volto; sibilando: << Odino. Mancavi giusto tu all'appello. Adesso la famiglia è proprio al completo. >>.

Il fatto era che nemmeno lui sapeva perché avesse deciso di lasciare libera Sigyn.

Andando contro ogni ragionevole logica, quella fanciulla debole ed inutile riusciva a confondergli le idee come pochi altri individui.

Accanto a lei Loki si sentiva scoperto; vulnerabile.

Prima di lei solo Frigga ci era riuscita.

Forse l'aveva erroneamente valutata troppo debole ed impaurita.

Aveva sbagliato una volta di troppo.

Così, indurendo il proprio cuore, Loki ripromise a sé stesso che la prossima volta che avrebbe incontrato una donna sulla sua strada, per quanto bella, gentile o impaurita potesse mostrarsi, non si sarebbe mai concesso di compiere un altro errore del genere.

Tornò a rivolgere un'occhiata glaciale verso Sigyn; che adesso lo guardava immobile a pochi passi di distanza dal plotone di Einherjar che l'avevano seguita fin li insieme a Odino.

<< Sei stata brava; devo ammetterlo. Hai recitato bene la parte della donnicciola spaventata solo per poi pugnalarmi alle spalle. >>.

Sigyn scosse il capo ed appariva quasi desolata; come se volesse in qualche modo controbattere alle fredde parole che l'altro le stava rivolgendo; difendendosi o forse persino scusandosi con lui.

Stava quasi per socchiudere le labbra e parlare, quando Thor la precedette, annunciando deciso: << Lady Sigyn non ha fatto proprio nulla, Loki. Non è a lei che devi imputare questi fatti ma a me e a nostro padre! >>.

Loki tornò a volgere lo sguardo sul Dio del Tuono, domandando: << Quello che mi domando è come abbiate fatto quindi a capire che mi ero sostituito al vero Theoric. Come sapevate che avrei tentato di andarmene proprio questa notte; per questo corridoio? La donna non ha urlato, non è scappata e, da quello che affermate non è venuta a dare l'allarme. è stato forse di nuovo Heimdall a notare le mie mosse? >>.

<< Non questa volta. >> rispose immediatamente Thor.

<< Allora come....?! >> fece per chiedere ancora una volta Loki, ma venne immediatamente zittito da Odino che replicò con estrema calma: << Allora avevamo semplicemente previsto un tuo possibile ritorno, Loki. >>.

<< Sospettavamo già di te, fratello. >> gli fece eco Thor, annuendo.

<< Sospettavate di me?! >> Loki adesso sembrava veramente stupito; anche se non voleva credere a quello che sentiva.

La sua incertezza durò tuttavia solamente pochi attimi, prima che esso tornasse a schernire il fratello dai capelli biondi: << E dimmi, Thor, da quando hai delle intuizioni così brillanti? >>.

<< Da quando il mio amico Theoric ha iniziato a comportarsi come un estraneo. >> rispose semplicemente l'altro, indurendo un poco la propria voce.

<< Pensavo di aver interpretato bene la parte. Da quel che ho appreso Theoric è un vero ubriacone. >> ghignò Loki, scoccando un'occhiata frettolosa a Sigyn, per osservare la sua reazione.

Ella non aveva mosso un solo passo da quando aveva raggiunto lui e Thor nell'immenso salone dove ora si trovavano ad affrontarsi.

Sembrava tesa e attenta a tutto quello che succedeva e seguiva lo scontro verbale tra i due fratelli ed il Padre degli Dei con il cuore in gola.

<< Ama il buon vino; tutto qui. >> disse Thor, costringendo Loki a tornare a guardare verso di lui: << E per lo meno lui sa reggerlo; non come te, fratello. >> sorrise appena: << Dopo due bicchieri eri già stravolto. >>.

Ed allora, a quelle parole, un'improvvisa idea si accese nella mente del Dio degli Inganni.

<<...Il vino... Ma certo! >> sussurrò con un filo di voce, iniziando a spostare lo sguardo in modo febbrile e sfuggente, come se di colpo avesse iniziato a vedere nella stanza fantasmi noti a lui soltanto.

Batté le palpebre più volte, come per scacciare un velo che glie li appannava, poi sbottò, mentre la sua voce tornava a farsi furiosa e insistente: << Che cosa mi hai dato? Che cosa c'era nel vino? Una droga? Un veleno? >>.

<< Nulla di tutto ciò. Ti assicuro che quello era solo comune vino, Loki. >>.

<< Tu menti! >> lo accusò il Dio degli Inganni, fremendo di collera e sdegno.

<< è strano sentir dire da te un'accusa simile, fratello. >> mormorò Thor abbassando lo sguardo al suolo: << Comunque no; ti sbagli. Sai bene che mentire non è mai stata una mia vocazione, ma esclusivamente tua. >>.

<< Allora... No... Non è possibile..... La guaritrice?! L'unguento che ella mi ha spalmato sulla ferita era.... >> Loki non riuscì a concludere la frase.

Era troppo irritato con sé stesso e con tutti quegli asgardiani che lo circondavano.

Troppo livido di rabbia persino per continuare a parlare.

<< Esatto, Loki. >> confermò Odino, rivelando a voce alta quelli che erano i pensieri del principe dai capelli corvini e lo sguardo tormentato: << Era un inibitore di sensi. Come ti senti ora? Un po' confuso, direi. >>.

Ecco spiegato con poche parole il motivo per cui in quelle ultime ore Loki aveva iniziato a comportarsi in maniera non proprio assennata.

Non era da lui lasciarsi sopraffare dalle emozioni.

Non era da lui bere tanto da perdere il controllo.

Ma ora tutto si spiegava.

Era stato ingannato; guarito dalle ferite ma al contempo drogato con erbe che rendevano chiunque ne venisse a contatto confuso, stordito, impulsivo....

Mentre una furia silenziosa si impadroniva di lui, Loki si diede del perfetto idiota ad aver lasciato che il Padre degli Dei lo manipolasse a quel modo.

Era cascato nella sua trappola senza riflettere, troppo esausto e dolorante per rinunciare a quelle cure che gli erano state offerte.

Cure che però erano anche un vero e proprio inganno.

<< Voi..... >> Loki digrignò i denti, mentre muoveva un lento e incerto passo a ritroso, sollevando i suoi occhi verdi bruciante di collera prima su Thor, poi su Odino ed infine su Sigyn che fu l'unica, quando i loro sguardi s'incontrarono ad abbassare in fretta il proprio, intimorita: << Voi mi avete ingannato! >>.

<< Ti abbiamo solamente ripagato con la tua stessa moneta. >> lo contraddisse in fretta Odino.

<< Quando hai lasciato le sembianze di mio padre e sei fuggito dalle prigioni con lo scettro dorato, Heimdall ha subito intuito il tuo nuovo piano. >> rivelò Thor: << Volevi fuggire attraverso il Bifrost, approfittando del fatto che il suo custode non era più in grado di bloccarti il passaggio. >>.

<< No. >> Loki scosse lentamente il capo, mentre la sua voce si faceva profonda, tetra: << Voi non potete aver previsto le mie mosse.... >>.

<< Abbiamo imparato a conoscerti, fratello. >>.

<< Voi credete di conoscermi?! >> puntualizzò lui, cercando in tutti i modi di non mostrarsi confuso e impreparato alle loro affermazioni.

<< Noi siamo certi di conoscerti, Loki. >> la risposta di Thor fu immediata: << Come puoi vedere anche tu stesso, non ci siamo sbagliati questa volta. >> s'interruppe un istante, prima di continuare, ammettendo: << Non avevamo previsto ogni tua azione, questo è naturale, ma gran parte si. Certo, non sospettavamo che tu avessi addirittura preso il posto di Theoric. >>.

<< Allora perché avete ordinato alla guaritrice di drogarmi? >> continuò a domandare Loki, mentre i suoi occhi verdi si socchiudevano, sospettosi: << Perché avete mandato quella guardia negli alloggi nuziali? >>.

<< Erano solo precauzioni. >> disse il Padre degli Dei con un vago gesto della mano: << Da quando eri fuggito dalle prigioni dove mi avevi rinchiuso sotto incantesimo, non potevamo più permetterci di fidarci di nessuno e Theoric era stato indubbiamente l'ultimo che ti aveva visto. Se quello che la guaritrice stava medicando fosse stato il vero Theoric, non avrebbe risentito dell'effetto delle erbe inibitrici, perché non usava la magia ed esse sono fatte proprio per ostacolare la buona riuscita degli incantesimi e diminuire la concentrazione di chi li vuole usare. Ma dato che tu hai usato la magia, Loki, le erbe si sono limitate a scoprire la tua vera natura. >>.

<< Eravamo pronti a questa possibilità. >> commentò Thor a voce bassa.

<< Questo non te lo aspettavi, vero fratello? >> gli chiese poi, sorridendo appena, senza la benché minima nota di soddisfazione nella propria voce, ripetendo la stessa domanda che poco tempo prima Loki aveva posto a lui.

<< Te l'ho già detto. Smettila di chiamarmi fratello! >> urlò Loki di rimando; accorgendosi troppo tardi di star perdendo di nuovo il controllo.

Aveva appena finito di pronunciare quelle parole, quando inaspettatamente Sigyn corse dinnanzi a lui, frapponendosi fra il Dio degli Inganni e Thor.

Sul suo volto era apparsa adesso un'espressione confusa, quasi scioccata, mentre si volgeva verso il Re di Asgard e il suo erede.

<< Principe Thor, Padre degli Dei, voi... >> aveva la voce tremante mentre parlava: << Voi avete lasciato che io mi sposassi con.... >> si volse a guardare Loki che, esterrefatto dalla sua inaspettata azione, la guardava immobile con i suoi occhi verdi fissi su di lei: << Con quest'uomo pur sapendo che... >> esitò, singhiozzando, poi cercando di mantenere la calma, tornò a volgersi verso Thor e Odino, continuando: << Che poteva non essere il vero Theoric..?! Avreste lasciato persino che io consumassi la notte di nozze al suo fianco?.... >>.

La voce le mancò ed ella scosse la testa, agitando i lunghi capelli biondi, incredula e tremendamente confusa.

<< Confidavamo nel fatto che il medicamento avesse agito prima di dover giungere a tanto. >> mentre pronunciava queste parole, quasi con fare distaccato, Odino mantenne l'occhio buono fisso su Loki, come se Sigyn non fosse lì dinnanzi a lui.

Thor, invece, nell'udire quella domanda, pronunciata dalla giovane donna con lo stesso tono di un'accusa, abbassò per un istante lo sguardo, facendosi pensieroso.

Strinse con forza la mano sull'impugnatura del martello Mjolnir; quindi mormorò rivolto alla donna: << E ci auguravamo che mio fratello non fosse tanto perverso da metterti le mani addosso. >>.

Così dicendo il Dio del Tuono rivolse una breve occhiata distratta verso Loki.

Ma lui già non ascoltava più le parole che la donna, Thor e Odino si stavano scambiando.

Il Dio degli Inganni aveva invece iniziato a riflettere; disinteressandosi quasi immediatamente alla scenata della giovane dama di corte.

Stava ripensando alle rivelazioni che il Padre degli Dei e Thor gli avevano fatto solo qualche istante prima.

Avevano ammesso di aver usato su di lui delle erbe; perciò ora Loki sapeva che erano queste a renderlo tanto avventato quanto irascibile.

Lui non amava ciò che non poteva controllare e sospettava che fosse difficile per chiunque dominare il potere di quelle erbe inebrianti che confondevano l'animo e la mente.

Ma senza dubbio lui non era chiunque e ora che sapeva contro cosa doveva combattere; ora che sapeva che non era solo colpa sua se aveva perso quasi totalmente il controllo sulle sue azioni, iniziava già a sentire la mente più libera.

Iniziava già a riacquistare il controllo su se stesso.

Nulla era perduto.

Ancora una volta era stato scoperto, i suoi inganni messi a nudo, ma lui poteva sistemare le cose.

Poteva ancora riuscire a ribaltare la situazione a suo favore e certo non si sarebbe arreso tanto facilmente.

Prima non sapeva contro cosa combatteva.

Si era lasciato confondere e irretire dalla droga e dal vino, ma non sarebbe più accaduto.

Gli occhi di Loki lampeggiarono, mentre l'uomo scrutava i contorni dell'ampia sala attorniata dalle terrazze, sul quale si trovava quasi a cercare una via di scampo dal proprio turbamento, sforzandosi freneticamente di mettere insieme un nuovo piano dei suoi; un nuovo inganno da perpetrare ai danni della giovane donna, di Thor e del resto degli Asgardiani.

Tutti loro erano così ciechi da poter cascare in una qualsiasi delle sue menzogne, persino la più banale.

Il problema era che al momento Loki aveva l'impressione che la sua mente fosse bloccata e qualunque ragionamento lui provasse a fare, fosse impossibile da completare.

Inoltre sentiva il violento desiderio di sfogare la sua rabbia contro qualcosa o qualcuno.

Si era lasciato ingannare come un novellino; lui che degli intrighi e dei sotterfugi si reputava un maestro.

Aveva permesso a Thor e a Odino di manovrarlo al pari di quella donna senza cervello che aveva accanto.

Lei; già.

Era colpa sua.....Colpa di quella Sigyn se il suo piano stava ancora una volta miseramente fallendo.

E all'improvviso, con questi cupi pensieri che gli affollavano la mente, Loki decise che era proprio lei quella su cui avrebbe dovuto sfogare la sua collera; perché se lo meritava.

Voleva ferirla, umiliarla, farla sentire debole e inutile davanti agli occhi di tutti.

Poco importava se quella sarebbe stata solo una misera vittoria in confronto a tutto il resto.

Per il momento poteva bastare e lei poteva rimediare agli errori compiuti, diventando un oggetto nelle mani di Loki; il suo passaporto per la libertà.

E all'improvviso, l'idea giunse.

A pochi passi da lui, il corpo esile della donna che esso si era visto costretto a sposare, tremava leggermente, mentre ella continuava a guardare la scena, con l'espressione sconvolta di chi si sentiva profondamente tradito.

Evidentemente, pensò Loki, era troppo terrorizzata e stordita per riuscire a muovere anche un solo passo a ritroso.

Non sarebbe mai fuggita da quella sala e forse.... Forse la vicinanza di quella donna avrebbe potuto rivelarsi utile per una volta.

Nulla era segnato; e la presenza di quella donna, lì, nel bel mezzo di una disputa fra guerrieri, faceva esattamente al caso suo.

Quella sarebbe stata la sua unica occasione per ribaltare ancora una volta la sorte a suo favore e lui non poteva permettersi di sbagliare.

Non questa volta.

Sigyn aveva distratto Thor, Odino e tutte le guardie il tempo necessario a permettere a Loki di muoversi non visto.

Così, prima che chiunque potesse intuire ciò che il Dio degli Inganniaveva intenzione di fare, esso afferrò Sigyn, passandole un braccio attornoalla vita e attirandola a sé con una velocità disarmante, sotto lo sguardoallibito di tutti i presenti, con un solo movimento le portò il pugnale alla gola. 

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